14.6.07

Senza titolo 1887

Dalla  cdv  diaboliqueoudivine.splinder.com/




               IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON di Richard Bach


[...] "Ma io, Jon, sono un semplice gabbiano mentre tu ... "
"... sarei l'unico Figlio del Grande Gabbiano, vuoi dire?" Jonathan sospirò e guardò verso l'orizzonte. " Tu non hai più bisogno di me. Devi solo seguitare a conoscere meglio te stesso, ogni giorno un pochino di più, trovare il vero gabbiano Fletcher Lynd. E' lui, il tuo maestre. E' lui, che tu devi capire. E' lui che tu devi esercitarti: a essere lui".
Di lì a poco il corpo di Jonathan prese a tremolare nell'aria, come una lingua di fuoco e farsi trasparente. " Fa'c he non si spargano sciocche dicerie sul mio conto. E fa' anche che non mi trasformino in un dio. Intesi, Fletch? Sono solo un gabbiano. E mi piace volare ... " [...] "Fletch non dar retta ai tuoi occhi e non credere a quello che vedi. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda con il tuo intelletto e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola".  [...] Di lì a poco fattosi forza Fletcher Lynd si levò in volo e incontrò un gruppo di nuovi adepti ansiosi di ricevere la loro prima lezione. "Innanzi tutto -cominciò - vi dovete render conto che un gabbiano è fatto ad immagine del Grande Gabbiano, è un'infinita idea di libertà, senza limite alcuno, e il vostro corpo, da una punta all'altra dell'ala altro non è che un grumo di pensiero".  [...] E metre pronunciava queste parole si rese conto così d'un tratto, che il suo amico non era più divino di quanto lui stesso, Fletcher, non fosse [...] Quello che vide era molto bello. Nessun limite, eh, Jonathan? Pensò e sorrideva. Era come l'inizio di una gara: aveva cominciato ad imparare.


READY TO FLY di MYA SHAMU


I’ve been here grounded far too long
I’m ready to see the open wide
Ready to sing a different song
I’ve seen my troubles ‘long the way
I want to sail towards the sun
I want to turn another page
I’m on my way

I’m ready to fly
I’m ready to soar
I’m ready to leave this world behind
I’m ready to open up the door
I’m ready to fly
I’m ready to spread my wings across the sky
I think it’s time
I’m ready to go
I’m ready to fly

You’ve told me I could rise above
Like an eagle on the wind
I can glide upon Your love
But I feel the pull of gravity
And it’s a weight upon my shoulders
I can’t stay here any longer
I’ve gotta be free

And it’s been so long
Since I’ve seen the bright morning sun
Through the early morning horizon
And it’s been so long
Since I’ve felt the air under my wings
And seen all of these things
From above


I'm ready, I'm ready TO FLY!





da  quest'altro  blog sararossana.blog.tiscali.it/


IL  SOGNNO .... ( DI UNA NOTTE DI FINE PRIMAVERA ) 


La stanza era immersa nella penombra e solo un lieve fruscio attirò la sua attenzione, sollevando lo sguardo intravide il leggero movimento delle tende bianche che svolazzavano in una dolce danza col vento, per poi ritornare a riprendere il loro posto come se niente le avesse scomposte .

Il pavimento era freddo ma l’aria era calda e opprimente e avvolta da un profumo intenso che premeva contro (continua)  


Senza titolo 1886

La signora Prodi e le tasse



La signora Prodi ha rilasciato un'intervista ad un giornale (non ricordo quale: l'ho colta per radio, nella rassegna-stampa di RAI3), molto addolorata per la rivolta degli italiani contro il centro-sinistra e il governo di suo marito. E' che la gente non vuol pagare le tasse, ha detto. «I cittadini non sanno quanto costano allo Stato per l'istruzione, la sanità.».
Romano Prodi e la moglie Flavia Franzoni Prodi  "Prego notare la mentalità che rivela qui madame Prodi." Per lei, non sono i politici e i parassiti pubblici che costano ai cittadini; sono i cittadini che costano troppo a loro. Madame Ceausescu, la consorte e ispiratrice del dittatore rumeno, non avrebbe detto meglio. Non è questione del governo Prodi, un altro sarebbe lo stesso: è il sistema chiuso del regime pubblico parassitario che ci sta mettendo ai ceppi. Non ci incita alla libertà: al contrario, Visco ci sospetta tutti di essere evasori, e prova ad esercitare un controllo sovietico su ogni nostra attività. Controlla i nostri conti in banca, e li sequestra se ritiene che non abbiamo pagato le tasse. Lungi dall'esaltare le nostre energie creative, il sistema ci pone infiniti ostacoli, prescrizioni, obblighi e condizioni punitive al «fare». Ci prescrive minutamente «come» fare le cose, invece di metterci nelle condizioni di farle ed incitarci all'intraprendere, all'inventare, all'esplorare e rischiare in proprio. Nessuna simpatia fra governanti e governati, in Italia, ma reciproco sospetto e insofferenza.
La libertà soffocata dalle prescrizioni arbitrarie si manifesta in forma patologica: accaparramento, manifestazioni di piazza contro le centrali o le discariche, rabbiose insubordinazioni dappertutto, questa è la «società» italiana, un nugolo di dissociazioni, di secessionismi locali. Energie creative, manco a parlarne: arretramento generale della ricerca, della cultura, della voglia di lavorare, perchè tanto non si può diventare ricchi onestamente (riflesso sovietico). E madame Ceausescu sposata Prodi può permettersi di lamentarsi di noi: «Non sapete quanto ci costate, per istruirvi, per darvi l'assistenza sanitaria e la pensione.».

