6.7.17

che strano l'unica religione a non avere donne in ruoli chiave è quella cattolica .


Leggi anxche 




Strano davvero anche l'islam che  molti  vedono solo come terroristi e fondamentalisti ha le donne in ruoli importanti o  (  ma  non lo affronteremo qui  , ne trovate la storia  nel link sopra  )  di un  imam gay che sposa   omossessuali.
Ora è  vero come dice Tonia Mastrobuoni su http://www.informazionecorretta.it riprendendo 
dalla REPUBBLICA di oggi, 05/07/2017, a pag. 16, con il titolo "La Libera Moschea dell'imam femminista: 'Mi vogliono morta'",  



Seyran Ates non molla mai. Le agenzie hanno fatto appena in tempo a battere la notizia che l’attivista turca vive di nuovo sotto scorta per le minacce di morte collezionate nelle ultime, movimentatissime settimane, che lei ha già lanciato il prossimo progetto. 
Immagine correlata
Seyran Ates nella moschea che ha fondato a Berlino


«Puntiamo al milione di firme in sette Paesi europei, dobbiamo farcela», racconta con voce squillante al telefono, poco dopo la presentazione a Berlino di “Stop extremism”, l’iniziativa che vorrebbe ottenere sostegno sufficiente per promuovere una direttiva europea che lotti contro l’estremismo di destra.
«Battersi contro le destre è una priorità », aggiunge. Ates ne sa qualcosa: quando era giovanissima e si manteneva gli studi in legge alla Freie Universität lavorando per un’associazione che proteggeva le donne dalle violenze domestiche, un uomo sparò a una sua cliente e ferì gravemente lei. Si scoprì poi che l’attentatore era un militante ultranazionalista, un sicario dei Lupi grigi, un fascista che continua a vivere tranquillamente a Kreuzberg dopo l’assoluzione. Ma il fatto di aver sfiorato quasi la morte da studentessa non ha fatto che rafforzare l’impegno di Ates, che oggi, alla luce delle rinnovate minacce delle ultime due settimane, con tono calmissimo ci dice che «se mi vogliono morta, vuol dire che sto facendo la cosa giusta». Intanto, l’iniziativa lanciata lunedì intende costringere i Paesi europei a impegnarsi di più contro le destre. «Dobbiamo investire molto di più nell’educazione e favorire iniziative per il lavoro; la mancanza di istruzione e la sensazione di venire respinti dalla società alimentano spesso la frustrazione che spinge a preferire i modelli autoritari », spiega.
Di recente, la pietra dello scandalo che le ha attirato un centinaio di minacce di morte grazie alle calunnie dei fondamentalisti e di qualche sostenitore di Erdogan, è diventata la sua moschea Ibn-Rushd-Goethe, contro la quale pare si sia mobilitato persino il presidente turco. Nella capitale non si parla d’altro, e le foto delle preghiere hanno fatto il giro del mondo. Inimmaginabile quasi ovunque quello che accade qui da metà giugno. Donne e uomini, sunniti, sciiti e aleviti inginocchiati uno accanto all’altro nella moschea del quartiere Moabit inaugurata il 16 giugno mormorano sure del Corano, senza muri divisori, stanze a parte o discriminazioni di sorta. «Anche gli omosessuali sono i benvenuti», tiene a puntualizzare la femminista. Lei ci ha lavorato «per otto anni», e l’altra rivoluzione è che quel tempo le è servito a studiare: l’imam è lei, l’avvocato che ha dedicato la sua intera vita alle cause degli ultimi. Nelle foto dell’inaugurazione si vede il suo fisico minuto avvolto nella galabya, mentre predica con aria timida e gli occhiali enormi inforcati sulla punta del naso. Il ministro della Giustizia, Heiko Maas (Spd) ha salutato l’iniziativa «che ha uno scopo giusto: battersi contro il terrorismo e per la tolleranza».
Non tutti la pensano così. A parte Erdogan stesso che avrebbe chiesto al governo Merkel di chiudere d’imperio la moschea più liberale d’occidente, si stanno muovendo anche i suoi maggiordomi. Il presidente turco avrebbe dato ordine a Ditib, la più importante comunità turca in Germania, ma anche a Diyanet, l’istituzione religiosa di Ankara che manda qui moltissimi imam, di avviare una campagna di calunnie contro la femminista nata a Istanbul. La strategia per screditarla? Mettere in giro la voce che agisca per conto di Fethullah Gulen, il nemico giurato del Sultano, accusato pubblicamente del putsch del 2016. Ates respinge con forza le accuse di essere vicina all’imam che vive da anni in esilio negli Stati Uniti. E la sua iniziativa straordinaria rappresenta una risposta importante anche rispetto alle enormi polemiche suscitate dalla decisione di Ditib e di altre associazioni religiose di disertare la recente manifestazione indetta a Colonia da alcune associazioni musulmane per protestare contro il fondamentalismo islamico. Peraltro Ates è contenta dell’enorme eco suscitata dalla sua moschea: «Mi dicono che ne vogliono aprire anche in Svizzera, a Colonia e a Friburgo. Siamo un’onda e siamo solo all’inizio. Non ci fermeranno»

<< Ben vengano le iniziative come la fondazione di una moschea a Berlino, ospitata in una chiesa e dunque non indipendente, con una donna imam e aperta a tutti. Si tratta, però, di una rondine che non fa primavera: l'islam europeo, e non solo, vive ancora immerso in un lungo e freddo inverno. Non stupisce che diversi Paesi musulmani abbiano chiesto alla Germania di chiudere la moschea e che la fondatrice del luogo di culto Seyran Ates abbia ricevuto minacce di ogni genere. >>  , ma dimostra  che ignora  chenel mondo islamico ci sono  altre  donne  imam .

ecco il  caso Sherin Khankan, imam della moschea Mariam di Copenaghe  


 Giulia  Cerqueti 
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Sherin Khankan, imam della moschea Mariam di Copenaghen - LINDA KASTRUP/AFP/Getty Images)





DANIMARCA: SHERIN KHANKAN, LA DONNA CHE GUIDA LA MOSCHEA
04/04/2017 Figlia di un rifugiato siriano e di una finlandese, a Copenaghen è imam della moschea Mariam, insieme a un'altra donna, Saliha Marie Fetteh. E si batte per la valorizzazione delle donne nell'islam e per la conciliazione fra tradizione e modernità...

