13.2.17

CONTROCOPERTINA di © Daniela Tuscano

L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi e spazio all'aperto Sì, va bene, inutile scandalizzarsi. Al  non avevano niente in comune. Tranne me.
Correva l'anno 1976 e un collega di mia madre, allora 27enne, decise di sbarazzarsi di alcuni vinili e li consegnò a lei, che aveva una figlia appena adolescente. La quale, forse, avrebbe apprezzato.
La figlia adolescente, manco a dirlo, ero io. Una cosa è sicura, di quei tre o quattro dischi rammento solo quello di Al
E mi sa che "Your song" l'ascoltai per la prima volta proprio da lui. Era seta calda, soavità sexy, come il titolo dell'album, "Glow", di cui ignoravo il significato ma che suonava così bene nella sillaba dolcemente sfumata. Poi gli altri titoli: "Rainbow in your eyes", "Fire and rain"... ricordavano atmosfere avvolgenti alla Tennessee Williams, ma senza morbosità. Sul retro di copertina, Jarreau esibiva il sorriso ormonale in un campo di stoppie. Bello, felice e innamorato. Di Susan, cui dedicava il disco, e che nei brani veniva spesso evocata. Jarreau era l'eleganza. Una sensualità mistica, come piaceva a me. Non riuscivo proprio a capire come mai il collega di mia madre avesse voluto disfarsi d'un album così incantevole.
Di lì a pochissimo giunse Renato. Sempre il '76, sempre un retro di copertina. Bello anche lui, ma pallido come un cadavere su un fondo tutto nero. Anzi, buio.
Tra i due, il fulgore era Al. Quello cupo, Zero. Anima complicata, sghemba. Niente campi sterminati, bensì caligine metropolitana. L'Italia tossica di fine '70. E la dedica, inelegante, vergata a mano, 

L'immagine può contenere: 3 persone

nervosa, pure con un errore ortografico. Al pubblico. Cioè a nessuno. O a tutti. Ecumenismo disgraziato.
Lì c'era la solitudine. Irrinunciabile anch'essa, come gl'incubi.
Il calor bianco di Al e il gorgo nero di Renato: per me, due complementi. Adesso, forse, avrei solo bisogno d'un po' di tepore.

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                         © Daniela Tuscano

12.2.17

Milano, nella scuola calcio denunciata perché disturba la quiete del quartiere e altre storie

due storie dell'infanzia  oggi  entrambe prese da repubblica online del 12\2\2017

la  prima  è  assurda perchè  scommetto  chi ha denunciato  parcheggia  \  scarica  in maniera  acritica e senza  filtri  il   proprio figlio davanti alla tv  o   ad  internet o  peggio alla playstation .o si lamentranta  nel quartiere  non si fa  una cippa . O so lamentano   con commenti  forcaioli su  internet  e non   ,. in caso uno do loro  venga   adescato (   e in maniera peggiore  della  vita  reale )  da  un pedofilo .  O cadono in depressione perchè si drogano   Per poi quando    si  va    qualcosa  di sano  e  di sociale  , ecc    , anche  quando  vengono prese    delle misure  per  i quieto vivere ed il rispetto degli altri    vedi video sotto 


Milano, nella scuola calcio denunciata perché disturba la quiete del quartiere

"Siamo qui da prima che venissero costruiti i palazzi. Il nostro è un servizio sociale". Queste, le parole del presidente della scuola calcio U.S. Orione, Giovanni Uggeri, in risposta ai due residenti della zona che hanno presentato una denuncia per il disturbo della quiete generato dalle partite di pallone dei ragazzi. Come sottolineato dal presidente, il campo d'allenamento in zona Bande Nere, nella periferia milanese, è antecedente alle costruzioni dei palazzi del quartiere, "ciò nonostante - ha concluso Uggeri - per preservare il quieto vivere del vicinato, sono stati applicati dei regolamenti durante la settimana per fare in modo che non vi sia un eccessivo schiamazzo"


la seconda  è  secondo me  segno    che   all'interno  del 'andrangheta  una delle mafie peggiori   qualcosa  sta  cambiando

Ndrangheta, i boss scrivono al giudice: "Toglici i nostri figli, forse saranno salvi"
I mafiosi si rivolgono al Tribunale dei minori perché allontani i ragazzi dalla Calabriadi FRANCESCO VIVIANO

Roberto Di Bella  (  foto a destra ) , presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria REGGIO CALABRIA. Giuseppe ha 42 anni, è un boss della 'ndrangheta, da oltre 10 anni è in carcere sottoposto al regime del 41 bis: sta scontando una pena a 18 anni per associazione mafiosa ed è anche condannato in primo grado all'ergastolo, per omicidio. Forse non uscirà mai più di galera e non potrà mai più riabbracciare suo figlio che adesso ha 12 anni. Qualche settimana fa ha scritto al presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, 53 anni, il giudice che gli 'ndranghetisti temono e minacciano perché quattro anni fa si è messo in testa, come prevede la legge, di togliere loro i figli per sottrarli al contesto mafioso in cui sono destinati a crescere.
"Scrivo da padre, un padre che soffre per il proprio figlio, per tutta la situazione familiare. Sono d'accordo con Lei, solo allontanandolo da questo ambiente il mio bambino avrà un futuro migliore. Se avessi avuto io le stesse possibilità forse non sarei dove sono ora. Decida Lei e stia tranquillo che, visto il mio passato e presente, non farei mai qualcosa che possa influire o danneggiare la vita di mio figlio. Io voglio soltanto il suo bene e mi impegnerò con tutte le mie forze a rispettare le prescrizioni che mi impartirà per il futuro".
Ma non è soltanto Giuseppe a rivolgersi al Tribunale dei minori perché salvi i figli di 'ndranghetisti, destinati a diventare anche loro mafiosi e killer. Sul tavolo del presidente Di Bella ci sono altre lettere. Quella, per esempio, di una madre che da quattro anni vive insieme al figlio di 11 anni fuori dalla Calabria, allontanata proprio da quel Tribunale, e quella di una ragazza di 14 anni, con padre e madre in galera per 'ndrangheta, che dopo essersi rifiutata di essere allontanata dal suo paese della Locride adesso ringrazia e scrive: "Non ritornerò mai più in Calabria". Dunque l'esperimento, per ora unico in Italia, di togliere i bambini alle famiglie dei clan, dopo quattro anni trova d'accordo anche i boss. Oltre alle lettere dal carcere dei mammasantissima, tante mogli madri bussano alla porta di Di Bella chiedendo aiuto. E persino i ragazzini che già da qualche anno hanno trovato una nuova vita in una famiglia adottiva sentono il bisogno di ringraziare quei giudici che hanno dato loro un'altra possibilità.
Ecco le loro voci. "Gentilissimo presidente, io e mio figlio auguriamo a lei ed alla sua famiglia un Santo Natale di pace e serenità e un nuovo anno ricco di soddisfazioni. Ogni volta che guardo negli occhi il mio bambino, e leggo la sua gioia nel trovarsi in questa città dove tutto lo rende felice, il mio pensiero corre da lei. Per questo non finirò mai di ringraziarvi. Il bambino è sereno, si fa apprezzare dalle maestre e i suoi voti sono alti, si impegna molto nello studio e spero che un domani anche Lei possa essere orgoglioso di lui. Sono contenta della scelta che ho fatto anche se i sacrifici non mancano. Io e mio figlio siamo in compagnia di persone affettuose, lontane da quel mondo di prima e abbiamo incontrato una famiglia speciale che ci aiuta e con cui passeremo il Natale. Presidente, grazie di tutto. Ringrazio Dio per averla messa sulla nostra strada".
Maria (non è il suo vero nome, ndr) adesso ha 14 anni, il padre 'ndranghetista è in galera e anche la madre è finita in carcere. Due anni fa su disposizione del Tribunale dei minori Maria ha lasciato il suo paese in Calabria e adesso vive presso un'altra famiglia in Nord Italia. "Quando il poliziotto che l'ha accompagnata ha fatto la relazione, ha raccontato che Maria - dice il giudice Di Bella - durante il tragitto piangeva, non voleva andare via, voleva restare nel suo paese. È stato un racconto drammatico. Per me e per gli altri colleghi del Tribunale e della Procura, sono momenti di vera sofferenza, con un costo emotivo non indifferente. Noi non siamo contro le famiglie, noi vogliamo soltanto aiutarle e aiutare i loro figli". A Natale Maria ha scritto a Di Bella questa lettera: "Gentile presidente, dove sono ora ho iniziato un'altra vita, sono rinata. Sono molto affezionata alla famiglia cui voi mi avete affidata. Mi vogliono bene e mi danno tutto l'affetto possibile. Mi piace studiare. A scuola mi trovo bene e anche con le mie nuove amiche. Non voglio più tornare in Calabria. All'inizio è stata dura ma ora sono felice. Grazie".
Anche il Garante dell'infanzia di Reggio Calabria, Antonio Marziale, ha riconosciuto che si tratta "di un esperimento che ha polarizzato l'attenzione di tutto il mondo, e che nel tempo sta registrando notevole successo". Ma alcuni boss della 'ndrangheta continuano a "criticare"
l'opera del Tribunale dei minori, che agisce in sintonia con la Procura e la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio. Qualcuno ha scritto a Di Bella: "Tutti hanno figli. Ho passato tutta la vita in carcere e non ho nulla da perdere. Chi vuole intendere ,intenda".

11.2.17

il jazz ( quello inciso su dischi ) compie cento anni e perchè mi piace il jazz



per  chi  volesse  saperne  di più  sulla storia , o semplicemente   tenersi informati su  dischi e concerti o  altre news    del mondo del   jazz








Non si può capire la musica senza capire la società, non si può capire la società senza capirne la musica   
                                                 Franco Fabbri

Quest'anno il jazz, secondo un "usanza consolidata" che tende ad attribuire a qualunque cosa per forza una data , compie cent'anni . infatti è è il 26 febbraio di cento anni fa e quello che finisce nei negozi è il primo disco jazz della storia registrato dalla original Dixieland Jass Band ( il cui leader era Dominic James “Nick” La Rocca. figlio di un emigrante siciliano ) con due facciate : Livery Stable Blues e Original Dixieland one step . Infatti essi << furono spesso soprannominati i "creatori del jazz" perché furono la prima band a registrare jazz a fini commerciali e ad avere registrazioni di grande successo in questo nuovo genere musicale.> ( dalla voce di wikipedia original Dixieland Jass Band )
 Infatti  dopo  anni  d'ascolto    condivido  , oltre  ala  frase  citata  all'inizio   del post  ,  quanto  dice  Keith Jarrett (Allentown, 8 maggio 1945  foto a sinistra  ) è un pianista, clavicembalista e compositore statunitense. Ad oggi, è considerato uno dei migliori improvvisatori  della storia del jazz, ed uno dei pianisti di maggior successo nella storia del jazz.   qui   ulteriori news --- sul 1508 , ne  trovate  sopra  la copertina  , del il venerdì di repubblica   : <<  è  tempo che  si parli del jazz   come musica  classica del  novecento [ termine di  classico   generico e soggettivo  vedere mio precedente post   sulla  musica  classica ]   >> Ora  i puristi ed  i tradizionalisti  , contesteranno    in quanto non è  musica  scritta ,  vedere i  video  sopra  , l'improvvisazione non  non può avere la  stessa  dignità  della  musica  classica  \  sinfonica  . Ma il pianista  --- sempre    dallo stesso articolo  ----   risponde   che  lo spartito  per  bach era  una necessita  . Se avesse  avuto magnetofono [ o  altro strumento   di registrazione  aggiunta mia   ] avrebbe inciso direttamente la musica  . Ha  ragione Infatti   la  più grande   lezione jazz    come del  blues music a da  cui  deriva il  90    % della musica  attuale   come  testimonia    questa  famosa serie tv  di cartoni  animati


 Quindi  mi chiederete      cosa  è  per   te  il   jazz  ?

