19.8.19

anche gli sfigati - ilellati e gli anonimi vi fecero la storia e ed ebbero un ruolo importante nel festival di WOODSTOCK da chi affitto il terreno a cantanti doimenticati ma che diedero un contributo importante come i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco


colonna  sonora
Woodstock/Woodstock 2, duration 03:46:01 recorded August 15-18, 1969 on an 8-track recording console. Originally released as a triple album on Atlantic Records' Cotillion label on May 11th, 1970. It was re-release as a two-CD set in 1994 by Crosby, Stills and Nash. Veteran producer, Eddie Kramer was the sound engineer during the three day event.




Ho scelto di riportate in attesa di una risposta ( sempre che v'interessi ancora  )     a tale mio quesito espresso nel post : << woodstock rivoluzione o fine d'un epoca ? secondo me entrambe . secondo voi invece ?  >>   i  cui   commento tale  articolo /..  ehm  ...  storia    su   woodstoock   de https://www.huffingtonpost.it .  Non solo   per   snob  (  come lo chiamano i miei  detrattori  )    o  come  sono  solito fare  contro  gli anniversari  imposti ed  obbligatori  o le  cannibalizzazioni    \  celebrazioni usa  e getta  , ma  per  motivi di  salute (  ora  in via  di  risoluzione   , vi risparmia o    i dettagli sull'odissea  che  ho dovuto  affrontare  per trovare  un   dentista  aperto in agosto   , un lancinante mal  di denti  , dovuto ad  un dente  rotto  non estratto  subito ,    sia perchè  certe  notizie    già a  margini degli articoli " revail   mitizzanti  o   apologetici   "  al 90  %  o pieni di d'ideologie  .
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Ma ora bado alle ciance ed ecco lì'articolo in questione de il fatto quotidiano

                               di Francesco Oggiano | 14 AGOSTO 2019


Woodstock 50 anni dopo, tutti gli “iellati” del festival: dal contadino che affittò il terreno ai cantanti dimenticati
Woodstock 50 anni dopo, tutti gli “iellati” del festival: dal contadino che affittò il terreno ai cantanti dimenticati


Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio



Max Yasgur era un contadino di origini russe di Bethel, paesino di 4 mila abitanti nello stato di New York. Un giorno del luglio 1969 gli presentarono tale Michael Lang, un ragazzino che stava organizzando un festival musicale: era alla ricerca disperata di un terreno dove tenere la manifestazione, visto che quello previsto era saltato all’ultimo momento. Max Yasgur accettò di affittare il suo per 75 mila dollari. Fu così che si tenne il Festival di Woodstock e che la vita di Max Yasgur peggiorò notevolmente. Dopo quei tre giorni storici di cinquant’anni fa (15-17 agosto), Max venne ostracizzato da quasi tutti i compaesani di Bethel, che lo maledirono per i danni causati dai 400 mila partecipanti al festival e fu addirittura citato in giudizio dai suoi confinanti di terreno. Quando un anno dopo qualcuno bussò alla sua porta per chiedergli di fare un revival del festival, disse che non se ne parlava: “Per quel che mi riguarda, torno a fare il contadino”. Poco dopo vendette la sua terra e se ne andò in Florida, dove morì nel 1973 per infarto, appena quattro anni dopo Woodstock.
Era uno degli “iellati” di Woodstock: quelle persone che parteciparono al festival più famoso della storia ma che non ebbero la fortuna sperata, o videro la loro vita peggiorare negli anni successivi. Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio. Peccato che la loro Going Up The Country fu la canzone tema del festival, e venne usata sui titoli di testa del documentario. “Ma di noi nel film non c’è traccia e non abbiamo mai visto un centesimo di royalty”, disse il batterista della band.
Ci furono gli assenti causa traffico. Gli Iron Butterfly (autori di In a Gadda Da Vida) arrivarono all’aeroporto New York, ma si ritrovarono l’unica strada per il festival bloccata da migliaia di auto. Addio esibizione. Joni Mitchell dovette scegliere tra Woodstock e la partecipazione al popolarissimo talk show di Dick Cavett. Causa traffico, non poteva farli entrambi e optò per il secondo. Ne seguirono un pentimento cinquantennale e una canzone bellissima (Woodstock, appunto).
Ci furono quelli fuori posto. Come The Incredible String Band. Un quartetto inglese più simile ai ricchi e poveri che a Jim Hendrix, la cui esibizione era prevista il venerdì, giornata dedicata alle performance acustiche. Vista la pioggia, la band si rifiutò di suonare e chiese di essere spostata al giorno dopo. Perciò eccoli accontentati a suonare il sabato, in mezzo ai giganti rumorosissimi del rock elettrico come The Who, Grateful Dead e Creedence Clearwater. La loro esibizione non fu proprio amatissima dalla folla.
Fuori posto fu anche Tom Hardin. Cantautore venerato da colleghi come Bob Dylan, Neil Young e Robert Plant, era sconosciuto al grande pubblico complice una dipendenza dall’eroina e una timidezza che non gli hanno mai permesso di dominare il palco. La sua performance a Woodstock, piano e chitarra, fu una tra le più toccanti, ma non cambiò la sua carriera. Nel 1980 l’uomo morì per overdose.
Infine, ci sono i “fortunati” per qualche minuto. John B. Sebastian, ex cantante dei The Lovin’ Spoonful, si aggirava attorno all’area musicisti solo in qualità di fan. Quando la pioggia rese impossibile sistemare la strumentazione elettronica prevista per Santana, gli organizzatori alla ricerca di un performer acustico si precipitarono da lui, chiedendoli di riempire quell’ora vuota. Sebastian salì sul palco per sua stessa ammissione fatto di acidi, e cantò cinque canzoni. Fu un momento bellissimo, ma la sua carriera da solista non prese mai il volo. Melanie Safka, invece, fu l’artista più sconosciuta di Woodstock. Era talmente sconosciuta che per anni è girata la leggenda che fosse una donna del pubblico invitata da Joan Baez a esibirsi sul palco. Eseguì sette canzoni con la chitarra acustica: praticamente quasi tutto il suo repertorio. Un brevissimo successo lo fece con una metacanzone pubblicata un anno dopo Woodstock che parlava… della sua partecipazione a Woodstock.
Ci sarebbe da chiederglielo, a tutti gli “sfortunati” di Woodstock se tornando indietro rifarebbero ogni scelta o cambierebbero qualche sfumatura di quei giorni. L’unico a rispondere indirettamente fu il contadino Max Yasgur. Quello che affittò la terra; quello che la seconda giornata parlò addirittura sul palco davanti a 400 mila persone, con la sua camicia bianca e gli occhiali neri dalla montatura spessa; quello che preso dall'entusiasmo, lui, conservatore e favorevole alla guerra in Vietnam,fece il segno della pace e lasciò alla storia le parole più memorabili di quell’evento: “Avete dimostrato al mondo che quasi mezzo milione di persone si possono riunire per tre giorni di musica e divertimento, senza che nient’altro accada”. Ecco quel Max Yasgur, che quando morì ricevette addirittura un necrologio su Rolling Stone, lo disse: “Non mi sono mai pentito di niente”.


