Il numero sul pettorale sarà lo stesso: 261. Eppure di anni ne sono passati 50 da quando Kathrine Swizter lo indossò per diventare la prima donna a partecipare alla Maratona di Boston, nel 1967. La maratona era aperta solo agli atleti di sesso maschile fino al 1972. Nel 1967 l'atleta di sesso femminile Kathrine Switzer ha corso la maratona di Boston grazie a uno stratagemma e gli organizzatori cercarono di strattonarla fuori dalla pista.
Infatti Le gare di fondo erano vietate alle atlete - considerate troppo fragili - e Kathrine usò un nome falso per registrarsi alla gara. Un giudice che l'aveva notata tra la folla cercò di strattonarla e impedirle di proseguire foto sotto ) ma il fidanzato la difese, lasciando che completasse la corsa in
4 ore e 20 minuti. e impedirle di proseguire ma il fidanzato la difese, lasciando che completasse la corsa in 4 ore e 20 minuti. La scena, immortalata dai fotografi, fece il giro del mondo e cambiò la storia dello sport: le donne furono ammesse all'evento nel 1972. Kathrine Swizter, oggi 70enne, ha corso di nuovo quella che è considerata la Maratona più antica e patriottica - si tiene nel Patriot's Day - del mondo.non pago dell'articolo di repubblica riportato sopra scarno e ridotto solo ad una galleria fotografica sono andato a fare delle ricerche online ed ecco l'articolo più completo di https://www.tpi.it di martedì 18 aprile 2017
LA DONNA SIMBOLO DELLA MARATONA DI BOSTON HA CORSO DI NUOVO DOPO 50 ANNI
Nel 1967 Kathrine Switzer partecipò alla maratona della città statunitense quando era ancora illegale per le donne. Quest'anno è tornata a farlo all'età di 70 anni
Kathrine Switzer durante la maratona di Boston del 1967.
Il 19 aprile 1967, cinquant’anni fa, si svolse una delle maratone più significative della storia: in quell’occasione, quando ancora alle donne non era permesso partecipare alla manifestazione, la ventenne Kathrine Switzer partecipò all’annuale maratona di Boston e arrivò fino alla fine dei 42 chilometri.
Non era la prima donna in assoluto a partecipare a una maratona, ma la sua impresa fece epoca perché fu la prima a farlo con un numero ufficiale di gara, e soprattutto perché la sua corsa fu immortalata da una foto che è diventata un simbolo della lotta delle donne nel corso del Novecento.
La maratona femminile all’epoca non era uno sport olimpico – lo sarebbe diventato solo nel 1984. Erano rarissime le donne che fino a quel momento avevano partecipato a maratone generiche, sempre facendolo non ufficialmente, e quindi senza la pettorina con il numero ufficiale di gara.
Switzer si era intestardita all’idea di partecipare alla maratona, che avrebbe corso insieme al suo ragazzo Thomas Miller, e grazie a una svista riuscì a registrarsi ufficialmente, quando invece di comunicare il nome esteso “Kathrine” si registrò come “K.V.”, lo pseudonimo che usava per firmare i suoi articoli sul giornale universitario.
Così il 19 aprile 1967 Switzer si confuse tra la folla e corse tra le centinaia di uomini presenti quel giorno, con il numero 261 ufficialmente intestato a suo nome.
Quando i fotografi la notarono, e si sparse la voce che una donna stava correndo con un numero ufficiale, il codirettore della maratona Jock Semple la raggiunse all'improvviso e cercò di bloccarla con violenza per impedirle di proseguire la gara.
Il tentativo di Semple, che con forza cerca di ostacolare la donna e staccarle il numero dal petto, fu immortalato dai fotografi presenti, e quell’immagine è rimasta nel tempo come un’allegoria degli sforzi fatti dalle donne per conquistare con fatica la parità di diritti.
Come dimostrano altre foto, il tentativo del direttore di gara fu immediatamente interrotto dal ragazzo di Switzer, un giocatore di football e lanciatore di martello professionista, che spintonò l’ufficiale, permettendo alla donna di terminare la gara senza problemi.
Questo non bastò a evitare che Kathrine venisse successivamente squalificata, ma la foto divenne un caso nazionale. Nel 1972, cinque anni dopo, alle donne fu finalmente concesso di partecipare ufficialmente alla maratona di Boston.Lunedì 17 aprile, cinquant’anni dopo la sua impresa, la settantenne Switzer è tornata alla maratona di Boston, correndo per la nona volta i 42 chilometri che la resero celebre. Ecco una foto scattata appena prima della partenza:
In quest’occasione, gli organizzatori della maratona hanno deciso di omaggiarla, e in qualche modo di fare ammenda, scegliendo di ritirare definitivamente la pettorina numero 261, in onore del numero che Switzer indossava nel 1967. “Sono stata molto orgogliosa di essere una donna”, ha ricordato Switzer. “Avevo i capelli lunghi, portavo il rossetto e l’eyeliner sulla linea di partenza. Tutti gli uomini intorno a me sapevano che ero una donna”.“Mi voltai e vidi la faccia più feroce che abbia mai visto”, ha raccontato la donna. “Un omone enorme mi afferrò per la spalla prima che potessi reagire e mi trattenne, urlando: ‘Sparisci dalla mia corsa e dammi quel numero!’. Sapevo che se mi fossi ritirata nessuno avrebbe creduto che le donne potessero correre distanze del genere e meritassero di far parte della maratona di Boston. Avrebbero pensato che ero un pagliaccio, e che le donne stessero cercando di irrompere in eventi in cui non avevano alcuna possibilità di arrivare in fondo”.Ora, in un post su Facebook dopo la corsa, Switzer ha scritto: “Ho finito, come 50 anni fa. Siamo qui per cambiare la vita delle donne. Provate a immaginare cosa succederà tra 50 anni!”.
Hey Friends, Thanks for all the support along the way! I finished, like I did 50 years ago. We are here to change... http://fb.me/x0PWVQdn
Questo un video di Sports Illustrated con foto e video delle due maratone della donna nel 1967 e 2017: