24.7.17

personaggi tipici , italiani di serie b , rabbia popolare ed altre storie

La  prima    storia  mi ricorda  che mi ricorda la canzone " in Monti di Mola" di De andre . Con tale  termine   \  denominazione  in dialetto gallurese \ sardo corso , lingua in cui è cantato tutto il brano., s'intende    quelle  campagne     che  oggi    costituiscono  la  Costa Smeralda .  In essa si narra di un amore insano e impossibile tra un giovane uomo e un'asina bianca che si incontrano una mattina su questi monti. L'intero paese arriva persino ad organizzare il loro matrimonio, matrimonio che però non potrà essere realizzato, ma non per la differenza di specie quanto piuttosto per un problema legato alle pratiche burocratiche: secondo i documenti ufficiali i due risultano essere parenti stretti.
E' scometto che se faber fosse ancora vivo , leggendo questa news , ci avrebbe fatto un pensierino per qualche canzone

da  http://iltirreno.gelocal.it/cecina/cronaca/2017/07/23


Sposa l’amore di una vita: ma lei è una... bistecca
A Marina di Bibbona le nozze scherzose del macellaio organizzate dagli amici. "Ho voluto rendere omaggio alla carne che dà da vivere da quasi vent'anni a me e alla mia famiglia"

di Fabrizio Pucci




Il macellaio Saverio Baldacci arriva sull'Ape con la sua "sposa", la bistecca

MARINA DI BIBBONA.
Un matrimonio in grande stile. Che cosa c'è di strano? Nulla. Mettere insieme una sera d'estate, l'amore di una vita e il fatidico sì. Già. Ma allora la notizia dov'è?
C'è perché lo sposo, Saverio Baldacci, 33 anni di Livorno professione macellaio, ieri sera al centro commerciale H di Marina di Bibbona è convolato a giuste nozze con “sua maestà” bistecca fiorentina di chianina scottona. Anzi, in seconde nozze visto che lui nella vita è sposato davvero con la bella Stefania.



Certo. Quello di ieri è stato un matrimonio sui generis ma in piena regola. Le partecipazioni spedite – in epoca digitale – attraverso l'annuncio sulla pagina ufficiale facebook della macelleria Baldacci hanno contribuito a creare la spasmodica atmosfera della grande attesa che si è conclusa ieri sera dopo le 20. Proprio quando Baldacci si è presentato “all'altare” elegantissimo e ha aspettato la futura consorte: la bistecca, che ovviamente si è fatta attendere.Lei, bella e morbida, rossa non solo per l'emozione è arrivata in formissima – con appena un filo di grasso nei punti giusti - a bordo di un Ape decorato da girasoli. Poi la cerimonia tra gli applausi degli oltre centocinquanta invitati che si sono trattenuti al successivo banchetto rigorosamente a base di carne di altissima qualità, quella della macelleria Baldacci.

Baldacci accolto dagli amici

acci accolto dagli amici
Si è trattato di un vero e proprio happening che ha incuriosito passanti e clienti del centro commerciale. Gli invitati si sono presentati vestiti tutti uguali: di bianco e con un cappello di paglia e le infradito in stile esotico-balneare. Ad assistere alle nozze sono arrivati amici e parenti da tutta la Toscana e anche molti turisti, habitué della zona.Il “matrimonio” è stato organizzato da Saverio e dai suoi tanti amici: «In questo modo – ha detto lo sposo tra il serio e il faceto – ho voluto rendere omaggio alla carne che dà da vivere ormai da quasi vent'anni a me e alla mia famiglia. Svolgo questo lavoro con amore e passione e che cosa, meglio di un matrimonio rappresenta questi due sentimenti? Dal primo giorno che sono andato dietro il banco ho capito che quella era la mia strada e sono felice di continuare questo percorso all'insegna della qualità. Il mio maestro? Nedo Di Batte a cui sarò sempre riconoscente. E un grazie va anche al bar Al Capone che ha ospitato il banchetto nuziale».
Un momento delle "nozze"

Un momento delle "nozze"
Livornese (è proprio il caso di dirlo) purosangue, tifoso della squadra amaranto che l'anno scorso ha seguito anche in trasferta è molto amico di Andrea Bagnoli, oggi affermato procuratore di calcio, ma ex giocatore proprio del Livorno. Bagnoli non poteva mancare al “matrimonio”: «Saverio – ha detto l'ex calciatore nel suo vestito bianco e sotto il cappello di paglia - è un ragazzo perbene. Un gran lavoratore. Questo matrimonio è uno scherzo, ma rende merito alla sua attività che fa della qualità il marchio di fabbrica».
La cena di "nozze" in pineta a Marina di Bibbona


purtroppo non sono i marò o sequestrati di qualche ong [ ovviamente senza generalizzare e fare di tutta un erba un fascio ] vicino al potere ed al governo italiano non gli ne frega una .. cippa . altrimenti sarebbe già intervenuto .