13.6.07

Senza titolo 1885


(... )




Un'altra identita'
Ti do quello che il mondo,
Distratto non ti da'
Io mi vendo, e gia'!
A buon prezzo, si sa!
Seguimi !




  da  mi vendo di renato zero 






Qualche giorno fa ascoltando , mentre ero  " sotto  tosatura  " dal barbiere ,  studio aperto   sento   questa  news ; << Ospite d'onore Azouz Marzouk ad una serata mondana con Lele Mora, il noto manager di numerosi artisti che questa sera sarà in una discoteca di Eupilio nelle vicinanze di Como. La notizia della presenza del 36enne tunisino rimasto vedovo dopo la strage di Erba, ha riacceso i riflettori su un 'personaggio' molto discusso nelle settimane successive l'eccidio in cui furono ammazzate sua moglie, la suocera e il figlioletto di due anni, per il suo continuo esporsi sui mezzi di informazione. >>


Ecco,questa è una di quelle cose che mi rovocano un misto inscindibile di rabbia,indignazione e disgusto : presentatogli da Corona di cui ha dichiarato di essere amico (il che già basterebbe in sé a descrivere il personaggio), Azouz Marzouk è entrato a far parte della scuderia di Mora e sta facendo l’uomo immagine in giro per le discoteche . E' anche vero che  come dice  lui  : << Non vedo cosa ci sia di male >> . Ma un po'  di coerenza  non si può predicare bene  ( e li aveva  anche la mia  solidarietà  e simpatia ) ma  razzolare male  . D'accordo  che ciasuni di noi  uno vive il proprio lutto  come meglio  crede :  presenza quotidiana  o  salturia al cimitero , oppure  come  un m mio compaesano e padre di un mio carissimo amico stando seduti  fissi a  guardarsi  l'immagine  della moglie ., oppure oganizando tornei  ., oppure  come nel caso di mia  zia paterna creeando  dopo la morte  del proprio  caro  un'associazione  dedicata  alla figlia  ma anche  a tutti i giovani di Tempio che, vuoi per malattia o per incidente, hanno lasciato la vita nel corso della loro, più o meno inoltrata, primavera. << (...) Lo lo scopo di onorare il ricordo e il nome di Monica Petitta, una giovane che il 1° luglio del 2005,colpita da un male che non perdona,ci ha lasciato dopo un anno di sofferenza ed amore . ---Inoltre--- L’associazione, fortemente voluta dai familiari e dagli amici di Monica, si definisce culturale ma i suoi scopi sono prevalentemente benefici e di solidarietà umana e sociale.(.. ) >> ., o di rifarsi  \  rincominciare come  meglio crede  la  vita  . Ma  un po' di dignità e  di buon senso   non guasterebbe  in particolare  quando  si è subito  un fatto  del  genere  che  ti  ha colpito in prima persona  . E  ha  ricevuto  solo  mer ... ehm ... fango  dai media  (  esclusi pochi )  . Insomma  concordo  con quanto  dice   su tale  argomento la  cdv albaprimitiva   : << Dopo il bagno di sangue l’unico elemento(mi rifiuto di dire l’unica PERSONA) rimasto di una famiglia distrutta,fatta a pezzi nel vero senso del termine,ha il coraggio di mettersi a fare il velino.Fermate il mondo,voglio scendere. Anzi no,voglio che quelli come lui scendano.prima che mi viene da vomitare ! >>





Senza titolo 1884

E' NATO, E' NATO!!!  


Siccome in rete non c'era niente di simile, ho deciso di creare un blog di scrittura creativa. Di solito ci sono i forum e i siti su questa tematica, ma blog ancora non ne avevo visti, anche se sicuramente qualche centinaio ne esisterà sicuramente.
    Il blog si chiama IL POSTO DEI LIMONI e sarà un luogo in cui chi vorrà potrà postare i propri testi sperando di ricevere commenti e giudizi.
    Piccola chiosa sul nome... ho passato due giorni a pensare un nome per il blog che avesse a che fare con la radice scrivere, parole, scrittura ecc. in varie declinazioni linguistiche, e tutte le volte che sembravo aver trovato qualcosa di interessante la ricerca su google mi smontava dicendo che quel nome era già preso da altri siti-forum a tema. Allora mi sono incazzato e ho pensato di dargli un nome che non c'entrasse niente con quella radice e ho avuto un flash istantaneo, non chiedetemi da dove veniva e perchè, ma mi è piaciuto e così è stato.
    Forse vuole essere un omaggio a Montale e ai suoi solarie e gioiosi quanto inarrivabili limoni...
    Ovviamente se volete partecipare al blog fatemi un fischio.


Per comprendere cos'è un'emergenza.

venerdì 15 giugno 2007 ore 18
Napoli la Feltrinelli
via San Tommaso D'Aquino 70-76


Immagine1

Il sistema dei rifiuti in Campania


a partire dal libro-inchiesta di
Alessandro Iacuelli, Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano
ne discutono:
Francesco Bassini un blogger attento ai problemi della città
Antonio Risi urbanista, esperto di questioni ambientali
partecipano: Marco Rossi-Doria (decidiamo insieme); Massimo Mendia (operatore del settore); Sabina Laddaga (rete campana salute e ambiente).

sarà presente l'autore.


L'inquinamento costante e sistematico dell'ambiente e dei suoi abitanti sta cambiando la morfologia del paesaggio, rendendolo ormai molto simile ad una grande discarica. Ciò che è visibile ad occhio nudo, tuttavia, non basta per comprendere un fenomeno molto più complesso, il cosiddetto "business dei rifiuti".

