20.1.14

Addio Hiroo Onoda, 'ultimo' giapponese che si è arreso dalla seconda guerra mondiale

Hiroo Onoda (小野 田 寛 郎) (Kainan, 19 marzo 1922 – Tokyo, 16 gennaio 2014 ) è stato un militare giapponese, noto perché, dopo quasi 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1974, nella giungla sull'isola filippina di Lubang, venne arrestato perché si rifiutava di credere che la guerra fosse finita. Questo fa di lui il penultimo soldato giapponese della seconda guerra mondiale, arresosi 7 mesi prima di Teruo Nakamura.  E' morto a 91 anni Hiroo Onoda, tenente dell'ex Esercito Imperiale nipponico, che per 29 anni visse nascosto in una foresta, ignorando che la II Guerra Mondiale era finita da un pezzo Infatti   , semnpre  dala voce  a lui dedicata  su   Wikipedia  Onoda era un membro della classe di comando Futamata Bunko "(二 俣 分校) della scuola militare di Nakano addestrato come guerrigliero. Il 26 dicembre 1944 fu inviato nell'isola di Lubang con il compito, insieme con i soldati già ivi presenti, di ostacolare l'avanzata nemica. Aveva ricevuto l'ordine di non arrendersi, a costo della sua stessa vita. Il 28 febbraio 1945 l'isola subì un attacco nemico che annientò quasi tutte le milizie nipponiche. Onoda e tre commilitoni, Yuichi Akatsu, Shoichi Shimada e Kozuka Kinshichi, si nascosero tra le montagne. Akatsu però, nel 1949, dapprima abbandonò il gruppo di soldati e poco dopo decise spontaneamente di arrendersi. I suoi racconti convinsero la diplomazia nipponica a cercare di far arrendere anche i restanti tre soldati che erano rimasti alla macchia, perciò nel 1952 vennero lanciate da un aereo lettere e foto di famiglia per cercare di
da  google
convincere i soldati fantasma a cessare le ostilità. Tuttavia la notizia della fine del conflitto non venne presa come attendibile dai tre soldati alla macchia e il gruppetto nipponico finì per considerare falsi quei documenti: Onoda e i suoi compagni rimasero quindi sull'isola continuando la "missione" e combattendo contro gli abitanti dell'isola, nascosti nella giungla. I tre vissero di furti di viveri e vestiti dei cittadini filippini.Così, Shimada finì per perire nel 
1954 durante uno scontro a fuoco, mentre in Giappone Onoda venne dichiarato legalmente deceduto nel 1959. Infine nel 1972, sempre in seguito ad uno scontro a fuoco, anche Kozuka venne ucciso. Onoda rimase quindi da solo e da quel momento furono diversi i tentativi di rintracciarlo: nel 1972 tramite la sorella e degli amici e nel 1973 tramite il padre, che morì poco dopo. Il 20 febbraio 1974, dopo quattro giorni di ricerche, il giapponese Norio Suzuki ritrovò Onoda. Successivamente Sozuki fece ritorno in Giappone con le foto del militare e convinse l'ufficiale diretto superiore di Onoda, il Magg. Taniguchi, a recarsi sull'isola per convincerlo ad arrendersi. Onoda, risbarcato in Giappone, venne accolto con tutti gli onori dal Governo.Onoda però emigrò in Brasile come suo fratello Tishro, a causa delle difficoltà a riambientarsi; nel 1976 si sposò in Sudamerica. Successivamente scrisse anche un libro (intitolato No Surrender: My Thirty-Year War nell'edizione inglese) circa i suoi anni nella giungla, divenuto un bestselleralla fine del XX secolo. Nel 1984 tornò in Giappone e fondò la scuola per bambini Shizen Juku Onoda ("Scuola Naturale Onoda"). Nel 1996 ritornò a Lubang, donando oltre 10.000 dollari a una scuola elementare.Curiosità 

  dall'articolo di   Daniele Scalea Direttore Generale Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, condirettore della rivista Geopolitica  su   http://www.huffingtonpost.it/  del 17\1\2014 tranne  le  fotto prese dalla  foto galleria  di http://www.rainews.it/


Inizialmente rifiutò d'arrendersi pure di fronte ai messaggi con cui lo si informava della fine del conflitto, ritenendoli una trappola. Depose le armi solo quando il suo diretto superiore di trent'anni prima si recò da lui per ordinarglielo, dispensandolo dal giuramento di combattere fino alla morte.
Raccontò la sua storia in un libro, pubblicato nel 1975 da Mondadori col titolo Non mi arrendo.La storia di Onoda apparirà senz'altro "esotica" (roba da giapponesi!) e "arcaica" (ormai le guerre non ci sono più! In Europa Occidentale, s'intende, perché nel resto del mondo ci sono eccome) a gran parte dei lettori italiani del XXI secolo. Chi di noi riesce a immaginarsi, poco più di ventenne nella giungla, restarci trent'anni solo per onorare un giuramento e battersi per la causa che si ritiene giusta? Eppure la storia di Hiroo Onoda qualcosa da insegnarci ce l'ha; e proprio perché la sentiamo così lontana, temporalmente e culturalmente, da noi.In quest'epoca così moderna e avanzata, il lettore al passo coi tempi potrà ben pensare che, in fondo, Onoda era solo un "fanatico", un "folle", un "indottrinato". Nei tempi bui che furono, il senso comune l'avrebbe definito un "eroe". Questa figura dell'Eroe, così pomposamente celebrata nei millenni passati, ha perso oggi tanto del suo smalto - presso la civiltà occidentale, e in particolare europea. Bertolt Brecht sancì che è sventurata quella terra che necessiti di eroi. Il nostro Umberto Eco ha deciso che l'eroe vero è quello che lo diventa per sbaglio, desiderando solo essere un "onesto vigliacco" come tutti noi altri. Salendo più su troviamo il nuovo vate d'Italia: Fabio Volo ha scritto che non è eroe chi lotta per la gloria, ma l'uomo comune che lotta per la sopravvivenza.Prima di discutere queste tre idee, precisiamo che l'Eroe si definisce (o almeno così fa la Treccani) come colui che si eleva al di sopra degli altri: in origine più per la nobilità di stirpe, in seguito per la nobiltà nell'agire.
L'Eroe non è necessariamente un guerriero: semplicemente la guerra, mettendo chi le combatte di fronte a situazioni e rischi assenti nella vita comune, facilita il manifestarsi dell'eroismo. Ma non è banalizzazione dire che l'Eroe può esserlo nel lavoro, nella scienza, nella politica, nell'arte e così via. È invece banalizzazione individuare l'eroismo nel fare ciò che tutti fanno, perché viene meno il senso stesso del termine: l'elevarsi, il fare più del normale, il più del dovuto. Dove tutti sono eroi, nessuno è eroe.Alla luce di quanto appena detto, si coglierà l'illogicità della formulazione di Volo (per la cronaca: tratta da Esco a fare due passi), pure se inserita nel suo epos dei broccoletti (in sintesi elogio di mediocrità e de-gerarchizzazione di valore; ma se proponi un modello anti-eroico, allora parla di anti-eroi e non di eroi). Tutti sopravvivono, indotti in ciò dall'istinto di autoconservazione, e non vi è nulla di particolarmente commendevole nel far ciò che si è costretti a fare. Al contrario, l'Eroe per distinguersi dalla massa può andare contro l'istinto di autoconservazione (sacrificare, o porre a rischio, la propria vita per conseguire un obiettivo o per salvare altre vite), o fare più di ciò che è da parte sua dovuto. Non potremmo definire un eroe, ad esempio, un Giacomo Leopardi che sacrifica la sua salute e la sua felicità per diventare un sommo poeta, e così deliziare contemporanei e posteri?L'idea della scelta libera e volontaria pare elemento costitutivo dell'eroismo, e ciò richiama in causa anche Eco. È in fondo diventato un cliché anche hollywoodiano, quello per cui l'eroe protagonista del film non diviene tale perché convinto della causa per cui battersi, ma solo perché travolto dagli eventi. L'escamotage classico vuole che i "cattivi" massacrino la sua famiglia, inducendolo per vendetta a combatterli. Questo leit motiv lo ritroviamo in tanti film di successo: pensiamo a BraveheartThe Patriot, o Giovanna D'Arco di Luc Besson, dove tra l'altro il primo e l'ultimo cambiano la vera storia pur d'inserirvi il tema suddetto. Gli appassionati di cinema potranno trovare molti più esempi, anche in generi diversi dall'epico e dallo storico. A quanto pare, l'individuo occidentale medio riesce ad accettare molto più la vendetta personale che lo schierarsi coscientemente per una causa collettiva che si ritiene giusta.Eppure, lo ribadiamo, è la libera scelta a dare davvero valore all'atto eroico.

Sembrano in ciò molto più savi dei nostri maître à penser odierni i teologi riformatori del Cinquecento quando, con logica rigorosa, notavano che non vi può essere merito individuale senza libero arbitrio. Così come una salvezza decisa da Dio è merito esclusivamente di Dio, un atto eroico costretto (non semplicemente indotto: costretto) dalle circostanze è "merito" delle circostanze stesse.Rimane in ballo la questione se sia davvero una sventura aver bisogno di eroi. Tanti pensatori hanno più o meno esplicitamente ricondotto il progresso a un meccanismo di sfida-risposta, in cui spesso giocano un ruolo essenziale individui straordinari per la loro capacità creativa. Tra i più espliciti assertori di tali tesi nel secolo scorso, citiamo alla rinfusa A.J. Toynbee, H.J. Mackinder, Carlo Cipolla, Lev Gumilëv. Sono le persone straordinarie (nel senso letterale di fuori dall'ordinario, e dunque non comuni) che, con i loro atti creativi (in cui spesso la creazione maggiore è l'atto in sé come esempio ispiratore per gli altri), rinnovano costantemente la vitalità di un popolo. Rovesciando l'aforisma di Brecht:sventurata quella nazione che non ha bisogno di eroi, perché significa che ha scelto coscientemente d'avviarsi sulla strada della decadenza.Restiamo sull'eroismo, torniamo a Hiroo Onoda. C'è una lezione che potremmo apprendere dall'eroica follia di questo giapponese che per trent'anni continua da solo una guerra già conclusa, o dai mille altri eroi - di guerra e pace, armati di spada, penna o lingua che fossero? Io credo di sì.Potremmo imparare da loro lo spirito di sacrificio e l'indomita fede di chi crede in ciò per cui lotta - sia essa una patria o un'idea, un partito o una persona, una guerra o una pace.Dovremmo imparare da loro che eroismo non è sopportare supinamente, tutt'al più inveendo (ma su Facebook Twitter, che la poltrona è più comoda della piazza) contro le storture del mondo; ma eroismo è insorgere, levarsi contro l'ingiustizia. Se il mondo è storto non è eroico guardarlo cadere, ma cercare di raddrizzarlo.Dovremmo riflettere che se oggi le cose vanno male, mancano i diritti e abbondano le ingiustizie, la morale è corrotta, l'ingiusto trionfa e il giusto patisce; se l'oggi insomma ci pare sbagliato, dovremmo impegnarci a correggerlo.Perché i diritti non li regala nessuno, la giustizia non si difende da sola, il progresso non viene da sé. Servono i creativi, servono gli eroi. Con buona pace dei Brecht, degli Eco e dei Volo.

19.1.14

Cagliari, storia di una coppia lesbica "Ecco com'è nata nostra figlia Angela"


Prima di riportare la  storia   di una famiglia gay  \  lesbica  o  "diversa"    se  si vuole seguire   l'ipocrita politicamente  corretto   e le difficoltà incontrate dalla coppia per realizzare il sogno della maternità
d'oggi    devo fare una premessa.
Non capisco  e mi lascia perplesso  il desiderio di maternità da parte delle  lesbiche  e   e  dei gay  , ma allo stesso tempo  mi chiedo   :  ma qualcuno pensa seriamente che due donne come genitori potrebbero non essere in grado di educare correttamente la bambina? Oppure di farla crescere felice? Allora nelle coppie etero dove un padre muore e la madre deve allevare un figlio piccolo non sarà in grado di allevare nel modo corretto il figlio perché manca la componente maschile? Allora secondo questa ratio obblighiamola a prender nuovamente subito marito per il bene del piccolo..... Io sinceramente non riesco a vedere tutto sto problema dell'educazione o della corretta crescita. L'importante   è che ci sia  amore ed affetto  e i bambini non crescano trascurati  ed abbandonati  , come spesso accade   nelle coppie  etero , dove  spesso  : <<  Tra questa gente senza più cuore, e questi soldi che non hanno odore \e queste strade senza più legge\e queste stalle senza più gregge\senza più padri da ricordare\e senza figli da rispettare. (...)  >> per parafrasare una famosa canzone di  Francesco De Gregori


  dall'unione sarda del 19\1\2014 


Una donna cagliaritana e la sua compagna raccontano: siamo una famiglia “illegale”«Così abbiamo fatto un figlio»Con la fecondazione eterologa a Madrid, vietata in Italia 
Il sogno di una coppia cagliaritana si è realizzato in una clinica di Madrid


