Si moltiplicano i piccoli segni di resistenza, crescono le buone pratiche di chi ha deciso di non stare al gioco e di liberarsi ed liberare gli altri da una dipendenza . Sono oramai centinaia i bar ed i locali ( ne ho parlato diverse volte nel blog ) ed la storia che riporto sotto è una delle tante storie di esercenti che, spontaneamente, senza troppo clamore ci riescono . Alcuni pagando consapevolmente il prezzo di un ridotto introito dismettono le slot e cercano di ricucire il legame col territorio. Nel frattempo, lo Stato che fa? Multa chi stacca le slot e discute. Ma con chi? La risposta dai territori è chiara: basta!
Infatti da quel che racconta
quest'articolo risalente al 2016 di
http://www.vita.it/
Senza bisogno di sgravi fiscali. Senza squilli di tromba e senza bisogno di bollini gialli o blu. Lo fanno per gli altri e per sé, segno che se c'è ancora una coscienza viva e vitale in questo Paese. La trovi sui territori, tra i nervi del legame sociale.
Si moltiplicano così i piccoli segni di resistenza, crescono le buone pratiche di chi ha deciso di non stare al gioco. Sono oramai decine i bar che, spontaneamente, senza troppo clamore ma pagando consapevolmente il prezzo di un ridotto introito, dismettono le slot e cercano di ricucire il legame col territorio.
C'è Nanni, che gestisce il bar dell'Università di Sassari e due anni fa ha detto basta, proprio non ce la faceva più a vedere quelle macchinette nel suo locale. Per toglierle, però, ci ha messo sei mesi. Ieri il trentunenne Nanni riceverà un premio nel corso del primo Slot Mob cittadino. Quel premio se l'è proprio meritato.
Chi l'ha detto che con le slot si guadagna?
«Purtroppo c’era un contratto con il monopolio - spiega Nanni a
La Nuova Sardegna - e ho dovuto attendere che scadessero i termini, altrimenti avrei dovuto pagare una penale». E sui mancati guadagni dovuti alla dismissione delle slot macine è lo stesso gestore del “Bar Università” a sfatare un falso mito. «Ma chi lo ha detto che con le slot si guadagna - spiega Nanni Masala - io ci guadagnavo 200/300 euro in più è vero, ma da questo bisogna togliere le spese dell’energia elettrica e le tasse da pagare. Ma la verità è che i 7/8 clienti che ho perso quando ho tolto le slot - conclude il giovane barista - non erano dei veri clienti del bar, entravano dritti verso le macchinette e mi rivolgevano la parola solo per cambiare i soldi. Nel mio locale preferisco creare un clima completamente diverso».
E lo Stato che fa ? Multa i virtuosi Semplice metterle, o così la fanno i signori di lobby e "lobbine" : te le danno in comodato gratuito, ti anticipano pure dei soldi, ti installano allarmi e talvolta ti rifanno un locale. E così, senza che tu lo sappia, ti ritrovi indebitato perché alla fine del contratto o se vuoi recedere quei soldi li devi restituire. Non è roba semplice, togliere delle slot da un locale.
Se ne è accorta anche una brava barista di Orzinuovi, in provincia di Brescia. che ha tolto le macchinette ma si è vista arrivare un bel regalo dallo Stato. Già, lo Stato, quello dei senatori del "siamo con voi", dei sottosegretari del "dialoghiamo". La titolare del Caffé Portico, ha deciso di togliere le macchinette e di toglierle subito. Perché tanta fretta? Perché non aspettare sei mesi o un anno e sottostare alla burocrazia tanto cara a lorsignori? Ecco la ragione: un anziano si presentava spesso nel suo locale versando la pensione in quella slot da gioco. Una situazione che ha indotto la stessa gestore del bar, con un atteggiamento innocente, a disattivare più volte il macchinario per inculcare nel pensionato l’idea di non rovinarsi così. Ma evidentemente il "gioco responsabile" non funziona, non funziona proprio. Andiamolo a spiegare ai sindacati gialli, agli psichiatri prezzolati e ai preti che osservano e tacciono.
Nel periodo successivo alle continue disattivazioni volontarie, la donna ha deciso di annullare il contratto con l’azienda che le aveva procurato la slot. E dai Monopoli di Stato - tanto lenti quando si tratta di fornire dati e informazioni sul business che controllano, tanto lesti quando si tratta di sanzionare il cittadino - ha ricevuto una multa di 1.564 euro, da pagare in cinque giorni, pari al mancato incasso della macchinetta. E non ci saranno sconti o condoni. Quelli si fanno purtroppo solo a chi evade miliardi.