Nel desolante paesaggio generale emerge Napoli, che agonizza soffocata dalle esalazioni dei rifiuti urbani, e la Campania, che muore avvelenata da materiali tossici, dalla politica compiacente e dalla criminalità che la assedia.
"Le vie infinite dei rifiuti" è un'inchiesta giornalistica che ricostruisce il viaggio e lo smaltimento dei materiali tossici verso la Campania e le motivazioni concrete dell'ormai cronica "emergenza rifiuti" della regione.



dalla IV di copertina
Iacuelli ha scavato nelle radici di questa imbarazzante pagina della storia del nostro Paese ricostruendo nei dettagli il percorso che le ecomafie hanno fatto in quindici anni per conquistare il "potere" sul territorio e garantirsi introiti stratosferici attraverso traffici illegali che avvengono sotto gli occhi di tutti e senza che nessuno muova un dito per fermarli. Soprattutto quelli che avrebbero il dovere di farlo. Perchè la soluzione - anzi, le soluzioni - ci sono eccome. E Iacuelli non le tace, così come non manca di ricordare nomi, circostanze, luoghi e omertà che inchiodano i responsabili di questo scempio davanti all'opinione pubblica senza possibilità di sconti. Un'inchiesta, dunque, che consente a chiunque di vedere lucidamente i contorni del problema ed arrivare a capire qual è oggi il vero "oro di Napoli". E poter guardare negli occhi gli autori di questa vergogna senza alcun timore. Elena G. Polidori (La Nazione)



l'autore
Alessandro Iacuelli è giornalista free lance. Fa parte della redazione della testata on-line Altrenotizie, per la quale ha curato tra l'altro, inchieste sull'emergenza gas dell'inverno 2005/2006, sul nucleare in Italia e sui rifiuti tossici e le ecomafie in Italia meridionale.
Di origine napoletana e laureato in Fisica, da anni si sta occupando a tempo pieno della particolare "emergenza" che vive la Campania da quasi 15 anni, tornando a seguire la "sua" terra, il commissariamento straordinario dei rifiuti, le attività ecomafiose legate alla presenza camorristica, e l'aspetto sanitario che sta provocando un aumento dei casi di cancro nella regione.



il libro
Titolo Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano
Autore Alessandro Iacuelli
Anno 2007
Editore Altrenotizie.org / Lulu
ISBN 978-1-84753-184-1
altre info http://rifiuti.alessandroiacuelli.net

11.6.07

Senza titolo 1883

non andare dove    ti porta la strada  . Va'  piuttosto   dove non c'è strada  e lascia una traccia  ralph  waldo  ermerson  .
dedicato  a  http://diaboliqueoudivine.splinder.com/  lei sa il perchè

Senza titolo 1882

Alcuni , ma sono solo sospetti per  il loro modo di scrivere  e , il cui odio ( non rivolto ala persona , perché con i miei viaggi sono riuscito ad incanalarlo verso i loro atteggiamenti ) è cortesemente ricambiato , paesani hanno preso di mira il mio blog riempendo i commenti con scritte idiote , insulti ( sei un illuso , sei un coglione fra i più benevoli ) , e spam di indirizzi porno , fortunatamente splinder ha deciso di mettere l'opzione moderazione nei commenti . Ed è a loro che dedico la Caduta del poeta  Giuseppe Parini .



La  caduta


Quando Orïon dal cielo
Declinando imperversa;
E pioggia e nevi e gelo
Sopra la terra ottenebrata versa,
Me spinto ne la iniqua
Stagione, infermo il piede,
Tra il fango e tra l'obliqua
Furia de' carri la città gir vede;
E per avverso sasso
Mal fra gli altri sorgente,
O per lubrico passo
Lungo il cammino stramazzar sovente.
Ride il fanciullo; e gli occhi
Tosto gonfia commosso,
Che il cubito o i ginocchi
Me scorge o il mento dal cader percosso.
Altri accorre; e: oh infelice
E di men crudo fato
Degno vate! mi dice;
E seguendo il parlar, cinge il mio lato
Con la pietosa mano;
E di terra mi toglie;
E il cappel lordo e il vano
Baston dispersi ne la via raccoglie:
Te ricca di comune
Censo la patria loda;
Te sublime, te immune
Cigno da tempo che il tuo nome roda
Chiama gridando intorno;
E te molesta incìta
Di poner fine al Giorno,
Per cui cercato a lo stranier ti addita.
Ed ecco il debil fianco
Per anni e per natura
Vai nel suolo pur anco
Fra il danno strascinando e la paura:
Nè il sì lodato verso
Vile cocchio ti appresta,
Che te salvi a traverso
De' trivii dal furor de la tempesta.
Sdegnosa anima! prendi
Prendi novo consiglio,
Se il già canuto intendi
Capo sottrarre a più fatal periglio.
Congiunti tu non hai,
Non amiche, non ville,
Che te far possan mai
Nell'urna del favor preporre a mille.
Dunque per l'erte scale
Arrampica qual puoi;
E fa gli atrj e le sale
Ogni giorno ulular de' pianti tuoi.
O non cessar di porte
Fra lo stuol de' clienti,
Abbracciando le porte
De gl'imi, che comandano ai potenti;
E lor mercè penètra
Ne' recessi de' grandi;
E sopra la lor tetra
Noja le facezie e le novelle spandi.
O, se tu sai, più astuto
I cupi sentier trova
Colà dove nel muto
Aere il destin de' popoli si cova;
E fingendo nova esca
Al pubblico guadagno,
L'onda sommovi, e pesca
Insidioso nel turbato stagno.
Ma chi giammai potrìa
Guarir tua mente illusa,
O trar per altra via
Te ostinato amator de la tua Musa?
Lasciala: o, pari a vile
Mima, il pudore insulti,
Dilettando scurrile
I bassi genj dietro al fasto occulti.
Mia bile, al fin costretta,
Già troppo, dal profondo
Petto rompendo, getta
Impetuosa gli argini; e rispondo:
Chi sei tu, che sostenti
A me questo vetusto
Pondo, e l'animo tenti
Prostrarmi a terra? Umano sei, non giusto.
Buon cittadino, al segno
Dove natura e i primi
Casi ordinàr, lo ingegno
Guida così, che lui la patria estimi.
Quando poi d'età carco
Il bisogno lo stringe,
Chiede opportuno e parco
Con fronte liberal, che l'alma pinge.
E se i duri mortali
A lui voltano il tergo,
Ei si fa, contro ai mali,
Della costanza sua scudo ed usbergo.
Nè si abbassa per duolo,
Nè s'alza per orgoglio.
E ciò dicendo, solo
Lascio il mio appoggio; e bieco indi mi toglio.
Così, grato ai soccorsi,
Ho il consiglio a dispetto;
E privo di rimorsi,
Col dubitante piè torno al mio tetto.