Un neonato tra le braccia della mamma


Sandra, 37 anni, professionista cagliaritana, e Francesca, impiegata, vivono insieme da dieci anni. Il desiderio di avere un figlio è maturato quattro anni fa. Impossibile realizzarlo in Italia. La loro bambina, Angela, è nata nel 2011 grazie all'inseminazione intrauterina praticata in una clinica di Madrid. Sandra è rimasta incinta al secondo tentativo con l'inseminazione intrauterina, fatta in una clinica a Madrid, perché in Italia diventare madre con il seme di un donatore estraneo è vietato.Lo chiamano “turismo procreativo” e nonostante se ne parli poco registra numeri eclatanti. Per l'Osservatorio nazionale, ogni anno sono circa 4000 le persone che vanno a cercare di avere un figlio all'estero, con varie tecniche (legali) di fecondazione. In uno studio della rivista scientifica di Oxford, Human Reproduction , in Europa, il gruppo che varca maggiormente i propri confini alla ricerca di una soluzione all'infertilità, è quello italiano, il 31,8% del totale.Sandra, 37 anni, è una libera professionista cagliaritana, vive da dieci anni con la sua compagna, Francesca, poco più grande, impiegata. Nel 2009 decidono che vogliono diventare mamme ma non sanno come fare, non hanno esempi vicini (soltanto in seguito si avvicineranno alle Famiglie Arcobaleno, un'associazione ora molto attiva anche in Sardegna) e cominciano la loro ricerca su Internet.Provateci: di centri specializzati ce n'è un'infinità. In alcuni Paesi si possono scegliere le caratteristiche del donatore (Inghilterra, Belgio, Scandinavia), in altri l'anonimato è totale, sono i medici a decidere quale seme utilizzare e il segreto resta assoluto, salvo che il nascituro contragga una malattia grave o si trovi da grande coinvolto in un processo penale, per cui è necessario conoscere il suo patrimonio genetico. Le italiane di solito puntano sulla Spagna.Sandra e Francesca cercano una clinica in cui si parla italiano e trovano il sito fivmadrid.es . «Vent'anni di esperienza per differenti progetti familiari, per coppie eterosessuali, lesbiche e donne sole», dice l'home page. «Maternità a prezzi accessibili e finanziamento senza interessi», «trattamenti personalizzati, 1500 nel 2013, il 90 per cento andati a buon fine». Incuriosite, mandano una mail, spiegano la loro situazione, compilano una scheda e dopo due giorni ecco la gentile risposta.«Ci hanno subito richiesto una serie di visite ginecologiche, dosaggi ormonali, esami del sangue, poi siamo partite», raccontano.«Lì abbiamo incontrato un medico e una psicologa, ci hanno illustrato gli aspetti tecnici, spiegato che non è un percorso semplicissimo, non sempre si resta incinte subito, potrebbe anche non succedere. Ci hanno detto che si poteva fare la Fivet, cioè la fecondazione in vitro, oppure l'ovodonazione, la donazione di ovociti da parte di un'altra donna. O ancora la Iui, l'inseminazione intrauterina, la più semplice e per noi quella adatta». Una volta accettato, scatta un protocollo rigidissimo: documenti, consenso, certificati in cui si dichiara chi sarà la mamma biologica e (quando c'è) il nome del secondo genitore, uomo o donna, il sesso non importa. Sono tornate a casa, era febbraio del 2010. «Qui ci siamo affidate a un ginecologo, ci ha aiutato tanto ed è stato felice di farlo». Sandra ha iniziato a prendere gli ormoni prescritti, tramite dolorose iniezioni quotidiane in pancia, per due settimane, con l'obiettivo di far crescere i follicoli «e via fax mandavamo le ecografie a Madrid». Un giorno arriva la chiamata: la donna è pronta, è il momento giusto del ciclo, venite entro 36 ore. Prendono l'aereo, atterrano al Barajas , una corsa in taxi fino a Calle del Marqués de Urquijo 26, sede della Fiv, e in day hospital a Sandra, in 5 minuti, un medico introduce il seme con un tubicino. «Non sappiamo niente del donatore, se non che è un uomo sano. In alcuni Paesi c'è l'opzione aperta, il figlio a diciotto anni può chiedere il nome e andare a conoscerlo, noi abbiamo preferito quella chiusa». Una notte in hotel, quindi rientrano a Cagliari e aspettano. Dopo due settimane fanno un test di gravidanza che purtroppo risulta negativo.Allora si ricomincia. Iniezioni, ecografie, visite, e la nuova chiamata. Si vola di nuovo a Madrid, un'altra inseminazione, il ritorno a casa, dita incrociate, avrà funzionato?Finalmente la bella notizia: Sandra è incinta. Così porta avanti una normale e serena gravidanza qui.La clinica a questo punto ha esaurito la sua missione: vuole soltanto la prima ecografia e poi, se tutto fila liscio, una comunicazione finale: Angela è nata il 6 giugno 2011, peso 2,8 chilogrammi. «Quanto è costato? Quattromila euro, ogni volta, tutto compreso, anche viaggio e soggiorno. Complessivamente 8000 euro. Siamo state fortunate, già il secondo tentativo è andato a buon fine, non sempre è così facile». Oggi, due anni e mezzo dopo, Sandra, Francesca e Angela vivono a Cagliari, in una villa con un giardino e un cane. Niente cognomi, per proteggere la piccola. Sono una splendida famiglia, che non è riconosciuta dallo Stato italiano.

Cristina Cossu






ecco cosa succede  all'estero   , sempre  dall'unione sarda  

Cosa succede in Gran Bretagna e nei diversi Paesi d'Europa. Negli Usa anche la maternità surrogata
La Banca dove il seme si sceglie on line



In Harley Street, a due passi da Regent's Park, c'è la London Sperm Bank . Fondata nel 2010, la Banca del seme di Londra è il principale fornitore di sperma del Regno Unito, ha diecimila fiale in giacenza e aiuta «le coppie e le donne sole a realizzare il sogno di avere un bambino». Per poter usufruire dei servizi di questo speciale istituto bisogna essere un paziente registrato alla Women's Clinic oppure al Bridge Centre. Ogni ciclo di trattamento costa 850 sterline. A questo punto, si può sfogliare il catalogo on line e selezionare un donatore. Si può scegliere per razza - asiatico, nero, caucasico, sangue misto, orientale - colore degli occhi, dei capelli e della pelle, altezza, nazionalità, titolo di studio, occupazione, religione. Ad esempio: il donatore 1045, è sudafricano, ha gli occhi verdi, i capelli castano scuro, carnagione chiara, è alto 1 metro e 80, pesa 86 chili, ha due lauree, in Giurisprudenza e in studi sul Sud est asiatico, fa l'avvocato e la sua confessione è l'ebraismo. I suoi interessi e hobby sono: nuoto, sci, escursionismo, fotografia, viaggi e volontariato. Inoltre, è molto cordiale, loquace e socievole e, nel tempo libero, ama uscire con gli amici.
Non sono tantissime le italiane che approdano nella capitale inglese per una fecondazione eterologa, «a pesare è probabilmente il fattore linguistico». La metà preferita per le coppie e le single di casa nostra - registra l'Osservatorio sul turismo procreativo - è la Spagna, dove la legge consente sia la donazione di gameti che quella di embrioni e dove esistono grandi cliniche per la procreazione medicalmente assistita in cui tutti, centralinisti, medici, infermiere, parlano italiano. La seconda destinazione più frequentata è la Svizzera: qui è ammessa soltanto la donazione di seme alla donna sposata. Da un po' di tempo sta avendo successo anche la Repubblica Ceca, con una normativa analoga a quella spagnola, sempre “sicuro” il viaggio in Danimarca, dove si può usufruire sia della donazione del seme che di ovociti (non di embrioni), a prescindere dallo stato civile. In Belgio è consentito tutto, in Grecia pure ma è necessario essere coniugate. In Europa - spiegano all'Osservatorio - soltanto Italia e Turchia non ammettono l'eterologa.
La “maternità surrogata” (utero in affitto), vietata anche questa dalla nostra legge 40, si ha quando una donna si fa carico di una gravidanza, per conto di una coppia sterile, omosessuale o di un single, fino al parto. La fecondazione (in vitro) viene effettuata con seme e ovuli della coppia richiedente o, se necessario, di donatori e donatrici. L'embrione poi viene impiantato nell'utero della portatrice, che partorirà senza essere però riconosciuta come madre. La madre legale sarà solo quella che ha trasmesso i geni, anche se non ha partorito. I pionieri di questa pratica sono gli Stati Uniti - agenzie specializzate seguono l'intero percorso, dalla ricerca della “madre” alla burocrazia da affrontare quando nasce il bambino, con costi che variano dai 70 mila ai 165 mila dollari - ma si fa legalmente anche in Canada, Russia, Ucraina e India. Non si conoscono i numeri esatti del fenomeno dall'Italia (migliaia di persone, comunque) anche perché una volta che si torna in patria sorgono problemi legali di riconoscimento da parte dello Stato. È accaduto che una coppia sia stata accusata di “alterazione di stato di nascita”, reato punito con la reclusione fino a 15 anni. 