  e proprio mentre  m'accingevo  a  chiudere     tale post  ,   ho scoperto navigando in rete   nella stanza  d'aspetto  del dentista   e  poi condiviso  sui miei social   questa  storia    presa  dal corriere  della sera  




USA

La stessa foto 50 anni dopo. La coppia di Woodstock conquista la rete
Judy e Jerry Griffin si incontrarono mezzo secolo fa al celebre concerto e non si sono più lasciati. Per celebrare l’evento sono stati immortalati sul magazine People
di Francesco Tortora




Si sono conosciuti il 15 agosto di 50 anni fa a Woodstock e da allora non si sono più lasciati. Fino a pochi giorni fa Judy e Jerry Griffin avevano raccontato il loro primo incontro a tutte le persone più care, ma non avevano nessuna immagine che testimoniasse l’evento. Recentemente guardando il documentario “Woodstock: Three Days that Defined a Generation” è apparso nel filmato una loro immagine durante il celebre concerto. A distanza di mezzo secolo la coppia ha accettato di apparire su People nella stessa posa e immediatamente le due immagini, uno accanto all’altra, hanno fatto il giro della Rete.In entrambe le foto i due guardano dritto nell’obiettivo e si coprono la testa con una coperta verde kaki per proteggersi dalla pioggia. Intervistato dal settimanale amerciano, Jerry ha raccontato che in realtà il loro primo incontro è stato un vero colpo di fortuna. Judy stava andando al mega-concerto con la sua macchina, ma a circa 120 km da Woodstock la vettura è andata in panne. La ragazza non si dà per vinta e fa l’autostop: «E così ho fatto salire sulla mia macchina questa ragazza carina - scherza Jerry -. Non aveva una tenda, ma ce l’avevo io».Cinque decenni dopo Judy e Jerry sono ancora sposati, hanno due figli e sono nonni di cinque nipoti: «Per 50 anni abbiamo cercato una nostra foto a Woodstock e di punto in bianco compare nel documentario - racconta Judy -. Quando è stata scattata, ci conoscevamo da meno di 48 ore. Scendemmo dall’auto e montammo la tenda. Restammo insieme per tutto il concerto e poi non ci siamo più separati»



qui purtroppo in inglese o peggio in anglo americano ulteriori dettagli della loro storia






 concludo  per  rimanere  in tema che afferma quanto detto nel post ivi citato  nelle  prime righe  concludo il  postr  sulle  note   di 




17.8.19

GIMMI. QUASI UN FENOMENO di ©Daniela Tuscano

di cosa  stiamo parlando 

Ciclismo, è morto Felice Gimondi: malore mentre faceva il bagno a Giardini Naxos. Mercks: "Stavolta ho perso io"

                                                    Gimondi  con  Merckx

 Ciclismo, è morto Felice Gimondi: malore mentre faceva il bagno a Giardini Naxos. Mercks: "Stavolta ho perso io"


fra gli articoli più interessanti che ho letto e sentito , sia spontanei che forzati usati per coprire le notizie più scomode è questo bellissimo articolo  dell'amica  e  dell'utente   Daniela Tuscano  . Un articolo intrinseco di nostalgia di un tempo che fu e di come  lo dico in musica ed  in poesia  in quanto  essa  è la trasposizione canora  di una poesia della meta del  XIX secolo   il tempo  passato non ritorna  più 






L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridonoEra Gimmi, come si scrive. Non Gimmy né tantomeno Jimmy. Che faticheremmo a pronunciarlo. Gimmi all'italiana, perché era tutto nostro. Gimmi che aveva quasi 77 anni e lo stesso volto di quando ne aveva 20, ruvido, tutto asprezze, forre, tornanti. E fessure. Al posto degli occhi.
Se esisteva un ciclista da francobollo, quello era Gimmi, cioè Felice Gimondi. Antico
pure il nome, ma l'espressione rimaneva quella: mesta, arrancante, sobria. Lo vidi al Poggio di Sanremo nella prima metà dei '70, ormai prossimo alla vittoria, ansante e macilento, e anche allora pareva al ralenti: quasi volesse farci assaporare il suo valore, la pedalata da alpigiano, così rotonda fra tutti quegli spigoli, così completa, perfetta. Ma intendiamoci, lo scatto del ghepardo non gli mancava, e, malgrado l'aria avvilita, non perdonava. Ti tallonava, ti ghermiva, poi era finita: al comando restava solo lui. O quasi.
Già, perché Gimmi il grande avrebbe potuto essere un grandissimo, se la sua bicicletta non avesse incrociato un belga dal nome impronunciabile, quell'Eddy Merckx che mia nonna italianizzava sbrigativamente in "Merse". E, riconosciamolo: anche un ghepardo, un (quasi) fenomeno come Gimmi nulla poteva davanti a "Merse" detto "il cannibale". Ma "Merse", bello in modo insopportabile (poiché anche simpatico, accidenti a lui) di umano aveva poco. Gimmi non so se fosse bello. Ma non si staccava mai dalla sua dimensione terrestre, italiana, anzi lombarda, anzi bergamasca. Certo, da giovani ci piacciono i super-eroi, siamo esterofili, troviamo irresistibile il birignao esotico, e quindi tifavamo Merckx; Gimmi, campione-maratoneta, magari lo tradivi. Ma non lo abbandonavi. E mentre, con gli anni, il corpo di "Merse" si sformava, diventando torpido e incontenibile come un Elvis delle due ruote, Gimmi restava eguale a se stesso, la serietà, la tenacia, le valli, il buon vino.
E viene a scomparire all'improvviso, in un mare quasi africano, non fra le valli ma nelle acque salate, e il tradimento, stavolta, lo avverti tu. Senti il vuoto, capisci solo adesso il piacere dell'onestà. Ma dove stava scritto che Gimmi era prevedibile?
Con la morte, Felice Gimondi ha superato il cannibale. "Stavolta ho perso io" ha commentato a caldo quest'ultimo. A ragione, perché un'uscita di scena così drammatica e plateale ha ridato smalto alle precedenti vittorie di Gimmi, quelle contro Eddy, quelle che Eddy gli soffiava, quelle, tantissime, che rimanevano ed erano tutte sue. Ora le rivediamo, chiare, terse, ora le rimpiangiamo. Gimmi andava bene così. Non ne nasceranno altri. Il quasi-fenomeno, era un genio della porta accanto.
                                       © Daniela Tuscano
  concludo    con  in sottofondo  Gimondi e Il cannibale  di   Enrico Ruggeri '' - VIDEO
https://youtu.be/bTTwYqjxjF0 che insieme a :