Lo so , è non hanno tutti i torti alcuni cdv e i miei vecchi , che sto dando le perle ai porci ( qui l'origine del detto e qui il significato religioso ) ma a volte da gli escrementi dei porci che si nutrono niente si ha quello che diceva De Andrè : << dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior >> nella famosa canzone via  del campo . Concludo ad alcuni cdv in particolare ad una che sono allo sbando e che ritengono di non poter essere "all'altezza" di poter scrivere qualcosa di tanto interessante. IL loro "odio" verso il mondo e la sua crudeltà e stupidità, li porta purtroppo ad estraniarsi troppo spesso da quelle che sono le notizie quotidiane. dedico questo video dei Modena city ramblers




ovvero la messa in musica del romanzo Cent'anni di solitudine, di Marguez un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo. Un'opera che è considerata la massima espressione di quelllo che molti studiosi chiamano realismo magico.Una curiosità: il paese immaginario Macombo deve il suo nome ad zona vicino al suo paese di origine, dove erano presenti molti vigneti, che l'autore poteve vedere in treno durante i suoi viaggi.

COMUNICATO STAMPA

Comunicato stampa


 


Il prossimo 25 giugno è il termine ultimo per inviare le opere che vorrano partecipare all’ottava edizione del Premio Letterario Internazionale di Poesia e Narrativa “ Tra le parole e l’infinito”


Per info sul concorso www.traleparoleelinfinito.com  www.traleparoleelinfinito.splinder.com  

Senza titolo 1881

m'immergo


nell'immenso


e tutto si


fa cenere incolta


le lacrime lapilli


che sembrano


armonia e lento


mi perdo in tutto


questo dolore di


carboni ardenti


ed apatia tra sorrisi


senza scia cerco di


morire nei ricordi


che fanno quasi


male ma che non


posso più scordare


nella nostalgia

9.6.07

Senza titolo 1880












All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,     
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto      
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?      
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l'obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe      
e l'estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.

 (...)

Da  " Dei Sepolcri " (v 1--20  qui il resto del  testo ) di Ugo Foscolo  (1778-1827)



«Bush come Moro», sfregio a Roma Profanata in via Fani la lapide dell'ex leader Dc ucciso dalle Br. Sdegno nel mondo politico. La reazione di Napolitano: «Atto vile»











I casagiovesi chiedono allo Stato un ufficio postale decente

CASAGIOVE. Il Sindaco Vincenzo Melone ha inviato alla Direzione Provinciale di
Caserta di Poste Italiane una missiva avente ad oggetto i lavori presso Ufficio Postale di Casagiove. La Società Poste Iataliane, per l'appunto, ha creato un ufficio postale utilizzando un container il che crea non pochi problemi per gli utenti viste le condizioni aeratorie che tale struttura può offire ed il caldo inclazante. Come al solito le città del Sud Italia vengono trattate dalle Istituzioni statali  alla pari dei Paesi del Terzo Mondo. I casagiovesi poerò si stanno mobilitando e
la scrivania del primo cittadino è stata invasa dalla loro lettere di protesta.


Nella sua comunicazione inviata alla Società Poste Italiane il Sindaco Melone ha evidenziato:
“Sono giunte alla mia attenzione numerose lagnanze da parte di cittadini di Casagiove in merito alla funzionalità dell’Ufficio Postale sito in città che da tempo è trasferito presso una struttura container. Com’è ben comprensibile tale situazione è altamente disagevole per coloro che quotidianamente si recano presso tale struttura per il servizio offerto da Poste Italiane. Risulta, ad oggi, che i lavori di ristrutturazione dell’edificio hanno avuto un arresto ed è mia preoccupazione segnalare la necessità che essi vengano ripresi il prima
possibile, affinché possano essere eliminati i disagi che attualmenteaffliggonola popolazione”.


Romilda Marzari

Allarme Massoneria in Toscana

Firenze - Le intercettazioni degli 007 italiani hanno fatto venire a galla la presenza di vari focolai massonici in Toscana, capeggiati in prevalenza da membri dell'Udc. Le indagini sono dirette dal pm Henry John Woodcock. Tra gli indagati spiccano i nomi di Giampiero del Gamba, ex segretario della Dc ed ora dirigente Udc di Livorno; Mauro Lazzeri, responsabile del tesseramento del partito; Luigi Maria Piazza, ingegenre livornese, un tempo consigliere comunale per il Psdi e poi per il Psi. Le localitè toscane dove sono sorti questi focolai massonici sono: Livorno, Arezzo, Lucca, l'Isola d'Elba. Per quinto riguarda Arezzo non è difficile ipotizzare il collegamento fra la massoneria Toscana e quella napoletano visto che il territorio aretino da anni è sede di attività commerciali aperte dal clan casertano dei Casalesi finalizzate al riciclaggio del denaro sporco. I casalesi sono dalla notte dei tempi sospettati di massoneria. Ipotesi on  negabile visto che loro hanno iniziato la loro attività con il ciclo del cemento. Studiando le orgini storiche della massoneria è ben messo in evidenza che i primi massoni, vissuti nel Medio Evo, erano mastri muratori addetti all'edificazione delle case. Romilda Marzari

8.6.07

Senza titolo 1879

1) SI narra che Publio Licinio Crasso, sia stato ucciso ed un soldato partico gli abbia troncato la testa, infitta poi su un'asta per atterrire i Romani e che i Parti abbiano ucciso Crasso - da loro considerato come l'uomo più ricco del mondo - facendogli bere dell'oro fuso. La disfatta di Carre, fu una delle più drammatiche catastrofi della storia militare di Roma (soprattuto perché furono perse le Aquile della legione recuperate poi da Germanico).


