18.3.07

Senza titolo 1703





La Terra è ricolma di paradiso

 di Rachel Corrie
2003 *

Questo è un momento perfetto
è un momento perfetto per molte ragioni
ma soprattutto perché tu ed io
ci stiamo svegliando
dalla nostra complicità sonnambula, tonta, ciucciadito
con i maestri dell'illusione e della distruzione.
Grazie a loro, da cui fluiscono queste benedizioni dolorose,
ci stiamo svegliando.
Le loro guerre e torture,
i loro diavoli e confini,
estinzioni di specie
e malattie nuove di zecca,
il loro spiare e mentire
in nome del padre,
sterilizzando semi
e brevettando l'acqua,
rubando i nostri sogni e
cambiando i nostri nomi,
i loro brillanti spot pubblicitari,
le loro continue prove generali
per la fine del mondo.
Grazie a loro da cui fluiscono queste benedizioni dolorose,
ci stiamo svegliando.
Grazie a loro, da cui trasudano questi spaventosi insegnamenti,
ci stiamo svegliando.
Le loro dolorose benedizioni
stanno squarciando
quell'allucinazione di massa
amara e raggrinzita
erroneamente chiamata realtà.
Cominciano ad arrivare a valanga
notizie sull'autentica casa dell'anima,
infiltrandosi nei nostri sogni ad occhi aperti
sempre più lucidi.
L'eternità selvaggia matura e succosa
ci inonda.
I nostri alleati
dall'altra parte del velo
ci raggiungono a sciame.
Ci stiamo svegliando.
E come il cielo e la terra si incontrano,
come il sogno e la veglia si mescolano,
come il paradiso e gli inferi si intersecano,
notiamo il fatto esilarante e scioccante
che tocca a noi decidere
tocca a noi decidere, a me e a te -
come costruire un mondo nuovo di zecca.
Non in qualche lontano futuro o luogo distante,
ma proprio qui ed ora.
Siamo sull'orlo di un precipizio,
danziamo proprio sul bordo,
e non possiamo permettere a questi folli che governano un mondo morente
di portare avanti i loro sortilegi.
Dobbiamo insorgere e combattere la loro logica malata;
sfidare, resistere e fermare la loro tragica magia;
scatenare la nostra ira sacrosanta e fargliela sentire.
Ma aver la meglio sui morti viventi non è sufficiente.
Protestare contro i mostri in doppiopetto non è sufficiente.
Non possiamo permetterci di essere consumati dall'ira-
non possiamo essere ossessionati e posseduti da lamenti.
I nostri dolci corpi animali
hanno bisogno di felicità turbolente.
La nostra stupefacente immaginazione
ha bisogno di nutrirsi con compiti
che stimolino il nostro diletto.
Abbiamo bisogno di verità allo stato selvaggio,
una bellezza insurrezionale
che ecciti la nostra curiosità,
una bontà oltraggiosa
che ci porti a compiere
atti eroici di appassionata compassione,
un amore ingegnoso
che ci trasformi senza tregua,
una libertà astuta
che non sia mai permanente
ma da afferrare e reinventare ogni giorno,
e di un giustizia-totalmente-seria-ma-sempre-ridente
che progetti e sogni
come diminuire la sofferenza
e accrescere la gioia
di ogni essere senziente.
Così sono radicalmente curiosa, compagni miei creatori;
sul serio in delirio:
visto che tocca a noi
costruire un Mondo Nuovo di zecca,
da dove cominciamo?
Quali verità allo stato selvaggio
pensiamo di piantare al cuore
della nostra creazione?
Quali storie saranno i nostri pro-memoria?
Quali domande ci alimenteranno?
Eccotene una:
nel Mondo Nuovo
saprai con tutto te stesso
che la vita è pazzamente innamorata di te-
la vita è selvaggiamente e innocentemente innamorata di te.
Nel Nuovo Mondo
saprai al di là di ogni dubbio
che migliaia di alleati nascosti
stanno dandosi da fare per farti diventare
quella bellissima curiosa creatura
cui sei destinato per nascita.
Ma poi arriva la domanda fatale:
l'amore con cui la vita eternamente ti inonda
non è stato corrisposto al suo meglio,
ma c'è ancora modo per mostrarsi più espansivi.
Se la vita è selvaggiamente e innocentemente innamorata di te,
sei pronto ad incominciare ad amare la vita così come essa ti ama?
Nel Mondo Nuovo, lo farai.
Nel Mondo Nuovo,
rigetterai la paranoia con tutta l'intelligenza del tuo cuore.
E abbraccerai la Pronoia, che è l'opposto della paranoia.
Pronoia è il vago sospetto
che tutto il mondo vivente
sta cospirando per inondarti di felicità turbolente.
Pronoia è la percezione emergente
che la vita è una cospirazione
per liberarti dall'ignoranza,
e riempirti d'amore,
e farti spirito risplendente.
Compagni miei creatori,
voglio che sappiate
che sono allergica ai dogmi.
Non ho fiducia in alcuna idea
che richieda fede assoluta.
Ci sono molte poche cose
di cui sono del tutto certa.
Ma sono assolutamente sicura
che la Pronoia descrive il mondo così com'è.
La Pronoia è più umida dell'acqua,
più vera dei fatti,
e più forte della morte.
Odora del fumo di cedro nella pioggia primaverile,
e se ora chiudi gli occhi,
ne percepirai il tremulo scintillare
nel tuo caldo corpo animale
come un'aurora boreale.
La roba dolce che appaga le tue voglie
non è chissà dove in qualche altro spazio e tempo.
E' proprio qui ed ora.
La Terra è ricolma di paradiso.




In Memoriam
~ Rachel Corrie ~
1979 - 2003
  16\3\2003-16\3\207








*


Un mese dopo, verso la metà di aprile, una versione ufficiale dell'esercito israeliano scagionerà completamente il proprio operatore, individuando la responsabilità dell'accaduto nel comportamento "illegale, irresponsabile e pericoloso" dei dimostranti. ecco l sotto  le  versioni dgli israeliani 





a  voi  ogni commento  in merito


Senza titolo 1702

La  canzone  d'apertura del post  d'oggi  è Frontiera  ( Paola  turci   dall'album Stato Di Calma Apparente 2004 )

Occhi di falco ingabbiato
Fratello amico perduto
Guardava sempre lontano)
Diceva “un giorno io sarò qualcuno”.
E noi dal punto del mondo
Che gli altri chiamano frontiera
L’abbiamo visto sparire
Come fa un’ombra contro il buio
della sera.
Se hai mai avuto quindici anni sai
Cos’è quel sogno detto America
(Tu) L’hai marcato al tuo viso
nello sguardo deciso.
E volava
Come un pensiero di strada
Come la nostra amarezza
Per ogni dura certezza
Lasciando questa frontiera scura
La nostra America vera
È solo lama di luna
Luna che taglia la strada.
Poi mi scrisse “ragazzo
ti avevo detto le luci
le donne, macchine enormi
notti veloci che sembrano giorni”.
E io pensavo che un giorno
Sarei passato come un Dio
Al paradiso del mondo
L’America ancora aspettava il suo
Dio.
E a diciott’anni è tornato lui
Ammanettato dalla libertà
C’è sul polso ferito
Sangue amaro di un mito.
E volava
Come un pensiero di strada
Come la nostra amarezza
Per ogni dura certezza
Lasciando questa frontiera scura
La nostra America vera
È solo lama di luna
Vita che spezza la schiena
Occhi di falco ingabbiato
Fratello ti hanno fermato
A metà tra un sogno e un passaporto
più falso di un sogno
E volava…

Riccolegamdomi con quanto dice   di  questo ultimo san remo ( qui  potete trovare  il  post  in questione da cui nato  il post  d'oggi  )  il nostro nuovo  cdv www.cantautorando.splinder.com/ riporto  in merito un articolo \ intervento di paola  turci su il nord sardegna del  18\3\2007
<<
Una canzone  se fa  sognare  si che  è una novità Nei giorni scorsi sul   giornale ho letto una cosetta davvero curiosa: un critico musicale dichiara fama si lamentava che all'ultimo festival di sanremo non vi fossero canzoni spensierate. Troppi temi sociali nei testi delle canzoni .
 Qualcun altro invece diceva che la verà  novità, premiata quindi dal pubblico oltre che dalla critica, sono stati i temi sociali.
La canzone che affronta temi sociali è una novità?   Mi permetto di dare un mio modestissimo parere.
Sì, se scritta così bene al punto da farti emozionare, sì, è una novitàquando è capace di arrivare anche a te, alla tua storia personale, ai tuoi sentimenti,quando la realtà è descritta attraverso la poesia,il sogno,si, diventa una splendida novità. E se la musica entra nelle parole come il contenuto nella sua forma, quando insegue presuntuosi fantasmi o non vi è un accanimento non    commercial-discografico, allora è la perfezione. Obiettivo  difficile da raggiungere, ma sempre a dir poco magico da inseguire per un artista. Ma non guardiamo in alto, non troppo in alto: la perfezione è nella semplicità del dire e del pensare, è la scintilla che nasce dalla convinzione,inseguire per un artista.
Ma  non guardiamo in alto, non   troppo in alto: la perfezione è   nella semplicità del dire e del  pensare, è la scintilla che na sce dalla convinzione, che nasce dall’animo nobile, puro.Quello che non fa tanti ragionamenti calcoli e compromessi .  E che si esprime liberamente    magarti in piena autonomia   senza troppe dettature .
>>

