22.11.16

care donne non è escludendo gli uomini che si combatte e scende in piazza contro il femminicidio \ violenza sulle donne





Leggendo  sul  cartaceo di repubblica  d'oggi   che  le leader   del    movimento  femminista   non vogliono uomini  o li  vogliono solo   in  coda  , alla manifestazione di Sabato  26   novembre  
Mi è venuto  in ment e din getto   questo sfogo  


Care donne non lamentatevi se :1 noi uomini non veniamo , lasciandovi sole,alle vostre manifestazioni contro le orripilanti violenze fisiche e non silo verso di voi .,2 se ancora si considera il femminicidio un termine astruso . siete voi che non ci volete alle vostre manifestazioni o se ci volete in coda . le vere manifestazioni si fanno tutti insieme

20.11.16

tutti rivendicano la foto tranne chi l'ha scatta la foto sui pacchetti di sigarette



Le ipotesi sono 1) persone gemelle o sosia ., 2) qualcuno\a in cerca di pubblicità o risarcimenti .

Infatti il primo a " rivendicare " tale    foto

come rubata è un uomo di 48 anni, Raffaele Leone,( foto sotto  a  sinistra  ) residente a Orbassano in provincia di Torino, il quale pare abbia affidato al social Facebook la sua denuncia, accusando l’Unione europea di aver preso la foto del padre senza alcun tipo di autorizzazione per la sensibilizzazione contro il fumo.


Si tratta dell’ennesima denuncia da quanto è entrata in vigore la normativa dell’Unione europea che prevede l’utilizzo di immagini per sensibilizzare i consumatori
sui danni provocati dal fuoco, e sono in tanti coloro i quali riconoscono se stessi o un loro caro sui pacchetti di sigarette. “La persona sulle foto dei pacchetti di sigarette è mio padre, ho tutte le prove e quella foto non è mai stata autorizzata”, è questo quanto dichiarato da Raffaele Leone, che come anticipato ha voluto raccontare quanto accaduto attraverso un lungo post, pubblicato sul noto social network Facebook.
“La foto compare sotto la scritta ‘il fumo causa ictus e disabilità’ e non è mai stata autorizzata“  anche  se  la  UE
arriva dalla Galizia, in Spagna, la denuncia di un uomo che ha intentato una causa contro Bruxelles per la campagna comunitaria antifumo partita lo scorso febbraio. La direttiva europea prevede l'uso di foto choc per scoraggiare l'acquisto del tabacco. L'uomo spagnolo però ha specificato che la sua immagine su un letto di ospedale è stata scattata a sua insaputa e fatta circolare senza la sua autorizzazione. Inoltre, le sigarette non c'entrano.
L’immagine, riporta La Voz de Galicia, venne scattata in ospedale tre anni fa, dopo un delicato intervento alla schiena che prevedeva l’inserimento di protesi in titanio per curare dolori alle articolazioni. L'uomo ha comprato le sigarette e si è riconosciuto in quella foto di tre anni prima. Sul pacchetto di sigarette si legge invece: "il fumo provoca disabilità".
L'uomo ha denunciato il fatto alla Guardia Civil del suo paese, ma ci sono dei precedenti: una donna di Barcellona avrebbe riconosciuto nelle immagini choc il marito, intubato e incosciente, collegato con una macchina per la ventilazione meccanica dopo un intervento per rimuovere un tumore forse legato al fumo. La foto è circolata senza il suo consenso. 
'unione   Europa  afferma  : << Abbiamo già ricevuto alcune lamentele da individui di nazionalità diverse rispetto alla stessa immagine e che ritengono di essere stati ritratti senza consenso. Tuttavia, abbiamo documenti molto scrupolosi che dimostrano come abbiamo il pieno consenso di tutte le persone ritratte in queste foto”, hanno spiegato da Bruxelles. “Sappiamo chi sono tutte le 42 persone ritratte ma non possiamo rivelare la loro identità per proteggere il loro diritto alla privacy” hanno concluso da Bruxelles. Le istituzioni Ue sostengono che le immagini sui pacchetti abbiano tutte le necessarie autorizzazioni  >> (  da  http://newsitaliane.it/ più recisamente  qui
La  cosa  è grave   di come i poteri   statali e burocratici   usino  ,  ingannandoti   ( sia  che  ti abbiano  chiesto la   il permesso      sia  che non te  l'abbiano  chiesta   per  l'uso  della  tuia immagine  )  .  Capisco   se presa  un evento pubblico  , ma  cazzarola 😡in evento   privato  e doloroso  un letto  d'ospedale  . Soprattutto    con lo sviluppo  di  programmi   digitali ed  elettronici  che creano  elettronicamente  le foto  .😟
Mala tempora  currunt

non sempre gli errori sono negativi le storie delle patitine al formaggio e del Negroni sbagliato

La strana storia delle patatine al formaggio, nate come mangime per cavalli

C’è chi le chiama “palline al formaggio”, anche se non sempre sono a forma sferica; altri le chiamano “patatine al formaggio”, anche se non sono a base di patate. Insomma, ci siamo capiti: gli snack a base di mais estruso, spesso aromatizzati al formaggio, sono diffusissimi, onnipresenti alle feste dei bambini, ma anche frequenti ad aperitivi, piccoli rinfreschi, merende. Poco nota è però la storia di come sono nati. L’invenzione delle “patatine al formaggio” (nome inglese più diffuso: cheese puffs) risale agli anni Trenta, ed è stata accidentale: l’obiettivo originale era creare un nuovo tipo di mangime per cavalli, bovini e altri animali da allevamento.
La vicenda è stata raccontata da Ernie Smith sulla sua newsletter Tedium (poi il post è stato ripubblicato su Atlas Obscura). Nel 1932 una società del Wisconsin specializzata nella produzione di mangime, la Flakall Corporation, brevettò un nuovo macchinario per la lavorazione del mais destinato agli animali: lo strumento macinava il granturco essiccato e lo cuoceva parzialmente, per poi produrre una sorta di corn flake. Il problema è che ogni tanto, per evitare la sedimentazione di residui, occorreva introdurre del mais umido, anziché secco. «In questo caso, tuttavia, accadeva qualcosa di inusuale: il mais umido, incontrando il calore della macchina, quando usciva non aveva più l’aspetto di un fiocco, ma esplodeva, un po’ come il popcorn ma senza la parte dura», scrive Smith.
estrusi mais
Uno dei fondatori della società, Edward Wilson, notò con interesse il risultato di questi incidenti. Provò ad aggiungere degli aromi e brevettò il nuovo snack con il nome di Korn Kurls. La produzione su scala industriale dei Korn Kurls iniziò nel 1946 con la società Adams Corporation. Alla fine degli anni Cinquanta un’altra società, la Old London Foods (che nonostante il nome è newyorchese) produsse uno snack simile, i Cheez Doodle. Da allora le “palline al formaggio” sono prodotte e vendute in tutto il mondo, con diversi nomi commerciali.

 il  secondo invece  è  la prima delle  tante  varianti del cocktail negroni
Esso  si   chiama Il Negroni sbagliato aperitivo creato nel Bar Basso di Milano negli anni sessanta bartender Mirko Stocchetto (  recentemnente  scomparso ) e in genere chiamato  semplicemente sbagliato.
dal
Differisce dal classico Negroni amaro fiorentino per la presenza dello spumante brut, che sostituisce il gin. Il drink diventa così più leggero grazie alla minore presenza alcolica.

19.11.16

QUATTRO ANNI DI VITA e 50 NUMERI PER L'OTTIMA COLLANA "LE STORIE" di SERGIO BONELLI EDITORE

potrebbe  interessare
http://www.sergiobonelli.it/sezioni/245/faq245  la  sezione  faq  della pagine  delle storie  
http://www.sergiobonelli.it/albo/sezione-privata/41309/il-condannato.html

Una storia bella, toccante , fiera ed indigesta L'ho appena finito  di rileggere  .Letteralmente divorato 😀 questa collana è spettacolare, e con questa storia ha raggiunto livelli altissimi ! sia per la storia sia per i disegni. Complimenti al disegnatore, ogni tavola curata nel particolare. C Starebbe bene al cinema. Complimenti agli autori !Ho letto (  acquistandoli e   alcuni  a  scrocco   d'amici   \che   ) tutti i numeri e anche gli speciali. In rari casi non mi sono piaciute ma   4 \  5   su  50  Questa è tra le più belle  che  ho letto   insieme  al n 1  . 

Con quest''ultimo numero ( copertina a sinistra ) appena uscito nelle edicole la collana le storie della Sergio Bonelli editore compie con più di 60 autori, 50 albi mensili, 3 Speciali a colori: la serie nata nel 2012 per raccontare le mille forme dell’Avventura festeggia il suo quarto compleanno . Alcui Alcuni   vedono in essa « una nuova collana di storie uniche, originali, avventurose, tutte a fumetti... >> 
Infatti -- sempre secondo questo interessante articolo di secondo questo   interessante del blog http://tuttocartoni.blogspot.it/ -- e' così che, nel lontano 1976, Sergio Bonelli presentava il “fiore all'occhiello” della sua già vasta produzione, a quei tempi raccolta sotto il marchio delle Edizioni Cepim. La collana Un Uomo un’Avventura era proprio questo: una selezione accurata degli autori più apprezzati e inventivi, delle ambientazioni più esotiche, delle soluzioni narrative più fantasiose.
Non si può negare che un sottile e robusto filo rosso colleghi l’impresa di allora a quella de Le Storie. Concordo   con il commento , lasciato sulla  pagina  facebook della collana ,  da  Massimiliano Baldon
 La miglior scommessa del panorama italiano. Certo non tutti i numeri perfetti. Ma nel complesso alta qualità. La serie "base" che sempre avrebbe dovuto esistere. La serialità dovrebbe venire dopo nel mio mondo ideale.
Una collana mensile che, già con il proprio nome, mette le carte in tavola senza lasciare dubbi: ogni albo è  un omaggio all'antica arte di raccontare prima  oralmente  davanti al focolare  (  in alcune regioni  a tradizione contadina  specie    del sud  si usa  , anche  se  sempre  più raro   visto  o sviluppo di  internet  )  e  poi   con l'editoria  per  ragazzi   e  con i fume, di suscitare emozioni, evocare “paesaggi mentali” entro cui vagare senza limiti ( Come  dimostrano le  foto  in bianco e  nero   prese da http://www.sergiobonelli.it/sezioni/66/una-cento-mille-storie

di cui ho  rielaborato   l'articolo ) . IL tutto, naturalmente, ancora e sempre all'insegna dell’Avventura. Una “parola-chiave”, questa, dentro cui ci immergeremo ogni mese, per esplorarne tutte le sfumature, anche le meno evidenti. Viaggeremo nello spazio e nel tempo, attraverso le “scenografie” offerte dalla Storia e lungo le vie della più sfrenata fantasia, nelle giungle e nei deserti, ma anche nei meandri insondabili della psiche, tra genio e follia, amore e sete di vendetta…                                        IL seme, dunque, è saldamente piantato nel terreno della tradizione bonelliana, ma i frutti che sorgeranno sui rami più alti e remoti... quelli sono imprevedibili! Dal 1976 a oggi molte cose sono accadute, il mondo è cambiato e cambiati sono i gusti, le “tendenze”, i personaggi e i linguaggi della fiction. 

Accanto a vicende venate di nostalgico esotismo, troverete scorrerie fantascientifiche, di fianco al Giallo spunterà l’Horror, all'eterna epopea della Guerra si alterneranno la Gangster Story, il Fantasy e – perché no? – il Western... E così via, lungo un sentiero che si snoda libero attraverso tutti i territori – o i “generi”, se preferite – che la fantasia degli Story Teller ha saputo esprimere. 
Unica costante? L’attenzione professionale e la passione creativa con cui ognuna di queste piccole opere sarà realizzata da autori di primo piano del vasto universo fumettistico. Tutti impegnati in vista di un obiettivo senza tempo, come l’arte del narratore: coinvolgere, commuovere e divertire il proprio pubblico. 
cercare di sintetizzare e raggruppare per generi i vari albi usciti sinora non è davvero un compito semplice. Ci abbiamo comunque provato, ed ecco, a grandi linee, la panoramica che ne è scaturita.
Sempre  dal sito   della  Bomnelli  ecco alcune  delle storie  

– "La pattuglia" e “Abissinia!” (guerra, tra contaminazioni horror e feuilleton bellico)
– “La pazienza del destino” e “Friederichstrasse" (thriller/noir psicologico)
– “Lysierum”, “Oxid age” e “Scacco alla regina” (fantascienza, passando per il genere post-atomico e lo steampunk)
– “L’innocente” (il gotico inglese “classico”)
– “L’abisso” (orrore marinaresco dai richiami lovecraftiani) – da associare a un altro racconto che si svolge sul mare: “Nobody” (avventura quasi “omerica”)
– “Il tesoro di Bisanzio” ed “Ex tenebris” (due racconti ambientati nell’autunno del medioevo)
– “Atto d’accusa” (un viaggio nell’antichità classica)
– “Il prezzo dell’onore” (un western che potremmo definire “post-texiano”)

Le Storie hanno raccolto vicende venate di nostalgico esotismo, scorrerie fantascientifiche, avventure gialle e horror, l’eterna epopea della guerra e le gangster story, il fantasy e il western...

Tanti racconti dai sapori diversi, capaci di accontentare ogni palato, ai quali si sono aggiunti i tre speciali estivi a colori che ci hanno portato dall’Italia ai tempi di Caravaggio alle guerre di frontiera nel Nord America di “cooperiana” memoria, fino alla Roma un po’ fantastica dell’immediato futuro.

Ma non solo: Le Storie, infatti, sono approdate in libreria e fumetteria grazie all’elegante cartonato “Il Principe e il Boia”, che raccoglie due emozionanti racconti disegnati da Giampiero Casertano e Nicola Mari, su testi di Paola Barbato. Allo stesso modo, il volume di Bao Publishing, Chanbara (firmato da Roberto Recchioni e Andrea Accardi), ripropone i due episodi a tema “samurai”. Un racconto “zombesco” di Giovanni Gualdoni e Marco Bianchini, poi, ha varcato l’oceano per presentarsi al pubblico statunitense in un volume dal titolo “The Z Factor” (Epicenter Comics).
Infine, non dimentichiamo Mercurio Loi: il personaggio creato da Alessandro Bilotta – che ha debuttato sul numero 28 –, nella primavera del 2017, diverrà protagonista di una nuova serie bonelliana (di cui vi offriamo, qui di seguito, un video di presentazione)! Un’ulteriore testimonianza della qualità e dell’ampiezza di orizzonti che solo una collana come Le Storie sa offrire ai suoi lettori!