Si presenta in pubblico con i lunghi capelli castani e il volto scoperti, il velo lo indossa ma solo durante la preghiera in moschea. Vuole contrastare l'islam radicale ed estremista, creare un'alternativa alle strutture patriarcali delle istituzioni islamiche, valorizzare le donne e la loro integrazione rileggendo il Corano in chiave più progressista. Una sfida alle tradizioni islamiche, tanto che la BBC l'ha segnalata tra le 100 donne del 2016. Sherin Khankan, 42 anni, è la prima donna a ricoprire il ruolo di imam, guida della preghiera, in Danimarca (e in Scandinavia), e una delle pochissime guide spirituali donne in tutto il mondo islamico. Scrittrice, laureata in Sociologia delle religioni e filosofia a Copenaghen, la Khankan ha partecipato alla manifestazione torinese "Biennale Democrazia", dove ha ripercorso la sua storia di vita e di fede e le sue convinzioni. Figlia di un rifugiato siriano musulmano - fuggito in Europa dopo essere stato incarcerato e torturato in quanto oppositore del regime - e di una finlandese cristiana emigrata in Danimarca per fare l'infermiera, Sherin Khankan ha frequentato un master a Damasco, per poi rientrare in Europa nel 2000. Nata e vissuta a cavallo tra due mondi, abituata fin da piccola all'incontro tra diversità, si considera lei stessa un ponte, uno strumento di unione e conciliazione fra due culture e due religioni. A Copenaghen guida la moschea Mariam, fondata a febbraio del 2016, insieme a un'altra donna imam, Saliha Marie Fetteh. La moschea ha cominciato a essere concretamente operativa ad agosto, con una cerimonia e un sermone di apertura sulle donne e l'islam nel mondo moderno. In questi mesi sono stati celebrati vari matrimoni, tra cui alcuni misti (interreligiosi) che in molte altre moschee non sono permessi. Nel 2001, poco tempo prima dell'attacco alle Torri Gemelle, la Khankan ha fondato il Forum for Critical Muslims. Nel 2007, la Khankan ha pubblicato un libro,Islam and reconciliation - A public matter (Islam e riconciliazione - Un affare pubblico).   Il suo obiettivo - ha spiegato mesi fa al britannico The Guardian - è essere di ispirazione per altre donne nel mondo e stimolare un cambiamento all'interno del patrimonio di tradizioni islamiche. Di fatto, anche se si tratta di casi ancora rari, donne imam esistono in vari Paesi: in Cina guide alla preghiera femminili si trovano fin dall'Ottocento, in Sudafrica sono ammesse dal 1995,nel 2005 a Los Angeles è stata inaugurata la "moschea delle donne d'America", riservata, per l'appunto, alle sole fedeli. Una donna alla guida della preghiera islamica canonica per uomini e donne non è una pratica ben vista e accettata dal mondo musulmano più tradizionalista, anche se di fatto non è vietata. Nelle moschee alle donne viene riservato uno spazio nettamente separato da quello degli uomini (molte pregano in casa e non si recano alla moschea). Nel 2003 negli Stati Uniti Asra Nomani, scrittrice e giornalista indiana naturalizzata statunitense, è stata la prima donna a chiedere nella sua moschea del West Virginia di poter accedere alla preghiera nella sala principale riservata agli uomini. Due anni dopo ha organizzato la prima preghiera islamica pubblica negli Usa con un gruppo di fedeli promiscuo guidato da una donna (lei).Valorizzare la donna nell'ambito delle istituzioni religiose islamiche è un baluardo contro le tendenze estremiste: lo ha ben capito re Mohammed VI che in Marocco, dopo gli attentati terroristici di Casablanca del 2003, più di dieci anni fa ha istituito per le donne il ruolo di mourchidat, guide spirituali o predicatrici istruite e formate per fornire orientamento, consigli e informazione religiosa. Le mourchidates restano un gradino sotto agli imam, ma hanno un ruolo simbolico importante e devono svolgere lo stesso percorso di studi di chi vuole diventare imam, dalla cultura islamica al diritto, dalla psicologia alle lingue.











ACCER06 aprile 2017 alle 13.24


Senza ironia, avrei una proposta quale prova del 9 per la gent. signora Sherin: le chiederei di apride una moschea come quella in DNK, a Il Cairo, Teheran, Karachi, Dakar, guidate da donne. Se funzionano senza conseguenze per un po' di tempo, mi rimango tutto quello ho detto finora. Purtroppo per lei (e per noi), conosco i miei polli.Rispondi



Adamini05 aprile 2017 alle 14.46


Fosse in Italia, diremmo che sarebbe un islam all'amatriciana. Ma sta in Danimarca, quindi è "una cosa seria".Rispondi



Sora05 aprile 2017 alle 11.33


Me la ricordo sta ragazza, molto brillante in una intervista che le fecero tempo fa in una trasmissione televisiva che non ricordo quale. Evidentemente mi è rimasta nella zucca per la sua piacevole bizzarria. Concordo che effettivamente tiene un approccio emancipato sulla professione della fede islamica. Effettivamente, non in senso denigratorio applica papale papale una modus operandi di stampo luterano (o più generale la sua formazione culturalmente danese da di suo.) all' Islam professato in formulazioni di altro stampo culturale meno delicato e tollerante. Una lettura dell'Islam in salsa luterana ci ha fatto. E' una riformista? Bah, per adesso è un ago in un pagliaio, in Danimarca ci sta bene, al calduccio nella calda e comprensiva coperta dei luoghi, in altre zone le farebbero magari la pelle, ma apprezzo il coraggio comunque. Si può dire che la sua visione è partita dalla formazione culturale di stampo cristiano- luterano- laico- scandinavo- danese? La matrice è quella eh!.





Fiore05 aprile 2017 alle 08.26


Iniziative decisamente estranee alla religione islamica. Dal Corano: "...Esse (le donne) hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori . Allah e’ potente, e’ saggio." (Sura 2:228) Amen.Rispondi



stefano04 aprile 2017 alle 22.26


Vorrei far notare una cosa: se uno, potendo scegliere tra la fede luterana della madre e quella islamica del padre, sceglie la seconda, non lo fa da islamico, ma da protestante. Meditate gente, meditate.Rispondi



S.C.06 aprile 2017 alle 11.16


Anche chi lascia il cattolicesimo per convertirsi all'Islam (fenomeno oggi assai frequente per via dei sempre più numerosi matrimoni misti) lo fa da cattolico. Sarebbe auspicabile che fosse sempre una libera scelta, ma, purtroppo, spesso non lo è: nel caso dei matrimoni misti, per la religione islamica il futuro coniuge di altra fede è obbligato a convertirsi all'Islam, cosa che io trovo inaccettabile. Non capisco soprattutto le donne occidentali, libere e indipendenti, che si convertono a una fede maschilista e repressiva come quella islamica. Affari loro. Nel caso di questa giovane donna, però, credo si tratti di un semplice automatismo: per la religione islamica, infatti, i figli seguono automaticamente la religione del padre e lei è figlia di padre islamico. Non ha fatto una scelta, non ha abbandonato una religione per un'altra, è semplicemente nata islamica ed evidentemente le sta benissimo così.



S.C.04 aprile 2017 alle 19.51


C'è ancora tanto da fare prima di arrivare alla piena uguaglianza di uomini e donne e al riconoscimento delle stesse opportunità in qualsiasi ambito, compreso quello religioso. Tuttavia la presenza di donne colte e intelligenti come questa "imam" è sicuramente un ottimo segnale.Rispondi



S.C.04 aprile 2017 alle 19.33


Incredibile, una donna alla guida di una moschea! Persino quegli arretrati musulmani capiscono che anche le donne possono svolgere gli stessi ruoli degli uomini in ambito religioso, mentre la Chiesa Cattolica continua a negare il sacerdozio alle donne. Non mi faccio grandi illusioni sulla condizione delle donne nel mondo islamico, ma devo dire che stavolta l'Islam batte la Chiesa Cattolica.Rispondi



lorella05 aprile 2017 alle 18.50


da un sondaggio risulta che la maggioranza delle donne cattoliche non sono interessate al sacerdozio ,invece interessa alle donne dichiaratamente atee.Singolare,no?



S.C.05 aprile 2017 alle 19.42


Singolare davvero che le donne cattoliche non lottino per la loro piena uguaglianza con gli uomini e per i loro diritti e accettino tranquillamente una discriminazione ingiusta. Problema loro, non mio né delle "donne dichiaratamente atee", che evidentemente non sono interessate al sacerdozio, dato che non sono cattoliche, ma inquadrano la questione sotto il punto di vista suddetto, quello della discriminazione. In ogni caso, al di là dell'etichetta vagamente dispregiativa di "donne dichiaratamente atee", non sono delle appestate e possono benissimo andare d'accordo con le donne cattoliche intelligenti (certo, quelle meno dotate sotto questo aspetto si fermano all'etichetta. Anche in questo caso, il problema è loro, non mio né delle "donne dichiaratamente atee").



lorella06 aprile 2017 alle 12.18


la differenza tra una donna cattolica e una donna atea é il fatto che una donna credente non ritiene una discriminazione l'interdizione del sacerdozio alle donne perche'non lo ritengono una forma di potere,ma un servizio come tanti altri,forse anche piu' importanti e che le donne gia'svolgono. Se Cristo scelse i suoi apostoli di sesso maschile non lo fece certo per discriminare le donne.La Chiesa é una comunita' di credenti al servizio di Cristo dove ogni membro,dal semplice fedele ai Vescovo o al Papa ha la medesima dignita'.