il bandito e il campione - Francesco de Gregori
Bartali - Paolo conte
Coppi di Gino Bartali
e la play list sul ciclismo di Massimo Poggini del 4 Maggio 2017 https://www.spettakolo.it/ 

woodstock rivoluzione o fine d'un epoca ? secondo me entrambe . secondo voi invece ?







da https://www.huffingtonpost.it/

15/08/2019 14:17 CEST

Joan Baez: "Woodstock? Non ne ho nostalgia. Fu un evento importante, ma non una rivoluzione"
La cantautrice ricorda il festival 50 anni dopo: "Mi sentivo un outsider. C'era chi cantava della guerra, ma in pochi pensavano alle questioni serie. Io non l'accettavo"


                                           By Federica Olivo








Aveva 28 anni ed era incinta di 6 mesi Joan Baez quando salì sul palco di Woodstock. Cantò per un’ora, di notte, ma poi restò lì fino alla fine del festival, portando qualche volta la sua voce e la sua chitarra sul palco più piccolo. E sentendosi una voce fuori dal coro, diversa dagli altri artisti e, forse, anche da una parte del suo pubblico. A un certo punto, mentre cantava il primo brano dal palco più importante, si fermò. Chiese al pubblico - con toni, ammette lei stessa oggi, quasi bruschi - di sedersi. Era un modo per dire ‘ascoltatemi, non pensate ad altro, sentite quello che canto, quello che ho da dire’. A lei, artista e attivista, non bastava suonare. In quell’estate del 1969 voleva parlare di politica e di attualità. Voleva mandare un messaggio e temeva che gli altri - sopra e sotto il palco - presi dal divertimento e dallo svago non lo stessero recependo: “Non avrei sopportato neanche che qualcuno girasse una pagina di un libro! E lo dico sul serio”, racconta a distanza di cinquant’anni da quel concerto che ha fatto la storia.
La celebre interprete del folk oggi ha 78 anni e una voce ancora bellissima. Si appresta a lasciare le scene, dopo aver finito il tour internazionale che l’ha portata anche in Italia a luglio, per dedicarsi a una mostra di ritratti, alla scrittura, e a un documentario sulla sua vita. Forse alcuni se ne stupiranno, ma di Woodstock non ha nostalgia. Non tornerebbe indietro, né a quel concerto né agli anni ’60, di cui è stata tra i protagonisti indiscussi.
In una recente intervista al New York Times, parlando del concerto dal quale nacque, tra l’altro, il nomignolo “l’usignolo di Woodstock” che l’ha accompagnata in questi decenni, dice: ”È stato un evento importante, ma non una rivoluzione”. La cantautrice parla del festival con sentimenti contrastanti: l’allegria quando ricorda episodi divertenti e il distacco quando ne fa un’analisi complessiva. Quella tre giorni di musica e condivisione è qualcosa da cui si sente, ormai, lontana. “C’era chi cantava della guerra - spiega a chi gli chiede perché dice che non fu una rivoluzione - ma in realtà fu un festival allegro. Nessuno, in verità, pensava alle questioni serie e io ero sfrontata a sufficienza da non accettare ciò. Una rivoluzione implica assumersi rischi, come andare in carcere subire ciò che succedeva a chi lottava nei movimenti per i diritti civili o disertava il servizio militare”.
Certamente qualcosa di inusuale in quel festival epocale accadde e Joan Baez non fa finta di dimenticarlo: “Fu rivoluzionario il momento in cui i poliziotti misero da parte le pistole e fumarono erba”, ricorda. Tiene, però, a ribadire che un cambiamento sociale non avviene senza l’assunzione di un rischio “e a Woodstock l’unico pericolo che correvi era non essere invitato”, sostiene parlando con il quotidiano statunitense.
Tornando con la mente a quei giorni, prima di ogni altra cosa ricorda quanto si sentisse diversa dagli altri. A pochi mesi dalla nascita di suo figlio era lì a esibirsi mentre il compagno di allora, David Harris, era in carcere perché si era rifiutato di imbracciare le armi. Cantare non le bastava. Voleva affrontare i temi politici, dibattere delle cose che, dice oggi, “succedevano fuori”. Ma non era solo questo che la faceva sentire in qualche modo un outsider rispetto agli altri protagonisti di Woodstock: “Innanzitutto ero donna e, seconda cosa - racconta ancora al New York Times - non bevevo alcool né assumevo droga. Ricordo di aver incontrato Janis Joplin un paio di volte e di averle detto ‘oh Janis, dobbiamo vederci per un the’. Mi rispose alzando una bottiglia (di alcool) da un sacchetto. Io ero un’attivista politica, e molti di quelli che erano lì con me non lo erano”. E se qualcuno le fa notare che ricordando in questi termini Woodstock dipinge se stessa come una moralista risponde: ”È una bella parola. Ero maledettamente timida. Sono sicura che, in realtà, avevo il terrore del palco”. Esattamente di quel palco che oggi in tanti, in tutto il mondo, ricordano e che lei non rinnega, ma non rimpiange.

secondo me entrambe . fu un eventi unico ed irripetibile  lo dice  anche  la stessa (  mi sta simpatica   come un riccio nelle  mutande  ) Rita pavone   nello speciale rai ( ila solita trasmissione   mista   nostalgia  \  revail  )     ad esso dedicato  andato in onda  a  giugno   . Infatti neppure il concerto celebrativo per il 30 anni e quello successivo per i 40 sono stati in grado ( ma questo è normale niente è uguale al precedente ) sono stati in grado di ricreare quell'atmosfera . Infatti , ed è meglio cosi , non si è riusciti ad organizzare il concerto celebrativo per i 50 anni . Ecco che secondo me secondo me , appartenente ma influenzato per via del revival ( sono delle generazioni intermedia fra gli anni 70 ed 80 entrambe . Rivoluzione rispetto al periodo precedente agli anni 60 fine di un epoca perchè fu il funerale ( era già in declino almeno in america in europa ed in italia si chiude negli anni 80 ) del movimento hippy e " ideologia " libertaria e di ribellione che aveva caratterizzato quel periodo . fu uno spartiacque
fra ribellione e riflusso . Voi che ne pensate ?

Sardegna, 40 chili di sabbia bianca nascosti nel Suv: fermati due turisti francesi


leggi anche
http://www.leopoldia.eu/wp-content/uploads/2015/06/1.-A3-Linee-guida-Erosione-costiera.pdf
https://www.facebook.com/sardegnarubataedepredata/
https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2017/03/02/prelievi-di-sabbia-e-disastri-ambientali/


 le  due  foto sono prese  dalla  pagina fb   Sardegna derubata  e depredata




va bene che noi tutti , io compreso ( adesso ho smesso capendone i rischi ), abbiamo la   tentazione o ci  prendiamo  \  ci siamo presi passato   un sasso ,  conchiglie    un pugnetto di sabbia , ecc . ma cosi L'immagine può contenere: scarpefiniamo di creare solo danni vedi esempio la spiaggia rosa di budelli che ha rischiato di scomparire perchè tutti si portavano via la sabbia o l'isola rossa ( trinita ) cosi chiamata cosi mi raccontavano i nonni paterni e mio padre per la presenza di coralli e rocce rosse , il primo completamente scomparso   causa : depredamento oltre che per la sua trasformazione selvaggia da borgo di pescatori a zona di turismo di massa e di seconde case .  Come  testimonia   i  recenti casi  , fra cui l'ultimo citato  nel titolo




Adesso sono per i suoi " chicchi di sabbia colorati " bianca purissima le spiagge del sud dell'isola . Ora  visto   Il commercio illegale di questi «oggetti» (sabbia, ciottoli e conchiglie, comprese la specie protetta delle «Pinne Nobilis», mollusco da cui si estrae il bisso) si allarga, cresce  cosi come di pari passo all'indignazione ed  al  fai da  te  di molti sardi, che sui social denunciano il furto e invitano alla reazione. Sono tanti i turisti che d’estate infilano in valigia chili di sabbia bianca. Ora   visto che, SIC, sono molti sono stranieri, tedeschi e scandinavi su tutti. La merce rubata spesso viene rivenduta all'asta su Ebay  (    e altri  portali   simili  )     ed  i   prezzi sulla rete fanno pensare ad un commercio che deve rendere.Per gli amanti dei souvenir e visto il mercato di souvenir sardi particolari òancio una provocazione   perchè non si alimenta un qualcosa di più ambientale ( c'era fino a qualche tempo fa poi ha cessato l'attività )  di ricavare sabbia dalla frantumazione degli scarti di granito do cui l'isola e piena di cave dismesse ? 
oppure come dice  in un commento  ad  un post   della  bellissima  e  utilissima  pagina facebook @sardegnarubataedepredata

Pancrazio Fresi Scattate tante foto per avere un ricordo del vostro soggiorno in Sardegna non è necessario depredarla!
Aiutate, invece, la nostra economia e portate con voi il pecorino sardo, il vermentino, il cannonau, la vernaccia, il mirto, il miele amaro, le seadas, i malloreddus, la bottarga, il pane carasau, i sospiri di ozieri, le panadas di Berchidda e tanto tanto altro che vi ricorderanno la Sardegna al vostro rientro.
  Aggiungo io    manufatti di sughero e di ceramica   .  cosi  alimentate  anche la  nostra  economia   e ci rispettate   o  oltre  a farvi  volere bene    e  rispettare 


  E  proprio  mentre  concludo     questo post  leggo     sempre  sulla pagina   facebook  che  citata   a  di questo abuso  di potere  e  di cafonaggine   denunciato   da    Mario  Pili   uno che  si  è  riciclato  passando  da  Berlusconi al  Sardismo 



Sequestrata struttura abusiva nel cuore del Parco, nell’isola di Santa Maria - La MaddalenaGuarda caso aveva il nulla osta del Parco, ma nessuna autorizzazione di Comune, Demanio e CapitaneriaUn anno fa la mia denuncia sul conflitto d’interessi sulle vergognose nomine del Parco

Doveva passare inosservata ma così non è stato.
Il festino vip nell’esclusiva isola di Santa Maria, la Maddalena, sito vietato in tutto e per tutto, con struttura e palco piazzati sulla spiaggia per dare il benvenuto ai VIP dell’esclusivo B&B la Casitta.
La Guardia Costiera stamane ha posto sotto sequestro la struttura piazzata sulla spiaggia, priva di qualsiasi tipo di autorizzazione se non un inutile nullaosta proprio del parco della Maddalena, l’organismo che avrebbe dovuto far rispettare il proscenio naturalistico per eccellenza.
In un territorio dove tutto è vietato, dove un cittadino viene multato per un non nulla, si assiste ad un atteggiamento permissivo che lascia alquanto sbigottiti.
Si tratta ora di accertare le ragioni che hanno indotto il parco a dare questo nullaosta, soprattutto considerato il rapporto di stretta parentela tra il presidente dell’ente Parco e l’imprenditore che ha installato la struttura sulla spiaggia protetta
Un anno e mezzo fa avevo denunciato il gravissimo conflitto d’interessi nella nomina del presidente del parco, senza requisiti tecnici e ambientali, ma sopratutto legato a doppio filo parentale con l’imprenditore esclusivo dell’isola di Santa Maria sottoposta a massima tutela!
Stranamente è vietato tutto a tutti, vengono bocciate richieste ad ogni operatore e poi si scopre che si danno nullaosta a cuor leggero ai propri parenti
Ecco perché oggi più che mai riaffermo il valore di quel mio voto contrario a quella scandalosa nomina del presidente del Parco!








15.8.19

quando per sopravvivere ci si destreggia fra legalità ed illegalità . la storia della cagliaritana Anna Boi, 75 anni, tiene aperto il suo market casalingo 24 ore su 24


Unione  sarda Oggi alle 14:13, aggiornato oggi alle 14:20

Sara Marci
IL PERSONAGGIO
"In veranda vendo birra da 31 anni. Fare credito? Non sono mica scema"
La cagliaritana Anna Boi, 75 anni, tiene aperto il suo market casalingo 24 ore su 24. "Riposarmi? Nella bara"

anna boi nella sua bottega a san michele (l unione sarda ungari)
Anna Boi nella sua bottega a San Michele (L'Unione Sarda - Ungari)
Sul mobiletto, accanto al monitor collegato con l'esterno, c'è un quaderno con la lista nera: dentro, scritti a mano, tutti i nomi e le cifre dovute dai debitori insolventi.«Ora basta, non faccio più credito. O mi danno i soldi oppure che si arrangino», dice risoluta Anna Boi, che per tutti è semplicemente Signora Anna.Settantacinque anni e occhi color cielo, da trentuno gestisce l'unico mini market casalingo della città aperto 24 ore su 24 con vista strada ricavato nella veranda della sua casa popolare al piano terra di via Premuda. «Nella vita bisogna ingegnarsi, ho iniziato quando ho perso il lavoro da commessa-schiava ed è morto mio marito. Non disturbo nessuno, anzi, offro una servizio alla città», spiega nel retro-bottega: pochi metri quadrati, una collezione di medicine e il ventilatore che va veloce piazzato sopra il letto. Due passi - contati - e comincia il suo regno, delimitato da una rete di metallo con botola per dare la merce.
Signora Anna, ma chi glielo fa fare?«Il bisogno, lo fa fare. Con la schiena in queste condizioni e tutti i dolori dovrei stare a riposo, ma ho tre figli e nipoti. Ciò che guadagno lo do a loro».
Come vanno gli affari?
«Un tempo era un viavai continuo, soprattutto il sabato: non riuscivo neanche a dormire. Ora il lavoro è diminuito, il lunedì è quasi uguale al fine settimana».
Orari?«È sempre aperto, ogni giorno e a tutte le ore. Giusto la mattina mi assento per fare qualche commissione».
Niente giorno di riposo?«Nella bara riposerò».
Ultime ferie prese?«Ferie? Neanche quando lavoravo come commessa in un negozio all'ingrosso credo di averle prese».
Il prodotto più venduto?
«La birra fresca. Ne ho di tre tipi: Ichnusa, Heineken e un'altra a straccu barattu».
Quale preferiscono?«E me lo chiede pure? Tutti vogliono quella sciancata perché costa meno: un euro e venti».
Le altre?«Due e venti, non mi dica che è cara perché dietro c'è anche l'energia che consuma il frigo. Ci guadagno pochi centesimi».
Poi cos'altro ha?«Un po' di tutto. Caramelle di vari tipi, cioccolatini, merendine, succhi di frutta, bibite, zucchero, latte, caffè, accendini, pane grattugiato e altre cose».
Cliente tipo.«Persone di ogni classe sociale, uomini, donne e bambini. Molti sono del quartiere, ma il fine settimana arrivano anche dall'hinterland. Nell'88, quando ho aperto, nel weekend il campanello suonava di continuo».
E adesso?«Disturbava qualcuno del palazzo, così l'ho dovuto togliere. Ora dalla strada gridano "Signora Anna", ma in ogni caso mio figlio ha messo una telecamera fuori collegata allo schermo che ho sistemato davanti al letto, così mi accorgo quando c'è qualcuno che si avvicina».
Volti noti?«Tanti anni fa veniva Massimo, su sindigu , ma prima che lo eleggessero».
Nessun altro?«Qualche calciatore. Non mi chieda i nomi perché non li riconosco».
A mezza mattina arriva uno dei figli: «È venuto a portarmi la merce. Gli preparo la lista con le cose che mancano e lo mando nei market dove ci sono le offerte. Prima lo facevo io, ma non posso più portare grossi pesi». È una donna esile, col volto indurito dalla vita, ma basta che apra bocca per accorgersi che è una macchina da guerra.
Non ha paura di stare qui da sola, soprattutto la notte?«Paura? E di cosa? Ho imparato a difendermi da un pezzo».
Com'è il mondo visto dalla grata?«Pieno di maleducati, non esiste più rispetto. Quando c'erano le scuole vedevo i bambini passare, ora immondezza, macchine bruciate, ambulanze, polizia e gente che bisticcia. Ma io mi faccio gli affari miei».
Ha clienti generosi?«Una massa di imbroglioni. Vengono qua, ordinano qualcosa e poi casualmente scoprono che i soldi non bastano».
Fa credito?«Ah no, non sono mica scema. Quando c'era la lira mi fidavo e chiudevo un occhio, ma a un certo punto ho detto basta».
Come mai?«C'è gente che mi deve più di un milione di lire, è tutto scritto, mica dico bugie. Ecco, questo è il libro dei morti, nome di ognuno e importo dovuto», spiega mostrando un quaderno con la copertina verde.
E chi paga preferisce monete o banconote? «Biglietti, da venti e cinquanta. Qualcuno mi ha chiesto anche di pagare col bancomat, ma secondo lei ho la macchinetta?»
No?«Certo che no».
Richieste più strane?«Preservativi e assorbenti. Pensi che vengono gli uomini a chiederli, che vergogna, ai miei tempi non sarebbe successo con il pudore che avevamo. In ogni caso non ne ho».
Confidenze?
«Beh sì, con qualcuno scambio qualche chiacchiera. Molti clienti vengono da anni, in pratica li ho visti crescere».
Problemi con la finanza?«Sì, quando vendevo sigarette. Mi fecero una multa salatissima e me le sequestrarono. Così ho smesso».

14.8.19

primo evento dell'associazione rendiamovisibiigliinvisibili ricevo ed inoltro : concerto benefico 21.9.2019 al teatro pime via Mosè bianchi 94 milano

                          
L'immagine può contenere: una o più persone e testo

      Noi ci siamo perché…
 Un giorno, Tiziano Capitaneo, amministratore di un gruppo chiuso Facebook “Ho la sclerosi multipla......e adesso", che oggi è il nostro Presidente , ha esternato, tramite post, il suo dispiacere nel leggere e sentire le difficoltà che noi disabili dobbiamo quotidianamente affrontare. Ha quindi pensato di creare un Movimento politico, senza colore, un movimento di “ribellione” per far valere i diritti di tutte le persone che hanno disabilità. Il gruppo Facebook vanta più di 3000 iscritti e, tra tante, sono state scelte sei/sette persone da inserire nel futuro Movimento; tra queste c’è anche Sabina Cabrini la nostra attuale vicepresidente. Quest’ultima conoscendo personalmente Simona Rainieri, la nostra tesoriera, le propone di entrare a far parte di questo team chiedendole, nel frattempo, se anche lei sarebbe stata presente all’udienza di maggio con il Papa. Non sapendo nulla, né del gruppo Facebook, né dell’udienza col Santo Padre, ma attratta da entrambe le iniziative, Simona acconsente, si iscrive al gruppo Facebook ed entra anche in quello WhatsApp, creato appositamente per il futuro Movimento. Sulla carta appare tutto estremamente positivo e interessante ma nella realtà, vista la difficoltà di misurarsi con la politica, tutto è più complesso. Dopo un confronto costruttivo e l’ascolto di altri pareri, che ci consigliavano di creare un’Associazione- che sarebbe stata più visibile rispetto a un movimento- intraprendiamo finalmente la strada corretta, strada che sembra più percorribile per raggiungere il nostro obiettivo. Arriva il giorno dell’udienza in Vaticano. Finalmente, visto che proveniamo da città diverse, ci conosciamo di persona, e la nostra alchimia “social” si dimostra tale anche vis à vis. Carichi di bellissime emozioni, abbiamo pranzato insieme ed iniziato a porre le basi per la nostra Associazione; ci siamo raccontati le nostre storie, le difficoltà quotidiane nell'affrontare la malattia e la fatica di dover combattere con le ATS, con gli ospedali, con la burocrazia, per avere ciò che ci spetterebbe di diritto. E’ assurdo e paradossale ma, di questi tempi, essere un disabile, è un lusso. In quello stesso giorno abbiamo avuto il piacere di conoscere Stefania De Vito , la nostra segretaria, che come tutti noi ha manifestato grande interesse. Poiché la tecnologia è un valido supporto, nell’attesa del prossimo incontro , ascoltiamo le idee di tutti e redigiamo, tramite video chiamate, il nostro Statuto. Nel frattempo, alcune persone, rendendosi conto che ciò che stiamo creando implica un impegno concreto e costante, impegno che necessita molto tempo, decidono, per vari motivi personali , di lasciare il gruppo ma di continuare ad appoggiarci. Gente che va ma anche gente che viene. Dopo alcune defezioni infatti, nel nostro gruppo di lavoro, entrano Paola Sebastianelli ,la nostra addetta stampa, scelta dal nostro Presidente anche per la “carica” che è riuscita sempre a trasmettergli, la Sig.ra Rita Scopece mamma del Presidente ed Alessandro Benassi, figlio della tesoriera; questi ultimi non sono disabili ma poiché vivono tutti i giorni sulla propria pelle la disabilità sono felici di unirsi a noi. Mentre stiamo definendo lo statuto e le fasi burocratiche, leggiamo sui social storie che , usando un eufemismo, potremmo definire assurde. Alcuni esempi? Una mamma marchigiana, alla quale la sua ATS di competenza non vuole riconoscerle un ausilio per spostarsi, perché già in possesso da un anno di altro supporto; peccato che per lei questo sia troppo grosso e faticoso da maneggiare e quindi inutile. Ad una signora di Milano, l’ATS di sua competenza le comunica che, non essendoci la giunta per poter decidere, l’ausilio a lei necessario del costo di 3.500,00 euro verrà rimanda a data da destinare. Di fronte a tale situazione decidiamo di muoverci, e nel nostro percorso incontriamo un fornitore di ausili che capisce e appoggia la nostra causa; ci aiuta , come una manna scesa dal cielo, donandoci gli ausili necessari a prezzi stracciati e ci mostra come l’impossibile possa divenire realtà: siamo solo all’inizio e siamo già riusciti a fare degli aiuti concreti, facendoci sentire senza urlare a chi di dovere , e a chi invece acquistando concretamente degli ausili. L’aspetto più complesso è, come sempre, quello economico. Siamo tutte persone semplici, che fanno già fatica a gestire il loro bilancio familiare, pertanto come possiamo pensare di anticipare dei soldi? La Provvidenza, per fortuna, ci vede lungo e interviene un altro angelo che ci aiuta anche su questo fronte. Il 14 luglio riusciamo a definire lo Statuto, ma per problemi di salute della tesoriera e della vicepresidente, le uniche due persone residenti a Milano, sede dell’Associazione , riusciamo a depositarlo ed avere il codice fiscale solo il 31 luglio 2019. Felicità allo stato puro: finalmente siamo riusciti a creare la NOSTRA ASSOCIAZIONE il cui scopo è quello di organizzare eventi ed attività diverse. Il ricavato verrà interamente devoluto a persone disabili come noi. Vogliamo acquistare ausili come carrozzine, deambulatori, cateteri ed altri materiali, vogliamo chiedere convenzioni con studi medici per poter fornire ai malati assistenza a prezzo contenuto, come sedute di fisioterapia e altro ancora, in una parola vogliamo subentrare laddove il servizio regionale, per una serie di motivi, non riesce a fornire tali materiali e/o assistenze mediche. Sono trascorsi pochi giorni dalla nascita di “RENDIAMO VISIBILI GLI INVISIBILI”, altre storie di disabili da aiutare compaiono sui social e noi, con grinta e determinazione, non perdiamo tempo, contattiamo i giornali, ci facciamo sentire e richiediamo altre carrozzine. I fondi sono sempre “l’ostacolo” da superare e, visto che servono per supportare le nostre iniziative benefiche, abbiamo progettato uno SPETTACOLO, che si preannuncia un evento “super” non solo per gli ospiti, ma soprattutto per la sua finalità. Mettete in agenda questa data: 21 settembre 2019. A Milano, al Teatro “Pime” in via Mosè Bianchi 94, nel corso di una serata costellata da personaggi noti e non, renderemo finalmente VISIBILI GLI INVISIBILI. Crediamo fermamente che questa serata sarà un ottimo contributo alla nostra causa, al nostro reale impegno e speriamo che tutte le nostre energie spese per contattare gli ospiti, cercare fornitori che ci diano una mano, ottenere convezioni e aiuti, vengano ricompensate. Di una cosa siamo sicuri: il nostro scopo è quello di RENDERE VISIBILI GLI INVISIBILI.
Non esitate a contattarci per prenotare il vostro posto in prima fila.