17.3.07

Senza titolo 1701

A causa  delle continue  falle  ( peggio di quelle  di windos xp )  di splinder   ho deciso   di farne un  altro blog  d'emergenza   .
Pote  commentare  qui  oppure  li scegliete voi , tanto   trovate in entrambi   gli stessi post  .
   Quindi  eccovi l'url compagnidistrada.blogspot.com/ nel caso con splinder ci fossero problemi  o se qualcuno  mi  distrugesse il sito   visti i problemi  gravissimi   di splinder  -- dove  chiunque  può entrare   nel blog  e nei messaggi altrui  o dove basta  avere  qualcuno   nemico magari   all'interno dela redazione   come il caso di Loredana Morandi  (  c'è una  causa in corso  con splinder  ) e  il tuo blog  finisce  cancelato o modificato --  ancora non riparati    ( nonostante  la mia lettera  al  garante della privacy  e  il post 
, °cancellato° dalla redazione  su soluzioni .splinder  perchè invitavo gli utenti    a scrivergli   )   qui maggiori dettagli   (  leggete  anche i commenti )   e  gli altri post   che trovate sul blog  di     www.soluzioni.splinder.com  alla tag "account"
 Se  il problema  non  dovesse essere risolto   o vi  avessero col,pito direttamente  pottete  la cosa  al garante  dela privacy   ecovi i dati  :
 


  • Indirizzo  Piazza di Monte Citorio n. 121 00186 ROMA E-mail: garante@garanteprivacy.it fax: (+39) 06.69677.785 Centralino telefonico: (+39) 06.69677.1



  • Ufficio relazioni con il pubblico Per informazionilunedì - venerdi ore 10-13email urp@garanteprivacy.it







Senza titolo 1700









va bene la nostalgia ( chi non ne ha mai sofferto ) ol la difficoltà a lasciarsi dietro le vecchie abitudini soprattutto per una cosa come la nostra cvecchia moneta , ma quando ciò esagerato è esagerato . Guardate questo video preso sulla rete di www.ilficcanaso.tv a voi ogni commento

16.3.07

Gli addii

Ci sono addii che  strappano i capelli, che rotolano giù dalle scarpate, che annegano nell'inedia.


***********************



Ci sono addii che avvelenano gli specchi, che svelano gl'inganni, che battono i passi sul selciato.


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Ci sono addii che sorridono al nuovo sole, che assaporano il vento della notte, che svegliano i silenzi del giorno.


***********************




Ci sono addii che vengono fraintesi, che accolgono le intemperie, che si lasciano lasciare...perché non serve parlare.


***********************



R.S   28 ottobre 2006



************




L'ADDIO


 


 



Breve addio,


senza tragica afflizione,


l’incontro hai spezzato


e, scevra di profezie,


rimane al suolo


l’ombra di uno spettro.


Il succo della mente


si spande


dove è il sito che ti culla


e i segni


appaiono


dei tuoi passi stanchi,


che mormorano


ancora


il nome mio.


 


1 Rosalba 2 Sgroia


 2001


---



da il "LUNARIO DI POESIA 2004"


Editrice Ianua


Certezza







La Civiltà dell'Amore


prevarrà nell'affanno delle




 implacabili lotte sociali,

e darà al mondo


la sognata trasfigurazione


dell'umanità finalmente cristiana




(Paolo VI, 25 dicembre 1975)



Senza titolo 1699




L'unico commento che mi   sento di fare    su  questo ennesimo intervento  della chiesa   sule politiche  italiana   è  lasciato   a questa  vignetta  e   a questa frase  : << Assentire o dissentire è prerogativa di chi vive in un sistema democratico. In un regime autoritario, dissentire può essere considerato un crimine. Il che ci rende la vita parecchio difficile, a volte pericolosa, senz’altro mai monotona >> ( Aung San Suu Kyi, nobel  per la pace dnel 1991  da Lettere dalla Birmania (Sperling & Kupfer). Capisco che la chiesa  s'opponga  perchè va' contro i suoi valori  e sia libera  di dirlo e di affermarlo  anche  apertamente , ma  non  d'intervenire    con tali  pressioni  nelle faccende  di  uno stato  .  A voi ogni ulteriore  commento pro o a favore




 


Monsignor Negri: «Niente comunione ai politici pro Dico»


«Chi celebra l'Eucaristia non può poi tollerare e consentire leggi che sono evidentemente eversive dell'antropologia personale e familiare che dall'Eucaristia scaturisce». Dai microfoni di Radio Vaticana, il vescovo di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri, spiega e chiarisce il richiamo del Papa alla «coerenza eucaristica» contenuto nella «Sacramentum caritatis» in cui Ratzinger ha invitato i politici cattolici a non votare le leggi «contro natura» come i Dico. «il culto gradito a Dio non è mai atto meramente privato, esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede» intima Benedetto XVI ai politici italiani.
Ma cosa significa in termini concreti? Niente comunione per i politici cattolici che sostengono i Dico. «Non c'è da gridare allo scandalo se da questa centralità dell'Eucaristia vengono tirate conseguenze di carattere sociale sulla vita della famiglia, sulla sua responsabilità, sui suoi diritti educativi – spiega infatti monsignor Negri - l'Eucaristia è il fondamento dell'ecclesiologia, ma è anche il fondamento di un'antropologia, di un'esperienza umana che non è vissuta fuori dal tempo ma nella storia, nelle circostanze economiche, politiche, sociali, ambientali». «Ecco allora – spiega Negri - c'è un legame fra l'Eucaristia e la società, c'è un legame fra l'Eucaristia e coloro che nella società si assumono la responsabilità molto impegnativa di portare questa antropologia adeguata, come avrebbe detto Giovanni Paolo II, dentro la vita sociale».
Intanto la discussione sui Dico continua. Sul versante parlamentare il senatore dei Ds Cesare Salvi, presidente della Commissione giustizia di Palazzo Madama, ha ribadito che « i Dico non sono su un binario morto»: «Stiamo lavorando in Commissione giustizia - ha spiegato Salvi -, faremo una seduta a settimana, appena la discussione generale sarà conclusa avremo un comitato ristretto dal quale cercare di trovare un testo unificato che possa avere una condivisione larga in Parlamento».
Però i “teodem” affilano le armi. Sempre più certo che il 12 maggio gli “anti-dico” scenderanno in piazza per celebrare il “family day”(giovedì sera a Crotone la "prova generale" con 3mila persone in piazza) con la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche . Famiglia Cristiana che «manifestazioni pacifiche e rispettose, per affermare pubblicamente le proprie convinzioni,qualunque esse siano, costituiscono il sale della democrazia».
Non tutti i cattolici però sembrano aderire in toto a questa visione. Il cardinale Carlo Maria Martini, ex arcivescovo di Milano, sottolinea la necessità della Chiesa di «confrontarsi con i non credenti»: «Bisogna farsi comprendere ascoltando anzitutto la gente, le loro necessità, problemi, sofferenze, lasciando che rimbalzino nel cuore e poi risuonino in ciò che diciamo, così che le nostre parole non cadano come dall' alto, da una teoria, ma siamo prese da quello che la gente sente e vive, la verità dell'esperienza, e portino la luce del Vangelo». Posizioni che Martini ribadisce in una intervista a Repubblica: «La Chiesa non dia ordini, serve il dialogo laici-cattolici».
Inoltre organizzazioni come le Acli hanno tenuto a ribadire l'autonomia dell'associazionismo proprio sul “famiily Day”. «La nostra adesione dipende dal documento finale» ha detto il presidente delle Associazioni cristiane lavoratori ialiani, Andrea Olivero, riferendosi al fatto che .un “comitato di saggi” del mondo cattolico è stato incaricato di stendere un “manifesto” a sostegno della famiglia che costituirà la piattaforma della manifestazione.
Intanto cento esponenti cattolici torinesi hanno scritto una lettera aperta al cardinale Poletto in cui c’è una aperta critica al comportamento della Cei che - a giudizio dei firmatari - sta assumendo un ruolo improprio: «L’intervento nel dettaglio sulle decisioni politiche, col dare ai laici prescrizioni che non attengono alla missione episcopale» finisce per «ostacolare il necessario pluralismo». Così facendo l’episcopato assume «posizioni opinabili di una parte dei credenti contro gli altri, dividendo la chiesa e pretendendo di imporre uniformi scelte politiche». Una presa di posizione forte che arriva in una realtà come quella di Torino dove i rapporti tra il vescovo e i cattolici laici non sono facili. Due giorni fa infatti Poletto ha cancellato un incontro in programma con esponenti della Margherita e il giornale della Curia ha attaccato la proposta della giunta Bresso sulle unioni di fatto.
Polemiche e distinguo però anche nei Ds e in Rifondazione. Un gruppo di 19 militanti omosessuali della Quercia (in primis il deputato Franco Grillini) ha scritto una lettera aperta a Piero Fassino, Francesco Rutelli e Romano Prodi nella quale lamentano «continui attacchi alla dignità degli omosessuali italiani», lanciano «un accorato appello per il rispetto degli omosessuali» e chiedono «garanzie al costituendo Partito democratico, a partire dallo statuto». Ricordando le ultime dichiarazioni di Paola Binetti e Rosy Bindi sugli omosessuali, i firmatari spiegano: «Un partito non può che essere una comunità di donne e uomini liberi che si rispettano e che scelgono di costruire percorsi condivisi e battaglie comuni. In questo momento noi purtroppo non ci sentiamo affatto rispettati, tutelati da queste aggressioni continue che ci arrivano dall'interno, ora persino dal nostro governo. In un partito con chi ci discrimina e ci nega anche solo il rispetto e la dignità non potremmo mai entrare». ».
Caso anomalo invece quello di Massimo Colombo, dirigente di Rifondazione che si è dimesso dal partito in Liguria perché (dice il Giornale) sui Dico «il Papa ha dato una linea chiara, che intendo seguire. Purtroppo contrasta con le scelte del partito. Ma io credo nei valori della famiglia, ciò che dicono Chiesa e Vangeli per me deve essere uno stile di vita ».