Lettera da Amburgo: Maria chiede aiuto agli amici di Feltre

Appello al mondo della politica e della cultura anche per Fabio Vettorel: «Firmate la petizione e riportateci in Italia»


FELTRE. Grido di dolore e libertà. Inchiostro blu, che racconta sofferenza ma allo stesso tempo speranza, nella lettera su un foglio a righe che Maria Rocco ha mandato agli amici feltrini dal carcere amburghese di Billwerder. La donna è detenuta ormai da più di due settimane, dopo le manifestazioni contro il G20. Mentre Fabio Vettorel, l’altro feltrino fermato dalla polizia tedesca, è stato trasferito fin dal primo momento nel carcere minorile di Hahnofersand, dal momento che ha appena 18 anni e lassù si diventa maggiorenni a 21.La 23enne di Cesiomaggiore lancia un appello al mondo politico e culturale, sia a livello locale che nazionale, perché ritiene di essere vittima di un ingiustizia: c’è il rischio che rimanga in carcere, come minimo, fino alla fine di agosto. Ma se non dovesse cambiare la misura cautelare decisa dal tribunale di Amburgo per «grave violazione dell’ordine pubblico con resistenza a pubblico ufficiale», la carcerazione preventiva parte da 12 mesi, in attesa del processo.I legali della famiglia (Prade di Belluno e Carponi Schittar di Venezia) stanno esplorando tutte le strade per riportarla in Italia, compreso un ricorso; nel frattempo il difensore della prima ora Serrangeli fa un po’ da portavoce e invoca un intervento deciso delle istituzioni: «La nostra diplomazia non si è proprio mossa e siamo di fronte a una grossa ingiustizia che riguarda dei cittadini italiani. Bisogna che le coscienze si sveglino, affinché Rocco e Vettorel possano tornare a casa, insieme ai quattro italiani. Per cominciare, vorremmo delle firme pesanti sulla petizione messa in internet “Maria e Fabio liberi subito”. Quella del prefetto Esposito, oltre ai sindaci di Belluno e Feltre, Massaro e Perenzin e a tutti i parlamentari della provincia fino al governatore Zaia. Ho registrato qualche disponibilità, però adesso bisogna passare ai fatti. Finora sono molto deluso».Rocco non ammetterà le circostanze che le vengono addebitate, perché ritiene di non avere niente da confessare: «Manifestare rimane un diritto, ma prende le distanze dalla violenza che ci può essere stata, nel senso che non era sua intenzione sostenere una manifestazione di quel tipo. Quella mattina ha soccorso una ragazza che aveva una frattura esposta alla gamba sinistra. Le contestano di non essersi allontanata, ma se l’avesse fatto, le sarebbe stata addebitata l’omissione di soccorso. Non poteva andarsene, allo stesso tempo non poteva restare. Non si sarebbe mai aspettata una reazione così pesante e di finire in un tritacarne».Qualcosa non tornerebbe nei verbali d’interrogatorio: «Mi dice di non aver mai pronunciato parole che pure sono state trascritte nell’interrogatorio di garanzia del 7 luglio: non era in alcun modo travisata, anche se indossava un foulard per difendersi, eventualmente, dal gas dei lacrimogeni, e non si è messa a lanciare oggetti. Adesso abbiamo meno di dieci giorni, per convincere la Corte d’Appello a scarcerare i due ragazzi, prima delle vacanze di agosto. Non possiamo più aspettare: bisogna per forza muoversi.

Leggendo   la   terza  storia mi  chiedo , OVVIAMENTE  COME  SPECIOFICASTO ANCHE  DALLE  FACCINE   SONO  SARCASRTICO  PERCHE'  PUR  NON AVENDO  VISSUTO  DIRETTAMENTE   (  SONO DEL  1976    GLI ANNIO   DI  PIOMBO  E DELLE STRAGI   DI QUEL PERIODO  )    MI  AUGURO  CHE  TALE  PERIODO  NON RITORINI  , a quando l'uso delle mani o d'altro ? 🙄😜😀🤬

Renzi contestato per il SalvabancheUna risparmiatrice di Banca Etruria lo accoglie all'ingresso della Festa dell'Unità di Castelfiorentino e all'invito dell'ex premier di entrare a parlarne nel dibattito replica così: "Ballaro" (video di Mario Neri) L'ARTICOLO

ha ragione Dario de Judicibus quando dice : << In Italia non puoi dare a uno stronzo dello stronzo,  neppure se è vero. Sarebbe diffamazione. Il caso  del  giornalista siciliano Rino Giaccalone  direttore del portale «alqamah.it» e collaboratore, tra le altre testate, anche di «Narcomafie» che definiva un boss defunto : << gran bel pezzo di merda >>
da  http://www.laspia.it/ del 11\5\2017