S.C.06 aprile 2017 alle 16.46


Sì, sì, certo... La solita tiritera trita e ritrita. E il solito arrampicarsi sugli specchi per difendere un'ingiustizia che risulta evidente a chiunque non abbia subìto il lavaggio del cervello con l'indottrinamento religioso sin dall'infanzia. Che dire? Contente voi donne cattoliche, buon pro vi faccia appartenere a una Chiesa palesemente misogina. Le donne atee, da voi tanto disprezzate, lottano anche per i vostri diritti più di quanto voi possiate immaginare e hanno davvero una concezione elevata e nobile della donna e del suo ruolo nella società. Con ciò, la saluto e chiudo.



vincenzo04 aprile 2017 alle 18.47


Credo che l'inserimento della donna alla guida della preghiera islamica per uomini e donne, sia una delle strade da percorrere e difendere per avere un islam aperto e moderato (è auspicabile anche per la Chiesa una vera apertura alle donne). Chi più della donna porta in se il seme della vita? e la vita è la base dell'amore! Se auspichiamo ad un mondo ecumenico dove tutti sebbene per strade diverse tendiamo a Dio (vero Amore), allora abbiamo bisogno più che mai della donna!Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 17.29


la dimostrazione che questa donna è completamente fuori dall'islm è i lcolore della stanza e deltappetino di preghiera che in una moschea devono essere prevalentemente di colore verde,il colore più amato dal profeta maometto che dopo la prima rivelazione dell'angelo,si rifuggiò sotto il manto verde della sua prima e amata moglie Kadigia infatti c'è una sura che inizia oh tu avvolto nel manto.Queste cose creano solo confusione e la confusione crea danni irreparabiliRispondi



Fratelli04 aprile 2017 alle 17.02


Personalmente la notizia mi interessa tanto quanto sapere se stasera piove . Ma , banalmente , e considerati i tanti articoli che da anni danno conto del presunto , e mai visto , bello altrui , siamo su Famiglia Cristiana o Famiglia musulmana ? O rispetto per tutte le famiglie , ma il troppo stroppia !Rispondi



Adamini04 aprile 2017 alle 15.17


Ok, diventeremo tutti islamici, contenti?Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 18.57


please non darmi del noi,io ballo da sola



ACCER04 aprile 2017 alle 15.04


I paragoni che sto leggendo nei commenti non "sembrano consapevoli" della natura intrinseca dell'islam. Una proposta del genere non ha futuro, per lo meno prossimo. I paragoni con il "protestantesimo" cristiano contengono tre questioni per nulla ovvie: 1) un confronto è storicamente improprio; 2) l'islam sunnita (maggioritario) non prevede un clero, quello sciita si, ma in entrambi i casi il contributo femminile non è possibile; 3) l'implicazione che il protestantesimo cristiano sia stato "positivo", tutto da discutere come vediamo per Lutero. ..... Una domanda: quanti musulmani delle varie etnie frequentano questa moschea?Rispondi



Luigino . Concorezzo04 aprile 2017 alle 13.27


Autorevolezza - Questo invidio loro, non esiste una gerarchia sacerdotale che controlli capillarmente i luogi di preghiera - Sono i frequentatori di ogni singola Moschea legittimano i loro Iman - Luigino puaretRispondi



Nappo04 aprile 2017 alle 12.24


In realtà nessuna delle quattro scuole islamiche accetta imam donne che guidino la preghiera di fedeli di ambo i sessi (in certi casi è tollerato solo se guidano fedeli di sesso femminile). Quindi non è vero che "non è vietato"...secondo la dottrina islamica attuale, esse non possono farlo e basta. Un po' come prevedere, tra i cattolici, dei parroci donne... Senza una vera e propria scissione nella religione islamica, come accennato dall'utente vkaspar, queste sono iniziative senza speranza.Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 17.30


hai ragione sono senza speranza ma accendono miccie cariche di esplosivo



Doriano Canella04 aprile 2017 alle 12.21


In Europa, tradizionalmente cristiana, sono permesse altre religioni e l'ateismo e nessuno "lapida o mette in galera" coloro che non sono cristiani. Non mi sembra sia la stessa cosa nei Paesi islamici, dove i Cristiani sono perseguitati. Come la mettiamo con in Corano? O sono gli islamici a sbagliare o è il Corano sbagliato. Chi mi sa rispondere?Rispondi



fabrizio04 aprile 2017 alle 14.35


Gli islamici sbagliano a seguire il Corano alla lettera, così come sbagliano i cristiani a seguire alle lettera la Bibbia.



Fratelli04 aprile 2017 alle 17.10


Quando si arriva al dunque , islamici italiani , europei , arbi o di chissà quale posto , ultramoderati come gli ultraterroristi , insieme affermano che il Corano non sbaglia . Pensare che cambiano è , pura , mera , e poco intelligente , illusione .



Giuliano04 aprile 2017 alle 21.58


Gent.le Fabrizio mi pregio informarla , viste le sue fantasiose convinzioni , che per il musulmani il Corano a maometto è stato scritto sotto dettatura di Dio . E qualcuno pensa che lo interpreteranno o non lo prenderanno alla lettera ? Ed i terroristi , islamici , vengono dai musulmani moderati temuti perchè applicano il Corano ! I cristiani , gentile Fabrizio , hanno la Bibbia come libro storico . Libro che racconta , nei modi e nelle forme del tempo la preenza di Dio fra gli uomini . Dio chiese ad Abramo di offrire suo figlio , perchè ? Perchè i patti a quel tempo si facevano col sangue . Col sangue dell'agnello , sacrificato . Noi seguiamo alla lettera il Vangelo . Che esprime valori ed etica del cuore , e vale per l'eternità . Gesì non ha d tto che mangiare e come vestirsi , ma di carità , di poveri di cuore , di amore di perdono ... Un consiglio : se non sa non parli !



Giuliano Ricci05 aprile 2017 alle 13.08


Per dialogare coi Musulmani, è necessario conoscere sia la Bibbia che il Corano. Ora certi giornalisti, politici, moderatori, ecc. , affermano a volte che anche nella Bibbia cristiana esiste crudeltà, vendetta, dominazione sulle donne, e cosi’ via. Questo è totalmente errato. Infatti la Bibbia deve essere letta dall’ALFA all’OMEGA, senza estrapolare frasi qua e la’, per poterla interpretare correttamente. La crudeltà, la legge del taglione, la dominazione sulle donne, ecc. che troviamo nel Vecchio Testamento, vengono abolite e trasfigurate colla venuta di Gesu’ nello « spirito nuovo » di amore, di perdono e di preghiera, anche verso i nemici, nel Nuovo Testamento appunto. Mentre per i Musulmani, che hanno come base il Vecchio Testamento, con una aggiunta di crudeltà verso i nemici, le donne non obbedienti, i miscredenti, gli Ebrei , i Cristiani, i ladri, ecc ., ci vorrebbe una evoluzione radicale, e una certa separazione tra Stato e religione, come in Israele.



eliana05 aprile 2017 alle 13.52


fab,infatti la interpretiamo da2000 anni,invece in corano è intoccabile



bruno05 aprile 2017 alle 18.55


complimenti a Giuliano Ricci per il suo sapiente commento! Ci onori ancora anche su altri forum.



fabrizio06 aprile 2017 alle 09.30


Eliana, gli islamici sono divisi in tanti gruppi come i cristiani. Significa che una qualche interpretazione del Corano c'è anche fra loro.



fabrizio06 aprile 2017 alle 09.32


Caro Giuliano, anche i dieci comandamenti sono stati scritti sotto dettatura da Dio, anzi li ha scritti Lui direttamente. Meglio di così.



eliana06 aprile 2017 alle 15.27


no fab il corano è intoccabile commentano gli hadit del profeta ,cioè i suoi detti scritti 50 annidopo la sua morte,quando erano morti tutti i testimoni oculari e in questo io vedo molta mala fede,mantre nel corano ci sono scritti molto belli,poi quando si confrontano litigano più o meno violentemente



fabrizio07 aprile 2017 alle 09.34


Eliana, anche i Vangeli sono "intoccabili" dottrinalmente (come tutti i libri "sacri"). Ma la gente fa come vuole. La differenza sta solo nel grado di evoluzione civile. Gli islamici sono ancora al medioevo.



eliana04 aprile 2017 alle 11.39


e se invece prendesse la patente e guidasse una macchina?Rispondi



Fratelli04 aprile 2017 alle 17.08


Potrà mai cambiare religione ? Potrà divorziare avendo i figli ? ( ovviamente non in europa ) Potrà mai dire di no al marito ? Potrà opporsi alla poligamia ? ( Di suo marito) Come non notare che un rifugiato siriano l'amore finlandese lo trovi facile . Rifugiarsi nell'amore è una grande cosa . E come non notare la fermezza di una madre europea nel "donare" sua figlia al primo profeta che passa . Forse è stato giusto non scrivere che l'europa si fonda su radici giudaico- cristiane . Cristiani svenduti , hli europei.



vkaspar04 aprile 2017 alle 10.53


L'alba di un "Protestantesimo islamico" ?...Rispondi



eliana04 aprile 2017 alle 11.40


peggio eresia islamica



lea felicia04 aprile 2017 alle 11.46


Magari il Tramonto di un Islamismo "protestante..."



S.C.04 aprile 2017 alle 19.44


Magari arrivasse un "Protestantesimo islamico", visto che per l'umanità pare impossibile liberarsi delle religioni e di tutte le loro frottole, causa di odi, divisioni e conflitti assurdi che ai nostri giorni non dovrebbero più essere nemmeno immaginabili!



eliana06 aprile 2017 alle 15.28


s.cci sono molte forme di protestantesimo islamico



lea felicia04 aprile 2017 alle 10.38


Cheese! Salvini, Grillo e quelli come voi, sfoggiate un bel sorriso a 44 Denti che questa Donna vi da' una bella Spazzolatina, gengive comprese. Se poi desiderate, anche una "sana", profonda igiene orale... Forse gli Islamici non son quegli Imam del Ca...(Borghezio dixit, testuale), dalle lunghe palandrane, come sostiene certa propaganda Nazional(socia)lista che : "vengono qua' a Sporcare".Rispondi



Giuliano05 aprile 2017 alle 06.45


Gent.ma s.ra Lea , la sua visione parziale e anti qualcuno è chiara e forte da rendere senza senso il suo commento . Ogni tanto FC trova modo di raccontarci un islam che è talmente "puntuale " da essere irreale . Ci racconta delle moschee in cui si predica la guerra "santa " ? Dei miti terroristi ? Di Molenbeek ? Di quello che ha fatto e fa l'Isis in nome del Corano ? .............In merito a ciò che dice , sono certo che dopo una spazzolatina col buon islam , che lei crede , espelleremmo il colluttorio sporco di sangue . Come da sempre la storia racconta .



lea felicia06 aprile 2017 alle 13.59


Io vedo 3 passeggini accompagnati da scampanellii di bimbi e mamme garrule al par di rondinelle. Due porte accanto, due giovani spose in terapia analitica, separate dal marito. Inutile dire chi sono le Islamiche. Hanno gia' vinto loro. Rassegnati.



eliana06 aprile 2017 alle 15.31


@lea fino a quando ci saranno persone con la tua capacità critica avranno un bel combattere,io in questo invece vedo la sconfitta di un certot ipo di islam



fabrizio07 aprile 2017 alle 09.36

Nessun timore: anche l'Islam perderà carica.

il dibattito   è aperto  tra pregiudizi , paure , ma anche  no




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5.7.17

Oggi i funerali dell'attore MOSTRUOSAMENTE VILLAGGIO di © Daniela Tuscano


Leggi anche  
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2017/07/un-ricordo-di-paolo-villaggio-ragionier.html

Simpatico no. Comico - anzi, tragicomico -, gogoliano, lunare, patetico, Paolo Villaggio lo si poteva definire in mille modi: ma non simpatico. E lui lo sapeva e lo voleva.

Nessun testo alternativo automatico disponibile.
(Disegno di Tiziano Riverso)

Villaggio voleva essere una carogna, forse lo era. Le sue battute, fuori del set, sibilavano taglienti, talora altezzose, non di rado strampalate, e ne tradivano le origini altoborghesi. Sentite questa: "Il Papa? Troppo intelligente per credere in Dio". E ditemi se un qualsiasi Fantozzi avrebbe potuto mai emettere un giudizio simile. "Io non so scrivere in italiano", rivelava nell'introduzione al primo dei libri dedicato al suo (nostro) antieroe. Sembrava vero. Frasi brevi, paratattiche. Lessico "impiegatizio" com'egli stesso lo definiva, coniando così un nuovo linguaggio, tributario del corregionale Calvino ma più sminuzzato e scialbo. Poi, inaspettata in quell'atmosfera da Arbre Magique, la citazione colta: "Avete presente il quadro 'I ciechi' di Brueghel?"; oppure: "Egli era per un metodo montessoriano a base di zollette di zucchero, non senza qualche appello alla coscienza professionale dei cavalli", subito seguito da un: "Forse schifati per il troppo zucchero (ma soprattutto, penso, esasperati da quei discorsi noiosissimi)"... Degna premessa al celeberrimo "boiata pazzesca" della "Corazzata Potemkin-Kotiomkin". Ma le buttava là, con plateale noncuranza, fra il rutto libero e gli enalisti di Monte Alto sul Serchio, e tu non ci badavi anche se magari, più tardi, una sbirciata all'enciclopedia la davi. Villaggio, via Fantozzi, irrideva il mondo da cui proveniva per immedesimarsi nel grigio indefinibile dell'impiegato, non operaio, non ricco, non rivoluzionario, drogato e vittima d'un consumismo di quart'ordine. Un'immedesimazione fredda, come l'anonimato dei condomini di qualche periferia settentrionale. 
Perché Fantozzi era di tutti, ma apparteneva al Nord. E non poteva essere altrimenti. Fantozzi incarnava un alienato di nuovo tipo, quello delle società industriali degli anni Sessanta-Settanta. Un dipendente privato, timoroso del padrone (ancor visibile in alcuni tratti ma già circonfuso da una sinistra, intoccabile sacertà), non il pubblico mezzemaniche della Capitale. Da quelle parti, trovavi Sordi. Diverso e complementare. Entrambi italiani. Entrambi perdenti. Entrambi, alla bisogna, servili, ruffiani, pazzi o poeti, teneri o maligni, avidi o scialacquatori, vessati da orride famiglie senza le quali, però, non riuscirebbero a vivere. "Nel mondo di Fantozzi il padrone è un'entità kafkiana", suggerisce ancora l'"illetterato" Villaggio. Il "padrone" come sostituto terreno d'un Dio delle diseguaglianze. Pur se non manca una spruzzata di Pirandello, soprattutto nelle epifanie nevrotiche (e inconcludenti) del sottoposto che all'improvviso esplode, e si prende le sue rivincite, e batte il pugno, peccato che il tavolo sia cosparso di puntine e il grido di battaglia si tramuti ben presto in guaito di dolore...
Non vince Fantozzi, perché è umano (...lei!), troppo umano, niccianamente umano nella sua suprema mediocrità. E tuttavia non perde: è anzi "indistruttibile" e lo confessa lui stesso, in uno dei tanti episodi cinematografici. I Fantozzi come noi subiscono tutte le guerre ma hanno la capacità di rimbalzare, e riemergono sempre, anche se precipitati in un tombino o smarriti nelle grotte di Postumia dopo un'agghiacciante gita aziendale. Solo per questo, solo per aver reso poeticamente la nostra mostruosa medietà, dobbiamo ringraziare il carognesco Villaggio.

"Lo stupro? Una bambinata". Ma ora il sindaco di Pimonte si scusa: "Un'espressione infelice" ma colegare il cervello prima di parlare no ?

Cazzeggiando sulla  home  di fb   e  poi nelle bacheche dei  miei contatti   ed  dei miei amici\che  in particolare  quella  di Elena Trimarchi   che  a  sua  volta  ha  condoiviso  da  DonneViola 

L' indirizzo del sindaco di Pimonte è:
sindaco@comune.pimonte.na.it
Potremmo usare tutti lo stesso testo se vi va
Buongiorno sig. Sindaco
sono veramente amareggiata dalle sue parole di ieri.
Lo stupro non può venire liquidato come una bambinata nemmeno se
commesso da minorenni.
Non accetto da donna che nulla che leda la mia persona e la mia
sessualità sia ridotto al termine bambinata.
Lei conosce le sofferenze che si porta dentro una donna che ha subito
violenza? Se le conoscesse credo non parlerebbe così.
Le chiedo, e spero siano in tante a chiederlo, che rettifichi quanto
detto e che chieda scusa alla ragazza.
Attendo un suo riscontro

non avendo   sentito nessun tg  , stavo sentendo   il programma di storia  su rai  3    e  dopo ero dal dentista   e  a fdare  commissioni  ,  ho controllato   ed  ho trovato  questo  e   quindi  il tenttivo    di scrivergli  è superatro dagli eventi    ma  d'altrone  è  impossibile stare sempre  dietero a tuitto




"Lo stupro? Una bambinata". Ma ora il sindaco di Pimonte si scusa: "Un'espressione infelice"
La quindicenne vittima del branco ha lasciato il piccolo centro in provicia di Napoli. Il primo cittadino: "Solidarietà a lei a alla famiglia"

di ANNA LAURA DE ROSA


"Una bambinata". Il sindaco di Pimonte Michele Palummo definisce così, in una puntata de "L’aria che tira" del 3 luglio, lo stupro di gruppo su una ragazzina di 15 anni da parte di 12 suoi coetanei tra cui il fidanzato. Seduto su un terrazzo, l'ex professore dice al microfono:  "Ormai è passata, sono tutti minorenni, che ti puoi aspettare". "Uno stupro di gruppo? - chiede il giornalista Roberto D'Antonio - No, nel modo più assoluto", si corregge il primo cittadino.

"Lo stupro? Una bambinata". Ma ora il sindaco di Pimonte si scusa: "Un'espressione infelice"
Michele Palummo, sindaco di Pimonte, durante l'intervista a La7 

"Sono parole inquietanti", protestano Celeste Costantino, deputata Sinistra Italiana, e Stefania Fanelli dell'associazione "Frida Kahlo - La città delle pari opportunità".  Solo pochi giorni fa la ragazza violentata dal branco è stata costretta a lasciare Pimonte dopo il ritorno in paese dei coetanei denunciati. Si è trasferita in Germania con la sua famiglia per ritrovare serenità. Il reintegro di tre dei violentatori "messi alla prova" proprio a Pimonte era troppo da sopportare.
Nel paesino di seimila anime in provincia di Napoli, tra Castellammare e la costiera amalfitana, i silenzi fanno male. Donne e uomini intervistati si trincerano dietro un "Non so niente  e non voglio sapere niente", "Non mi riguarda", "E che devo fare", "Parlate sempre di questo?".  Il sindaco, eletto appena un mese fa, ora si scusa. Con la ragazza e la sua famiglia "ma vuol fornire la sua versione dei fatti" fanno sapere dal Palazzo.

 "Intendo – scrive Palummo in una nota affidata a Repubblica - prima di ogni altra cosa-porgere le mie più sentite scuse alla nostra giovane concittadina, alla sua famiglia e all’intera cittadinanza per aver utilizzato, durante l’intervista a La 7, un’espressione infelice, assolutamente impropria e che non era affatto riferita a quanto le è purtroppo capitato. E’ un’espressione che non rispecchia affatto il mio pensiero, in quanto condanno, per principio, ogni forma di violenza e di sopruso, tanto più se perpetrata contro una giovane donna; ho condannato l’episodio quando è successo lo scorso anno e continuo a ritenerlo oggi un fatto quanto mai grave".
Il sindaco si riserva di intraprendere altre inziative e aggiunge: "Ho 73 anni, sono padre e nonno di tre nipoti, ma soprattutto sono stato insegnante per ben 40 anni e la mia vita sono una chiara ed evidente testimonianza dei valori in cui credo e per i quali ho vissuto e continuo a vivere. Intendo, inoltre, ribadire che Pimonte è un paese
 pulito, sano, fatto di persone perbene, di onesti lavoratori".
"La violenza capitata -conclude - che condanno senza mezzi termini, rappresenta un caso isolato, sicuramente una pagina buia della nostra storia. Ma non abbiamo intenzione di arrenderci, lavoreremo instancabilmente per migliorare il tessuto sociale della nostra comunità e per evitare che episodi del genere si ripetano in futuro".




Inizialmente avevo accusato , insieme al sindaco , gli abitanti del luogo di omertà e d'indifferenza e del tacito consenso ( perchè generalmente che sta zitto acconsente o è d'accordo ) ma poi semnpre sulla bacheca di Elena Trimarchi ho letto quersto messaggio





Buongiorno Elena, sono di Pimonte, garantisco che lo sgomento, lo sdegno, l'offesa derivante dalle inquietanti dichiarazioni del sindaco ha scosso gran parte della comunità. Ci stiamo attivando per far sapere che lo sdegno e la rabbia è tanta e per far capire che non siamo una comunità malata....scriva su comune di pimonte, è il contatto gestito dall'amministrazione. Saluti, Bianca.
Carina dai
Una signora di Pimonte 




Quindi chiedo scusa  per  la generalizzazione  .  Ora  cercando d'esprimere   la mia indignazione  senza   scendere    in post  di  minaccia  e  d'odio   o  in battutre   molto  vicine al sessismo come questa  
http://cecigian.blogspot.it/2017/07/bambinate.html?spref=fb



insomma  abbassarmi allo stesso livello dei  classici leoni da  tastiera    ho trovato  questa  vignetta  di https://www.facebook.com/anarkikka/



Unica  cosa   che  voglio dire    al sindaco da  uomo a  uomo che  si dovrebbe vergognare  perchè  forse non sà   i danni psicologici oltre  che fisci    , sopratutto a  quell'età che   porta  dietro   tale  violenza  . E  come avrebbe reagito   se , mi auguro di  no  , perchè  lo stupro  è   una  cosa  talmente orribile  (  infatti da pornodipendente    quando mi capitano film  o corti   di stupri  \  violenza  sulle  donne  ,  non riesco a  ......  e  a   ....   )  non si augura a nessuna  donna  neppure    la  più  stronza  ,. se  dei mionori  violentassero se figlia  o  sua moglie  e  poi   un sindaco  o  un amministratore  direbbe    le  sue stesse cose   .  
Non so che  altro dire  alla  prossima  




4.7.17

CIBO , CAFFE' ,AMORE , MORTE ED ALTRE STORIE

CIBO E  CAFFE'

Ciccio Sultano: "Io, cuoco siciliano, sfido la burocrazia per difendere i sapori più veri"
Sultano all'ingresso del ristorante Duomo in via Capitano Bocchieri

Ragusa, 15 anni a mettere costantemente a punto la sua idea di gastronomia, dal Duomo ai Banchi all'Aia Gaia. Anche a costo di entrare in conflitto con regolamenti e cavilli.
di ELEONORA COZZELLA

.La bottarga di tonno preparata e stagionata con le sue mani, così come la toma fresca. Si può? No, non si può. “Ma lo faccio lo stesso. Il futuro della cucina è "l’illegalità", un’arma che uno chef deve a volte usare. Perché dobbiamo difendere non solo i prodotti tradizionali ma anche il gesto che ci sta dietro. C'è competenza-storia-magia nel portare il latte, naturalmente crudo, alla temperatura giusta, versare il caglio, aspettare che diventi quasi solido e col bastone rompere la cagliata in frammenti, mescolare… Il gesto è storia, è cultura. Dunque è un valore da difendere”.
Ciccio Sultano controlla la stagionatura della bottarga di tonno

Ciccio Sultano è il signore della gastronomia di quel continente che è la Sicilia. Da quindici anni ha costruito a Ragusa Ibla con il suo “Duomo” una tavola dove la storia millenaria della cucina siciliana, le sue stratificazioni frutto del susseguirsi di dominazioni – spagnoli, arabi, normanni – e il ruolo baricentrico nelle comunicazioni di un’isola chiave del Mediterraneo, trovano insieme la strada della contemporaneità. Facendo dialogare preparazioni antiche con la leggerezza richiesta da palati odierni, la qualità delle produzioni artigianali selezionate con la ricerca filologica di un sapere. Ed ecco allora la sua provocazione dei prodotti illegali: battaglia culturale più che una pratica diffusa, ovviamente.
Ciccio Sultano spiega la preparazione della bottarga di tonno nel suo laboratorio

“Una cucina moderna che guarda al territorio, che vuole esprimerne la storia e l’identità, deve sapere che dietro un prodotto di qualità c’è un sapere che è fondamentale per realizzarlo. E l’eccesso di norme omologanti, il ruolo di una burocrazia spesso un po’ ottusa, tolgono la storia al modo di produrre che vuol dire togliere, con il sapore, l’essenza. Ecco, la mia difesa della cucina siciliana passa anche da qui”.
Perché un grande chef oggi è proprio anche questo: un attrattore di un mondo produttivo – dalla pesca all’agricoltura all’allevamento – che deve perseguire la qualità per consentire di restituire in tavola, grazie alla tecnica del cuoco, la migliore sintesi di sapore e storia che guarda al futuro.
E così Ciccio Sultano non si ferma, come individuo, come professionista, come essere legato alla sua terra. E riassume tutti i suoi progetti e i suoi obiettivi in tre parole cariche di senso di responsabilità: "Io, cuoco, siciliano". Spiegando che da ogni punto di vista è impegnato a mettersi al servizio dei clienti, della cucina, della comunità di cui fa parte, con un contributo di idee personali, competenze professionali, cultura siciliana.
Una delle sale del ristorante, ricavato in un antica abitazione borghese di 300 anni fa

Che di idee a frullare in testa ne avesse parecchie si era capito da subito, idee diventate sostanza e confermate attraverso le tappe del suo percorso. A luglio 2015, per esempio, nel cuore di Ibla ha aperto I Banchi, un locale no stop, dalla prima colazione con pane e granita (soave quella di mandorle) al cocktail del dopo cena (un progetto di mixology in collaborazione con Velier), passando per l’aperitivo (da non perdere il Sicilian Spritz: Almerita Brut, spremuta di arancia fresca di Sicilia e Campari Bitter), dove la cucina del Duomo arriva in pillole, come nel caso dello spaghetto zafferano e salsa moresca - la pasta di semola di grano duro si fa in casa - o dell'uovo della nonna al Marsala - un piatto sapido dolce che riporta alla mente lo zabaione arricchito che si dava ai bambini -.
Spaghettone Sultano (fresco, di semola di grano duro) in salsa moresca "Taratatà" con bottarga di tonno e succo di carote

Idee, frammenti, suggestioni che portano in tavola, dal mattino a notte fonda, una “cucina educata – come dice lo chef – che può guardare dritto negli occhi l’alta cucina, puntando anzi sull’aspetto informale e conviviale, sull’allegria del trascorrere tempo in un luogo che si dà tutto il tempo possibile”.
E poi ecco l’Aia Gaia, una fattoria come dice il nome felice, dove in collaborazione con due agronomi sono allevati polli e galline ovaiole: all’aperto, razzolano in due ettari e mezzo di fondo, per cibo quanto trovano nel terreno, integrato da mangimi selezionati e certificati. Anche qui alla ricerca del gesto tradizionale dentro la modernità che la conoscenza consente.

Ciccio Sultano, Triglia maggiore ai gelsomini, salsa di tenerume, sorbetto di sanapo e croccante di salsiccia


Ma per il monsù di Ragusa tutto questo non basta. In fondo a pedalare forte è abituato da ragazzo. Da quando a quindici anni iniziò come apprendista a Vittoria nella bottega di Vincenzo Corallo. Un padrone ma molto di più: perché a Ciccio passa il senso di una professione completa – girando dalla pasticceria alla gastronomia al bar – ma anche la voglia di crescere, suggerendo letture, dai romanzi ai saggi, raccontando viaggi ed esperienze. Ciccio pedala in bicicletta, avanti indietro, per muoversi tra Vittoria, Ragusa, Marina di Ragusa, in quello splendido angolo di Sicilia. Poi si sposa giovane e con la moglie italo-americana sfida le regole e forse anche il buon senso eparte per gli Usa dove riesce ad arrivare a lavorare con Lidia Bastianich. Quando, dopo un paio d’anni, fa marcia indietro per ragioni familiari e torna a Ibla, la bella casa borghese di via Capitano Bocchieri diventa la sua nuova casa. Il luogo dove provare a costruire qualcosa di suo .

Ciccio Sultano, il Tortino mediterraneo al cioccolato, arancia candita e "ficupala" (ossia il cladodio del fico d'india)

Suo nella gestione, nell’idea di cucina, nella filosofia di gestione. E due stelle Michelin dopo (la prima nel 2004, la seconda subito nel 2006), una nuova organizzazione societaria e una nuova vita familiare, con al fianco, fuori e dentro il Duomo, Gabriella Cicero che fa il general manager della brigata, Ciccio Sultano svolta ancora. “Sentivo forte il bisogno di un’ulteriore crescita, di dare ai miei clienti un senso di benessere ancora più grande”, racconta aprendo un documento dove foglio dopo foglio tutto il progetto è disegnato. E’ il progetto del nuovo Duomo che prenderà forma a partire da gennaio 2018. Gli schizzi dell’architetto mostrano i nuovi colori delle pareti, le luci, i mobili. Ma anche il nuovo spazio acquisito – i locali a fianco all’attuale sede – destinato alla cucina di produzione. L’obiettivo è trasmettere sempre di più quell’atmosfera rilassata di una splendida casa borghese, costruita oltre trecento anni fa, dove in piccole stanze, calde e silenziose, la cucina di Ciccio Sultano arrivi in tavola portandosi dietro il fascino della sua storia. Con una brigata di sala puntuale e cordiale che si muove con delicatezza in quelle stanze, guidata dal restaurant manager Giuseppe Di Franca, da un anno a dettare lo stile di un servizio garantito da uno staff rafforzato.