Per la serata del 21 abbiamo dei Pullman in partenza da più regioni   
Da Torino con pernottamento a Milano il 21 sera in albergo vicino al teatro.Partenza dalla Stazione di Porta Nuova alle 14 .del 21 settembre rientro il.22 settembre alle 16.
.Il 21 ore 17.00 partira' dalla stazione di Bergamo un pullman per Milano

 Da Nizza con possibilita' di salita a Ventimiglia, Imperia e Genova.

Partira' anche  un pullman da Lecco  per Milano per partecipare allo spettacolo al Teatro Pime.
Contattateci per informazion scrivete a 


Telefonare al 3479866838 o 

3806568383

13.8.19

i cantautori oggi esistono ancora o sono solo robaccia commerciale che dura al massimo una stagione ?

Sentendo , questa  cantante  , in particolare  questi due  suoi video

 in particolare  questi due





  mi sono detto   che  ha  una bella  voce ( almeno  da  quel che  ne  capisco    per  problemi d'udito  e  scarsa  , nonostante  abbia  amici  musicisti  ed  insegnanti  di musica  ) ed i testi se  realmente  come  mi dicono  scritti da lei  sono  discreti  e  commerciabili   cioè  tendenti all'orecchiabilità    (  perchè  per  il momento si  è scelto la   quantità della  qualità   questo  è l'idea  con i miei limiti problemi auditivi e  visivi  mi sono fatto  studiando letteratura ,  linguistica  e  filologia  ,  all'università  )   e  molto  spigliata  e   simpatica  mi  è  venuto un dubbio  una   perplessità era  dovuta  al  fatto   con la leggerezza  con cui  molti media definiscono cantautori   molti  cantanti  dozzinali ed  improvvisati e  di vita breve   vedi x  Factor  e simili  . Ecco  quindi    che  ho chiesto  parere specifico    a  due  mie  amici    del settore 


Visto   che  tu  insegni musica    vorrei chiederti un parere  .
 secondo te   questa  ragazza che  ha  scelto come  nome   d'arte  Vany C Cantautrice  (  qui  il  suo primo  pezzo   https://youtu.be/x6I2LTnm8ls ) puo  essere  considerata   una  cantautrice  ?    ti  faccio questo  domanda perchè in  una discussione  sulla  sua  pagina  fb ho scritto  : <<   anche se è un genere che non mi piace granché , devo dire che ha una bella voce e promette bene . ma l'etichetta cantautrice mi sembra un po' esagerata .>>  ed  ottenuto  (  non so  se  un suo  familiare  o  un  suo  manager parente  )    questa risposta  : << non si è etichettata cantautrice per peccare di presunzione! Per una decisione dei suoi collaboratori,per il momento, hanno pubblicato le poche canzoni più orecchiabili e semplici che Vany C ha scritto.. continua a seguirla e ti renderai conto che "cantautrice" non è un parolone.. ma un dato di fatto! >>  Ora    ti  faccio  (  e mi  faccio  )  la  domanda    che ti ho posto  all'inizio   , quanto il termine   cantautore  ha  un significato esteso   . infatti negli ultimi anni  : <<   in si va affermando una nuova leva di cantautori, i quali spesso utilizzano l'auto promozione, l'indipendenza dall'etichetta discografica e nuove forme di musica digitale,  oltre i  programmi   tipo  Factor  e menate  varie  .

Grazie
Giuseppe  Scano

Ed  ecco le  risposte    differenti  che   mi sono arrivate  da  amici  specialisti  analizando i  due     video    sopra   proposti

Antonio Deiara ( http://www.antoniodeiara.it/ )


Polistrumentista, compositore ed esperto di Canto Gregoriano, il 4 novembre 1980 inizia la sua attività di docente e di ricerca didattica. Nell’85 promuove la Scuola Civica di Musica di Thiesi (SS) e la Stagione Concertistica inaugurata da Severino Gazzelloni. Completa gli studi al Conservatorio Statale di Musica “Luigi Canepa” di Sassari nel 1988 (Lex 270/82). Fondatore e presidente delle Sezioni S.I.E.M. (Società Italiana per l’Educazione Musicale) di Sassari e Nuoro, viene scelto da Carlo Delfrati quale docente di “Didattica dell’Educazione Musicale” nei Corsi di Preparazione ai Concorsi a cattedra del 1990-91. Coordina i Corsi della S.I.E.M. in Sardegna, la Scuola Civica di Musica, i Corsi Musicali Estivi e Internazionali di Villanova Monteleone (SS). Ideatore dello Studio Musicale e del Metodo Didattico “Pentagrammando®”, ottiene il brevetto del “Nuovo Quaderno Pentagrammato®”.Progetta, organizza e coordina didatticamente, tra gli altri, i Laboratori Musicali promossi dagli storici I.T.C. “A. La Marmora”, Liceo “D. A. Azuni” e Liceo "G. Spano". È componente delle Giurie del Festival “Cantu eu puru”, del “Cantagiro” Sardegna, della “Biennale Ozieri” e ideatore della “Scuola Internazionale Città di Ozieri per Armonizzatori e Direttori di Cori Tradizionali Sardi”. Autore dell’Inno Ufficiale della “Dinamo Banco di Sardegna”, firma i Progetti “Dinamo e Musica”, “Diritto d’Autore, Diritto d’Ascoltatore”, "Festivalbasket" e "Musichevolmente" in collaborazione con la S.I.A.E. (Società Italiana degli Autori ed Editori). Critico musicale e conferenziere, pubblica diversi scritti sull’“Educazione Musicale Diffusa”, la Musica Popolare e d’Ispirazione Popolare della Sardegna, “La Nuova Scuola” e la “Scuola Sarda Europea”.È Supervisore del tirocinio al Biennio Formazione Docenti del Conservatorio di Sassari dall’a.a. 2008-09 al 2011-12. Direttore artistico degli eventi musicali promossi dalla Regione Autonoma della Sardegna per “Sa Die de Sa Sardigna” 2011, 2012 e 2013 al Teatro Verdi di Sassari e al Conservatorio “G.P. da Palestrina” di Cagliari (2012), coordina la Sezione Musica della VI-VII-VIII Conferenza Regionale della Lingua Sarda. Scrive la relazione musicologica sull’Inno “in pectore” della Sardegna. Nominato dall’Assessore della Pubblica Istruzione della Regione, Sergio Milia, componente del “Gruppo di Supporto Tecnico-Scientifico” per la “Riforma delle Scuole Civiche di Musica della Sardegna”, cura le sezioni metodologico-didattiche relative a linee programmatiche per le Scuole Primarie, strutturazione dei Corsi e formazione dei docenti di discipline extraconservatoriali presso i Conservatori dell’Isola. La “Riforma Milia” crea oltre 500 posti di lavoro.Allievo di Carlo Delfrati, è titolare della cattedra di Musica all'Istituto Comprensivo Statale di Ittiri (Sassari).

