2.11.15

Pier Paolo Pasolini una storia sbagliata


   tutti   quelli  \e  che   fanno  di P.Paolo . Pasolin  ( e non solo  )  il loro altarino laisìco e lava  coscienza  dopo che in virta lo insultaromo o lo ignorarano    dedico  le  prime  strofe  della colonna sonora  del post  d'oggi

cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.


Infatti non voglio tediarvi annoiarvi con il solito pistolotto storico culturale ,  cercate  su intertnet  li trovate  quello che  vi serve  , tanto se vedete la tv o vedete i giornali in questi giorni sarete sommersi da fiumi d'inchiostro \ bit ipocriti e pulisci coscienza ( prima gli getti addosso merda fango e poi l'osanni\ mitizzi , vedere a proposito il post su queste pagine dell'amica \ utente Daniela Tuscano , lo trovate fra gli url sopra su di lui ) preferisco sintetizzare la sua figura attraverso una canzone ( seconda me canzone \poesia visti i labilissimi confini tra i due generi artistico \ letterari )





  che  da' esito  a  diverse interpretazioni     . Eccone  due   provenienti dalla mia bacheca    come commento  ad  un mio post in cui ricordavo  la canzone  qui citata




Antonino Di Stefano Questa canzone non fu pubblicata su nessun disco di Faber , fino a poco tempo fa , perchè lasciava intendere che in realtà non si trattava di nessun complotto ma di una squallida storia con sottoproletari adescati alla stazione Termini . Per il conformismo di allora e di oggi la verità non andava detta .

Non mi piace più · Rispondi · 1 · Ieri alle 21:06


Cristina Ziccanu Non credo che la chiave di lettura sia questa, Antonino Di Stefano, fino a poco tempo fa semplicemente non si parlava di Pasolini più di tanto, De Andrè non c'entra niente!

Mi piace · Rispondi · 9 h

1.11.15

Cimitero di Bonaria Cagliari , tra le tombe abbandonate anche quelle di Jenny ed Efisino Nurchis



per approfondire oltre al sito di wikipedia citato nell'articolo che segue


http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/5384/la-storia-delle-donne-del-cimitero-di-bonaria.html
http://www.sardiniapost.it/culture/cattivo-perche-non-ti-svegli-memorie-cagliaritane-nel-cimitero-monumentale-di-bonaria/
il libro ‘Bonaria, il cimitero monumentale di Cagliari’, edizioni Tam Tam, 2000

per chi volesse visitarlo ( news tratta dal comune di cagliari qui probabilmente soggetta a cambiamenti o mutamenti informarsi via email o via telefono )

Indirizzo: Piazza Cimitero
Telefono: +39 070 300205
eMail: direzione.cimiteri@comune.cagliari.it
Proprietà: Comune di Cagliari
Orario: Lunedì chiuso - Mattina: 8.00-13.00 dal martedì alla domenica / Pomeriggio: 14.30-17.30 giovedì (da novembre a marzo ) / 15.30 -18.30 giovedì (da aprile a ottobre)
Prezzi: Libero








Leggo sconfortato sull'unione sarda online del 1\11\2015 che



Sono dodici le cappelle del cimitero monumentale di Bonaria di cui il Comune, nel settembre scorso, ha dichiarato decaduta la concessione.Tombe requisite dall'amministrazione perché le famiglie non se ne occupavano più e i sepolcri stanno cadendo a pezzi 





Infatti da https://it.wikipedia.org/wiki/Cimitero_di_Bonaria













Cenni storici

L'attuale cimitero sorge su un'area utilizzata come necropoli[1] già dai punici, dai romani e dalle prime comunità cristiane di Cagliari; a testimonianza di ciò restano diverse grotte scavate nella roccia calcarea del colle, utilizzate anticamente come sepolture, dove sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici oggi conservati nel museo di Bonaria. Il cimitero di Bonaria venne costruito nel 1828 ad opera del capitano del Genio militare Luigi Damiano e aperto dal 1º gennaio 1829. Trent'anni dopo venne ampliato su progetto di Gaetano Cima.
Il viaggiatore francese Gaston Vuiller, a Cagliari nel 1890, nel suo libro Les îles oubliées: les Baléares, la Corse et la Sardaigne, impressions de voyage (pubblicato nel 1893), riporta le impressioni derivate dalla visita al camposanto cagliaritano. Scrisse Vuiller: "Qui i monumenti funerari sono di rara ricchezza. Bianche statue simboliche appaiono attraverso i cipressi neri e gli enormi mazzi di fiori, le corone, portate in occasione della recente festa dei morti, hanno conservato parte della loro freschezza. Non c'e niente di funebre in quest'asilo. Si può finanche credere che il culto eccessivo con cui si onorano i defunti ha per causa veritiera la passione per il lusso e l'orgoglio dello sfoggio. Le statue sono manierate: tale, per esempio, questa giovane donna, vestita con la ricercatezza più estrema, che si lancia, le mani giunte, incontro ad un morto rimpianto, raffigurato da un busto. Le iscrizioni funerarie, di stile ampolloso, sono incise con lettere d'oro, od in rosso, su cartelli di marmo bianco. E tutto questo profana la pace delle tombe. Non si ha il cuore stretto, in mezzo a tutta quest'orpellatura, in codesto luogo superficiale, per il pensiero dell'ora delle ultime separazioni. Il più umile, il più solitario dei cimiteri di paese s'addice maggiormente agli amari pensieri del brusco distacco, dell'eterna separazione, e per dirla con una parola: alla morte."[2]
Dal 1968 le sepolture si effettuano solo nel Cimitero di San Michele, aperto nel 1940; attualmente vengono permesse solo sepolture in cappelle private o in loculi acquistati prima del 1968. Il cimitero monumentale di Bonaria, col suo ricco patrimonio storico e artistico, versa attualmente in stato di degrado.[----] continua su wikipedia




Riprendendo il video articolo dell'unione sarda


Tra queste la tomba della famiglia Nurchis dove sono sepolte le sorelle Amina e Jenny, figlie dell’avvocato Antonio Nurchis e di Giuseppina Nonnis, spirate l’una nel 1884, l’altra nel 1886.
La più piccola, Amina, morì diciassettenne, e pur così giovane era già una celebrità in Sardegna poiché fu la prima giovane a conseguire la licenza ginnasiale nella scuola pubblica, studi al tempo permessi solo ai ragazzi.
Studi fatti anche dalla maggiore, morta suicida due anni dopo perché travolta dalle malelingue e abbandonata dal fidanzato.
Tra le tombe requisite anche quella di Efisino Devoto, il piccolo di tre anni il cui monumento funerario, firmato dallo scultore Giuseppe Sartorio nel 1887, è uno dei più ammirati. “Cattivo, perché non ti risvegli?” è l’epitaffio ai piedi della seggiolina in cui dorme il bambino di marmo, confortato ormai solo dalla polvere del tempo. «Qui si avverte il distacco generazionale, e non solo perché è un luogo che, per quanto riguarda le concessioni di spazi, si è come cristallizzato al 1968.
Non c’è la sofferenza che si vede al cimitero di San Michele, dove il dolore si vive quotidianamente. C’è serenità e, appunto, oblio». Nicola Castangia, 52 anni, è il coordinatore dei Servizi di valorizzazione del cimitero monumentale di Cagliari. Conosce il camposanto come le sue tasche, studia, si documenta, cerca e rintraccia documenti d’archivio. È la memoria di chi, qua dentro, dai parenti non riceve neanche più un fiore, figurarsi una preghiera. «Il dolore, le tragedie familiari - spiega Castangia -, spesso finiscono per essere dimenticati dai discendenti. Ma tante volte accade perché una discendenza non c’è più». Le famiglie, cioè, sono estinte. Come, appunto, le famiglie di Jenny ed Efisino.
Nell’intervista-video ( se non   riesco  a  riprenderla downloadhelper con   di mozzila fire fox    ne    c'è  un codice  embed  per  riportala  qui    chi la vuole la  trova    qui sulll'url da cui ho preso l'articolo
Nicola Castangia ci accompagna dentro la cappella di Amina e Jenny Nurchis, aperta per la prima volta ai visitatori.


 di Piera Serusi




Mi chiedo come   Gessica Lai  (  sulla pagina fb del quotidiano  )  Perché per recuperare un po di soldi e sistemarle non fanno un ingresso a pagamento con guida per i turisti ?  Visto che  ormai   moltas  famiglie     che  qui  sono  sepolti sono estinte    Infatti  esso  è  storia   ,  come  si  può notare dai link riportati non solo della  città di Cagliari ma dell'intera sardegna  . Insomma  un patrimonio  che   storico   \  culturale  che  andrebbe salvaguardato  come avviene    con il cimitero di Il cimitero del Père-Lachaiseprimo dei cimiteri civili di Parigi

                               

ECCESSIVO E INVADENTE © Daniela Tuscano














mio padre e PPP, work in progress...)

Tu sapevi, caro PPP. Io, invece, non so. Adesso ti celebrano ufficialmente. Come un santo laico, da francobollo. La televisione – la tua odiata televisione, ma l’epiteto suona semplicistico, gretto: televisivo, anch'esso - ti dedica intere serate. Prime serate. “Salò” no, non ancora, speriamo mai (troppo assoluto, enorme). Ma le altre pellicole, così ostinatamente fuori centro, pittoriche; quindi contemplative, quindi lente; esiziali per il piccolo schermo; quelle sì, le vedremo. Se le vedremo. Come le vedremo. Tu sapevi, io non so. Se dire “era ora”, con la negletta umiltà che altri - ma non tu - scambierebbero per leggerezza. O gridare alla profanazione, per il mostro consumista che alla fine ha inglobato anche te, nel suo pantheon di melassa warholiana. Con papa Giovanni e Che Guevara, Lennon e Gandhi, Marilyn e Madre Teresa… Ma, al solito, non scioglierò il dubbio. Sono ingenua, tardonovecentesca. Traghettata nel nuovo millennio. L’occhio della tv mi guarda, sì. Ma io guardo lui. Ci usiamo a vicenda. E anche tu l’hai fatto. Hai preso il linguaggio del cinema e l’hai stravolto. Hai redistribuito i ruoli. Il cinema, dichiarasti, è poetico per il suo carattere di sogno. Ma il problema era la sua commercializzazione. I mass-media sono mezzi, non fini. E di essi ti sei servito per trasmettere quanto di più antitelevisivo – e “antisocial” – esista: la poesia. È vero, corri il rischio della banalizzazione. Molti già ci provano, ti citano a pezzi, attribuendoti addirittura frasi non tue. Qualsiasi autorello splatter in cerca di nobilitazione oggi si definisce pasoliniano. Naturalmente pensa al Pasolini "facile", quello delle invettive contro un potere ch'egli non saprebbe nemmeno identificare. A quello "scandaloso", dove per scandalo s'intende non la pietra d'inciampo ma una nudità esibita e scarnificata dal suo vero senso di uomo/donna rivoltati. Si comincia a morire non solo quando l'altro non comprende o, peggio, fraintende un discorso verbale. Ma pure quando disossa il linguaggio del corpo. Il Pasolini scomodo, invece, il fustigatore dei sessantottini, dei capelli lunghi, dell'aborto e della contraccezione, quello no, viene ignorato e rimosso. Quello è il Pasolini da dimenticare, ancorato al passato, problematico, edipico. Un caso clinico (che "ragiona con l'osso sacro", come ebbe a sentenziare un suo collega, in barba al millantato "gayfriendly" del politicamente corretto). Mentre è anche e soprattutto con quel Pasolini che dobbiamo misurarci. Quel Pasolini rischia l'oscuramento. Ma accadde anche a Dante. Perfino a Cristo. Non è mica colpa tua. Non è nemmeno colpa, in fondo, di tv e Internet. La colpa è solo nostra. Ma egualmente nostra è la libertà di cercarti. E in quella libertà sei intatto. La tua storia non può essere addomesticata. Resta lì, nella violenza della fine, nel percorso d’uomo e artista che non s’è mai nascosto. Che hanno definito disperato, ed era atrocemente ottimista, e non voleva fermarsi, pur senza conoscere l’esito della lotta. Metafisico, o metastorico, negli ultimi anni. Cosmico, non fatale. Le tue pitture nere sfumavano nella nebbia scialba di “Salò”. Prodromo del delirio onirico di “Porno-Teo-Kolossal”. Il pugno alzato del partigiano prigioniero dei repubblichini non bastava più, era gesto inadeguato, velleitario e goffo. No, nemmeno più il Pci avrebbe realizzato la giustizia sulla terra. L’umanità rimanente, ricreata, forse sì. Come? Non hai fatto in tempo a dircelo, e malediciamo quel giorno. Anzi, quella notte. Notte dei morti, notte della morte. Notte d’Italia, notte del ’75, notte della fine (tua) e della strage del Circeo. Le donne, gli omosessuali, i profughi, i poeti: i reietti della società. Distrutti. Malediciamo quel giorno e quella notte, ma più forte sentiamo la responsabilità di continuare, perché una strada aperta è più ampia d’un traguardo splendente. Viviamo di speranza, non d’appagamento. Quella del poeta è un’insoddisfazione feconda. Nutrita di mancanze. Rischi la moda, rischi il pasolinismo. Ma hai affrontato pene assai più dure. Ma, possedendo lo strumento, te ne servi per renderti ancor più vicino. Eccessivo. Invadente. Per tutti. Per mio padre, che ti chiama per nome, già lo eri. Il suo urlo, in quella penombra del ’75, in corridoio, lo sento ancora risuonare: “Pasolini, nooo!!!”. Potresti, oggi, entrare davvero – se lo vogliamo – nelle nostre case, scuole, ritrovi. Portare la tua umanità sciagurata, ricondurre alla verità le cose, complicarle, inquietarle. Non so cosa provare oggi. So che questo ricordo doveva esserci. Per configgersi in noi, fra lacrime ardenti e rabbiose.
                                       © Daniela Tuscano 

31.10.15

c'era una volta la ferrovia tempio - sassari

per  il momento accontentatevi di questo documento  ,  prossimamente  ,  ripoterò  delel foto    scattate  da me  medesimo  sullo  statom in cui versa   quello che  ieri  era  un  gioiello ed  oggi  lasciato andare  in rovina  o  quasi

A Sassari s'inaugura una nuova linea ferroviaria
Giornale Luce A0883 del 11/1931
Descrizione sequenze:Un treno sui binari della stazione ferroviaria di Sassari ; la locomotiva è imbandierata e ornata da un grande stemma reale ; il gruppo di invitati che partecipa alla cerimonia di inaugurazione della Sassari-Tempio ; l'on. Leoni mentre taglia il nastro inaugurale ; una mano tira indietro strattonandolo sgarbatamente un ragazzo che si sporgeva a guardare ; il treno mentre avanza lentamente sui binari ; la folla sul marciapiede ; labari e bandiere ; un cineoperatore riprende la folla sporgendosi dal finestrino ; il treno lascia la stazione ; il percorso s' inoltra in una zona di montagna ; il treno attraversa un ponte ferroviario ad arcate ; visione del paesaggio arso e brullo ; la stazioncina di Martis ; sul marciapiede donne e uomini in abiti tradizionali ; il tratto ferroviario nella zona montuosa è costellato di ponti ferroviari ; una galleria ; veduta aerea ; la stazione di Tempio Pausania ; i paesani attendono il treno.

28.10.15

1943 -1945 i figli del nemico

in sottofondo  Le luci della centrale elettrica - Una guerra fredda

vedendo la puntata a trasmissione rai3 \ rai storia con Massimo Bernardini e Michela Ponzani rai storia del 28\11\202015 ‪#‎iltempoelastoria‬ in cui si racconta la storia I bambini nati dalle relazioni tra donne italiane e soldati tedeschi sono bollati come "figli del nemico"o  figli di e quelli avuti con gli alleati liberatori come vengono definiti ? .
É stato molto interessante ‼ Una parte di storia che non conoscevo e i libri di storia scolastici   non ne parlano ‼  o si limitano a  dire  in una   al massimo due  righe   che  esse furono linciate     e rasate  in piazza   concordo ( io non avrei saputo dire di meglio ) Damiano Congiu Ovviamente la stupidità umana è sempre attiva in ogni epoca! Emarginare e puntare a dito dei bambini innocenti è sintomo di ignoranza acuta!.  Infatti   tale situazione  rimase  in vigore  fino al 1975  quando     fu  fatta  la legge     n 151 \  19.06.1975 ovvero  Riforma del diritto di famiglia

ottimi i  consigli  




27.10.15

come evitare di farsi porendere per il culo su Facebook e cadere in bufale




Prima di continuare a leggere rispondete a questa domanda:”È un problema per voi essere trattati come dei fessi da spremere in qualunque modo per guadagnare soldi e consenso politico? Se non è un problema potete ignorare questo articolo, altrimenti continuate a leggere per scoprire come vi prendono per il culo su Facebook (e nel Web) e preparatevi a grosse delusioni.
Bene, per voi è un problema, quindi vediamo chi, come e perché si prende gioco di voi su Facebook e nel Web e come imparare a difendersi.
PRIMO CASO: PERSONE QUALUNQUE.
Tutti possono aprire siti Web e pagine Facebook facilmente. Chiunque può scrivere quello che vuole su qualsiasi argomento, anche gli incompetenti e i manipolatori, quindi è molto facile imbattersi in notizie scritte da persone che non sono giornalisti o articoli in campo medico scritti da gente che medico o ricercatore non è. In poche parole, ci sono persone che non stanno al loro posto… E a volte anche quelle che stanno al loro posto raccontano stupidate…Con l’arrivo del Web le persone qualunque si sono ritrovate fra le mani un “giocattolo” potentissimo che ha amplificato la voglia di scoprire cose nuove, magari “nascoste dai potenti”, e di poter cambiare il mondo in modo più attivo e coordinato. Ecco che i “rivoluzionari da tastiera” hanno potuto scrivere quello che volevano e diffonderlo facilmente ad altri aspiranti rivoluzionari da tastiera e alle persone sempre più desiderose di informazione presa dal Web, percepita come informazione alternativa, libera dal “potere” e perciò vera (e di tanto in tanto lo è più di quella ufficiale).

No, non sto parlando di Anonymous…
Il fatto che chiunque potesse scrivere qualunque cosa ha portato alla diffusione in ogni campo di bufale (falsità) faticosamente contrastabili: per creare una bufala ci vuole poco tempo e fatica, per smentirla serveno più tempo e impegno e spesso le persone, nonostante l’evidente prova della falsità, vogliono crederci lo stesso, perché quella bufala rispecchia le loro idee (e non si vuol far crollare le proprie certezze) e perché il complottismo, conseguenza della situazione, fa sì che chi smentisce la bufala è ritenuto per forza di cose corrotto dal sistema.La famosa accusa “chi ti paga?” non manca mai. Non mancano mai nemmeno gli “informati” e “sveglia“.La pubblicità paga. Sì, sul Web si guadagna anche grazie alla pubblicità, quella che appare sulle pagine di un sito. Più persone accedono al sito più l’impressione della pubblicità sulla pagina vale (e paga) e ancora di più vale il click sulla pubblicità stessa. Per non parlare della vendita di prodotti, magari con link personalizzati, o la vendita di pagine piene di fans.Come ottenere più accessi al sito? Utilizzando particolari tecnicismi e strategie di marketing che possono essere corretti o scorretti.Le immagini per prima cosa! Le immagini hanno tantissima importanza, tanto che ormai molti si limitano a guardare solo le foto e al massimo a leggere solo i titoli di un articolo. Dimostrazione:
Mai visto uno così, eh? No, dico, mai visto un cane alla guida di un’auto, vero? Evidentemente l’immagine ha la sua importanza.È un dato di fatto che se un post è accompagnato da un’immagine con tette, culi o gattini verrà cliccato da molte più persone, anche se l’articolo dovesse trattare di equazioni per determinare la corretta dimensione di un escremento di formica.
Per seconda cosa titoli, che 

amore in tempo di crisi economico\ sociale Matrimonio con sorpresa: il lancio del bouquet diventa una proposta di nozze




Matrimonio con sorpresa: il lancio del bouquet diventa una proposta di nozze

Tutti credevano che si dovesse festeggiare solo un matrimonio, ma presto gli invitati si sono accorti che c’era anche un altro evento da celebrare: una romanticissima proposta di matrimonio. Luca Vinciguerra e Cinzia Coppola sono di Sora, in provincia di Frosinone, e sposarsi era il loro sogno. Per due anni hanno cercato un lavoro stabile, senza riuscirci. Allora hanno deciso di aprire una pizzeria: "Abbiamo frequentato un corso per pizzaioli napoletani – ci raccontano – e abbiamo aperto a Sora la pizzeria ‘da Zia Rosa’, che è cresciuta velocemente e ci ha permesso di raggiungere finalmente una certa stabilità economica". Così, la settimana scorsa, Luca ha deciso di fare la sua proposta a Cinzia. Come occasione ha scelto il matrimonio dei suoi amici Juan Andres e Sabrina e, forse ispirandosi a una proposta simile diventata virale qualche mese fa (che coinvolgeva due promessi sposi americani) ha sorpreso tutti i presenti e la sua fidanzata. Il video, pubblicato tra le pizze della loro pagina Facebook, sta facendo il giro del web 

26.10.15

[intervista mancata a Emanuelwe Dascanio ] dipinti cosi veri da sembrare foto I dipinti di Emanuele Dascanio

potrebbe interessare
http://www.settemuse.it/arte/corrente_iperrealismo.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Iperrealismo




Qualche giorno fa alla consueta rassegna sui fotografi contemporanei organizzata da associazione culturale la sardegna vista ( ne ho già parlato qui sul blog in altri post ed a cui sono iscritto ) ho conosciuto oltre ai fotografi : Ulisse Bezzi e Miroslav Tichý ( ne ho parlato qui ) si discuteva del rapporto fra quadri e foto ed   di come un quadro con la tecnica della pittura ad olio potesse essere scambiato per fotografia . Poi  a casa cercando qualcosa  su caravaggio   per  approfondire  le tematiche  biografiche  della  storia  che stavo rileggendo   " uccidete  caravaggio " edito dalla Bonelli   o forse   sfogliando   non  ricordo  bene    cortana o msn news ovvero il nuovo motore di ricerca di windos  \  explorer    ho   trovato su http://www.huffingtonpost.it/ questo articolo fotografico 


Iperrealismo. Realismo radicale. I dipinti di Emanuele Dascanio, giovane artista milanese, non possono che iscriversi in questa categoria. La precisione e l'estrema attenzione per il dettaglio rendono i suoi quadri incredibilmente fedeli alla realtà, tanto che è facile scambiarli per immagine fotografiche.
Nature morte, per lo più. Spicchi di anguria che sembrano veri, acini di uva, mandarini e lamponi che paiono appena colti, sono i suoi soggetti preferiti. Ma negli ultimi lavori Dascanio comincia a lanciarsi anche nella riproduzione di volti e ritratti. Con risultati davvero sorprendenti
Infatti non credevo che la tecnica della pittura rinascimentale fosse ancora diffusa , ma credevo fosse ormai relegata alla storia o ad occasioni particolari . Ora vedendo questi bellissimi quadri ( di cui trovate oltre l'url dell'articolo citato una foto sotto ) e qui un video tratto dal suo canale dii youtube





avevo deciso di   saperne di più chiedendo alcune cose all'autore . Ma   questo video   preso dalla sui bacheca  di facebook





   sembra  aver  reso inutile  , ma  io   pubblico  lo stesso  ( la  trovate  sotto    con  alcune informazioni su  di lui )  .  la  sua intervista  che causa    troppo lavoro  o   essendo un  piccolo blog  hanno la precedenza  i media  specialistici   . Magari 'artista   ci ripensa  o trova  tempo   chi lo sa    e magari approfondisce    certe  cose  che  emergono   dal video  sopracitato    


eccola  qui



Ma  non   prima di riportare  alcune sue  note  biografiche prese  dalla sua  pagina  facebook 

dall'albume   di facebook dell'autore  
Emanuele Dascanio nasce a Garbagnate Milanese nel 1983.
Dopo essersi diplomato al Liceo Artistico Lucio Fontana di Arese, nel 2003 si iscrive all’accademia di Brera, sezione pittura: avendo appreso di vivere in un contesto decadente per la stessa pittura, la abbandona dopo sei mesi.
Continuando, però, a sentire il desiderio ed il bisogno di una crescita artistica, nel 2007 approda nello studio di Gianluca Corona, allievo del celebre Mario Donizetti, trovando in lui un valido maestro ed apprendendo la tecnica della pittura ad olio. 
Attraverso l'utilizzo delle antiche tecniche rinascimentali applicate al contemporaneo senso del foto realismo, Emanuele Dascanio cerca di indagare attraverso la pelle della realtà il suo senso intrinseco e profondo.
Emanuele Dascanio ha partecipato a vari concorsi e mostre collettive a livello nazionale e internazionale, classificandosi sempre ai primi posti.
Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private in Italia e all’estero. 
Continuando, però, a sentire il desiderio ed il bisogno di una crescita artistica, nel 2007 approda nello studio di Gianluca Corona, allievo del celebre Mario Donizetti, trovando in lui un valido maestro ed apprendendo la tecnica della pittura ad olio. 
Attraverso l'utilizzo delle antiche tecniche rinascimentali applicate al contemporaneo senso del fotorealismo, Emanuele Dascanio cerca di indagare attraverso la pelle della realtà il suo senso intrinseco e profondo.
Emanuele Dascanio ha partecipato a vari concorsi e mostre collettive a livello nazionale e internazionale, classificandosi sempre ai primi posti.
Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private in Italia e all’estero. 
E-mail
Canale  di youtube  
https://www.youtube.com/user/daskyo

 facendoci   raccontare la sua esperienza   al di fuori  dall'accademia e  quindi  dai  circoli  artistici  ad essa  collegati   e  di

Come si può investire in una passione per affrontare l’incertezza del presente e lo spettro di una precarietà futura ? 


Ciao,  partiamo dal tuo presente per raccontarci la tua storia: di cosa ti occupi in questo momento ?

Qual è stato il  tuo primo lavoro  non "  accademico  " ?

Chi sono i   tuoi  clienti ?

Come   ti  promuovi oltre  youtube e  facebook   nel web ?

Cosa ti piace di più nel lavoro che hai creato per te?


in una recente  intervista  più  precisamente  a  http://alessandraredaelli.altervista.org/ (  qui l'articolo completo  )  hai detto : << (...)Terminati gli studi obbligatori sono entrato in accademia pieno di sogni e ne sono uscito pieno di incubi (.....) >> quali sarebbero questi incubi e se li rapressenti nele tue opere o li tieni dentro di te ?

Tu possiedi una tecnica precisissima, che si evidenzia in particolare nei lavori a grafite e carboncino, e obiettivamente un’enorme abilità che puoi fare qualsiasi cosa, anche se hai scelto di muoverti in un ambito classico, perchè non disegni anche tavole o copertine per fumetti o siti web ?

tu che sei di formazione classico rinascimentale ma educato rispetto aqueste nuove generazioni educate alla mediocrità , alla banalità ed incultura , cosa salvi di questi ultimi tre secoli in ambito artistico pittorico specialmente ?

 vista  la tua  formazione classica   ti sei  senti più Leonardo  o  Caravaggio  ?  e  se  fossi vissuto  a quiell'epoca  quale  dei due  avresti voluto essere  ?

Si può dire  , vedendo le  tue opere  e  dalle  risposte  date  in precedenza   , che i tuoi interessi  spaziano senza confini…


per le tue opere usi il classico schizzo preparatorio e\o fotografie oppure modelli quando si tratta di persone o cavalletto quando si tratta di paesaggi ?





visto che i tuoi quadri sembrano fotografie hai acquisito o avuto nozioni ed pratica fotografica oppure usi la fotografia solo per diffondere online le tue opere ?

oltre  agli autori  rinascimentali   c'è qualche altro autore  o  corrente  della storia dell'arte  classica\ moderna     a  cui ti rifai ?

 dipingi in silenzio o con sottofondo musicale    e che tipo di musica    metti  o ascolti ?  


ho appena visto questo tuo quadro mi chiedo ( forse perchè sono più avezzo all'uso della fotografia che alle tecniche , anche se non disdegno l'arte e la sua storia ) mi viene questa domanda ti senti più fotografo o pittore ?

nelle tue  opere  usi il cuore  o la mente  oppure entrambe  per  non essere  d'essere  d'assente  ?
 

tra  le  tecniche [ per ulteriori dettagli ed apprendimenti vedere primo link all'inizio del post ] del movimento iperrealista : Acquaforte,Acquatinta,Aerografo,Colori Acrilici,Litografia  , ecc    qual'è  quella  da  te  usata  e preferita  ? 




qualcosa  d'aggiungere  , rettificare   o approfondire  ?  




LA GIUSTIZIA FAI-DA-TE È IL SINTOMO DI UN CANCRO di http://anthonymuroni.blog.unionesarda.it/




mi fa piacere che a destra qualcuno cominci a ragionare.  Infatti  tra  i soliti articoli  ed  interventi malpancisti    finalmente  uno che fa un discorso  equilibrato


http://anthonymuroni.blog.unionesarda.it/

  Nessuna simpatia per i ladri, ma anche una certa resistenza a legalizzare la giustizia fai-da-te. Perché la morte violenta di un 22enne è sempre una sconfitta per lo Stato. E se il suo uccisore non può essere considerato un eroe, forse è altrettanto ingiusto affibbiargli l’etichetta di assassino. Più probabilmente è a sua volta una vittima, il sintomo di un cancro che pian piano sta divorando la società italiana, ogni giorno più insicura, disincantata, cinica e dunque ingiusta.Ammalarsi è stato inevitabile, se si pensa a qual è la situazione di impunità, scarsa meritocrazia e sostanziale anarchia alla quale intere porzioni di territorio e di cittadinanza sono condannate.Persino le reazioni successive al grave fatto di cronaca di cinque giorni fa – quando un pensionato 65 enne, che per sua stessa ammissione viveva da sette anni con la pistola a portata di mano, ha freddato un ladruncono sorpreso di notte dentro la sua casa – sono emblematiche: onorevoli che vanno in tv col revolver, cortei di solidarietà per lo sparatore (indagato, per atto dovuto), persino scene di giubilo per la morte del reo.Attenzione, però, alle escalation e ai simboli: i nostri anziani ci ripetevano “A bocchire tocat a Deus”, per sottolineare la sacralità della vita. Quando si imbraccia il fucile, ergendosi a sceriffo, giudice e becchino, si intraprende una strada senza ritorno.Perché a chi giustifica gli spari per difendere la proprietà dovremmo chiedere se è questa la società che vogliamo creare per i nostri figli. E se non ci sembra già sufficientemente sbagliato un posto in cui non si può riposare in pace se non avendo le sbarre alle finestre e i portoni blindati stile Banca d’Italia.La risposta la dovrebbero dare le istituzioni, con l’esempio e con il varo e la successiva applicazione di leggi inflssibili. Ma questa – l’abbiamo già detto – è una società malata. E il pesce – sia esso quello che ruba in casa dei pensionati o quello che si fa giustizia da solo, ammazzando i ladri – puzza sempre a partire dalla testa.


concluso con un altro intervento che per casualità delle vita ti toglie le parole di bocca dell'amica Tina Galante

3 ore fa · Modificato · Lo so che vi sto fracassando i marroni c


on questa storia, ma è necessario fare chiarezza, vista la confusione. ‪#‎iosonounidiota‬Un conto è trovarsi in casa un ladro DISARMATO e innocuo che magari a vedervi gli viene pure l'infarto a lui, altro è trovarsi in una situazione in cui il ladro è armato e si comporta all'Arancia meccanica. Sono due situazioni diverse che necessitano di risposte diverse. Nel caso occorso in questi giorni la risposta omicida è chiaramente esagerata, non si può sparare ed uccidere una PERSONA disarmata e all'esterno della propria abitazione, dall'alto in basso.

Questo fa comprendere l'esistenza di una certa volontà sadica di colpire per uccidere, e di approfittare della situazione per poter essere legittimato nel proprio sadismo.Ora il pensionato in questione, dopo aver ucciso un ragazzo, avrebbe dovuto tenere un profilo basso e mostrarsi quantomeno dispiaciuto per l'accaduto, come già hanno fatto altri prima di lui. Ma il soggetto in questione fa lo spavaldo, si affaccia al balcone come un DUCETTO qualsiasi, sproloquia e minaccia nelle trasmissioni televisive. ONESTAMENTE, si può sopportare tutto questo? E ce lo ritroveremo presto candidato nelle fila leghiste, perché si sa, gli assassini e gli omicidi fanno sempre un certo effetto sugli italiani.Perché se questo soggetto non pagherà per quello che ha fatto (non puoi uccidere qualcuno solo perché sta nella tua proprietà) si sdoganerà l'idea pericolosissima che si può condannare a morte un uomo per il reato di furto, attenzione, non OMICIDIO e presunzione di omicidio, ma banalmente FURTO! E' esattamente come mettere sulla sedia elettrica i ladri, delegando ai cittadini il compito di fare da giudici e da esecutori materiali. MA RIUSCITE A RENDERVI CONTO DELLA FOLLIA??


?

Ognuno è l’ebreo di qualcuno: il fenomeno del capro espiatorio



“In ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere.”
Primo Levi, La tregua
.
In questi giorni Internet è stata inondata di video, poesie, post, racconti e testimonianze in occasione della Giornata della Memoria, ma si tratta per lo più della condivisione di opere realizzate da altri piuttosto che di produzioni personali. Tutto ciò naturalmente è comprensibile, infatti una persona qualsiasi può sentirsi spiazzata dall’ineffabilità di un evento storico terribile, che persino i testimoni diretti faticano a raccontare.Anche io purtroppo non saprei cosa scrivere su un simile orrore, però ho deciso di realizzare ugualmente un commento personale raccontandovi quale meccanismo della mente umana può generare tanta sofferenza: si tratta del capro espiatorio, un fenomeno di psicologia collettiva alla base di ogni emarginazione, maltrattamento o persecuzione delle minoranze o semplicemente di una persona diversa. Un genocidio non è altro che la degenerazione estrema di un tale comportamento collettivo bestiale (che naturalmente differisce dai meccanismi psicologici che possono generarsi in un singolo individuo) che può verificarsi in ogni comunità ed è lo stesso che innesca fenomeni di bullismo, emarginazione e alcuni casi di mobbing.
olocausto
.
Una barbara usanza ebraica
Per ironia della sorte il termine capro espiatorio deriva proprio da una tradizione religiosa ebraica piuttosto barbara, che consiste nel sacrificio di due capri. Ogni popolo, insomma, ha i suoi scheletri nell’armadio, anche gli ebrei! E’ doveroso tuttavia ricordare che i sacrifici di animali erano diffusi presso tutti i popoli antichi, perciò non si tratta di una prerogativa ebraica ma di una macabra usanza che riguarda l’umanità intera, anche i nostri antenati italici.Nel giorno dello Yom Kippur, il giorno dell’espiazione, il popolo israelita sacrificava due capri identici tra loro nel Tempio di Gerusalemme per espiare i propri peccati. Il sommo sacerdote estraeva a sorte il capro da immolare sull’altare dei sacrifici, situato all’ingresso dell’edificio del Tempio, per purificare il luogo sacro dai peccati del popolo, dopodiché poneva le mani sulla testa del secondo animale e confessava i peccati del popolo di Israele. L’animale veniva poi gettato da una rupe in un’area desertica situata a circa 12 km dalla città. Il primo capro era chiamato espiatorio, il secondo emissario o, nel linguaggio comune,espiatorio.Il secondo capro svolgeva un ruolo cruciale nel processo di espiazione perché si faceva carico dei peccati dell’intero popolo d’Israele, diventando impuro al suo posto, e li estingueva con la sua stessa morte.
L’approccio psicoanalitico
(non sono una psicologa, ciò che state per leggere è la fedele trascrizione di alcune informazioni provenienti da questo articolo, che analizza il fenomeno del capro espiatorio in un gruppo ristretto di individui)La psicoanalisi si è interessata alla figura del capro espiatorio per analizzare i meccanismi nascosti e inconsci che entrano in gioco quando in un gruppo si identifica una “vittima designata”. Secondo Jung nel capro espiatorio viene proiettata, psicanaliticamente, l’”ombra” di un gruppo: cioè quegli aspetti, quelle caratteristiche comportamentali che i componenti del gruppo non accettano di sé, vogliono cancellare e negare e da cui si sentono minacciati.Così le proiettano, attraverso la modalità detta del “transfert”, su uno dei componenti, quello che più degli altri rappresenta e porta in sé queste caratteristiche. In un Transfert gruppale, tutto il gruppo trasferisce appunto il senso del negativo sul capro espiatorio e se ne libera. Attraverso questa tipica modalità di “Pensiero Magico”, ovvero irrazionale e priva di basi ragionevoli, la crescita gruppale è quindi garantita dall’allontanamento, spesso dall’eliminazione effettiva, di quella che è percepita quale fonte di energia negativa e “disturbante”. Tutto ciò al fine di una riduzione del senso di ansia causato dal perseguimento della sopravvivenza del gruppo in situazioni di avversità e difficoltà. In Totem e Tabù Freud parla di “pasto totemico” in cui l’elemento considerato “impuro” di una comunità viene divorato dai suoi membri, che ne assimilano l’energia e lo “spirito”, salvo poi pentirsi del gesto compiuto, e essere colpiti dal “ressentiment” (risentimento, senso di colpa).
.
Come creare la vittima perfetta secondo un approccio antropologico
Cristiano-Maria Bellei, docente di Antropologia della Mediazione Culturale, parla degli stereotipi vittimari nella teoria sacrificale di René Girard.
.
Un atto di barbarie collettiva
  • La selezione di una minoranza portatrice di caratteristiche devianti rispetto alla norma.
Tra i più quotati nel corso della storia troviamo le minoranze etniche come i neri e gli zingari, gli immigrati come i “terroni”, i poveri e/o gli schiavi, persone aderenti a ideologie politiche di minoranza (come il comunismo o l’anarchia), le donne, gli omosessuali, minoranze religiose come i catari, persone con problemi psicologici, malati gravi e contagiosi come i lebbrosi e i sieropositivi. Si tratta di categorie di individui accomunate da un unico fattore: vivere all’interno di una comunità ma in modo diverso rispetto alla maggioranza.
E’ singolare notare come gli oppressi di ieri siano diventanti gli oppressori di oggi e gli attuali aguzzini potrebbero essere i martiri di domani: è una ruota che gira e, come disse Primo Levi, ognuno è l’ebreo di qualcuno. Il capro espiatorio può essere anche un singolo individuo nel caso di una personalità illustre (un esempio molto comune è Gesù Cristo, che ha salvato l’umanità offrendosi in sacrificio) o di un gruppo ristretto di persone che si accanisce contro lo “scemo del villaggio”, secondo una truce legge del branco che conosciamo tutti molto bene sin dai tempi delle elementari. .
  • La demonizzazione della vittima.
Non è sufficiente che i malcapitati siano diversi dalla massa, devono essere considerati malvagi o comunque portatori di caratteristiche negative. Essendo una minoranza, questi inoltre faticheranno a difendersi dalle accuse o a trovare degli alleati che possano difenderli. Le tattiche per trasformare una persona in un nemico perfetto le conosciamo tutti, le più comuni sono la caratterizzazione di un intero gruppo di individui per la condotta scorretta di pochi membri di tale cerchia (es. se alcuni zingari rubano, tutti gli zingari sono ladri), l’enfatizzazione degli aspetti negativi (es. tutti i padri di famiglia mussulmani maltrattano e talvolta uccidono le figlie anticonformiste) e la calunnia (es. gli ebrei sono brutti e hanno il naso adunco). Nel caso di singoli individui, le caratteristiche psicologiche del soggetto sono determinanti nella scelta di una vittima. Tale agnello sacrificale non è mai casuale: nelle scienze criminologiche e forensi esiste persino una scienza a tale riguardo, denominata “vittimologia”, per individuare chi tra noi sono più facilmente perseguitabili. .
  • La propaganda.
Ogni membro della comunità non solo deve riconoscere il capro espiatorio come un elemento negativo del gruppo, ma deve anche desiderare la sua persecuzione o eliminazione al fine di rendere l’intera comunità migliore. Quando il fenomeno si manifesta su larga scala può essere attuata anche una vera e propria operazione di propaganda politica, come nel caso dell’aggressiva campagna mediatica con cui i Nazisti e i Fascisti hanno diffamato e calunniato gli Ebrei; nelle comunità più piccole o nei gruppi circoscritti di individui possono essere sufficienti invece i pettegolezzi e la malignità su piccola scala. .
  • La percezione di benessere (dopo l’eliminazione o l’espulsione della vittima).
Anche se la persecuzione o l’eliminazione della vittima sono assolutamente prive di fondamento e costituiscono per la comunità solamente un’inutile perdita di energie e di membri su cui contare, comportano per gli aguzzini una sensazione di benessere. I restanti membri si sentiranno infatti: –  più forti, credendo di essersi liberati di una palla al piede (es. Se il ragazzino disabile cambiasse scuola i bambini seguirebbero meglio e sarebbero in pari con il programma); – migliori, avendo soppresso un portatore di caratteristiche negative (es. Se non ci fossero neri saremmo tutti belli bianchi); – più uniti, in quanto è risaputo che combattere un nemico comune aiuta ad alleviare le tensioni interne (es. Ora che quella troia adultera di una strega è bruciata sul rogo, le donne del villaggio smetteranno di invidiarla e i loro mariti non faranno a gara per averla); – più sicuri, qualora il capro espiatorio fosse ritenuto una minaccia per il gruppo stesso (es. Incarcerati tutti gli anarchici, l’ordine e la pace sociale sarebbero al sicuro). Può inoltre capitare che la comunità attribuisca ad un unico soggetto le colpe dell’intera comunità e lo punisca per sentirsi innocente e alleviare la sensazione di disagio che ne consegue. Un soggetto debole può infatti essere accusato, soprattutto in comunità arcaiche in cui la superstizione e la magia erano socialmente accettate, del cattivo andamento del raccolto o di un’epidemia. . Il bestiale piacere della vendetta Avete presente quella sensazione di sollievo che si prova quando l’antagonista di un film viene punito e l’oltraggio subito dalla comunità viene riscattato, quando vi viene spontaneo pensare frasi come “Ben gli sta!”, oppure “Finalmente quel bastardone ha quello che si merita!”? Ebbene, la vostra sensazione non è nient’altro che la normale reazione psicologica di piacere che l’essere umano prova quando assiste alla punizione (anche violenta) di qualcuno considerato “cattivo”. Si tratta di una reazione più evidente nei maschietti (che, come sapete, sono sensibili al testosterone e hai film d’azione), ma di cui le donne non sono affatto immuni. La ragione di tale meccanismo psicologico è presto spiegata: l’uomo è un animale sociale e prova benessere quando le ingiustizie vengono vendicate attraverso la punizione del cattivo. Si tratta chiaramente di una reazione animalesca e priva di fondamenti razionali che nel fenomeno del capro espiatorio assume tratti ancor più meschini, poiché consente alla popolazione tutta di godere a scapito di un innocente. Siccome non siamo animali ma esseri raziocinanti, è bene ricordarsi di saziare il piacere psicologico della vendetta soltanto quando guardiamo i film d’azione (o la nostra squadra del cuore vince un derby) e di giudicare con occhio critico gli irrazionali tumulti della folla, senza lasciarsi trascinare in atti di malvagia e insensata crudeltà. Gli orrori del lager sono ancora più odiosi perché non sono la degenerazione degli atti di qualche bruto o un momentaneo momento di follia collettiva: essi consistono nella progettazione e nella creazione di una vera e propria macchina di sterminio, l’intelletto e la razionalità umana sono stati sfruttati per il più odioso degli intenti. Nessuno riesce a spiegarsi come l’essere umano possa essere riuscito a concepire e concretizzare uno sterminio di tale entità, possiamo soltanto continuare a ricordare per evitare che atti simili possano ripetersi e opporci ad ogni forma di negazionismo.
Dobbiamo continuare a ricordare!
William_Holman_Hunt_-_The_Scapegoat
Il senatore americano Alben W. Barkley, membro del comitato d’indagine del congresso sulle atrocità naziste, in ricognizione nel lager di Buchenwald il 24 aprile 1945 (Fonte Wikipedia).
Fonti

Olbia Immigrato salva donna che annega. Poi la picchia in acqua ributtandola ad affogare [non fermatevi al titolo ]

L'unica arma , oltre il dialogo ( valido fino ad un verto punto con persone ottuse ) è l'ironia . Infatti la news che trovate sotto e è dedicata a tutte quelle persone creduloni credono alle bufale e alle panzane    mediatiche  come questa



    e  sui   cui  ( esperienza  personale   con  un mio amico     che   fa  volontariato in caritas  e  poi     quando  gli proponi    una persona  straniera  per  aiutarlo a fare  dei lavori in casa     ti si adira   )  che   basano  le  loro paure     su  le  distorsioni mediatiche  , 

da  http://radiolimbara.altervista.org/blog/

Immigrato salva donna che annega. Poi la picchia in acqua ributtandola ad affogare



faccio i miie complimenti tale comunità web che , tra una risata e l'altra è riuscita ad arrivare al centro del problema, a partire dagli ormai famosi 35 euro sino ad arrivare al menefreghismo di molti italiani o persone in generale. Grazie per le vostre perle e per questo "articolo" che fa pensare.Infatti come dice il mio contatto fb Christian Faulisi Oddio potrebbe accadere per davvero, però son sicuro che in quel caso l'immigrato andrebbe via lasciandola farneticar