sensi di colpa , rimorso , rimpianto , , utili o inutili ? eliminarli o conviverci ? 1 puntata

Iniziamo   questa esplorazione   di me  e non solo parlando  \  affrontando  i sensi  di colpa  

per  chi volesse approfondire  


http://www.clinicadellatimidezza.it/il-senso-di-colpa/
http://www.solaris.it/indexprima.asp?Articolo=40
http://www.solaris.it/indexprima.asp?Articolo=2250
http://www.barbarabenedettelli.com/1/ricominciare_il_senso_di_colpa_3092021.html
http://www.laveritachelibera.com/Libri/La_psicologia_della_colpa.htm

Innanzitutto  per poter  analizzare   una cosa   ci si deve  chiedere    cosa  è  o cosa sono  i sensi di colpa   e come influiscono   su di noi e  sul nostro percorso  .

 N.B
chi lo sa  già   può anche saltare  la  parte iniziale  di questo  pezzo

Definizione psicologica del senso di colpa – Il senso di colpa è qualcosa di molto profondo, a volte un sentimento molto doloroso e alla base di gravi problemi e disturbi. Il senso di colpa arriva a determinare le nostre azioni, le nostre scelte, la nostra vita. Nasce dal “non essere all'altezza” e trova terreno fertile in una personalità fortemente autocritica.
da http://www.albanesi.it/

Infatti i sensi di colpa si basano sulla paura interiorizzata, spesso inconscia, di un giudizio negativo (nessuno infatti ha paura di un giudizio positivo), e che tale giudizio negativo comporterà una punizione che la persona vive sempre come un rifiuto o una minaccia di ritiro dell’amore da parte della persona che la giudica negativamente. In definitiva il senso di colpa ci dice “sei colpevole e verrai condannato e punito con l’abbandono”. Quindi sotto ogni senso di colpa c’è sempre il terrore del rifiuto, dell’abbandono e della morte.
Il senso di colpa si basa anche su tre componenti cognitive:


  1. La valutazione negativa del proprio comportamento o anche della sola intenzione;
  2. L’assunzione di responsabilità quando si riconosce di essere stati causa diretta o indiretta di un evento;
L’abbassamento dell’autostima morale, attraverso la valutazione negativa del proprio comportamento, riconosciuto come volontario.
È possibile ipotizzare anche che il senso di colpa nasca anche da una sopravvalutazione delle proprie capacità o dalla sensazione narcisistica di essere, in qualche modo, al centro del mondo. Il pensiero psicoanalitico suggerisce di esaminare questi processi mentali con attenzione: quando in psicologia si arriva alle radici di un senso di colpa apparentemente immotivato, di solito si trova un sentimento ostile nei confronti di qualche componente della famiglia o di un suo sostituto.
Non provare sensi di colpa vorrebbe dire essere totalmente dominati dalla crudeltà', dalla superbia e dall'orgoglio o viceversa essere degli 'illuminati'.


 Ora veniamo   al post  vero e proprio


Secondo  il mio percorso  , fin qui fatto  da  solo e in compagnia    ( ancora  sono in word progres ) ,   posso  dire  che a differenza di  quanto dice  http://www.albanesi.it/Mente/sensocolpa.htm .a  volte faccio una distinzione fra  sensi di colpa  UTILI   e sensi di colpa INUTILI
Gli considero   Utili    quando la  colpa   ti  indica  e  ti rende  consapevole   dell'errore  diretto  o indiretto che fai  con : i  tuoi gesti  , le  tue parole  , i tuoi scritti  , ecc  . insomma  ci permettono di rimediare \  capire  ad errori o di evitarli in futuro.
idem precedente  

INUTILI quando quando non ti servono  o non t'indicano niente    cioè    sono un problema che causa parecchi altri problemi psicologici, oppure e' causato da essi. Io ho un senso di colpa ogni 4 minuti e 30 secondi. Classico esempio da manuale del senso di colpa dannoso e che e' spesso associato ad altri disturbi psicologici: il sentirsi in colpa quando si esce da un negozio senza comprare niente. 

Adesso la mia esperienza   personale  in merito 

Io avevo  ( ed  ogni tanto  ci ricado ancora  )    questo problema che mi opprime per un certo periodo di tempo quando mi capitano situazioni dove, secondo me, il mio intervento avrebbe potuto essere decisivo. Un esempio  ? Qualche  tempo fa il nostro gatto  (  foto a destra  )  e' morto di vecchiaia: quel giorno non
eravamo in casa , sapevamo che'era  malato e che  forse  sarebbe morto  da  li a qualche  giorno  ,  purtroppo pero' al ritorno lo abbiamo trovato morto, come se ci avesse aspettati per andarsene.A questo punto ho cominciato a colpevolizzare così da rendermi la vita impossibile per settimane imputandomi cose come: Se fossi stato a casa avrei potuto stare con lui tutto il giorno ed accompagnarlo <<   non gli hai dato, >> come mi dice  anche mia madre ,  <<  la  soddisfazione   di vederti laureato   lui che  veniva   a sdraiarsi  sulla   tua  scrivania   mentre  studiavi >>   Forse non gli ho dato tutto quello che avrei potuto dargli quando era in vita... Sapevo che era vecchio, potevo passare più' tempo con lui, fargli ancora piu' coccole, godermelo ancora di più' e cosi' via...
Purtroppo ad ogni situazione analoga si ripresenta lo stesso copione di tormenti e sensi di colpa non giustificabili o comunque  troppo  eccessivi e pur riconoscendo questo non posso pero' fare a meno di subire questa tortura psicologica auto-imposta  e lotto  contro  d'essi  
Ora  mi chiederete    come  lottarci  . 
 Dipende   quando  sono tuoi o  non tuoi ( su  questo non posso darvi   nessun consiglio  sei tu  che devi decidere    quando   sono tuoi e  quando  non lo sono  )  . Posso solo dirti che quando  non  sono tuoi, non fanno parte di te quindi non li ascoltare. Per non dargli modo di assalirti e divorarti la poca serenità che hai, non gli devi dare modo di formarsi.  Se  invece si  sono già formati  chiedi  mi serve continuare cosi  o no  ?  Se abbiam fatto qualcosa di sbagliato senza dolo, provare sensi di colpa non aggiunge nulla. Se l'abbiam fatto con dolo, invece, il senso di colpa ha men che mai senso...  le  famose  lacrime di coccodrillo ?  . Se invece  sono i tuoi  ecco un consiglio generale     a cui spesso ricorro  quando m'assalgono   preso da  http://www.ass-arcano.it/