Prima di  dire  cosa  è per  me  il jazz  . bisogna dire che  ognuno di noi , in fondo sia che lo si detesti  o si  rimanga   indifferenti  oppure  lo si ascolti  e pratichi  ,   sa  cosa  vuol dire  jazz  per  se stesso  e  che  esistono vari definizioni Esistono  due tipi  di risposte  dettate  la prima dall'emozioni  che esso ti da  sia  nell'ascoltarlo  sia nel  suonarlo  
Una musica   che  ha  anticipato  , raccontato  ( vedere  il video  finale  )   e denunciato   tutti i mali  del novecento . Diventato  da  musica  degli   ultimi , dei perdenti , a  music a di massa  \  modaiola

  
sia    nel conoscere   la  sua storia  e    la sua   evoluzione  tecnica  che  ha unito   negli ultimi due secoli   del millenio   neri e  bianchi  




Oppure  in  sintesi  ( mi scuso    se  lo riporto in continuazione  ) 


Adesso veniamo  alla    risposta    vera  e   propria  .
Quindi  per  me  il  jazz  si chiama  libertà e  fa  rima con improvvisazione  e  continua ricerca  e sperimentazione   \  contaminazione è battagli  sociali  \ culturali  . Infatti  e  qui rispondo anche  a    chi mi  dice  che  <<  sei antiquato , ascolti    musica per  vecchi  o da ospizio  >> come conferma  Enrico Rava    sempre  sul venerdì  : <<[---]  Come è cambiato il jazz in italia ? (...)   Io oggi lavoro multo  con l'elettronica   , che  considero una via  di scampo . (....)   l'elettronica    ci da' l'input che non t'aspetti  , suoni che  non avevo idea  che esistessero . una  sensazione che  da  tempo    noi  jazzisti  non abbiamo più  i primi bopper   nel 1943\44  (... ) . dunque  il jazz  è ancora  in evoluzione  ?   Si   finché  ci sarà  qualche  matto che cerca  di suonarlo  >>


Molti mi   e si  chiederanno    come   è  nata la  tua passione per  la musica   jazz   .  Ecco in sintesi  la  risposta  all'eventuale  domanda  : << ma  come e è nata  la  tua passione  e  il  tuo  avvicinamento al jazz   ?  >>  che  mi  verrà rivolta

  
    Risultati immagini per bollani and topolino
  •   fino a  14\18  ascoltando   con curiosità  e senza pregiudizi   quello che mettevano   i miei    genitori  : sul  piatto dei  giradischi e mangia nastri   , dello stereo  o dell'autoradio  , e  ora   cd  ed  andavo  prima  con loro  quasi  passivamente     poi con interesse   a  festival  e  concerti   jazz  
  • poi o  iniziando a prendere   per  conto mio cd del genere ed  andare   con amici   \ conoscenti  ,  o con i miei  ai concerti del genere  
  • leggendo   la storia   , recensioni  di cd  , ecc  del  jazz  (  vedi sopra gli url    ) 
  •  ascoltando  amici  un trombettista  e   un sassofonista      che  lo  praticano     facendomi anche  consigliare   o prestare  cd  
  •   vedendo  ed   cercando   su  cd  o in rete le musiche   di  : la leggenda  del pianista  sull'oceano di tornatore  di cui  i protagonisti    della sfida  sono realmente esistiti    e  non sono frutto della fantasia letteraria di Bariccco  ., e   di Pupi Avati      e altri film  di  cui  ora non ricordo nè titolo ne  regista     su  jazz  o su vicende  ad esso   o con colonna sonora   jazz 
  • leggendo  le storie  di topolino   in cui   c'è  Bollani  in particolare   topolino n  2808   vedere le ultime due   foto  

non swo che  altro dire   se   non lasciarci   con le note  di   queste  due  interpretazioni   per me   entrambe  belle   e suggestive     da  non sapere  quale  delle due scegliere    strange fruit  







 un "  classico "   del  jazz  che  riassume   la mia concezione del jazz   del perchè  sostengo la proposta   di Keith Jarrett


10.2.17

chi lo dice che i film di nicchia non posso essere belli ed interessanti . il caso di K-PAX - Da un altro mondo

  attratto  da  questo  articolo di http://www.galluranews.org/

Tempio Pausania, 27 gen. 2017


Cinema e psichiatria, la diversità è sempre una patologia? Il tema trattato, come ci spiega Giuseppe Pulina, è concentrato nella malattia mentale. Racconta Giuseppe: << Il cinema racconta la vita, la psichiatria invece la vita la interroga in tutte le sue forme ed espressioni. Il cinema e la psichiatria però possono incontrarsi e attingere l’uno dall’altra. Un binomio fertile specialmente se si ha la fortuna di assistere ad un film come “K-Pax, da un altro mondo”. Un film del 2001 diretto da Iain Softley, leggero e godibile nello sviluppo di una trama così seria. Non un film da pienone ma assolutamente pregno di spunti di riflessione. K-Pax è un nome fittizio di un presunto pianeta miliardi di anni luce distante dal nostro sistema solare. Da questo pianeta proviene il protagonista Prot, interpretato da Kevin Spacey che pur essendo un Kpaxiano sembra avere tutto dell’uomo, e forse in questo sta la metafora della pellicola, una metafora dello scienziato non umano che ha la conoscenza delle leggi del cosmo come nessun umano potrebbe avere. Non aggiungo altro perché il film va visto e goduto per capire meglio il mondo a volte che la malattia fa parte della vita“>>
K-Pax si potrà vedere venerdì 3 febbraio al Teatro del Carmine alle ore 17.00. L’organizzazione è di OMNIA APS- Associazione Promozione Sociale che invita la cittadinanza alla partecipazione. La proiezione del film sarà preceduta dai saluti di OMNIA APS. Previsti anche gli interventi di due psichiatri, il Dr Piero Pintore e la Dr.ssa Luisa Budroni.

K-PAX. Da un altro mondo-
diretto da Iain Softley.

venerdì 3 febbraio, Teatro del Carmine, ore 17.00.

m'ero promesso d'andarci  , ma   purtroppo   coincideva  con  un altro  impegno  . 
Ecco  che allora  me  lo sono visto   in streaming (  non sto   a  dilungarmi    sul perchè  a volte  l streaming    dei film in rete  è  utile  e non solo dannoso  o un furto    d'arte   non  è  questo il post  per parlarne  ulteriormente  visto  che  ne  ho  già accennato   in alcuni  post  del  blog   )  . 

N.b
Anche se   il film  è del 2001\2 ( quindi  un po'  datato  😀😎 )  non , su  suggerimento  dell'articolo   citato  prima ,   aggiungo altro perché il film : 1) va visto e goduto per capire meglio il mondo ., 2)  che  a  volte   che la malattia  , soprattutto  quella  mentale   e  psichica  fa parte della vita  cosi  come  la  felicità .  Quindi  rimanderò  a dei link  che  trovate   nel corso del post  ed  eventualmente     farò  , non so se  ci riuscirò completamente  ,  SPOILER   (  cosa  che  di solito  faccio per  i  film  appena  usciti    nel caso in cui  dovessi rilevare la trama o elementi sensibili   )  ed  al  trailer  


http://www.mymovies.it/film/2001/kpax/

Esso è stato  un viaggio nella  mia infanzia  e  mi ha  riportato   alla mente Reginella  (  I  II  ) 
Risultati immagini per reginella topolino
(  tanto  da  dover    interromperne per  un po' la  visione  ,  visto  che m'ero messo  a leggere  una  storia online   oltre  che a  cercarne notizie  ) ,  oltre  ad  Eta beta    un altro  personaggio  disney   della mia generazione  poco  conosciuto alle nuove  generazioni  (  e di cui secondo    voci   ufficiali e non   ad  agosto ritornerà sulle pagine di topolino  ).
Un film simile  ad il kolossal  Et -extraterrestre  diretto da Steven Spielberg
( un altro rifferimenti alla mia infanzia caspita  come  c.... son nostalgico oggi  😁😑😉 ) 
in quanto a pellicola affronta temi del rispetto e della tolleranza, aggiunti  ai problemi psichici  .  Infatti Il film risulta essere un'opera filo-fantascientifica, con forti richiami filosofici, come la teoria dell'eterno ritorno.  Le stelle attorno a cui orbita K-PAX (il pianeta dal quale Prot dice di venire), inesistenti nella realtà, sono dei richiami ad alcune teorie filosofiche sull'io e sull'essere. I K-paxiani (gli abitanti del pianeta K-PAX) vengono descritti da Prot come degli esseri straordinari, essi infatti vivono in un pianeta senza leggi, in quanto tutti sono in grado di seguire la strada del bene senza condizionamenti legali. Lo stesso Prot dice infatti che "chiunque nell'universo è in grado di distinguere il bene dal male" e che su queste cose anche da noi Buddha e Cristo avevano avuto delle idee diverse da quelle dei comuni uomini, ma non erano stati molto ascoltati.
Un film Film spettacolare, Spacey fantastico.  secondo  giakomix2 di youtube  << A mio avviso è stato sottovalutato dall'accademia per gli oscar >> e   da molta  critica  ( alcune   al limite  della stroncatura )   come  http://www.filmtv.it/e  questìaltra    di   film.it Infatti  tale  film  secondo http://www.persinsala.it/ : << Questo film al botteghino fu un semi disastro e la carriera di Kevin Spacey subi' un brutto colpo a seguito di quella che molti definirono la sua peggiore interpretazione.(...)  >> .Del film è stata soprattutto apprezzata --  secondo  wikipedia --  l'interpretazione di Kevin Spacey, nonché i temi trattati che hanno molto affascinato il pubblico di fascia più colta. Il film si è tuttavia dimostrato inadatto ad attirare altre fasce di pubblico, per le quali è stato visto soprattutto come una delle tante opere cinematografiche basate sul mondo della medicina e, fra queste, non fra le più eccelse. In realtà il film non è propriamente dedicato al solo mondo della medicina e della psichiatria.

Condivido  la  recensione  di  persinsala 

SPOILER  


K-Pax e' un film particolare di quelli che oscillano con facilita' tra il ridicolo e lo struggente, il patetico e il bellissimo.E' la storia di Prott (Spacey), sedicente alieno proveniente dal pianeta k-Pax (in effetti un nome piu' credibile potevano studiarlo), in visita sul Pianeta Terra per darsi un occhiata e ripartire a cavallo di un raggio di luce, unico mezzo di locomozione usato dai k-paxiani. Fin qui tutto assurdo vero? Bene, proseguiamo. Finito per errore (?) in un ospedale psichiatrico fara' la conoscenza dell'imbalsamato Kurt Russel, medico che si interessera' a lui in maniera non proprio ortodossa e barcollera' mettendo in dubbio la sua stessa professionalita' invitandolo a pranzo a casa sua, insieme a moglie e figlie. Prott sorprendera' tutti stravolgendo l'ospedale e praticamente curando uno per uno i pazienti del dottor Mark Powell, che nel frattempo, si strugge alla ricerca di una chiave per interpretare il bizzarro caso di un uomo colto e intelligentissimo, ironico e immune alla torazina somministrata in dosi massicce, capace di vedere ultrarossi e ultravioletti, che si tiene in vita nutrendosi di sola frutta (mangiata con tutta la buccia). 
Il film e' un po' lungo, a tratti debole ma a mio parere dolcissimo e corredato di musiche che ti entrano dentro senza lasciarti indifferente, e dipingono il malinconico mondo di Prott, forse alieno, forse pazzo, in maniera decisiva e precisa. La fotografia gioca spesso con raggi di luce intensi che si dipartono da ogni dove, e tutto sembra rimandare continuamente un messaggio di adesione alle teorie di Prott, strepitoso Spacey alla prese con una scrittura complicata che si', sfiora il ridicolo piu' volte, ma non lo abbraccia mai del tutto proprio grazie alla sua delicata e infantile rappresentazione dell'alieno, tanto avulso al mondo, quanto estremo conoscitore delle leggi dell'universo. La sceneggiatura, un adattamento dal romanzo di Gene Brewer, brilla in piu' punti con dialoghi (spesso monologhi di Prott) intensi e provocatori, imperdibili perle di saggezza somiglianti a passi di letteratura vagamente new age, ma senza esagerare. Menziono la teoria della "bolla di sapone" come dimostrazione che le molecole si aggregano secondo la configurazione piu' utile ed efficace, portata da Prott a spiegazione del perche' lui sulla Terra appaia "umano" e non sotto le sembianze da k-paxiano, o la descrizione del mondo come soggetto a continua esplosione e implosione, in un rincorrersi e ripetersi di eventi, che strizza l'occhio all'eterno ritorno di Nietszche, e che invita a compiere oggi la scelta piu' giusta, perche' "questa occasione e' l'unica che avremo, e che rivivremo in eterno." A questo aggiungiamo ipnosi, teoria dell'autoguarigione dei corpi, drammi famigliari irrisolti e un pizzico di giallo con tanto di assassino e colpevole, in un'opera che mette tanta carne al fuoco ma, a mio parere, non lascia cadere niente e dosa tutti gli ingredienti con lievita', pur mantenendosi toccante e a tratti commovente. Da segnalare l'ironica nota di colore rappresentata dalla sequenza dell' "addio a Prott" da parte dei ricoverati del manicomio, che lo salutano con una festa in reparto dove lo sfondo musicale e' un Elton John che canta (of course!) Rocket Man! Il finale aperto (che di solito detesto), costituisce una frizzante sfida allo spettatore, che puo' scegliere se credere alla favola o alla malattia. K-Pax: Particolare film ben scritto e ben diretto. Una storia che puo' star stretta e rimanere indigesta, per chi e' senza troppi pregiudizi. La Frase: "Dottore, dottore, dottore. Quanti dottori su questo pianeta!"

 SPOILER  

I film non era   male   gli do  un  6.5 |7  ovvero come  suggerisce il portale  http://www.mymovies.it/ * * * - -
forse perchè : mi piacciono i film celebrali e con un approccio sistemico-relazionale”e le tematiche dylan dog di Sclavi e alla Napoleone di Carlo Ambrosini . Ma  soprattutto  perchè   ha saputo usare  i diversi generici  e sottogeneri artistici  in maniera ottimale  per  raccontare  la diversità  e la malattia 


 












Norma Cossetto emblema della sofferenza femminile nell'Istria e Graziano Udovisi, italiano di Pola, l'ultimo superstite delle foibe istriane, scampato per miracolo alla morte nel 1945

Con questo post  e  i link  riportati  sotto   si conclude  per  quest'anno  il mio 10 febbraio o  giorno del ricordo

 Per lo stesso motivo espresso nei post  precedenti  sempre  dedicato  al giorno del ricordo   racconto la storia  di  Norma  Cossetto (   trovate  sopra  in cima    i link  da  cui  ho appreso  news ) e l'intervista del 2006 fatta    da  famiglia  Cristina   a Graziano Udovisi, italiano di Pola, l'ultimo superstite delle foibe istriane, scampato per miracolo alla morte nel 1945: «Fui bollato come collaborazionista e sono finito in galera per due anni. Non hanno guardato se avevo combattuto per salvare i miei connazionali e le nostre famiglie. Sono stato umiliato»
Lo so che qualcuno potrà dire : ma come racconti la storia di fascisti ? e contraddittorie specie la prima piena di ombre, proprio perché, in possesso di poca documentazione e solo sulla base d testimonianze di parte, la cui vicenda risente dell'influsso negativo dei pochi elementi disponibili ?
Per  quanto riguarda  la  prima   rispondo  con accenni alla sua storia  . 
 Certo  Il padre, Giuseppe Cossetto, era un dirigente locale del Partito Nazionale Fascista: ricoprì a lungo l'incarico di segretario politico del Fascio locale e di commissario governativo delle Casse Rurali. Inoltre fu anche podestà di Visinada. Nel 1943 era ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e in seguito ai fatti dell'8 settembre fu trasferito presso il Comando della Milizia di Trieste[1].(  dalla  voce  Norma  Cossetto   di   Wikipedia  )  .Ma  cosa  importa   non è detto che per forza un figlio ( figlia in questo caso ) debba essere delle stesse idee politiche \ culturali dei propri genitori . Inoltre l'ipotesi di Giacomo Scotti (che non cita alcuna fonte in merito), secondo la quale al primo arresto rifiutò di rinnegare la sua adesione al fascismo, non sarebbe confermata  .  E poi   anche  se    fosse  stata fascista  ( (   in  maniera  autonoma    cioè non influenzata   dai genitori o   perchè da  essi  influenzata  ))    visto  che  aveva aderito  ai  Gruppi Universitari Fascisti   cosa  cambia  ?  sempre  un abuso della sua persona     una  volta   catturata . Sia  che   fosse  fascista   o perchè come le donne uccise  durante  la  guerra  civile  Colpevoli spesso di essere mogli, madri, sorelle o figlie di persone ritenute condannabili dal regime, molte donne in quegli anni vennero catturate al posto dei loro congiunti, usate come ostaggi o per scontare vendette personali. (  da  http://www.enciclopediadelledonne.it)   è  stata  commessa  su  di lei  e  sul suo  corpo   una  serie  indicibile  di violenze  e  brutalità . Infatti  <<  La sua vicenda è lo spunto per riflettere sulla brutalità della guerra, che annulla la dignità di qualsiasi essere umano o comunità. Nessuno può considerarsi al riparo da violenza e terrore, quando il meccanismo dell'odio è in pieno funzionamento.>>  (  "  bugiardino  "  del libro 'Foibe rosse', di Frediano Sessi  Collana: Gli specchi della memoria Anno edizione: 2007  Pagine: 149 p. , ill. , Brossura EAN: 9788831791472   )



























Norma Cossetto, talvolta menzionata erroneamente come Norma Corsetto ( Visinada17 maggio 1920 – Antignana, 4 \ 5 ottobre 1943),
la  storia   di   Graziano Udovisi   mi porta a  rispondere  la  domanda  che    sicuramente  mi verrà   sicuramente  fatta    come mai hai scelto  il suo caso  ?
non esiste  un  motivo  specifico per  cui   ho scelto   tali casi . Forse  perchè  sui   massacri delle foibe  termine  con cui  s'indica  indicano  gli eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia,avvenuti durante la seconda guerra mondiale ad iniziare  dal 1942\3  1945   e nell'immediato secondo dopoguerra.
IL loro caso   sono quelli  che    credo  mi sono rimasti  più  impressi   per i  motivi  di cui  ho parlato  nelle  righe precedenti e  perchè furono le prime   notizie  che  senti su tali atrocità nei racconti   che mi facevano degli amici di mio nonno paterno   alcuni esuli  da quelle  zone   e  lessi   dai  suoi libri  fascisti  .
 Non riuscendo  a trovare  altre parole  su  tale evento  drammatico 😈😔😪  lascio  le  parole   all'articolo  che ho letto   (  e    riportato  integralmente    per  paura   essendo  dell'anno  scorso   scomparisse e magari  non fosse  più disponibile   nel mare   magnum  che  è internet  )   http://notizie.tiscali.it/


Spesso mi sorprendo al cospetto delle nuove generazioni che ignorano la Storia, che non l’amano come dovrebbe essere amata. Ho sempre dovuto reprimere un brivido di intimo rifiuto leggendo quel “la storia non è magistra di niente che ci riguardi” con cui Montale sembra ammonire che nell’esercizio della memoria ci si rifugia forse più per devozione che per la ricerca della verità
Norma Cossetto
da http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/norma-cossetto/
Ma si può chiedere ancora alla Storia di insegnarci qualcosa ? A volte credo,  come  La stessa  Laura  Venezia  ,  che i più giovani se ne discostino perché sembra che nel ricordare il passato non ci sia nulla che si avvicini alla quotidianità. Eppure, nelle mie solitarie scorribande attraverso la rete, alle ricerca  di storie   sula  giornata  del 10  febbraio  mi imbatto più volte nella figura di una donna, Norma Cossetto ,che prima di essere ricordata come un’eroina era soprattutto una ragazza, che poi sarebbe diventata l’emblema della sofferenza femminile nell'Istria e nella Venezia Giulia in quella manciata di anni che va dal 1943 al 1945.
Perché la Storia, e in modo particolare il ricordo del massacro delle foibe  e  dell'esodo  che  n'è  seguito   che cade ogni anno il 10 di Febbraio, insegna soprattutto questo: che a volte nella vita possono contare più alcuni giorni o mesi piuttosto che tanti anni. Così fu per la giovane Norma, studentessa universitaria istriana, della quale restano i ricordi dei coetanei, soprattutto la memoria della sorella Licia da  cui apprendiamo   che : Norma era una ragazza che amava lo sport e la filosofia (si laureò in lettere e divenne insegnante), parlava bene le lingue straniere, studiava pianoforte e canto. Nel 1943 comincia a raccogliere del materiale per la sua tesi di laurea sul territorio istriano così ricco di bauxite e intitolata appunto “La terra rossa”. La sua vita di ragazza normale termina nel Settembre dello stesso anno, quando un gruppo di partigiani titini irrompe in casa Cossetto; Norma viene arrestata e, opponendo un netto rifiuto alla possibilità di collaborare con il Movimento Popolare di Liberazione, viene seviziata, torturata e poi gettata nella foiba di Villa Surani.




Adesso la   storia  di Graziano Udovisi  raccontata  da



Alberto Laggia  Alberto Laggia alberto.laggia@stpauls.it



“Sopravvissuto e umiliato”: questo è il titolo con cui usciva nel febbraio del 2006   su  Famiglia Cristiana l’intervista all’unico sopravvissuto delle foibe istirane, Graziano Udovisi  (  morto  nel 2010 ) Milite nella Milizia Territoriale fascista specializzata nella lotta senza quartiere ai partigiani che aveva deciso di raccontare, dopo tanti anni, la sua terribile storia di “infoibato”, salvatosi per puro caso. Nel 2010 è morto all’età di 84 anni. Raccontò la sua storia nel libro-testimonianza “Sopravvissuto alle foibe”.
Lo sfogo è di chi per troppi anni ha dovuto tacere: ”Bisogna che si sappia come un italiano è stato trattato. Dopo tutto quello che ci è accaduto, nel 1945 il Tribunale di Trieste, che era sotto il Governo alleato, mi ha bollato come collaborazionista e sono finito in galera per due anni. Non hanno guardato se avevo combattuto per salvare i miei connazionali e le nostre famiglie. Sono stato umiliato”.
L'esperienza della prigione, dopo l'esodo nel '45, non l'aveva ancora raccontata a nessuno, Graziano Udovisi, ottantenne istriano di Pola, l'unico superstite italiano alla tragedia delle foibe ancora vivo. Stringendosi al pugno con orgoglio la statuetta dell"'Oscar Tv 2005" ricevuto al galà televisivo in cui si premiava Il cuore nel pozzo, fiction sulle foibe trasmessa dalla Rai all'inizio dello scorso anno, Udovisi, ex-maestro elementare che da molti anni vive a Reggio Emilia, racconta ancora una volta tra le lacrime la sua terribile esperienza di "infoibato".
Non è da molti anni che ha trovato il coraggio di far memoria pubblica della sua vicenda personale. D'altra parte non è da molto che è stata vinta la cosiddetta "congiura del silenzio" attorno alle stragi compiute dai partigiani titini nell'autunno del '43 in Istria e poi nel '45 soprattutto a Trieste e a Gorizia. È solo dal 2005 che in Italia si commemorano nel "Giorno del ricordo" (il 1O febbraio) i morti delle foibe e i profughi dell'esodo istriano, alcune migliaia i primi, quasi 300.000 i secondi.
L'8 settembre del '43, il diciottenne Udovisi, neodiplomato alle magistrali, figlio di un macellaio istriano e di una triestina, stava passeggiando per le strade di Pola quando apprese della firma dell'armistizio. La guerra era finita. “Per l'Italia era una benedizione, ma per noi una maledizione. Fin da subito le notizie dell'occupazione da parte dei partigiani slavi di alcune città istriane erano accompagnate da voci di atrocità perpetrate sui nostri connazionali, soldati e civili”, racconta Udovisi.
“Ma di foibe ancora non si parlava. Fu a metà di ottobre che le voci diventarono tragiche certezze. Partecipai alla prima ricognizione fatta a Vines, in una grossa fenditura rocciosa del terreno dove si sospettava fosse finito il padre di un ragazzo di Albona. Ne usciva un odore nauseabondo”. Quella di Vines era una delle centinaia di profonde cavità naturali di cui è traforata tutta l'Istria (foiba è un latinismo che significa proprio "buco", "fossa"), e i vigili del fuoco di Pola vi estrassero i primi cadaveri. “Il primo corpo a essere recuperato fu quello del l'autista italiano della Questura. Alla seconda ricognizione si trovarono altri due corpi, legati tra di loro da un cavo d'acciaio. In pochi giorni furono rinvenute 84 salme a profondità diverse, fino a 150 metri”. Vines passerà alla storia come la prima foiba.
Nelle mani dei partigiani slavi
“Fu quell'orrore che mi convinse ad arruolarmi nel secondo reggimento della Milizia difesa territoriale (Mdt) che Libero Sauro stava costituendo per fronteggiare le truppe di Tito”. E si arriva al 1945. Pochi giorni dopo il 25 aprile, il sottotenente Udovisi, sciolto il presidio, decise di consegnarsi al comando dei partigiani slavi che erano entrati in Pola. “Venni subito imprigionato e ammanettato con del filo di ferro. Il primo trasferimento a piedi fu a Dignano, a 10 km da Pola. Durante gli interrogatori mi ruppero i timpani facendomi esplodere dei colpi di fucile vicinissimo alla testa”, racconta mostrandoci gli apparecchi nelle orecchie necessari per udire. “Proseguimmo fino al borgo detto di Pozzo Littorio, ai piedi di Albona. Venimmo rinchiusi nella palestra di una scuola dove stavano altri giovani soprattutto italiani, che erano costretti a correre a testa bassa e a schiantarsi contro la parete. Fatti rinvenire a secchi d'acqua e calci, dovevano ripetere la corsa. La notte del 12 maggio siamo arrivati a Fianona. Ci hanno spogliato di tutto, lasciando ci solo i pantaloni, e rinchiuso in una stanzetta di quattro metri per tre, in trenta, privi di cibo. Disidratati, imploravamo dell'acqua e ci hanno allungato un fiasco pieno d’urina”.
Alla sera del giorno dopo hanno iniziato a torturare l'ufficiale italiano con una verga di fil di ferro piegato in cima, a mo' d'uncino. Una donna tra gli aguzzini lo colpisce col calcio di una pistola, fratturandogli la mascella. “Quindi ci le gano in sei, l'ultimo dei quali era a terra svenuto e viene trascinato con il filo di ferro legato al collo. Ci portano fuori e ci trascinano fin davanti alla foiba. Mentre legano un grosso sasso all'ultimo del nostro gruppo, mi metto a pregare”, continua in lacrime. E mentre i cinque slavi iniziano a sparare col mitra, Udovisi si getta nel buco. Quel gesto disperato sarà la sua salvezza, “perché dopo un salto di 15-20 metri, o uno spuntone di roccia o un colpo di mitraglia spezza il filo di ferro che ci univa tutti in questo assurdo connubio. Sono finito sott'acqua e una mano s'è liberata permettendomi di risalire in superficie e tirare per i capelli un compagno che era vicino a me. I partigiani, però, hanno iniziato a sparare e a tirare un paio di granate che per fortuna ci hanno solo ferito di striscio”. Fermi tra gli anfratti per lunghe ore, i due sono risaliti la sera successiva e, sempre procedendo di notte, Udovisi in quattro giorni è riuscito a tornare a Pala allo stremo delle forze. «Erano otto giorni che non mangiavo. Alla porta di casa mia sorella mi ha aperto, ma senza riconoscermi».
Il sopravvissuto istriano ha conosciuto, subito dopo, il dramma dell'esodo e l'infamia del carcere. Non è più tornato nella sua "amatissima" terra, non ha più avvicinato una foiba. È rimasto in vita, ma la foiba gli ha inghiottito l'esistenza. Se la memoria di queste stragi è riemersa dall'abisso dell'oblio lo deve anche alla sua dolente voce.
La sola colpa di Norma  e Graziano  , come di tante altre donne e uomini uccisi  ed alcuni sopravvissuti   gettati nelle foibe, fu quella di attraversare il mondo e la Storia in uno dei suoi momenti più tragici, soprattutto in uno dei territori più divisi e tormentati in quella terra rossa tra Italia, Slovenia e Croazia ovvero il confine orientale  di cui si può ancora trovare una traccia in qualche sbiadito dagherrotipo dell’epoca. Il 10 Febbraio, così vicino al giorno del ricordo della Shoah, va celebrato ,ovviamente  senza metterle sullo stesso piano   vista la  loro diversità  anche se  uniti  dall'aberrazione umana proprio per non dimenticare la terra rossa come il sangue.>>
Concocordo  con  http://www.wumingfoundation.com  (   per  l'articolo   vedi  url  inizio post  ) << Quindi i I morti saranno forse «tutti uguali» (qualunque cosa significhi), ma sono diverse – a volte opposte e inconciliabili – le cause per cui si muore. Se non si riconosce questo, l’uguaglianza tra i morti è solo una supercazzola per difendere un sistema basato sulla disuguaglianza tra i vivi.  >>
Viviamo --  sempre  dall'articolo   di http://notizie.tiscali.it -- il tempo della velocità, delle connessioni rapide e della solitudine più profonda. Un tempo che si addice poco alla memoria e alla lentezza, e che è tanto più inquietante perché assomiglia alle foibe, quegli inghiottitoi carsici che furono il buco nero di tante vite di italiani. Ricordare è necessario. La Storia ci dice che non possiamo fare niente di più giusto.


con   queste parole  concludo  il post  d'oggi  alla  prossima ......

avere paura o non avere paura della morte ? tanto qualunque sia la risposta essa viene e ci prende per mano

Risultati immagini per la morte
 Dopo aver   visto   (  lo recensisco prossimamente   ) il  film   :  k-pax  da un altro mondo mi è venuta  la  rifelessione (  vedere  titolo   e discussione sotto  ). Essa  mi ha  ,   dopo  la perdita  ( ovviamente  in  senso  metaforico   e non  fisico  in  quanto non ho più avuto notizie  di  lui  )  di Danilo Pilato    confondatore del vecchio blog  cdv.splinder , permesso  di trovare  anche  se    su facebook   ( a differenza  di quella  con Danilo . P alias  danny   che  era  avvenuta  online   ) un altra    devo solo chiederli   se  li va   di collaborare  anche  qui  se gli  va  



Risultati immagini per la morte




per  il momento beccatevi questo dialogo avvenuto  fra me  e lei su facebook  






la morte è un qualcosa di cui non abbiamo nessun il controllo , quindi perchè sprecare tempo ed energie ad aspettarla ( tanto quando viene viene ) ed averne paura
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Alessandra Marsilii Viviamo come già risorti 
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Alessandra Marsilii Caro Giuseppe, la paura della morte è amica, nel senso che ci da uno dei doni più importanti della vita: la prudenza. Quest'altra amica, a sua volta, ci dona l'equilibrio. Lui, grandioso amico, ci dona ciò di cui non dovremmo mai stancarci: miss logica. Logica x logica senza AMORE PER IL BENE noi non potremmo districarci da quelli che amano il Male... Così, "quando viene viene" si spalancano le porte dell'infinito: una x chi andava per la via del Bene, una x chi brama il Male. Insomma, oltre lo spazio ed il tempo, resta il senso: chi sei. La morte ti completa, l' ESSERE è infinito. Ingannare la mente con la "solfa" che non c'è vita dopo la morte è una immensa troijata tirata in mezzo x non fare i conti con se stessi. Esisti oggi? Sei nell'Universo, detto anche "Cosmo" che significa "Ordine". La nostra unica arma è la libertà, o libero arbitrio: possiamo usarla per ubbidire al buon senso o per essergli nemici. Mi spaventa di più mettermi contro il Signor " Cosmo" e preferisco ...vivere ogni momento come se fosse l'ultimo... x restare nell'aere armonica con "Lui" e non stonare da "scarabocchio"!!!!!!! sono già risorta 
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Giuseppe Scano infatti Alessandra Marsilii è per questo che io dico che non bisogna aver paura della morte . infatti