Ciccio Sultano, Merluzzo baccalà, con salsa allo zafferano e insalata di arance e finocchio


Così, in questo luogo solido e rassicurante, da marzo 2018 Ciccio Sultano punta ad offrire all’esperienza di un pranzo o di una cena al Duomo una marcia in più (aspirando magari a una stella in più?). Osannato dal Wall Street Journal e dal Financial Times, arrivano da tutto il mondo per sedersi ai suoi tavoli impreziositi di lino. Lui li accoglie forte di una cucina che è la quintessenza della Sicilia, la sua sublimazione in chiave contemporanea. Solo alcuni esempi: l'Ostrica a beccafico, omaggio alla classica ricetta regionale con la sarda, opulenta di pangrattato alla palermitana, uvetta e pinoli, maionese leggera di soia, insalatina liquida di limoni, è insieme moto d'orgoglio per le preparazioni e i prodotti dell'Isola ("c'è anche la sarda e possiede l'ostrica" dice lo chef) e funambolico gioco di sapori, aromi, consistenze, carnosa e golosissima; le Polpettine fritte al sugo di pomodoro servite con nastri di seppioline quasi crude e salsa della carbonara, piatto apparentemente illogico che è invece squisita celebrazione della tipica salsiccetta di Gela che si fa con suino e seppie e si cuoce alla griglia per poi essere condita di diverse salse; il Volevo essere fritto, un gambero rosso crudo, la cui parte fritta è invece un cannolino siciliano, ripieno di ricotta e guarnito di caviale, a cui si appoggia, come fosse una croccante pastella esterna, servito con un boccone di anguria marinata.
E peccato per questo vizio che ultimamente ha fatto usare l’aggettivo barocco in un’accezione negativa. Altrimenti sarebbe proprio da usare per parlare della cucina di Sultano: ricca, generosa, sontuosa, asimmetrica, tonda, dorata, che in un apparente affastellamento di elementi diversi si rivela sempre coerente, colta, elegantemente citazionista, volutamente trasgressiva.




Sorseggiare un Van Gogh: barista disegna capolavori nel cappuccino


Dalla 'Notte stellata' di Vincent Van Gogh ai cartoni animati della Disney, dall'urlo di Edvard Munch ai Pokemon. Sono solo alcuni dei capolavori disegnati nel cappuccino appena servito da Lee Kang Bin, barista 26enne che vive in Corea del Sud. Proprietario del Cafe Through a Seul, Bin non è un artista professionista: come lui stesso ha dichiarato, abbina "la passione per il disegno al lavoro". Il ragazzo ha iniziato a decorare la bevanda nel 2007, riscuotendo grande successo nel corso degli anni. Grazie alle sue decorazioni, la caffetteria ha guadagnato popolarità in tutto il Paese.

AMORE 

Una promessa di matrimonio fatta all'asilo: dopo vent'anni Matt e Laura si sposano



Matt e Laura sono due ragazzi americani. Lui, all'asilo, a soli tre anni, ha promesso di sposarla. Vent'anni dopo - la maggior parte dei quali trascorsa insieme - i due sono diventati marito e moglie

MORTE 

Vivere tra i defunti. Gli ultimi di Manila che sono al sicuro solo fra le tombe

Manila, una tavola apparecchiata sul marmo di una lapide. .

Una giornata qualunque per i bimbi che vivono tra le tombe del cimitero della capitale filippina. Piscine improvvisate all’interno dei mausolei, amache agganciate agli alberi che fanno ombra alle tombe su cui riposano i genitori con i figli tra le braccia, e ‘ tavole apparecchiate’ sui marmi delle lapidi, su cui si consumano i pasti quotidiani. Tutti i reportage fotografici di R2 di ADAM DEAN*

Le ossa di un defunto.

Una giornata qualunque tra le tombe del cimitero della capitale filippina


Una piscina improvvisata all’interno del mausoleo

Lorgen Lozano, 14 anni, guarda una soap opera alla televisione, dentro alla cripta in cui vive con la sua famiglia

Parenti in visita alla tomba di un proprio caro

Un uomo lavora a una lapide

Una giornata qualunque tra le tombe del cimitero della capitale filippina


Inaugurato nel 1904, il cimitero di Manila Nord è uno dei più antichi ed estesi delle Filippine. I suoi mausolei riccamente decorati e le fila interminabili di loculi ospitano circa un milione di morti. E qualche migliaio di vivi. In questo luogo, dove sono sepolti presidenti, star del cinema e glorie della letteratura, vivono infatti alcuni dei più poveri abitanti della capitale filippina. Alcuni di essi occupano le cripte e i mausolei delle famiglie ricche, che custodiscono e curano in cambio di un piccolo compenso. Altri trovano soluzioni alternative per beneficiare dell'economia che ruota attorno alla morte e alle sepolture.
"All'interno del cimitero non c'è lavoro. Ecco perché nel 2007 ho imparato questo mestiere", afferma Ferdinand Zapata mentre è intento a scolpire il nome di un defunto su una lapide di marmo riccamente lavorata. "È il lavoro migliore che si possa svolgere qui aggiunge - perché non hai nessuno che ti dà ordini". Zapata, 39 anni, ha due figlie ed è cresciuto nel cimitero. Circa un quarto dei dodici milioni di abitanti di Manila sono "residenti atipici". Chi vive nel cimitero preferisce la tranquillità e la relativa sicurezza di questo luogo all'atmosfera pericolosa delle baraccopoli cittadine. Tuttavia, vivere qui richiede intraprendenza e ingegnosità. Le famiglie trascorrono le giornate tra mausolei e alloggi di fortuna costruiti sopra le tombe. Chiacchierano, giocano a carte e guardano soap opera su televisori che poggiano tra lapidi e croci ornamentali. "Vivere qui può essere difficile", dichiara Jane de Asis, che ha 26 anni e occupa un mausoleo di stile classico insieme a suo figlio, due sorelle, i figli delle sorelle e sua madre, pagata per prendersi cura del luogo. "La corrente elettrica va e viene, e non abbiamo acqua corrente. In estate col caldo tutto diventa particolarmente difficile ". Di notte gli abitanti del cimitero dormono sopra le tombe. In questo Paese così religioso, la linea che separa i vivi dai morti è considerata assai labile.
Isidro Gonzalez ha 74 anni. Ama parlare con sua madre. Mentre fa le parole crociate volge la schiena alla sua tomba: "Forse mi risponde, ma fino ad oggi non lo ha mai fatto".
In una mattina di qualche giorno fa, da un angolo remoto del cimitero giungeva l'odore acre del fumo di metanfetamina, o shabu, come la chiamano i filippini. Una donna di mezza età stava fumando da un pezzo di carta di alluminio, mentre sua figlia teneva tra le braccia un neonato. Poco lontano, alcuni adolescenti si erano addormentati su pietre tombali e amache per smaltire l'effetto degli stupefacenti. I residenti del cimitero raccontano che droga e criminalità sono in aumento. Anche il violento giro di vite messo in atto dal presidente Rodrigo Duterte contro gli spacciatori e i tossicodipendenti ha avuto delle ripercussioni qui a Manila Nord, dove lo scorso settembre tre uomini sono stati uccisi nel corso di un'operazione antidroga. Pare che stessero cercando di vendere dieci dollari di shabu. Al calare della sera molti consigliano a me e al mio interprete di andarcene, spiegando che aggirarsi per questi luoghi dopo il tramonto può essere rischioso.
I defunti rimangono sempre una presenza costante. "Talvolta sento dei rumori o delle voci, e faccio silenzio perché so che sono le voci dei morti", spiega la signora Javier. I numerosi bambini che giocano festosamente tra le tombe non sembrano preoccuparsi dei fantasmi. Qui e là sorgono degli spacci improvvisati: vendono merendine e oggetti di prima necessità. Non mancano nemmeno le macchine per il karaoke: un passatempo che di sera è molto in voga. Pur non abitando nel cimitero il signor Gonzalez, il settantaquattrenne che fa le parole crociate, trascorre spesso la notte nella cripta della sua famiglia. Possiede un appartamento in città, ma si trova in un quartiere più pericoloso del cimitero. "Almeno - dice - i morti non possono fare del male".

© 2017 New York Times News Service (Traduzione di Marzia Porta)

*
 L’AUTORE
Adam Dean è un fotografo freelance che vive tra Bangkok e Pechino. Collabora con il New York Times, Time Magazine, New Yorker e il National Geographic Magazine. Nel 2011, Pdn ( Photo district news), prestigioso mensile di fotografia, lo ha selezionato tra i trenta fotografi emergenti dell’anno.

