Se il velo ( vari tipi di velo https://it.m.wikipedia.org/wiki/Velo_islamico poi bisogna vedere quale usa la ragazza ) fossero proibiti in Italia o in Europa ( salvo un catone svizzero , la francia e il belgio ) niente da eccepire ha violato la legge e ne paga le conseguenze ed è giusto punirla e non tollerarla come sembra dire nel capitolo sulla tolleranza l'amico ed utente criap in una intervista pubblicata su queste pagine al suo ultimo libro . Ma qui non lo sono . Infatti è pura discriminazioni .Perchè le suore si e alcune donne ormai quasi scomparso nel suo significato \ uso quotidiano ed usato come abito folkloristico in Sicilia ed in Sardegna ( cedere foto sotto ) Infati A parte qualche sporadica e isolata ordinanza municipale che ne dispone la proibizione punibile con sanzioni amministrative (vedi il caso di Novara[5]), indossare un velo integrale in Italia non è un reato.Coloro che si oppongono alla libera circolazione di donne con il viso velato si appellano all'art. 85 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (R.D. n. 773/1931) e alla legge n. 152/1975, il cui art. 5 (come sostituito dall'art. 2 della legge n. 533/1977 e successivamente modificato dall'art. 10, comma 4-bis del decreto-legge n. 144/2005, convertito con modificazioni dalla legge n. 155/2005) recita: "È vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. È in ogni caso vietato l'uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino. Il contravventore è punito con l'arresto da uno a due anni e con l'ammenda da 1.000 a 2.000 euro. Per la contravvenzione di cui al presente articolo è facoltativo l'arresto in flagranza."Sulla interpretazione della clausola "senza giustificato motivo" si è già espresso il Consiglio di Stato, che ha ritenuto la matrice religiosa e/o culturale un giustificato motivo per poter circolare indossando un niqab, un burqa, o un altro tipo di velo islamico che ricopra il viso.La ratio legis di questa norma, diretta alla tutela dell'ordine pubblico, è infatti quella di evitare che l'utilizzo di caschi o di altri mezzi possa avvenire con la finalità di evitare il riconoscimento. Tuttavia, un divieto assoluto vi è solo in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino. Negli altri casi, l'utilizzo di mezzi potenzialmente idonei a rendere difficoltoso il riconoscimento è vietato solo se avviene "senza giustificato motivo". Con riferimento al “velo che copre il volto”, si tratta di un utilizzo che generalmente non è diretto a evitare il riconoscimento, ma costituisce attuazione di una tradizione di determinate popolazioni e culture. In questa sede al giudice non spetta dare giudizi di merito sull'utilizzo del velo, né verificare se si tratti di un simbolo culturale, religioso, o di altra natura, né compete estendere la verifica alla spontaneità, o meno, di tale utilizzo. Ciò che rileva sotto il profilo giuridico è che non si è in presenza di un mezzo finalizzato a impedire senza giustificato motivo il riconoscimento. Secondo altra e diversa corrente di pensiero il "giustificato motivo" non può rivenirsi "negli usi e consuetudini" quando esse siano "contrarie alla legge" (usi "contra legem") e quando, soprattutto, siano consuetudini non italiane, quindi non locali. Inoltre la libertà religiosa (costituzionalmente garantita) qui non può essere invocata, poiché il Corano non impone letteralmente di coprire integralmente il volto della donna (a cui impone un abbigliamento "morigerato"), ecco perché infatti solo in alcuni Paesi islamici (una minoranza) e non in tutti si usa il velo integrale.Il citato articolo 5 della legge n. 152/1975 consente nel nostro ordinamento che una donna indossi il velo per motivi religiosi o culturali; le esigenze di pubblica sicurezza sono soddisfatte dal divieto di utilizzo in occasione di manifestazioni, e dall'obbligo per tali persone di sottoporsi all'identificazione e alla rimozione del velo, ove necessario a tal fine. Resta fermo che tale interpretazione non esclude che in determinati luoghi o da parte di specifici ordinamenti possano essere previste, anche in via amministrativa, regole comportamentali diverse incompatibili con il suddetto utilizzo, purché ovviamente trovino una ragionevole e legittima giustificazione sulla base di specifiche e settoriali esigenze.La Giunta della Regione Lombardia ha modificato il regolamento di accesso alle strutture regionali e agli ospedali vietando espressamente l'ingresso a chi si presenta (in generale anche indossando abiti come burqa e niqab) con il volto coperto, motivo per il quale potrà essere respinto. "Fratelli d'Italia", ha annunciato la presentazione di un'interrogazione analoga a Palazzo Marino «per chiedere di impedire l'ingresso negli edifici ed enti comunali alle donne islamiche con velo integrale, come il niqab o il burqa».Va precisato, però, che in sede giurisdizionale il Consiglio di Stato ha solo funzione di tutela nei confronti degli atti della Pubblica Amministrazione. In particolare il Consiglio di Stato è il Giudice di secondo grado della giustizia amministrativa, ovvero il Giudice d'appello avverso le decisioni dei TAR, e nella sentenza richiamata si annullò un ricorso avverso decisione del TAR sostanzialmente per motivi di merito procedurale e gerarchico.Rimane stabilito peraltro (Sentenza TAR Friuli Venezia Giulia n. 645 – 16.10.06[9]) "che a prescindere dai singoli casi concreti in cui ogni agente di pubblica sicurezza è tenuto a valutare caso per caso se la norma di legge possa o meno ritenersi rispettata, un generale divieto di circolare in pubblico indossando tali tipi di coperture può derivare solo da una norma di legge che lo specifichi (allo stato attuale non esistente), il che è tra l'altro in linea con le implicazioni politiche di una simile decisione.".