Ma nonostante tutto c'è --- sempre secondo l 'articolo ---- persone che come
Se Nanni ha messo vinili e giradischi, roba da intenditori, al posto delle slot, a Pistoia la titolare del “Nazionale” di piazza Leonardo Da Vinci ha sostituito il gioco d’azzardo con la lettura che, per ora, è esentasse e ancora legale. Alessandra ha messo dei libri per sé, stanca di quelle macchine che la costringevano a assistere e contribuire alla rovina di persone che conosceva da sempre. Oggi, le librerie sono diventate quattro, i lettori crescono. Prendono un caffè, sfogliano o leggono un libro. Si organizzano incontri e presentazioni. E a Pavia, nei giorni scorsi, si sono contati: 26 i bar della rete No Slot. Bar virtuosi, che hanno detto basta. Azzeriamo tutto e ricominciamo.
Piccoli gesti, qualcuno ne riderà, altri continueranno a mascherare la propria inerzia o peggio la propria vigliaccheria dietro "il fardello delle responsabilità". Poco importa: c'è un'Italia sana, vera, che capisce e che agisce. Un'Italia fatta di storie vere.
Ed è proprio una di queste storie vere quella che riporto oggi tratta da : 1) repubblica 29\8\2020
Morale della favola | Quel dono al bar virtuoso con i libri al posto delle slot di CARMELA ADINOLFI
Avrà anche rinunciato a qualche facile guadagno in più, sostituendo nel suo bar le slot machine con una piccola libreria. Ma la scelta etica di Lorenzo Naldoni, barista di Palazzuolo sul Senio, comune montano
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Lorenzo Naldoni, in piedi, nel suo bar biblioteca a Palazzuolo sul Senio |
di poco più di mille abitanti nel Mugello, a una sessantina di chilometri da Firenze, dimostra che fare azioni coraggiose a volte ripaga. Se non in denaro, quantomeno nella consapevolezza di aver riacceso un piccolo lumicino di interesse per la lettura. E in attestati di stima, anche di sconosciuti.
Come nel caso del signore che ieri lo ha contattato, via social, per fargli i complimenti e spedirgli alcuni testi che serviranno ad ampliare la neonata biblioteca del bar-gelateria Gentilini. Un’attività storica nel piccolo borgo tra i monti dell’Appennino tosco-romagnolo, aperta nel 1965 dal nonno di Lorenzo, Ezio, insieme alla moglie Iole. E poi, nei decenni, passata di mano agli zii. Finché, poco più di 12 mesi fa, il giovane imprenditore di 31 anni ha deciso di acquistarla. E di portare avanti il locale insieme alla mamma.
Non prima, però, di aver staccato la spina all’ultima slot rimasta e di aver disdetto il contratto con il fornitore. «Ho visto troppa gente rovinarsi. C’è chi ha perso 500 euro in poche ore o anche chi, una volta finiti i soldi, si faceva tenere il posto da un amico per non perdere il turno e nel frattempo andava a prelevare altre banconote al bancomat per continuare a giocare» racconta Lorenzo.
E pazienza se qualche affezionato cliente, assiduo frequentatore delle macchinette elettroniche, non si è più visto. Al suo posto, invece, ogni giorno da mesi arrivano, anche da paesi vicini, curiosi in cerca di un romanzo o appassionati di libri di avventura.
L’ultimo ieri: ha riportato un testo preso in prestito alcune settimane fa e se ne è andato con un altro volume sotto il braccio. Mentre altri avventori del bar hanno preso l’abitudine di sorseggiare il loro caffè sfogliando le pagine di un libro.
Al momento la “piccola biblioteca” del Gentilini può contare su una cinquantina di titoli: c’è la Divina Commedia di Dante Alighieri, i gialli dello scrittore Carlo Lucarelli, thriller, racconti di fantasia e romanzi storici. E anche il testo a cui Lorenzo è più affezionato, L’uomo che parlava con i lupi di Shaun Ellis: «Sebbene sia il mio preferito ho deciso di “donarlo”, così potranno leggerlo tutti. Anche se me ne sono separato a malincuore».
di Biagio Chiariello
Palazzuolo sul Senio, libri al posto delle slot nel bar: “Ho visto troppa gente perdere tutto”
Dopo aver rilevato il locale, ha tolto di mezzo le slot machine, ha affittato una stanza vicina e l’ha trasformata in una libreria aperta al pubblico; ed ora ora gli abitanti del paese del Mugello vanno a leggere da lui bevendo un caffè. “Guadagno meno ma ho la coscienza pulita. Ho visto troppa gente rovinarsi”.