2) L'evento più famoso del regno di Shapur fu la cattura dell'imperatore romano Valeriano nel 261. Controverso è il destino dell'imperatore dopo la cattura. La versione di Lattanzio è che Valeriano fu prima umiliato da Shapur, che lo usò come uno sgabello per montare a cavallo, e poi venne scuoiato e la sua pelle, riempita di scarti, dipinta di rosso usata come trofeo
Tutti e due i racconti non sono sicuramente veri al 100% ma contengono ovviamente molto dello spirito del tempo. Per riassumere lo "spirito del tempo": i Romani sono la civiltà, il resto è merda. I Romani hanno la civiltà e gli altri la barbarie, fondata sul culto religioso fondamentalista e sulla venerazione del capo oltre ogni logica ed a scapito della stessa vita degli umili. Gli "altri" sono crudeli e cattivi, noi rifelissivi e umani. Le loro guerre sono fatte per chissà quali motivi, le nostre si possono definire "liberazioni".


Se pensiamo a quella stessa situazione proiettata qualche secolo dopo, potremmo vedere Bin Laden nei panni di Shapur e la povera New York, colpita a sangue dal barbaro Afghano, come il povero Valeriano rapito, umiliato e poi ucciso.


L'unica vera differenza è che noi oggi ci scegliamo anche i nemici perchè Bin Laden e i Talebani sono gli ex-amici, frutto della fantasia americana, prima contrro i Russi e oggi contro la "civiltà".

7.6.07

Aberrazioni in rete

Vorrei dare quanta più diffusione possibile a questa notizia appresa su BLOGOSFERE, che ho deciso di copiare e incollare per intero qui, nella speranza che esso susciti nei bloggers di CDV lo stesso sentimento che ha provocato in me...


A voi la lettura e lo sconcerto:



"Combattere la pedofilia non significa soltanto punire chi commette atti così aberranti. Vuol dire anche respingere l'inaccettabile mentalità di chi difende, orgogliosamente, l'appartenenza a tale categoria.
E' per questo che non possiamo far finta di nulla nel sapere che il 23 giugno sarà la Giornata dell'orgoglio pedofilo. Sì, avete letto bene: la Giornata Mondiale dell'Orgoglio Pedofilo (boyloveday international), una "festa" riconosciuta ormai da 8 anni.


orgogliopedofilo.jpg


La notizia, come spesso accade in questi casi, sta facendo il giro della Rete e la blogosfera si sta mobilitando in vari modi per far sì che la gente venga a conoscenza di questa allucinante iniziativa. Sono stati proprio due blogger, Mondodonna e Il Corsaro Nero, a segnalarci l'evento.
La Giornata mondiale dell'Orgoglio Pedofilo è sostenuta su un sito ufficiale, dove vengono spiegate le ragioni dell'istituzione di questa "celebrazione": "While responsible boylove is about the caring, mentoring and loving relationships that exist between millions of boys and older males, there are, sadly, a few older males who use and abuse boys for their own selfish purposes. Society, and especially the media, often fail to distinguish between these two opposites".
In qualche modo si cerca di giustificare una relazione tra uomini e ragazzi più giovani, in nome della libertà di pensiero e di orientamento sessuale. Se date un'occhiata alla galleria delle immagini capirete come non si tratti semplicemente di libero orientamento sessuale se persino Babbo Natale con attorno alcuni bambini viene preso come modello.
In Rete molti blogger si stanno mobilitando contro l'Istituzione di questa Giornata e stanno organizzando contromanifestazioni in tutta Italia. Scrive Sissunchi con preoccupazione: "Non è un sito illegale, non contiene pornografia, anzi questi signori si impegnano a convincere i loro lettori di agire nel bene, di volersi differenziare dai criminali, da chi fa atti violenti, da chi costringe i bambini, i ragazzi, dicendo che loro li amano.(...) Non è una novità, sono 8 anni che questa giornata esiste, che questo sito è on line, nell'indifferenza di tutto gli organismi internazionali, qualcuno ha addirittura richiesto l'intervento dell' ONU, ma tutto è rimasto così comè".
Orpheus, invece, sottolinea come si debba fare attenzione non solo ai pedofili ma anche a chi "appoggia e quindi contribuisce a fare passare, l’idea che la pedofilia sia un  "orientamento sessuale" e che quindi deve potersi esprimere liberamente in uno stato diritto, quando non è direttamente collegata ad una violenza fisica.  Gli sponsor della cultura della trasgressione  come forma di libertà estrema,  hanno contribuito all’enorme diffusione della pedofilia e alla crescita vertiginosa di ‘cessi’ come il Nambla, in quanto difensori del diritto della  “libertà d’ espressione pedofila” che, secondo le loro menti malate, non causa violenza diretta sui bambini. Va da sè che  un libro pedofilo non violenta un bambino, ma il pedofilo che si sente legittimato da questa oscena normalizzazione della pedofilia, sì".
L'Associazione per la Mobilitazione Sociale, fortunatamente, non è stata in silenzio è ha indetto per il 23 giugno una fiaccolata a Palermo contro le vittime della pedofilia.
La blogosfera non può restare in silenzio. Sarà banale dirlo, ma la Rete serve anche a dare voce a chi non ne ha."










