26.12.13

Ognuno è il piu’ bello del mondo "Sa prus Bella": Claudia Aru Bentesoi e l'accettazione della diversità

musica  in sottofondo  
Schoenberg - Verklärte Nacht (Transfigured Night), Op. 4, for string sextet (1899)

Nei giorni scorsi , precisamente il 14  dicembre  , è uscito su youtube il video clip 


del primo singolo  Sa prus Bella"  )  estratto dal nuovo album  di Claudia Aru. La cantautrice villacidrese Claudia Aru e la sua banda di musicisti ritorna con un nuovo album dal titolo "A giru a giru" (  copertina  a destra  )  che contiene quindici nuove canzoni originali prodotte dalla piccola fabbrica sonora Nootempo, il contributo del maestro pittore cagliaritano Paolo
Laconi che ha illustrato la copertina con alcune delle sue tele più belle, tanti musicisti e testi prevalentemente [sic ]  in sardo campidanese una  delle  varianti del sardo più difficili, almeno secondo me che appartengo a quella del Gallurese \ sardo corso , ma anche italiano e spagnolo. “Mamma no bollu andai a iscolla, Poita is cumpàngius mi pigant in giru (mamma non voglio andare a scuola \perché i compagni mi prendono in giro)”. Comincia così “Sa prus Bella” l’ultimo singolo di Claudia Aru sul tema dell’accettazione e della diversità come valore. Infatti nel disco c'è Ironia e impegno sociale , che caratterizzano anche i lavori precedenti e i suoi scritti su facebook ( qui la sua pagina facebook ) della  Aru \  bentesoi  sono gli ingredienti di questo vagabondare musicale dentro e fuori dall’isola. Il brano pone al centro della scena la tematica dell’accettazione della diversità come valore. Infatti  leggo   sul  sito ( Movimento sardo Omosessuale )  http://www.mosinforma.org/  che  << affronta, in maniera
giocosa e divertita, il tema del bullismo e della discriminazione nella scuola, punto di incontro e di crescita dove spesso nella vita ci siamo trovati a prendere in giro il “diverso”, o a essere presi in giro. La bambina che inizialmente non vuole andare a scuola per non essere presa in giro dai compagni e dalle maestre per i suoi denti grandi o perchè considerata lenta in matematica, trova in sè la forza per combattere i pregiudizi e ritrova quell’autostima che le permetterà di superare le difficoltà e trovare la propria strada.Infatti  un altra  strofa del testo dice  : “Mamma apu acabau s’iscolla, Seu prexada, studiada e fatzu sa cantanti, Mi seu posta s’aparèchiu, No tèngiu prus bregùngia (Mamma ho finito la scuola, sono contenta, ho studiato e faccio la cantante, mi sono messa l’apparecchio e non ho piu’ vergogna)”
“Il messaggio ultimo che vogliamo lanciare è che ognuno di noi è il più bello del mondo, basta solo imparare a vederlo uscendo dagli schemi imposti da Mass Media e social Network”. >>  ( qui il resto dell'articolo . Ecco  che   La scuola, viene   portata  a quello   che  dovrebbe essere realmente   cioè  punto di incontro e di crescita dove spesso nella vita ci siamo trovati a prendere in giro il “diverso”, diventa il centro di argomenti complessi ma che raccontiamo in modo giocoso. “Il messaggio ultimo che vogliamo lanciare – spiega Claudia Aru  al sito www.unionesarda.it   - è che ognuno di noi è il più bello del mondo, basta solo imparare a vederlo uscendo dagli schemi imposti da Mass Media e social Network“. La produzione è stata affidata al regista video maker Roberto Pili della produzione indipendente FishEye sardinia media prod. che ha curato  anche la realizzazione dei precedenti video per i tre singoli  ”Aici” , “Burdu Bu feat joe Perrino” e “Lillica Babajola” .Il nuovo clip musicale  è stato girato a Sanluri all’istituto Calasanzio che ha gentilmente concesso l’utilizzo delle sue aule, gli amici buoni ( nessun attore professionista tra loro )  hanno fatto il resto, prestando i loro volti e divertendosi nel set.
Una professoressa speciale impersonata dalla Drag Queen  La Trave nell’Okkio deve tenere a bada una piccola classe di ragazzi ” terribili”  ed irriverenti, mentre l’alunna Claudia Aru e la sua Banda di musicisti accompagnano con un testo in lingua campidanese questa semplice e ironica storia.

dal suo facebook https://www.facebook.com/claudia.bentesoi

L’adolescenza è un periodo difficile della nostra vita in cui tutto è da scoprire; da come gestire le relazioni interpersonali, ai mutamenti del corpo, dall’affrontare le difficoltà scolastiche, alla paura dell’amore. Imparare a piacersi e a sentirsi a proprio agio con se stessi è un percorso lungo e faticoso e abbiamo sentito l’esigenza di raccontare le storie di chi , non solo non accetta se stesso, ma ancora si deve scontrare con il muro dell’ipocrisia o degli stereotipi di plastica che i media ci impongono che porta tanti, troppi giovani, a non sentirsi accettati dalla società e a non piacersi. A chi non è mai capitato un amore non corrisposto, una materia scolastica particolarmente spinosa, un difetto fisico che ci ha fatto sentire a disagio? La scuola è una palestra di vita anche per questo, è un luogo in cui si è esposti al giudizio e in cui ci si fa le ossa per i problemi della vita.
Argomenti complessi---  come dice  la stessa  cantate    sul  sito  del  suo lavoro   agiruagiru.net   presentando il singolo ---- ma che raccontiamo in modo giocoso perché il messaggio ultimo che vogliamo lanciare è che ognuno di noi è il più bello del mondo, basta solo imparare a vederlo, uscendo dagli schemi imposti. Accettazione è la parola chiave che emerge da questo lavoro, sentirsi una comunità vuol dire anche accettare di buon grado chi è diverso da noi e non limitarsi mai a giudicare qualcuno solo dalla sua apparenza.
Claudia Aru, voce solista ed autrice dei brani(  foto   sinistra  )   anche in questo album è accompagnata da Matteo Marongiu al contrabbasso e Marcello Pilleri alla chitarra, ukulele e banjo, non mancano le numerose collaborazioni come Stefano Vacca alle percussioni, Diego Deiana violino fisarmonica, e Paolo Carta Mantiglia al clarino Basso.
Una delle novità dell’album è l’introduzione di un quartetto d’archi che vede, oltre a Diego Deiana, Massimiliano Viani (viola), Anna Maria Viani (violino) e Maria Giovanna Cardia (violoncello).
Un’altra importante novità è il sito tematico del disco, uno strumento completo per poter conoscere il nuovo progetto, ascoltare, guardare foto e video, essere sempre informarti sugli eventi. Il sito ha anche un blog interno dove verrà tenuto un piccolo diario di viaggio di questa nuova avventura.
Nel video inoltre collabora  Una professoressa speciale impersonata dalla  divertente  e, sagace  Drag Queen  La Trave nell’Okkio ( https://www.facebook.com/latrave.nellokkio )  deve tenere a bada una piccola classe di ragazzi ” terribili” .   Se questo è l'antipasto  chi sà che  belo dev'essere il resto del  cd  

per capodanno non sparare

oltre  ai consigli dati   nell'ultima puntata della guida    natalizia  2013 e  in altri post  sempre  delle   suddette  guide  (  1   2 )   se  ti  è possibile

25.12.13

succedeva 19 anni fa alla vigilia di natale ed i giornali passano veloci concentrandoti sulle ..... o su la cronaca nera


Afghanistan dall'intervento dell'ex Urss a pantano dell'occidente

potrebbero essere utili 

da l'unione  sarda del 24\12\2013  

Trappola Afghanistan, il Vietnam dell'Armata Rossa
Vigilia di Natale del 1979: carri armati e parà dell'Armata rossa varcano all'alba la frontiera afghana. Obiettivo: imporre un regime filosovietico nella terra del mullah islamici. È il Vietnam dei russi. Che lasceranno sul terreno decine di migliaia di morti. Per l'Urss è l'inizio della fine.


Il Vietnam della Russia inizia all'alba del 24 dicembre 1979: i carri T62 dell'Armata rossa entrano in Afghanistan. È l'ultima invasione di un esercito comunista. L'inizio della fine. La prima breccia su un muro - quello di Berlino - distante migliaia di chilometri da una Kabul semideserta e
addormentata. Dieci anni di guerra, due milioni di civili afghani morti, 90 mila mujaheddin, 26 mila russi.
È la vigilia di Natale ma nel paese dei mullah non ci sono chiese. I mezzi corazzati del generale Mikhailov entrano in città senza incontrare resistenza. I parà occupano i palazzi pubblici e uccidono senza pietà il presidente Amin, l'uomo che aveva osato disobbedire ai consiglieri del Cremlino. Al suo posto issano il fantoccio Babrak Karmal: resterà al potere fino al 4 maggio 1986.
L'invasione provoca la ribellione delle popolazioni islamiche del Caucaso e dell'Asia centrale, che da tempo guardano con speranza all'Iran di Khomeini. Theran e Pakistan diventano le basi logistiche della resistenza dei mujaheddin afghani.
In pochi giorni la forza d'invasione sovietica sale a 90 mila uomini. Occupata Kabul e gli altri principali centri del Paese, l'Armata Rossa punta sul Kyber Pass e gli altri valichi che collegano l'Afghanistan con Peshawar e Rawalpindi, le basi logistiche dei mujaheddin in Pakistan.
L'obiettivo è chiudere le strade e rendere impenetrabili le frontiere. È il primo fallimento. Molti soldati sovietici sono musulmani e si rifiutano di sparare sui loro correligionari: un problema che Breznev non aveva messo nel conto. Non solo: a guardia dei passi, in attesa di truppe fresche dall'Urss, i russi schierano soldati afghani male armati e peggio addestrati. È una carneficina.
Dalle basi pakistane i mujaheddin sferrano attacchi feroci e velocissimi. A Herat decimano un intero reggimento corazzato russo. Sono armati di AK47 Kalashnikov, sottratti nelle caserme dell'esercito afghano. Dopo i primi mesi di guerriglia, sotto la guida di Ahmed Shad Massud, il leone di Panishir, attaccano anche a nord, al passo di Salang, sulla strada che porta da Kabul al confine sovietico. I russi rispondono con la guerra chimica contro la popolazione che appoggia i mujaheddin, utilizzando gas tossici, nervini, micotossine e la micidiale e letale «pioggia gialla».
Anche per la Russia, come per l'America in Vietnam, la guerra in Afghanistan si trasforma ben presto in un lungo, estenuante stillicidio. Nel 1981 i mujaheddin sconfiggono i russi nella battaglia di Paghman, 20 chilometri a sud di Kabul. Falliscono invece le due offensive lanciate dai sovietici a giugno e a settembre.
L'anno seguente il viceministro della Difesa sovietico Serghej Sokolov fa affluire truppe fresche per una serie di grandi operazioni di terra con l'appoggio di aerei ed elicotteri. Ma altre quattro offensive si risolvono in altrettanti fallimenti contro un nemico imprendibile che usa la stessa tattica «mordi e fuggi» utilizzata dai vietcong contro gli americani. La situazione, per i russi, precipita nel 1984, quando i guerriglieri prendono d'assalto Kabul difesa dai paracadutisti sovietici a costo di gravi perdite. I sovietici destituiscono l'inetto Karmal con Najibullah, ritenuto più energico. Ma ormai l'esito della guerra è segnato. La strategia di Mikhailov e del successore Zaitsev mira a limitare le perdite e a preparare l'umiliante ritirata strategica, in realtà quasi una fuga, dall'inferno afghano. L'11 marzo 1985 a Mosca muore Yuri Andropov, succeduto tre anni prima a Breznev. Mickhail Gorbaciov è il nuovo segretario generale del Pcus. Un anno e mezzo dopo ordina il ritiro dell'Armata rossa dall'Afghanistan. Il 15 febbraio 1989 l'ultimo soldato russo volta le spalle ai palazzi di Kabul.

Ma  l'intervento sovietico  fu dovuto non solo  al tentativo  di assumere io controllo  perchè  non si fidava  di un governo fantoccio  m anche   da , sempre  secondo  l'unione  sarda 

Una strana missione per gli 007 di Carter: provocare l'attacco dei russi ai mujaheddin
La guerra segreta della Cia a Kabul