                                                  I sensi di colpa


Credo che non esista essere umano che non sia ammalato di SENSI DI COLPA. Tuttavia molte persone, pur nominandoli spesso, non capiscono né cosa siano, né di cosa veramente si stia parlando, poiché i loro sensi di colpa sono profondamente nascosti nell'inconscio. Quindi, pur essendo notevolmente condizionati dai sensi di colpa, non comprendono cosa possano fare per liberarsene.
Allora, il primo lavoro da fare è comprendere cosa sono i sensi di colpa, come cercarli e come riconoscerli attraverso una indagine introspettiva. Riconoscere i propri sensi di colpa è difficile poiché significa ammettere la propria incapacità e la propria debolezza andando a toccare due fattori molto delicati e cioè :
l'IDEA DI PERFEZIONE grazie alla quale ognuno di noi è profondamente convinto di essere sempre perfetto e senza colpa alcuna
il proprio IDEALE DELL'IO, cioè quello che noi vorremmo essere o a cui aspiriamo, e col quale continuamente ci troviamo a confrontarci. Questo ideale dell'io è sempre sproporzionato rispetto alle nostre reali capacità
I sensi di colpa si nascondono spesso dietro una profonda e vasta mancanza di desideri e dietro frasi del tipo "no questo non mi interessa" oppure "no non mi piace" o "no questo non mi va". La verità è che quella cosa non ci va poiché il solo ipotizzarla terrorizza il soggetto che non può ammettere a se stesso questa sua debolezza.
Quindi, proprio per la nostra tendenza a nasconderli, la conoscenza dei sensi di colpa non va mai data per scontata. Anzi ogni tanto è necessario tornare a lavorare su di essi a differenti livelli di profondità partendo ad esempio dalla attuale incapacità a dire dei "NO" alle richieste altrui.
Molte persone hanno fortissime resistenze a riconoscere che molte cose non le fanno PER PAURA e preferiscono mentire inconsciamente, affermando che non fanno certe cose perché "NON GLI VA" di farle. Ma se osserviamo la nostra vita con onestà, scopriamo che le cose che "non ci va di fare" sono veramente molte. Bisogna quindi ipotizzare che non siamo capaci di farle perché altrimenti ci sentiremmo in grave disagio e avremmo paura giacché esse ci furono proibite da nostra madre quando eravamo bambini e poi crescendo abbiamo interiorizzato tali divieti e questi sono così divenuti nostri divieti interni.
Riassumendo è necessario comprendere che :
I sensi di colpa sono un gran peso e non consentono una vita serena e soddisfacente poiché ci allontanano dai nostri desideri e dal nostro progetto di vita.
I sensi di colpa si sono formati nel rapporto con la madre quando eravamo molto piccoli e rappresentano tutto ciò che essa ci proibiva, oppure che noi stessi abbiamo creduto non essere gradito a nostra madre.
La proibizione materna e/o paterna non è stata solo quella esplicita, anzi essa ci è stata passata soprattutto dal loro comportamento esterno che veniva poi interpretato dalle nostre menti ancora poco sviluppate e quindi incapaci di capire coerentemente.
Si scopre così che molte persone vivono proibizioni veramente astruse ed assurde. A volte, per esempio, è sufficiente un commento genitoriale sulla sessualità o altro mentre in famiglia si guardava la televisione, per influenzare profondamente un bimbo e creare in lui minacce e condizionamenti inconsci.
Antonio Mazzetti dice spesso che ognuno di noi ha almeno centomila comandamenti interni che non conosce e non riconosce come tali, ma ai quali ubbidisce ciecamente in modo assoluto. Questi comandamenti sono stati scritti dentro di noi dalla madre e/o dal padre quando eravamo piccoli; sono il super-io freudiano.
Infatti i sensi di colpa si basano sulla paura interiorizzata, spesso inconscia, di un giudizio negativo (nessuno infatti ha paura di un giudizio positivo), e che tale giudizio negativo comporterà una punizione che un bambino piccolo vivrà sempre come un rifiuto o una minaccia di ritiro dell'amore materno stesso. In definitiva il senso di colpa ci dice "sei colpevole e verrai condannato e punito con l'abbandono", che per un bambino piccolo significa con la morte. Quindi sotto ogni senso di colpa c'è sempre il terrore del rifiuto, dell'abbandono e della morte.