Reggio Emilia, all'orale della Maturità prestano la voce al compagno disabile e Addio al nubilato... raccogliendo i rifiuti



Reggio Emilia, all'orale della Maturità prestano la voce al compagno disabileMarcello e Giorgia con Amrik 


L'esame di Amrik all'Istituto Manzoni di Suzzara è una storia di inclusione e solidarietà. Giorgia e Marcello hanno presentato davanti ai commissari la sua tesina

di ILARIA VENTURI

04 luglio 2017



REGGIO EMILIA - Sono entrati spingendo la sua carrozzina e davanti alla commissione hanno esposto la sua tesina. Amrik non può parlare, se non attraverso un programma al computer che associa le parole alle immagini. I suoi compagni di classe, Giorgia Vezzani e Marcello Rizzello, gli hanno prestato la voce. E' la Maturità di Amrik all'Istituto Manzoni di Suzzara, in provincia di Mantova: una storia di inclusione e solidarietà a scuola.
Quando Amrik, studente disabile, è arrivato, cinque anni fa, in molti si sono stupiti. "Si era iscritto al liceo scientifico, opzione delle scienze applicate nonostante la sua disabilità grave: non esistevano precedenti", racconta Paola Bruschi, la preside dell'istituto che il prossimo anno accoglierà una trentina di studenti disabili su circa 950 alunni. "Oggi - aggiunge - ci auguriamo che il precedente sia lui! Sta già accadendo. Naturalmente il contesto deve essere flessibile e gli insegnanti di sostegno pensati fino in fondo come docenti dell'intera classe, per creare la necessaria osmosi tra tutti i ragazzi".
Marcello, originario di Reggiolo, musicista - suona l'oboe al Conservatorio - e Giorgia, diciannovenne di Guastalla, volontaria della Croce Rossa, sono stati ribattezzati a scuola gli "angeli di Amrik". All'esame sono entrati col compagno prima ancora di sostenere i loro orali. "Ora quasi ci scambiano per supereori", sorride Giorgia. In realtà sono amici, compagni di classe cresciuti insieme. "In questi anni Amrik ci ha dato tanto dal punto di vista affettivo".
Lo studente è stato seguito dalle docenti di sostegno Cecilia Pincella e Cristina Zorzella. La sua storia, raccolta dalla Gazzetta di Reggio, narra di quanto un istituto superiore possa fare per ragazzi in difficoltà. Come il rap per Luca, scritto e musicato dai compagni di scuola all'Istituto Salvemini di Casalecchio, a Bologna. Storie di integrazione tra i banchi. "Per chi lavora nel nostro istituto l'inclusione non è una questione di facciata, ma è diventata nel tempo un modo di pensare e di spendersi nella pratica quotidiana", spiega la preside del Manzoni di Suzzara. "Non è facile né scontato. I ragazzi diversamente abili rappresentano una sfida che ci costringe a spostare l'asse e, insieme, costituiscono una ricchezza: vedono e intuiscono ciò che normalmente il nostro occhio non coglie. Ne ho fatto personalmente esperienza in questi dieci anni".
"Amrik usa il computer per comunicare, ma i passaggi sono lenti, ci vuole tempo. Quando è con gli amici si esprime a gesti, sguardi e sorrisi: è difficile da spiegare, ma lui si fa intendere e noi lo capiamo", continua Giorgia. "Abbiamo esposto noi la sua tesina perchè ci sembrava giusto farlo: così ha concluso il suo percorso, con noi accanto, la nostra voce". Il titolo della dissertazione? Emblematico: "Una
testa per emozionare, un cuore per capire". La commissione si è commossa."Marcello e Giorgia sono diventati la felice e commovente punta di questo iceberg" di inclusione a scuola, commenta la preside. La professoressa Marina Bordonali scrive su Facebook: "La vita anche nel dolore può essere un'esperienza meravigliosa se incroci persone per bene". La meglio gioventù della Maturità edizione 2017




Addio al nubilato... raccogliendo i rifiuti 
Giulia: «Niente discoteca, meglio aiutare l’ambiente». Ed è pronta a fare il bis alla mensa dei poveri



MONTAIONE. Niente discoteca, scherzi e gadget erotici. L’addio al nubilato si fa con il volontariato. Prima con guanti, sacchi e tanto amore per l’ambiente. E poi servendo un pasto ai più poveri, costretti a rivolgersi alla mensa sociale per mangiare un boccone. È la scelta di Giulia Pucci, 29 anni, di Montaione, che il 22 luglio si sposerà con Marco Notturni.
La pedagogista clinica, con maschera a forma di farfalla e velo bianco in testa, ha “convocato” le amiche (ma anche qualche maschietto) per una festa sicuramente originale. Appuntamento di buon mattino nella vicina Gambassi (uno schiaffo anche al campanilismo, vista la rivalità tra i due borghi) per aiutare i volontari dell’associazione Greenbassi a raccogliere i rifiuti abbandonati dagli incivili.

Pettorina fluorescente e tanta buona volontà, hanno iniziato a ripulire il borgo. Dove hanno incontrato il sindaco Paolo Campinoti, che non ha nascosto la sua sorpresa e si è complimentato con la futura sposa: «Pulizia con addio al nubilato e con sposa montaionese. Che dire? Troppo bello. Complimenti a Giulia per la scelta “green”. Encomiabile». E Giulia spiega così la sua scelta: «Gli addii al nubilato tradizionali non mi sono mai piaciuti. Ho pensato di fare qualcosa di diverso».
La pedagogista clinica, con maschera a forma di farfalla e velo bianco in testa, ha “convocato” le amiche (ma anche qualche maschietto) per una festa sicuramente originale. Appuntamento di buon mattino nella vicina Gambassi (uno schiaffo anche al campanilismo, vista la rivalità tra i due borghi) per aiutare i volontari dell’associazione Greenbassi a raccogliere i rifiuti abbandonati dagli incivili.
Pettorina fluorescente e tanta buona volontà, hanno iniziato a ripulire il borgo. Dove hanno incontrato il sindaco Paolo Campinoti, che non ha nascosto la sua sorpresa e si è complimentato con la futura sposa: «Pulizia con addio al nubilato e con sposa montaionese. Che dire? Troppo bello. Complimenti a Giulia per la scelta “green”. Encomiabile». E Giulia spiega così la sua scelta: «Gli addii al nubilato tradizionali non mi sono mai piaciuti. Ho pensato di fare qualcosa di diverso».
E la sua professione di pedagogista le ha suggerito alcune valide alternative: «Faccio anche formazione agli insegnanti delle scuole. Si parla molto del tema del rispetto dell’ambiente. Allora ho deciso di aderire all’iniziativa dell’associazione Greenbassi. Ed è incredibile la quantità di rifiuti che abbiamo trovato, a testimonianza di quanta maleducazione c’è in giro e di quanto c’è ancora da fare in tema di educazione. È stata comunque una bellissima esperienza, ne è proprio valsa la pena».
Ma non è finita qui. Perché nel weekend dell'8 e 9 luglio ci sarà la festa-bis. Stavolta però a Prato: «Un mio amico fa servizio da tempo alla mensa dei poveri. Sabato e domenica andremo tutti a dargli una mano. Ci saranno le mie amiche, ma anche i ragazzi, compreso il mio futuro sposo. Sarà un’occasione – sottolinea la pedagogista – per fare qualcosa di utile e aiutare, nel nostro piccolo, chi ha davvero bisogno».
Poi, dopo l’insolita festa-bis di addio al nubilato, l’appuntamento-clou... stavolta in chiesa. In quella di San Regolo, a Montaione, dove il 22 luglio Giulia e Marco diventeranno marito e moglie.












2017.

non so chi è peggio tra trap e neomelodici ( ovviamente senza generalizzare ) "Frat'mio", "Lione", "Amo'": i post che esaltano gli omicidi, a Napoli, e le armi «facili» nelle mani dei ragazzi

Dice: «Gli zingari». Dove hai preso la pistola? «Dagli zingari». E sarà pure vero. E se è vero, certo non lo ha scoperto guardando Gomorra, ...