La Cassazione annulla la sentenza di assoluzione di Rino Giacalone

Risultati immagini
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione emessa lo scorso anno dal Tribunale di Trapani, nei confronti del giornalista Rino Giacalone che in un blog aveva apostrofato un boss della mafia trapanese come “gran bel pezzo di merda”.
L’accusa e’ di diffamazione a mezzo stampa e stamane i giudici della quinta sezione hanno rinviato gli atti processuali alla Corte d’Appello di Palermo, nonostante il procuratore generale durante la requisitoria avesse chiesto “l’inammissibilita’ del ricorso” alla quale si era associato il team di legali del giornalista (composto dagli avvocati Enza Rando, Giulio Vasaturo, Carmelo Miceli e Domenico Grassa).
Il procedimento era scaturito dalle denunce di Rosa Pace, vedova di Mariano Agate, capomafia di Mazara del Vallo deceduto per cause naturali nell’aprile 2013. Nei giorni seguenti alla morte il questore di Trapani aveva vietato i funerali pubblici e anche il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero aveva rifiutato i funerali religiosi. In quei giorni Giacalone, attraverso un articolo pubblicato sul portale Malitalia.it, aveva ricostruito i trascorsi di Mariano Agate aggiungendo l’augurio che la sua morte togliesse alla Sicilia la presenza di “un gran bel pezzo di merda”. In seguito alla sentenza di assoluzione, emessa il 7 giugno dello scorso anno, il pm della Procura di Trapani, Franco Belvisi aveva presentato un ricorso “per saltum” in Cassazione.
I giudici, rilevando un “vizio di diritto” hanno annullato la sentenza. “Aspettiamo serenamente le motivazioni della sentenza – dicono i legali del giornalista – e ci rinviamo alla corte d’appello per dimostrare l’assoluta irrilevanza penale dello scritto di Giacalone. L’espressione non integra il reato di diffamazione ma va interpretata come un richiamo alla frase pronunciata da Peppino Impastato. E’ una sineddoche utilizzata con intento “non denigratorio”, con l’attribuzione della valenza pedagogica, come ha detto il giudice di primo grado”.


Gattini, scie chimiche e caffè: ecco la parodia dedicata ai “fuori luogo” del web -.  ottima  la  parodia    anche  sulla nostra interdipendenza   . mi sa che  https://www.facebook.com/dadocantalanotizia1/  faccia  seguaci  











purtroppo non sono i marò o sequestrati di qualche ong [ ovviamente senza generalizzare e fare di tutta un erba un fascio ] vicino al potere ed al governo italiano non gli ne frega una .. cippa . altrimenti sarebbe già intervenuto .

22.7.17

Criticate Israele per quel che fa. Non per ciò che è Umberto De Giovannangeli Giornalista, esperto di Medio Oriente e Islam


Di Medio Oriente mi occupo da trent'anni. Ma non ho dovuto attendere che i capelli si facessero bianchi per comprendere quanto fosse vera una riflessione lasciataci da un grande giornalista, ahimè scomparso, che il mondo l'aveva conosciuto e raccontato davvero: Sandro Viola."Ho scritto tanti articoli da ogni parte e su tante cose avvenute nel mondo, ma non ho mai ricevuto insulti o plausi. Solo quando mi accingevo a scrivere di Israele avevo la certezza, sempre azzeccata, che sul tavolo del direttore sarebbero arrivate decine di lettere, quasi tutte di critica se non di insulti...".È la verità. Non c'è altro argomento, in politica estera, come Israele che tocchi così tante corde, emozionali e razionali, che susciti polemiche le più aspre, che fomenti divisioni, che militarizzi l'informazione. Sembra non esserci spazio per il dubbio, o si sta da una parte (israeliana) o dall'altra (palestinese) della barricata.E poco vale ricordare, con le parole e le pacate considerazioni di Amos Oz, che il conflitto israelo-palestinese rappresenta una tragedia "dostoevskijana" forse unica al mondo perché a scontrarsi, rimarca il grande scrittore israeliano, non è il "bene" contro il "male", il "torto" contro la "ragione"; l'essenza di questa tragedia è nel fatto che a scontrarsi sono ragioni e diritti altrettanto legittimi: il diritto alla sicurezza e a essere finalmente un Paese normale, per Israele, e il diritto dei palestinesi a vivere finalmente da donne e uomini liberi in uno Stato indipendente, pienamente sovrano su tutto il proprio territorio nazionale, a fianco dello Stato d'Israele.Sembrano affermazioni ragionevoli. Ma così, purtroppo, non è. Chi pensa che una pace giusta, stabile, duratura, altro non possa essere che un incontro a metà strada tra le rispettive ragioni e aspirazioni, nel migliore dei casi è tacciato di "cerchiobottismo", di voler mascherare i crimini degli occupanti (israeliani) ovvero di dimenticare i tanti civili israeliani innocenti massacrati dai kamikaze palestinesi."Nel mio mondo – scrive sempre Oz – la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte".Quante volte, ormai ho smesso di contarle, nel dar conto di critiche nei confronti di atti compiuti dai governanti israeliani, mi sono trovato (ma non sono il solo) a dover respingere l'accusa più grave, dura, infamante: essere antisemita. Da tempo, ormai, si è fatta strada in una certa parte dell'opinione pubblica e della diaspora che l'antisemitismo moderno oggi si rifletta nell'antisionismo. Soprattutto in Europa.L'accusa è di quelle che fanno male e che impongono una riflessione e interrogarsi con asprezza e sincerità sul lavoro compiuto. E chiedersi e chiedere qual è la frontiera insuperabile. Per quanto mi riguarda la risposta è: Israele può e deve essere criticato, se ve ne siano fondati motivi, per quel che fa e mai, mai, per quello che  per la grande maggioranza dei suoi abitanti e per la diaspora, vale a dire il focolaio nazionale del popolo ebraico.Senza memoria non c'è futuro, ripeteva come monito al colpevole oblio, Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace, da poco scomparso, sopravvissuto ai lager nazisti. E non c'è Paese al mondo come Israele che coltivi, a ragione, la memoria storica con così grande passione e attenzione. La memoria della pagina più spaventosa che l'umanità abbia conosciuto: l'Olocausto.Lo Stato d'Israele, è bene non dimenticarlo mai, nasce da questa immane ferita della quale l'Europa, e non solo la Germania nazista e l'Italia fascista, porta responsabilità. Non è un caso che fino a non molto tempo fa, ogni visita ufficiale di Stato si aprisse con una cerimonia allo Yad Vashem, il Mausoleo della Shoah a Gerusalemme.Ma quando affermo, da amico d'Israele, che Israele può e deve essere criticato se eccede nel diritto, legittimo, alla difesa o se porta avanti la colonizzazione forzata dei Territori palestinesi occupati, rendendo così impraticabile, una soluzione "a due Stati", questo non è antisionismo, tanto meno, antisemitismo.Riporto qui un passo, a mio avviso illuminante, di un lungo colloquio avuto non tanto tempo fa, con il più grande e premiato storico israeliano, il professor Zeev Sternhell:"Il sionismo si fonda sui diritti naturali dei popoli all'autodeterminazione e all'autogoverno. Questi diritti naturali dei popoli valgono per tutti, inclusi i palestinesi. Resto fermamente convinto che il sionismo ha il diritto di esistere solo se riconosce i diritti dei palestinesi. Chi vuole negare ai palestinesi l'esercizio di tali diritti non può rivendicarli per se stesso soltanto.Purtroppo, la realtà dei fatti, ultimo in ordine di tempo il moltiplicarsi dei piani di colonizzazione da parte del governo in carica, confermano quanto da me sostenuto in diversi saggi ed articoli, vale a dire che gli insediamenti realizzati dopo la guerra del '67 oltre la Linea verde rappresentano la più grande catastrofe nella storia del sionismo, e questo perché hanno creato una situazione coloniale, proprio quello che il sionismo voleva evitare.L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
Da questo punto di vista, per come è stata interpretata e per ciò che ha innescato, la Guerra dei Sei giorni è in rottura e non in continuazione con la Guerra del '48. Quest'ultima fondò lo Stato d'Israele, quella del '67 si trasformò, soprattutto per la destra ma non solo per essa. da risposta di difesa ad un segno "divino" di una missione superiore da compiere: quella di edificare la Grande Israele".L'esercizio della critica, quando non è strumentale, aiuta a non persistere nell'errore. Ciò vale per i "veri amici" d'Israele come per quelli che si sentono tali verso i palestinesi: essere sotto occupazione non può voler dire disconoscere gli errori, strategici, commessi dalle varie leadership palestinesi nel corso del tempo: non essere riusciti a trasformarsi da capi di un movimento di liberazione a leader di uno Stato in formazione, ad esempio, o l'aver giustificato, o comunque non agito con la necessaria determinazione, quando la resistenza (anche armata) contemplata dalla Convenzione di Ginevra sfociava in terrorismo stragista.Quanto all'Europa, essa non deve chiudere gli occhi o abbassare la guardia di fronte a un insorgente populismo di stampo razzista e xenofobo, che si nutre dell'odio verso l'altro da sé, che concepisce la diversità, etnica, culturale, religiosa, come minaccia e non come ricchezza, e che riaggiorna in questa chiave i pregiudizi antisemiti. Al tempo stesso, però, l'Europa non può e non deve subire passivamente l'accusa, rivoltale dai governanti d'Israele, di essere sfacciatamente filopalestinese (implicitamente intendendo anche antisionista e dunque antisemita) perché critica la colonizzazione o insiste nel considerazione la costituzione di uno Stato palestinese come un elemento essenziale per raggiungere la pace in Terrasanta.Una riflessione in proposito è imposta dalla cronaca e dalla "gaffe" di cui si è reso protagonista nei giorni scorsi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu:"Penso che l'Europa debba decidere se vivere e prosperare o appassire e scomparire. L'Ue è l'unica associazione di Paesi nel mondo che ponga condizioni politiche ai suoi rapporti con Israele, che produce tecnologia in ogni settore. È folle, è completamente folle".Le parole poco diplomatiche e politicamente azzardate sono state pronunciate Netanyahu nel corso di un meeting a Budapest, a porte chiuse, con i leader del gruppo Visegrad (Polonia, Rep. Ceca e Ungheria). "Folle" si riferisce all'insistenza europea sulla risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Il collegamento con i giornalisti è stato tagliato appena i collaboratori di Netanyahu si sono accorti che i reporter sentivano tutto quello che stava dicendo. Ma prima che ciò accadesse sarebbero filtrate diverse altre dichiarazioni controverse.A proposito dei cambiamenti alla Casa Bianca, Netanyahu avrebbe attaccato l'ex presidente Barack Obama. ''Abbiamo avuto un grosso problema con gli Stati Uniti. È diverso ora. C'è una presenza americana rinnovata nella regione (la Siria e il Medio Oriente in generale, ndr). Questo è positivo'' avrebbe sostenuto Netanyahu, dimostrando di apprezzare il nuovo tono imposto alla Casa Bianca dal presidente Trump. "Siamo d'accordo sullo Stato islamico, non siamo d'accordo sull'Iran".Le critiche sferzanti all'Europa non sono una novità. Ciò che è invece una (sgradevole) novità è che Netanyahu avrebbe espresso anche un chiaro sostegno per la linea anti-immigrazione del gruppo Visegraad, che in questi anni ha alzato recinzioni alle frontiere per bloccare le ondate di profughi provenienti dal Medio Oriente.Il premier israeliano avrebbe detto di credere nella libera circolazione delle merci e delle idee, "ma non delle persone" ed esortato i leader dell'Europa orientale a proteggere i propri confini. Nessuno, nell'entourage di Netanyahu, ha smentito o rettificato queste affermazioni. Fa un certo effetto il sostegno del primo ministro d'Israele al suo omologo ungherese, quel Viktor Orban, che ha fatto della purezza identitaria magiara e del respingimento di persone che fuggono da miseria, guerre, disastri ambientali, il proprio credo politico.Ecco, rilevare questo è una critica a Israele (rappresentato da un premier liberamente eletto) per quel che fa o che dice, e non per ciò che è. L'antisemitismo non c'entra niente ed evocarlo non fa il bene d'Israele.
Huffington Post 20/07/2017

poterti parlare di Matteo Tassinari


Dodici anni fa mio babbo abbracciava la sua Croce per sempre fino a diventare una cosa unica, per sermpre. Il gran finale avanzava da lì a poco. Con ma mamma eravamo all’ospedale per malati a lunga degenza all’ospedale di Rocca san Casciano, un paesino dell'entroterra romagnolo, un “Ospedaledeposito” in pratica per i casi più disperati, lì, mio babbo dormiva e viveva da molti giorni e giorni. Un Parcheggio di corpi e carne umana in attesa che si spenga definitivamente tutta la luce e si spengono i rumori che pria di partire per l'ad di là, compagnia gli facea e che ora rammaricar il cuore fa. Queste frasi per mio babbo non hanno alcuna pretesa di interpretare il vostro stato d'animo perché quello è solo e soltanto vostro, come il mio è solo il mio, anche potessi urlarlo dai tetti di tutto il mondo, riuscireste a leggere solo il titolo, il resto sono ragnatele tutte collegate tra loro come neuro trasmettitori che tormentano le anime massacrandole. Alvaro, suo nome d'origine spagnola, che a lui però non piaceva affatto, era troppo dandy, lo metteva a disagio quando si dovea presentare. Una volta bisbigliò sotto voce: "Ma che razza di nome è, Alvaro?", feci finta di non aver setito nulla per non infierire. Ho smepre amato mio padre, nonostante il rapporto ondoso. La realtà del morire e quella del soffrire costituiscono due aspetti topici dell'etica di tutti i tempi con il quale l'uomo si misura per non essere troppo preda dello spavento più grande della nostra esistenza e non ne parliamo mai. Perchè? Per semplice paura, ma si sbaglia, in questo modo i calcoli, perché il rimuovere la dipartita non fa altro che aumetare il suo terrore. Bisogna ampliare i nostri discorsi sulla morte, come nell'Est del mondo, dove la morte è vissuta come un momento della vita e la rende meno "nemica".



Noi possiamo chiudere col passato

ma il passato non chiude con noi
Chi non ha mai vissuto un dolore del genere, non può capire quella intensità, ma per carità, non c’è alcuna fretta. Possiamo vivere uno stato d’empatia (che non è poco), lasciarsi coinvolgere dalla sofferenza di chi perde un padre (che non è poco) agevola l'insieme. Ma non riusciremo mai a capire fino in fondo cosa significhi perderlo per sempre, non poterlo toccare,parlargli, guardarsi. Non voglio perdere tempo in preamboli insipidi e abusati. Anzi, vorrei lasciarvi subito al ricordo ondeggiante. In certi momenti, leggere frasi, libri, poesie, dediche che a lui ti rimandano col pensiero, è lenitivo, può essere un emolliente momentaneo per l’assenza di quella figura d’uomo che amavo tanto e non lo capivo e vorrei dirglielo. Ma non è più il tempo dei pedalò sui"bagnasciuga" di Milano Marittima al bagno Sesto, ora siamo entrati nella generazione 2.0, e fa male alla letteratura babbo. Ci fossi tu, forse qualcosa cambierebbe. Pensa, ti evoco spiritualmente a 54 annicome farebbe un bambino con suo padre. Il fatto è che tu lo sai quanto mi sei caro. E' l'ora dello strazio e del non capire. 
 continua    su http://rainingallegories.blogspot.it/2017_07_02_archive.html


(m.t.)