                                            Come si combattono i sensi di colpa
Ci si libera dei sensi di colpe soltanto attraversando le seguenti fasi, tutte necessarie:
Riconoscere i propri sensi di colpa. Ossia vederli ed evidenziarli alla propria coscienza, poiché essi sono quasi sempre totalmente inconsci. Quindi valutare obiettivamente se quando "non ci va" di fare una cosa, non vi si nascondano invece dei sensi di colpa. È molto differente infatti essere educati o riservati per una scelta matura e responsabile od invece esserlo per sensi di colpa inconsci e quindi per paura di perdere l'amore materno. Naturalmente tale esempio è estendibile a infinite altre possibilità.
Calpestare i propri sensi di colpa, ossia provare a fare le azioni sentite come proibite, cercando di farle in una forma "terapeutica" non distruttiva. Se per esempio, avessi paura a prendere a calci l'autorità (che rappresenta la madre o il padre), non devo farlo nella realtà andando a prendere a calci il primo carabiniere che mi capita a tiro, poiché finirei ovviamente (e giustamente) in galera. Potrei invece trovare una forma simbolica che mi consenta di vivere comunque questa esperienza. Ad esempio disegnare su un foglio una figura che rappresenta l'autorità o mia madre e colpirla. Questo spostamento in chiave simbolica non deve essere assolutamente visto con superficialità perché viene vissuto con molte resistenze da parte di tutti. Ma vi assicuro che il riuscire a farlo autenticamente è molto più efficace che nella realtà, giacché viverlo simbolicamente in modo "primario" aiuta molto di più a prendere coscienza della formazione dei sensi di colpa e delle paure infantili. L'azione va fatta, naturalmente, con la coscienza che si sta cambiando una situazione problematica infantile, e che non si sta commettendo nessuna colpa reale. Ecco quindi la necessità di un situazione simbolica.
Conoscere e riconoscere le modalità difensive personali con le quali nascondiamo o riduciamo le sensazioni di sofferenza collegata ai sensi di colpa. Vi elenco alcune difese molto diffuse:
Ridere mentre si esegue l'azione
Chiudere gli occhi per non vedere
Irrigidire tutto il corpo o parti di esso.
Esagerare i movimenti, la voce, la gestualità in modo isterico.
Formulare e ripetersi mentalmente pensieri consolatori o decolpevolizzanti.
Formulare mentalmente pensieri giustificatori delle proprie azioni.
L'esistenza di tutte queste difese dimostra che quando ci si sforza di commettere l'azione proibita bisogna sentire effettivamente tutta la colpa che nostra madre ci ha addossato. Altrimenti si rischia di calpestare i sensi di colpa senza tuttavia riuscire mai a liberarsene. Ciò accade poiché in quel momento si mettono in atto una o più barriere difensive per non sentire le minacce e l'angoscia collegata ai sensi di colpa, strategie difensive che sfuggono al controllo della persona stessa. In definitiva per lavorare sui sensi di colpa è necessario :
vederli
affrontarli con determinazione e costanza
ridurre sempre più le strategie e gli strumenti difensivi personali messi in atto contro il sentire, aiutandosi ad accentuare l'azione proibita in forma terapeutica, imparando a ridurre le resistenze e non a rinforzare lo stimolo.
Un punto fondamentale è perdonarsi ed imparare a farlo, ad ogni fallimento durante questo tipo di lavoro, altrimenti i sensi di colpa si nascondono di nuovo nell'inconscio e si trasformano nella assenza di desideri
Louise Hay afferma che i sensi di colpa sono delle emozioni assolutamente inutili, perché non fanno star bene nessuno e non riescono a cambiare nessuna situazione. Tuttavia il senso di colpa ha una sua utilità specifica e cioè ci consente di comprendere che nascondiamo una colpa reale. Antonio Mercurio afferma che ogni senso di colpa nasconde una colpa reale.
La colpa reale è quella colpa che l'individuo commette nel non realizzare il proprio progetto di vita, la finalità per la quale l'Universo gli ha fatto dono della vita.
Colpa reale è rimanere ancorati ai meccanismi infantili e rifiutarsi di nascere al proprio progetto del se.
Ogni senso di colpa ha come radice una colpa reale, di cui diviene campanello d'allarme, di come siamo ancorati al potere materno e paterno.
Un bambino divorato dalla colpa dell'odio, diviene un bambino ammalato di sensi di colpa. Da adulto sarà un adulto ammalato di sensi di colpa, la sua colpa reale sarà il non fare nulla per liberarsi e realizzare il progetto del proprio se.
Pertanto, riassumendo, quando ci sentiamo in colpa a causa dei sensi di colpa dobbiamo, secondo me, procedere nel modo seguente:
Mi sento in colpa
E' un senso di colpa?
Da quale proibizione materna diretta o indiretta mi deriva?
Quali resistenze o meccanismi difensivi adotto per ridurre la sofferenza?
Se non li affronto e non costruisco "qui ed ora" un progetto per uscire da questo tipo di senso di colpa che sento oggi, mi assumerò una colpa reale contro la mia persona e la mia coscienza.
Nel fare il progetto di liberazione, devo tenere presente sia il grado di libertà che possiedo, sia il concetto di perdono che quello di complicità.
Soprattutto non devo mai scoraggiarmi, poiché il lavoro sui sensi di colpa è lungo e difficile ma ripaga sempre con benessere e libertà.
Ogni piccola vittoria sui sensi di colpa dà una particolarissima soddisfazione, senso di appagamento e di vitalità altrimenti irraggiungibile con altre esperienze.
Per finire un consiglio di Antonio Mazzetti : "Il senso di colpa in realtà, ti viene messo addosso da chi ti VUOLE DOMINARE, quindi liberati dai sensi di colpa."
non so che altro dirvi se  non buona lotta  

18.1.14

il dolce e l'amaro [ come lenire il dolore )

 ti potrebbero tornare utili visto che   ossessione e  dolore  sono collegati






Alcuni lettori    mi chiedono ,  dopo aver letto il mio precedente  post combattere  o arrendersi ?  una  terza  via  lasciare fluire il dolore  come faccio e  come fare   a lenire il dolore   .
inizialmente  ero tentato di non rispondere  per  evitare  di passare  come un cattivo maestro ed evitare strumentalizzazioni  o di  rispondere in maniera   che può essere  considerata  ovvia e scontata  con  questa frase   e relativo video   di giovanni lindo ferretti





"La vita umana non dura che un istante, si dovrebbe trascorrerla a fare ciò che piace. In questo mondo fugace come un sogno viver nell’affanno è follia. Ma non rivelerò questo segreto del mestiere ai giovani; visto come vanno le cose oggi potrebbero fraintendermi". ( Dall'album "noi non ci saremo, vol.II", unica versione con il seguente prologo ) 
Ma poi  ho pensato che  forse  è meglio  fare  come ( salvo il corsivo fra parentesi che  è mio  )  suggerisce nel finale  di questo articolo  http://virginpunk.wordpress.com/2014/01/13/godersi-la-vita-non-significa-oscurarla/    la  compagna  di strada  virginpunk
ciò che scrivo [ quando parlo direttamente di me ] nei miei articoli sono parto del mio personale pensiero, non corrisponde né voglio farlo passare come verità assoluta.


eccoci  comunque  alla classica  domanda  come  lenire il dolore  ?
Ogni uno  ha  i suoi metodi   io non ne ho uno preciso  lascio che entri ed  esca  da solo .infatti generalmente  mi succede  che  entra  ed  esce  senza  che io debba combatterlo  o lottarci troppo  . Altre  volte uso questi sistemi
1) non pensarci , perchè  più ci pensi più  esso fa male  ed  aumenta
2)  vederlo  come qualcosa  di necessario cioè come la scena  clou  del film il  dolce  e l'amaro





  o come qualcosa  ( a volte  )   di costruttivo  per  andare  avanti

3) pensare  ad  altro  : a) momenti allegri , quello devi fare  nei giorni successivi  , ascoltare  musica , leggere,  vedere  gente  , camminare  , fare attività fisica<      come  una semplice  camminata  \  esccursione  , ecc
4)) tisane ed  infusi

Bastano 5 minuti per preparare una tra le tantissime tisane rilassanti esistenti in commercio, e un’altra manciata di minuti per godersela. Quello della tisana rilassante dovrebbe essere uno spazio quotidiano di rilassamento, che fa parte della cura di séUno spazio in cui, insieme al liquido che entra e scende nel nostro corpo, se ne vanno, lavati via, pensieri negativi e aspri, ci si concede una tregua e un risposo da tutto quanto ci gira attorno per entrare un po' in noi stessi.  Ecco perché sono così importanti le tisane rilassanti. qui come sceglierle


 ecco una mia   preferita  

 qui ulteriori  siti 

6) Le  droghe  
 ci sarebbero anche  ma   sono solo dei palliativi  , ed  effimeri  contro producenti  se  in eccesso per la salutee la psiche    .Infatti io non gli sto più usando . Alcool  e  Droghe ( quest'ultimo non è il mio caso o almeno non più )


7) con la meditazione . 

Infatti Le tecniche di meditazione sono effettivamente in grado di indurre notevoli effetti analgesici: lo attesta uno studio condotto Wake Forest Baptist Medical Center Meditation i cui risultati sono pubblicati in articolo sul Journal of Neuroscience. qui   sotto uno degli esercizi classici 




























con il  tempo il dolore si allieva, e noi ci abituiamo a sopportarlo. E' un po' come certi  dolori fisici che non se ne vanno mai : col tempo riesci ad abituarti a questo dolore tanto da poter affrontare la giornata. Non dobbiamo però dimenticare che ci sono delle persone che, a volte, possono considerarsi veri e propri antidolorifici.


topolino panini qualcosa si muove o è solo di facciata ?


nessuno  se n'è accorto    -  Salvatore  Niffoi -Piero Marras  )


questo post  si basa  sula lettura  dei  primi    numeri   dell'edizioni  panini  di  topolino  .