per chi ne volesse alter e può cercare 1) sul mio facebook l'album fotografioc sagra di sant Efisio 2) ilmio post della pasquestta dell'anno scorso
Ma purtroppo qui vige ill becero populismo alla Borghezio
e alla Salvini rispetto al resto d'Europa e l'assenza di laicità
ecco una carrellata di commenti 🤐😣😖🤯🤮👹☠🌩🌪💨🔇🔞❗‼🗯💬💭presi dalla pagina fb di geolocal da cui preso l'articolo riportato sotto di che si trovano sempre più spesso non solo nei bar ma anche in commenti web e social agli articoli di cronaca e non quando si parla di queste cose
Luciano Breda Per non essere esonerata basta stare senza il velo e tenere la religione dentro di noi quella nessuno te la può togliere vedi quello che fa del bene non se lo fa scrivere in fronte e ne meno quello che fa male ,non so se mi sono spiegato
Graziano Trainini Può sempre andare a fare tirocinio ad Istambul, città ( e paese ) dove non c' è discriminazione e la democrazia vige e vegeta stupendamente.
Franca Calbi Hanno fatto bene, se non vi va bene la nostra cultura tornate tutte a casa vostra li potete mettere tutti i veli che volete
Antonella Gambella Integrazione così si chiama ma non è detto che dobbiamo integrarsi noi è accettare la vostra cultura sei in un paese che non porta il velo integrati tu E non portarlo se questo ti crea discriminazione. ..io personalmente non tollero neanche le suore pur essendo Cattolica sono ridicole esattamente come voi
Milena Tirelli Integrazione è quando uno straniero impara e accetta usi e costumi di chi lo ospita!!
Viviana Lai Ma se andiamo nel vostro paese possiamo andare in giro con una minigonna e top?
Mascia Luisetto Ci avete rotto x davvero.....
Venite qui' e pretendete le cose c ci appartengono.alle vs.maniere ed idee.Nn sono razzista(o forse si...) ma mai come ad oggi dico: PRIMA IO,PRIMA LA MIA FAMIGLIA,PRIMA LA MIA GENTE,PRIMO IL MIO PAESE.Voi se volete entrate ma rispettate noi ee ns.regole.
Massimo Toffolo Viva il Duce
Lucia Mazzon Ti rifiutano anche per molto meno.e non è razzismo.bastaaa!!!!uno può decidere quello che vuole???? Gestire Mi piaceRispondi
Claudio Lugari Nessuno di voi che avete fatto dei bellissimi commenti è mai andato all'interno di paesi in Sardegna e Sicilia? Beh li le signore vanno in giro con il fazzoletto o velo in testa e va bene
Norma Porti Avere un lavoro è una fortuna, adeguarsi alle regole è indispensabile non una scelta...
Massimiliano Nicolai Vedi tu, se è più importante il velo o il lavoro. Prova in Arabia.....
Emanuela Mastratisi Hanno fatto bene...sono loro che devono integrarsi e adeguarsi non noi...
Claudio Driussi 20 anni fa ci sarebbe stata più tolleranza, ora sono tutti più arrabbiati, e ragioni ce ne sono. Mi stupisce questo stupore.
Andrea Santoru Vuoi star qui?stai come noi!!!44
Matteo Ferrarini Bene, tornatene a casa tua.
Alberto Altavilla Giusto così!👍👍👍
Massimiliano Vannucchi Hanno fatto bene! Prima noi!!
Virginia Uggé Se non si accettano le regole del paese non si vive.in quel paese....
Mirko Gastaldello Prova ad andare in giro coi calzoni corti da loro
Pierluigi Pvincipe DI Sabatino E quale sarebbe il problema?
Gianluca Egidi Togliti il cappuccio e lavori
Marina Memmo Fatto bene
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CARPI. «Le aziende hanno rifiutato la mia candidatura per uno stage perché sono musulmana e indosso il velo. Predicano che l’Italia sia un paese libero, ma non è così. E ho paura di trovare un lavoro: so già che sarò discriminata per la mia religione».