Non si è sbagliato un colpo , dalle copertine alle sceneggiature curatissime.Non mi sento di esagerare dicendo che albi tipo "Capodanno cubano" " nobody" e tanti altri potrebbero diventare trasposizioni cinematografiche.Spero che questa collana non chiuda mai.(  commento di Francesco Pucci sulla pagina fb della collana.)
 Unico neo  ,  dovuto forse   a  rigidi  dettami (  molto vicino alla censura    qualcuno  ricorderà le polemiche  in rete   che  riportarono  di come   Dampy fu  costretto   a modificare  alcune  cose   altreimenti   non avrebbe avuto  l'imprimatur  per  uscire  nelle edicole  o  il  n  69 di dylan dog  )   della  casa  editrice  , ma  chi  sò  in futuro  non cambi  qualcosa  ,   non ci  sono storie   ( e  ce ne sarebbero  da  raccontare  a   "kili  " )  dell'italia   e dei suoi  150 anni   di storia  unitaria . Ma   nonostante  questo Le Storie si confermano il fiore all'occhiello Bonelli

16.11.16

quando la contro informazione diventa bufala e disinformazione e sciacallaggio il caso di Valeria Solesin

ma questi individui 😈😡perchè non la piantano💥 e continuano Rosario Marcianò, Tommaso “Tommix” Minniti e Salvo Mandarà (qui il suo profilo Facebook).




Scritto da Maurizio Perrone










È passato un anno dagli attentati di Parigi e dalla morte, tra gli altri, della nostra connazionale Valeria Solesin. Pochi giorno dopo gli attentati, scrissi un articolo sul mio precedente blog mostrando i deliri di alcuni personaggi che si aggirano per il Web: secondo loro Valeria Solesin non è morta al Bataclan ma è alle Maldive, pagata dallo Stato italiano, e gli attentati sono finti. Nessun morto e solo una grande recita, come a ogni attentato, secondo personaggi ormai noti come Rosario Marcianò, Tommaso “Tommix” Minniti e Salvo Mandarà (qui il suo profilo Facebook).
Rosario Marcianò è ormai noto per essere quello che lotta contro le “scie chimiche”, palese bufala che continua ad avere numerosi sostenitori. Dal suo profilo Facebook, che ora ha chiuso o è stato fatto chiudere dalle autorità, andava raccontando che Valeria, che probabilmente era un personaggio inventato, era comunque viva e se la stava spassando alle Maldive, pagata dallo Stato, dopo la messa in scena dei finti attentati.





















Bara vuota, parenti che recitavano e c’è stato chi ha pensato al fidanzato come complice dell’eventuale assassinio. Il seguente video è veramente pessimo:





Marcianò attaccò anche Gino Strada, Emergency e il padre di Valeria, alludendo che potesse essere un suo “acerrimo nemico” truccato.


















La famiglia Solesin è stata avvertita dell’esistenza di queste assurdità e qualche mese dopo Rosario Marcianò è stato denunciato dalla famiglia stessa. Nell’Agosto del 2016 Marcianò tornò alla carica con due nuovi video:





Questa assurdità sono state dette anche da Tommaso Minniti, in arte Tommix, un altro “complottaro” contro le scie chimiche e altre baggianate che ha pubblicato dei video sul tema:




Un altro che diffonde queste assurdità grazie anche alla sua web radio, dubitando della veridicità degli attentati e parlando di manichini usati nei successivi attacchi come quello di Nizza, è Salvo Mandarà. Mandarà è noto per la sua guerra contro le banche, l’euro e l’Europa utilizzando bufale quali il signoraggio bancario. Ultimamente è tornato alla ribalta per la sua presa di posizione contro le tasse: “Io non le pago perché non sono tenuto a pagarle e comunque non le dobbiamo pagare perché sono un furto”. Inoltre poco tempo fa è stato vittima di una ridicola trappola sul Web: un ricatto sessuale dai risvolti molto spassosi. Qui una sua diretta Web sull’argomento:




Qui sotto una serie di risposte veramente interessanti sull’argomento tasse:



Spero che un giorno anche questi ultimi due personaggi della rete citati paghino per quello che hanno detto…

[Aggiornamento]

In data 12 Novembre 2016 Rosario Marcianò ha postato su Twitter e Google+ nuovi collegamenti ai suoi articoli. A quanto pare non ha intenzione di smetterla…

effetti deliteri dele bufale . meno male che google e facebook cerano di porvi rimedio . BUFALA Grisù il cane che ha difeso la sua famiglia da una rapina ad opera di nordafricani sarà abbattuto per ordine del giudice