Vorrei tra l'altro dare risalto alla segnalazione di Iperio, che sconsiglia di cliccare sul sito pedofilo, poichè ogni visita viene conteggiata e usata come testimonianza a favore del loro "punto di vista".Prego tutti i bloggers di dare la massima importanza a questa notizia, diffondendo il nostro sdegno e sconcerto.


Il Caso Clinico


E' bello essere un caso clinico.
Quando entro in ospedale medici e infermieri si passano già la voce. Quelli ancora chiusi in sala barelle per una sveltina vengono richiamati di corsa. La dottoressa mi aspetta già nel parcheggio. Noto fibrillazione nei corridoi. Le infermiere mi lanciano occhiatine da dietro le cartelle cliniche con le quali si celano il viso. Inservienti e altri pazienti si rammaricano per non poter assistere all'esame, qualcuno pensa già a qualche scusa per poter oltrepassare la porta e il separé: uno scopettone da passare, un cestino da vuotare ...

continua qui

Senza titolo 1878


di Gianni Bazzoni
Il «sassarino» di 107 anni che non temeva di morire Si è spento nella sua casa di Mores uno degli ultimi fanti sardi che conobbero le stragi nelle trincee

 MORES. L’aveva detto anche di recente: «Non ho paura di morire, il mio è un viaggio sereno che sta per concludersi». Giovanni Antonio Carta, uno dei più giovani soldati italiani sul fronte della prima guerra mondiale, si è spento ieri all’alba. Aveva 107 anni. Il 28 dicembre ne avrebbe compiuto 108.
 È vero, non aveva paura della morte, perchè al fronte aveva visto «le peggiori brutture che un avvenimento come la guerra possa riservare». L’ultimo “sassarino”, si diceva. L’ultimo dei centomila (tanti furono i sardi chiamati alle armi nella campagna del 1915-18 che mobilitarono le classi dal 1876 al 1899). Tiu Giuann’Antoni Carta, ieri se n’è andato quando cominciava a fare giorno e non ha fatto in tempo a sapere l’ultima novità. Lui era il più anziano soldato della Brigata Sassari vivente, ma in Italia. In Francia, a Saint Tropez, infatti, c’è un altro cavaliere di Vittorio Veneto: si chiama Giustino Tuveri, originario di Collinas (nel Cagliaritano) dove è nato il 13 maggio 1898. Tuveri era emigrato in Francia nel 1920 e da allora ha sempre vissuto all’estero. Un mese fa il colonnello Gianfranco Scalas, comandante del distaccamento alla sede del 151º Reggimento attualmente impegnato in Afghanistan, l’aveva rintracciato telefonicamente.
 «Ho parlato con lui tramite la figlia - ha raccontato Scalas - perchè l’unico problema che Tuveri sembra avere a 108 anni è quello dell’udito».
 Giustino Tuveri, inquadrato nel 152º Reggimento fanteria (gemello del 151º nel quale militava Giovanni Antonio Carta) non ha mai interrotto i contatti con il suo paese di origine, e la scorsa estate a Collinas è stato organizzato in suo onore un festeggiamento pubblico al quale ha partecipato commosso in video-conferenza da Saint Tropez.
 Il caporal maggiore Giovanni Antonio Carta sarebbe stato felice di incontrare il «vecchio» collega. Da qualche anno non faceva più programmi, viveva alla giornata con la consapevolezza di rappresentare un pezzo di storia della Sardegna e dell’Italia. Non gli piaceva, invece, quella definizione di «monumento vivente», perchè sapeva troppo di «cosa fredda, immobile», insomma di statua.
 Era fatto così tiu Giuann’Antoni: figlio di contadini, non ha mai rinnegato le proprie origini («in quel tempo in Sardegna si cominciava fin da bambini ad aiutare i familiari nel lavoro») e finchè ne ha avuto la forza ha continuato a recarsi nei campi, ha coltivato l’orto.
 Energico, lucido e preciso, così ha vissuto fino agli ultimi giorni il caporal maggiore Giovanni Antonio Carta. Ogni incontro era l’occasione per rivivere momenti storici, per raccontare episodi (molti dei quali inediti) e sentirsi sempre più vicino a una istituzione e a una bandiera che ha sempre difeso. E per festeggiare il compleanno di quel giovinotto di 107 anni, il 28 dicembre dello scorso anno, nella sua casa di Mores, era arrivato anche il ministro sardo della Difesa Arturo Parisi. Attorno a lui anche il comandante della Brigata Luigi Francesco De Leverano, il prefetto Salvatore Gullotta, il questore Cesare Palermi, il comandante provinciale dei carabinieri Paolo Carra, e il sindaco di Mores Pasquino Porcu, oltre a una delegazione dell’associazione della Brigata Sassari. Anche per loro «pillole» di ricordi. Limpidissimo quello dei 18 anni. «Ricordo perfettamente quella notte - aveva detto Giovanni Antonio Carta - perchè festeggiai facendo la vedetta, con l’inverno che ormai si faceva sentire in maniera pungente. Venni ricoverato per quindici giorni all’ospedale militare di Fontanelle a causa del congelamento dei piedi. L’equipaggiamento che allora avevamo in dotazione non era dei migliori e le fasce sopra gli scarponi non erano sufficienti a proteggere dall’umidità e dal freddo».
 Da soldato semplice a caporalmaggiore (15 giugno 1918), una esperienza forte mai dimenticata che l’ha aiutato a non banalizzare le cose della vita, fino all’ultimo giorno. «La fame era uno dei problemi da risolvere - aveva raccontato, scrivendo anche una testimonianza diretta in Sos Ammentos -; bere era meno problematico, perchè scioglievamo la neve, ma il cibo era scarso e poco nutriente e consisteva esclusivamente in gallette e zuppa». Spirito di fratellanza «mai più provato nel corso della mia vita», così diceva tiu Giuann’Antoni e sottolineava che «allora come oggi, le difficoltà, la fame, le privazioni possono essere superate solo credendo nei valori che ci sono stati trasmessi». Ieri alla famiglia del “sassarino“ sono arrivate numerose testimonianze di cordoglio. A cominciare dal capo di Stato maggiore dell’Esercito, il generale Filiberto Cecchi e di tutta la forza armata. Un saluto sull’attenti per quel soldato che ha partecipato alle vicende belliche più importanti della prima guerra mondiale.


di Pier Giorgio Pinna


Una vita a cavallo di tre secoli . Non amava la retorica, negli incubi rievocava gli orrori « Vidi uccidere 29 prigionieri perché non potevamo sfamarli » Esperienze belliche spesso mitizzate dal passare del tempo

MORES. Quando nacque Giovanni Antonio Carta, Giuseppe Garibaldi era morto da 17 anni. E ora che se n’è andato anche lui, uno degli ultimi sopravvissuti al conflitto spacciato a lungo da storici vicini ai Savoia come Quarta guerra d’indipendenza, di quell’antica epopea non ci sono quasi più testimoni. Il «sassarino» di Mores ha conosciuto Emilio Lussu, il generale Giuseppe Musinu, persino Armando Diaz.

 Personaggi che oggi appare addirittura un po’ incongruo mettere in correlazione immediata col nostro tempo. Un mondo che ancora oggi viene ricordato con eccessiva retorica e che di lì a breve sarà sepolto dal fascismo, dalla Shoah, dagli altri orrori ancora maggiori della seconda guerra mondiale. Ma soltanto ricordando che cos’è successo dopo - con la Ricostruzione, la Guerra fredda, i conflitti in Corea e in Vietnam, la caduta del Muro di Berlino, le infinite e cruente crisi in Medio Oriente, il terrorismo internazionale, l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq - si riesce forse a capisce come la vita di Carta abbia davvero attraversato tre secoli: l’Ottocento, il Novecento, il Duemila.
 Un’èra, quella dei fanti della «Sassari», che lui per primo, da buon contadino attento alla sostanza dei fatti, non ha mai voluto celebrare con affermazioni pompose e fuori luogo. Certo, Carta è sempre stato orgoglioso di aver fatto parte della leggendaria Brigata, in tutti i tempi quella con più medaglie d’oro al valore dell’intero esercito italiano. Ma non ha mai voluto dimenticare né mettere la sordina sulle violenze, sulle le atrocità, sulla fame. Confidando spesso di esserne stato spettatore. E non riuscendo più a scordarle negli incubi che l’assaliranno di notte, anche molti decenni più tardi.
 Per comprendere il suo stato d’animo basta ricordare un episodio che l’ultimo «sassarino» ha raccontato nella lunghissima vecchiaia. «Da soldato ti sembrava sempre di non mangiare abbastanza - diceva - Per colpa della fame ho assistito a qualcosa che non avrei mai voluto vedere. La mia Compagnia aveva catturato ventinove militari nemici: erano lì inermi, disarmati, vinti. Ma noi non avevamo viveri neppure per noi. Il capitano risolse la questione ordinando la fucilazione dei prigionieri. Ricordo ancora la faccia di ciascuno di loro: quando capirono che stavano per venire uccisi, si misero a piangere disperatamente. In battaglia avevo sparato spesso. Ma non era la stessa cosa: quelli non erano più nemici, non potevano più farci nulla».
 Sulla Grande guerra esiste tanti saggi storici e una sconfinata memorialistica. Pochi i libri che mettono da parte gli eroismi inventati per ragioni di propaganda e il falso coraggio di soldati che andavano all’assalto delle linee nemiche sapendo che dietro di loro c’erano i carabinieri pronti a far fuoco su chi tornava indietro. Tra i saggi dell’antiretorica, su versanti soltanto in apparenza opposti per via della nazionalità, «All’Ovest niente di nuovo», di Erich Maria Remarque, e «Un anno sull’altipiano», del fondatore del Psd’Az. Nomi che, da soli, danno l’idea di un’epoca che si è chiusa per sempre e che solo per un destino straordinario Carta ha continuato a rappresentare sino a ieri. Lo scrittore tedesco, che poi diverrà antinazista, era nato nel 1898 e scomparso nel 1970. Emilio Lussu, di Armungia, classe 1890, morirà nel 1975. È stato soprattutto grazie alle loro opere smitizzanti, oltre ai racconti di tanti reduci, che gli europei sono venuti a conoscenza dell’inutilità e della ferocia delle carneficine.
 Della fucilazione dei prigionieri austriaci si parla anche in un saggio del giornalista sassarese Edoardo Pittalis, ora direttore del «Gazzettino di Venezia». Un testo pubblicato dalle Edizioni Biblioteca dell’Immagine nel settembre scorso con una prefazione di Enzo Biagi. Il titolo è «La guerra di Giovanni - L’Italia al fronte: 1915-1918». Nel libro ci si sofferma sulle storie di molti italiani (7 milioni nel corso dell’intero conflitto). Tutti chiamati alle armi «per difendere la Patria» sul Piave, sul Carso, sull’altipiano di Asiago. Fra loro, appunto, Giovanni Carta, al quale è dedicato il capitolo conclusivo.
 Uno degli ultimi «ragazzi del ’99», come furono ribattezzati i soldati di quella classe d’età all’indomani della vittoria, era nato in un paese già all’epoca a economia agro-pastorale che non superava i mille abitanti. A Mores, su tanti soldati partiti dal piccolo centro in quei mesi, solo 4 sopravvissero. Niente d’inconsueto, almeno per i tempi. Dalla Sardegna arrivavano nel Nord Est a decine di migliaia: molti non tornarono più o rientrarano mutilati e feriti.
 Figlio di contadini, Carta già da piccolo lavorava in campagna, attività che, a ostilità cessate, proseguirà sino alla pensione. Aveva quattro fratelli e sei sorelle. Arruolato e addestrato nell’estate del 1917, quando ancora non aveva compiuto diciotto anni, pochi mesi più tardi venne mandato al fronte come tanti coetanei. Obiettivo: risollevare le sorti di una guerra che all’indomani di Caporetto pareva irrimediabilmente perduta. Quell’inverno Carta lo passò quasi tutto sul Col del Rosso, dove poche decine di metri separavano le trincee italiane dalle austriache e dove i soldati dei due eserciti, nelle pause dei combattimenti, potevano perfino parlare tra di loro. Poi partecipò agli assalti nella battaglia dei Tre Monti, agli scontri sul Piave, agli attacchi finali in quel territorio che da allora sarebbe stato chiamato Vittorio Veneto.
 Si è congedato col grado di caporalmaggiore. Non ha mai nascosto le paure vissute in trincea: «Ma sicuramente anche gli austriaci avevano paura di me», era solito dire. Dal 1968, per quasi quarant’anni, ogni mese, ha avuto una pensione di guerra, pari a 43 euro (lordi) di oggi. Insieme col titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto, Giovanni Antonio Carta ha ricevuto una croce al merito: custodita nella sua casa di Mores sino all’ultimo, è retta da un nastro con i colori della bandiera italiana.

