26.5.14

Usa: Il coraggio di Barbie, atleta di bodybuilding senza le braccia


questo post  ( dedicato  a  Carla veglia )  nasce    da questa  discussione  su facebook



Una storia commuove l'America. E' quella di Barbie Thomas, 37enne di Phoenix, Arizona, atleta che ha stupito il pubblico statunitense salendo sul palco del campionati nazionali di bodybuilding svoltisi in questi giorni in South Carolina. 

 Da anni, a causa di un terribile incidente, convive con una menomazione che avrebbe distrutto la vita di chiunque: ha perso entrambe le braccia. Ma Barbie non ha ceduto .
 E, nonostante tutto, è riuscita a trovare la forza di andare avanti, imparando ad essere autosufficiente e continuando a coltivare la sua passione per il fitness. Tanto da arrivare, appunto, ai campionati Usa, dove ha ottenuto la standing ovation del pubblico. Senza braccia, la 37enne fa tutto con gambe e piedi: solleva i pesi, manda messaggi con il cellulare( foto a destra )
fa le faccende di casa, cura la sua igiene personale e, persino, guida l'automobile. "I medici mi avevano avvertito: la tua vita non sarà più la stessa dopo Dio, nvece, aveva per me un altro l'amputazione. progetto. E io non avevo nessuna intenzione di essere ridotta a un vegetale". Oggi Barbie può dire di aver vinto la sua battaglia.


le  altre  foto eccetto la  prima  e  la sesta  riportate qui le  trovate  in questa  fotogallery

25.5.14

ragazzini in come etilico . insegnare a figli a bee responsabile o no farli bere prima dei 18 ?

 come da  titolo mi chiedo   , non avendo figli o nipoti diretti  ma  avendo  molti contatti di fb ( nipoti o   figli  o  cugini  d'amici e  non  )  ragazzi  da  16  in  su  ,  è meglio  educarli  a bere responsabilmente  oppure  proibirli di  bere  ?
io  opto  per  la  prima  scelta  perchè   l'ipocrisia  del divieto  o meglio  il  proibizionismo   non porta  a niente (  anzi peggiora  le  cose  )  cosi come   gli inviti a  non bere  senza  spiegare il  perchè  o spiegarlo  genericamente  e  superficialmente  aggravano fenomeni come questi    purtroppo sempre  più frequenti




  font e unione sarda online di     Venerdì 23 maggio 2014 12:53


Blitz della Polizia in via Newton a Cagliari: in arrivo sanzioni penali e amministrative.
Alcol a disposizione di tutti, anche dei ragazzi con meno di 16 anni. Non solo: una giovanissima è stata soccorsa dal personale medico del 118 per un inizio di coma etilico. Questa la situazione "fotografata" dagli agenti della squadra amministrativa della Questura di Cagliari, che sabato notte hanno effettuato un blitz nella discoteca Cocò di via Newton a Cagliari, in collaborazione con i vigili della Polizia Municipale e con gli ispettori della Direzione territoriale del Lavoro. Per i responsabili del locale in arrivo sanzioni penali e amministrative.
I controlli sono scattati durante una serata riservata soprattutto a minorenni. I poliziotti hanno facilmente scoperto che anche i ragazzi con meno di 16 anni potevano bere senza problemi alcol. Proprio nel blitz gli agenti hanno soccorso una giovanissima, poi accompagnati in ospedale dal 118 per ulteriori accertamenti: la ragazza, anche lei con meno di 16 anni, aveva bevuto parecchio. Nel locale, come accertato dai poliziotti intervenuti, c'erano anche diversi problemi per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza: un’uscita di sicurezza era bloccata da alcune transenne metalliche mentre gli estintori portatili erano scaduti. Per i responsabili del locale Cocò, come hanno fatto sapere dalla Questura di Cagliari, sono in arrivo le sanzioni penali ("per la somministrazione di bevande alcoliche a minori di 16 anni e per la mancata osservanza delle norme sulla sicurezza dei locali") e amministrative ("per la somministrazione di alcolici ai minori di anni 18").
Il blitz al Cocò non è l'unico e non sarà l'ultimo. L'attività di prevenzione della Questura, per il contrasto del preoccupante fenomeno dell’alcolismo fra i giovanissimi, andrà avanti come chiesto anche da molte famiglie.








tempus fuggit di Romina fiore

 Evidentemente  la  mia  utente   facebookiana  , autrice del post  sotto riportato , ha  oltre  un ottimo spirito  d'osservazione per  ciò  che la  circonda  ( l'essere  attenti per essere  padroni di  sè stessi  )  . Ma  soprattutto    ha  colto il significato  di questa  canzone 



Ma  ora  basta  con i  giri  di parole  ed ecco il suo  post  


Poco fa, rientrando a casa, ho visto un ammasso di bimbetti sparsi per strada. Saranno stati almeno una ventina, alcuni con le bici, altri con lo skateboard, altri ancora col pallone e quelli senza giochi seduti sul bordo del marciapiede a chiacchierare, ridevano a crepapelle.
Avevano magliette luride e mani nere di polvere, potevo immaginare anche a distanza la loro puzza... mi è sembrato perfino di avvertirla.
Quel gruppo è stata un'immagine di rara bellezza ed ho sentito un moto di autentica felicità per loro. Ho pensato, forse superficialmente, che saranno adulti sereni perchè la strada è una grande maestra di vita. In barba a quei genitori che fanno rimbalzare i poveri figli tra lezioni di pianoforte, informatica, catechismo, inglese e che hanno la fretta di insegnare tutto ed il terrore di perdere tempo.
Dimenticando, invece, che è proprio nel tempo perso che si diventa grandi!
Quel gruppo è stata un'immagine di rara bellezza ed ho sentito un moto di autentica felicità per loro. Ho pensato, forse superficialmente, che saranno adulti sereni perchè la strada è una grande maestra di vita. In barba a quei genitori che fanno rimbalzare i poveri figli tra lezioni di pianoforte, informatica, catechismo, inglese e che hanno la fretta di insegnare tutto ed il terrore di perdere tempo.Dimenticando, invece, che è proprio nel tempo perso che si diventa grandi!

Addio a scorta e auto blindata: la svolta del capo della polizia









Spending review, l'esempio di Pansa: via la Bmw: viaggia su una Delta usata. Ora tocca agli altri dirigenti del Viminale. Il messaggio: i tagli alle forze dell'ordine devono colpire anche i vertici



di ALBERTO CUSTODERO




ROMA - Il capo della Polizia italiana, Alessandro Pansa, rinuncia alla scorta. E all'auto blu, una Bmw blindata che sfiora i centomila euro. Da una quindicina di giorni viaggia per Roma su una Delta usata, con autista e assistente. La notizianon è stata annunciata pubblicamente. Ma il nuovo stile del numero uno delle forze dell'ordine italiane (Pansa, come capo del Dipartimento sicurezza, coordina Polizia, Arma e Finanza), non è passato inosservato, al Viminale. E le sue ultime uscite pubbliche a bordo della Delta vecchia di tre anni sono state un messaggio forte e chiaro per i suoi uomini. 
Come capo della Polizia, avrebbe diritto anche a un'auto di scorta che precede, o segue, la sua. Da quando ha rinunciato alla Bmw modello "casta", e all'auto di scorta (che invece contraddistinguevano gli spostamenti dei suoi predecessori), tutti i dirigenti della Sicurezza del Viminale hanno capito il messaggio. E molti hanno seguito il suo esempio. Dal palazzo sono ben presto sparite le costose auto blu presidenziali, contestualmente sono comparse Renault, Seat, e Punto. Non più macchine vip, ma utilitarie. Anche questo fa parte della spending review della sicurezza, tagli che colpiscono i vertici, e non solo il comparto più operativo. Non tutti, va detto, hanno seguito l'esempio del dipartimento Sicurezza: molti, se non tutti, i prefetti e i direttori degli altri 4 dipartimenti del Viminale continuano a girare su auto di lusso, creando un senso di diffuso imbarazzo: il dirigente più importante - Pansa - su una Delta usata, loro su bolidi di grossa cilindrata. 
Un altro segnale dei tagli è il recentissimo bando di appalto per l'acquisto di duecento "pantere" della Polizia e "gazzelle" dei carabinieri, per il rinnovo delle vecchie Bravo, uscite di produzione. Una volta i due corpi facevano appalti separati, con le conseguenti diseconomie. Ora, per la prima volta, Pansa ha voluto un unico appalto al fine di spuntare un maggior ribasso. 
La rinuncia della scorta di Pansa è senz'altro un adeguamento allo stile di Renzi che, anche quand'era sindaco di Firenze, s'è sempre spostato in bici, a piedi o coi mezzi propri. Il premier, del resto, ha imposto cinque auto blu per ministero e disposto la vendita su e-bay di quelle in eccesso. È stato sempre il presidente del Consiglio recentemente a tagliare gli stipendi ai manager di Stato. I precedenti capi della Polizia avevano stipendi da oltre 600 mila euro l'anno. Renzi ha posto come tetto massimo - quindi anche per il capo della Polizia - stipendi sotto i 300 mila euro. Va detto, tuttavia, che Pansa ha cambiato registroben prima che il sindaco di Firenze diventasse inquilino di Palazzo Chigi. Il primo messaggio di un nuovo corso l'aveva lanciato l'estate scorsa, contro le raccomandazioni. Al momento della promozione di una sessantina di funzionari a "primo dirigente" (equivalente al grado di colonnelli), il numero uno della Sicurezza, per la prima volta nella storia del Viminale, li aveva trasferiti tutti. Senza lasciarne neppure uno "imboscato" in qualche palazzo romano.

24.5.14

i veri eroi sono la gente comune non solo quelli di guerra e imposti la maggior parte dai nazionalismi



«In fondo siamo tutti eroi se sappiamo corrispondere alle difficoltà della vita» come lo è Bernie «...a causa del suo coraggio "necessario" (necessario per stare al mondo)»
Da Roberto Escobar ne Il Sole-24 Ore

musica consigliata
Qualche  giorno fa   ho  visto  con un mio amico  il  film ( un po' datato  ,  visto  chè  è  del  lontano  1992   ma  chi se  ne frega   la bellezza e la  profondità non  dovrebbero avere   scadenza  )  Eroe  per caso .
A me  è piaciuto    ad  una di quelle persone del gruppo un po' meno  , forse perchè  lui  è  abituato   ai << miti eterni della patria o dell' eroe  >>  ( citazione  )  .
Bene   invece  i miei  eroi  sono   queste  persone qui e  tutte quelle persone che trovate nei tag  le  storie  , storie  ,  storie  d'ieri ,  c'era una volta  , ecc




                             Le nonne che costruiscono pannelli solari per i loro villaggi
 

                                         
                          Atleta soccorre rivale e perde volontariamente una gara





lo    che mi ha definito bonariamente utopista    e  comunista  , ma   ormai ci sono abituato e mi sono fatto una sonora risata.  Non vale  la pena   a  sprecare  parole  e Fncl

non c'è lavoro ? me lo creo e m'arrangio ed allo stesso tempo aiuto l'ambiente e gli altri . gli aggiustatutto e il caso del " codista " Giovanni Cafaro



In tempo di crisi  e  di calo dei consumi  alimentari  e   e  aumento di auto produzioni    sta prendendo  ( anzi riprendendo  )  quota  il fai da te    e  i riuso e  l'auto riparazione   d'oggetti e  quindi la figura    degli aggiustatutto  e  di   chi fa la  fila  al posto tuo  ,  o  quella  (poco ci manca   ) del  rimpiazzo  raccontata  nel  film  ( locandna  a sinistra  )  L'intrepido  di  Gianni Amelio con Albanese 
Infatti   Se fino a qualche tempo fa  -- come dice la  pagina  buone notizie di  msn.com  da  cui  ho preso sian uisto articolo  sia  la storia    che racconto  sotto  --  quando ancora non c'era la crisi economica, quando in casa si rimpeva qualcosa correvamo a comprare il nuovo modello, ora tutti sono più attenti a quanto si spende e cercano alternative meno dispendiose rispetto all'acquisto.
Ugo Vallauri e Janet Gunter, sono i nomi di due persone che hanno dato vita ad un progetto "furbo" e molto interessante: il "Restart Project".  Sulle orme dei "Repair Café" di Amsterdam o dei "Fixers Collective" di Brooklyn, organizzano infatti a Londra dei "Restart Party": non sono altro che dei corsi itineranti a cadenza mensile dove si insegna gratuitamente a riparare il proprio gadget elettronico o elettrodomestico rotto.
C'è chi arriva lamentandosi della lentezza del proprio portatile per poi scoprire che basta aumentarne la memoria o chi si presenta con un rasoio elettrico malfunzionante e, con l'aiuto dei volontari e di qualche tutorial pescato su Internet, riesce a farlo operare nuovamente. Con un po' di pazienza e di fortuna, alla fine si trova una soluzione all'80 percento dei problemi. E senza spendere un centesimo. "L'idea - spiega Vallauri, trapiantato a Londra da Bra - mi è venuta dopo la mia collaborazione in Africa con la organizzazione non governativa britannica Computer Aid. In Kenya ho imparato approcci meno spreconi dei nostri. Lì non ci si sbarazza facilmente di qualcosa che può essere riparato. Si aggiusta tutto. Mentre noi spesso compriamo oggetti non dettati dalla necessità, ma dalla pigrizia e dalla mancanza delle conoscenze necessarie per la manutenzione di quelli che abbiamo già. Il nostro obiettivo non è offrire delle riparazioni gratuite, ma sconfiggere l'obsolescenza programmata e recuperare la manualità in una società esasperata dal consumismo".
IL primo Restart Party si è tenuto alcuni mesi fa ed è stato subito un successo. "Sin dall'inizio abbiamo raccolto l'interesse - continua Vallauri - non solo di chi spesso è frustrato dalla macchinosa e scoraggiante burocrazia delle garanzie previste dalle aziende produttrici, ma anche di chi vuole mettere la propria manualità e il proprio saper fare al servizio degli altri". E il prossimo passo dell'organizzazione sarà proprio creare sul sito therestartproject.org una rete che metta in contatto chi cerca servizi con chi li offre: appassionati di riparazioni, sviluppatori di software, etc.
Complice la crisi economica, la cultura della riparazione sta soppiantando quella dell'usa e getta anche Oltremanica. In Olanda gli antesignani Repair Cafe sono oramai una trentina e hanno persino ricevuto una sovvenzione governativa di quasi mezzo milione di euro.
Gli australiani imparano a recuperare i loro gioielli agli incontri mensili organizzati da "The Tresaury" a Melbourne o ad aggiustare e reinventare i loro oggetti al Bower Reuse and Repair Centre di Sidney. Mentre a New York i Fixers Collective si incontrano una volta a mese.
Anche in Italia, dove ogni anno vengono prodotti un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti elettronici, non mancano iniziative simili. Come la PcOfficina che organizza incontri settimanali a Milano dove, sul modello della ciclofficina, si riparano computer tra una birra e una chiacchiera. O come l'Oratorio digitale lanciato dall'associazione Ohibò che insegna ai ragazzi sopra gli 11 anni ad allungare la vita del cellulare o del lettore mp3 che già possiedono invece di inseguire le pubblicità dell'ultimo modello. La riparazione insomma è diventata un vero e proprio movimento. Perché fa bene all'ambiente e al portafoglio.

la seconda storia invece invece è quella di Giovanni Cafaro  umo che il lavoro se l'è inventato

Non trovi lavoro? Inventane uno come Giovanni Cafaro

Disoccupato salernitano e creativo è diventato il primo codista italiano. "La tua coda allo sportello? Da oggi la faccio io". Un buon esempio per combattere la crisi


"Basta poco, una semplice intuizione e puoi inventarti un lavoro". Giovanni Cafaro è partito da questo concetto e dadisoccupato ha ideato una professione e sconfitto la crisi: oggi è il primo codista italiano e la sua storia ha ridatosperanza ed è divenatata un esempio per molti.
"Un giorno ero in fila in un ufficio postale - racconta il salernitano - e mi si è accesa una lampadina: una persona che fa la coda per gli altri, per chi non ha tempo o voglia di farla, può essere un servizio utile da offrire quotidianamente".
Tutto è iniziato quando Giovanni Cafaro è tornato a casa. Realizzati dei volantini li ha distribuiti nella città di Milanoe ha così trovato i primi clienti.'Dopo la laurea, un master alla Bocconi e undici anni di esperienza nell'area marketing e comunicazione ero rimasto senza lavoro perché l'azienda dove lavoravo si è trasferita all'estero' ha raccontato Giovanni Cafaro.'Ho iniziato a inviare centinaia di curriculum ma

Autobus gratis A Tallin contro l'inquinamento mezzi pubblici gratuiti (se non si usa l'auto)!








Buone notizie per chi vive a Tallin, in Estonia dove per combattere l'inquinamento e scoraggiare i cittadini a usare l'auto durante i giorni feriali dallo scorso 1 gennaio si viaggia senza pagare su bus e tram. A beneficiare delservizio sono gli oltre 400.000 residenti che vivono nella città dell'Estonia che è diventata la prima capitale dell'Unione Europea a inaugurare il servizio dei trasporti pubblici gratuito.

A pochi giorni dall'entrata in vigore di questa rivoluzionaria misura Edgar Savisaar, sindaco della capitale nordeuropea, ha annunciato che i mezzi pubblici che circolano nelle strade di Tallinn saranno incrementati poiché si è registrato un netto aumento degli utenti. La svolta ecologista di Tallinn è cominciata nel marzo 2013 quando è stato indetto un referendum sull'abolizione delle tariffe dei trasporti pubblici e la maggior parte dei cittadini che si è recata alle urne ha votato favorevolmente. "Con questa scelta Tallinn salvaguarderà la coesione sociale garantendo pari opportunità di muoversi ai cittadini di ogni strato sociale – si legge in un comunicato del Comune – Per molti automobilisti il trasporto pubblico gratuito sarà un forte incentivo a lasciare a casa la propria vettura. Ciò permetterà di ridurre l’inquinamento e il rumore e sul lungo periodo miglioreranno gli standard di vita di tutti i cittadini".

Per poter usufruire del servizio gratuito i residenti della capitale devono richiedere via internet o a un ufficio postale una speciale carta verde che è rilasciata al prezzo simbolico di due euro. I non residenti, invece, possono acquistare i biglietti direttamente dall'autista o richiedere la carta verde e ricaricarla di volta in volta. "Cose che in Itaia non accadranno mai" starete pensando leggendo queste righe: invece è importante sapere che, storicamente , a prima città europea a offrire bus e tram gratuiti ai propri cittadini è stata Bologna esattamente 40 anni fa!
Oggi diverse città internazionali, tra cui Portland, Seattle e Sydney permettono ai propri residenti di viaggiare gratis sui mezzi pubblici.

A NEW YORK, DISCUTENDO DI GRAMSCI E PIGLIARU PASSANDO PER LOU REED: IL PROFESSOR PAOLO CARTA RACCONTA L’AMERICA

da  http://tottusinpari.blog.tiscali.it/


Paolo Carta
di Barbara Faedda
Paolo Carta  nato a Sassari nel 1968, è professore ordinario di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Trento. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia del pensiero politico nel Rinascimento e nell’età contemporanea. Ha curato la pubblicazione di due volumi di Antonio Pigliaru e il riordino delle sue carte. Visiting professor all’Ecole Normale Supérieure, Fellow dell’Italian Academy Columbia University, ha insegnato e tenuto lectures a Parigi, Lione, New York e Oxford.

Professor Carta, ci può raccontare il suo primo impatto con l’America e soprattutto con New York? È stato amore a prima vista e naturalmente New York è la città che più mi ha incantato e dalla quale, di fatto, non sono mai andato via. Ho sperimentato personalmente il significato dell’espressione ‘New York State of mind’. E in omaggio a New York, dunque, diamoci del ‘tu’. Come aveva scritto Tocqueville, New York è una città nella quale le persone, anche quelle più autorevoli, sono ‘approachable’. Ho respirato questa disponibilità e libertà quando, dopo alcuni brevi soggiorni, ho avuto modo di vivere a New York per un più lungo periodo di tempo, nel 2011, grazie a una fellowship dell’Italian Academy a Columbia University. Da allora ritorno regolarmente per proseguire le mie ricerche nelle sue ricchissime biblioteche e per godere dell’energia straordinaria che la città sprigiona. C’è poi un altro aspetto dal quale sono stato travolto e che ha poi finito per incidere anche sul mio lavoro: la curiosità insaziabile. A NYC se qualcosa è interessante, non importa di che si tratti, musica, scienza o arte, non la si può perdere. Si impara subito a profittare di questa ricchezza. Ciò funziona anche in ambito accademico: chi si occupa di pensiero politico, come me, sbaglierebbe a concentrarsi unicamente, in una realtà come NYC, sui propri specifici ambiti di ricerca. Molte idee interessanti emergono non solo nei bellissimi seminari di political theory, ma anche durante una lecture di musicologia, neuroscienze, arte contemporanea o architettura. Questo è ciò che più mi affascina della città e della sua vita accademica e culturale. Ogni volta che arrivo, tento di non perdere quel che posso e che anche solo istintivamente mi incuriosisce. Mi pare sia un atteggiamento tipicamente newyorkese. Quanto alla disponibilità e alla semplicità delle persone, ricordo di aver assistito al Miller theatre della Columbia a una splendida conferenza di Laurie Anderson, seduto accanto a un sorridente Lou Reed. In una settimana ho incontrato e conosciuto due miei miti: il compianto Rubin ‘Hurricane’ Carter e Lewis Nash. Non si tratta di casi eccezionali, è semplicemente New York, una città in cui è facile incappare in Patti Smith da Strand, mentre sei alla ricerca di un libro di aforismi curato da W.H. Auden.
Quali sono state le differenze tra l’immaginario creato intorno alla Grande Mela e la realtà che hai vissuto durante la tua permanenza in questa città? L’immaginario è legato ad alcuni cliché che non corrispondono al vero, soprattutto da una decina d’anni a questa parte. Ciò che colpisce per chi la vive è innanzitutto la serenità e la civiltà. Vivere a New York, anche con la propria famiglia e con i bambini, è molto semplice. La cordialità delle persone, la disponibilità all’ascolto, il desiderio di scambiare opinioni e punti di vista, è qualcosa che si può respirare quotidianamente, semplicemente uscendo per strada e mostrandosi disponibili al dialogo. Almeno questa è la mia esperienza. Un bagno di civiltà spontanea e contagiosa.
Che collegamento vedi – se esiste – tra le due isole: la Sardegna e Manhattan? Difficile fare un paragone. Sono però due isole, due mondi a sé, caratterizzati da un effervescente pluralismo culturale, che rappresenta l’autentica ricchezza di entrambe. Manhattan reinventa continuamente se stessa, la sua cultura, è perennemente impegnata nella costruzione di una propria tradizione. È carica di presente e futuro, nonostante una storia ormai imponente. Per costruire questa tradizione non si priva di alcuna esperienza. La Sardegna, che è invece una terra sovraccarica di storia e di tradizione, è rimasta per un lungo periodo immobile e ha finito per subire un’idea di sviluppo economico e sociale che contrastava con i suoi tempi e con la sua stessa natura, con la sua naturale vocazione. Ora, dopo un periodo di crisi, drammatico, assomiglia molto a quelle zone degli Stati Uniti che sanno rialzarsi, rimettersi in piedi. L’isola attualmente è un fermento di idee, cultura, iniziative, di intelligenze e talenti, coltivati con passione e rigore, che non fanno più fatica a mostrarsi al mondo. Ho idea che tra non molto farà quel balzo in avanti che le sue potenzialità meritano.
Da accademico, puoi spiegarci l’entità dell’apporto intellettuale sardo alla cultura internazionale/globale? Non saprei dire quale possa essere l’apporto intellettuale sardo alla cultura. Non credo ci sia una specificità in tal senso: a differenza di quanto accadeva ancora 20 anni fa, oggi non si hanno difficoltà a studiare, che so, Dickens, in Sardegna così come in qualunque parte del mondo. Dunque l’intellettuale, lo studioso nato e cresciuto in Sardegna dialoga con il mondo. Tuttavia qualcosa di più si può dire. Al di là della sua storia, particolarmente ricca, soprattutto per quel che riguarda l’antichità, penso che sia stato straordinario l’apporto che la riflessione sulla realtà sarda ha dato alla storia del pensiero politico e giuridico internazionale. Gramsci, ad esempio, matura la sua riflessione politica tenendo costantemente presente la realtà sociale dell’isola. E l’interesse intorno ai concetti elaborati da Gramsci, subalternità ed egemonia, con cui oggi si interpreta la politica e il diritto nella sua dimensione internazionale e globale, può beneficiare da una approfondita conoscenza della Sardegna, della sua storia, delle sue tradizioni e delle sue lingue. In tal senso si era mosso Antonio Pigliaru, in ambito antropologico e giuridico. Il suo fondamentale e controverso studio sulla Vendetta barbaricina non ha ancora oggi smesso di generare nuove riflessioni sugli aspetti più controversi dell’idea di giustizia. C’è molto interesse per la Sardegna nel mondo, forse più di quanto si percepisca nell’isola. Si tratta di creare ponti tra l’isola e il mondo, un po’ come è avvenuto a Manhattan, dove questi ponti sono anche visibili.
Paolo Carta  nato a Sassari nel 1968, è professore ordinario di Storia delle dottrine politiche nell’Università di Trento. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia del pensiero politico nel Rinascimento e nell’età contemporanea. Ha curato la pubblicazione di due volumi di Antonio Pigliaru e il riordino delle sue carte. Visiting professor all’Ecole Normale Supérieure, Fellow dell’Italian Academy Columbia University, ha insegnato e tenuto lectures a Parigi, Lione, New York e Oxford.
Professor Carta, ci può raccontare il suo primo impatto con l’America e soprattutto con New York? È stato amore a prima vista e naturalmente New York è la città che più mi ha incantato e dalla quale, di fatto, non sono mai andato via. Ho sperimentato personalmente il significato dell’espressione ‘New York State of mind’. E in omaggio a New York, dunque, diamoci del ‘tu’. Come aveva scritto Tocqueville, New York è una città nella quale le persone, anche quelle più autorevoli, sono ‘approachable’. Ho respirato questa disponibilità e libertà quando, dopo alcuni brevi soggiorni, ho avuto modo di vivere a New York per un più lungo periodo di tempo, nel 2011, grazie a una fellowship dell’Italian Academy a Columbia University. Da allora ritorno regolarmente per proseguire le mie ricerche nelle sue ricchissime biblioteche e per godere dell’energia straordinaria che la città sprigiona. C’è poi un altro aspetto dal quale sono stato travolto e che ha poi finito per incidere anche sul mio lavoro: la curiosità insaziabile. A NYC se qualcosa è interessante, non importa di che si tratti, musica, scienza o arte, non la si può perdere. Si impara subito a profittare di questa ricchezza. Ciò funziona anche in ambito accademico: chi si occupa di pensiero politico, come me, sbaglierebbe a concentrarsi unicamente, in una realtà come NYC, sui propri specifici ambiti di ricerca. Molte idee interessanti emergono non solo nei bellissimi seminari di political theory, ma anche durante una lecture di musicologia, neuroscienze, arte contemporanea o architettura. Questo è ciò che più mi affascina della città e della sua vita accademica e culturale. Ogni volta che arrivo, tento di non perdere quel che posso e che anche solo istintivamente mi incuriosisce. Mi pare sia un atteggiamento tipicamente newyorkese. Quanto alla disponibilità e alla semplicità delle persone, ricordo di aver assistito al Miller theatre della Columbia a una splendida conferenza di Laurie Anderson, seduto accanto a un sorridente Lou Reed. In una settimana ho incontrato e conosciuto due miei miti: il compianto Rubin ‘Hurricane’ Carter e Lewis Nash. Non si tratta di casi eccezionali, è semplicemente New York, una città in cui è facile incappare in Patti Smith da Strand, mentre sei alla ricerca di un libro di aforismi curato da W.H. Auden.
Quali sono state le differenze tra l’immaginario creato intorno alla Grande Mela e la realtà che hai vissuto durante la tua permanenza in questa città? L’immaginario è legato ad alcuni cliché che non corrispondono al vero, soprattutto da una decina d’anni a questa parte. Ciò che colpisce per chi la vive è innanzitutto la serenità e la civiltà. Vivere a New York, anche con la propria famiglia e con i bambini, è molto semplice. La cordialità delle persone, la disponibilità all’ascolto, il desiderio di scambiare opinioni e punti di vista, è qualcosa che si può respirare quotidianamente, semplicemente uscendo per strada e mostrandosi disponibili al dialogo. Almeno questa è la mia esperienza. Un bagno di civiltà spontanea e contagiosa.
Che collegamento vedi – se esiste – tra le due isole: la Sardegna e Manhattan? Difficile fare un paragone. Sono però due isole, due mondi a sé, caratterizzati da un effervescente pluralismo culturale, che rappresenta l’autentica ricchezza di entrambe. Manhattan reinventa continuamente se stessa, la sua cultura, è perennemente impegnata nella costruzione di una propria tradizione. È carica di presente e futuro, nonostante una storia ormai imponente. Per costruire questa tradizione non si priva di alcuna esperienza. La Sardegna, che è invece una terra sovraccarica di storia e di tradizione, è rimasta per un lungo periodo immobile e ha finito per subire un’idea di sviluppo economico e sociale che contrastava con i suoi tempi e con la sua stessa natura, con la sua naturale vocazione. Ora, dopo un periodo di crisi, drammatico, assomiglia molto a quelle zone degli Stati Uniti che sanno rialzarsi, rimettersi in piedi. L’isola attualmente è un fermento di idee, cultura, iniziative, di intelligenze e talenti, coltivati con passione e rigore, che non fanno più fatica a mostrarsi al mondo. Ho idea che tra non molto farà quel balzo in avanti che le sue potenzialità meritano.
Da accademico, puoi spiegarci l’entità dell’apporto intellettuale sardo alla cultura internazionale/globale? Non saprei dire quale possa essere l’apporto intellettuale sardo alla cultura. Non credo ci sia una specificità in tal senso: a differenza di quanto accadeva ancora 20 anni fa, oggi non si hanno difficoltà a studiare, che so, Dickens, in Sardegna così come in qualunque parte del mondo. Dunque l’intellettuale, lo studioso nato e cresciuto in Sardegna dialoga con il mondo. Tuttavia qualcosa di più si può dire. Al di là della sua storia, particolarmente ricca, soprattutto per quel che riguarda l’antichità, penso che sia stato straordinario l’apporto che la riflessione sulla realtà sarda ha dato alla storia del pensiero politico e giuridico internazionale. Gramsci, ad esempio, matura la sua riflessione politica tenendo costantemente presente la realtà sociale dell’isola. E l’interesse intorno ai concetti elaborati da Gramsci, subalternità ed egemonia, con cui oggi si interpreta la politica e il diritto nella sua dimensione internazionale e globale, può beneficiare da una approfondita conoscenza della Sardegna, della sua storia, delle sue tradizioni e delle sue lingue. In tal senso si era mosso Antonio Pigliaru, in ambito antropologico e giuridico. Il suo fondamentale e controverso studio sulla Vendetta barbaricina non ha ancora oggi smesso di generare nuove riflessioni sugli aspetti più controversi dell’idea di giustizia. C’è molto interesse per la Sardegna nel mondo, forse più di quanto si percepisca nell’isola. Si tratta di creare ponti tra l’isola e il mondo, un po’ come è avvenuto a Manhattan, dove questi ponti sono anche visibili.


23.5.14

Cornetto Algida e lo spot con la coppia lesbica VIDEO



musica  in sottofondo
Wild Child -Pillow Talk 

N.b
Ho modificato la  foto originale  che trovate  a fine post    perchè  il paese  è piccolo  e la  gente  non capisce   le  provocazioni  , figuriamoci  se  io (  quello a  destra  )  che  ******   che   siamo  entrambi  Etero  ed lui  è addirittura   sposato  con figli fossimo realmente   omosex  


Anche  nella puritana  Inghilterra  del niente sesso siano in inglesi  avvengono  queste   bellissime   iniziative ij ambito  pubblicitario   .
A quando   nel  clerico   ipocrita  Italia  ?
Fncl  a  chi  dice   che  l'amore  omosessuale  è   solo  volgare

da   http://lezpop.it/

Cupidity Love Stories è la campagna pubblicitaria del Cornetto Algida per quest’estate, ovvero dei corti che Logico#1 con le musiche di Cesare Cremonini, nei paesi anglosassoni, invece, è stato pubblicato 40 Loves, un bellissimo corto ambientato nel mondo del tennis.
raccontano romantiche storie d’amore. In Italia, qualche tempo fa era uscita
Con la voce fuori campo e un cameo di Lily Allen, una colonna sonora indie davvero azzeccata, e due protagoniste adorabili (la bella tennista e la povera giudice di linea che si becca una pallonata sul viso) 40 Loves è un piccolo gioiellino. Enjoy!

concludo  questo   post  con  una mia  provocazione  fotografica  . Intitolata  autoscatto contro l'omofobia ovviamente  modificata  per  i motivi  spiegati all'inizio del post








«Sono l'ultima abitante del paese dove sono nata. Vivo all'antica, coi gatti, senza gas né elettrodomestici. Ma non mi sento sola»

Vive senza gas, elettrodomestici e soprattutto in  solitudine . È la storia di  Anna , ultima abitante del borgho di Mossale Superiore, in p...