 
meglio preferisco  la posizione del  cardinal Martini  che   afferma  :




<< Bisogna parlare di cose che la gente capisce e ascoltare le sue sofferenze La Chiesa non dia ordini serve il dialogo laici-cattolici >>


ecco il testo tratto da repubblica  online 



Eminenza, a cosa si riferiva quando parlava della necessità di usare un linguaggio che la gente possa intendere non come un comando ma come una verità quotidiana?
"Credo che la chiesa debba farsi comprendere, innanzitutto ascoltando la gente, le sue sofferenze, le sue necessità, i problemi, lasciando che le parole rimbalzino nel cuore, lasciando che queste sofferenze della gente risuonino nelle nostre parole. In questo modo le nostre parole non sembreranno cadute dall'alto, o da una teoria, ma saranno prese per quel quello che la gente vive. E porteranno la luce del Vangelo, che non porta parole strane, incomprensibili, ma parla in modo che tutti possono intendere. Anche chi non pratica la religione, o chi ha un'altra religione".Lei ha sempre auspicato la nascita di una pubblica opinione nella chiesa, con la possibilità di discutere, anche di non essere d'accordo.
"Venendo a vivere qui a Gerusalemme io mi sono posto come se fossi in pensione, fuori dai doveri pubblici. Mi sono posto l'impegno di osservare rigorosamente il precetto del vangelo di Matteo, quello che dice non giudicare e non sarai giudicato. Quindi io non giudico, perché con quella misura sarei giudicato. Ma il mio auspicio va in quella direzione".
Molti pensano che la Chiesa sia in difficoltà di fronte ai cambiamenti imposti dalla modernità.
"La modernità non è una cosa astratta. In verità ci siamo dentro, ciascuno di noi è moderno se vive autenticamente ciò che vive. Non è questione di tempi. Il problema è essere realmente presenti alle situazioni in cui si vive, essere in ascolto, lasciare risuonare le parole degli altri dentro di sé e valutarle alla luce del Vangelo".
Lei ha parlato recentemente della necessità di promuovere la famiglia, un compito che ha definito "più urgente" rispetto alla difesa della famiglia. Con quali azioni si può raggiungere lo scopo?
"Promuovere la famiglia significa sottolineare che si tratta di un'istituzione che ha una forza intrinseca, che non è data dall'esterno, o da chissà dove. La famiglia ha una sua forza e bisogna che questa forza sia messa in rilievo, che quindi appaia la bellezza, la nobiltà, l'utilità, la ricchezza, la pienezza di soddisfazioni di una vera vita di famiglia. Bisognerà che la gente la desideri, la gusti, la ami e faccia sacrifici per essa".
Invece, in questa fase del dibattito politico, della famiglia attuale vengono più facilmente lamentati i modi in cui essa si discosta rispetto al modello ideale.
"Durante l'omelia ho parlato delle comunità che troppo spesso rimangono prigioniere della lamentosità. Il Signore vuole che noi guardiamo alla vita con gratitudine, riconoscenza, fiducia, vedendo le vie che si aprono davanti a noi. Quando andavo nelle parrocchie a Milano, trovavo sempre chi si lamentava delle mancanze, del fatto che non ci sono giovani. E io dicevo di cui ringraziare Dio per i beni che ci ha concesso, non per quelli che mancano. Dicevo che la fede, in una situazione così secolarizzata, è già un miracolo. Bisogna partire dalle cose belle che abbiamo e ampliarle. L'elenco delle cose che mancano è senza fine. E i piani pastorali che partono dall'elenco delle lacune sono destinati a dare frustrazioni e non speranze".



Senza titolo 1698

 Le  frasi del precedente post, a causa dei soliti problemi tecnici e  conflittualità  con   Ubuntu (  il  sistema  operativo da me  usato ) e la piattaforma  di splinder   le parole  in azzurro o sottolineate  per  chi usa mozzilla  fire   fox  sono  dei collegamenti ipertestuali  ovvero  dei link   

scoperto l'autori di tutti i reati terroristici dell'universo mondo

Il terrorismo globale non c’è più: il cervello ha confessato

Maurizio Blondet

16/03/2007


Il «super-terrorista» Khalid Sheikh Mohammed


«Sono responsabile dell’operazione dell’11 Settembre dalla A alla Zeta»: finalmente il cervello di Al Qaeda ha confessato.
Spontaneamente.
A Guantanamo.
In udienza a porte chiuse.
Davanti a giudici militari senza nome.
Senza difesa legale.
E attraverso un «rappresentante personale», qualunque cosa ciò voglia dire.
Khalid Sheikh Mohammed è dunque il numero uno di Al Qaeda?
O il «braccio destro» di bin Laden? O uno dei tantissimi «bracci destri»? Certo è che finalmente la complicata matassa è stata sciolta.
Il terrorista braccio destro o numero uno, un pakistano arrestato nel 2003, torturato (per sua denuncia poi ritrattata), è l’intero terrorismo islamico che gli Stati Uniti stavano cercando.
Non è solo uno, è tutto.
L'intero terrorismo mondiale in una sola persona.
Si è dichiarato colpevole dell’11 settembre.
Ma anche di aver organizzato il precedente attacco alle Twin Towers, quello del 1993.
E’ reo confesso dell’attentato alla discoteca di Bali.
Di aver cercato di far esplodere in volo due aerei tramite terroristi suicidi con scarpe esplosive.
Ha provato a far saltare l’Empire State Building, la Sears Tower di Chicago, la Library Tower in California, e Wall Streeet.
Ha ammesso di aver ammazzato il giornalista Daniel Pearl.
Di essere stato il comandante operativo militare, ma anche il responsabile - media (sic) di Al Zarkawi.
E’ stato il direttore della «Casa dei martiri» nella provincia di Kandahar, dove ha addestrato tutti i 19 dirottatori dell’11 settembre.
E’ il responsabile della pianificazione e del finanziamento di operazioni (mai avvenute) per bloccare lo stretto di Ormuz, il porto di Singapore e lo stretto di Gibilterra facendovi saltare e affondare petroliere o navi d’altro tipo.
E non si dimentichi che ha pianificato lo stesso attentato per il canale di Panama.
Ha architettato anche la distruzione dei ponti sospesi di New York, e i piani per uccidere vari presidenti USA, fra cui Carter.
Nel frattempo, ha pianificato anche la distruzione, a Londra, del Big Ben, dell’aeroporto di Heathrow, del quartiere Canary Warf.
Ha programmato di colpire la città israeliana di Eilat con aerei decollati dall’Arabia Saudita.




Nei ritagli di tempo, ha progettato attentati alle ambasciate americane in Giappone, Australia  e Indonesia.
Senza tralasciare, en passant, di uccidere due soldati americani in Kuweit.
Ha diretto lui tutte le operazioni relative alla produzione di armi chimiche e batterioligche, compreso l’antrace comprovatamente uscito dal laboratorio USA di Fort Detrick.
E’ stato lui a mettere a segno l’attentato dell’Hotel di Mombasa.
E’ stato lui, ancora e sempre lui, a dirigere il lancio di un missile russo SA-7 contro un aereo El-Al in decollo da Mombasa.
Ha guidato la sorveglianza attorno a varie centrali aromiche americane, che intendeva far saltare.
Ha finanziato attentati anti-americani, anti-inglesi ed anti-ebraici in Turchia.
E’ lui il supervisore di operazioni intese a colpire le centrali NATO in Europa.
Si è dichiarato responsabile del tentativo di distruggere una «impresa petrolifera di proprietà dell’ebreo ex segretario di Stato Henry Kissinger nell’isola di Sumatra».
Si è confessato non autore unico, ma co-operatore, di un tentativo di ammazzare Giovanni Paolo II durante il viaggio alle Filippine, e Musharraf .
Non c’è notizia più bella.
Tutti i dubbi, gli interrogativi e le contraddizioni  riguardanti gli attentati «islamici» e le ambiguità di personaggi forse inventati come Al-Zarkawi sono risolti: è stato lui, Sheik Mohammed.
E lo ha fatto spontaneamente.
Quindi, non c’è dubbio.
L’intera questione del terrorismo islamico è stata risolta: essendo in galera a Guantanamo  questo cervello unico di tutte le malefatte e i delitti avvenuti e non avvenuti nel mondo, non esiste più alcun terrorismo islamico.
Faceva tutto lui, Mohammed, questo stakanovista del terrore.
Non è più necessario cercare bin Laden, che a questo punto si riduce a livello di numero 6 o 7: abbiamo nelle mani il vero numero uno, Mohammed il pakistano.
Dunque, a che pro restare ad occupare l’Iraq e l’Afghanistan?
La guerra globale contro il terrorismo è vinta.
Bush può dire, finalmente, «Mission accomplished».
E’ finita, si torna a casa.




E’ strano che questo personaggio fosse in galera dal 2003, e tuttavia Al Qaeda - della cui esistenza giura l’indubitabile Magdi Allam, e il cui organigramma ci è stato tanto spesso riferito minutamente da Guido Olimpio su indicazioni del Mossad - potesse in qualche modo operare.
Come faceva, senza Mohammed il pakistano, a cavare un ragno dal buco?
Da dove venivano i video di Al-Zarkawi, visto che l’uomo che ne curava non solo l’organizzazione bellica, ma anche l’immagine mediatica, era detenuto?
E da dove vengono i video Made in USA degli altri bracci destri e numeri-due che ci vengono ammanniti via Al Jazerra?
Strano anche il fatto che Mohammed non si sia dichiarato colpevole degli attentati di Londra e di Madrid.
Era in galera, ma che vuol dire?
Un uomo di tali capacità, con il dono dell’ubiquità e della bilocazione, può benissimo aver addestrato i terroristi di Londra e Madrid per via telepatica.
E la sua partecipazione all’assassinio di Hariri e al programma nucleare iraniano, perché ne tace?
Forse gli  specialisti di «interrogatori» a Guantanamo, nell’entusiasmo, hanno dimenticato di fargli domande precise.
Di stringergli i pollici nelle tenaglie.
Hanno pasticciato con troppa fretta nel «waterboarding», il soffocamento con acqua.
E così restiamo a corto di informazioni della massima importanza: Mohamed ha allestito Auschwitz? E’ un negazionista? Ha portato lui al potere Ahmadinejad, il nuovo Hitler?
Ha finanziato Hamas? Ha ammazzato lui Calipari? E’ lui la vera causa dell’effetto serra?
Dello scongelamento dell’Artide? Dello tsunami? Non sapremo mai la verità completa, senza un altro giro di tenaglie.



Ma anche così va bene: il cervello del terrorismo totale ha confessato, sicchè il terrorismo è finito e senza cervello.
Nemmeno il KGB nei suoi tempi migliori riusciva ad ottenere confessioni così complete e spontanee.
La civiltà occidentale ha vinto, ha trionfato la democrazia di mercato giudaico-cristiana.
Ecco finalmente una verità a cui Pezzana può credere ciecamente: questa sì è informazione corretta. Sono curioso di sapere cosa scriverà Magdi Allam.
E cosa Guido Olimpi o Massimo Introvigne: anche il loro lavoro è finito.
Dovranno cercarsene un altro.

Maurizio Blondet

(leggere, per credere, la spontanea confessione del delinquente al sito del Pentagono


http://www.defenselink.mil/news/transcript_ISN10024.pdf.)
 
 
dal sito http://www.effedieffe.com/index.php

il telefono a scuola no ma con giudizio



Fra le tante   boiate  che  dice il ministro (  ex  Dc  )  Fioroni  in questi  giorni  ha detto una cosa  giusta  . Infatti  ha tirato in ballo i reality show (  i programmi più  volgari e degradati che esistano in tv  insieme ad alcuni
Talk show di rai e mediaset  o mediasetrai ) ha chiesto aiuto a Rai e Mediaset ed  ha colpevolizzato ( non lo biasimo e  gli do  ragione non ha  tutti i torti insomma )  quella cultura volgare \trash-spazzatura ovvero quella  omologante e degradata che porta all'emulazione  i nostri giovani ragazzi\e sopratutto quele  dela generazione degli anni '80\90 ormai privi,SIC,di ogni spirito critico ( salvo pochissimi  che  vengono per questo derisi o considerati matti perchè non si omologano  e  mantengono  uno spirito critico perchè non si omologano  e  mantengono  uno spirito critico  e quindi ed isolati  dal branco  ) e di valori  morali,culturali  ed  etici   che non siamo  esclusivamente  quelli imposti dela  globalizzazione  neoliberista   come  :  la  raccomandazione in ogni campo ( lavoro  , studio , carriera , ecc ) ,dell'endonismo a  tutti i costi  dell'omologazione  forzata  e  e del consimismo più sfrenato  e  alla ricerca di un protagonismo a qualunque costo". Come quando ripresero in classe il perizoma della prof in cui tutti infilavano le mani, o l'insegnante sfottuto dagli alunni, che lanciavano oggetti sulla cattedra mentre lui faceva lezione. Come quando alcuni studenti,solo per citare il caso più noto,ridacchianti maltrattarono, picchiarono e filmarono in aula un compagno autistico e il video fini  su Youtube   nella categoria    video  divertenti ( io di divertente  non ci vedo gran che ) finì subito tra i più cliccati.
Però    se  non si coinvolgono le  famiglie  è una  battaglia persa .  infatti    sulla stampa onliner  di oggi  16\3\2007    c'è  una intervista  al preside  di Bari Ugo  Castorina  che dice  delle cose importanti 






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Preside Castorina, l'intervento del ministro sull’uso dei cellulari sembra deciso. Per vietarne l'ingresso a scuola bisognerà aspettare una legge, ma nel frattempo potrete sequestrarli fino alla fine delle lezioni. Non è un significativo passo avanti?
«Sicuramente. Il ministro Fioroni l'ho incontrato a “Porta a Porta”: se si priva il ragazzo del telefono – gli ho detto - non mi sembra che sia un reato. I telefoni costituiscono una distrazione continua. Nella mia scuola abbiamo già provato a impedirne l'utilizzo. Alcuni ragazzi ci hanno risposto: “Se mi togli il telefono, lo diPreside Castorina, l'intervento del ministro sull’uso dei cellulari sembra deciso. Per vietarne l'ingresso a scuola bisognerà aspettare una legge, ma nel frattempo potrete sequestrarli fino alla fine delle lezioni. Non è un significativo passo avanti?
«Sicuramente. Il ministro Fioroni l'ho incontrato a “Porta a Porta”: se si priva il ragazzo del telefono – gli ho detto - non mi sembra che sia un reato. I telefoni costituiscono una distrazione continua. Nella mia scuola abbiamqui  o già provato a impedirne l'utilizzo. Alcuni ragazzi ci hanno risposto: “Se mi togli il telefono, lo dico a mio padre, e ti faccio aspettare all’uscita”. Oppure: “Ti faccio scrivere una lettera dall'avvocato”. Il problema è sempre lo stesso: coinvolgere le famiglie».
Ci ha provato?
«A febbraio ho inviato una lettera ai genitori, spiegando che sarebbe stato meglio lasciare a casa i cellulari. Li pregavamo di munirli di una scheda telefonica. Per le emergenze abbiamo i telefoni della scuola. Speravo fosse l'occasione per un confronto».
E invece che cosaPreside Castorina, l'intervento del ministro sull’uso dei cellulari sembra deciso. Per vietarne l'ingresso a scuola bisognerà aspettare una legge, ma nel frattempo potrete sequestrarli fino alla fine delle lezioni. Non è un significativo passo avanti?
«Sicuramente. Il ministro Fioroni l'ho incontrato a “Porta a Porta”: se si priva il ragazzo del telefono – gli ho detto - non mi sembra che sia un reato. I telefoni costituiscono una distrazione continua. Nella mia scuola abbiamo già provato a impedirne l'utilizzo. Alcuni ragazzi ci hanno risposto: “Se mi togli il telefono, lo dico a mio padre, e ti faccio aspettare all’uscita”. Oppure: “Ti faccio scrivere una lettera dall'avvocato”. Il problema è sempre lo stesso: coinvolgere le famiglie».
Ci ha provato?
«A febbraio ho inviato una lettera ai genitori, spiegando che sarebbe stato meglio lasciare a casa i cellulari. Li pregavamo di munirli di una scheda telefonica. Per le emergenze abbiamo i telefoni della scuola. Speravo fosse l'occasione per un confronto».
E invece che cosa è successo?
«Si sono sentiti vittime di un sopruso: hanno organizzato una manifestazione, all'uscita della scuola, bloccandomi all'interno. Non hanno compreso che si trattava di un intervento educativo. Il nervo scoperto è tutto lì: nel rapporto tra la scuola e la famiglia».
Il ministro prevede la sottoscrizione, all'inizio dell'anno, di un «Patto sociale di corresponsabilità»: le famiglie risponderanno direttamente dell'operato dei figli. Sono previste anche sanzioni pecuniarie. Qual è il suo giudizio?
«Bene. Ma il patto funziona se alle spalle dell'alunno c'è una famiglia presente. E quando non c'è? E' necessaria una sinergia con altre istituzioni. Magari con gli assistenti sociali. Se non fosse che il territorio è vasto e l'organico è scarso. Così ci sono bambini che restano abbandonati per strada. La nostra scuola già applica un patto, sottoscritto all'inizio dell'anno, con il quale la famiglia si impegna a osservare il nostro regolamento d'istituto. Ma se la famiglia è assente, il patto chi lo rispetta? E' per questo che sono stato aggredito».
Si spieghi meglio.
«Ho convocato i genitori di una ragazza che non frequentava la scuola. Avrei dovuto denunziare l'inadempienza alla magistratura, ma prima, ovviamente, ho provato a convincere la sua famiglia. La ragazza è madre. Per questo non frequenta l'istituto. Ma noi abbiamo la scuola serale, forniamo le baby sitter e quindi poteva frequentarla. Il nostro tentativo, però, non è stato gradito. E' stato visto come un'interferenza. Secondo i familiari, il preside doveva farsi i fatti suoi. Esistono contesti dove l'aggressività dei genitori è superiore a quella dei figli. Forse hanno bisogni materiali irrisolti».
Per fronteggiare il problema del bullismo sono state inasprite le sanzioni: la sospensione, infatti, potrà superare i 15 giorni. Si arriva anche all'esclusione dallo scrutinio e dalla maturità. Poi ci sono misure più pedagogiche: pulitura delle aule oppure piccole manutenzioni. E’ d'accordo?
«Assolutamente sì. La scuola ha il compito di promuovere, non di bocciare, ma promuovere significa far crescere. Quindi bisogna dare agli alunni tutto ciò che serve a crescere. Sanzioni incluse».
è Preside Castorina, l'intervento del ministro sull’uso dei cellulari sembra deciso. Per vietarne l'ingresso a scuola bisognerà aspettare una legge, ma nel frattempo potrete sequestrarli fino alla fine delle lezioni. Non è un significativo passo avanti?
«Sicuramente. Il ministro Fioroni l'ho incontrato a “Porta a Porta”: se si priva il ragazzo del telefono – gli ho detto - non mi sembra che sia un reato. I telefoni costituiscono una distrazione continua. Nella mia scuola abbiamo già provato a impedirne l'utilizzo. Alcuni ragazzi ci hanno risposto: “Se mi togli il telefono, lo dico a mio padre, e ti faccio aspettare all’uscita”. Oppure: “Ti faccio scrivere una lettera dall'avvocato”. Il problema è sempre lo stesso: coinvolgere le famiglie».
Ci ha provato?
«A febbraio ho inviato una lettera ai genitori, spiegando che sarebbe stato meglio lasciare a casa i cellulari. Li pregavamo di munirli di una scheda telefonica. Per le emergenze abbiamo i telefoni della scuola. Speravo fosse l'occasione per un confronto».
E invece che cosa è successo?
«Si sono sentiti vittime di un sopruso: hanno organizzato una manifestazione, all'uscita della scuola, bloccandomi all'interno. Non hanno compreso che si trattava di un intervento educativo. Il nervo scoperto è tutto lì: nel rapporto tra la scuola e la famiglia».
Il ministro prevede la sottoscrizione, all'inizio dell'anno, di un «Patto sociale di corresponsabilità»: le famiglie risponderanno direttamente dell'operato dei figli. Sono previste anche sanzioni pecuniarie. Qual è il suo giudizio?
«Bene. Ma il patto funziona se alle spalle dell'alunno c'è una famiglia presente. E quando non c'è? E' necessaria una sinergia con altre istituzioni. Magari con gli assistenti sociali. Se non fosse che il territorio è vasto e l'organico è scarso. Così ci sono bambini che restano abbandonati per strada. La nostra scuola già applica un patto, sottoscritto all'inizio dell'anno, con il quale la famiglia si impegna a osservare il nostro regolamento d'istituto. Ma se la famiglia è assente, il patto chi lo rispetta? E' per questo che sono stato aggredito».
Si spieghi meglio.
«Ho convocato i genitori di una ragazza che non frequentava la scuola. Avrei dovuto denunziare l'inadempienza alla magistratura, ma prima, ovviamente, ho provato a convincere la sua famiglia. La ragazza è madre. Per questo non frequenta l'istituto. Ma noi abbiamo la scuola serale, forniamo le baby sitter e quindi poteva frequentarla. Il nostro tentativo, però, non è stato gradito. E' stato visto come un'interferenza. Secondo i familiari, il preside doveva farsi i fatti suoi. Esistono contesti dove l'aggressività dei genitori è superiore a quella dei figli. Forse hanno bisogni materiali irrisolti».
Per fronteggiare il problema del bullismo sono state inasprite le sanzioni: la sospensione, infatti, potrà superare i 15 giorni. Si arriva anche all'esclusione dallo scrutinio e dalla maturità. Poi ci sono misure più pedagogiche: pulitura delle aule oppure piccole manutenzioni. E’ d'accordo?
«Assolutamente sì. La scuola ha il compito di promuovere, non di bocciare, ma promuovere significa far crescere. Quindi bisogna dare agli alunni tutto ciò che serve a crescere. Sanzioni incluse».
successo?
«Si sono sentiti vittime di un sopruso: hanno organizzato una manifestazione, all'uscita della scuola, bloccandomi all'interno. Non hanno compreso che si trattava di un intervento educativo. Il nervo scoperto è tutto lì: nel rapporto tra la scuola e la famiglia».
Il ministro prevede la sottoscrizione, all'inizio dell'anno, di un «Patto sociale di corresponsabilità»: le famiglie risponderanno direttamente dell'operato dei figli. Sono previste anche sanzioni pecuniarie. Qual è il suo giudizio?
«Bene. Ma il patto funziona se alle spalle dell'alunno c'è una famiglia presente. E quando non c'è? E' necessaria una sinergia con altre istituzioni. Magari con gli assistenti sociali. Se non fosse che il territorio è vasto e l'organico è scarso. Così ci sono bambini che restano abbandonati per strada. La nostra scuola già applica un patto, sottoscritto all'inizio dell'anno, con il quale la famiglia si impegna a osservare il nostro regolamento d'istituto. Ma se la famiglia è assente, il patto chi lo rispetta? E' per questo che sono stato aggredito».
Si spieghi meglio.
«Ho convocato i genitori di una ragazza che non frequentava la scuola. Avrei dovuto denunziare l'inadempienza alla magistratura, ma prima, ovviamente, ho provato a convincere la sua famiglia. La ragazza è madre. Per questo non frequenta l'istituto. Ma noi abbiamo la scuola serale, forniamo le baby sitter e quindi poteva frequentarla. Il nostro tentativo, però, non è stato gradito. E' stato visto come un'interferenza. Secondo i familiari, il preside doveva farsi i fatti suoi. Esistono contesti dove l'aggressività dei genitori è superiore a quella dei figli. Forse hanno bisogni materiali irrisolti».
Per fronteggiare il problema del bullismo sono state inasprite le sanzioni: la sospensione, infatti, potrà superare i 15 giorni. Si arriva anche all'esclusione dallo scrutinio e dalla maturità. Poi ci sono misure più pedagogiche: pulitura delle aule oppure piccole manutenzioni. E’ d'accordo?
«Assolutamente sì. La scuola ha il compito di promuovere, non di bocciare, ma promuovere significa far crescere. Quindi bisogna dare agli alunni tutto ciò che serve a crescere. Sanzioni incluse».
co a mio padre, e ti faccio aspettare all’uscita”. Oppure: “Ti faccio scrivere una lettera dall'avvocato”. Il problema è sempre lo stesso: coinvolgere le famiglie».
Ci ha provato?
«A febbraio ho inviato una lettera ai genitori, spiegando che sarebbe stato meglio lasciare a casa i cellulari. Li pregavamo di munirli di una scheda telefonica. Per le emergenze abbiamo i telefoni della scuola. Speravo fosse l'occasione per un confronto».
E invece che cosa è successo?
«Si sono sentiti vittime di un sopruso: hanno organizzato una manifestazione, all'uscita della scuola, bloccandomi all'interno. Non hanno compreso che si trattava di un intervento educativo. Il nervo scoperto è tutto lì: nel rapporto tra la scuola e la famiglia».
Il ministro prevede la sottoscrizione, all'inizio dell'anno, di un «Patto sociale di corresponsabilità»: le famiglie risponderanno direttamente dell'operato dei figli. Sono previste anche sanzioni pecuniarie. Qual è il suo giudizio?
«Bene. Ma il patto funziona se alle spalle dell'alunno c'è una famiglia presente. E quando non c'è? E' necessaria una sinergia con altre istituzioni. Magari con gli assistenti sociali. Se non fosse che il territorio è vasto e l'organico è scarso. Così ci sono bambini che restano abbandonati per strada. La nostra scuola già applica un patto, sottoscritto all'inizio dell'anno, con il quale la famiglia si impegna a osservare il nostro regolamento d'istituto. Ma se la famiglia è assente, il patto chi lo rispetta? E' per questo che sono stato aggredito».
Si spieghi meglio.
«Ho convocato i genitori di una ragazza che non frequentava la scuola. Avrei dovuto denunziare l'inadempienza alla magistratura, ma prima, ovviamente, ho provato a convincere la sua famiglia. La ragazza è madre. Per questo non frequenta l'istituto. Ma noi abbiamo la scuola serale, forniamo le baby sitter e quindi poteva frequentarla. Il nostro tentativo, però, non è stato gradito. E' stato visto come un'interferenza. Secondo i familiari, il preside doveva farsi i fatti suoi. Esistono contesti dove l'aggressività dei genitori è superiore a quella dei figli. Forse hanno bisogni materiali irrisolti».
Per fronteggiare il problema del bullismo sono state inasprite le sanzioni: la sospensione, infatti, potrà superare i 15 giorni. Si arriva anche all'esclusione dallo scrutinio e dalla maturità. Poi ci sono misure più pedagogiche: pulitura delle aule oppure piccole manutenzioni. E’ d'accordo?
«Assolutamente sì. La scuola ha il compito di promuovere, non di bocciare, ma promuovere significa far crescere. Quindi bisogna dare agli alunni tutto ciò che serve a crescere. Sanzioni incluse».

Inoltrer invece di sospenderli e bocciarli   che secondo dalla mia esperienza  scolastica  e  familiare ( mio padre  e  mia madre  ex professori  )   non serve  a  niente   visto che molti  video  ( ed  emulazioni varie  )   sono  atti vandalismo  ale strutture scolastiche   li   condannerei  come  ha fatto   un preside  di un liceo di Nuoro   ecco l'articolo del  Giornale  la  nuova sardegna del  15\3\2007  :
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Nuoro. Il preside di un istituto adotta un metodo ritenuto più efficace delle sospensioni Per punizione tinteggiano e puliscono l’aula  
«Insegniamo ai giovani la disciplina rendendoli partecipi della vita della scuola»Il mattino a lezione e da martedì prossimo rientri fuori programma

 NUORO. Al mattino con lo zaino e con i libri, al pomeriggio con i pennelli e i rulli per imbiancare, i guanti da lavoro e la spatola per raschiare le gomme da masticare attaccate sotto i banchi o dietro le sedie, abiti adatti alle pulizie perchè, va da sè, bisognerà pur ripulire dopo aver tinteggiato. Tremonti aveva inventato la contestata “finanza creativa”? C’è una scuola superiore a Nuoro dove preside e docenti hanno fatto di più. Hanno inventato le “punizioni creative”. Hanno deciso che le sanzioni disciplinari, le sospensioni ritenute spauracchio dei bad boys, non servano a nulla.

 Molto meglio convertirle in lavori socialmente utili come tinteggiare le pareti dell’aula o mettere a posto gli attrezzi che si usano in palestra. Partiamo dall’inizio. «Abbiamo avuto un problema disciplinare in una classe. Non legato al profitto, comunque non in tutti i casi. Avevamo due strade: applicare il regolamento in modo burocratico, e rifilare i canonici 5-10 giorni di sospensione. Oppure pensare a qualcosa che, anzichè allontanare i ragazzi dalla scuola, li rendesse ancora più partecipi e consapevoli », raccontano il preside e gli insegnanti della classe in questione. Di cui non diamo elementi identificativi per evidenti esigenze di tutela dei minori coinvolti. Che complessivamente sono quattro, quattro tra ragazzini e ragazzine - stessa classe - che al primo quadrimestre hanno rimediato 6 in condotta. Non che abbiano combinato qualcosa di terribile, sia chiaro, ma «una serie di comportamenti fastidiosi e infantili di disturbo, incompatibili con il rispetto reciproco e delle dinamiche interne alla classe», racconta il capo d’isituto. Che non vuole paternità speciali rispetto alle punizioni creative.
 «Non ho inventato nulla, è previsto dallo statuto delle studentesse e degli studenti regolato da un decreto del preside». Ma la verità è che non lo si è mai applicato. «Guardi, sarebbe davvero stato molto più semplice mettere in atto le solite sanzioni disciplinari. Prendi 6 in condotta? Ti caccio da scuola. E dopo la sospensione, li avremmo riavuti ancora più esacerbati verso l’istituzione. Ma non è questo il punto», continua il capo d’istituto. Il punto è che «volevamo parlare con i ragazzi. Soprattutto renderli partecipi, responsabilizzarli. Allora abbiamo deciso di percorrere questa strada». C’è stato un consiglio di classe «non è stato un processo, sia chiaro. È stato un percorso comune, docenti, ragazzi, i loro genitori. Tutti hanno avuto la possibilità di parlare. Abbiamo chiesto loro di provare a mettersi nei nostri panni: diteci cosa avreste fatto». I ragazzi non sono stupidi: capiscono che bere la Coca Cola quando l’insegnante spiega, oppure alzarsi dal banco per buttare la gomma americana durante l’interrogazione del compagno, oppure ancora mordicchiare il panino mentre si fa lezione non è urbano. Farà forse figo, così gli altri ridacchiano, ma è una distorsione comportamentale. Come farli riflettere? Fuor di dubbio la punizione deve attraversare vari stadi «per fare un esempio, questa classe non ha mai partecipato all’assemblea d’istituto e invece non devono escludersi, se volete questa costrizione è una punizione creativa». Ogni giorno di sospensione comminato si trasformerà in tre ore di lavoro da rendere al pomeriggio. A scuola. «Nella loro classe, il loro ambiente. Noi pensiamo che tutti i ragazzi debbano sentire un senso di appartenenza. Per esempio, nelle loro camerette, dove magari regna il caos, loro si sentono in qualche modo protetti. E allora, perchè non farli sentire protetti anche a scuola, nell’aula? Potrebbe diventare un’altra tana», dicono gli insegnanti. Ecco perchè la tinteggiatura alla quale sono stati condannati sarà un momento costruttivo. I colori dell’aula li sceglieranno loro: chi l’ha detto che la classe debba essere per forza bianca, solo perchè lo prevedeva il capitolato d’appalto dei lavori? «La coloreranno magari di azzurro, di verde. Decideremo tutti insieme». Intanto qualcuno di loro capirà il valore del muro pulito, visto che l’ha dovuto ritinteggiare. E magari, prima di sporcarlo con penne o quant’altro, o di danneggiarlo ciondolando con le sedie che finiscono per scheggiarlo ci penserà due volte. Con il meccanismo del rispetto, potrebbe anche scattare quello della protezione. «Quando uno di loro si comporta male, non viene isolato dal resto del gruppo. Perchè è difficile, perchè per loro è importante il senso di appartenenza, ma se imparano le logiche della buona condotta, e delle regole, con la fatica vera, saranno più portati a osservarle e a farle osservare», dice il preside. Certamente è servito discutere. E coinvolgere le famiglie. «Anche quelle dei ragazzi che non hanno preso il 6 in condotta. Volevamo che capissero che erano fatti di tutti, e non solo di quelli che in quel momento erano più turbolenti», chiariscono gli insegnanti. Famiglie senza armi: «Qualche mamma ha avuto un crollo. Poi hanno capito che serve la loro collaborazione, hanno capito che il circuito è composto da noi, loro e i ragazzi. Difficile sarebbe stato anche dire di no».
 «I giovani sono portati a rispettare le regole del gruppo, anche quando non piacciono, la sfida è fargli apprezzare il buono che c’è nelle regole della scuola, che insegnano a riflettere, ad applicarsi, a studiare, a collaborare, e se vedono che c’è un ritorno, che il tempo speso insieme è piacevole, sarà una fatica accettabile».
 Funzionerà? «Il 6 in condotta ha già funzionato. C’è stato un bel cambiamento comportamentale, anche se ogni tanto cercano di rialzare la cresta. Fanno le prove di forze, vogliono vedere fin dove possono spingersi».
 Intanto, i quattro giovanotti e le ragazze inizieranno martedì con i turni di lavoro. Un’imbiancatina non ha mai fatto male a nessuno. E togliere da sotto il banco le gomme masticate che magari hanno attaccato loro, sarà un po’ schifoso, ma capiranno che d’ora in poi devono vigilare perchè nessuno appicichi le Brooklin.In classe non si mastica.


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Concludo  con  : 1)  un libro  di una persona  lontana  anni luce da me  e dal mio modo di pensare , ma  quando ha ragione  ha ragione  non  importa se  di destra   o di  sinistra  , se reazionario o progressista .  Si tratta del libro   "  i selvaggi con il telefonino "  di
Maurizio Blondet, già inviato speciale de Il Giornale e di Avvenire, ha pubblicato per Effedieffe «I nuovi barbari», «11 settembre colpo di Stato in USA», «Cronache dell’Anticristo», «L uccellosauro ed altri animali la catastrofe del darwinismo», «Chi comanda in America», «Osama bin Mossad», «La strage dei genetisti», «Schiavi delle banche», «Israele, USA, il terrorismo islamico». Dirige il giornale on-line www.effedieffe.com  di cui avete   e  sicuramente  avrete modo  di leggere  sul nostro blog  alcunio articoli  postati  dalla  cdv   lucia  Merli . Eccone alcuni estratti  : << (... ) 

Il selvaggio col telefonino è l’immagine del nostro scadimento come popolo: non è che torniamo alla barbarie (magari), ma affondiamo ogni giorno di più nell’amoralità, nella volgarità, nella bassezza soddisfatta, nell’ignoranza compiaciuta, nella grettezza e mancanza di rigore - mentale prima che morale.

Questo genere di regresso è avvenuto nella storia d’Italia per l’abdicazione o la corruzione delle classi dirigenti, il contentarsi di essere quello che già siamo, il non chiedere più niente a noi stessi.E’ la dittatura collettiva del «fellah» urbanizzato.«Fellah» è la parola egiziana che indica il bracciante agricolo, in Italia il «cafone».(....) la dittatura collettiva del «fellah» urbanizzato.«Fellah» è la parola egiziana che indica il bracciante agricolo, in Italia il «cafone».IL cafone d’oggi ha il telefonino (o la Mercedes, o la laurea alla Bocconi) ma la sua mente resta quella dello zappatore.Il suo repertorio di curiosità e di ambizioni resta limitatissimo: il sesso, il «mangiare», il «vestire», il calcio, sono tutto ciò che esige dalla vita.
Questo tipo umano è estraneo alla cultura, all’arte, al pensiero, alle attività umane alte che costituiscono la civiltà; per lui sono inutili, e ne frena e ne soffoca la comparsa nella società.

Come lo zappatore quando va alla fiera del paese, diffida dei competenti, degli intelligenti, e in generale della complessità della vita, mentre dà cieca fiducia ai venditori di amuleti: è lui che ha arricchito le infinite Vanna Marchi della nostra vita collettiva, politica, mediatica e spettacolare. E’ lui che impone il suo «stile»: la maleducazione, la rozzezza, la vile violenza e la svaccata ineleganza che chiama «Made in Italy».

Questo libro tenta di essere un manuale di aristocratizzazione, di ri-educazione alla civiltà, che dichiara il suo debito, tra gli altri, al filosofo-educatore della modernità, Ortega y Gasset.(...)  continua qui >>
2)  con 
un video  preso  da  metello   con  una dele  ultime  ( almeno fin'ora  )  inciviltà  fatte  a danno  di   una prof 








lo so che  violo il principio etico e morale   di cui avevo parlato in uno dei  post precedenti  e che mia madre  giustamwente  e non a  torto  mi dice  che  faccio  loro pubblicità creando  in chi mi legge la  voglia di emulazione  e imitazione , ma    c'è  auto  censura  e auito censura  e   a chi mi critica rispondo come hanno risposto a dele critiche    : <<  questa è la realtà vista in presa diretta senza filtri, tutelare i giovani vuol dire capirli e perdonarli prima che formattarli e giudicarli...>> da  un utente  di www.metello.com che ha  postato  il  video  di un  spogliarello scherzoso  fattto  da  una  compagna  di classe    e che trovate qui  su metello questo non vuol  dire  che  concordi  con  questi video  o con tali comportamenti incivili e  beceri




15.3.07

Senza titolo 1697

Ho al dito un anello, nel cuore un messaggio,
un dolce sorriso, un infinito abbraccio,
una speranza, negli occhi di mare,
una vita da vivere e da amare…
che sia qualcosa di leggero,
che vola come un pensiero,
questo nostro calmo amore,
che non arriva con le onde del mare…
senza perdere un minuto,
vivendo tutto con la dolcezza di un istante,
senza perdere il controllo,
amando, volendo, cercando,
stare insieme nell’abbraccio della luna,
mistica come una runa,
leggo il tuo sorriso nei silenzi,
e nel mio letto sogno te, amore mio.

Senza titolo 1696













assimo Franco

Unione, caduto l'«alibi Ruini» La sfida ora viene dal Pontefice

 


Ma il rapporto Stato-Chiesa resta irrisolto nei due schieramenti














 
 
L' illusione un po' superficiale di una Cei «liberata» dal cardinale Camillo Ruini, e dunque meno arcigna verso l'Unione, sta già tramontando. Il martellamento di Benedetto XVI sulle leggi «contro la natura» che «politici e legislatori cattolici» non dovrebbero votare, non lascia margini. E il riferimento alla «coppia dell'uomo e della donna» come «nucleo fondante di ogni società», fatto ieri dal neopresidente della Cei, Angelo Bagnasco, chiude il cerchio di una continuità rocciosa. I rapporti fra Santa Sede e centrosinistra riemergono tormentati come prima.


Il modo stentoreo col quale la sinistra governativa denuncia l'«ingerenza vaticana», è la replica di un'incomunicabilità vistosa; e di categorie culturali datate, incapaci di rimodellare il dualismo Stato- Chiesa. Ma non offre novità neppure il sostegno acritico e a volte strumentale del centrodestra alle parole del Papa. Silvio Berlusconi è già immerso in una lunga campagna elettorale senza data del voto. E sembra scegliere il binomio Chiesa- ordine per logorare il governo. Le lodi al Pontefice e la presenza alla marcia del sindaco Letizia Moratti a Milano appaiono pezzi della stessa strategia.

Per l'Unione lo scontro assume contorni taglienti. La legge sulle unioni di fatto è in bilico. Ministri come Mastella e singoli eletti anticipano che non voteranno il provvedimento con una convinzione più forte che nel passato. Non significa che sono diventati numerosi: è solo più debole il fronte dei «Dico». E la pressione vaticana aumenta dopo le dimissioni di Ruini del 7 marzo.

Il rettore dell'ateneo Lateranense, monsignor Rino Fisichella, annuncia che la Cei discuterà la «Nota impegnativa» sulle unioni di fatto il 26 marzo, quasi in parallelo col Parlamento: una coincidenza quasi minacciosa. Ma soprattutto, le parole del Papa contengono espressioni che sono riferite alla situazione italiana. Si conferma un'offensiva concentrata sul Paese considerato la «vetrina» più vicina e strategica del cattolicesimo.

Non è detto che la pressione abbia successo. Ma sulla carta, al Senato i voti non bastano. E comunque, per il Vaticano il risultato sembra meno importante dell'esigenza di affermare principi «non negoziabili». Su questo sfondo, la sintonia che il centrodestra accredita viene incassata oltre Tevere, senza rilasciare deleghe. Ma per i cattolici al governo la situazione si complica. Il loro sforzo di distinguere fra laicità e convinzioni religiose potrebbe assumere contorni laceranti. Anche perché a tracciarli ora è Benedetto XVI: l'«alibi Ruini» è caduto.


             
Massimo Franco




14 marzo 2007
 

tratto da www.corriere.it



 


Senza titolo 1695

ho fatto tabula rasa con certe persone , con un po' di sofferenza ( ma essa a volte è imnnevitabile se si vuolew andare avanti e liberarsi di pesi ) perchè ero 7 anni che uscivo insieme a loro e  uno due  erano  anche  dei  cdv e  utenti di questo blog   sia  virtuali  che normali   . Per descrivere meglio tali sensazioni  e dedico a loro (  chi  vuole  capire  capire  capisce  )   ecco una canzone dei Pearl jam Album: "Vitalogy" (1994) ( trovate sotto il testo ) e l'esibizione live presa da youtube e : << regist Nothingman Sydney 7 November 2006 >>










"Nothingman"

once divided...nothing left to subtract...
some words when spoken...can't be taken back...
walks on his own...with thoughts he can't help thinking...
future's above...but in the past he's slow and sinking...
caught a bolt 'a lightnin'...cursed the day he let it go...
nothingman...
nothingman...
isn't it something?
nothingman...
she once believed...in every story he had to tell...
one day she stiffened...took the other side...
empty stares...from each corner of a shared prison cell...
one just escapes...one's left inside the well...
and he who forgets...will be destined to remember...
nothingman...
nothingman...
isn't it something?
nothingman...
oh, she don't want him...
oh, she won't feed him...after he's flown away...
oh, into the sun...ah, into the sun...
burn...burn...
nothingman...
nothingman...
isn't it something?
nothingman...
nothingman...
coulda' been something...
nothingman...
oh...ohh...ohh...



Nullità

Una volta divisi
Non c'è più niente da perdere
Alcune parole una volta pronunciate
Non possono essere rimangiate
Cammina da solo
Con pensieri che non riesce scacciare
Il futuro è lì davanti
Ma affonda stanco nel passato
È stato un colpo di fulmine
Maledetto il giorno in cui si è lasciato andare
[Ritornello]
Nullità
[x2]
Non è forse così?
Nullità

Una volta lei credeva
A qualsiasi cosa lui le raccontasse
Poi un giorno si fece forza
E il suo atteggiamento cambiò
Sguardi vuoti
Tra i due angoli di quella cella comune
Soltanto uno scappa
L'altro rimane nel pozzo
Ma colui che dimentica
Sarà destinato a ricordare
[Ritornello]
Oh, lei non lo vuole
Oh, lei non lo sosterrà più
Dopo che lui è volato via
Oh, verso il sole
Ah, verso il sole
Brucia
[Ritornello linee 1-3 x2]
Avresti potuto essere qualcuno
Nullità


la  traduzione e dei curatori  di questa  homepage  a cui vanno  i  ringraziamenti    www.newsky.it/musica/autori/

14.3.07

Senza titolo 1694

leggendo tali news  (  trovate sotto maggiori   dettagli )  l'unico commento   che mi viene   in mente  , oltre  l'indignazione  e la rabbia per  persone    cosi ciniche  è   che  all'imbeccilità   e al cinismo ormai  non c'è più limite  . A chi s'aspetta che riporti  il video  , rimarrà deluso\a  perchè :  esso  è  come dioce  l'articolo sotto  già stato tolto dal popolare sito di condivisione ( anche se credo che  ricomparirà   su www.metello.com oppure  su  www.tuovideo.it sito quest'ultimo dove  chi mette video  viene pagato ) . E poi  per  un motivo    morale  ed  etico   non  voglio    scendere allo stesso livello   di tali persone  ciniche  e  disgustose  che    pur  di godersio e  filmare lo spettacolo non chiiamano  soccorsi   o  non  tentano  di aiutare  uno che vive tale dramma  . Se mai  si dovesse scoprire chi  sono , oltre la  ramanzina  ,li farei lavorare   gratuitamente  in un  telefono amico  o prestare servizio  sociale   ai malati  psichici 

ecco la cronaca 

www.tgcom.mediaset.it/cronaca/
del 14\3\2007


Uomo tenta suicidio: filmato Carbonia, ragazze non chiamano aiuti

La moda di filmare con telecamerine portatili o, più semplicemente ancora, con i videofonini, dilaga, facendo dimenticare a volte il buon senso. A Carbonia, in provincia di Cagliari, un uomo è salito sulla torre Littoria con l'intento di suicidarsi. Alcune ragazze presenti, invece di chiamare aiuto, hanno approfittato per immortalare l'evento (con commenti del tipo: "Buttati!") e pubblicarlo poi su YouTube.Il filmato è già stato tolto dal popolare sito di condivisione di video. Un episodio che ha dell'incredibile che fa il paio con tutta la serie di atti di bullismo o di sesso filmati nelle scuole in tempi recenti. In fondo niente di nuovo sotto il sole. Da sempre per qualche la morbosità del guardare sopravanza il rispetto e la voglia di dare una mano all'altro. Se una volta, di fronte a un incidente d'auto, la gente rallentava per guardare la vittima sull'asfalto, oggi, in molti casi, scende dalla macchina e va a scattare foto o addirittura un bel filmato.
Esattamente come nel caso delle ragazze di Carbonia. Il filmato, che risale al 6 marzo scorso, non è chiaro sulla situazione. Non si capisce infatti se il protagonista sta tentando realmente il suicidio, se sia arrampicato in cima alla torre (alta 27 metri) per fare una bravata oppure, peggio ancora, se sia d'accordo con le ragazze inscenando un tentativo di suicidio da filmare rischiando però la vita davvero. Quello che più agghiaccia sono i commenti delle novelle cineaste, preoccupate di rendere al meglio la loro opera: "Però filma anche quando cade" si raccomanda una, "buttati" incita l'altra. Andy Wharol sosteneva che tutti hanno diritto ai loro 15 minuti di notorietà. Qualcuno sembra andare semplicemente in cerca dell'imbecillità.


 


 dallla  nuova sardegna www.lanuovasardegna.it del 14\3\2007


Su Youtube e su Tgcom il video del tentato suicidio del gay di Carbonia con terribili commenti«Inquadralo quando cade». «Dai, buttati»
Massimo Pibia sconvolto: «Deve saltare fuori chi ha messo in rete le immagini del mio gesto»

CARBONIA. «Se veramente mi volete aiutare, deve saltare fuori chi ha messo in rete le immagini del mio gesto». Massimo Pibia, 42 anni, gay, è colpito duramente. Il suo tentativo di togliersi la vita è finito sul portale di Youtube.com dove diciassettemila persone in un paio di giorni hanno visitato il video di un gruppo di adolescenti di Carbonia che hanno ripreso con il telefonino quel gesto disperato dalla torre Littoria e incalzandosi a vicenda osservano per riuscire ad immortalare l’epilogo al quale inneggiano a bassa voce con le frasi «dai buttati» e «prendilo quando cade».
 La notizia è stata ripresa sul Tgcom, che ha pubblicato il filmato, ritirato poi in serata sia da Youtube che da Tgcom. La mattina di martedì scorso Massimo era salito fin sulla Torre di piazza Roma, davanti al municipio, per denunciare la propria condizione di gay. Ma non solo la sua. Un messaggio disperato ribadito poi nella sala del consiglio comunale, dove l’assemblea civica, sindaco in testa, lo aveva invitato.
 Ma il dramma di quel martedì mattina è stato guardato anche con occhi e animo glaciali da un gruppo di giovanissimi, come rivela la voce, maschi e femmine. Non solo. Anche qualcun altro da una posizione vicina al palazzo comunale, ha filmato ma ha montato le immagini con delirante ironia montandoci sopra un balletto con il ritornello di un successo Anni Sessanta “stasera mi butto...” (questo fino a ieri sera era stato visto da circa quattrocento persone).
 Le riprese autentiche sono state inserite nel motore di ricerca da un gruppo identificato su Youtube con il login «selajin». Nell’audio, tra alcuni commenti distorti, si sentono nitidamente i commenti di due ragazze: «Però filmalo quando cade», dice la prima; «dai, buttati», incita l’amica. Il filmato è di breve durata. Nell’ultimo periodo il portale è stato al centro della cronaca e delle polemiche nazionali per avere raccolto filmati con episodi di bullismo e sesso ripresi con i cellulari all’interno di alcune scuole.
 Massimo è scosso. Proprio oggi, che deve essere ricoverato a Cagliari per una stenosi, domani l’intervento. «Mi rivolgerò ai carabinieri. Il responsabile deve saltare fuori. Io stavo rischiando la vita». Che prova a sapere che questi ragazzi inneggiano alla tragedia? «Molto dolore. Più rabbia della settimana scorsa. È ora di smetterla di infierire». Il segno di una società non educata a comprendere? «Sì, soprattutto quando una persona compie un gesto del genere». Ma lei lo ha fatto. «Sono contrario a chi arriva a questi limiti. Bisogna rispettare chi non c’è più, chi ha scelto questa strada». Un viaggio che lascia ferite profonde anche quando non si arriva a destinazione tragica. «Già, un gesto estremo come questo porta al verdetto di “malato”, “malato in testa”. Bisogna rispettare chi si toglie la vita».
 Ma quale era il suo obiettivo? «Guardi, ho tanta rabbia, è cresciuta via via nell’ultimo periodo. La televisione, micidiale con i suoi messaggi». Tutti contro i gay? «Ma anche tra i gay, tra noi c’è tanta invidia». Che cosa la addolora? «È poco dire addolorato. Non si può certo dire che essere gay è una scelta. Non si può dire “non mi va bene questa vita, ne faccio un’altra”. Soltanto chi è gay lo può capire». È una condizione difficile, questo lei vuole denunciare. «Certo, è una condizione: non c’è niente da fare. Ho sempre detto che non esiste maschile e femminile, esistono maschile, femminile e neutro. C’è il bianco, il nero ma anche la via di mezzo del grigio».
 Non occorre essere laici per per denunciare la propria condizione. «Sono credente, credo in un Dio». Vuol dire cattolico? «Vado in una chiesa ma sto bene quando è vuota. Se mi voglio confessare lo faccio, ma non voglio domande dei preti sul mio autoerotismo. È ora di finirla con queste pagliacciate».
 Insomma, una vita libera, senza pregiudizi. «Ho messo a rischio la mia vita. Ma non solo per i gay: l’ho fatto contro l’ignoranza». Denuncia tosta, spirito determinato. «Non mi sento un eroe, anzi mi sento un viogliacco per non avere fatto fino in fondo quel che poteva accadere».
 Per fortuna è andata così. È anche questo un messaggio di speranza, non le pare? «Oggi grazie a Dio, grazie ai pochi amici (pensavo di averne tanti), sto comprendendo tantissime cose». Per esempio? «Innanzitutto ai giovani, alle ragazze, alle donne, agli uomini, dico: non imitate quel che ho fatto. Pur essendomi considerato un codardo, ho mia madre che mi ama e qualche amico, a prescindere dal mio atteggiamento sessuale».

Infatti   come   ha  dichiarato   qualche  giorno  dopo  il  suo gesto  : << (  ...) Inizia così il suo discorso in consiglio comunale, "  Parlo da figlio a voi, ai genitori. Attenti ai vostri figli. E attenti ai vostri comportamenti. Se sarete razzisti rischierete di rompere il dialogo con loro. Non li conoscerete. E non saprete mai se sono come me, omosessuali  " (...)   " Mi sento un vigliacco per non avere avuto il coraggio di farla finita. Avevo 18 anni quando il mio amico Massimo si è suicidato, gettandosi sotto un treno. Poi altri due amici hanno fatto la stessa fine, morendo abbracciati. Anch’io ho tentato il suicidio più volte. La prima volta avevo 19 anni. Una scelta finale per una condizione che chi non è omosessuale non può comprendere. Non so quando mi sono accorto di essere così. Ma mi ricordo lo chock di mia madre quando lo ha scoperto. Non so neppure se ha influito l’ambiente familiare. Mio padre era di destra, mia madre di sinistra, e i litigi erano continui. Mi hanno segnato molto. Io non sono di destra nè di sinistra. Ma non capisco perchè i politici di destra sono contro di noi. Sono un credente, e non sono un mostro. Non sono d’accordo sulla possibilità di adozioni per le coppie gay. Ma non capisco perchè ci sia tanta contrarietà verso i Dico e contro le convivenze " . Sala muta e grande attenzione. Poi Massimo si alza, ringrazia e torna tra il pubblico. Scopo raggiunto, il suo, quello di poter raccontare sentimenti e situazioni ed essere ascoltato. Che poi domani sarà un giorno uguale a tanti altri che lo hanno ferito forse lo ha pure messo nel conto. Ma al momento non se ne preoccupa. ( dala  nuova cronaca di cagliari il  9\3\2007 )

  non  ti conosco  caro marco  , ma sono  con te   forza  e coraggio   ci sono passatro anch'io 




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