19.12.13

RINO GAETANO, LA TRAGICA SCOMPARSA DI UN EROE ( titolo originale “Rino Gaetano, assassinio di un cantautore” ) di Bruno Mautone

Ho appena  finito di leggere il libro    regalatomi dall'autore stesso  da  me precedentemente intervistato    di    Bruno Mautone ---  foto  a destra  --- autore di " Rino Gaetano la tragica scomparsa di un eroe " L'autore   afferma  , bansandosi (  ed  andando oltre )  su quanto dice Paolo franceschetti . Bruno Mautone in  RINO GAETANO, LA TRAGICA SCOMPARSA DI UN EROE (   titolo  originale  “Rino Gaetano, assassinio di un cantautore” poi  modificato  per  diffida legale  da parte  della  famiglia del cantante  )    una tesi choc (  niente  di nuovo   per  persone speciale   che non credono  alle  verità pre costituite parafrasi della famosa  canzone una storia  sbagliata di De  André )circa la morte del cantante calabrese Rino Gaetano che a 32 anni dalla sua prematura scomparsa entra a pieno titolo nel filone delle morti eccellenti avvolte dal mistero, quello più cupo ed allo stesso tempo affascinante della massoneria deviata .
da www.agropolinews.com 
 Tale  tesi   viene sostenuta  attraverso l’analisi del testo delle 60 canzoni realizzate dal cantautore, l’autore estrapola significati di una forza sconvolgente, verità sui misteri di cui è costellata la storia d’Italia e dei quali Rino Gaetano era a conoscenza, grazie alla sua partecipazione ad un ristretto club di iniziati alla massoneria e dalla quale se ne allontanò non condividendone le finalità e proprio per questo “ucciso” il 2 giugno 1981.Infatti  Il genio dell’artista calabrese espresso nelle sue canzoni, spesso intrise di non-sense, nasconderebbero invece verità inconfessabili, su delitti, scandali, affari celebri e persino sulla sua precoce dipartita ad opera di poteri occulti.
Ad esempio ,  sempre    secondo l’autore del libro, la celebre canzone “Mio fratello è figlio unico” rappresenterebbe il suo distacco dalla massoneria, secondo la seguente logica: i massoni tra loro si chiamano fratelli, quindi  affermare di essere figlio unico equivale dissociarsene.
Nel testo della canzone “E Berta filava” invece sarebbe nascosta la verità sul caso Lochkeed del 1976 (tangenti a ministri in cambio dell’acquisto di aerei made in USA).
I personaggi della famosissima filastrocca Mario e Gino sarebbero i ministri Tanassi e Gui che sarebbero i capi espiatori dello scandalo per salvare i pezzi da 90 della DC, mentre il bambino che non era di Mario e non era di Gino era appunto la Lochkeed (l’azienda produttrice di aerei), il cui
presidente Robert Gross rappresentava  Berta .Un altro testo che parla di massoneria sarebbe “Sfiorivano le viole” laddove si parla, senza apparente motivo del marchese Lafayette, ossia il capo
della massoneria che avrebbe addirittura affiliato George Washington e Benjamin Franklin. E ancora nel testo “Al compleanno della Zia Rosina” dove recita: “Vedo già la mia salma portata a spalla da persone che ce l’hanno con me, ma resteremo insieme io e Clem”, Clem sarebbe il papa Clemente XII che emanò la bolla contro la massoneria.
E poi tanti altri collegamenti, dall’omicidio di Wilma Montesi del 1953 alla morte di Mattei  . Il libro scritto da Bruno Mautone ci rivela nuovi possibili scenari (finora inediti) sulla tragica morte del cantautore: quanto e' fantasia e quanto avvalorato da fatti concreti ? Al lettore stabilire  se  prendere la pilola  rossa o  quella blu 





  cioè    decidere  su  ci ha solo indicato   la strada  o  noi decidere  se percorrerla  ed  approfondirla  cause del decesso, a distanza di anni non sono mai state accertate, e per svariati motivi intorno alla sua morte aleggiano ancora molte ombre. La sua carriera, i suoi dischi, il suo essere sempre contro e soprattutto le sue canzoni, hanno sempre raccontato verità scomode usando l'arma dell'ironia e dell'irriverenza. Rino Gaetano era un giullare,un allegorico saltimbanco, un poeta scomodo che amava cantarle a tutti senza peli sulla lingua. Un artista fuori dalle regole, che anticipò sicuramente in maniera sorprendente i tempi futuri. Lo scrittore Bruno Mautone è l'autore del libro "Rino Gaetano, la tragica scomparsa di un eroe" che analizza dal suo personale punto di vista il lato più misterioso dell'artista crotonese. L'autore attraverso un viaggio dal sapore "noir" unisce i tasselli di un mosaico che lega Gaetano alle varie vicende politiche dell' Italia di quell'epoca, sostenendo la tesi che ad
ordine la morte del cantautore fosse stato un ordine della massoneria. Il libro si avvale di molti riscontri e documenti che testimonierebbero i punti oscuri della morte del cantautore. Attraverso i testi si potrebbe così decifrare alcuni indizi che sosterrebbero la tesi di Mautone.
 ILl libro, ha destato e  continiua  a destare   molta curiosità ed interesse sino ad ora, anche perchè cerca di riaprire  , con le ricerche offerte dall'autore, un nuovo scenario sulla tragica scomparsa dell'artista. Il tutto però condito con una buona dose di mistero e suspence, frutto della penna dello scrittore. Lettura  scorrevole  e fruibile   ottime le note  e  ben delineato  il contesto   storico   dell'epoca che rende   di facile lettura  e comprensione   il libro e la  vicenda  di Rino  a  chi  l'ha   scoperto meglio ( perché  prima cantava  le sue  canzoni   senza  sapere   cosa  ci fosse dietro ed  avere  notizie  vaghe  di Rino Gaetano    considerandolo un semplice  cantante \  un minore   degli anni 60\70   ) con la  pseudo  fiction rai  ,  chi  non  conosce  la  storia  d'italia   di quel periodo  o  l'ha dimenticata  .
Fra i pregi  del libro     :  il mettere  la pulce  nell'orecchio  a  : << Si devo dirlo ma a chi \Se mai qualcuno capirà\sarà senz'altro un altro come me  >> (  da   a me piace  il sud )  .,   ottimo  anche   l'esprimere ed  approfondire interrogandosi   i dubbi   su quello che  è avvenuto  la  notte  de  2  giugno
Nei  , che  secondo me  , potranno essere  eliminati  nell'eventuale  ristampa ed  aggiornamento del libro  mancanza delle  dichiarazioni anche in forma  anonima   degli amici  \  conoscenti  che dissero che  era interessato  alla massoneria  e  alle sue idee  o  che  v'era iscritto  . Mancanza   del  nome  della loggia  a cui si  sarebbe iscritto Rino  .magari se  fosse stata messa   avrebbe creato con repliche  e richieste  di   reifica sui  giornali  da parte  loro   e quindi l'eventuale  replica  di giornalisti  d'inchiesta  come   carloloucarelli e   paolo franceschetti
mancanza   degli atti giudiziari   autopsia  ,   dichiarazione dell'autista del camion ,   di quelll'amico  ton malco  che  dice  ch'era presente   e poi smentisce     e poi riagffferma  d'essere  con lui  quando ebbe l'incidente mortale
tesi   assurda quella  del cooktal  e  non suffragata  nè  da testimonianze  anche  anonime  nè da riscontri  in quanto la  cena    che avrebbe dovuto  tenere  fu annuloata  .  A meno che   non si  fosse  ubriacato  o  l'abbiano fatto ubriacare   o  drogato tesi secondo me  assurda   vista  la mancanza  di  riscontri i  sono  riscontri  
poco affrontato  il tema del 1  incidente  di  rino in cui si salvo  per  un pelo  .
   Un buon libro qualunque  cosa ne dica la  famiglia  , in particolare  la sorella  anna ( foto sotto   al centro  )  che  afferma  : <<  << "Nessun complotto dietro la morte di mio fratello. Peggio del libro, solo la fiction" >> .

Infatti  in  queste  sua dichiarazione , sempre  al quotidiano  libero  del  29\10\2013 :
 << (....)
 Bruno Mautone, ex sindaco di Agropoli, sostiene nel "Rino, assassinio di un cantautore" che suo fratello sia vittima di un complotto. "Contesto in tutto la ricostruzione. I suoi sono sogni".Dopo l'incidente che lo vide scontrarsi con un camion, suo fratello fu respinto da sei ospedali. Mautone ci vede un disegno."Rino fu soccorso a dovere. La presenza dei pompieri sul luogo dello scontro, evocata come qualcosa di insolito dall'avvocato, si spiega con la necessità di estrarre il corpo dalle lamiere. Purtroppo aveva un trauma cranico per il quale il Policlinico non era attrezzato a operare, e gli altri ospedali, contattati telefonicamente, nemmeno".Secondo l'avvocato, suo fratello conosceva la verità su misteri occulti e avrebbe disseminato le sue canzoni di riferimenti. Per questo è stato fatto fuori."Non ci credo. Prendiamo l'omicidio di Wilma Montesi (21enne trovata senza vita sulla spiaggia di Torvajanica nel '53: i sospetti sono arrivati all'altà società romana, ma il caso è rimasto insoluto). Rino cita il caso in Nun te reggae più ma non significa niente. Lo fece pure in una poesiale scritta nel '64, quando era un bambino".Ha conosciuto l'avvocato Mautone?"L'ho sentito per telefono, dopo che è uscito il suo libro".Che idea si è fatta delle sue intenzioni: crede in quello che scrive, o sfrutta il caso di Rino Gaetano? "Su questo non mi pronuncio. Ma c'è una cosa che voglio dire a Mautone".Che cosa?"Se davvero crede che Rino sia stato ucciso, se vuole fare una cosa gradita alla famiglia Gaetano, faccia i nomi, scriva cose circostanziate. Sennò risveglia soltanto un dolore, che per me è grandissimo".
(...)
>>
  sembra  incrementare  l'alone   di mistero    di  stranezze   sull'incidente  che ne  ha causato   la morte  Infatti sembra  assurdo che ben 6  ospedali non fossero attrezzati per  un trauma cranico  .

Concludo  quindi consigliando  il libro  a chi è  appassionato di misteri italiani  , di noir  , e  di rino gaetano

Commovente Reazione di un Leopardo quando Scopre il Cucciolo della sua Preda [Video] la legge sula giungla a volte viene sospesa


La natura   è  strana  ed imprevedibile di solito vige la legge  del homo homini lupus cioè lo stato di natura descritto  dal  filosofo   Thomas Hobbes ( 1588-1679 )   ma  a volte  ci sono   storie  ed  eventi  come questo  che trovate sotto  . A prima vista la  storia  che   m'accingono a riportare qua  sotto,che conferma del mio  essere antispecista ,   sembra uscita  dalla storia   di Tom & Jerry e  l'anatroccolo (  non sono riuscito a trovare  il video  del cartone ma  solo la  copertina del fumetto   che trovate  al  lato  )   anche se per poco  perchè poi alla  fine  quando  muore  troppo  piccolo  per poter  vivere   senza la madre  , lo mangia  riprendendo  il suo  istinto naturale  

La storia  con le rispettive  foto  e  video  e presa  da  http://www.leggilo.net/


Lui è un predatore – un killer elegante e furtivo. Si avventa sulla sua preda e la uccide con un colpo di zampa. Poi, all’improvviso, qualcosa si muove tra la pelliccia dell’animale morto, e la legge della giungla viene riscritta. Vede strisciare fuori dalla sua vittima un minuscolo neonato – un babbuino che ha solo un giorno. In quel momento, il giovane leopardo dimentica di essere un cacciatore, e accudisce il piccolo babbuino come se fosse il suo cucciolo.
All’odore del sangue, un branco di iene si riunisce per banchettare. Legadema, come è stato chiamato
il leopardo dalla troupe che ha fatto il video, porta con attenzione il baby babbuino su un albero, si dimentica della sua preda, ora è prioritario proteggere il cucciolo. Lì, coccola il neonato e cerca di dargli calore durante la lunga notte africana. “E’ stato come se la natura avesse ribaltato completamente la situazione“, spiega Dereck Joubert, un regista che ha seguito Legadema per tre anni e mezzo nel suo habitat naturale, il Delta del Botswana, tra le pianure alluvionali verdeggianti note come Africa’s Garden of Eden.
“Lei aveva ucciso la madre, ma poi abbiamo visto il piccolo babbuino appena nato sul terreno, continua a raccontare Dereck. – Stava strisciando e abbiamo pensato che stavamo per assistere alla sua uccisione, invece il neonato si è diretto verso il giovane leopardo. Legadema si è fermata per un attimo, a quanto pare non sapendo cosa fare. Poi delicatamente lo ha preso in bocca tenendolo per la collottola e lo ha portato su un albero per tenerlo al sicuro“. I babbuini sono acerrimi nemici del leopardo, e una delle loro principali fonti di cibo, ma Legadema – la parola locale che sta per “la luce dal cielo” – con la piccola scimmietta non è stata predatrice, ha prevalso il suo istinto materno. 
La troupe ha vegliato tutta la notte. ”Diverse volte, il baby babbuino è caduto dall’albero, – afferma Joubert.  - Ogni volta, Legadema correva giù per prenderlo prima che arrivassero le iene e lo riportava al sicuro sull’albero. Il babbuino avrà chiaramente visto Legadema come una madre surrogata. Per diverse ore non si è mossa da lui. Legadema era come un gatto in cerca del proprio gattino, piuttosto che un predatore con la sua preda. Era attratto dal cucciolo curioso, faceva la parte della madre, e si è dimenticata che era una cacciatrice. E’ stato davvero straordinario e molto commovente da vedere….“.





 video parziale  per il video totale  vedere   l'url a fine post  

Tragicamente, quando è arrivato il mattino, la squadra si è accorta che il piccolo babbuino non dava segni di vita. ”Pensiamo che era semplicemente troppo piccolo per sopravvivere alla notte senza la madre naturale e il sostentamento che gli avrebbe dovuto fornire“, afferma Joubert. ”Quando è sorto il sole, Legadema si è resa conto che il baby babbuino era morto e gli è rimasta vicino ancora per un po’“.  Dereck Joubert ha osservato questa scena durante le riprese per un documentario sulla fauna selvatica, ‘Eye Of The Leopard‘ -L’Occhio del Leopardo, che segue Legadema dalla nascita all’età
adulta. ”Ci siamo imbattuti in un leopardo con il suo cucciolo che aveva circa una decina di giorni e abbiamo pensato di documentare la sua crescita fino all’età adulta dopo aver deciso di chiamarla Legadema, – spiega. – Stavamo riprendendo il leopardo quando questo piccolo cucciolo adorabile ha tirato fuori la testa dalla tana. Forse era la prima volta che si stava avventurando nel mondo esterno, ci ha immediatamente conquistati, cadeva in continuazione come se fosse ubriaca“.
Sul finire del loro progetto, la troupe che stava facendo il documentario ha lasciato che Legadema seguisse le sue orme in natura – ma di tanto in tanto vanno ancora a cercarla. Joubert aggiunge: “ appena saputo che lei avrà presto un cucciolo di cui prendersi cura, proprio come quella minuscola creatura che aveva accudito con tanto amore“.

anche le pubblicità dei prodotti d'oppressione come le banche posso essere fatte bene



un video che pubblicizza una banca ....... ma meraviglioso pure io ho pianto... come mi capita tutte le volte che sento questo pezzo . Infatti fra i tre commenti di questo articolo  di  http://ultimahoradiario.com.ar/?p=17577 del 3\12\2013



Una niña pone una moneda a un músico y lo que sucede a quedado en la historia


Una pequeña le da unas monedas a un músico en la calle y lo que recibe a cambio es algo increíble. Este flashmob ha tocado al mundo entero, no hay duda del poder de la música. El propósito fue rendir homenaje a su ciudad con… mira el vídeo.

e  da   http://video.repubblica.it


Il flash mob orchestrale della banca, l'inno alla gioia in piazza

Basta una monetina e inizia il concerto. Prima comincia a tratteggiare la melodia una piccola sezione di archi ma, a sorpresa, si aggiungono tutti gli altri elementi, fiati, percussioni e il coro delle voci in una progressione monumentale che culmina nel tema principale della Sinfonia di Ludwig Van Beethoven, il celebre Inno alla gioia. Tra lo stupore e il coinvolgimento emotivo di tutta la piazza, che si affolla attorno all'orchestra. Un "flash mob sinfonico", organizzato dal Banco Sabadell, l'istituto di credito della città catalana, per celebrare i suoi 130 anni, dal titolo "Som Sabadell" (Noi siamo Sabadell)

(a cura di Matteo Marini)



che riporto sotto io mi schiero con quello di Renato







Oli Favero · Seguir · Milano
E' solo un video che pubblicizza una banca. Fatto bene, ma niente più...quale potere della musica...questo è il potere dei soldi.
Responder · 20 · Me gusta · Seguir esta publicación · 15 de diciembre a la(s) 12:18


Lucio Maiorano · Mejor comentarista · Università del Salento
il capitale lo ha messo solo la piccolina
Responder · 2 · Me gusta · 16 de diciembre a la(s) 18:59



Renato Gagliardini · Università di Bologna
e chissenefrega se pubblicizza una banca!!! la cultura costa e sewnza soldi non si può fare, se una banca spende qualche soldo per una cosa di questo tipo, tanto di cappello!!

Responder · 4 · Me gusta · 16 de diciembre a la(s) 19:04.

17.12.13

se questo è un uomo




Se questo è un uomo

di Mario Spada*

Qualche bambino potrebbe scrivere a Babbo Natale : “per Natale vorrei vedere mio nonno ma sta chiuso in una gabbia . Perché non vai a prenderlo con la slitta e lo porti da me?” Ma non credo che questa lettera sarà mai scritta perché è consuetudine nascondere ai bambini le colpe dei grandi, perché il nonno non uscirà mai dalla gabbia, perché Babbo Natale non si occupa  dei cattivi.
Il nonno è  “cattivo per sempre”, un mafioso,  o un camorrista, o un sequestratore sardo, arrestato 30 anni fa e chiuso in un carcere senza alcuna speranza di uscirne perché sottoposto al regime del cosiddetto carcere ostativo,  non può fruire dei benefici di cui qualunque  ergastolano  può godere . La colpa è  di non essere un collaboratore di giustizia e la condanna è quella di “essere murato vivo”.
Può capitare a chiunque, come è successo per caso a me, di imbattersi in alcune vicende che fanno  pensare, che ti costringono ad immaginare  quella storia,  quella persona , e ti domandi se tu c'entri qualcosa, se sei in qualche modo complice di un' ingiustizia. Non mi occupo per professione o come volontario della condizione carceraria, mi occupo di città, di spazi pubblici e di beni comuni e solo per caso ho avuto modo di conoscere la storia personale di Carmelo Musumeci, di Pasquale de Feo, di Mario Trudu. Come loro ci sono circa mille ergastolani ostativi che hanno perso la normale nozione del tempo, che nella cella non hanno alcun calendario dove segnare il giorno in cui potrebbero uscire dal carcere perché non usciranno mai.
Negli ultimi anni mi hanno infastidito i numerosi appelli  alla  riforma della  Giustizia proposti da quel ceto politico-imprenditoriale che ritiene per censo di avere diritto all'impunità , di poter stare al di sopra della legge uguale per tutti.  Poi mi è capitato di apprendere che c'è qualcuno che non ha alcuna speranza di uscire, che invoca per sé la pena di morte. Non entro nel merito dell'efficacia giudiziaria dei collaboratori di giustizia , ritengo che la criminalità organizzata sia un male pervasivo, difficile da estirpare, colpevole in massima misura  delle difficoltà in cui versa il nostro paese. Mi limito ad una  riflessione  sugli aspetti umani: se fossi stato io il colpevole,  avrei  messo a rischio la vita di figli, nipoti, fratelli che sarebbero stati vittime della vendetta mafiosa? Avrei preferito pagare di persona. E ancora: dopo 30 anni di carcere è assai probabile chel'organizzazione camorrista alla quale avevo aderito sia stata scalzata da altra organizzazione, che quello che sapevo allora non sia più utile alla Giustizia. Ho buone ragioni  per ritenere che dei circa 1000 condannati al carcere ostativo solo una esigua minoranza, quella dei capi bastone, tesse ancora le fila, ha ancora rapporti con gli affiliati, comanda e  minaccia. Ho buone ragioni per ritenere che la stragrande maggioranza di coloro che  non hanno collaborato 30 anni   fa possono dar poco alla giustizia o peggio inquinare le acque dell'accertamento dei fatti come ha fatto in passato qualche sedicente “pentito”.   L'impressione è che la criminalità organizzata di oggi abbia ancora solide connivenze , che stia prosperando ed estendendo la sua influenza, e che una  parte della criminalità di ieri, sinceramente pentita, paghi per pareggiare il conto.

La Corte Europea dei diritti dell'uomo ha già condannato l'Italia per questo trattamento carcerario equiparato alla tortura (ti torturo finché non parli).
Associazioni di sostegno ai detenuti come “Antigone”ed esponenti del mondo politico sono impegnati in questi giorni per l 'approvazione dell'amnistia, un atto doveroso nei confronti di chi vive una condizione carceraria intollerabile. Forse il Papa , forse anche il Presidente della Repubblica andranno in un carcere nel giorno di Natale, forse verrà approvata l'amnistia, ma per quelli condannati al carcere ostativo non cambierà nulla.
Quando Carmelo Musumeci che sta in carcere da 25 anni racconta che accompagnando un detenuto in infermeria ha potuto vedere un prato e si è commosso, ho ripensato ad una riflessione estrema, paradossale che mi venne  guardando un tramonto sul mare : se proprio volete essere sicuri che non scappino mettetegli le catene ai piedi, come i condannati ai lavori forzati di un tempo, ma fategli vedere il mare. Come si può costringere un uomo a vedere solo uno spicchio di cielo? E per tutta la vita?  Musumeci ed altri hanno chiesto al Presidente della Repubblica di applicare a loro la pena di morte, tanto la loro detenzione somiglia ad una lunga tortura che è come una morte lenta. Michel Foucalt descrive bene l'evoluzione della pena da una primitiva applicazione  delle punizioni corporali e  torture fisiche alla tortura psicologica dell'isolamento e annientamento della personalità.  La Costituzione e le leggi affermano il valore rieducativo e non punitivo della pena ma sono solo belle parole. Se si prova ad immaginare quella condizione carceraria non può non venire in mente la poesia di Primo Levi che introduce il suo romanzo autobiografico “Se questo è un uomo”:

                                                    Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.


Certo, Primo Levi si riferisce ad  innocenti chiusi nel lager nazisti mentre noi stiamo parlando di colpevoli di gravi reati. Ma, fatti gli opportuni distinguo, il monito può essere ripetuto: voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case avete  idea di cos'è un carcere? Provate ad  immaginare  che i reclusi siate voi, che la cella è  molto piccola e fredda e passate lì la maggior parte della vostra giornata, che un rumore di ferro vi  accompagna di giorno e di notte , che sentite le urla di chi non ce la fa o è in crisi di astinenza,  che accompagnate in infermeria compagni di sventura morenti e vi domandate perché devono morire lì dentro. E poi, con uno sforzo di immaginazione maggiore, provate ad immaginare di doverci stare tutta la vita. Non vi viene naturale pensare al monito di Primo Levi: “se questo è un uomo”?
La riflessione è strettamente personale, attiene alla visione del  mondo che ognuno di noi. Quando accenno a questi fatti resto sorpreso dalla reazione di tante persone di sinistra che affermano risolute : “con questi bisogna gettare la chiave”. Ho assistito due anni fa nel Cilento a Torre Velia ad una rappresentazione teatrale di “Antigone”, la tragedia greca di Sofocle riproposta in forma di processo. La storia, per chi non la ricorda, è quella di Antigone che trasgredisce l'editto del Re Creonte seppellendo suo fratello Euridice che aveva tramato contro lo Stato . La  giuria popolare era rappresentata dal pubblico e la giuria istituzionale era formata da tre giuristi tra i quali il Presidente della Cassazione e il prof. Tesauro che si sono prestati generosamente a far parte dello spettacolo. La corte istituzionale assolve Antigone  con varie motivazioni sui diritti umani,  la giuria popolare anche, ma con un esito che mi lasciò sorpreso:  ben 100 dei 300 spettatori la condannarono. Diritto di Stato contrapposto a Diritti umani, Legalità contrapposta a Giustizia.   Credo che la maggior parte di coloro che hanno condannato Antigone fossero di cultura laica. Il credente ha pietà, condivide la sofferenza, è compassionevole mentre il laico è combattuto tra la fede  nell'uomo e la fede nello Stato. Ma  le battaglie della laicità non nascono dalle ingiustizie e dalla privazione  della libertà? “ Giustizia e libertà” fu il nome che si diedero quei combattenti laici della Resistenza che non avevano in simpatia la passione hegeliana di tanti dittatori, di destra e di sinistra, per lo Stato come entità superiore.
Ad affrontare in termini di reale giustizia la condizione dei detenuti ostativi non sarà la destra, quella che vorrebbe armare i cittadini contro la microcriminalità nascondendo lo stretto legame tra la microcriminalità  e quella macrocriminalità di cui spesso è connivente. Tocca alla sinistra in primo luogo e a tutti i sinceri democratici. Ma cosa pensa la “gente di sinistra”? E' una domanda sulla quale sarebbe interessante aprire un dibattito.
Intanto chi è convinto di fare qualcosa subito può aderire alla sottoscrizione di una proposta di legge di iniziativa popolare per l'abolizione della pena dell'ergastolo andando su questo link: http://www.carmelomusumeci.com/ che vede tra i primi firmatari la compianta Margherita Hack.

Mario Spada, Dicembre 2013  




* Mario Spada, architetto e urbanista, attualmente è direttore della Biennale dello spazio pubblico di Roma

l'amore è non doversi sempre depilare e truccare ( reprise )

musica in sottofondo  Vecchioni : voglio una donna  e  Donne  - Zucchero 

finalmente una donna  che la pensa  come me  .



scusate   se  metto un mio video  sulla  prima canzone   di un suo  concerto   ma  la  canzone  mi martella nella mente   veniamo  ora   all'articolo


da http://virginpunk.wordpress.com/




La bellezza dell'amore risiede nella conquista e in tutto il percorso che, insieme, si affronta. Ogni storia ha la sua direzione, composta da piccoli pezzi di un puzzle che un giorno rifletteranno l'immagine totale. A volte è un vestito da sposa, a volte un cagnolino, a volte una donna che piange. Perchè le storie iniziano, si costruiscono e poi culminano. O in un futuro o in una fine. Ma durante questo sopracitato percorso che cosa accade, solitamente? Le persone si conoscono e non sanno nulla, l'uno dell'altra ma tutti conoscono la verità che appartiene all'essere umano. Cosa? beh, per esempio le
donne odiano depilarsi.
Perchè diciamocelo, dai. Le donne quando escono con un uomo, le prime volte, si preoccupano di fare la ceretta, di essere perfettamente liscie e immuni da qualsivoglia difetto fisico. Indossano biancheria intima sexy, fanno scrub, maschere di bellezza, vanno dal parrucchiere. Ed ecco che l'opera di conquista diventa quasi una cazzata. Un uomo cade nella rete con meno, basta avere il culo come il marmo dopo due settimane di spinning ed è fatta, è tuo. Ma le donne hanno la fortuna che una volta fatto innamorare l'uomo che desiderano non hanno più quella necessità di essere perfette. Ecco che abbandonano la palestra, si depilano una volta al mese e si rimettono senza esitazioni le fantastiche mutande di cotone.… continua qui 

l'amore è non doversi depilare




da zanzibar




La bellezza dell'amore risiede nella conquista e in tutto il percorso che, insieme, si affronta. Ogni storia ha la sua direzione, composta da piccoli pezzi di un puzzle che un giorno rifletteranno l'immagine totale. A volte è un vestito da sposa, a volte un cagnolino, a volte una donna che piange. Perchè le storie iniziano, si costruiscono e poi culminano. O in un futuro o in una fine. Ma durante questo sopracitato percorso che cosa accade, solitamente? Le persone si conoscono e non sanno nulla, l'uno dell'altra ma tutti conoscono la verità che appartiene all'essere umano. Cosa? beh, per esempio le donne odiano depilarsi.
Perchè diciamocelo, dai. Le donne quando escono con un uomo, le prime volte, si preoccupano di fare la ceretta, di essere perfettamente liscie e immuni da qualsivoglia difetto fisico. Indossano biancheria intima sexy, fanno scrub, maschere di bellezza, vanno dal parrucchiere. Ed ecco che l'opera di conquista diventa quasi una cazzata. Un uomo cade nella rete con meno, basta avere il culo come il marmo dopo due settimane di spinning ed è fatta, è tuo. Ma le donne hanno la fortuna che una volta fatto innamorare l'uomo che desiderano non hanno più quella necessità di essere perfette. Ecco che abbandonano la palestra, si depilano una volta al mese e si rimettono senza esitazioni le fantastiche mutande di cotone.…

Olbia Giovane barista ricorda il ciclone: mi ha salvato la gatta

lo so  che sarete stufi di sentire  \  leggere storie  di animali  , specie cani e  gatti . Ma   questa  è la più toccante  che ho letto  . Ma soprattutto   smentisce il  classico luogo comune  che siano   solo  i cani  eroi .

  da la  nuova sardegna  edizione Olbia-Gallura  del  17\12\2013

16.12.13

un pezzo di storia che se ne va Le ferrovie hanno deciso di mettere all'asta la locomotiva a vapore simbolo del trenino verde di Sorgonoe patrimonio dell'Unesco

11\12\2013  Massimo melis unione  sarda  
Le ferrovie hanno deciso di mettere all'asta la locomotiva a vapore del trenino verde di Sorgono.

D.H. Lawrence nel suo viaggio in Sardegna la descrisse come il simbolo dell'avanzare del progresso. E in effetti, la macchina a vapore che ha trainato vagoni di merci dalla Barbagia al Campidano del progresso è stato davvero un'icona. Adesso il tempo passa e nonostante sia perfettamente funzionante e dichiarata patrimonio dell'Unesco, sarà messa all'asta con un bando internazionale. Nel centro del Mandrolisai è scoppiata la rivolta per salvare una delle ultime locomotive a vapore rimaste nell'isola.
 

I nove giorni più belli dell'annoRegem venturum Dominum, venite adoremus.

non ricordo la fonte .ma se qualcuno\a la dovesse rivendicare me lo dica o modifico , mettendola , il post , o lo rimuovo 


Regem venturum Dominum, venite adoremus.Inizia oggi la novena di Natale, tutta ancora - nonostante le sue infelici versioni in italiano - in questa antifona gregoriana che, da piccoli, abbiamo imparato senza comprenderne a fondo bellezza e profondità.Sono i nove giorni più belli e incantati dell'anno, quelli dell'attesa finale, culmine dell'Avvento, scanditi dalle profezie e da un magico, infantile conto alla rovescia. Fino alla mezzanotte del 24 quando, di ritorno dalla Messa di Natale, estasiati, scoprivamo i regali che un ancor mitico Babbo Natale aveva lasciato sotto l'Albero.Adeste fideles, venite in Betlehem.Sempre frugando nella memoria, all'inizio della Novena, le catechiste ci consegnavano una pagellina con il disegno della Natività: nel cielo di Betlemme mancavano le stelle. Ogni giorno, al termine, ce ne veniva donata una color oro, lucente, da attaccare al cartoncino. I più fedeli, quelli che non mancavano all'appuntamento e potevano esibire le nove stelle, erano candidati a vincere i premi finali: piccoli personaggi del Presepe, ma soprattutto l'ambita grande statua del bambinello Gesù.Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo.Le chiese, per la Novena, tornano a riempirsi. Si respira aria di Natale, aria pulita, che fa bene al cuore. È solo poesia quella nostalgia che, in questi giorni, ci vuole tutti più buoni?

Calcetto, i "numeri" dell'attaccante disorientano il difensore


                                                 video dell'unionesarda

Calcetto, i "numeri" dell'attaccante disorientano il difensore
Chiamarsi "Bomber" tra amici senza apparenti meriti sportivi.Il difensore ha dovuto prendere una decina di Moment dopo la partita.

Un decimo dei cellulari e dei pc Una discarica di rifiuti elettronici a cielo aperto.he buttiamo sono gestiti dalle ecomafie. Che li smaltiscono illegalmente in Africa.


Rifiuti elettronici, l'Italia ne produce 1 milione di tonnellate l'anno
Un decimo dei cellulari e dei pc che buttiamo sono gestiti dalle ecomafie. Che li smaltiscono illegalmente in Africa.
di Marco Mostallino

Un cellulare, un tablet, un computer. Strumenti di lavoro e regali di Natale. Che però, alla fine, diventano carcasse inquinanti da smaltire. Insomma, semplici rifiuti. E per di più pericolosi, non solo per il gran numero di metalli pesanti e sostanze chimiche che contengono, ma anche perché rappresentano carichi preziosi per le ecomafie che si fanno carico di prelevarli e smaltirli in Paesi poveri dove succede un po' di tutto. E dove quel che resta ancora di valore viene recuperato e reimmesso nel mercato mondiale, spesso con passaggi illeciti e inquinanti, dannosi per l'ambiente e la salute.
LA VALANGA DI TECNO-SPAZZATURA. L'Italia (secondo il rapporto delle Nazioni Unite Solving the E-Waste Problem Initiative) ha prodotto nel 2012 circa 1,1 milioni di tonnellate di tecno-spazzatura, frutto della circolazione di 1,4 milioni di tonnellate di apparecchi elettronici immessi nel nostro mercato, con una media di 17,8 chili di rifiuti informatici per abitante.

Veleni spacciati per aiuti umanitari


Una discarica di rifiuti elettronici a cielo aperto.
Una quantità importante, stimata attorno alle 100 mila tonnellate di questi rifiuti (un decimo del totale), viene gestita illegalmente. Quel che resta di pc e telefonini finisce il più delle volte in Nigeria, dove esistono 'laboratori' più o meno clandestini che si fanno carico di trattare e rivendere i materiali ancora utili per nuove produzioni. Sul fronte delle indagini è spesso il Corpo forestale a intervenire, con i suoi agenti specializzati in questo tipo di inchieste.
DA GENOVA ALLA NIGERIA VIA MARE. Nel 2010 una delle operazioni più importanti su questo fronte ha rivelato proprio il passaggio dall'Italia alla Nigeria dei residui informatici: il porto di partenza dei vecchi pc e computer era Genova, dove i container giungevano soprattutto dal Piemonte e venivano imbarcati illegalmente con la dicitura «masserizie».
L'ESCAMOTAGE DELLA «BENEFICENZA». Ma, più spesso, nei carichi tossici diretti in Africa viene apposta la bolla di trasporto «beneficenza»: un crimine che aggiunge il sapore della beffa ai traffici di materiali tossici e allo sfruttamento schiavistico delle popolazioni locali.
Per ricostruire questi passaggi, alcune organizzazioni ambientaliste britanniche hanno inserito di nascosto alcuni dispositivi Gps all'interno dei container sospetti, riuscendo così a seguire passo dopo passo il percorso criminale dei computer dismessi.
UNA 'SOLUZIONE' LOW COST. Dal 1997 l'Italia, grazie al decreto dell'allora ministro dell'Ambiente Edo Ronchi, si è dotata di norme sempre più stringenti per lo smaltimento degli apparecchi elettronici.
Ma consegnare pc, telefonini e frigoriferi (il traffico riguarda anche questi elettrodomestici) negli appositi centri costa, e costa caro.
Così, come in altri settori, produttori e raccoglitori talvolta preferiscono vendere questi scarti tossici a organizzazioni criminali che poi portano tutto in Africa, Asia e in genere in Paesi del Terzo Mondo.

Roghi per estrarre i metalli preziosi dagli apparecchi

  • Nei telefoni cellulari sono presenti dosi significative di metalli preziosi.
Oro, rame, mercurio, bario e altri metalli hanno un valore importante di riciclo.
In Nigeria per recuperarli dai cadaveri di pc e telefonini basta semplicemente bruciare i rifiuti. La plastica si scioglie ed è possibile così estrarre i metalli preziosi per rivenderli agli stessi produttori che a loro volta li utilizzano per fabbricare nuovi apparecchi.
Ma le sostanze tossiche restano là, sul terreno, a inquinare terre e fiumi e ad avvelenare chi lavora per quattro soldi in queste attività ad altissimo rischio.


UN PC SU 10 FINISCE NEL GIRO CRIMINALE. La stima degli investigatori è che circa un pc o telefonino su 10 dall'Italia prende la via dei Paesi poveri, dove la criminalità locale utilizza le persone più povere e disperate in questa nuova forma di schiavitù, assai lucrosa per chi gestisce l'affare ma spesso mortale per chi è costretto a mettere le mani ogni giorno in questa sorta di Terra dei Fuochi africana.
I RISCHI PER LA SALUTE. Se le forze di polizia italiane stimano in circa il 10% la quantità di tecno-rifiuti spediti in Africa, Greenpeace parla invece di tre quarti la quantità di apparecchi informatici e telefonini 'morti' di cui i governi europei non conoscono la sorte.
E la crisi economica in corso favorisce questi traffici verso l'Africa. Perché per i produttori è assai più conveniente riacquistare dalle mafie internazionali i residui preziosi recuperati a mano dagli schiavi, spesso bambini, che estraggono a mano i metalli, dopo aver respirato i fumi dei roghi necessari alla separazioni dei resti utili da quelli inutili.
RIFIUTI BRUCIATI ALL'ARIA APERTA. Sempre secondo il rapporto delle Nazioni Unite, da un pc o un cellulare si può recuperare solo un quarto del peso, mentre i restanti tre quarti finiscono nelle discariche abusive, vengono bruciati all'aria aperta o gettati, come rifiuti liquidi, nei fiumi senza alcun controllo.
Sempre Greenpeace stima in oltre 6 mila i container che, gestiti dalla criminalità organizzata internazionale, arrivano ogni anno nella sola Nigeria. 

Lunedì, 16 Dicembre 2013

15.12.13

anche gli animali riescono ad avere speranza dopo le violenze . la storia di Pilar una cucciola che ignora la crudeltà dell'uomo

 http://www.farminachannel.com/dog_cat.php ti potrebbe servire se ha un cane o un gatto

da l'unione  sarda  del  14\12\2013

 Dalla placenta è finita direttamente dentro un sacchetto di plastica. Abbandonata. Subito dopo il parto. Perché aveva le zampette storte. Non camminava: strisciava. Atroce scherzo della natura.Eppure quel gesto di chi si è rivelato più bastardo di lei, è stato una fortuna per Pilar, cagnolina con troppa voglia di vivere per morire in quel modo. L'hanno raccolta in una fredda mattina di dicembre i volontari del rifugio di Capoterra, “gli amici di Bingo“. Da quel giorno hanno organizzato la loro vita con uno scopo: salvare Pilar.Prima le poppate e le coccole, poi quattro delicati interventi chirurgici, più la fisioterapia: oggi la cagnolina ha compiuto un anno, zampetta e scodinzola felice verso chiunque, cane, gatto o umano. E se potesse fare le feste a una persona in particolare, probabilmente sceglierebbe di saltare addosso a chi l'aveva gettata via. Come per dire grazie: la vita e l'amore degli altri sono meravigliosi.«Pilar appartiene al mondo, è il cane di tutti», sorride Elisabetta Podda, la volontaria che l'ha salvata. È piccola, nera, pelosa, soprattutto felice, tenera con quel ciuffo che le copre gli occhi. Forse per questo non vede il lato peggiore degli uomini. Così si fida ancora di noi. Come probabilmente faceva anche quel cane che ieri a Roma qualche imbecille di satanista ha legato a un palo, ucciso a bastonate e bruciato.


anche i matti danno senso alla vita Il senso di Romano Pilloni per il tennis e la vita

da l'unione sarda del 15\12\2013


Romano Pilloni non ha vinto il torneo di tennis di Wimbledon e probabilmente non ci riuscirà mai. Ma ha conquistato una discreta fama in Sardegna tra i giocatori della domenica. Non tanto per le sue doti tecniche e agonistiche. Ma per il suo modo naïf di stare in campo. Impugna due racchette, una per la destra, l'altra per la sinistra. Colpisce la palla dietro la schiena. Magari dopo qualche finta, virtuosismo per ingannare l'avversario e strappare un applauso. E durante il riposo gli capita di bere mai bibite ricche di zuccheri e sali minerali, piuttosto birra e whisky. Per esultare dopo un bel punto spesso si esibisce in salti mortali, esaltando una claque che lo segue dappertutto. Per qualcuno fenomeno, per altri clown.Due anni fa Romano è scomparso dai campi di Stella di Mare, circolo sul litorale quartese. Causa di forza maggiore, si dice in questi casi. O più banalmente: tumore. Intervento chirurgico, due settimane in coma, vita appesa a un filo. Quell'omone grande e grosso che dall'altra parte della rete incuteva soggezione, era dimagrito, le sue gambe sottili come braccia. Agli amici confida che la voglia matta di tennis gli ha salvato la vita. Nei mesi scorsi, a 76 anni, ha ripreso a giocare, è tornato in campo. Dosi massicce: due ore al mattino, due la sera. Se per il suo tennis forse non è mai stato un modello, oggi ha dato una lezione che vale per tutti: non arrendersi. Mai.

altro che la mia giornata no questa ha avuto più sfiga di me Cerca il figlio abbandonato alla nascita e scopre che è uno dei morti di Lockerbie

 altro che un  cellulare  comprato  da neppure  un mese  o  una  gomma di  bicicletta bucata a mio fratello durante una gara    questa   ha avuto  più  sfiga di noi


unione  sarda  Domenica 15 dicembre 2013 15:27


Cerca il figlio abbandonato alla nascita e scopre che è uno dei morti di Lockerbie
A 25 anni dal disastro in Scozia, dove un aereo esplose in volo, la triste scoperta di una donna americana.

Pensava che suo figlio, abbandonato subito dopo la nascita, si fosse fatto una vita tutta sua. E invece una 65enne americana solo di recente ha ritrovato il suo nome fra le vittime del disastro di Lockerbie nel 1988. La storia viene raccontata in un documentario della Bbc che andrà in onda domani sera, in
occasione del 25esimo anniversario dell'esplosione dell'aereo della Pan Am sui cieli di Scozia che causò 270 morti, in gran parte cittadini Usa. Carol, originaria dello Stato dell'Oregon, dopo la scomparsa del marito all'inizio dell'anno ha iniziato le ricerche per trovare il figlio che aveva avuto a 19 anni e che aveva deciso di dare in adozione. Di lui conosceva solo il nome, Kenneth Bissett, e sapeva che avrebbe dovuto avere 45 anni. E invece le sono bastati pochi minuti su internet per trovarlo fra i 35 studenti dell'università americana di Syracuse che erano a bordo del velivolo esploso per un ordigno. "E' stato terribile - ha detto la donna alla Bbc - l'ho trovato e l'ho perduto nello stesso giorno". Intanto in un documentario che andrà in onda su Al Jazeera questa settimana si parlerà di un rapporto di esperti internazionali, scritto nel 2002 ma mai pubblicato, che potrebbero riaprire il caso. A oggi l'unica persona mai condannata per l'attacco resta l'agente libico Abdelbaset al-Megrahi, morto lo scorso anno dopo che nel 2009 era stato liberato in Scozia su decisione del governo locale scozzese sulla base di motivazioni umanitarie. Secondo il rapporto, dietro l'attentato ci sarebbe invece il terrorista egiziano Mohammed Abu Talb, poi condannato per altri attacchi.

14.12.13

QUESTI SONO I VERTICI DI PHORCOLANDIA: A VOI DANNO L'IMPRESSIONE CHE PREPARINO UNA RIVOLUZIONE POPOLARE CONTRO LA CASTA O NON SI TRATTA PIUTTOSTO DI UNA PROVA GENERALE PER UN GOLPE PDUISTA?

da  https://www.facebook.com/rosario.dati


oppure  la  protesta nata spontanea  è stata monopolizzata  dalla destra è  venuta per  i fatti  di reggio  1974  ?   come dicevo in   corsi e ricorsi storici nuova strategia della tensione in arrivo ? [ il movimento dei forconi e il 12 dicembre 1969-12 dicembre 2013 ]

Federico Fanti,precario all’Università, Scopre primo fossile di dinosauro con cresta da gallo.

Va bene che   come dice  un commento  all'articolo riportato sotto  


    • Immagine Avatar


      Ma credete che all'estero i ricercatori abbiano tutti contratti a vita?
      All'estero il ricercatore è una figura ancora più precaria che in Italia, la differenza tra qui e in molti altri Paesi sta soprattutto nei maggiori salari esteri (dovendo lavorare molto ma molto di più però) e in una maggiore facilità, una volta scaduto un contratto, a ritrovarne un altro.
      Di certo, se c'è una cosa che invece NON è migliore, è proprio la stabilità del posto di lavoro.
      p.s. sono un ricercatore (precario), non parlo per sentito dire



    • Ma la  situazione dei precari in italia  dei precari  e dei ricercatori  universitari tra baroni   vecchi e nuovi , nipotismo  , ecc   grave   se  non si sa   se  fuggire  all'estero o distruggere   e poi ricostruire  fino al prossimo  reflusso come fa notare  tale spezzone   di film 



    o  lasciare  l'italia  in mano  a tali persone


    da il fattoquotidiano   David Marceddu | Bologna | 13 dicembre 2013

    Scopre primo fossile di dinosauro con cresta da gallo. Ma è precario all’Università
    Federico Fanti, 32 anni 1.800 euro e una cattedra all'ateneo di Bologna, ha appena fatto una scoperta che potrebbe rivoluzionare gli studi sui grandi rettili. Ma in Italia ha un contratto da ricercatore e nel giro di uno o due anni potrebbe essere di nuovo a spasso. "Senza sicurezze potrei andare all'estero. Le offerte non mancano"




    Oggi tutto il mondo scientifico parla di lui e della sua scoperta eccezionale: il ritrovamento, per la prima volta, di un dinosauro con una cresta molle sulla testa, come quella dei galli. Lui, lo scopritore, è entusiasta: “Quella cresta non aveva nessun’altra utilità che quella di comunicare. Questa novità può aprire orizzonti nuovi nello studio dei dinosauri”. Il rinvenimento a opera di Federico Fanti, paleontologo di 32 anni dell’università di Bologna, è stato reso noto oggi dalla rivista Current Biology che gli ha dedicato la copertina. Un giornale pari per fama a Science o Nature e che ha consentito al giovane studioso di essere citato oggi sulle testate e sui i siti internet di tutto il pianeta. Eppure Fanti deve fare i conti con un contratto da ricercatore a tempo determinato e presto o tardi questa precarietà potrebbe portarlo lontano dall’Italia. “Se la parola merito in Italia ha un senso, spero al prossimo concorso di ottenere un lavoro più sicuro anche grazie a quest’ultima pubblicazione”. Le offerte dall’estero, soprattutto dal nord America (il ritrovamento è avvenuto in Canada) non gli mancano. Ma lui, con un figlio piccolo e la passione per l’insegnamento, vorrebbe stare nel suo Paese: “Non è una questione di soldi, ora guadagno 1.800 euro al mese grazie alla cattedra di Paleontologia dei vertebrati all’università. Non mi lamento. Il problema – spiega al fattoquotidiano.it lo scienziato – è la tranquillità di non dover cercare un posto di lavoro ogni tre anni. Come posso fare ricerca con altri colleghi in tutto il mondo, se poi periodicamente devo dire loro: ‘Scusate mi scade il contratto’?”.
    A scoprire il dinosauro nello stato dell’Alberta è stato proprio Federico in persona: “Il ritrovamento è avvenuto nel 2011, poi ci sono voluti due anni perché la cosa venisse studiata e se ne capisse l’importanza”, spiega Fanti. L’Edmontosauraus regalis – ‘scavato’ dallo studioso dell’Alma Mater insieme a una squadra internazionale composta da Phil Bell (Università del New England, Australia), Philip Currie e Victoria Arbour (Università dell’Alberta, Edmonton, Canada) – è un esemplare mummificato del dinosauro dal becco d’anatra noto come hadrosauro. Questa specie era diffusa nel continente nord americano circa 75 milioni di anni fa. Nonostante i ritrovamenti dei loro resti siano piuttosto comuni, nessuno sospettava che questi erbivori lunghi fino a 12 metri avessero una cresta fatta interamente di carne sul cranio.
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    Lo scheletro è stato ritrovato in sedimenti vecchi di 70 milioni di anni che affiorano vicino alla città di Grande Prairie e solo durante lo studio condotto nei successivi due anni se ne è compresa la rilevanza: a mano a mano che la roccia veniva rimossa appariva il corpo mummificato e in condizioni perfette del grande dinosauro. “Per me che sono cresciuto con il mito di questi bestioni, la scoperta è una grande soddisfazione. Fino a oggi non c’erano indizi sulla presenza di queste creste. Molte specie infatti le avevano ben sviluppate. Ma negli esemplari rinvenuti sinora sotto la cresta c’erano le ossa”, spiega Fanti.
    La presenza di creste sul cranio può essere ricondotta a due funzioni principali: la comunicazione sociale o l’esibizione sessuale. In entrambi i casi la sua presenza implica dinamiche sociali sviluppate e ben definite nell’ambito di singole specie di dinosauri. Forse servivano a indicare le gerarchie all’interno del branco, la maturità sessuale di un individuo o a mandare messaggi a possibili predatori. In questi giorni lo studioso bolognese è alle prese con le commissioni di laurea. Le sue lezioni sono frequentate e l’insegnamento è una passione da coniugare, per meno di 2mila euro al mese, alla ricerca scientifica. “Ma a questa non vorrei dovere aggiungere la ricerca di un lavoro. Se invece non avrò sicurezze, sono pronto ad andare via”.