23.3.17

ipocrisia della massa e del potere . il caso Perego e la trasmissione parliamone .



lo   che  podio il chiacchiericcio tv  infatti  do  ragione   a 

Ma esistono sul serio le donne dell' est di cui si sta raccontando tanto livore in questi giorni? Ma perché si sta perdendo tempo a parlare così tanto di una trasmissione spazzatura ? Fosse stato un dibattito serio proposto da filosofi del costume....o un simposio... ma di cosa stiamo parlando..... mi sa che siamo precipitati proprio in basso. Poi se anche ad un uomo piacesse davvero una donna così e la trovasse che cavolo ve ne frega? Non saranno cavoli suoi, ? 

  e  a  


Lavora presso Me stesso
Al tempo dei romani quando il popolo cominciava a far pressione alla politica le davano come premio per farli star buoni i giochi circensi e gladiatori. Ora ce li danno tramite tv...la cosa peggiore che forse é quelli che ci meritiamo
..



















ma,  vedere  sopra il video , le dichiarazioni della Perego ( che non mi sta tanto simpatica e la reputo un imbonitrice ) mi fanno concordare sempre con Gianluca Medas << Se la prendono con la Perego quando la Rai da almeno vent' anni produce spazzatura nazional popolare in quasi tutti i programmi di punta.. La Perego nel suo campo è un ottima professionista. quando è stata ingaggiata si sapeva benissimo cosa sarebbe stata in grado di proporre. Dare le colpe a lei è come se incolpassero Donnarumma di non essere capace di guidare l' attacco. Incolpare la Perego tra l' altro di una sciocchezza è un modo per nascondere la melassa globale che questa azienda oramai allo sbando propina al suo pubblico >>  ci sono  altre  schifezze  che andrebbero   chiuse   ecco  l'elenco     citato  da  

(....)  
Non è l'unica trasmissione, però, ad aver trattato temi delicati senza il giusto approfondimento o la necessaria sensibilità: altri programmi, infatti, avrebbero meritato di essere depennati dal palinsesto per volere del popolo del web, nonostante poi le polemiche si siano concluse con un nulla di fatto o quasi. Si erano chiesti a gran voce provvedimenti contro Porta a Porta e Bruno Vespa quando l'anno scorso aveva invitato il figlio di Totò Riina in studio, ma è stato strenuamente difeso dall'azienda oppure quando, a poche ore dal terremoto che ha colpito Amatrice e dintorni, il conduttore ha ravvisato nella ricostruzione un volano per l'economia.E che dire de La vita in diretta, quando dopo la tragedia dell'Hotel Rigopiano, Don Bruno Fasani – con una certa miopia nelle sue affermazioni – ha invitato gli sciatori a lasciare l'Abruzzo per dirigersi al nord dove avrebbero ottenuto forti sconti.Diversi esempi di ‘mala televisione' possono essere annoverati, per par condicio, anche negli studi del Biscione: di certo ricorderete la puntata di Pomeriggio Cinque in cui Barbara D'Urso ha intervistato Ylenia Bonavera, la giovane 22enne siciliana aggredita molto probabilmente dal fidanzato che le ha dato fuoco e che tuttavia ha difeso davanti alle telecamere. In quell'occasione la conduttrice aveva detto alla ragazza ricoverata: “Tu lo sai che ci sono uomini che per troppo amore e troppa gelosia, fanno delle cose che non vorrebbero fare”.A rischio chiusura anche il Grande Fratello Vip per via delle confessioni hot tra Clemente Russo e Stefano Bettarini e dei flirt extraconiugali durante il matrimonio con Simona Ventura: per solidarietà maschile, il pugile aveva commentato la scappatella della conduttrice con un ‘Dopo il tradimento Simona Ventura l'avrei lasciata morta'.infine, di recente è finito nel tritacarne mediatico persino Amici per via di alcune affermazioni borderline proferite dalla prof. di danza Alessandra Celentano sulla ballerina Vittoria, non adatta, a suo parere, alla carriera nel classico perché in sovrappeso(... qui  il resto dell'articolo
Concordo   anche   , una  volta   tanto  ,  con  quanto dice Selvaggia Lucarelli ( la   Bruno vespa  femminile ) .  Non concordo     con   quanto  ha  scritto  sempre  su ilfattoquotidiano  Giorgio Simonelli Docente di Storia della televisione e di Giornalismo televisivo
  perchè    se  è  vero  che   ha  pagato    citando    parte   “Io sono nato in un dolce paese/ dove chi sbaglia non paga le spese/ dove chi grida più forte ha ragione/ tanto c’è il sole e c’è il mare blu”,  di  questa  bellissima  canzone  piùattuale  che  mai   



  ma   ha   pagato   solo  lei   .  un  capo espiatorio  ,   una\o  personaggio   di tale  tv  viene  sanzionato  ogni tanto   per  far  vedere  a  chi  ancora  non ha  mandato il cervello  all'ammasso   e    non si lascia   distrarre  dalla spazzatura    vedere    che    si  fa  qualcosa   contro la tcv  spazzatura   e  chi  si è interessati al problema   quando  in realtà non gli ne  frega  un  ......  accidenti  

22.3.17

"Mi dicevano ucciditi, invece ho scritto un libro". La rivincita di Erika di quartu sant'elena , 16enne vittima dei bulli

Generalmente quando si parla di bullismo e di violenza fra adolescenti si parla solo delle angherie subite e della prostrazione o del suicidio . Ebbene ecco un caso del suo superamento . questa la storia n riportata sotto è un esempio di coraggio, per tanti bambini che hanno i suo stesso problema ma soprattutot ovviament e senza generalizzare per quei i genitori che non vogliono vedere che i loro figli stanno attraversando l'inferno e loro sdrammatizzano



"Mi dicevano ucciditi, invece ho scritto un libro". La rivincita di Erika, 16enne vittima dei bulli


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"Mi dicevano ucciditi, invece ho scritto un libro". La rivincita di Erika, 16enne vittima dei bulli

Oggi alle 16:44 - ultimo aggiornamento alle 19:16

Prima il baratro, poi la rinascita. Erika Orrù ha 16 anni e vive a Quartu. È una ragazza esile e carina, sopravvissuta a un periodo d'inferno.Sbeffeggiata, maltrattata e umiliata dai suoi compagni di scuola fin dalla prima elementare, arrivata alla prima superiore ha deciso di ritirarsi perché ormai non
mangiava più ed aveva continui attacchi di panico.
"Mi dicevano che ero un mostro. Mi dicevano "ucciditi". Chiedevo a mia madre: "Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?".
Si è allontanata dal precipizio scrivendo un libro "E vissero tutti dannatamente infelici", e lasciando parlare i suoi personaggi: Giada e Marika, vittime di bullismo.
"Adesso mi piacerebbe tanto avere degli amici, non sono mai stata accettata. Quando vedo i ragazzi che escono in gruppo, li invidio".



Prima il baratro, poi la rinascita. Erika Orrù ha 16 anni e vive a Quartu. È una ragazza esile e carina, sopravvissuta a un periodo d'inferno.
Sbeffeggiata, maltrattata e umiliata dai suoi compagni di scuola fin dalla prima elementare, arrivata alla prima superiore ha deciso di ritirarsi perché ormai non mangiava più ed aveva continui attacchi di panico.
"Mi dicevano che ero un mostro. Mi dicevano "ucciditi". Chiedevo a mia madre: "Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?".
Si è allontanata dal precipizio scrivendo un libro "E vissero tutti dannatamente infelici", e lasciando parlare i suoi personaggi: Giada e Marika, vittime di bullismo.
"Adesso mi piacerebbe tanto avere degli amici, non sono mai stata accettata. Quando uando vedo i ragazzi che escono in gruppo, li invidio"





Anch'io mi pongo gli stessi interrogativi di 



Giorgio Pintus Un tema delicato e attualissimo: qualche interrogativo: primo: quali azioni sono state promosse nei confronti di chi stalkerava fino a costringerla a ritirarsi da scuola? Secondo: perché ritirarsi e non cambiare classe o istituto? Terzo: i genitori hanno assistito passivamente a questa gogna? Quarto: in questa intervista quanto pesa la denuncia per la vicenda personale e quanto l'esigenza di propagandare il libro? Resta il fatto che al di là di come sono andate le cose scrivere è un'esperienza straordinaria. Tanti auguri. (...) per natura mi pongo domande su tutto.. anche in questo caso mi sono chiesto come mai , una bambina che è stata, parole testuali (quindi scritte non da me ma dal giornale) '' Sbeffeggiata, maltrattata e umiliata dai suoi compagni di scuola fin dalla prima elementare'', a 6 anni? capito?. a 6 anni da altri bambini che ragionevolmente avevano 6 anni.... ma che cavolo.. tutti lei se li è beccati i criminali in erba? ..''arrivata alla prima superiore ha deciso di ritirarsi'' .. e ripeto fin dalla prima elementare ... (non so quale classe frequentava quando le hanno suggerito di suicidarsi), addirittura è costretta a ritirarsi da scuola ed ecco che, combinazione.. la sua tragedia diventa di dominio pubblico nel momento in cui pubblica un libro.... e negli otto anni della scuola dell'obbligo qualcuno ha tollerato senza muovere un dito, senza reagire, senza denunciare? Ma 'ndo cazzo andava a scuola  ?











vedo i ragazzi che escono in gruppo, li invidio".

La Tartaruga Rossa di Michael Dudok de Wit imperdibile e magica meteora cinematografica


Nei giorni scorsi  ho visto , non sapendo cosa sceglier e di vedere in streaming e credendo fosse un film vecchio e fuori circuito ,  questo film La Tartaruga Rossa, film d’animazione diretto da Michael Dudok de Wit .




una vera e propria pausa dal frenetico, materialistico realismo quotidiano. La Tartaruga Rossa, film d’animazione diretto da Michael Dudok de Wit, è una di quelle magiche meteore cinematografiche che interrompono il flusso di immagini piatte e insensate dell’oggi e di cui ilfattoquotidiano.it  vi presenta una clip in esclusiva.





Un naufrago su un’isola deserta, l’arrivo di una enorme tartaruga rossa, la vita che sembra finire ma subito ricomincia, la furia distruttiva della natura, la morte. Nessun dialogo, un continuo ininterrotto silenzio cadenzato da qualche grida. Tra la sabbia, la roccia, gli alberi e l’acqua di uno spurio atollo tropicale la storia dell’uomo si fonde con quella animale, cilindro produttivo dello Studio Ghibli a sostenerne l’assunto, poi lo svolgimento narrativo verso la conclusione riporta filosoficamente ad un escatologico pensiero occidentale. Ed è proprio in questo susseguirsi generazionale, nell'andamento atemporale del ciclo di vita, in un intimo senso di struggimento che Dudok de Wit colloca il centro del suo discorso drammaturgico: “Il film racconta la storia in modo lineare e circolare e utilizza il tempo per parlare dell’assenza di tempo, un po’ come la musica può mettere in rilievo il silenzio. È un film che racconta anche che la morte è una realtà. L’essere umano tende a contrastare la morte, ad averne paura, a lottare per scagionarla e si tratta di un atteggiamento molto sano e naturale. Eppure si può avere nello stesso momento una bellissima comprensione intuitiva del fatto che siamo pura vita e non abbiamo bisogno di opporci alla morte. Il film il film trasmette un po’ questo sentimento”. 
fatalistico, meraviglioso, emozionate, non ho mai visto un cartone animato di questa levatura.  Un po' di dialoghi non sarebbero guastati . 