Senza titolo 1877

Visto che non sempre sono sintetico ( specie con argomenti come questi ) anzi che rispondere nei commenti al post della nostra  Euzza preferisco farlo qui .




Liberalizzazione delle droghe leggere .


Preferisco una politica di riduzione del danno e una depenalizzazione ( non carcere , ma servizi sociali ) qualora l'uso sia sistematico e non saltuario .


Matrimoni fra Gay .
Si perché Sono contrario a chi criminalizza le unioni di fatto dicendo che ledono le famiglie tradizionali.ma in comune non in chiesa .


Adozioni dei gay
qui la cosa si fa più complessa . Infatti se da un lato credo che l’essere umano sia un animale politico ( da non confondere con politika , quella dei partiti ) capace di guardare se stesso e decidere come organizzare la propria esistenza, in osservanza del bene supremo che è la collettività e in nome di essa tutelare al contempo la massima libertà dell’individuo, nella piena fiducia che proprio attraverso questa libertà la collettività è garantita . Dall'altro credo che fino ai 12\14 anni , l'educazione sentimentale \ sessuale ( laica , religiosa o libera com'era nell'antica Grecia e nell'antica Roma ) abbia bisogno di genitori d'entrambi il sessi .
Tav
niente in contrario se fatta bene , tenendo conto dell'impatto ambientale , e della salute dei cittadini e soprattutto dei costi eco perché sono contro  guarda  questo documentario   (  qui  e qui il resto )






Postato dacompagnidiviaggio alle 07/06/2007 13:43

Senza titolo 1876

Qualità





Il bambino guardava la nonna scrive
re una lettera.
A un certo punto, chiese: “Stai scrivendo una storia su di noi?
E' per caso una storia su di me?”
La nonna smise di scrivere, sorrise, e disse al nipote:
“In effetti, sto scrivendo di te.
Tuttavia, più importante delle parole, è la matita che sto usando
Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai grande.”
Il bimbo osservò la matita, incur
iosito, e non vide niente di speciale.
“Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!”
“Tutto dipende dal modo in cui guardi
le cose.
Ci sono cinque qualità in essa che, se tu riuscirai a mantenere, faranno sempre di te un uomo in pace col mondo.
Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. Questa mano noi la chiamiamo Dio, e Lui
ti dovrà sempre indirizzare verso la Sua volontà.
Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che sto scrivendo, e usare il temperino. Questo fa sì che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sarà più affilata. Pertanto, sappi sopportare un po’ di dolore, perché ciò ti renderà una persona migliore.
Terza qualità: la matita ci permette s
empre di usare una gomma per cancellare gli sbagli. Capisci che co
rreggere qualcosa che abbiamo fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita non è il legno o la forma este
riore, ma la grafite che è all’interno. Dunque, fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine, la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno. Ugualmente, sappi che tutto ciò che farai nella vita lascerà tracce, e cerca di essere conscio di ogni singola azione.”




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IL COMUNE DI BOLZANO STANZIA QUASI DUE MILIONI DI EURO PER UNA CHIESA, ANZI, DI PIU'!


Notizia dal Circolo UAAR di Bolzano (bolzano@uaar.it)


 


La Giunta Comunale di Bolzano ha deliberato ieri lo stanziamento di un milione e settecento mila euro a favore della costruzione della chiesa nel quartiere Firmian. Lo scorso anno aveva deliberato la concessione del terreno della chiesa di un valore di un milione e trecentomila euro. In totale il contributo del Comune è quindi di 3 milioni di euro contro i 4,7 chiesti dalla Curia. Ora si tratta divedere con quale importo interverrà la Provincia.La delibera della Giunta è stata approvata con il voto favorevole degli assessori SVP, Margherita, Democratici di Sinistra, Rifondazione Comunista, Verdi. Astenuto l’assessore ai Lavori Pubblici (SDI-Rosa nel Pugno) autore della “proposta di compromesso” che ha ridotto il contributo da 4,7 a 3 milioni.


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