Gennaio 1998, sono trascorsi nove anni dal ritiro dei sovietici da Kabul. Il consigliere alla sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski, concede un'intervista al settimanale francese Le Nouvel Observateur. E rivela che la Cia era penetrata in Afghanistan, al fine di destabilizzare il governo di Kabul, già nel luglio del 1979, cinque mesi prima dell'intervento sovietico.
Carter - racconta Brzezinski - il 3 luglio autorizzò l'azione coperta per aiutare segretamente gli oppositori del governo filosovietico. Quello stesso giorno lo stratega statunitense di origine polacca scrive una nota al presidente in cui spiega che la sua direttiva avrebbe indotto Mosca a intervenire militarmente. Previsione che si avverò il 24 dicembre di quello stesso anno.
Brzezinski ricorda che quando i sovietici entrarono in Afghanistan inviò a Carter un'altra nota: «Scrissi che gli Stati Uniti avevano finalmente avuto l'opportunità di dare all'Unione sovietica la sua guerra del Vietnam».
La guerra afghana, insostenibile per Mosca, secondo Brzezinski avrebbe condotto l'impero sovietico al collasso. Fu facile profeta: l'intervento a favore del governo comunista di Kabul, infatti, contribuì ulteriormente a indebolire l'Urss sia sul piano politico sia su quello economico.
Il ritiro dell'Armata Rossa dal teatro afghano lasciò l'intera area in una situazione di estrema fragilità politica, economica e soprattutto geostrategica.
Dopo neanche dieci anni dalla rivoluzione islamica in Iran, l'intera regione venne completamente destabilizzata a esclusivo beneficio del sistema occidentale.
Il contemporaneo e inarrestabile declino dell'Unione sovietica, accelerato dall'avventura afghana e successivamente lo smembramento della Federazione jugoslava (una sorta di stato tampone tra i blocchi occidentale e sovietico) degli anni Novanta aprirono le porte al dilagare dell'influenza americana, dell'«hyperpuissance», secondo la definizione del ministro francese Hubert Védrin, nello spazio eurasiatico.
Dopo il sistema bipolare del mondo diviso nei due blocchi occidentale e sovietico-comunista, è l'inizio di una nuova stagione: quella del «momento unipolare». Questo nuovo equilibrio, non essendo in realtà tale, avrà tuttavia una breve vita. Terminerà all'alba del XXI secolo, con la riaffermazione della Russia come potenza globale, la crescita dei grandi stati asiatici - Cina e India - nell'emisfero settentrionale del pianeta; e la concomitante evoluzione autonomista dell'Argentina, del Brasile e del Venezuela, nell'emisfero meridionale.
Oggi, dopo l'intervento statunitense del 2001 seguito allo choc dell'11 settembre, quella che Brzezinski definiva la trappola afghana dei sovietici è diventata il pantano dell'Occidente. Non solo degli Usa ma anche di noi italiani.

Così il senzatetto ritrovò Carlos Santana su ex chittarrista

Così il senzatetto ritrovò Carlos Santana

Quarant'anni fa, Marcus “The Magnificent” Malone era un promettente percussionista, suonava in un garage con l'allora sconosciuto Carlos Santana. Oggi, è un senzatetto di Oakland, in California, che per campare è costretto a rovistare tra la spazzatura, ma il destino ha infine deciso di dargli una mano: un giornalista lo ha scovato, per caso, è lo ha fatto rincontrare con la leggenda del rock latino, che, commosso, si è detto «onorato» di essere di nuovo con lui e anche pronto ad aiutarlo a ripartire.
Il giornalista, Stanley Roberts, della KRON-TV di San Francisco, stava lavorando a un servizio sulle discariche abusive quando la settimana scorsa si è imbattuto in Marcus Malone. Con pudore, l'anziano clochard gli ha raccontato la sua storia. Gli ha raccontato di quando alla fine degli anni '60 suonava nella nel garage di sua madre, prima che il musicista di origine messicana facesse il grande salto, grazie al mitico concerto di Woodstock. Malone però non c'era, a quel concerto, perchè era finito dietro le sbarre a San Quentin. Roberts è così riuscito a organizzare un incontro, ad alta tensione emotiva, nella fatiscente roulotte dove vive Malone.
«È lui: è il magnifico Marcus Malone. Il suo spirito è indomabile», ha detto Santana abbracciandolo, e lo ha abbracciato
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Napoli Capretta viva in macelleria: salvata e “adottabile”

 un conto è vendere carne   ma   arrivare  a esporre in vetrina una capra  con   appena un mese di vita per  destinarla  alla  macellazione (  a far giocare il figlio e a fornire latte in età adulta secondo la versione  data dal macellaio )  ,  è un abrobrio 

 fonte unione sarda online del 25\12\2013
NAPOLI
 Era esposta in vetrina sepolta da decine di suoi simili sanguinanti e appesi a un gancio: ma era viva e vegeta la capretta chiusa nella gabbia di una macelleria dei Camaldoli, a Napoli. A salvarla la segnalazione del garante dei diritti degli animali del Comune di Napoli, Stella Cervasio, accolta dalla Asl Veterinaria che, con le guardie ambientali comunali guidate da Enrico Del Gaudio, hanno sequestrato l'animale portandolo via dal negozio.I veterinari hanno riscontrato che l'età dell'ovino - appena un mese di vita - era insufficiente per toglierlo alle cure della madre. Il negoziante, inoltre, non possedeva alcuna certificazione che attestasse né la provenienza né la tracciabilità dell'animale, requisito indispensabile per ogni singolo individuo della specie in un esercizio commerciale.«Il titolare - racconta il garante - ha sostenuto che la capretta non era destinata alla macellazione ma a far giocare il figlio e a fornire latte in età adulta e ha rifiutato di venderla a numerosi attivisti animalisti che volevano acquistarla».La polizia veterinaria sottoporrà l'animale ad analisi e visite mediche, quindi la capretta diventerà adottabile, ma solo da chi la terrà in vita non voglia farne una portata per il pranzo di Natale
.

24.12.13

. natale di Daniela Tuscano ©






Chi è solo lo vorrebbe saltare questo giorno. Ma questo giorno è venuto per chi è solo. 
Si può esser soli in tanti modi: nell'abbandono, come un bimbo tra le macerie, come una naturale madonna che nessun pittore riuscirà mai a ritrarre. 
Non li dobbiamo immaginare, sono Oriente come allora, atroce e disfatto, come allora dimenticato ma quella è terra di Siria, terra del Signore. 
Si è soli come cristi, come poveri cristiani. I cristiani, nella terra di Cristo, non esistono quasi più. 
Sono sole le monache prigioniere, dodici come gli apostoli. Nessuno sente i dialoghi carmelitani ma questo giorno è venuto per loro e con loro è pronto a spegnersi. 
Questo giorno sorge nel silenzio o forse nel mutismo  dei centri d'accoglienza, che non accolgono ma respingono quando spalancano i cancelli e cuciono le bocche. 
Questo giorno è per chi non l'ha visto, per chi si è spento nel fuoco senza più lavoro, senza più senso, senza più famiglia, perché quella che aveva non riusciva a stringerla al petto. 
Si è soli in mezzo alla gente, negli sterminati spazi senza spirito di metropoli atre, anche in famiglia si è soli, tra i sorrisi finti di feste faticose. 
Sono solitudini o isolamenti quando siamo raccolti senza creaturalita'. Natale è dappertutto, anche nel fango, se vogliamo, si farà trovare.

23.12.13

film per natale

IL  Natale nelle sale cinematografiche è cinepanettoni (le  cagate pazzesche come le definisco  io  )  e animazione. Quest'anno  La tradizione è rispettata con l'uscita di "Colpi di fortuna" di Neri Parenti con De Sica, Mandelli e la doppia coppia Lillo & Greg e Luca e Paolo. Per divertirsi anche"Indovina chi viene a Natale?" di Fausto Brizzi con Bisio, Finocchiaro,Gerini, Abatantuono e Bova che danno vita alle intrecciate vicende di una coppia di genitori che attende per le feste l'arrivo della figlia e del suo misterioso fidanzato. Un uomo che per la prima volta conosce i figli della sua compagna che faranno di tutto per cacciarlo,una vedova inconsolabile, e un fratellastro.Insieme per le feste.
Pei i più piccoli l'animazione Usa di "Frozen - Il regno di ghiaccio" di- retto da Chris Buck e Jennifer Lee. Un classico Disney vagamente ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen 'La regina delle nevi'. L'altra novità sugli schermi "I sogni segreti di Walter Mitty" diretto da Ben Stiller.Storia di un moderno sognatore che viaggia nella fantasia per sfuggire alla sua noiosa esistenza. Per ultimo ma da non perdere "Philomena" di Ste- phen Frears.Un successo di critica e pubblico a Venezia con protagonista una straordinaria Judy Dench che interpreta un'irlandese (vera) alla ricerca del figlio affidato in America. 

Ora  i miei  film ,  mandatemi pure  a  fncl e sputatemi addosso  se  vi aspettate  film natalizi  



"Launeddas patrimonio Unesco" ?in attessa la regione sardegna istituisce lalbo ufficiale dei suonatori

"Launeddas patrimonio Unesco"
Nasce albo ufficiale dei suonatori




Le launeddas siano patrimonio dell'umanità. Un provvedimento della Giunta regionale per chiedere il riconoscimento all'Unesco.
Un'eccellenza sarda unica al mondo: le launeddas ricevono un'ulteriore spinta alla valorizzazione grazie a un provvedimento approvato dalla Giunta regionale a sostegno del percorso di riconoscimento dello strumento musicale come patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco, era già successo per il canto a tenore. In Sardegna sono presenti varie esperienze creative di alto valore artigianale legate alla costruzione delle launeddas e alla sua esecuzione, che saranno valorizzate con l'istituzione dell'albo ufficiale che, oltre a riconoscerne tutela e qualità, porterà a sistema l'insieme di costruttori e suonatori, creando sinergia tra i vari comparti produttivi isolani e, più in generale, tra comparto artigianale e turistico. "L'antico strumento tradizionale - spiega l'assessore Luigi Crisponi - anima della musica che si produce nell'Isola, è da considerarsi come un motore fortemente identitario per lo sviluppo turistico, simbolo millenario conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, che merita di divenire patrimonio dell'umanità con il riconoscimento dell'Unesco".
«L'antico strumento tradizionale, anima della musica che si produce nell'Isola, appartenente solo ed esclusivamente al patrimonio culturale della Sardegna, con un'origine tramandata da millenni, è da considerarsi come un motore fortemente identitario per lo sviluppo turistico, simbolo conosciuto e apprezzato in tutto il mondo», ricorda l'assessore al Turismo, artigianato e commercio Crisponi: «Grazie all'istituzione dell'albo dei suoi costruttori e suonatori si intende coinvolgere gli attori locali in una logica di complementarietà e sinergia: tutte le realtà locali si rafforzeranno dalla visione d'insieme e dall'offerta unitaria che dovrà essere tesa alla costituzione di un livello qualitativo di alto profilo».

Nel 1972 la tragedia delle Ande Salvi grazie a un tabù infranto

unione  sarda del  23\12\2013

succedeva oggi  nel lontano 1972






                               immagine dei superstiti (Foto onrugby)


Il 23 dicembre del 1972 avvenne il miracolo per i 16 superstiti del volo che il 13 ottobre precipitò sulle Ande. Un'avventure che segnò profondamente la vita dei passeggeri.
"Io mi mangio il pilota". Una frase che sembra uno scherzo lugubre ma invece nel lontano 1972 a -30° sulla Cordigliera delle Ande rappresentò la salvezza per 11 ragazzi sopravvisuti all'incidente aereo e rimasti per due mesi a combattere col freddo e con le difficoltà causate dall'incidente.
Il 13 ottobre un Fokker dell'aviazione uruguaiana si schianta, a causa di un errore del pilota, sul picco di una montagna. L'aereo si spezza in due tronconi, la coda cade in una vallata mentre la parte anteriore scivola in un pendio e si ferma nel mando spesso di neve. A bordo ci sono 45 persone, 18 muoiono a causa dell'incidente e 27 sopravvivono anche se alcuni sono gravemente feriti. In quel punto delle Ande la ricerca è difficile e resistere senza cibo, acqua e vestiti è impossibile. Sull'areo viaggia una squadra di rugby di un collegio universitario che da Montevideo sta andando a disputare una partita a Santiago del Cile. Le condizioni metereologiche e un'ulteriore valanga decimano la comitiva uccidendo altre 11 persone e così solo 16 rimangono in vita. La disperazione divenne enorme quando attraverso una radiolina i sopravvissuti sentirono al notiziario l'elenco dei loro nomi e l'annuncio che le ricerche erano state interrotte. Sarà la decisione di mangiare la carne dei cadaveri e la marcia di alcuni ragazzi a salvare la vita ai superstiti che il 23 dicembre del 1972 vennero recuperati.

Una  vicenda  simile  realmente  accaduta   è   descritta   nel film SOS laribiancos – I dimenticati - di di Piero Livi. Con Lucio SalisSandro GhianiVanni FoisAlessandro PartexanoAnna Maria PetrovaItalia 1999  Tratto dal romanzo di Francesco asala Quelli dalle labbra bianchetratto da un altro episodio simile avvenuto durante la campagna di russia seconda guerra mondiale

22.12.13

complimenti all'intelligenza e al buon senso dei vigili di Quartu, ripara da solo una buca Gli consegnano multa di 400 euro + altri 60 per smalterie dei rifiuti non suoi



ma che ..... di male ha fatto ha fatto una cosa giusta . Certo avrà violato la legge . Ma per una cosa giusta che non ha fatto del male a nessuno , anzi , ha solo ripulito l'ambiente da

discariche abusive di materiali edili





Un pensionato di Quartu ha deciso di riparare da solo una buca stradale. E' stato multato.
Il protagonista di questa storia si chiama Elia Lepori e ha tappato alla così come poteva una buca che da settimane si era aperta al centro della strada, in via Malipiero. Per farlo ha utilizzato alcune macerie abbandonate nella zona, martoriata dalle discariche abusive.La Polizia municipale gli ha inviato un verbale da quattrocento euro per aver fatto ciò che in realtà avrebbe dovuto fare il Comune. E che non ha fatto. Non solo: all'anziano è stato imposto di smaltire in discarica le macerie, abbandonate da altri, e così ha dovuto dire addio ad altri sessanta euro


Ha deciso di fare da sé, pure sbuffando, dopo le segnalazioni alle quali il Comune non aveva mai risposto. Elia Lepori (  foto a destra  )  , un anziano pensionato quartese che abita in via Malipiero, per poter raggiungere casa senza distruggere gli ammortizzatori dell'auto, ha tappato alla bell'e meglio una buca che da settimane si era aperta al centro della strada. Per farlo ha utilizzato alcune macerie
abbandonate nella zona, martoriata dalle discariche abusive. Grande senso civico del singolo cittadino? La Polizia municipale non l'ha pensata esattamente così: a casa di Lepori è arrivato un verbale da quattrocento euro per aver fatto ciò che in realtà avrebbe dovuto fare il Comune. E che non ha fatto. Non solo: all'anziano è stato imposto di smaltire in discarica le macerie, abbandonate da altri, e così ha dovuto dire addio ad altri sessanta euro. In pratica, gli contestano di aver scaricato lui le macerie utilizzate per tappare quella buca.
L'IDEA Da anni Elia Lepori e gli altri residenti in via Malipiero, una strada sterrata a fianco a una scuola, denunciano le condizioni in cui si trova la strada: d'inverno è un pantano cosparso di pozzanghere, d'estate una fabbrica di polvere sempre in produzione. La situazione, già critica, è degenerata nelle ultime settimane. All'ingresso della strada, si è formata una voragine lunga trenta centimetri che faceva strage di ammortizzatori. «Alla fine ho perso la pazienza», racconta Lepori, «anche perché evitare quella buca all'incrocio con via Turati era impossibile. Ho pensato che, tappandola in qualche modo, avrei fatto un favore a me e ad altre centinaia di automobilisti». In assenza di bitume, gli è venuta l'idea di usare macerie e pezzi di mattonelle lasciati da qualche incivile pochi metri più avanti. «In questa zona ci sono tante discariche abusive che il Comune non bonifica», aggiunge il pensionato, «così ho caricato in auto un po' di macerie e le ho utilizzate per colmare la voragine».
L'AMARA SORPRESA I vigili urbani sono arrivati qualche ora dopo e hanno iniziato a fotografare la buca “ripiena”. Quando li ha visti, il buon Elia - che è un animo semplice - ha pensato «che finalmente si stessero interessando alle condizioni della strada e che stessero pianificando un intervento di riparazione». Solo dopo si è reso conto che gli agenti erano lì per lui. «Per prima cosa mi hanno consegnato il verbale da quattrocento euro perché avevo riparato la buca con materiale non idoneo. Poi mi hanno fatto tante domande su quelle macerie, come se avessi alimentato io la discarica alle undici di mattina, sotto gli occhi di tutti. Se fossi un inquinatore, ovviamente agirei la notte, come continuamente avviene a Quartu».
BEFFATO Le proteste di Lepori non sono state ascoltate, anzi: gli agenti gli hanno intimato di portare le macerie al centro di smaltimento, pagando le spese. «Sono pensionato e invalido», sospira, «questa multa non è proprio un bel regalo di Natale. Se il Comune avesse riparato per tempo il fosso, se magari avesse asfaltato la strada, non sarei stato costretto a fare quel che competeva a loro». Eppure gli operai hanno steso il nuovo asfalto e realizzato la nuova segnaletica in via Turati, ma in via Malipiero nessuno si è visto. Solo un certo Elia.

Giorgia Daga

meno male  che non hanno infierito più di tanto .


POLIZIA MUNICIPALE. La replica
Il comandante: «Non si può riempire un fosso con i rifiuti»



QUARTU Una cosa è certa: Elia Lepori dovrà pagare quella multa da quattrocento euro per aver coperto la buca con materiale «non idoneo». Lo conferma il comandante della Polizia municipale, Marco Virdis: «Premesso che la manutenzione delle strade dovrebbe sempre essere eseguita per evitare situazioni di rischio, ciò non giustifica che un cittadino utilizzi un rifiuto per tappare una buca. Per la legge è un uso indebito di materiale che potrebbe anche risultare pericoloso per gli utenti della strada».
“COMODE” RATE I vigili, intervenuti dopo alcune segnalazioni, hanno comunque consentito a Lepori di pagare la multa in otto rate mensili da cinquanta euro ciascuna. «Per quanto la motivazione del gesto sia comprensibile sotto il profilo umano», aggiunge il comandante, «queste condotte non possono essere ammesse, in nessun caso. Il rifiuto, per poter essere riutilizzato, dev'essere sottoposto a trattamento specifico. Queste sono le nostre motivazioni: ovviamente il cittadino può presentare ricorso, indicando le sue».
L'ASSESSORE Il rattoppo delle buche compete all'assessorato comunale ai Servizi tecnologici, che proprio in questi giorni ha assegnato a una ditta un appalto per la manutenzione straordinaria delle strade quartesi, in centro e in periferia. Sono interventi-tampone, che prevedono solo la stesura del bitume sulle voragini e non la realizzazione di nuovi manti. «Manderemo la squadra anche in via Malipiero, per riparare quel fosso», assicura l'assessore Luisella Sarritzu,«non avevamo ricevuto segnalazione di questo problema. In seguito cercheremo di affrontare la questione che riguarda l'intera strada».
I LAVORI A godere di un trattamento “di favore”sono soltanto le vie interessate dai lavori per la posa della rete del gas: sono previste la fresatura del vecchio asfalto e la posa del nuovo bitume. L'intervento è già stato eseguito in alcune strade del rione Santo Stefano, tra cui le vie Turati, Nenni e Gramsci. Nello stesso quartiere c'è anche via Malipiero, dove i residenti dovranno ancora fare i conti con fango e pozzanghere. Proteste inoltre nel litorale, dove molte strade sono ancora sterrate. (g. da.)


 queste cose  bisogna  farle  di notte . Infatti nella mia via  c'è una buca  più grande   di quella  della foto   che deve  fare  attenzione  a  come scenda  dal marciapiede altrimenti  ci scendi  dentro  , e ti arriva  fino ai polpacci  . 

Il Natale d'un ladro di gamberoni, stakanovista di Buoncammino la storia di Corrado Maccio' di 48 anni che entra ed esce dall'età di 14

bandito senza tempo -The gang o nella mia ora di libertà - F. De Andrè

Ecco che Corrado Maccio'  già noto  alle cronache per  un guinness dei primati per


unione sarda novembre  2013  


Cagliari, il ladro dai numeri-record  Arrestato 21 volte in trent'anni


Cagliari, il ladro dai numeri-record Arrestato 21 volte in trent'anni Un ladro cerca di forzare la portiera di un'auto  "Ancora tu?"» Gli agenti delle volanti, rassegnati, hanno messo per l’ennesima volta le manette attorno ai
polsi di Corrado Macciò, accusato di furto su auto. Con quello di martedì, il 48 enne cagliaritano ha raggiunto la cifra record di 21 arresti negli ultimi trent’anni. Dal conto sono esclusi le denunce e il coinvolgimento in diverse indagini. L’ultima volta il pregiudicato era finito in cella ad aprile: aveva appena forzato la serratura di sette auto in sosta.




ora si confessa in un intervista rilasciata al bravo Giorgio pisano sul'unione d'oggi 22\12\2013



Il Natale d'un ladro di gamberoni, stakanovista di Buoncammino
di GIORGIO PISANO
Fare il ladro, a meno che non ti capiti di diventare onorevole, è sempre più difficile. Ne sa qualcosa Corrado Macciò, cagliaritano di 48 anni, asciugato da una vita di eroina: fra entrate e uscite in carcere ha registrato finora 62 passaggi e il conto è tutt'altro che chiuso. Riesce perfino a scherzarci: «Sono da Guinness dei primati».
Figlio d'un preside delle Magistrali, affidato poi a un patrigno che è stato assassinato («credo per rapina»), ha la licenza media e parlerebbe un buon italiano se la droga - che non prende più da un anno - non gli avesse divorato gran parte dei denti. Abita alla Caritas di viale Fra' Ignazio e racconta di non starci benissimo, il menu non l'appassiona («peggio del pasto in galera») eppoi deve vedersela con altre piccole seccature. «Rubano». Rubano, dove? «Nelle camere della Caritas. Io sto in una a quattro letti. Beh, se dimentichi dentro qualcosa di importante, quando torni non la trovi più». Dopo aver subito l'ultimo furto, ha chiesto ad un'assistente sociale «almeno un giubbottino perché fa freddo, già lo vede. Altrimenti torno a rubare, le ho detto, e quella: faccia come crede».
All'intervista assiste il difensore, avvocato Antonella Saba. Che definisce il suo assistito «la classica vittima della società». Come mai entra ed esce dal carcere come fosse un bagno? «I suoi sono piccoli reati: furti che mette a segno giusto per campare. Incassa condanne piuttosto brevi e, per questo, appena libero ricomincia. È davvero una specie di re degli arresti». L'avvocato non cerca attenuanti, vuol tracciare la storia di un uomo che
ha quattro giudizi pendenti in primo grado e qualcosina anche in Appello e in Cassazione. «Ma non è un cattivo soggetto». L'interessato conferma: «Sono un ladro ma migliore di tanti altri che rubano molto più di me. Io non faccio il politico e quindi rubo solo quello che mi serve davvero per sopravvivere». L'ultima volta che l'hanno beccato aveva in mano una busta della spesa prelevata da una macchina in sosta. «Pazienza, sarà per la prossima». Detesta il mondo e nessuno, sicuro di scontare una condanna a vita - dentro e fuori il carcere - per colpa di un destino che non si è scelto. Ladro di galline? Anche molto meno, dice con orgoglio per spiegare che non si vergogna affatto di quello che fa, di quello che lui chiama «il mio lavoro». Non insegue la pietà obbligatoria delle feste comandate, soprattutto gli sguardi di ipocrita e sofferta riprovazione. «Rubo, e allora?»
Quando è stato l'esordio in questo mondo di ladri.
«Avevo 13 anni. Ero in discoteca a Serramanna. Per tornare a Cagliari ho rubato una 500. Mi è servita per imparare a guidare».
È andato tutto bene?
«Benissimo. Quella volta non mi hanno arrestato. Posso ringraziare uno?»
Anche due.
«No, uno. Uno del mercato di San Benedetto: in quest'ultimo anno che non prendo sostanze stupefacenti mi sta aiutando».
Vuol farne il nome?
«No, non è il caso di fare nomi. Scriva solo che ha un box. Basta così. Capirà».
Il kit del ladro.
«Servono tante cose. Prima di tutto spadini, poi piccoli martelli e attrezzi che si cambiano di volta in volta».
Stanno in una valigetta, come quella dell'idraulico o bastano le tasche?
«Macché valigetta e valigetta. Se devo fare un lavoro porto con me solo quello che mi serve. L'importante è non improvvisare».
È vero che per aprire una porta blindata basta un pezzetto di radiografia?
«Dipende dalla porta blindata. Non è sempre così semplice».
Vuol dire che i sistemi di difesa e d'allarme stanno migliorando?
«Decisamente. Ma stiamo migliorando anche noi. Bisogna adeguarsi ai tempi».
Il colpo più facile.
«Nel 1977, me lo ricordo ancora. Un borsello con una milionata e mezzo di lire in contanti».
Come li ha spesi, droga?
«Quando mai, allora non m'interessava. Ho speso tutto in sigarette, nei bar, al flipper».
Il colpo più difficile.
«In un appartamento. Quando stavo lavorando è suonato il campanello: era il padrone di casa. Mi ha tradito il mio metodo».
Perché, ha un metodo?
«In quel periodo aprivo le macchine e rubavo solo le chiavi che lasciavano nel portaoggetti. Mi limitavo a questo dopo aver dato un'occhiata all'indirizzo sul libretto di circolazione. Poi mi davo da fare».
Subito?
«Quasi sempre. Grazie alle chiavi non dovevo forzare la serratura o, peggio, fare chiasso. Questo per dire che potevo tranquillamente lavorare anche di mattina».
Com'è finita quella volta col padrone in arrivo?
«Ha suonato sperando che qualcuno gli aprisse ma c'ero solo io in casa. Appena si è allontanato, me ne sono andato. Sempre con l'aria tranquilla, senza correre. Che gli avevo ripulito la casa quello l'ha scoperto quando io ero al sicuro da un pezzo».
Il colpo più sfortunato.
«Ero in un appartamento quando sono rientrati i proprietari. Avevo preparato tutto quello che dovevo portar via in un angolo del salotto ma a quel punto ho dovuto lasciar perdere. Sono scappato».
Mai restituito il bottino?
«La refurtiva, vuol dire? Sì, a un poliziotto della Digos. Era un bravo ragazzo. Me ne sembrava male. Anche se...»
Anche se?
«Anche se in Questura, quando ci capita uno come me, non l'accolgono facendo festa. C'ho bazzicato molto, in Questura. E anche dai carabinieri».
Differenze?
«Parlo per esperienza personale. I poliziotti sono, come posso dire?, più diretti, vanno subito al dunque e sono dolori. I carabinieri invece perdono la pazienza solo se li provochi».
Lei li provoca?
«No, però volevo dire che se mi fanno una certa domanda e tento di non rispondere o di girarci attorno, mi danno l'aiutino».
C'è un colpo che è l'orgoglio della sua vita?
«No, non ricordo niente del genere. Ho rubato tante di quelle volte che confondersi è un attimo. E continuo: finita questa intervista, visto che è sabato e quindi giorno buono per lavorare, mi sposto nel rione di San Benedetto, che è la mia piazza».
Ruba solo nel quartiere di San Benedetto?
«Nooo, quando mai. Ma preferibilmente sì. A San Benedetto, sarà perché ci sono cresciuto, mi sono affezionato. Sanno che se escono di casa potrei entrarci io: questa non la scriva perché è una battuta».
Cosa ruba?
«Tutto quello che capita: dalla roba da mangiare ai gioielli. L'altra settimana, quando m'ha pizzicato una pattuglia, avevo preso una bella busta della spesa piena di gamberoni. Mi sono detto: Corrado, questi te li porti alla Caritas e te li cucini. Invece m'hanno messo le manette».
Quanto impiega ad aprire una macchina?
«Dipende dal tipo e dalla marca. Io ho aperto anche Ferrari. Bellissimo anche l'ultimo modello della Maserati, la berlina a quattro posti. I tempi? Su Bmw o su Mercedes serve un po' di pazienza, non sono semplicissime. Sul gruppo Fiat invece vado liscio».
Risponda con un sì o con un no: l'ha mai pagata una parcella da avvocato?
«No».
Quindi conta su molti benefattori.
«Mia madre, quand'era viva, qualcosa ogni tanto la pagava. Io, anche se da un anno non mi drogo, non ce la faccio. Spero di vincere la causa che ho intentato contro mio fratello a proposito della casa di famiglia: è roba grossa, molti soldi. Se vinco pago i debiti».
Come si sente rispetto agli onorevoli che rubano migliaia di euro?
«Mi arrabbio. Davanti a loro, sono un dilettante. E loro ladri veri. Poi, loro in carcere ci finiscono una volta solo e per poco. Io entro ed esco da Buoncammino. Mi ricordo perfino una cella dove eravamo undici».
Li sente come concorrenti?
«No. Io vado a giornata».
A Buoncammino lei è uno di casa?
«Mi chiamano per nome».
Quanto tempo ci ha passato?
«Circa ventotto anni ma non tutti di fila, e me ne restano ancora da fare».
Le è mai capitato di finire due volte nella stessa cella?
«Eccerto. Le guardie mi dicono: Corra', vai nella tua camera».
Se la ricorda la prima volta?
«A 18 anni appena compiuti. Lei si chiederà se prima ho fatto Riformatorio visto che ho iniziato a rubare da pischello. No, Riformatorio no: non c'erano già più ai miei tempi».
Oltre che a Buoncammino, dove è stato detenuto?
«Macomer, Lanusei, Oristano, Mamone, Is Arenas, Sassari, Badu 'e Carros. Tutte, le ho girate tutte».
La peggiore?
«Lanusei e, poi, Macomer. Pessime. Erano posti dove mandavano i casinisti per punizione».
E lei è un casinista.
«Ogni tanto. E siccome sapevano che Lanusei era proprio brutta, mi trasferivano lì».
In carcere ha stretto amicizie?
«Qualcuna ma non amicizie vere e proprie».
Il presidente del Cagliari calcio ha detto che il carcere straripa di gente meravigliosa.
«Ha ragione, proprio così. Tanto è vero che Massimo Cellino ci aiuta. Manda calendari, uova di Pasqua e altri regali».
Ci faccia capire: la gente meravigliosa è dentro, e quella che sta fuori?
«Lasciamo perdere che è meglio. Facciamo che ha ragione Cellino e fermiamoci qui».
Paura?
«Dove, in carcere? E quando mai, mi conoscono tutti».
Beh, magari i compagni di cella possono organizzare qualche scherzetto...
«A me non è mai successo niente. Ogni tanto schizza di testa qualche ragazzino e allora noi a dirgli stai calmo che sennò è peggio. Bisogna spiegargliele certe cose ai giovani».
Un giudice ha detto che Buoncammino non redime. È d'accordo?
«In carcere uno entra brutto ed esce peggio. Impara a fare il delinquente, cambia carattere, prende l'esempio dagli altri».
In cella di cosa parlate?
«Mah... sesso droga e rock'n roll. E di cosa vuole che si parli in galera?»
C'è un colpo che sogna?
«Eccerto che ce l'ho però non glielo posso dire».
Perché?
«Perché metta che decida di farlo. Cosa faccio, do l'annuncio? È che non è facile, eppoi mi servono attrezzi».
Di che genere?
«Da manovale. Evabbè, glielo dico: per entrare devo buttar giù un bel pezzo di muro».
Le hanno mai proposto di fare il salto ?
«Quante volte, quante volte... Ma non mi interessa. Io rubo, e non intendo smettere, soltanto per vivere. Preferisco entrare e uscire, sono uno stakanovista di Buoncammino».
Ha mai provato a lavorare?
«Non me ne hanno mai dato, lavoro».
Ne ha cercato?
«Per un po', con mio patrigno ho provato a fare il meccanico dentista ma poi l'hanno ucciso ed è finito tutto».
Tra pochi giorni è vigilia di Natale.
«Natale è un periodo che si lavora duro. Ci sono molti soldi in giro e quindi tempo per rilassarsi non ce n'è. Per noi Natale è un bel momento, interessante».
Festeggia?
«Perché, secondo lei alla Caritas si festeggia? A pranzo arriva roba buona che ci manda qualche ristoratore generoso. Ma poi, a cena, torna la solita minestra».
Con chi ce l'ha?
«Giudici, polizia, assistenti sociali. Io rubo perché non ho altre possibilità. A chiedere l'elemosina non ci vado, se lo mettano bene in testa».

dopo l'alluvione rincomincia a vivere Si sposa dopo essere sopravvissuta al ciclone Cleopatra

 finalmente   una  buona  notizia   dal fronte  dell'Alluvione   del  18\19  novembre  2013  da  la nuova sardegna del  22\12\2013 
SANT’ANTONIO DI GALLURA.
«Quando l’ho vista nel letto d’ospedale sfigurata, martoriata ma viva dopo l’alluvione, ho pensato che ci saremmo dovuti sposare subito, che aspettare ancora, dopo tanti anni di fidanzamento, non aveva nessun senso. Non aveva senso rincorrere il lavoro, aspettare la certezza di un futuro. In quel momento desideravo solo legarmi per sempre a lei». Queste parole le ha ripetute dopo il matrimonio Tommaso Abeltino, 28 anni, guardia giurata in cassa integrazione, che il prossimo mese tornerà al lavoro. La sposa è Veronica Gelsomino, 24 anni, rimasta miracolosamente viva il 18 novembre scorso quando durante l’alluvione la sua Alfa 147 è precipitata dal ponte di Monte Pinu che si è aperto ingoiando la sua auto. I soccorritori erano certi di raccogliere i resti di una vittima: l’Alfa, dopo un volo di 300 metri, era distrutta, ma la donna che era al volante, e che l’acqua aveva trascinato via, respirava ancora.La cerimonia è stata officiata dal sindaco, Angelo Pittorru, a poco più di un mese da quel tragico giorno di cui Veronica porta ancora i segni per la frattura a un braccio. Tommaso e Veronica, sono cresciuti insieme a Priatu, piccola frazione di Tempio. Le case poco distanti, da bambini giocavano insieme, e da allora si vogliono bene. Lei aveva poco più di dodici anni quando Tommaso, più grande di quattro, le disse di amarla. Il film della loro vita è passato in un attimo nello
sguardo di lui quando quella sera del 18 novembre capì che Veronica non sarebbe tornata. «Tardava – spiega – l’ho sentita per telefono mentre rientrava dal lavoro, mancavano 10 minuti di strada per arrivare a Priatu . Ho tentato di richiamarla ancora, non rispondeva più. Ho avuto terrore di perderla. Allora ho cominciato a pregare, e come per esorcizzare la paura che morisse dicevo che ci saremmo sposati, che dovevamo portare avanti i nostri progetti».« Ricordo nitidamente il momento in cui precipitavo, il resto sono sensazioni che non so descrivere», aggiunge Veronica. A salvarla saranno due ragazzi di Aggius: Massimo e Sebastiano, e tre poliziotti del nucleo sommozzatori di Olbia, Marco Anselmi, Alfonso Lovieno e Pier Paolo Floris che coraggiosamente sono riusciti a strapparla alla furia dell’acqua. Il giorno dopo Veronica è stata sottoposta a due interventi chirurgici al naso e al braccio fratturato. Tommaso era in ospedale insieme a sua madre, ed è a lei che ha confidato il desiderio di celebrare le nozza appena possibile. Poco dopo un mese dall’alluvione hanno pronunciato il sì. «A chi ha vissuto il dramma di quei giorni – dicono ora gli sposi – vogliamo mandare un segno di speranza».« Non sono arrabbiata per quanto ho subito – aggiunge Veronica – i responsabili, quanti avranno per sempre sulla coscienza le vittime, non suscitano in me questo sentimento. Di certo, invece, in nome di tutti, aspetto che venga resa giustizia, che i colpevoli siano individuati e paghino per il dolore che hanno procurato».

Il caso stamina bufala o verità ? aspetimo il 28 dicembre la conferenza stampa dei pro stamina per il momento resta pericolosa e scadente


 

 fonte  www.rainews.it/  del 22\12\2013  



Ieri la bocciatura del ministro Lorenzin: "Il metodo non esiste". Oggi i pazienti e i loro familiari annunciano che a Roma il 28 dicembre dimostreranno "l'assenza di effetti collaterali e i miglioramenti"




Roma22 dicembre 2013"

Ci sono certificati medici, esami strumentali che mostrano l'assenza di effetti collaterali e i miglioramenti conseguiti dagli stessi pazienti a seguito delle infusioni con il trattamento Stamina''. Lo dicono i pazienti e i loro genitori, che in una nota promettono: "Ve li mostriamo a Roma il 28 dicembre, in una conferenza stampa".
La nota dei pazienti
Nella nota, si invitano le Istituzioni, ''in particolare il ministro Lorenzin, l'Iss, il Cnt, Commissioni
Sanità della Camera e del Senato, il Comitato Interparlamentare Difesa Cure Compassionevoli, nonché, tutti i giornalisti della carta stampata e delle televisioni' a partecipare al fine di poter, con scienza e coscienza, tutelare la salute dei pazienti che richiedono le dette cure".
La bocciatura di ministro e del tavolo tecnico
Proprio ieri, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha detto che "Stamina non esiste", dopo la visita all'ospedale di Chieti. Dai verbali del tavolo tecnico datato 2012, emerge poi che il metodo è "pericoloso, scadente", e che vi era "la pratica di utilizzare cellule provenienti da un paziente e infuse in un altro paziente'', nonché si ipotizzava "l'uso di Siero Fetale Bovino nei terreni di coltura''. Per la procura di Torino, Stamina era stato creato in scantinati inadatti ed era a rischio di trasmissione di virus e tumori. A giorni sarà nominato un nuovo Comitato che valuterà il metodo.

per il momento


come risparmiare e non sprecare in tempo di crisi durante le festività natalizie ultima puntata il capodanno

ed a  grande richiesta ,   cari amici  vicini e lontani , eccoci  a  una puntata  extra   della guida su come risparmiare   nelle festività  natalizie  .

Inizio la puntata d'oggi Sulle note finali dell'anno che verrà ( video e testo ) di Lucio Dalla :



E se quest'anno poi passasse in un istante, 
vedi amico mio 
come diventa importante 
che in questo istante ci sia anch'io. 
L'anno che sta arrivando tra un anno passerà 
io mi sto preparando è questa la novità

ora  secondo  alcune  statistiche  , ma    che ci crede  visto  che  non ci azzeccano  quasi mai  o esagerano  basandosi  su  dati parziali  o farlocchi  ( infatti si  sa  che  la  gente  , quandto  t'intervistano al telefono o ti  fanno fare  delle  domande   sul web  dice  l'opposto di tutto  ) .


 Per 48 mln di italiani niente vacanza A Natale e Capodanno si resta a casa


 fonte  unione sarda   , Sabato 21 dicembre 2013 09:28


Per 48 mln di italiani niente vacanza A Natale e Capodanno si resta a casa I rituali brindisi di auguri quest'anno si faranno a 
Saranno 12 milioni gli italiani che faranno una vacanza tra Natale e Capodanno, dato che, raffrontato al 2012, segna una flessione del 3%.
Ciò vuol dire che i restanti 48 milioni di italiani non si sposteranno da casa durante le festività e di essi addirittura 32 milioni non lo faranno per motivi economici. I dati arrivano da Federalberghi.
In particolare a Natale la flessione di italiani in movimento sarà dell'8% (da 6,6 milioni del 2012 a 6,07 milioni di quest'anno), con la stragrande maggioranza che rimarrà in Italia ed alloggerà per economizzare in casa di parenti o amici, mentre a Capodanno si muoveranno quasi 6 milioni di connazionali rispetto ai 5,8 milioni del 2012 (+3%), con un incremento di italiani che andranno all'estero "spinti probabilmente - secondo Federalberghi - da tariffe più vantaggiose che non risentono del clima di oppressione fiscale nel quale le nostre aziende si trovano a lavorare".

ecco alcuni consigli  


 da la nuova sardegna del  22\12\2013



dalla   guida dell'anno scorso


(...)  occhio sia a come stappate la bottiglia di spumante





da non finire come paperoga ( foto a sopra al centro  vignetta di Silvia Ziche topolino 2979 ) e agli oggetti dalla finestra gli ultimi 15\20 secondi di questo video del classico fantozzi 



o  quest'altro  



speriamo che  non ci sia il sia il solito  bollettino  dei botti  per istruzioni  ed  effetti  sugli animali  qui  nella  guida dell'anno scorso