21.3.17

L'elzeviro del filosofo impertinente /9

A tre mesi dalla sua morte prematura il mondo si prepara a celebrare i funerali di George Michael. I tabloid inglesi indicano come possibile data il 26 marzo, giorno della festa della mamma nel Regno Unito. L'esito dell'autopsia ha accertato che la morte della popstar è attribuibile a cause naturali. L'apertura del testamento ha chiarito che i maggiori beneficiari del patrimonio ereditario saranno le sorelle, mentre non c'è alcuna traccia del fidanzato Fadi Fawaz e del padre Kyriacos Panayiotou. La mancanza di quest'ultimo non mi stupisce affatto. Purtroppo George (al secolo Georgios Kyriacos Panayiotou) crebbe con un padre che non lo stimava e gli rinfacciava spesso di non avere alcun talento. Diventato adulto con una disistima così persistente riuscì a staccarsi di dosso quell'orribile etichetta, e a volare in alto grazie proprio a quel talento che il padre non voleva vedere. Qualcuno rinfacciò a Michael di non essersi battuto abbastanza per la comunità Lgbt, ma lui non era e non voleva certamente essere considerato come un attivista gay. Non era un militante politico bensì un artista. Nonostante ciò le sue canzoni hanno fatto molto di più di tante parole pronunciate da certi affabulatori di mestiere. Freedom, Outside, Please send me somehone (per citarne soltanto alcune) sono dei veri manifesti contro l'omofobia. Per non parlare poi di quel prezioso album intitolato Listen Without Prejudice. Ha sempre detestato questo interesse morboso per la sua sessualità. Non la nascondeva, bensì la custodiva dagli occhi della gente. Voleva vivere i suoi sentimenti senza destare interesse per una parte della sua vita che era solo e soltanto sua. In una società evoluta nessuno guarderebbe all'orientamento sessuale di un artista. Sfortunatamente non siamo davvero così evoluti come amiamo dipingerci, ma solamente degli squallidi voyeuristi travestiti da perbenisti. George Michael si è dichiarato 'tardi' - ammesso che esista un momento prestabilito per fare coming out- perché costretto  da un episodio che sarà poi ripreso nel videoclip Outside. Sin dal suo esordio il mondo della musica lo voleva consacrare come il sex symbol più etero di sempre. La stessa Madonna disse che George era stato un vero amante focoso e sessualmente 'dotato'. George rimase segnato dalla perdita del compagno Anselmo Feleppa e da quel momento per lui fu tutto più faticoso. A lui aveva dedicato i versi toccanti di Jesus to a child  contenuta in quel capolavoro di Older.
La sua incredibile voce e il deIicato fraseggio vocale ci restituiscono un artista tormentato e geniale.
La cura con cui confezionava i suoi lavori gli permetteva di centellinare le sue uscite discografiche. Non era uno di quei cantanti che per contratto sfornava un cd l'anno, anzi. Intraprese delle battaglie legali con la sua casa discografica,  ed ebbe il coraggio di tirare dritto per la sua strada. Le sue canzoni hanno accompagnato la mia adolescenza e per tale motivo avranno sempre un posto speciale nel mio cuore.
Cinque anni fa era scampato alla morte e aveva scritto White light dedicata al suo ricovero in ospedale a causa di una brutta polmonite. Aveva ringraziato Dio e la preghiera dei suoi fan e aveva promesso di ritornare. Evidentemente Qualcuno aveva ben altri piani per lui.
Il suo corpo riposerà nel cimitero londinese di Highgate West, accanto alla tomba dell'amata madre Lesley Angold. Mi piace immaginarlo adesso fra le braccia di Anselmo, l'uomo che ha amato in vita: "Se l'amore l'hai conosciuto, se sai che esiste, allora l'amante che hai amato e perso verrà a farti visita nelle notti fredde. Se sei stato amato, se hai vissuto quell'estasi, l'amante che hai baciato e che ti manca ti conforterà quando non vedrai più speranza".

Criap


® Riproduzione riservata

20.3.17

anche i duri hanno un cuore Green Day, il cuore tenero di Billie Joe. Il piccolo punk sale sul palco e dà spettacolo




di Andrea Paolini |  http://www.ilfattoquotidiano.it 20 marzo 2017


Green Day, il cuore tenero di Billie Joe. Il piccolo punk sale sul palco e dà spettacolo

 

 

 

 



Sogno avverato per un giovane fan dei Green Day, che venerdì scorso è stato invitato dal frontman del gruppo Billie Joe Armstrong a suonare con la band sul palco di Worcester, nel Massachusetts. Il ragazzino dai capelli verdi fosforescenti aveva attirato l’attenzione. “Sai fare tre accordi?” gli ha detto Armstrong. Alla risposta positiva del ragazzo, il cantante lo ha fatto salire sul palco e gli ha dato la sua chitarra. Poi, insieme, hanno suonato il brano Knowledge.


