24.8.20

la violenza può essere anche verbale ed psicologica non solo fisica . ma il passo per l'omicidio è breve . i caso di Biella dove un consigliere augura alle donne di ......

  Da questa    un  commento     a questo mio post  su  



Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente scritto dal Popolo
Pubblicato da Giuseppe Scano4 h

La banda dei (e delle..) frustrati non perde occasione per mostrare il proprio (basso) livello di cultura: è un'esplosione di ignoranza, di rozzezza e inciviltà senza uguali; ormai ci hanno talmente abituati al loro modo di esprimersi che non fanno nemmeno più sensazione.

  c'era questa risposta  


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E vero ed innegabile che la violenza è dentro di noi come dicono   :  la stessa  ceccardi  in maniera strumentale  in quanto  sembra  che  sia    solo colpa  loro se  l'uomo   e è violenti  .,  sia  l'amico Omar Eustat Arcano in maniera  un po' troppo generico perchè : 1) non tutti gli uomini sono dei potenziali assassini 2) il fenomeno fenomeno agisce indpentemente da tutte le religioni ,  il nostro l'utente 


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Il Guardiano dell'Oscurità
2 g
é? Perché il concetto di famiglia o, quantomeno, di legame affettivo presuppone sempre un orrore culturale derivante dalla vostra religione, cristiana, islamica o ebrea che sia: la presunta superiorità dell'uomo sulla donna e la presunta obbedienza che la donna deve all'uomo. Fino a quando non uscirete da questi schemi criminosi sarete sempre vittime di uno schiaffo e di una coltellata, di minacce e di insulti. Non siate schiave di nulla e di nessuno e non diffondete questo concetto tramite film che accompagnano e giustificano tale schiavitù come normale. Non diffondete questo concetto tramite post sui social network che agiscono come virus nelle menti più deboli, post dove la donna è sottomessa e deve obbedire all'uomo-padrone. Ricordate che il sadismo non è un gioco, ma frutto di una società malata e perversa che vi vuole schiacciate nel ruolo di oggetti di piacere. Anche questo può armare la mente e la mano di un uomo; basta solo questo. E voi ne sarete complici.


  e  che  tali manifestazioni  o giornate  (  la  lotta per  simile cose soprattutto  cosi   brutte   fa  fatta  tutti i giorni  )      da  sole  non servono  a    niente   . ma da come  lo dice  la  Ceccardi sembra  che  le  donne debbano  accettarlo  passivamente   senza reagire  . Ecco quindi   uomini  contro il  femminicidio  ed il sessismo ed  le donne  oltre a  fare  manifestazioni  dovrebero   insistere  sui  governi   sopratutto  con  i ministri   che si  occupano  d'istruzione e servizi sociali  perchè  1) 

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2) insegnare  da parte  dei  genitori   ed   gruppi d'aiuto  familiari  , ecc    Oltre a scendere in piazza  in manifestazioni   \  iniziative di , ovviamente  meglio  queste  che  il  silenzio  ,  dubbio gusto ed di dubbia utilità come panchine colorate contro il bullismo , scarpe rosse contro i femminicidi  a << non insegnare a tua figlia ad essere preda ,insegna a tuo figlio a non essere cacciatore >>( joumana haddad poetessa libanese -1970 - vivente )  3)  insegnare  negli oratori  nel  volontariato  ,   eecc ulnediucazione non violenta  ed  a controllare \ed  gestire    meglio le tue   emozioni    . “controllare”, non reprimere. La rabbia repressa infatti può avere conseguenze ben più pericolose della semplice ira. Per affrontare questo tema ho scelto di proporre  un antico racconto dei nativi americani: la leggenda Cherokee dei due lupi.


un giorno il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote preferito cosa fosse la vita. Lo porta nella foresta, lo fa sedere ai piedi di un grande albero e gli spiega:

“Figlio mio, si combatte una lotta incensante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, guida della nostra gente, quella stessa lotta avviene dentro di me. Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prenderemagari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai fatica tanto a conquistare.

Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto.

È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura.

Ma c’è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno quindi non ha veri amici.

A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima.”

Al che, il ragazzo chiede ansiosamente: “Quale dei due lupi vince, nonno?”

Con voce ferma, il capo risponde:

“Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.”

Confuso, il ragazzo chiede:

“Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?”

Il capo continua:

“Vedi, figlio mio, il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto e capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.”

Poi il capo tira fuori due pezzi di carne dalla sacca e li getta a terra, uno a sinistra e uno a destra. Li indica e dice:

“Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.

Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace; e la pace, figlio mio, è la missione dei cherokee, il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto; un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.”


 La morale di questa storia, secondo me è questa: in quanto esseri umani quotidianamente affrontiamo la battaglia tra le forze della luce e delle tenebre che si battono per attirare la nostra attenzione e il nostro appoggio. Ogni giorno abbiamo l’opportunità di riconoscere questi nostri aspetti, con le loro infinite sfumature. La domanda è: riusciamo a scegliere di relazionarci con ogni parte di noi oppure assumiamo un atteggiamento di giudizio verso alcune parti?

Siamo stati educati a pensare che per essere “normali” dobbiamo avere una sola personalità, “buona” e “luminosa”. Però, quando ci si rifiuta di scendere a patti con tutte le parti di se stessi e si va incontro ad atti di auto sabotaggio e a compiere atti stupidi e incauti.

Sta a ognuno di noi nutrire in modo saggio tutte le parti del sé. Anche se possiamo non essere consapevoli di tutte le caratteristiche che ci abitano (tutta la luce e tutta le tenebre, il santo e il peccatore, il gentile e il maligno ecc.) queste giacciono in noi addormentate e possono farsi avanti in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza  sta   a noi   se   reprimerle   o  incanalarla   verso   qualcosa  di  costruttivo 


 




23.8.20

Daniela ed Emiliano, la coppia che ogni giorno viaggia nel tempo e manda cartoline dal passato

da  https://d.repubblica.it/life/2020/08/19/


Daniela Parodi ed Emiliano Paredes hanno scelto di vivere quotidianamente in altre epoche, vestendosi con abiti antichi anche per andare a fare la spesa e circondandosi di accessori e mobili che appartengono al passato. Una passione per il passato che non erano mai riusciti a condividere con i loro partner precedenti. Qui Daniela racconta come è nato il loro amore e come vivono questa strana quotidianità. E la psicoterapeuta Milena Masciarri fornisce il suo parere sul loro rapporto

Daniela ed Emiliano, la coppia che ogni giorno viaggia nel tempo e manda cartoline dal passato

Le cose che abbiamo in comune sono 4850, le conto da sempre, da quando mi hai detto: ma dai, pure tu sei degli anni ’60?”. Se questo ’60 venisse sostituito con ’20,’30,’40’ o ’50, le parole della canzone di Daniele Silvestri “Le cose in comune” si adatterebbero perfettamente alla storia di Daniela Parodi ed Emiliano Paredes. 38 anni lei, 45 anni lui, hanno scelto di vivere quotidianamente in altre epoche, vestendosi con abiti antichi anche per andare a fare la spesa e circondandosi di accessori e mobili che appartengono al passato. Un passato che loro, che si sono trovati grazie a una passione comune, hanno scelto di vivere come presente. Tanto che, per accontentare e aggiornare chi volesse seguire le loro rivisitazioni, hanno creato una pagina Facebook, “Time Travels”. Daniela qui ci racconta il suo particolare legame con Emiliano. Abbiamo poi chiesto alla psicoterapeuta Milena Masciarri, docente dell’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP), quanto sia importante per una coppia avere una passione e un progetto in comune