"Ecco le risorse della Boldrini". E il poliziotto viene sospeso

 hanno  fatto bene    un   rapressentante   dele  forze  dell'ordine  ,  sopratutto  quando  è nelle  sue  funzioni  dovrebbe    rimanere  neutrale    e  soprattutto  non può insultare  \  dileggiare  i proprio superiori  


"Ecco le risorse della Boldrini". E il poliziotto viene sospeso
Nel video si vede una volante che "scorta" un extracomunitario che viaggiava in sella a una bicicletta nella corsia di emergenza dell'autostrada Torino-Bardonecchia Un video di 50 secondi finito sul web ha decretato la sospensione di un agente della Polstrada.

da http://www.ilgiornale.it/news/cronache
Luca Romano - Ven, 21/07/2017 - 22:12









Il caso è finito in procura. Ma cosa è successo? Nel video si vede una volante che "scorta" un extracomunitario che viaggiava in sella a una bicicletta nella corsia di emergenza dell'autostrada Torino-Bardonecchia. Nel filmato si sente una voce fuori campo che commenta: "Risorse della Boldrini, ecco come finirà l'Italia: tutti su una Graziella in autostrada a comandare". E ancora: "Voi che amate la Boldrini, voi che avete voluto questa gente... Goditi questo panorama, ecco le risorse della Boldrini: un tipo che pedala sulla Graziella pensando che fosse una strada normale, con le cuffiette in testa".
Il video 

inizialmente era stato inviato in una chat privata ma poi ha iniziato a circolare su Facebook. E così i superiori dei due agenti in servizio hanno accertato chi fosse il colpevole e l'hanno sospeso, hanno aperto un procedimento disciplinare contro di lui e l'hanno segnalato alla procura di Torino che starebbe valutando eventuali ipotesi di reato.
I vertici della polizia Stradale piemontese non hanno voluto commentare ufficialmente l'episodio, ma il poliziotto è già stato sospeso dal servizio e nei suoi riguardi è stato avviato un procedimento disciplinare.


disciplinare.

Servirebbe più tolleranza e buon senso , ma è difficile pretenderla in questi anni. Forse non siamo ancora pronti all’integrazione \ coesistenza il caso dello Sporting Center di Montegrotto Terme


L'nico commento , oltre quello del titolo , che mi sento di fare davanti a tale news è questo : siamo nel caso d'imbecilità ed ignoranza senza confini .
  Eccone un esempio  su  Politicamente scorretto patriottico pagina di fb  fogna  a  cui  mi avevano inscritto   ma  da  cui poi mi sono  rimosso e   l'ho segnalata

Iside Lilith Dea ha condiviso il suo post.
mici"
A Padova i clienti di una piscina si sono andati a lamentare dal direttore per la presenza di islamici in piscina col burkini

A Padova i clienti di una piscina si sono andati a lamentare dal direttore per la presenza di islamici in piscina col burkini
ILGIORNALE.IT

Certo   neppure a me piacciono certio costumi da bagno , ma mica mi lamento o protesto inutilmente   con i gestori . Vivo e lascio vivere  . 


da http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/07/20/

MONTEGROTTO TERME. Una famiglia di religione islamica va a fare il bagno in piscina indossando il burkini, il costume da bagno integrale usato dalle donne musulmane, e diversi clienti italiani s’indignano e vanno a protestare in direzione.




Montegrotto, in piscina con il burkini: i bagnanti si indignano

È successo mercoledì pomeriggio agli impianti dello Sporting Center di via Roma, a Montegrotto, dove il direttore della struttura, Abele Arcolin, ha avuto il suo da fare per calmare gli animi agitati.
«Tre famiglie, presenti mercoledì in piscina, hanno detto che non torneranno più allo Sporting Center, perché non vogliono stare in piscina con gli islamici», riferisce Arcolin.«Mercoledì pomeriggio si è scatenato il putiferio verso le 17, quando è arrivata da noi, per passare un’ora in piscina, una famiglia nordafricana composta da sei persone, di religione islamica. Quando gli altri clienti si sono accorti che le persone erano scese in acqua con il costume intero (anche gli uomini hanno deciso di fare il bagno con gran parte del corpo coperta) nessuno ha esternato proteste contro gli ospiti, ma alcune persone sono venute da me a manifestare il disagio. Alcuni clienti hanno protestato dicendo che queste persone erano entrate in piscina vestite» annota Arcolin.«Ho inviato subito il bagnino a verificare la circostanza, assistito dall’addetto al ricevimento che è islamico e di origini marocchine. Le verifiche hanno evidenziato che queste persone, tra cui due donne, stavano facendo tutte il bagno con il costume intero, il burkini, indumento coerente con la loro religione (scoperti rimangono il volto, le mani e i piedi). Ci siamo solamente sincerati che una delle due donne non entrasse in acqua con il velo che aveva in testa».«Queste persone avevano tutto il diritto di fare il bagno» aggiunge il direttore dello Sporting Center «Indossavano un costume, come gli altri, e si comportavano correttamente con gli altri bagnanti. Cosa avrei dovuto fare? È la prima volta che mi capita un fatto simile nelle nostre piscine. Tre famiglie mi hanno comunque già detto che non verranno più allo Sporting: per fortuna mercoledì c’era solamente una cinquantina di clienti. Se fosse successo nel fine settimana avrei avuto problemi ben più seri. Servirebbe più tolleranza, ma è difficile pretenderla in questi anni. Forse non siamo ancora pronti all’integrazione».Qualcuno ha fotografato la famiglia islamica nelle piscine dello Sporting Center e la foto è girata immediatamente su Facebook. A postarla Alessio Zanon di Forza Italia.


21.7.17

Per chi non lo sapesse... a Samugheo paese dell'interno della sardegna c'è tanto da scoprire e da ammirare altro che mare e coste


La maggior parte dei turisti italiani e stranieri vengono in sardergna solo per il mare o per brevi tour nele zone " mitizzate " dai media , trascurando alcune belezze e musei particolari dell'interno come quello del tappetto di Samugheo comune italiano di 3.102 abitanti ( secondo l'ultimo censimento ) della provincia di Oristano in Sardegna.

Secondo http://www.sardegnacultura.it/  ( sito   consigliato  per  chi  vuole  conoscere l'isola  oltre  le classiche mitizzazioni  e luoghi comuni  mass mediatici  ) 

Il Museo è alla periferia di Samugheo, centro rinomato per la fiorente produzione tessile, in una nuova costruzione disposta su due piani. 
Il Museo è nato nel 2002 grazie alla volontà di recuperare e conservare la memoria storica tessile della Sardegna, attraverso il reperimento di manufatti per lo più racchiusi nelle cassapanche delle case del paese  e\o in collezioni private  . 
La collezione permanente raccoglie un vasto repertorio di manufatti provenienti da diverse parti dell’isola: si tratta di tovagliati, coperte, lenzuola, biancheria per l’infanzia, biancheria per uso quotidiano, bisacce e teli per la campagna, copricassapanca, abbigliamento per il pastore e costumi tradizionali per le feste   
Il piano terra della struttura è dedicato all'organizzazione di mostre temporanee (allestite ogni uno o due mesi) con le quali si vogliono valorizzare le varietà e le preziosità della tradizione tessile, tramandata ancora di madre in figlia, e rimasta vitale a Samugheo ed  aggiungo io  a Luras  in Galura  .


InformazioniIndirizzo: via Bologna sn, 09086 Samugheo; telefono: 0783 631052 Ente titolare: Comune di Samugheo Gestione: Cooperativa “La Memoria Storica” di Sestu (CA) Orari: ora legale 10-13 e 17-20; ora solare 10-13 e 16-19, tutti i giorni tranne lunedì e martedì Biglietto: € 2,50 intero, € 1 ridotto (scolaresche e gruppi di almeno 20 persone) Esenzione biglietto: disabili Sito internet: http://murats.it/e-mail: museomurats@gmail.comfacebook: Murats Museo dell’Arte Tessile







Ora molti mi chiederanno Perché è importante visitarlo ? La rispota  del  portaler  sardegnacultura.it prima citato parla  da  sola  : <<  (...)  L'attività artigianale tradizionale, un tempo così viva in tutta la comunità sarda, ha subito nel tempo un forte regresso, ma è rimasta vitale a Samugheo. La visita guidata ha, perciò, lo scopo di recuperare e conservare la memoria storica della tradizione tessile di tutta la Sardegna. Tra i pezzi più importanti esposti nel museo troviamo cinque "tapinu ‘e mortu" del Settecento. Si tratta di manufatti tessili funebri piuttosto rari, se si pensa che in tutta l’isola se ne contano solo otto, compresi quelli del museo di Samugheo  >> .

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La  signora  Susanna per  gentile  concessione della figlia
 Isabella Frongia  ( https://www.facebook.com/isabella.frongia.57  )
Ma soprattutto per l'ottimo servizio di visita guidata è compreso nel prezzo del biglietto (   1€  basso per l'ottimo servizio  )  . È previsto un percorso didattico che consiste in una vera e propria prova di tessitura, con lo scopo di evidenziare il difficile lavoro che si cela dietro la creazione di un manufatto tessile: ad ogni partecipante viene fornito un piccolo telaio sul quale realizzare, con l’aiuto delle operatrici museali, un bracciale in lana da portare via con sé, insieme al diploma di piccolo tessitore.
Il Museo dell’Arte Tessile ospita stage e tirocini formativi. È prevista la partecipazione a borse e fiere turistiche nazionali e internazionali. Lo shop del Museo propone testi sull’arte della tessitura e sulla Sardegna in generale, oltre che piccoli manufatti di arte tessile.
Il Museo dispone di una sala convegni con 127 posti a sedere. Non esistono barriere architettoniche.

Ecco  un nostro  ( di mio padre   e  mio  )    fotografico   sulla  giornata  dj  domenica  scorsa    visita   sia  alla  50^ Mostra dell’Artigianato Sardo  e poi al museo  visitabile   fino  al 3 settembre


Per celebrare il prestigioso anniversario, il Comune di Samugheo e il MURATS (Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda), in collaborazione con la Pro-Loco di Samugheo, rinnovano il tradizionale appuntamento con Tessingiu, la rassegna dedicata alle eccellenze del panorama artigianale regionale. Inaugurazione sabato 15 Luglio alla presenza del Sindaco di Samugheo Antonello Demelas, del direttore del Museo MURATS Baingio Cuccu e dell’art-director della mostra, l’architetto Roberto Virdis.