Ultimamente sembra che diventare un diffusore virale di bufale sia diventato un mestiere sin troppo facile e redditizio. Come ci siamo avveduti negli ultimi tempi, basta semplicemente applicare ad una foto una bufala riciclata, un canovaccio precostituito o, addirittura, parole messe a casaccio per avere torme di indignadospronte a difendere il diritto della libera bufala in libero stato.
Nel caso della notizia che ci è stata sottoposta, c’è da dire che il bufalaro di turno quantomeno si è ispirato alla seconda tipologia farsesca, giocando col canovaccio più famoso


Isola Ligure – Grisù è un cane lupo, che anche se l’espressione pare truce, in realtà è un giocherellone. Lo scorso 19 Luglio nell’abitazione dove risiede assieme ai suoi padroni, mentre tutta la famiglia era a dormire, Grisù ha sventato una rapina.
Verso le 3 del mattino 4 sconosciuti di origine nordafricana si sono introdotti nell’abitazione del signor Marco Parodi. In quel momento i coniugi Parodi erano a dormire, così come i 2 figli di 4 e 5 anni. Il fedele cane di famiglia stava dormendo al piano terreno della villetta, ma il suo fine udito gli ha permesso di sentire i rumori causati dall’effrazione.
Il Lupo senza esitare ha aggredito il primo nordafricano che ha messo piede in casa, lacerandogli completamente il polpaccio destro. L’uomo in seguito soccorso ha subito l’amputazione dell’arto.
Oggi il giudice di pace ha ordinato di abbattere il cane lupo: “l’animale si è dimostrato pericoloso per la collettività e per questo motivo deve essere abbattuto”. Sgomento in casa Parodi che hanno annunciato un immediato ricorso per cambiare il destino del loro fido compagno, ma ancor più dura la reazione delle associazioni animaliste che hanno dichiarato guerra contro la sentenza.

Il canovaccio è sempre quello:


Tizio, un bravo ed onesto cittadino italiano o di altra categoria degna di affetto e stima da parte del lettore casuale, viene vessato ingiustamente da una delle categorie invise dal “popolo della Rete” (nomadi, stranieri, politici). Tizio o chi per esso si ribella all’ingiustizia, infliggendo un grave oltraggio al “nemico”, oppure, come un moderno eroe dei film d’azione, infliggendogli con brutale violenza gravi lesioni o menomazioni permanenti, che vengono accolte con gioia. Tale gioia viene però improvvisamente interrotta, in quanto le Pubbliche Autorità, latitanti di fronte al dolore immaginario di Tizio, irrompono in scena per punire Tizio in modo crudele e percepito come immotivato, spingendo così il popolo della Rete a strongersi incontro a Tizio.


Come vedete, questa bufala rispetta in pieno il canovaccio. Abbiamo infatti Tizio, il signor Parodi, che vittima di furto da parte di non meglio precisati “nordafricani” (quindi, gli stranieri), scatena contro loro un cane lupo che ne lascia uno mutilato, per il giubilo del popolo della Rete affamato di sangue.
Tale festeggiamento viene interrotto dall’autorità, incarnata dal “malvagio Giudice di Pace” che ordina che l’amato cane del signor Parodi sia abbattuto.

Tutta questa storia è naturalmente una bufala, anzi, un Voltron di bufale.

Il c.d. cane morsicatore non viene infatti abbattuto per ordine del Giudice di Pace, ma, dichiarato tale, viene sottoposto all’obbligo aggiuntivo di una assicurazione in capo al proprietario e l’obbligo permanente di guinzaglio e museruola congiuntamente e mai disgiuntamente in ogni sortita in luogo pubblico, più eventuali altre conseguenze come un periodo di quarantena e l’obbligo di risarcimento per le lesioni provocate, ma ci rendiamo conto che la bufala necessita per avere impatto di suscitare compassione per l’immaginario cane Grisù, contemporaneamente derubricando il grottesco ed inverosimile atto di un cane che strappa un arto a morsi ad atto di “nobile giustizia”.
Non ci è chiaro di quale isola ligure si tratti, né la triste storia del cane Grisù (ispirato al famoso draghetto animato dei fratelli Pagot, buffa creaturina che detestando il destino naturale dei draghi come creature di fuoco avrebbe voluto diventare piuttosto un pompiere) è riportata da altre testate.

Appare, in questi giorni, solo sul portale burla Libero Quotidiano e tutti i portali che hanno voluto copincollare la storia senza verificare.

EDIT: Negli ultimi giorni fino al 15/11 non solo questa bufala, nonostante il fact checking, ha continuato a diffondersi, ma si è incarnata in una petizione presso Change.org annullata solo dopo aver raccolto 14.732 firme , un numero pericolosamente prossimo al numero di firme richiesto per una storia del tutto inventata.

Come vedete, le bufale hanno conseguenze.





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Come un ragazzo adottato rintraccia sui social in barba alle legge i suoi genitori naturali e suo fratello salvandolo dalla droga

adottati o meno    ecco  come cercare  una persona   



La storia che  riporto  oggi   dimostra  come  : << Tutti i ragazzi adottati, ciascuno a proprio modo, a un certo punto sentono il bisogno di sapere da dove vengono. I social hanno rivoluzionato le cose rispetto a qualche anno fa. Non servono più ricerche negli archivi, ora basta battere un nome sulla tastiera. E mi fa ridere la legge italiana che fissa a 25 anni l’età in cui un ragazzo adottato può chiedere notizie sulle sue origini. A 14 anni con qualche clic si è in grado di fare da soli quello che la legge nega >> .  Quindo la legge   che prevede  che  i ragazzi datti  in adozione  debbano    aspettare    i 25  anni per  conoscere  le proprie  origini  ormai.  sia   anacronistica  😢😬  visto lo sviluppo delle nuove  tecnologie  e  come  essa  vada  riscritta  . 

Ecco la  storia   d'oggi tratta    da    repubblica  ( la foto )    e  da  http://www.huffingtonpost.it/
del  14\11\2016


Quattro fratellini colombiani, tre di loro vengono adottati, il più piccolo resta a Bogotà: da allora non se ne sa più niente. Fino a qualche mese fa: fino a quando il più grande non lo ritrova, grazie a Facebook, e lo salva dal giro di droga in cui era finito.



Alan, 23 anni, è arrivato in Italia quando ne aveva 10. Insieme a lui riescono a partire anche due fratelli, ma il più piccolo resta in Colombia, per via di lungaggini burocratiche. Elaborare il distacco non è stato facile:

Ero il più grande dei quattro e per questo mi sentivo responsabile della sorte di tutti, anche della sua. Immaginare noi tre qui al sicuro e pensare a lui perso chissà dove per le strade di Bogotá non mi faceva dormire. La famiglia che ci aveva accolto mi rendeva felice, ma il destino del mio terzo fratello mi angosciava terribilmente. Finché ero piccolo potevo far poco, se non tenermi dentro il mio dolore, ma poi, aiutato dai miei genitori, sono riuscito a trovare su Facebook la direttrice dell’istituto dove eravamo stati ospitati in attesa dell’adozione. Lei mi aveva sempre trattato come un figlio e anche a distanza di così tanto tempo ha deciso di aiutarmi a cercare mio fratello. Non sapevo bene neanch’io cosa mi aspettavo da questa ricerca: volevo vederlo? Incontrarlo? So solo che volevo sapere che fine aveva fatto, perché non saperlo era un peso insopportabile.
Alan non ha sofferto invano per tutti questi anni: il suo dolore e la sua preoccupazione sono serviti per salvare il fratellino, che nel frattempo era cresciuto e finito nel giro della droga.

Alan, anche se in quel momento non ha la possibilità di raggiungerlo in Colombia, decide di occuparsi del fratello lontano. Prima lo convince a entrare in una comunità di recupero per tossicodipendenti, poi a fare la leva obbligatoria in modo da tenersi lontano da brutti ambienti. «Con l’aiuto dei miei genitori italiani sono riuscito anche a fargli riprendere gli studi e a ottenere un diploma, ma non mi sentivo ancora pronto a incontrarlo». Alla fine però il momento del primo incontro arriva. Alan racconta di aver avuto paura: parlare in una lingua che negli anni non padroneggia più molto bene con un fratello di cui quel poco che si sa non è niente di buono rendono l'atmosfera piuttosto tesa: «Ci siamo dati appuntamento in un centro commerciale a Bogotà, abbiamo mangiato insieme, ma è stato un incontro “freddo”. Non ci siamo neppure abbracciati, ci siamo salutati come due sconosciuti, quali in realtà eravamo».Eppure quell'incontro ha cambiato la vita del fratello di Alan. L'aiuto di un membro della famiglia, la possibilità di continuare gli studi e il pensiero di qualcuno che,seppur dall'altro lato del mondo, si preoccupava per lui, ha contribuito a quella svolta che da solo non avrebbe mai potuto prendere: «Mi ha detto che per anni si era lasciato andare perché si sentiva solo al mondo. Si drogava con il peggio del peggio, il paco, una droga ottenuta dagli scarti della cocaina. Tutto è cambiato quando ha saputo che dall’altra parte del mondo c’era un fratello che pensava a lui e lo aveva cercato. Questo, e solo questo, mi ha detto, l’aveva convinto ad accettare di entrare in comunità».Il lieto fine nasconde però un retrogusto amaro. Dopo il fratello, infatti, Alan è venuto a contatto anche con i suoi genitori biologici. L'impatto però non è stato quello che lui aveva immaginato per tutti quegli anni.