La prima cosa che ha fatto quando un anno fa ha rilevato dallo zio il bar-gelateria Gentilini di Palazzuolo sul Senio, in provincia di Firenze, è stato staccare la spina dell’ultima slot machine e disdire il contratto con il fornitore. E al suo posto ha messo un po’ di libri. Come spiega oggi Repubblica, la decisione di Lorenzo è maturata dopo aver visto i suoi concittadini — molti padri di famiglia — passare interi pomeriggi a giocare e perdere lo stipendio. E investire grosse somme di denaro nell’illusione, vana, di una vincita facile. “Non volevo essere complice di tutto questo. Non volevo rovinare la vita a nessuno. La ludopatia è una malattia seria, che fa male non solo a chi gioca, ma anche alle loro famiglie”, spiega.
Pazienza se qualche affezionato cliente, assiduo frequentatore delle slot, ha scelto di non entrare più: “Ho visto troppa gente rovinarsi. C’è chi ha perso 500 euro in poche ore — racconta Lorenzo Naldoni, 31 anni, una compagna e una figlia in arrivo a ottobre,— o anche chi, una volta finiti i soldi, si faceva tenere il posto da un amico per non perdere il turno e nel frattempo andava a prelevare altre banconote al bancomat per continuare a giocare”. “Certo — aggiunge lui — ho rinunciato a una fetta significativa di introiti derivanti dalla presenza delle slot machine che avrebbe potuto farmi comodo, soprattutto per un’attività agli inizi come la mia. Ma non mi importa perché la sera vado a dormire con la coscienza pulita”.
Una scelta che tanti altri negozianti hanno fatto in questi anni prima di lui. Ma il giovane barista è andato oltre. E dopo aver eliminato le slot machine, lo scorso dicembre, a pochi mesi dall’apertura, ha deciso di affittare una stanza vicina e comunicante al bar e di trasformarla in una piccola libreria aperta al pubblico. “Abbiamo installato un po’ di scaffali, tavoli e sedie per poter leggere in tranquillità magari bevendo un caffè. I primi libri li ho portati da casa. Altri poi ce li hanno regalati via via persone del posto”, racconta soddisfatto Lorenzo. In questi primi mesi l’esperimento del bar-libreria sembra essere piaciuto ai residenti e alla clientela: in tanti (lockdown permettendo) hanno cominciato a frequentarlo non solo per fare colazione o per pranzare al volo ma soprattutto per leggere.
3) non ricordo al fonte
ALAZZUOLO SUL SENIO
Ci sono anche la biografia di Nelson Mandela e il romanzo di Julio Cortazar Rayuela, tra i libri che oggi Roberto D’Ippolito, fondatore dell’associazione Politica, Ora! e candidato Pd alle prossime elezioni regionali, ha donato al Bar Gentilini di Palazzuolo sul Senio (articolo qui).Una decina di volumi in tutto, tra saggi e opere letterarie, che d’Ippolito ha voluto consegnare personalmente al titolare, Lorenzo Naldoni, dopo aver appreso della sua decisione di eliminare dal locale le slot machine e di sostituirle con uno scaffale pieno di libri e giochi da tavolo.“L’iniziativa di Naldoni è coraggiosa e intelligente. Va assolutamente sostenuta – ha commentato D’Ippolito – Ho deciso di incoraggiarlo con una piccola ma significativa donazione. I libri aprono la mente, a differenza di una slot machine che crea solo dipendenza e disastri economici”.Consegnando i libri, D’Ippolito ha voluto citare Cesare Pavese, a 70 anni dalla sua morte: «Il grande scrittore italiano ha sostenuto che la letteratura è una difesa contro le offese della vita. Trovo che questa frase, oltre che bellissima, sia anche un monito per gli italiani, lettori piuttosto svogliati. Grazie alla lettura possiamo evolverci e trovare la forza di superare momenti difficili come questo».