Inizialmente   credevo che   tale passaggio  segnasse  come   dice questa  canzone  : << (...)  (...)  So che riprenderò \ il mio giusto tempo \per non sopravvivere  \ solo monumento >> ( mau Mau   marzo 1995   http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=9149 ) e  parte  del comunicato ufficiale  della  panini  
 : <<  (  .... ) Aldo H. Sallustro, amministratore delegato Panini S.p.A., ha così commentato l’acquisizione: “E’ con grande soddisfazione che accogliamo Topolino e le testate Disney all’interno delle attività editoriali Panini. Da sempre Panini è in prima linea per divertire, intrattenere e anche educare i ragazzi di tutte le età, ed è motivo di orgoglio poter continuare a farlo attraverso periodici che già sono nelle storia dell’editoria e della cultura di questo paese, e continueranno a esserlo negli anni a venire grazie all’impegno nostro e di tutta la nostra squadra, Questa acquisizione consolida il nostro ruolo di editore leader in Italia nel publishing per ragazzi, e rende ancora più saldi i rapporti con Disney, di qui siamo licenziatari esclusivi per le figurine da decenni, e con cui siamo già in relazione nel settore publishing grazie alle licenze Marvel e Star Wars”.  da  http://www.postcardcult.com/articolo.asp?id=6328&sezione=11
Insomma un rinnovamento totale   / una  tabula rasa  elettrificata   degli ex Csi   . Ma  poi   ,ho  pensato che il  cambiamento   rapido \  tabula rasa   del proprio passato  è  un illusione  e che  può portare  a  <<  Tutti siamo liberi di cambiare se siamo disposti a peggiorare la nostra condizione. >>( Ascanio Celestini, Lotta di classe, 2009 ) o peggio  magari la morte  e la distruzione   se  non si  allenati ai cambiamenti  o peggio   a 







 ecco allora    che preferisco  un cambiamento   lento    e graduale   come quello  che sta  avvenendo  ,con ottimi risultati (   almeno da i numeri letti fin 'ora  ),   con Dylan dog  .

Già incominciano le prime lamentele  dei collezionisti  , come si  vede dalla  foto a sinistra presa  mi pare   dalla pagina facebook  di topolino ,  per  come  il giornale  per    diverse volte  il giornale  viene  incollato male . Ma   queste  sono   solo sottigliezze, in quanto  <<  Il passaggio potrebbe apparire più di forma che di sostanza poiché l’impostazione grafica [   ed , aggiunta mia , i difetti nell'impostazione che caratterizzano il topo da 30 anni a questa parte ] della testata di punta resta invariata, a parte la presenza del logo Panini, e il parco autori al lavoro sui fumetti è rimasto il medesimo, così come la redazione del giornale. >> infatti , ed è già un passo importante , come dice sempre  questo articolo  di lospaziobianco.it << Anche se l’acquisizione è ancora fresca e sarebbe lecito aspettarsi un periodo di assestamento, in realtà il lettore più attento ha già potuto notare alcuni significativi cambiamenti di concezione del fumetto Disney in Italia, rispetto al passato.
Una cosa infatti è da sottolineare: il fumetto Disney è un patrimonio incredibilmente vasto, e come tale possiede al suo interno opere trascurabili, buone e ottime. In queste ultime due categorie rientrano un gran numero di storie (e di autori che le hanno realizzate) sia nel lontano passato sia negli ultimi anni, che molti lettori di fumetto tout-court apprezzerebbero per l’alta qualità degli intrecci narrativi e dei disegni, se avessero la possibilità di conoscerlo.Il problema di Disney Italia è che troppo spesso non ha saputo valorizzare appieno questa ricchezza artistica: ci sono state testate volte e celebrare sceneggiatori e disegnatori di particolare pregio (Zio Paperone, I Maestri Disney, alcune recenti collane allegate a quotidiani nazionali), ma non sempre si è trattato di iniziative con una direzione precisa e capaci di farsi notare anche fuori dalla cerchia degli appassionati disneyani.Un altro problema della visione di Disney Italia è la reperibilità degli albi realizzati: negli anni ’90 sono usciti alcuni volumi “one-shot” di grande caratura, spesso in occasione di ricorrenze particolari, ma la loro “sopravvivenza” era limitata ad alcune settimane in edicola, per poi sparire dalla circolazione. Un caso simile, ancora più eclatante, è quello del semestraleTesori Disney, confezionato e pensato in tutto e per tutto per essere un libro – dalla copertina cartonata al prezzo importante per un prodotto da edicola – , che in libreria non è mai stato distribuito.Salvo alcune iniziative dell’etichetta Disney-Libri, che spesso
ristampava alcuni dei volumi più significativi pensati per il circuito delle edicole, molte raccolte, ristampe e iniziative monografiche non hanno avuto la diffusione che avrebbero meritato.
Forse è proprio pensando a questo, che una delle prime mosse attuate dalla Panini Comics è stata quella di far sbarcare alcuni volumi Disney in fumetteria, luogo finora a loro precluso: un handicap non da poco per la diffusione del fumetto Disney al di fuori del pubblico di appassionati.
La Panini, forte della sua esperienza con i titoli Marvel e non solo, ben conosce le potenzialità dei “comics-stores”, e soprattutto le abitudini e i desideri di chi frequenta questi negozi. Da qui la scelta di lanciare prodotti pensati esclusivamente per questo circuito, quindi contraddistinti da un aspetto lussuoso e da contenuto meritevole. L’esempio più recente è lo Scrigno dei Mille, un cofanetto di cartone che contiene la ristampa anastatica dei numeri 1000, 2000 e 3000 di Topolino, iniziativa che ha più di un motivo per essere apprezzata, in special modo dall’acquirente da fumetteria: una confezione elegante, la ristampa con impressioni in oro di numeri importanti per la testata, la componente celebrativa. >>


Ma  come  ho detto nel titolo per il momento  , di solito  sono essenziali  i primi 100  giorni ,  non si  è    vista  neppure  l'ombra  di cambiamenti strutturali ,  ma  aspettiamo  visto  che   stiamo passando da  : <<  si respira un'aria immobile \ controvento non si piscia più  (...) >> . E poi    in tutti  processi di cambiamento   : <<   anche il viaggio più lungo inizia  con un piccolo passo  >>  
Ecco  cosa  la nuova  gestione   del topo   dovrebbe  ( almeno provare  visto che  il  contratto  , salvo rinnovamenti  è per  6 anni  )  cambiare  \  trasformare 

.  uso quasi  monopolistico  delle  storie  tedesco \ danesi  nelle storie straniere
. sbilanciamento   nelle storie   a favore  dei paperi  e uso raro  di una forma   di equilibrio fra  topi e paperi
.   rinuncia  a creare  nuovi personaggi
. poco coraggio    cioè  mancanza  di una seconda possibilità  o sottovalutazione  dei  personaggi minori ( il nipote   di Rockerduck  , la  nipote  di battista  , i nipoti di :  paperoga, gastone  , ciccio  ,  basotti  , batista  , archimede  , le nipoti di minni  , la famiglòia di Amelia , di gambadilegno , gangetto  ecc  )
. mancanza  di riutilizzo e  riadattamento d personaggi  storici  (   pacuvio , zio sfrizzio  , sgrizzo ,  zia tessie   , ecc  )
.fine precoce  di alcune " minini saghe "  (  topolino 20802  ,dove osano le papere, pippo reporter  )
. personaggi a  senso unico ( salvo rare eccezioni    con discreto successo )  ad esempio  :  topolino    topolino  saccente  ,  precisino , so tutto io , ci penso  io  , gastone sempre  fortunato  , Ciccio sempre  mangione  , ecc