«Sono venuti a sapere non so come dell’incontro e hanno deciso di mettersi in contatto, ma non è stata una bella esperienza». Per chi è stato adottato il rapporto mentale con i genitori biologici è un buco nero per niente facile da gestire. Per Alan è difficile raccontare, fa una pausa, prende tempo: «Avevo vissuto tutta la vita con un vuoto nel cuore. Negli anni mi ero costruito un’immagine ideale, ma quando ho avuto la possibilità di vederli, quell’immagine si è frantumata in un attimo. Erano due estranei». Poi con un sussurro, quasi parlando tra sé: «Come se non bastasse, hanno pensato bene quasi subito di chiedermi dei soldi. Anche per questo ho deciso di chiudere i contatti». Quell’incontro però, anche se traumatico, è stato decisivo. «Ho finalmente riempito il vuoto che sentivo nel cuore da tanti anni ed è stato il modo per capire definitivamente che i miei genitori erano quelli che mi avevano adottato».Alan ha raccontato la sua storia in occasione di un incontro organizzato dall'Istituto La Casa (uno degli enti italiani che si occupa di adozioni internazionali), parlando a proposito del ruolo dei social network nella ricerca delle proprie origini. «Tutti i ragazzi adottati, ciascuno a proprio modo, a un certo punto sentono il bisogno di sapere da dove vengono. I social hanno rivoluzionato le cose rispetto a qualche anno fa. Non servono più ricerche negli archivi, ora basta battere un nome sulla tastiera. E mi fa ridere la legge italiana che fissa a 25 anni l’età in cui un ragazzo adottato può chiedere notizie sulle sue origini. A 14 anni con qualche clic si è in grado di fare da soli quello che la legge nega»

9.11.16

.Natale come Halloween, la legge del mercato lo prevede. E noi come polli becchiamo

èer chi volesse  approfondire
http://www.romolocapuano.com/a-chi-si-accinge-a-festeggiare-il-natale/
https://agostinoclerici.it/2014/10/30/se-halloween-ormai-e-come-natale/


Lo so che halloween è passato ma l'articolo che riporto sotto è valido come dice l'amico Christian Faulisi : << Stessa roba vale pure per il Natale e san Valentino >> . Infatti nei negozi e in tv ( ancora no per fortuna su internet e sui social 😀😛 ) iniziano a mettere decorazioni e pubblicità natalizia .
Mi chiedo esiste ancora lo spirito del natale ? oppure se << (...) Oggi la ricorrenza del Natale ha più simboli pagani che religiosi, a cominciare da Babbo Natale vestito negli anni Trenta con i colori della Coca Cola, all’albero dei riti nordici. Resiste il presepio di San Francesco come residuo di fede. Natale è globalizzato. A differenza di altre ricorrenze religiose, il lato profano ha preso il soppravvento. È Babbo Natale e non più Gesù Bambino che porta i regali ai bimbi. Slittamenti progressivi dell’immaginario che certificano una società che prescinde dalla religiosità tradizionale. (...) >> [da http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/8652 ]



da ilfatoquotidiano del 30\10\2016













di  Linda Maggiori | 30 ottobre 2016





Non vorrei fare la solita guastafeste ma a me Halloween non piace. Non perché io sia una fervente credente cattolica (non lo sono affatto). Non perché questa festa abbia origini celtiche o pagane (non ci vedo niente di male). Semplicemente perché Halloween è diventata una festa del consumismo e del “ricatto” ritualizzato. Dolcetto o scherzetto?
Forse un tempo aveva un senso, quando nell’Ottocento in Irlanda i contadini avevano poco da mangiare e per una notte mandavano i loro bambini in cerca di cibo, a chiedere la carità nelle case dei vicini, e anche una patata era ben gradita in cambio di una preghiera. Oggi il senso di Halloween è solo quello dettato dalle multinazionali che aumentano i loro guadagni, (in attesa di aumentarli ancora di più a Natale), inondando il mercato di junk food: caramelle, dolcetti e merendine, zeppi di zuccheri, conservanti, coloranti, grassi industriali.
Passano i bambini e i ragazzi casa per casa, ti suonano, chiedono leccornie e se non hai niente di loro gradimento ti fanno un dispetto, piccolo o grande che sia. Se sono bimbi piccoli, con mamma e papà che li aspettano nel Suv poco distante, si limitano a ficcarti carta igienica nella buca della posta. Se sono un tantino più grandi e vivaci ti ci ficcano i petardi; se sono ragazzetti emancipati ti imbrattano i muri; se sono figli di papà che non hanno niente da temere, ti possono anche bruciare un albero davanti casa (è successo a dei miei amici). Pazienza si dirà, per una volta… se a Carnevale ogni scherzo vale, ad Halloween ogni ricatto vale. Già, il ricatto ritualizzato, assunto a normalità, che scatena la prepotenza dentro ai nostri figli. Per una sera si può anche essere un po’ estorsori. In una notte, l’educazione alla legalità perde tanta credibilità.

Scherzetti piccoli, medi o grandi, fino ad arrivare agli scherzetti eclatanti: in Francia le forze dell’ordine nei giorni scorsi hanno arrestato 14 adolescenti che sono andati in giro mascherati e armati di pistole, coltelli, spranghe e mazze da baseball. A Montpellier un uomo è stato aggredito con sprangate da un criminale vestito da clown, che assieme a due complici lo ha poi derubato
Anche i Comuni, pur di cavalcare l’onda dell’horror consumista, si comportano da sciacalli. Per il weekend di Halloween il servizio Turismo del Comune di Ravenna propone diverse iniziative, tra cui le “Passeggiate tra mistero e delitto” che su un volantino promozionale vengono descritte come «visite guidate alla scoperta di una Ravenna misteriosa tra simboli nascosti e delitti dall’antichità a oggi». Passeggiata di pessimo gusto, in una città ancora scossa dal terribile femminicidio di Giulia Ballestri, uccisa a bastonate appena un mese fa. Delitti di oggi? C’è poco da ridere, passeggiare e scherzare. Un’amica di Giulia ha inviato una lettera di protesta ai giornali locali :

“È Giulia, e tutte le persone tragicamente morte come lei, che mi spinge a scrivere. È per lei, per loro, che voglio chiedere per lo meno un po’ di rispetto. Un po’ di buon gusto. La passeggiata fatela tra i mosaici, fatela lungo le vie che parlano della nostra grande storia, fatela tra la tomba di Dante e San Vitale. Si sa, la festa di Halloween ha meno valore, in una città come Ravenna, della sagra della castagna in una frazione dell’appennino. Ma ormai, la legge del mercato la prevede (…)

E’ proprio così, la legge del mercato prevede Halloween, e noi come polli becchiamo, senza rispetto per nessuno.
Il 31 ottobre siamo tutti pagani dissacranti ribelli e le multinazionali gongolano.
Tra due mesi a Natale saremo tutti ferventi cristiani credenti e sarà ugualmente un trionfo del consumismo. A San Valentino saremo tutti romantici e innamorati e le multinazionali si fregheranno ancor più le mani. Non fa differenza che le feste siano cattoliche o pagane, nostrane o importate. L’importante è che noi becchiamo e compriamo, che siamo sempre e solo docili burattini.
I giovani dovrebbero capire che il boicottaggio, la sobrietà e il consumo critico sono gli atti più anticonformisti e ribelli che esistano, le sole vere azioni concrete per marciare controcorrente. Atti concreti che fanno paura ai potenti del mondo. Altro che vestirsi da fantasmi.

7.11.16

LA MILANO CHE NON ACCOGLIE E LA MILANO CHE ACCPOGLIE IL CASO DELL'EX CASERMA MODELLO


IL paese sempre più diviso sull'immigrazione . È vero che non possiamo accogliere tutti e che dobbiamo evitare guerre tra poveri , ma perchè cazzo ce la prendiano con loro , invece di fare pressione su chinn ci governa perchè si faccia valere in europa e sia cambiata la legge sul diritto d'asilO

E' apparso come un gesto straordinario in un momento di forti tensioni; un evento unico, tale da attirare l'attenzione dei media internazionali. La festa di fronte alla caserma Montello di Milano per accogliere l'arrivo dei migranti è finita sulle pagine del Washington Post, che riporta una cronaca della giornata organizzata dal comitato Zona 8 solidale firmata dall'Associated Press. Una festa fatta di solidarietà, cibo, musica e teatro, che ha coinvolto il quartiere, dove solo la sera prima si alzavano i fumogeni di CasaPound e gli slogan dei cittadini contrari all'accoglienza: "Prima gli italiani". "Più di 1000 italiani martedì scorso hanno organizzato una festa di quartiere per dare il benvenuto a circa 80 migranti - si legge nel pezzo del Whashington Post pubblicato online - in contrasto con le crescenti tensioni anti profughi che attraversano il Paese, inclusa una protesta davanti alla caserma la sera precedente".

Milano, i profughi della Montello incontrano il quartiere: gli abbracci di benvenuto

Una festa sui generis, la prima del genere in Italia, sottolinea la cronaca, che racconta delle grida di benvenuto per la delegazione di ragazzi che è uscita dalla caserma per incontrare i residenti, della situazione che sta affrontando la città, e le parole dell'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino: "In questi mesi abbiamo visto tante piccole manifestazioni contro i migranti del Nord Italia anche a Milano - ha detto Majorino all'Associated Press - questa è la prima volta che assistiamo a una mobilitazione per accoglierli. E trovo che tutto questo sia molto bello".

Migranti, Sala: "La vera Milano è quella che accoglie, non quella che sfila con Casa Pound"