«Così ho vinto la lotta contro l’anoressia» Erica Grazioli, 32enne di Magherno, nel suo libro “Cioccolato e cannella” ha messo nero su bianco la sua lunga lotta (vinta) contro la malattia


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Libro Cioccolato e cannella ...io e l'anoressia Erica Grazioli
https://www.ibs.it/
VOGHERA. A vederla adesso, il sorriso generoso e la voce squillante, non indovinereste mai cosa si nasconde nel passato di Erica Grazioli, trentaduenne di Magherno che alla libreria Ticinum di Voghera ha presentato il suo romanzo autobiografico “Cioccolato e cannella”. Nel libro edito da Selecta  (  copertina a destra  ) , Erica ha messo nero su bianco la sua lunga lotta contro una malattia insidiosa, di cui si parla raramente e spesso senza capirla appieno: l’anoressia. Per quasi sette anni ha combattuto per riuscire a sconfiggerla, e una volta uscita dal tunnel ha deciso di trasformare la sua esperienza in qualcosa che potesse essere d’aiuto a tante altre ragazze come lei, che ogni giorno cercano di vincere la battaglia contro il proprio corpo. 
Erica, come ci si ammala di anoressia?
«Per ognuna è diverso, non è vero quello che si dice che per lo più diventano anoressiche quelle ragazze che aspirano a un corpo perfetto, che desiderano raggiungere canoni di bellezza impossibile. Io mi sono ammalata relativamente tardi, in un periodo di stress: nel tentativo di accontentare tutti, di risultare sempre impeccabile, ho finito per dimenticarmi di me stessa, per annullarmi completamente. Fino a pesare trenta chili. Ci sono ragazze che si ammalano per carenza di affetto, per attirare l’attenzione della famiglia. In ogni caso si ammalano per lo più ragazze troppo sensibili e con una bassa autostima».
Sono tante?
«Tantissime, molte più di quanto non credessi. Nonostante durante la malattia abbia parlato spesso con altre ragazze con il mio stesso problema, non mi sono resa conto di quante fossero fino a che non ho pubblicato questo libro. Quando ne parlo con qualcuno, più o meno una persona su ciqnue mi confida di aver sofferto in prima persona di anoressia o di avere una sorella, una zia, un’amica con lo stesso problema. Spesso si crede che questa malattia riguardi solo le ragazze giovani ma non è così: anche se l’età media di chi ne viene colpito si sta abbassando, ci sono anoressiche di tutte le età, anche di sessant’anni».
Come ci si accorge che una persona è anoressica?
«Quando imbocchi la strada dell’anoressia, la malattia ti cambia. Non sei più tu. Io ero nervosa, scostante, in certi casi cattiva sia nei miei confronti che in quelli degli altri. Non uscivo più, non ridevo più, trascorrevo molto tempo da sola. Ciò non significa che chiunque si comporti così stia diventando anoressico, ma se notate un cambiamento in questo senso forse è il caso comunque di indagare: i disturbi alimentari, infatti, sono solo uno dei possibili esiti di un simile comportamento».
Come si cura?
«L’iter medico tradizionale prevede flebo e ricostituenti, ovviamente, e ricoveri in ospedale o in strutture riabilitative abbinati a una terapia psicologica individuale e di gruppo. E per lo più, anche la somministrazione di psicofarmaci. Io però non ne ho mai voluto sapere».
Di psicofarmaci?
«Sì, e anche della psicoterapia. Ho fatto una sola seduta in vita mia e mi sono resa conto subito che non faceva per me. Non me la sentivo di affrontare con un estraneo certi argomenti, di spiegargli cosa c’era che non andava in me. Così in larga parte ( fatto salvo per un periodo di un paio di mesi in ospedale quando proprio non ho potuto farne a meno) ho portato a termine da sola il mio percorso, ne sono uscita con le mie sole forze».
Cosa l’ha aiutata?
«Parlare con chi aveva il mio stesso problema è stato di grande aiuto, ed è anche per questo che ho scritto un libro sulla mia esperienza e continuo a frequentare ragazze malate di anoressia. I disturbi alimentari sono subdoli, difficili da comprendere. Uno pensa “che ci vuole a uscirne, devi solo mangiare”, e non si rende conto che è contro la tua mente che lotti, e che non ne riesci ad avere il controllo. Non è diversa da qualunque altra malattia mentale, in effetti».
E se ne esce davvero?
«Se ne esce, sì, ma non è detto che se ne esca per sempre. Nel mio caso, avendo avuto origine da un periodo di stress, torna a bussare alla porta quando aumentano le tensioni, sia a livello relazionale che a livello lavorativo. Ora però ho imparato a riconoscerne
i segnali e quando mi accorgo di essere a rischio, metto la mia salute al primo posto. Tiro fuori un po’ di sano egoismo, e lo faccio perché se c’è una cosa che questa malattia mi ha insegnato, è che devo voler bene a me stessa e al mio corpo».