Visto che molti m'accuseranno  ma  sai solo distruggere ?  e  come ricostruiresti  ? Ecco  I miei consigli   , anche   se    visto il mio  scarso seguito , quando gli postai  ( anche  se   se  sotto altra  forma    )  sul  forum  del   papersera.net  ,  a  chi (  Disney  italia o  Panini Comics   ?  )  dopo  questo  intervallo di  6 anni   riprenderà la  " conduzione " di  topolino  

storie straniere   

Bengano , se  non si hanno idee  o problemi  economici  per   i diritti  di storie  originali  .  Ma  soprattutto  sarebbe  bello << Se le storie fossero sempre scelte tra le migliori disponibili la cosa potrebbe non essere male. In fondo anche ai nostri  autori potrebbe fare bene confrontarsi con il meglio della produzione internazionale.
Le varie storie Egmont, brasiliane, francesi, statuitensi etc, con la chiusura del  MEGA non trovano più spazio.  Topolino dovrebbe riaprire le frontiere per ospitare queste importanti produzioni, altrimenti le nuove avventure prodotte fuori dall'Italia non le vedremo mai>>

Si potrebbero  secondo  questo post    sul parsera.net



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Rispondi #133 - 21.04.10 alle 11:58:51  Vorrei porre una considerazione/ questione. Perché non inserire sul Topo storie Egmont, olandesi o vecchie storie brasiliane inedite in Italia (chiaro) al posto delle brevi o Ten Pages italiane, che, spesso non mi convincono? Spesso leggo storie Egmont brevi che sono vere cannonate, così come quelle brasiliane. Io ho visto su INDUCKS che ci sono molte inedite. Poi ci sarebbe tutto il mondo delle storie olandesi... Non dico che le storie brevi italiane siano da accantonare (alcune sono bellissime) ma credo che gli autori italiani non siano esplosivi se non hanno almeno 15 pagine a disposizione. Invece mi intrigano molto le brevi o le Ten Pages poliziesche con Topolino, anche se banali e scontate, che la Egmont produceva (e che credo continui a produrre).Anche le brevi (o Ten Pages) con Paperino e gli altri paperi erano fantastiche (parlo al passato perché oggi in italia non vengono più pubblicate). Inoltre avremmo il recupero di personaggi che consideriamo minori o non canonici.
Certo il layout su 4 righe sarebbe un problema. Tuttavia riguardando i primi numeri del Topo, dove storie con quel layout erano cosa comune, non mi pare sia un problema mantenerle con quel layout.
Insomma... Non dico che vorrei vederle in tutti i numeri del Topo o vedere solo questo tipo di storie... Ma io credo che il Topo ci guadagnerebbe... Noi ci guadagneremmo... Gli autori italiani ci guadagnerebbero (perché molti non sarebbero sfruttati a getto continuo)... Insomma, tra pregi e difetti della cosa, avremmo un Topo ancora più Topo... Con più varietà di storie e... Più Topolino (perché con o senza Topolino le storie di Topolinia e dintorni sono davvero poche).

Recuperare storie straniere (brevi) su Topolino   Oppure   Se  nel caso ( sempre  che tale news  si  confermata  )  in europa  -- Germania  a parte  --e  nelle Americhe  non si producono più storie disney , si potrebbero    recuperare  le storie  di teste  chiuse  come il mega  almanacco   ( non solo paperi  però ) anche  josè carioca e compagni  , ecc  . 


2) .sbilanciamento   nelle storie   a favore  dei paperi  e uso raro  di una forma   di equilibrio fra  topi e paperi


applicare "metodo \ manuale Cencelli"  con storie  dove  topolino  non sia  solo :   so tutto io  , ci penso io  , ecc   insomma  il topolino perfettino . Ma  che  si metta in discussione  , combini disastri , sia scettico e  siano pippo  , o minni  ad aiutarlo a  risolvere qualcosa  caso  


Per  gli altri problemi sperimentare   come  ad  esempio  : 1 ) riprendendo le storie  vecchie lasciate in sospeso  o  alcuni flash back accennati in altre storie  esempio quella  che  è all'origine dell'usucapione   per  evitare il matrimonio fra  brigitta  e paperone  . 2) dare una seconda  possibilità  , ripronendoli , almeno  per  qualche numero  e   magari rafforzandoli un po'  ai personaggi scomparsi o quasi come per  esempio filo sgancia e la  sua famiglia , ai nipote  di ciccio , di gastone   , le nipoti di paerina  e minni  , la nipote  di battista  , i nipoti di Rockerduck, tip e tap .., le giovani marmotte  femmine e maschi  , i nipoti e la  nipote dei bassotti .
3) integrare per esempio paperino paperotto con paperino ,  tramite  flashback . es  i nipoti trovano  in una fiera  di Quacktown.o in in cantina o soffitta  una  foto  di paperino paperotto ( paperino da picoclo )  e  gli chiedono che fine ahnno fatto i suoi amici   , e paperino racconta  , poi loro decidono di farli una sorpresa  e parte la caccia  a rintracciarli  , e..... si  ritrovano tutti\e  felici e contenti
4) riprendere con aggiunte le  vecchie saghe . es fare incontrare  topolino e pippo in pippo reporter  .
5)   uscire dalle  stereotipi   tipo gastone  solo  fortunato ( fare storie  magari ambientandole nell'unico   unico giorno in cui è sfortunato  ed  eventualmente  spiegare o rispiegare   come mai solo quel giorno è sfortunato  ) , paperino  sfortunato  ( fare  storie  come si è tentato di fare , poi abbandonate   negli anni 90\2000 , in cui nella sfortuna ha un briciolo di fortuna )  , paperoga  solo svitato , amelia  nella vita  di tutti i giorni  non solo a caccia  dellea n 1 di paperione   pippo sempre  folle  (  qualche  storia  in cui sia serio )  

  5)  rimettere  anche se  come  comparsate  e  flashback   i vecchi personaggi  ormai caduti in disuso 

Comunque  concludendo  posso affermare  , poi aspetterò  la  fine  del contratto fra panini e  disney   6 anni  per  dare  un giudizio globale   sul nuovo  corso  e  fare  il confronto fra il vecchio e il nuovo , che   anche a  livello  di  ruoli dei personaggi  si sta migliorando , come testimonia la storia   d'Amelia  

 presa dall'ultimo numero

  
Solo  allora potò dire  se l cambiamento  è di facciata  oppure il contrario

coincidenze della vita o misteri della vita

qui in sardegna specie nell'interno , dell'isola si festeggia san giovanni con i suoi antichi riti tura e pastorizia . ed indovinate cosa sto ascoltando adesso in sottofondo ?