La location scelta per ospitare i manufatti selezionati dall’architetto Virdis, realizzati da artigiani provenienti da tutta l’Isola, è un esempio di archeologia industriale, simbolo e testimone dell’operosità manuale locale: l’ex cantina sociale di Samugheo. Per l’occasione la storica struttura diventa un’inedita e contemporanea “wunderkammer”, una “camera delle meraviglie” in cui gli oggetti dell’artigianato tradizionale, artistico e di design della Sardegna, dialogano con il particolare contesto architettonico. Forma, materia e colore sono le chiavi di lettura dell’allestimento che pone in relazione il passato e il presente, l’antico e il moderno.

Il ricco ventaglio di eventi collaterali comprende convegni, manifestazioni enogastronomiche e laboratori artigianali-esperienziali dedicati a tutti coloro che vorranno cimentarsi nelle antiche e nuove arti manifatturiere, guidati con sapienza da maestri artigiani del settore.
Le sale del MURATS sono invece la scenografia di una esposizione/installazione, capace di coniugare armoniosamente tradizione, alta manifattura e tecnologia multimediale. In occasione della 50° edizione di Tessingiu, il Direttore del museo Baingio Cuccu, presenterà i progetti realizzati grazie alla donazione del principe Karim Aga Khan e a lui dedicati: la “Collezione del Principe”, il “Tappeto Corale” con il “Video d’Autore” e il “Catalogo del MURATS”.
La “Collezione del Principe” è la preziosa serie di manufatti tessili realizzati dagli artigiani di Samugheo, che riproducono fedelmente le principali iconografie della tradizione locale sviluppatasi dal 1960 ad oggi. Le sette coperte e i dieci tappeti firmati Karim Aga Khan andranno a completare la collezione del museo e compariranno nel Catalogo del MURATS.
Al “Tappeto Corale” spetta il compito di valorizzare l’alta manifattura tessile e di tramandare tradizione, competenze e conoscenze delle maestre artigiane di Samugheo attraverso video-racconti azionabili manualmente dal visitatore. Il tappeto è infatti dotato di un sensore multimediale touch che attiva automaticamente la proiezione. Infine, in occasione della 50° edizione di Tessingiu, verrà presentato al pubblico il “Video d’Autore” realizzato da Antonio Pecora, dedicato alla memoria storica e alle tradizioni di Samugheo.

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Adesso il  reportage  
inizio io  con foto fatte  sia  alla  mostra 


















 a museo



ecco invece  quelle   più  sintetico , dono che   a me  manca  👇👎😇😉😏😐😒 ,  di mio padre



20.7.17

SOLO (In morte di Pino Pelosi) © Daniela Tuscano


Quella pace che non so augurarti. E di cui tu pure hai diritto. Quella pace, parola grande, imprendibile, quella pace oggi forse t'accoglierà. Cerco le tue immagini - non voglio affiancarti al poeta vivo, meglio il monumento - e ti vedo sempre estraneo, mai protagonista.
L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e spazio all'aperto
da  https://www.facebook.com/Pier.Paolo.Pasolini.Eretico.e.Corsaro/

 Non so se incarnassi la mutazione antropologica preconizzata da Pier Paolo. Eri semplicemente capitato lì, come un grande punto interrogativo, vagante e privo di curiosità. Con quelle rughe sbagliate, incapaci di far storia. Ogni tanto perfino sorridi, accanto ai manifesti del poeta. Ed è un sorriso, purtroppo per te, inopportuno e scentrato. Dolente? Semmai, umiliato. Vedo alle tue spalle una notte remota che mi spira ancora addosso, e vorrei tornare a quel novembre del '75, a quel tavolo, alle chiacchiere. Vorrei riavvolgere il nastro e implorare: "Fermatevi!". Oppure no, oppure mi ripeto che non può finire così, che PPP ce la farà comunque, malgrado te, malgrado anche se stesso. Ma è andata diversamente. E bestemmio quei passi, quel tragitto e quelle pietre e le erbe marce e gli avanzi di civiltà industriale vomitati tutti lì, assieme a voi, in quel nero di petrolio, e pretendo mi restituiscano Paolo.
Sono i testimoni di tutte le pesanti disgraziate notti d'Italia. Più eloquenti, nel loro solido silenzio, delle tue mille evocazioni, troppe volte smozzicate e rimangiate.
Eri solo, ostinatamente e forzatamente solo. Anzi, isolato. Anche in questo, cifra del nostro millennio al declino, lo sbriciolarsi degli ideali, degli abbracci, delle relazioni, degli inni e delle bandiere. Dei cori e dei baci. Eri il nostro rischio, la nostra perdizione.
Sì, abbi pace. Hai sepolto con te ogni segreto, ogni verità. L'umana, inesausta domanda s'arresta davanti ai misteri, ma la coscienza individuale può sempre aprirsi al Mistero, supremamente giusto ma immensamente misericordioso.
© Daniela Tuscano

che abbia vinto Trump o Kamala per la sardegna e le sue basi non cambierà niente

L'UNIONE SARDA.IT INCHIESTA 06 novembre 2024 alle 13:43aggiornato il 06 novembre 2024 alle 13:44 Sardegna-Usa, storie di misteri & t...