Viaggio nel mondo (vintage) di Daniela ed Emiliano - Le foto

Tutto è iniziato nel 2003. La prima volta che ho visto Emiliano c’è stato un colpo di fulmine improduttivo. Entrambi pensavamo che i nostri compagni dell'epoca fossero quelli giusti e ci siamo evitati. Partecipavamo a una rievocazione storica, in cui con il suo gruppo Emiliano lavorava sulla ricostruzione delle armature. La seconda volta che ci siamo visti abbiamo litigato pesantemente, avevamo una visione diversa sulla ricostruzione degli abiti. Da lì in poi, però, siamo diventati amici. C’è stato un corteggiamento infinito, durato tre anni, e stiamo ufficialmente insieme da quattro anni. La complicità si è manifestata soprattutto lavorando insieme per creare i costumi. Siamo arrivati a una specie di simbiosi e telepatia. La preparazione, la documentazione e i progetti ci hanno unito sempre più. Finché un giorno ci siamo guardati e abbiamo capito. Discutiamo ancora spesso, ad esempio succede quando ricreiamo vestiti d’epoca e ci troviamo in disaccordo. Ma questo rende la nostra relazione equilibrata, ci teniamo testa e abbiamo entrambi un’educazione all’antica
Avevo due anni quando è iniziata la mia passione per gli abiti antichi. A tre anni ho detto a mia mamma che volevo vestirmi come si vestivano le bambine di inizio secolo. In parte sono stata cresciuta da una zia nata nel 1901, che faceva la dama di compagnia di una ricca signora. Mi ha educato come si educavano le bambine di quell’epoca. Mi raccontava di quando era piccola, mi faceva vedere le foto. Io mi innamoravo sempre più di quel mondo. Così, fin da bambina il mio sogno era imparare a aggiustare gli abiti d'epoca per indossarli. Poi ho iniziato a farlo per mestiere. Sono sempre stata affascinata dal culto dell’abito, dalle acconciature. Ho imparato a cucire a 10-11 anni. Crescendo non mi sentivo a mio agio con gli abiti in vendita nei negozi. Cucendo potevo crearmeli da sola. Anche Emiliano si è appassionato al passato fin da bambino e ha imparato presto a cucire: ha ereditato le conoscenze di sua nonna. Nel 2002, con la sua famiglia, ha lasciato Buenos Aires, suo luogo d'origine, e si è trasferito in Liguria. Riparare le cose è sempre stata la sua passione, tanto che ora lo fa in un certo senso anche come mestiere, lavorando come tuttofare e aggiustando quello che si rompe nelle case. 
La singolare scelta di indossare solo abiti d’epoca
Vestirsi con abiti d'epoca ogni giorno non è una cosa che si fa da un momento all’altro. Pian piano abbiamo cambiato stile di vita e oggi spaziamo su varie epoche. Quello che pensiamo spesso è che se gli abiti della metà dell’800 sono arrivati integri ai nostri giorni e sono ancora indossabili è perché sono stati creati per durare nel tempo. Una cosa che oggi si è persa. Per noi non si tratta solo di una questione di abiti: è una filosofia di vita. Ricerchiamo quello che oggi non esiste più, riportiamo in vita vestiti e oggetti antichi.
Viaggio nel mondo (vintage) di Daniela ed Emiliano - Le foto
 Anche la nostra casa è arredata con cose d’epoca. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di esibizionismo, ma non è così. Non ci vestiamo d’epoca per farci vedere, ma perché ci rende felici. Chiaramente, ci rendiamo conto di non passare inosservati. Sia la famiglia, che gli amici che le persone in strada ci chiedono spesso di posare per delle foto, di raccontare la nostra storia. Molte volte ci chiedono se stiamo facendo le comparse per un film. I passanti si incuriosiscono, un po’ ci imbarazza, ma abbiamo imparato a conviverci. Ci sono persone che ci dicono che sarebbero contente di vestirsi come noi, ma non hanno il coraggio, perché non va di moda. 
La passione comune ha fatto la differenza 
Nelle nostre relazioni precedenti i partner non condividevano alcune cose di noi, del nostro modo di essere. Questo finiva per provocare delle spaccature. Abbiamo tentato di avere delle relazioni con persone “normali”, ma ci siamo stati stretti. Non venivamo accettati completamente. È stata una fortuna incontrarci e riconoscerci. Non c’è nulla che non amiamo di questo nostro lato stravagante. Ognuno di noi ha i suoi gusti, le sue preferenze sulle varie epoche. Però alla fine ci mettiamo d’accordo. Decidiamo insieme se vestirci anni ’20 o anni ’50, anche in base a quello che dobbiamo fare. Se andiamo a visitare un caffé dell’800 ci vestiamo per essere perfetti in quella cornice, se abbiamo degli amici appassionati degli anni ’40 li accontentiamo e andiamo vestiti così a trovarli. Quello che fa la differenza, nella nostra storia, è che restauriamo e aggiustiamo insieme quello che amiamo. Riportare in vita qualcosa gli dà molto più valore. Regala molta soddisfazione indossare gli abiti una volta che li abbiamo riportati in vita o utilizzare un oggetto che non funzionava più. Fa parte della nostra filosofia e rispecchia totalmente la nostra personalità. 
Il parere dell’esperta
“Avere una passione o un progetto comune è un collante molto forte in una coppia, purché non sia l’unico collante, altrimenti rischia di fissare troppo e bloccare sul lungo termine”, spiega la psicoterapeuta Milena Masciarri. “Nel caso di Daniela ed Emiliano la passione, che prima di tutto era individuale, è stata trasmessa loro da figure importanti. Questo permette un legame di affettività significativo per la loro storia personale: fornisce una sorta di continuità esistenziale che viene riattualizzata e personalizzata nel presente. Con i partner del passato hanno dovuto contenere questo aspetto della loro vita, o in parte evitarlo per l’imbarazzo. Probabilmente hanno tentato di spiegare agli ex la loro passione, ma con la consapevolezza che non ci sarebbe mai stata una comprensione reale, perché non vissuta e sentita nello stesso modo. Per Daniela ed Emiliano, invece che un potenziale elemento di distanza, questa passione è stata l’elemento di unione, perché nella loro passione individuale si sono riconosciuti fino in fondo. Si godono a pieno anche i loro lati più eccentrici e bizzarri. Questo porta alla coppia un forte senso di appartenenza l’uno all’altro, che con il tempo ha lasciato spazio alle rispettive individualità, permettendo loro di differenziarsi pur condividendo la stessa passione, che nel loro caso è diventata uno stile di vita. Nei momenti di confronto e scontro riescono a trovare una mediazione che permette loro di riscoprirsi diversi ma vicini. Questo lascia spazio, all’interno della coppia, a un elemento vitale, quello della curiosità dell’inconoscibile che ognuno ha rispetto all’altro, quel mistero che alimenta fascino, attrazione e desiderio. In più, nella loro passione, la coppia si sente unica e speciale rispetto allo sguardo esterno. Essere fonte di ammirazione per una libertà vissuta insieme è per loro gratificante e rafforza il loro entusiasmo. Il segreto di Daniela ed Emiliano è che la loro passione è diventata un progetto di vita e il loro ridar vita insieme a qualcosa di antico offre un momento di creatività sia individuale che di coppia che li rende felici. Quando si fanno insieme delle cose che si condividono, nelle quali si crede e in cui si mette amore e passione, dentro di noi si sintonizzano emozioni, pensieri e azioni. Questo permette di far star bene noi stessi e di riconoscerci nel benessere dell’altro. Le coppie che condividono una passione o un progetto comune hanno sicuramente una marcia in più: amano la stessa cosa e in ogni momento vissuto insieme si ritrovano sia come individui che come dualità in quello che maggiormente apprezzano”. 

non capisco perchè la chiesa continui a combattere il paganesimo anzi che cercare un dialogo o un sincretismo visto che ci sono molte cose in comune

 in questi ultimi anni   c'è  un fortissimo ritorno  ai culti  e alle religioni  pagane  \  politeiste . Ritorno secondo me dovuto ad una nuova e più intesa richiesta e rifugio nella spiritualità . Una spiritualità più profonda e più intrinseca nella natura di quella monoteiste . A confermarlo c'è questa mia chiaccheraa con il nostro nuovo compagno di strada Omar Eustat Arcano   e curatore della pagina fb Il Guardiano dell'Oscurità

come  mai  ,  di solito nella maggior  parte  dei  casi  ,  le  religioni  poliste  o pagane   prevvedono  la  luce  tu  ti  dichiari custode  dell'oscurità ?  

Il Paganesimo è stata la forma più autentica e sincera di venerazione delle forze della Natura, Oggi non è tanto diverso da allora, anche se viene chiamato “neopaganesimo”, e gli Déi sono sempre gli stessi. L’unica cosa che forse è cambiata è la scelta: in una società in cui si dà per scontato il monoteismo, è cosa preziosa poter scegliere il da farsi sul proprio percorso spirituale. Il Paganesimo non obbliga ad essere buoni o cattivi, tanto per ragionare con termini sicuramente più comprensibili, ma inesatti. Il pagano deve essere sé stesso, coi propri pregi e difetti. Inoltre, il mondo non è diviso tra buoni e cattivi; in ognuno di noi convivono Luce ed Oscurità. Ciò che conta è la scelta di campo che noi e solo noi facciamo consapevolmente, indipendentemente dalla religione professata. L'equilibrio è alla base dell'Universo. L'eterna lotta tra Luce ed Oscurità è già in noi tutti, perché siamo entrambe le cose, duali. Chi come me coltiva il proprio lato oscuro non significa che è cattivo, ma impara a gestire le proprie emozioni negative incanalandole verso traguardi voluti, evitando esplosioni di collera e violenza tipiche di chi si incarna esclusivamente su ciò che viene comunemente inteso come "Bene". Scegliere tra Luce ed Oscurità non significa annullare completamente l'altra opzione. Te le porterai entrambe dentro per sempre, ma prima o poi dovrai capire la tua collocazione naturale e lottare per questa.



che  rapporto hai  con la luce  ?

 Se per Luce intendiamo le persone che si vantano delle loro presunte buone azioni, pessimo. L'ipocrisia non fa parte del mio mondo. Se, invece, per Luce intendiamo quelle pulsioni che ti fanno deviare dalla tua strada, dimenticare il tuo bene, è un rapporto di rispetto assoluto.



come sei arrivato al paganesimo

Dalla consapevolezza che le religioni monoteiste rappresentano un inganno per le menti, specie quelle più deboli. Noi viviamo in Italia, pertanto si nasce e si cresce in un'atmosfera e in una cultura impregnata di pseudo valori cattolici; eppure non vi è traccia di spiritualità in ciò che facciamo ogni giorno. Andare in Chiesa la domenica non ti insegna un percorso spirituale; i preti non insegnano ai fedeli neanche come si prega, ben sapendo che la preghiera è un atto di Fede molto potente. Da queste mie personali conclusioni, mi sono avvicinato al Paganesimo e a pensare me stesso come parte integrante del mondo, un mondo inteso come un vero e proprio essere vivente.


 irrazionale  o  razionale  ?

Ho già risposto nella precente   Il mio è stato un percorso razionale.


cosa ne pensi  dei terrapiattisti

 Premesso che non ho mai sentito parlare di terrapiattisti pagani, personalmente sono convinto che ognuno possa accostarsi ad una qualsiasi teoria in maniera libera e coerentemente con ciò di cui è convinto. Io credo in ciò che mi hanno insegnato fin da piccolo, ossia nella forma sferica della Terra; magari mi sbaglio e, invece, magari hanno ragione i terrapiattisti, chi può saperlo? Ad ogni modo, io non insulto nessuno per il proprio credo, anche quello che sembra più assurdo ed illogico.


come concili  il tuo crdere  con la  scienza  ?

La scienza ci aiuta a vivere meglio e con più comfort. Nessuno può negare che la scienza, nei secoli, ha portato benessere e ricchezza. Ma non è una religione. La scienza ha bisogno di prove per andare avanti, la religione di Fede profonda. Pertanto, w la scienza finché non danneggia la Natura creatrice, in primis tramite inquinamento e disboscamento selvaggio del pianeta; io sono profondamente ambientalista, come già detto, credo fermamente che la Terra sia un essere vivente e farle del male equivale a far del male a noi stessi.



Credo assolutamente nella diversità di ogni singolo essere umano, ancor di più nella diversità causata dall'ambiente in cui si cresce. Ma la diversità deve essere intesa come ricchezza, scambio di informazioni, approccio culturale profondo,, ma mai sfociare nel razzismo e nell'odio del diverso. Si all'affermazione ed alla difesa delle proprie radici e della propria identità; no alla discriminazione basata su queste. Ritengo di essere fortunato ad avere amici in tutti i continenti e di qualunque etnia; per me è una cosa bellissima poter imparare da loro e poter donare loro il mio contributo culturale: è stimolante e ti incentiva ad imparare sempre di più. Chi odia gli altri non sa cosa si perde. Inoltre, sono nettamente contrario all'appiattimento di tutte le diversità, a chi sogna un mondo dove tutti siamo uguali, una massa informe senza identità, senza cultura, senza storia, facile da sottomettere. Sarebbe anche questo un incubo, un'idea malsana da combattere tutti insieme, europei, americani, africani ed asiatici. Tutti uniti contro ogni forma di discriminazione e contro ogni distruzione di qualunque cultura.


specista  o antispecista  ? 

Credo assolutamente nella diversità di ogni singolo essere umano, ancor di più nella diversità causata dall'ambiente in cui si cresce. Ma la diversità deve essere intesa come ricchezza, scambio di informazioni, approccio culturale profondo,, ma mai sfociare nel razzismo e nell'odio del diverso. Si all'affermazione ed alla difesa delle proprie radici e della propria identità; no alla discriminazione basata su queste. Ritengo di essere fortunato ad avere amici in tutti i continenti e di qualunque etnia; per me è una cosa bellissima poter imparare da loro e poter donare loro il mio contributo culturale: è stimolante e ti incentiva ad imparare sempre di più. Chi odia gli altri non sa cosa si perde. Inoltre, sono nettamente contrario all'appiattimento di tutte le diversità, a chi sogna un mondo dove tutti siamo uguali, una massa informe senza identità, senza cultura, senza storia, facile da sottomettere. Sarebbe anche questo un incubo, un'idea malsana da combattere tutti insieme, europei, americani, africani ed asiatici. Tutti uniti contro ogni forma di discriminazione e contro ogni distruzione di qualunque cultura.

Per ciò che riguarda gli animali, ma non solo, anche le specie vegetali, sono dell'idea che ognuno di loro abbia diritto alla propria esistenza. Danneggiare un albero per vandalismo dovrebbe essere un reato. Uccidere un animale per sport dovrebbe essere reato. Siamo tutti degli esseri viventi e facciamo tutti parte di un equilibrio ecologico che non dovremmo mai spezzare.



Alla    fine della  chiacchierata     è  lui  che  mi ha  rivolto una  domanda  


Quindi?

che   sei molto religioso  e  spirituale

Kary Khouma nell'abito di Codrongianos: la bellezza contro il razzismo

  Leggo   sconfortato    e indignato   questo  articolo della  nuova  sardegna del  22\8\2020  ed  mi  complimento  per  il coraggio non so dove  trovi la  forza  di  Kary   di  reagire  con Con distacco e ironia  i commenti , vedere   sotto a  sinistra  , di chi non ha gradito che lei indossasse (splendidamente) un prezioso abito della tradizione





                                    Mauro Tedde 


CODRONGIANOS. Doveva essere una bella iniziativa che Andrea Zucca Pais, presidente dell'associazione culturale "Bestimentas de muda", stava mettendo su con alcuni fotografi e alcune modelle. Una di queste è Kary Khouma, 21 anni, 

bellissima donna di Olbia, che ha indossato un pregiato costume tradizionale di Codrongianos per posare in uno degli angoli del centro storico del paese. Ma una volta che alcuni scatti sono stati condivisi sui social si è scatenato un putiferio. Perché Kary ha la pelle nera, è di origini senegalesi e per qualcuno non avrebbe mai dovuto indossare quell'abito. I commenti xenofobi hanno fatto subito capolino sulle pagine Facebook e Kary ci è rimasta un po' male, così come Andrea Zucca Pais. A suscitare clamore è stato proprio il fatto che Kary abbia indossato, con grazia ed eleganza, l'abito di Codrongianos avendo la pelle nera e quindi quelle foto «mancherebbero di rispetto ai costumi, alle tradizioni e alla storia di Codrongianus». Insomma, razzismo stupido e becero.
  Per fortuna in tantissimi sui social hanno apprezzato l'idea dell'autore per il quale «in ogni cultura c'è un po' di noi tutti» e «l'abbigliamento tradizionale non comporta alcuna distinzione di colore, ma casomai esalta la policromia, che è un modo per superare assurdi confini». Kary Kouma ha provato a replicare pacatamente, ma poi ha deciso di lasciar stare. «I commenti su Facebook? Solo ignoranza - scrive Kary - non mi scalfiscono. Chi è fermo a questa visione non sa che sta parlando di una ragazza sarda, nata e cresciuta a Olbia, orgogliosa delle sue origini ma legata alla Sardegna, la sua terra».

«Faccio la modella, ero sul set per altro, il proprietario dell'abito mi ha chiesto di indossarlo e di potermi fotografare», racconta Kary, nata da genitori senegalesi trapiantati nell'isola da trent'anni, una coppia con quattro figli, orgogliosamente isolani. Lei studia Scienze infermieristiche a Sassari e anche di questo è orgogliosa. «Sono più sarda che senegalese, credo che sia normale - spiega - non rinnego assolutamente le mie origini, ne sono fiera, ma qui sono nata e cresciuta e qui voglio vivere. Ho indossato più abiti sardi che senegalesi - scherza - gli ignoranti se ne facciano una ragione. L'unica "razza" che spero si estingua è quella degli ignoranti».Il sindaco di Codrongianos Andrea Modetti ha subito preso posizione sulla vicenda. «Mi sento in dovere di precisare che la nostra comunità non tollera questi atteggiamenti razzisti - ha commentato - e lo dimostra il fatto, e lo dico con orgoglio, che nessun nostro concittadino ha preso parte alla discussione e agli insulti subiti dalla giovane modella. Ho subito contattato il presidente dell'associazione Andrea Zucca Pais, che è un consigliere comunale, per invitare Kary in Comune e dimostrarle la nostra solidarietà e la nostra vicinanza. In questi anni abbiano portato avanti diverse iniziative di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza sulle donne, puntando sulla cultura che è l'unica arma contro l'intolleranza»

Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia e deputato M5S  , su   http://algherolive.it/2020/08/22/ “Esprimo anche a nome di tanti sassaresi massima solidarietà alla giovane e rivolgo un appello a chi ha scritto quegli intollerabili commenti: allargate il vostro orizzonte e apritevi al mondo, rendete onore alla nostra terra, da sempre ospitale e accogliente” Ottima  risposta quella  di  Perantoni   a nostri ( ovviamente senza generalizzare , anche se un po' arduo visto che da nazionalismi si sono originate due guerre mondiali e due delle più grandi dittature del secolo scorso , nazismo e fascismo , i cui rigurgiti \ influenze si vedono ancora oggi ) sovranisti ,  gente   che fa solita figura di ..... che non accettano , vedere  la  figuraccia di Susanna Ceccardi con Insaf Dimassi di cui ho parlato nel post precedente, che  esistano anche immigrati  di 2  generazione    (  o di prima   poco importa  )   che   s'integrano alla  perfezione   accettando le nostre  usanze   e tradizioni  .  Magari sono  quelli  stessi  ......  imbecilli      a  cui non va  mai bene niente   cioè si lamentano perchè  non accettano  le  nostre tradizioni e  la nostra  cultura   ,  poi   quando  l'accettano non  va  più  bene  . Gente  che   dovrebbe  fare  pace   con il proprio  cervello

Così una suora di clausura avvicina il Vaticano alle trans La benedizione di papa Francesco per la carmelitana Mónica Astorga, che in Patagonia ha allestito un "condominio sociale" per accogliere le donne transgender in difficoltà

da https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/23/news 


Suor Monica Astorga



CITTÀ DEL VATICANO - Si chiama La costa del Limay. È un "Condominio sociale protetto per donne trans", costruito nel quartiere Confluencia di Neuquén, la città più popolosa della Patagonia. È stato inaugurato lo scorso 10 agosto grazie all'impegno di una suora di clausura, la carmelitana Mónica Astorga Cremona che da anni accoglie le trans che vivono in condizioni di disagio, spesso in fuga dalla prostituzione e bisognose di occupazione: dodici miniappartamenti con un salone comune.
Secondo quanto riporta l'agenzia Telam, l'inaugurazione è stata salutata anche da papa Francesco il quale, nonostante sia a conoscenza dell'ostilità di parte della Chiesa locale per il lavoro della religiosa, ha voluto scriverle queste parole: "Cara Mónica, Dio che non è andato al seminario né ha studiato teologia, ti ripagherà abbondantemente. Prego per te e per le tue ragazze. Non dimenticare di pregare per me. Gesù ti benedica e la Santa Vergine ti assista. Fraternamente, Francesco".
"Il Papa conosceva la nostra comunità ancor prima che diventasse vescovo e nel 2009 è venuto a trovarci", dice suor Mónica in una intervista concessa a Linkiesta. E ancora: "In quell'occasione l'ho informato che seguivo le donne trans e lui mi ha detto: 'Non abbandonare il lavoro di frontiera che il Signore ti ha dato'". Secondo quanto riporta ancora Linkiesta più volte Francesco ha scritto alla religiosa. In alcune missive le avrebbe anche detto in riferimento all'emarginazione che subiscono le donne trans: "All'epoca di Gesù i lebbrosi erano scacciati allo stesso modo".
La vita claustrale di suor Mónica non tradisce ritmi e regole nonostante l'impegno con le trans. I momenti di ritiro, silenzio e preghiera sono indirizzati alla carità, in particolare alla cura di chi è maggiormente in difficoltà.
"Fin dal primo giorno - racconta - ho chiesto a Gesù di mostrarmi i volti e i nomi delle persone. Per il resto, io sono un semplice mediatore. Conduco la mia vita in monastero. Le donne transgender vengono qui per pregare e parlare: si mette su qualche progetto e io comunico per e-mail o telefono con le persone da aiutare". Non sempre la Chiesa sa mettere in pratica ciò che il Vangelo predica. Chiusure e ostilità, soprattutto nei confronti delle persone Lgbt, esistono ancora. "C'è ancora molta strada da fare nella nostra amata Chiesa - dice la religiosa - . C'è bisogno di interpretare il Vangelo. C'è bisogno di informazione e formazione. Però credo che si stia avanzando a poco a poco".
Francesco chiede vicinanza verso tutti. L'attenzione per le donne trans non è di oggi. Già a fine aprile scorso aveva mandato a Torvaianica l'elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, per portare aiuti economici a delle donne transessuali sudamericane che avevano fatto richiesta tramite il parroco della zona. Le trans, con il lockdown, non avevano più clienti e non sapevano come pagare l'affitto e come comprare da mangiare.
Nel 2015, invece, il Papa aveva ricevuto in Vaticano il transgender Diego Neria Lejarraga insieme alla sua fidanzata. Questi gli aveva scritto denunciando di essere stato "emarginato" dalla Chiesa nella sua città di Plasencia, in Estremadura, dopo il cambio di sesso.



Nonostante sia ligia ai ritmi della vita claustrale e non conceda facilmente interviste (in un suo post su Facebook ha chiesto ieri di non essere chiamata non avendo «nulla da dire») ha deciso di parlare del suo progetto https://www.linkiesta.it/

Che cosa l’ha spinta a impegnarsi con tanto entusiasmo per le donne trans?

Tutto è iniziato 14 anni fa. Alcune donne trans mi domandarono aiuto per smettere di prostituirsi. Io chiesi allora che sogni avessero e una di loro, Katiana, mi disse: «Avere un letto pulito per morire». 11 anni fa la diocesi ha prestato una casa e delle stanze per lo svolgimento di diverse attività. Nel 2017 ho chiesto al Comune un terreno edificabile: hanno concesso il terreno e dall’Ufficio del Governatore è arrivato l’invito di preparare un progetto di edilizia abitativa. Dopo tre anni il ​​progetto è una realtà concreta.

Francesco le ha scritto una lettera in risposta alla sua in cui raccontava come si era svolta l’inaugurazione del Condominio. Ma l’ha fatto anche in prossimità della cerimonia?
Il Papa conosceva la nostra comunità ancor prima che diventasse vescovo e nel 2009 è venuto a trovarci. In quell’occasione l’ho informato che seguivo le donne trans e lui mi ha detto: «Non abbandonare il lavoro di frontiera che il Signore ti ha dato». Gli scrivo quando voglio condividere qualcosa con lui. Qualche giorno prima dell’inaugurazione mi ha scritto: «Condivido la tua gioia per gli appartamenti. Auguri e benedizioni. Ti sono vicino. Va’ avanti e non abbandonare mai l’orazione. Un saluto affettuoso alla comunità. Per favore continua a pregare per me. Gesù ti benedica e la Santa Vergine ti assista. Fraternamente, Francesco».


Lei è superiora di un monastero di clausura. Quando entrò al Carmelo, immaginava che sarebbe stata vicina alle donne trans? Come riesce a coniugare la vita di contemplazione con una tale attività?
Sono entrato al Carmelo 35 anni fa. Ho sempre pensato che la mia preghiera e la mia vita dovessero essere finalizzate alla presa in cura di chi è scartato dalla società. Fin dal primo giorno ho chiesto a Gesù di mostrarmi i volti e i nomi delle persone. Per il resto, io sono un semplice mediatore. Conduco la mia vita in monastero. Le donne transgender vengono qui per pregare e parlare: si mette su qualche progetto e io comunico per e-mail o telefono con le persone da aiutare.

Santa Teresa d’Avila fu a volte incompresa dalle autorità ecclesiastiche del tempo. Nel 1578 il nunzio apostolico in Spagna, Filippo Sega, arrivò a definirla «femmina inquieta e vagabonda». Secondo lei, se la fondatrice del Carmelo fosse vissuta oggi, avrebbe fatto e approvato il suo impegno per le donne trans?
Non ho dubbi che oggi santa Teresa farebbe lo stesso e molto di più.


Lei ha parlato del sostegno di Bergoglio sin da quando era arcivescovo di Buenos Aires. Hai mai incontrato ostilità da parte del clero di Neuquén?
Nella Chiesa locale sono pochissimi coloro che approvano una tale attività.

Violenza, discriminazione e omicidi di donne trans non si fermano in Argentina e nel mondo. Cosa pensa che dovrebbero fare le autorità civili per fermare tutto ciò?

Credo che nessuno sia veramente interessato alle persone trans ed è per questo che non faranno nulla.


Il 19 agosto lei ha pubblicato su Facebook una foto della bandiera transgender in occasione del 21° anniversario della sua ideazione da parte di Monica Helms. Non ha paura di essere accusata di ideologia anche dai cattolici come spesso accade molto con chi si spende per i diritti delle persone Lgbti?

Mi hanno già accusato di tutto, non credo abbiano più niente da dirmi.

Nonostante i diversi toni pastorali di Papa Francesco, nella Chiesa cattolica c’è ancora molta indifferenza e spesso ostilità nei confronti delle persone Lgbti. Che cosa ne pensa?
C’è ancora molta strada da fare nella nostra amata Chiesa. C’è bisogno di interpretare il Vangelo. C’è bisogno di informazione e formazione. Però credo che si stia avanzando a poco a poco.