 Marzia pinna   https://www.facebook.com/marzia.pinna1

L'immagine può contenere: una o più persone, albero, spazio all'aperto e natura

Docente di Musica presso Istituto comprensivo 1 Sinnai, Maestra elementare presso scuola primaria E. Pusceddu e Teacher presso scuola primaria D'annunzio

   


Antonio Deiara  
siamo circondati da rose ricomprate e video ammiccanti. La composizione è banale, condizionata da strutture ritmico-melodico-armoniche usate e riusate. Manca una modulazione, un tema nuovo che colpisca l'ascoltatore competente. Per scrivere una canzone e non servono etichette di "cantautore" o "cantautrice"; bastano cinque note: LA, SI, FA, FA-RE, a chi la sa fare.... Sul testo dovresti chiedere una valutazione ad un Poeta.

Marzia Pinna
Ho ascoltato, non tutto perché la canzone che mi hai mandato è troppo lontana dai miei gusti. Se i pezzi sono suoi, credo che sia la definizione giusta. Qual è la tua perplessità? Forse non ho capito bene...
IO
sembra di si . la mia perplessità era dovuta al fatto con la leggerezza con cui molti media definiscono molti cantanti dozzinali ed improvvisati e di vita breve vedi x factror e simili canta autori
Lei
Purtroppo questa è la situazione in Italia in ormai troppi settori. Siamo un po’ vittime della decadenza culturale...

Alla   stessa   conclusione penso ,  visto il loro silenzio  ,   siano arrivati  anche     gli amici
Musicisti  ed  insegnanti    Francesca  Serafini ( pianista  )  ed Alessandro Deiana   ( chitarrista  )


 Ciò  secondo me  testimonia  [ OVVIAMENTE  STO FACENDO UN DISCORSO GENERICO E  NON MI RIFERISCO O ALMENO  NON SOLO   AL SUO  CASO  ] che  , salvo rare  eccezioni  ,  in italia patria della  lirica    e  dei cantautori  il  livello musicale    sta  scadendo   sempre  più verso i $€   a  scapito  della   qualità . Almeno  questa   è l'idea   che mi sono fatto  ascoltando  le nuove  generazioni  di cui  dei loro lavori ,  salvo rarissimi casi  ,  non rimane  niente   dopo uno massimo due  anni  . E  che essi  sono   costretti   a  fare  :   polemiche  e sparare  cazzate    come  pirla    ( anche  a  costo  di fare  figuracce  o  attirarsi  gli odiatori  della  rete  per poi andare  in tv  e lamentarsene   ) o   a partecipare  come un circolo vizioso  pur  di non essere  dimenticati   .,   fare ospitate  o partecipare  a programmi   trash   o  finire  sui  paparizzati sui giornali (  quelli che  un tempo erano  solo  giornali    di  casalinghe   e\  da parrucchiere   e che adesso si  sono mescolati \  fusi  con i  giornali "  normali  " )   essere ricordati   o  far parlare    di  se  per  il  proprio lavoro . Ovviamente   questo  è  solo  in mio parere  da   profano     in quanto  , per  i miei limiti fisici  (   scarso udito    quasi  alla sordità  )    ed  poca  capacità  musicale  ( ribellione    il primo anno   ed  insegnante  cane  ed  ignorante  secondo   miei amici musicisti  )   è solo   un mio modesto parere   e  ancora  incompleto \ parziale   visto che   come testimonia questa  discussione  avuta  sulla bacheca facebbok  della  cantante

Giuseppe Scano niente male . anche se è un genere che non mi piace granché , devo dire che ha una bella voce e prometti bene . ma l'etichetta cantautrice mi sembra un po' esagerata .
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  • Caramma Ilde Giuseppe Scano non si è etichettata cantautrice per peccare di presunzione ! Per una decisione dei suoi collaboratori,per il momento, hanno pubblicato le poche canzoni più orecchiabili e semplici che Vany C ha scritto.. continua a seguirla e ti renderai conto che "cantautrice" non è un parolone.. ma un dato di fatto !
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  • Giuseppe Scano lo farò volentieri. È che purtroppo molti media e critici danno la patente di cantautori, sto facendo un discorso generale, anche a delle capre e a ....  chi non lo è.
   

  leggendo   i  commenti   a questo articolo riportato  su  fb  in particolare questo di   mio amico laureato al conservatorio
Pas Gian Marco Pasella Teoricamente con il termine "cantautore" si va a definire una persona che compone e canta le proprie canzoni per differenziarli dagli interpreti.
In questo caso persino un trapper può esser definito cantautore.
Diverso è ciò che in Italia viene inteso 
per genere cantautoriale a cui tu ti riferisci.
Sinceramente io non amo etichettare nella musica, il termine cantautore lo reputo relativo e interpretabile a differenza della definizione di "Maestro" per cui bisogna essere in possesso di un titolo ben preciso. 
Quindi si, a parer mio può esser benissimo definita cantautrice se è lei stessa autrice dei suoi brani. Non dare molta importanza su chi può e chi non può.
La musica è libera espressione ciò che non piace a te piace ad altri, non esiste nulla di assoluto, almeno secondo il mio parere.

 mi sono accorto  che si  i  cantautori  esistono e  che  Vany C  appartiene  alla  categoria    ma  che  non sono più quelli di  una  volta    e  cercano il successo   senza  o quasi  sacrifici



OVVIAMENTE  SENZA  FARE DI TUTTA  UN ERBA  UN FASCIO 

IN QUANTO IN MEZZO ALLA MERDA POSSO ESSERCI DELLE PERLE E  DEI TALENTI NASCOSTI ED  ANCORA  DA  SVILUPPARE  COME QUELLO DI  VANY C