Ieri il consueto turno del sabato mattina all'associazione del commercio solidale si è rilevato più impegnato del previsto perchè il prezzo degli articoli da prezzare e sistemare non risultava in bolla e quindi oltre a servire i clienti e prezzarli si doveva cercare sul sito di dei consorzi l'articolo con il relativo prezzo .
Quindi la sera , anche se per cazzeggio o cercare storie per il blog non avevo tanta voglia ho deciso d'evadere camminando . Ho provato a chiamare gli amici ,ma tra partner e famiglia con figli , erano impegnati o non rispondevano al telefono . Ed ecco che come sempre solitario come sempre o quasi ( il risultato di non aver legami sentimentali o matrimoniali ) e d'essere troppo libero ed indigesto per gli amici sono andato a camminare tra i viali alberati ed il boschetto del mio paese ( ne trovate nel post le foto )
ne ho approfittato per immergimi nei colori autunnali che fanno si che l'autunno triste di per se sia allo stesso tempo una stagione da colori bellissimi come la primavera .
Ora alcuni penseranno che << Così facendo ti perdi una parte di vita . che stia facendo l'elogio della solitudine o dell'individualismo asociale , dello zitellaggio >> Oppure che mi voglia male
***** nel senso Fig., di persona o cosa, insopportabile, difficile a tollerarsi: quell’uomo mi è proprio i.; una conversazione, una lettura i., molto noiosa. se nessuno mi cerca per uscire o per chiedermi come sto un motivo ci sarà ?
Giuseppe Scano la gente forse pensa che tu sia felice ed appagato nella tua solitudine e non ti cerca per questo....non ci sono motivi a volte se non si è cercati
Vero un certo senso si sto facendo un elogio d'essa . Ma allo stesso tempo ho voluto mettere in evidenza un altro lato della solitudine quella che https://spettacolo.periodicodaily.com/elogio-della-solitudine/recensendo \ analizzando questa introduzione che Fabrizio de Andrè faceva ad Anime Salve
chiama Il privilegio della solitudine.
“Si sa, non tutti se la possono permettere (…) solitario è un politico fottuto di solito.“ Queste prime parole tratte dall’elogio della solitudine, ci donano un nuovo paio di lenti, al fine di osservare da un punto di vista insolito il fenomeno in analisi. Per quanto sovente la solitudine sia vista in maniera negativa, e in effetti in certi casi lo sia, De André ci tiene a descriverla inizialmente come una sorta di privilegio.
Infatti, se si riflette bene, questa connotazione è perfettamente sensata. Basti pensare, ad esempio, a chi vive nel disagio della malattia. A tutti coloro che desidererebbero anche solo un briciolo di solitudine, poiché quest’ultima sarebbe sinonimo d’indipendenza.
Dobbiamo inoltre riconoscere che, nonostante la nostra vita sia immersa nel sociale spesso ci porti a ricercare la solitudine, non sempre ciò si riveli facile. Nessuno può vivere completamente solo.
Da soli si cresce, ma si hanno a disposizione minori occasioni confronto. E confrontarsi ci rende adulti. Da soli non si guadagna da vivere. Che sia il politico, o l’artigiano, tutti necessitiamo d’interazioni umane al fine di poterci permettere la vita.
<<Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi (…) dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle.>>
Nella lingua italiana, la parola solitudine delinea un individuo solo, privo di compagnia; che ciò abbia una connotazione negativa o meno, lo stabiliamo noi.
Al contrario, in inglese esistono due termini distinti per indicare la solitudine: “loneliness” e “solitude“. Il primo, descrive la sensazione di tristezza e disagio causata dal sentirsi soli nell’affrontare la vita. Invece, “solitude“, si potrebbe definire come una “solitudine per scelta“. Ed è proprio questa la tipologia di solitudine che De André descrive in questi versi. Ed ecco che concordo con il sito prima citato << Scegliere d’isolarsi, non significa, in questo caso, annullarsi, voler evitare di guardare il mondo e di riflettersi su di esso. L’autore propone la solitudine come mezzo di conoscenza del circostante. Ritrovarsi soli, può rivelarsi un’occasione preziosa per guardare il mondo con occhi nuovi. Esonerandosi dalla vita sociale, ci si allena a osservare i dettagli. Si apprende a dare importanza a ogni singola cosa, a ricercarne il significato. Alla fine, si giunge alla comprensione che anche noi stessi non siamo altro che un dettaglio della natura. E in quanto tale, meritiamo importanza, possediamo un senso di esistere. L’elogio della solitudine può avere come altro scopo, il ritrovamento di un senso della vita perduto.>> Essa può fungere da introspezione: conoscere se stessi << E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi (…) credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri.“>>
Non solo il circostante. De André, nel suo elogio della solitudine, desidera fare chiarezza su un altro punto focale: quello della conoscenza di se stessi.
Qual è il comportamento che assumiamo nel momento in cui incontriamo una persona nuova? Se quest’ultima ci risulta interessante, a poco a poco vorremo sapere tutto di lei, o perlomeno, più informazioni possibili. Le chiederemo della sua storia, dei suoi gusti personali, delle sue esperienze. Di volta in volta osserveremo i suoi gesti, le sue abitudini, le sue caratteristiche più intime.
E noi?
Lo facciamo perché per farsi un’idea di un determinato soggetto, è fondamentale per conoscerlo. Se siamo però così costantemente concentrati sugli altri, possiamo veramente affermare di conoscere noi stessi? Siamo davvero amici della nostra persona?
Quesiti apparentemente banali, poiché tutti siamo convinti di conoscere noi stessi meglio di chiunque altro. Eppure, non è sempre così. E a questo scopo, la solitudine ci viene in aiuto. E’ infatti solo facendo un passo indietro dalla società, che riusciamo a riscoprire la nostra essenza. Nella solitudine, spariscono le influenze, diminuiscono i rumori di sottofondo, si attenuano le luci. E restiamo noi. Noi, e il nostro elogio della solitudine.
quindi non mi sto privando di nessun aspetto della vita o smettendo di amare le donne o del volermi fare una famiglia ma visti i risultati delle mie ricerche ( voi done siete strane uno vi chiede d'uscire o vi da il suo numero di telefono e voi subito lo rimuovete o lo mandate a quel paese credendo che voglia subito ..... ci siamo capiti 😜😉 ) ho smesso di cecare
Tratto dal 2° concorso letterario "una storia sbagliata"- Associazione culturale Carta Dannata presidio di Tempio Pausania in collaborazione con la libreria Max 88 Presidi libri Sardegna Edizioni Mediando
Copyright 2007 Mediando- ISBN 978 -88-89502-17-4
Durante il tragitto Sha iniziò a pensare alle sue balene, nel Mare del Nord, ai salvagenti arancioni, ai suoi compagni stipati come sardine in piccole barche o in gommoni che si scagliavano contro le baleniere impedendone il passaggio. Al compagno più ardito, che riusciva ad issare il loro emblema sull'alto pennone. Pensò alle canzoni gridate, alle marce per la pace. Infine come in un caleidoscopio d'immagini, ai tralicci saltati; Alle cariche della Polizia; Alle vetrine infrante, alle bandiere bruciate. Robin avrebbe voluto stringerla a sé ma si limitò a chiederle :"Sei proprio sicura, possiamo ancora tornare indietro". Sha scosse la testa, uscendo dal suo torpore. Giunti alla meta scese dal furgone, lentamente, la bomba rudimentale nascosta sotto la giacca logora, mentre le luci dei pali illuminavano i suoi passi. Rimase qualche secondo ad osservare il bersaglio, le insegne al Neon del Mc Donald's che brillavano in quella gelida notte. Deposta la bomba, Sha mise in funzione il detonatore, poi, ritornò, contando mentalmente i passi, senza cedere all'istinto di scappare. Il furgone si allontanò sgommando, giusto in tempo per sentire un gran boato, le fiamme che si sviluppavano dall'edificio, il suono delle sirene, i vetri infranti delle auto bruciate. Giunti al rifugio i giovani si lasciarono travolgere dal fumo denso, la musica ritmata. Sha ballava da sola, a piccoli passi, le braccia alzate, girando su se stessa come una girandola mossa dal vento. L'alba li trovò esausti, le bocche asciutte, i capelli incollati. La ragazza s'infilò nel sacco a pelo stringendosi a Robin in cerca di calore. Incapace di dormire Sha pensò a suo padre, un piccolo borghese con un alto senso del decoro; Al fatto che non riusciva ad accettarla, con le sue divise militari, i suoi capelli rossi mal lavati. Pensò alla sua infanzia dorata, alla dolce Patti che nel calore della grande cucina, oltre al pane fragrante, latte, burro, marmellata, le dispensava un amore incondizionato.Uscita dal sacco a pelo con Robin che borbottava, si diresse traballante al chiosco più vicino alla ricerca di un giornale. La notizia la fece impallidire, le mani tremanti e sudate, macchiate dell'inchiostro della carta stampata. Quattro addetti alle pulizie erano periti nell'inferno di quella notte. Si diresse alla Metro, rifugio sicuro di barboni e sbandati dal vento gelido della notte. Salì sull'ultimo vagone, quello dei pendolari, le borsette strette in pugno, gli sguardi assonnati, mentre nella cabina si sentiva un odore di dopobarba, misto a sudore. Scese alla terza fermata, quella che conduceva al mare. Osservò le saracinesche serrate dei locali non ancora affollati. Gli ombrelloni e le sedie accatastate. Con un dito disegnò dei cerchi concentrici sulla sabbia bagnata, poi sciolse il nastro di cuoio che le imprigionava i capelli, lasciandoli scendere sulle spalle, come quelli di una sirena della quale non si udiva più il canto.Cominciò a spogliarsi, prima le scarpe, poi tutto il resto. Si diresse sul bagnasciuga, lasciando delle orme che presto le onde avrebbero cancellato. L'acqua le coprì le ginocchia, poi il petto ed allora Sha cominciò a nuotare, verso l'orizzonte infinito, senza guardarsi mai indietro. Presto si stancò, gli arti rigidi, i polmoni che cercavano l'aria. Presto perse il senso dell'orientamento come le sue balene d'agosto, arenate. Sha chiuse gli occhi e si lasciò trascinare dal vortice di un mare profondo.
Bellissimo il film andato in onda ieri su #miamartini. Altro il film su #deAndre o su #Rinogaetano questo sulla anche se incompleto perché non affronta il periodo post 1989 fino alla sua morte discussa . Descrive senza cadere nella mitizzazione , o caderci di sfuggita , veramente la sua fragilità e tutto quello che ha passato durante la sua tormentata vita come si evince da questa discutibile visto che alcuni \e Sembra un plotone d'esecuzione! ma molto meglio rispetto al ciarpame d'oggi a Mia Martini tratta dalla trasmissione "Si rilassi" del 1974 e condotta da Enzo Tortora.
Cogito ergo non credo al populismo 23 h · Venne alla spiaggia un clandestino due occhi grandi da bambino due occhi enormi da miraggio eran gli spettri di un lungo viaggio E chiese al ministro: "Dammi il pane, ho poco tempo e troppa fame", e chiese al ministro: "Dammi il vino, ho sete e sono un clandestino" Gli occhi dischiuse il ministro al giorno - Non c'hai il permesso di soggiorno - spalmò nutella e mangiò il pane gli disse: "Torna su quella nave"
che amplifica questa vignetta
tutto questo mi ha stimolato ad riascoltare una canzone della mia infanzia intitolata appunto il pescatore
strano credevo che lamia #tempiopausania vanagloriosa \ paddosa com'è tenesse oltre che al suo #decorourbano alle sue #personalitàillustri e storiche ( prima foto ) un famosissimo generale della brigata Sassari uno di quelli di citati da Lussu in un anno sull'altipiano i cui busto dato in restauro qualche anno fa e misteriosamente scomparso e non rimesso al suo posto ne danneggiato motivo per cui era stato tdai piccioni nè restaurato, celebrando cosi in sottotono, metaforicamente parlando , le celebrazioni quinquennali per il centenario della grande guerra )
ed altri personaggio d'adozione ( seconda foto )
una scultura abbandonata e gettata in un angolo dedicata ad un famoso canta autore di cui quest'anno cade i ventennale della morte e che scelse come suo ritiro le campagne di tempio e la #galllura e vi rimase nonostante il sequestro )
lo so che dovrei liberarmi dalle esperienze del passato e dovrò prendere l'esperienza è traformarla ovvero fare cosi :
(...) Prenderò la tua miseria
vecchio servo
Ne farò la mia esperienza
Prenderò la tua gran rabbia
vecchio servo
Ne farò il mio solo affetto
Prenderò la tua speranza
vecchio servo
Ne farò la mia allegria
(...)
figlio del re - Piero Marras qui il testo integrale
e trovare la forza d'amare nonostante tutttele delusioni , due di picche , ecc ricevuti
Infatti soprattutto in amore ma ancora non trovo , almeno non completamente , la forza di uscire dall'amore cieco . << come un articolo di cronaca nera, riporta la drammatica vicenda di un uomo onesto e probo per conquistare l'amore di una donna che non lo ricambia e richiede sadicamente prove sconcertanti della sua passione: il cuore della madre, il taglio delle vene e, infine, la morte. Chi vince? In realtà è il trionfo della vanità che da una parte e dall'altra emerge per l'affermarsi di entrambi i risvolti dell'animo umano, quello cinico e spudorato e quello cieco e irrazionale. Con il tragico contenuto del testo contrasta l'allegro andamento swing, accompagnato da tanto di sezione fiati dixieland. >>[Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, p. 17] . Infatti la ballata di De andrè << è l'incontro tra una vanità e una dedizione assoluta, ma è anche il ricordo di una mitica forma del rapporto tra i sessi, in cui la donna impone al pretendente prove terribili ("l'ultima tua prova sarà la morte"). >>[Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, Roma 1999, p. 80] De andrè nella Ballata dell'amore cieco ci fa ritrovare Ancora Baudelaire (cfr. Le passanti) . Essa narra di un uomo così perdutamente innamorato da accettare tutte le volontà della donna amata; e costei gli ordina prima di portarle il cuore della madre per darlo in pasto ai cani, poi gli impone di sacrificarle la sua stessa vita: "se mi vuoi bene / tagliati dei polsi le quattro vene". Ritroviamo in questa ferocissima donna i tratti fiammeggianti (così frequenti in Les fleurs du mal e in tutta la poesia che da Baudelaire discende) della femme fatale, la donna fatale, cioè della donna-idolo, spietata e bellissima, fredda e crudele, assetata di sangue, assetata di morte; ricorderò un esempio di questa figura nell'opera del poeta francese, in cui è la donna stessa a strappare il cuore a colui che l'ama, dandolo in pasto alla sua bestia preferita:
Je poserai sur lui ma frêle et forte main; Et mes ongles, pareils aux ongles des harpies, Sauront jusqu'à son coeur se frayer un chemin. Comme un tout jeune oiseau qui tremble et qui palpite, J'arracherai ce coeur tout rouge de son sein, Et, pour rassasier ma bête favorite, Je le lui jetterai par terre avec dédain.
Poserò su di lui la mia fragile e forte mano;e le mie unghie, simili alle unghie delle arpie,sapranno scavarsi un cammino fino al suo cuore.Come un uccellino che trema e palpita,strapperò il suo cuore rosso dal suo petto,e, per saziare la mia bestia preferita,glielo getterò per terra con disprezzo
Ma ecco: << anche questa volta, dobbiamo constatare in De André un processo di umanizzazione; la donna fatale di Baudelaire, infatti, non si pente mai della propria crudeltà, che le è sostanziale, poiché è un gelido idolo privo di cuore e di qualsiasi sentimento. Invece, donna fatale solo per poco tempo, la donna di De André è costretta all'amarezza della solitudine: "ma lei fu presa da sgomento / quando lo vide morir contento / morir contento e innamorato / quando a lei niente era restato / non il suo amore, non il suo bene / ma solo il sangue secco delle sue vene". Non c'è nulla da fare: pur in presenza di un così autorevole modello, De André non può non lasciare alla sua donna alla sua donna almeno una umana fragilità. >>[Liana Nissim, in Fabrizio De André. Accordi eretici, pp. 133-134]
Una delle mie canzoni preferite di De André adattata ad animazione! Ho trovato anch'io come il commento d'incorerenza ottimo lo stile retrò e semplice dei personaggi, un po' stereotipati forse, ma li ho apprezzati.Buona anche la regia con i suoi zoom enfatici ed i fondali geometricizzati ed essenziali. Un buon prodotto d'animazione per un paese in cui questo settore è continuamente gambizzato dall'importazione di materiale estero (non ho nulla contro cartoons ed anime,e comicis americani sia chiaro) che sfavorisce la produzione di opere proprie o quanto meno porta ad una loro americanizzazione vedi il fumetto Orfani della Bonelli ! Comunque Spero tu possa lavorare ancora ad altri progetti! concluso con questa canzone di dado canta la notizia
Cosa è la solitudine? Ve lo siete mai chiesto?
Be la solitudine è diversa da prima, da qualche anno fa, oddio forse no anzi, forse ad essere cambiati sono solo i mezzi per manifestarla; la solitudine è quando aspetti in tintinnio di un messaggio whatsapp che probabilmente non arriverà mai, quando ad ogni vibrazione di quel maledetto smartphone tu bramosamente controlli per rimanere puntualmente deluso, nulla sarà mai come quel messaggio che aspetti, non potrà mai esserlo; prima forse aspettavi con ansia il postino, aspettavi una lettera, o una telefonata forse…La solitudine è non voler tornare a casa ed aprire il portone sul desolante vuoto che impregna il tuo appartamento e te stesso; la solitudine è il voler continuare e non fermarsi, qualsiasi cosa tu faccia non vuoi fermarti, se ti fermi lei è la, in agguato e si impossessa della tua mente…Solitudine è sedersi al volante e alzare il volume.Solitudine è sospirare senza che nessuno ti chieda il perché.
Solitudine è svegliarsi nel cuore della notte con un immagine nel cervello. Solitudine è insonnia, insonnia e pensieri per tutta la notte.
Solitudine è avere le lacrime agli occhi e doverle trattenere.
Solitudine è voler parlare con qualcuno ma non riuscire a farlo.
Solitudine è camminare lento senza una meta.
Solitudine è leggere e non riuscire a farlo.
Solitudine è ascoltare musica, musica triste.
Solitudine è guardare e riguardare le foto di un tempo che fu.
Solitudine è provare a scattare una foto senza riuscirci.
Solitudine è compiere i gesti quotidiani anche se dentro la tristezza domina.
Solitudine è indossare una maschera con tutti.
Solitudine è cercare di essere felici, e cinici anche.
Solitudine è chiuderti in te stesso.
Solitudine è… è…
Solitudine è tante cose, è tante di quelle cose che non potrebbero mai essere contenute in un misero foglio di carta…
E’ effimera la vita, tu puoi sentirti solo anche nel posto più affollato del pianeta; anche questa è solitudine…
Secondo me per esperienza del mio viaggio fin qui fatto dalla solitudine si guarisce È uno stato temporaneo, talvolta necessario, dal quale spesso siamo obbligati a transitare ogni qualvolta la nostra vita arriva ad un bivio. Tu il bivio lo hai appena superato, solo che non sai se la strada che stai percorrendo ti porterà a nuove mete o facendo un lungo giro ti riporterà al punto in cui hai iniziato questo viaggio. Sappi però che in ogni caso la solitudine pian piano sparirà, perché qualunque sia la meta, questa sarà l'inizio di una vita nuova. Perché il viaggio, inevitabilmente, ti avrà cambiato.Infatti cvome dice un altra mia amica nei commenti a questo post
Immacolata ZiccanuOgniuno di noi porta dentro la propria solitudine, ma ci si abitua. La più devastante in assoluto è la solitudine affettiva, quella per cui sai di contare niente per alcuno! le altre si superano più facilmente col tempo. Un abbraccio!
Pero sono convinto che essa non d'essere intesa solo come u qualcosa di negativo ma anche di costruttivo perchè essa ci permette di riflettere su noi stessi e sul monmdo di esercitare "esplorazione attraverso ombre, riflessi e proiezioni...consapevoli e inconsapevoli" e quindi trasformarla in qualcosa di creativo
Quindi poichè Noi siamo soli, sempre. Noi non siamo soli, mai. Per la prima volta mi rendo conto che entrambe le frasi hanno un senso e una verità. Mi chiedo Ma la solitudine, in fondo, esiste davvero? O è un'illusione? Se la comunione non sempre si realizza, la solitudine, in fondo, non ha luogo finchè ci siamo noi.
Ed è auspicabile ricercarla, nei silenzi e nell'assenza di pensieri, finalmente, o nella contemplazione, immobile, non giudicante. La solitudine non solo dagli altri, ma anche da sè stessi, dal proprio ego. Un po' di sollievo. Tutto questo non è fine a sé stesso, ma è anzi una ricarica di energia, una ritrovata condizione di lucidità, per poi ritornare e poter dare agli altri, alla vita, un senso che si credeva perduto, che sfuggiva.