CARPI. «Le aziende hanno rifiutato la mia candidatura per uno stage perché sono musulmana e indosso il velo. Predicano che l’Italia sia un paese libero, ma non è così. E ho paura di trovare un lavoro: so già che sarò discriminata per la mia religione».
A parlare è una giovane tunisina, che preferisce rimanere anonima. La studentessa, quando, durante gli studi alle scuole superiori è stato il momento di stabilire in quale azienda avrebbe frequentato lo stage, non sapeva che si sarebbe trovata di fronte a un’odissea. La giovane parla benissimo l’italiano e sogna un futuro nel mondo del marketing. Un futuro che vede tinto d’incertezza perché «se sono stata discriminata a questo livello a scuola, figuriamoci nel mondo del lavoro, con la competitività che regna, per giunta».
«Vedevo che tutti i miei compagni, chi addirittura due settimane prima della data di inizio dello stage, sapevano in quale azienda avrebbero frequentato quel periodo di una ventina di giorni che consente di impratichirsi con il mondo del lavoro - prosegue la studentessa - Io, invece, non ero ancora stata convocata per sapere i dettagli del mio periodo fuori da scuola, in azienda. Non mi avevano detto nulla, quindi, man mano che il tempo stringeva, ho avvicinato la prof responsabile del progetto e le ho chiesto perché gli altri fossero già stati avvisati e io no. Lei, non senza imbarazzo, mi ha risposto: “È il fatto del velo”. Io, inizialmente, non ci potevo credere. Ero tranquilla, non pensavo che ci fosse quest’eventualità... L’essere rifiutata per un’usanza della mia religione. Evidentemente ero troppo fiduciosa. A quel punto, mi trovavo a un bivio: se scegliere di fare lo stage in segreteria a scuola, ma quella mi sembrava una strada poco appetibile, oppure mettermi d’ingegno a cercare altro. Ho scelto la seconda possibilità e fortunatamente ho trovato una cooperativa sociale di Carpi che mi ha consentito di sperimentare la gioia del fare lo stage. Sono andata lì, quindi, ancora meravigliata per avere fatto così fatica a trovare qualcuno che mi aprisse la porta. In fondo, si trattava di una ventina di giorni, neanche un mese. Che danno avrei potuto arrecare alle aziende in cui avrei potuto muovere i primi passi del mio futuro, per capire meglio cosa voglio fare da grande? Non credo che per le ditte sarebbe cambiato qualcosa se mi avessero visto con il velo. Evidentemente c’è chi la pensa in modo diverso».
Questa studentessa ha due fratelli e vive a Carpi insieme ai genitori.
«Sono sicura che la fatica che ho provato per trovare un soggetto che mi facesse fare lo stage non sia che un assaggio in vista del mio futuro lavorativo - continua la studentessa - Non oso immaginare la quantità di porte che troverò chiuse di fronte a me. Vedo poche alternative, se non rimanere chiusa in un magazzino o svolgere mansioni poco qualificanti. Il mio sogno sarebbe affermarmi nel mondo del marketing. Non so se in Italia sarà possibile. E, d’altra parte, io sono musulmana: non voglio rinnegare la religione in cui credo perché qui non viene tollerata».
Questo caso ha creato grande scalpore fra le coetanee musulmane. Sono numerosi, infatti, gli episodi di discriminazione. «Secondo la Costituzione dobbiamo essere tutelati, perché l’indossare il velo è un modo per rappresentare all’esterno la nostra fede religiosa. Spesso non siamo capite».
Quindi i commenti sopra riportati posso definirsi privi di ogni ragionament alla ...... come le chiacchere da bar . E ve lo dice uno che : 1) è contro l'obbligo diretto ed indiretto sia che sia cattolici \ cristiani sia che siano mussulmani . 2) sono per vietare il Burqa: per lo più azzurro, con una griglia all'altezza degli occhi, copre interamente il corpo della donna. Tecnicamente, assolve le funzioni del niqab e del khimar.) vedere url sopra riportato ) . E poi se proprio sono contro il velo \ veli perchè invece d'insultare con espressioni vicine alrazzismo e ala xenofobia non fanno pressone sui nostri politicanti di destra perchè rendano più chiara la legge italiana su tale uso ( vedere sopra ) concludo ripsondendo ad alcuni miei commenti che ha provocato ( lascio l'url perchè credo che continuerà ) la discussione derivata da tale post sulla mia bacheca fb
***** Che c'entra il velo sardo da quello islamico ?????
Vero . https://it.wikipedia.org/wiki/Velo_islamico . Per quanto mi hann raccontato i miie nonni paterni ( Galluresi ) e queli Materni ( barbagia \ campidano ) in chiesa era obbligastorio , e se avevi un lutto o nelle feste religiose e secondo alcuni paesi sempre . Non c'era l'obbligo diretto e di legge come in Iran ( infatti appoggio la rivolta dele donne iraniane ) o ultimamente altri paesi del medio oriente , ma un imposizoione culturale almeno fino al dopo guerra specialmente nell'interno
non so che altro dire alla prossima