                                           Serena Simula

Il personaggio del giorno: il pastore che conosceva le stelle. (di Fiorenzo Caterini)

in sottofondo  Voglia di libertà - Pierangelo Bertoli

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 di 

AUTORE

Fiorenzo Caterini  ( https://www.facebook.com/fiorenzo.caterini

Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna.
da http://www.sardegnablogger.it/


 


Ho conosciuto un pastore che amava osservare il cielo, e attribuire il nome esatto alle stelle, alle costellazioni, ai pianeti. Ricordo che da piccolo osservare il cielo, e individuare l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore, o la stella polare, era una occupazione. Poi più nulla, anche io ho dimenticato dell’esistenza del cielo.
Un tempo, quando non c’era la televisione e neppure i pervasivi dispositivi tecnologici, la gente passava molto del tempo a osservare il cielo. Il cielo era una sorta di immenso calendario che scandiva lo scorrere del tempo, e al quale si attribuivano molteplici auspici e significati simbolici del creato.
Sorrido quando c’è, anche tra gli scienziati, chi non si convince di come le costruzioni della preistoria si basassero sulla posizione di quei meccanismi celesti. E’ normale.
Siamo noi oggi che abbiamo sostituito lo scorrere del tempo reale con quello artificiale, il tramontare del sole con le lancette dell’orologio, le fasi lunari con un calendario appeso al muro.
Tutto questo, mentre discorro di stelle e pianeti con il pastore, mi fa pensare a quanto siamo diventati, in un certo senso, ignoranti.
È un paradosso: nel momento storico in cui la gente non è mai stata così istruita, e in cui si arriva ad accumulare anni e anni di studio, resta la sensazione di una ignoranza di ritorno che supera il nozionismo scolastico.
L’istruzione resta benedetta, per carità, avercene sempre e comunque, e non basta mai. Tuttavia questo legame reciso con le stelle e il cielo, con il vento e l’andamento delle stagioni, con il germogliare delle piante e il verso degli uccelli, con il ciclo delle coltivazioni agrarie e con la competizione tra animali, mi porta a riflettere, e a credere che esiste, nella nostra vita convulsa, una progressiva tendenza alla chiusura del sapere.
Una volta un contadino era certamente ignorante, ma sapeva tutto sulle stelle, sul ciclo delle stagioni, sulle piante e sugli animali selvatici, oltre a conoscere tutto sul suo lavoro. Inoltre, il contadino, che quasi sempre non sapeva leggere e scrivere, aveva un bagaglio enorme di racconti e storie da tramandare.
Lo so, detto così sembra la solita nostalgia del bel mondo antico. Erano tempi duri e oscuri, per nulla piacevoli. No, quello che mi preme di dire è che si potrebbe tornare ad avere un rapporto con la vita reale senza trascurare quella specializzazione, quella separazione dei saperi che ci ha portato lo sviluppo tecnologico, il benessere e una vita tutto sommato comoda, ma che ha prodotto, come effetto secondario, una sorta di estraniazione dal mondo reale.
Quando mostrano quelle interviste a persone di varia estrazione, completamente ignari del mondo, ci fanno sorridere, e pensiamo che magari sono una minoranza. Temo, invece, che quell’ignoranza abbia vinto sull’istruzione obbligatoria, e si sia diffusa, molto di più di quanto si pensi.
Ecco, senza rimpiangere il piccolo mondo antico, terribile e oscuro, il pastore che conosce le stelle può comunque indicare, come la stella polare, la via di una nuova conoscenza, che unisca la necessaria istruzione con un nuovo sapere che non sia per forza quello alienante delle cieche pareti di una casa o del freddo schermo di un dispositivo elettronico.
Tags:astronomiacontadiniIstruzionepastoresaperescuolastelle
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Fiorenzo Caterini

Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna.