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10.7.24

Laura Ewert, "Mio nonno , il tenente Wolf Ewert, ordinò il massacro nazista di San Polo. Ora io chiedo perdono"




tramite il solito  msn.it    leggo   di  questa  vicenda  (  mi pare   d'aver  già parlato   o sui miei social o qui    in un post  sul  25  aprile    di quest'anno  )  trovo Storia  di  Laura Ewert nipote   del Boia nazista tenente Wolf Ewert,autore  della strage nazista   ,  una  delle tante  avvenute  in Italia    nel periodo    1943-45   ,  avvenuta il 14  1944 di un luglio nel piccolo paese di San Polo, vicino ad Arezzo

dA  Quotidiano.Net • 18 ora/e

"Mio nonno ordinò il massacro nazista di San Polo. Ora io chiedo perdono"
 Di FILIPPO BONI

Roma, 10 luglio 2024 
L’attimo in cui scoprì che uno degli uomini più importanti della sua vita, quello che l’aveva consolata, le aveva raccontato le favole da bambina e insegnato a costruire sogni pieni di speranza, suo nonno, era stato un boia nazista durante la seconda guerra mondiale in Italia, fu il più atroce della sua esistenza.Fu come se anche lei, oggi madre e giornalista affermata, Laura Ewert, fosse stata ammazzata insieme ad altri 64 innocenti tra cui donne e bambini dagli uomini del tenente Wolf Ewert, il suo carissimo nonno, all’alba di un pallido mattino di sole del giorno 14 di un luglio ormai lontano, nel 1944, nel piccolo paese di San Polo, vicino ad Arezzo

Wolf Ewert e la nipote Laura Ewert© Fornito da Quotidiano.Net


Aveva un tono dimesso, velato dalla tristezza e dalla commozione Laura, quando pochi giorni fa, in collegamento web dalla Germania con la sala consiliare del Comune di Civitella della Chiana, in occasione di un convegno sulle stragi naziste dimenticate organizzato dal Comune con il giornalista Udo Gümpel e lo storico Carlo Gentile, è stata chiamata ad intervenire per portare la sua diretta testimonianza.
“Quando ho scoperto cosa era accaduto a San Polo sono stata sommersa da sentimenti di tristezza, dolore e vergogna – ha detto –. Mi sono fatta molte domande sulla mia famiglia, sul perché non abbiamo mai parlato o affrontato questo argomento. Perché non siamo mai andati a San Polo per parlare con chi ha vissuto quella tragedia, chiedere perdono, immedesimarci per un qualcosa per il quale è difficile trovare parole adeguate".Già. Difficilissimo scavare nel vocabolario e trovare le parole giuste per definire crimini di questa portata che in Italia tra il 1943 e il 1945 hanno causato circa venticinquemila vittime innocenti, la maggior parte senza giustizia. Altrettanto complesso però è trovare quelle che descrivano la forza di questa donna che si porta addosso senza colpe l’eredità sanguinosa di un nonno criminale impunito, e riesce a redimersi pubblicamente dopo ottanta anni e a chiedere, in un atto d’amore sincero ed estremo, umilmente perdono alle vittime ed ai loro familiari.
Lei che addosso non porta nessuna macchia, lei che però, con una dignità infinita, chiede scusa al posto del nonno ormai morto tanti anni fa. Perché se lui fino in fondo non comprese la gravità dei gesti compiuti e mai si pentì, lei ha almeno carpito la portata catastrofica che hanno avuto quei massacri sui sopravvissuti e sulle comunità colpite.
È impossibile conoscere davvero cosa si celi nel fondo del pozzo dell’abisso dei familiari delle vittime che fino alla tomba si sono portati dentro l’ergastolo del dolore senza aver mai ottenuto giustizia.Più facile districarsi nella storia e tornare a quel drammatico giorno di luglio, due giorni prima della liberazione di Arezzo, quando Wolf ed i suoi uomini, con un improvviso attacco, liberarono alcuni commilitoni prigionieri, catturarono numerosi partigiani e le persone sfollate nella zona, uccisero alcuni civili, tra cui donne, anziani e bambini, e condussero il resto a San Polo. Li massacrarono dopo ore di spietate violenze. In quarantotto furono obbligati a scavarsi la fossa nei giardini di Villa Gigliosi, furono seppelliti vivi e fatti saltare in aria con la dinamite. Tra loro anche il ragazzo che portava i panini ai tedeschi. Gli altri furono portati fino a San Severo e massacrati tutti. L’operazione repressiva nella zona si concluse con la morte di 64 persone, in uno scenario di raccapricciante brutalità.Sono passati ottant’anni. La morte per gli indagati è arrivata prima della Procura e quindi della giustizia. A differenza delle sue vittime, il tenente Ewert ha fatto in tempo a ricostruirsi una vita dopo la guerra e a veder crescere la nipote Laura. È morto prima di trovare la forza di raccontare.Ma siccome la vita si rigenera nel grembo materno, sarà proprio lei, sua nipote, domenica prossima, a venire a San Polo di Arezzo appositamente dalla Germania, ad abbassare lo sguardo e a chiedere perdono per una colpa che non è sua. Perché se per la giustizia può esserci un tempo, la forza del perdono è come quella dell’amore: può non morire mai, può rigenerarsi e tramandarsi di padre in figlio.E questo dà alle famiglie ed ai popoli la forza di non perdere mai la speranza nell’umanità.

4.7.24

diario di bordo n 60 anno II . MATRIMONIO IN METROPOLITANA , «Paralizzata per sempre per uno scherzo di un'amica al party prima del matrimonio: l'ho voluta comunque come damigella», Separate alla nascita, sorelle gemelle si ritrovano su TikTok: «Era uguale a me, abbiamo indagato e ho scoperto la verità»

 

  ogni luogo per  sposarsi    va  bene  .  L'articolo Coppia senza soldi organizza matrimonio in metropolitana: un successo proviene da Bake News.

                                                    Coppia senza soldi organizza matrimonio in metropolitana 

                                                                                           © TikTok

Quando una coppia si ritrova con pochi soldi per organizzare un matrimonio coi fiocchi serve fantasia ecco la storia di Daniel ed Esmy che per il sì hanno scelto la metropolitana di New York. Daniel Jean non aveva i soldi necessari per poter organizzare alla sua fidanzata Esmy Valdez un matrimonio esagerato. E così ha avuto la sua idea: organizzare le nozze nella metropolitana di New York. “Non avevamo i soldi per organizzare il ricevimento da sogno che avevo sempre immaginato”, ha detto al NY Post Jean, 39 anni, di professione responsabile marketing, sottolineando l’elevato costo dell’organizzazione di nozze a New York. “Ho deciso di sorprenderla organizzando un ricevimento fantastico sulla metropolitana L”, ha detto Jean.

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Matrimonio in metropolitana costato solo 3mila dollari

Lui e Valdez, estetista trentottenne, hanno celebrato ufficialmente il loro matrimonio con una cerimonia privata in chiesa il 27 giugno. Martedì 2 luglio invece i due hanno brindato alla loro presunta unione insieme a 20 amici all’interno di una carrozza della metropolitana piena di perfetti sconosciuti. E per farlo hanno speso in tutto 3.000 dollari. Secondo recenti statistiche raccolte dal Post pronunciare il fatidico sì con una cerimonia e un ricevimento standard nella Grande Mela può costare alle coppie fino a 63.000 dollari.
Jean, tuttavia, scelse l’amico Jodell “Joe the Show” Lewis per organizzare la loro serata economica in metropolitana. “Ho presentato il ricevimento, il mio amico Christopher Dupree ci ha aiutato a gestire l’allestimento e abbiamo assunto una wedding planner, Anya, per aiutarci con la produzione generale”, ha detto Lewis, 40 anni, comico, al Post. Lewis aveva già diretto diverse feste sgargianti sul treno, tra cui una festa in piscina bagnata.

Il video del matrimonio in metropolitana diventa virale

“Abbiamo ricevuto il cibo preparato dallo Chef O di O’s Grill Spot [a Brooklyn], abbiamo avuto una torta, bevande e musica dal DJ Whoo Kid”, ha detto Lewis della festa di nozze. “È stata una festa incredibilmente divertente e memorabile per circa $ 3.000 che sarebbero costati $ 30.000 in una sala ricevimenti”.E la frugalità ha fatto miracoli anche in un altro modo per Valdez: ha raccontato al Post che la loro accoglienza sfrenata ha ulteriormente approfondito il suo amore per Jean. “Quando sono salita sul treno e ho visto tutto, ho pensato: ‘Wow, ho scelto la persona giusta'”, ha detto entusiasta la novella sposa. Le immagini virali dei festeggiamenti hanno totalizzato più di 363.000 visualizzazioni su TikTok.


La gente in questa città pensa che sia importante per gli uomini avere cose costose per stupire la donna dei loro sogni”, ha aggiunto. “Il nostro ricevimento era tutto incentrato sull’amore”. “Ma non esiste nessun altro posto al mondo in cui puoi celebrare le tue nozze su un treno e ricevere così tanto amore da persone felici che non conosci nemmeno”.


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da   www.leggo.it    tramite  msn.it   • 8 ora/e • 2 min di lettura


© Social (Facebook etc)



Una storia di dolore, profondo e inaspettato, ma soprattutto una storia di vita, di rinascita, di accettazione: Rachelle è rimasta paralizzata per sempre dopo uno scherzo della sua migliore amica durante l'addio al nubilato e il giorno del matrimonio ha dovuto percorrere la navata in sedia a rotelle. Eppure, tra le damigelle della sposa, quell'amica era presente e anche con lei ha celebrato l'unione con l'uomo della sua vita.«Non mi piacerà mai essere paralizzata - dice la donna, mamma e moglie - Ma il trucco sta nel guardare sempre al lato positivo, nella vita». Rachelle ha deciso di raccontare la sua storia tramite una serie di video sui social, non solo il drammatico momento dell'incidente, ma anche tutto ciò che è successo dopo, a dimostrazione che nonostante gli ostacoli che ha dovuto superare, è riuscita a raggiungere la felicità.
L'incidente in piscina e il matrimonio
«Quattordici anni fa il mio mondo ha tremato - scrive Rachelle nella didascalia del video pubblicato su TikTok, raccontando la sua storia -. Avevo 24 anni e la mia vita stava andando alla grande. Avevo comprato casa, ottenuto il primo lavoro vero e mi ero fidanzata con il mio amore dell'università. Era arrivato il momento di festeggiare l'addio al nubilato e io ero al settimo cielo! Dopo una serata fuori a divertirci tra amiche siamo tornate a casa per fare una nuotata in piscina».Nulla di strano in tutto ciò. Poi l'incidente inaspettato: «Un'amica mi ha spinta in piscina. Sono stata colta di sorpresa, sono caduta di testa e mi sono rotta il collo, il che ha causato una lesione istantanea al midollo spinale. Potrei parlare nel dettaglio di tutto ciò che è successo quella sera - scrive Rachelle -, ma questa è una storia di amore, famiglia e di ostacoli superati. Un anno dopo ci siamo sposati, abbiamo avuto una bimba e quattro anni dopo abbiamo una vita fantastica».Rachelle non vuole raccontare il dolore, ma la gratitudine: «Lasciatemi dire... vorrei che ci fosse una cura. Ci penso spesso. Ma è possibile volere una cura e comunque andare avanti con la vita ed essere grati per ciò che si ha. In tanti ambiti sono davvero, davvero fortunata, e me ne rendo conto. Il mio messaggio è di essere sempre grati, umili e gentili... e fate attenzione vicino all'acqua!».
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Sorelle gemelle si trovano grazie a TikTok

Una studentessa si è imbattuta in un video di TikTok di una ragazza che le somigliava tantissimo: ha iniziato a seguirla sui social credendo che fosse semplicemente un caso. Sono diventate amiche e solo dopo hanno scoperto di essere sorelle gemelle, vittime di un enorme traffico umano durato più di 50 anni. Elene, 19 anni, della Georgia, stava guardando alcuni video su TikTok quando le è apparsa una clip girata da una ragazza di nome Anna con dei tratti somatici identici ai suoi: naso, bocca, occhi e mani, tutto di quell'adolescente le ricordava se stessa. Le due sono diventate amiche, «senza sospettare che potessimo essere sorelle - spiega Anna - ma entrambe sentivamo che tra noi c'era un legame speciale».Quando le rispettive famiglie delle ragazze hanno svelato a ciascuna di averle adottate, le ragazze hanno deciso di indagare. Con un test del DNA hanno scoperto di essere sorelle gemelle. «Ho avuto un'infanzia felice - ha raccontato Anna a The Sun - ma d'un tratto tutto il mio passato mi sembrava un inganno. Ho fatto fatica a elaborare l'informazione, ad accettare la nuova realtà: le persone che mi hanno cresciuto per 18 anni non sono i miei genitori biologici. Ed ora avevo anche una sorella».
50 anni di adozioni condotte illegalmente
Dietro la loro adozione c'è una storia davvero sinistra: le due ragazze «sono tra le decine di migliaia di bambini georgiani venduti illegalmente in uno scandalo di traffico di neonati durato decenni», riferisce la testata inglese. «Il piano, scoperto dai giornalisti e dalle famiglie in cerca di parenti scomparsi, prevedeva il furto di neonati alle loro madri, molte delle quali si sentivano dire che i loro bambini erano morti ed erano stati sepolti nel cimitero dell'ospedale». Il fenomeno è durato per oltre 50 anni, «sorprendentemente orchestrato dagli operatori sanitari stessi», i quali falsificavano gli atti di nascita e affidavano i neonati a nuove famiglie in cambio di denaro.
La giornalista georgiana Tamuna Museridze combatte ancora contro questa macabra criminalità. La donna, che è lei stessa vittima di questo sistema malato, gestisce un gruppo Facebook dedicato al ricongiungimento dei bambini sottratti ai loro genitori, il quale conta 200 mila membri attivi. Tamuna afferma di avere le prove che almeno 120.000 bambini sono stati rubati ai loro genitori e venduti tra il 1950 e il 2006, anno in cui le misure anti-tratta del presidente riformista Mikheil Saakashvili hanno definitivamente stroncato il sistema.
Molte coppie che scoprono un problema nella fertilità sono disposte a ricorrere a un'adozione illegale, purtroppo, come ha fatto la mamma di Elene: «Adottare da un orfanotrofio sembrava impossibile a causa delle liste d'attesa incredibilmente lunghe», ha dichiarato la donna. Nel 2005 un conoscente le parlò di una bambina di sei mesi disponibile per l'adozione presso un ospedale locale, dietro pagamento di un compenso e lei ha accettato, perché le sembrava l'unica occasione rimasta per allargare la famiglia. Alcuni infermieri hanno portato Elene direttamente a casa sua e lei non ha compreso fino in fondo che si trattava di un'operazione illegale. Per formalizzare l'adozione, ci sono voluti mesi estenuanti di ritardi burocratici, ma poi la coppia ne uscì con successo: Elene era la loro bambina, a tutti gli effetti.
Al momento, il gruppo Facebook gestito dalla giornalista ha riunito più di 800 famiglie; mentre gli organi di giustizia georgiani cercano di rintracciare tutti i responsabili di traffico umano. Qualcuno è stato arrestato, ma si presume che la maggior parte dei professionisti coinvolti sia ancora a piede libero. Anna e Elene non provano risentimento per la faccenda: oggi sono due ragazze gioiose di essersi trovate e sono concentrate sul vivere al meglio il loro rapporto.

20.4.24

DIARIO DI BORDO N° 45 ( ex n 0 ) anno II un vagabondo stanco sa che deve andare avanti

 canzone suggerita \   colonna  sonora

UNA TERRA PROMESSA - EROS  RAMAZOTTI
ci  vuole  un  fisico bestiuale  - Luca  carboni 

 su  cosa è la rubrica  DIARIO DI BORDO 

Prima  d'iniziare  il n   odierno  dell'ormai consueta   rubrica    diario di bordo    che  dalla    fine  dello    scorso  anno    ha  preso inzio  sul  blog   veniamo   di rispondere ,  aggiungendo un  ulteriore  risposta  alle FAQ    del blog  ,  al perchè del titolo   della  rubrica non periodica    , diario  di bordo , appunto ,  in cui   riprendo articoli , post  , storie  , ecc    ed   in  alcuni casi   d'adesso     mie  riflessioni    \  stati  d'animo         che   ho tralasciato       dai normali  post    .
Questo  post  scritto   è    quello che in realtà avrebbe  dovuto essere   il numero 0  della  rubrica .  IL  post  ( ed  anche  il titolo  alla  rubrica  )   nasce    dalla  lettura  e  dalla riflessione  scatenatami  da questa   poesia , risalente  al 13 aprile 2010,  di Elio Moncelsi ,  trovata  su  il  muro di fronte  al museo Man  di Nuoro   intitolata  proprio 

                                                DIARIO  DI BORDO 



….è come navigare per mare:
ci avventuriamo nell’oceano della vita
attraversando calme piatte,
affrontando furiose tempeste,
diretti verso approdi sognati
di cui abbiamo solo sentito parlare,
verso paradisi perduti o da conquistare
oppure verso niente,
solo per il gusto di viaggiare.
Chi su fragili legni e chi su munite corazzate
solcando onda dopo onda, giorno dopo giorno,
sospesi sopra un abisso immenso
e sotto un cielo che non è nostro,
ognuno di noi segue il suo portolano.
Io leggo la mia rotta nel canto delle stelle,
amo il sole in faccia ed essere baciato dal vento
non mi interessa la meta:
è il viaggio che conta
e la musica del mare.
Come ogni buon navigante
tengo il mio diario di bordo
e sono uso prendere appunti di viaggio
dove annoto sensazioni,
visioni, incontri.
Questi sono i miei dipinti
giorni della nostra vita,
appunti di viaggio
del mio diario di bordo;
non ne sono geloso,  puoi leggerlo, se vuoi  


I miei viaggi e le mie avventure nella vita di tutti i giorni nei suoi vari aspetti ( antropologici , politici , culturali, psicologici \ filosofici ) alcuni poco battuti o esaltati dalla massa per via del politicamente corretto sono sempre un percorso di crescita e di formazione della mia opera d'arte. in questi giorni me la devo vedere con le proprie ferite e delusioni e frustrazioni. Quelle che ed il mio caso continuo a portami dietro e finiscono col decidere per me per scegliere al mio posto. infatti spesso orgoglio e fierezza sono i nemici più pericolosi di un pirata e bucanieri e il pirata redbeppeulisse s'appresta ad impararlo nuovo mollando gli ormeggi verso la verità dell'oceano tra salsedine , spazi aperitivo d'occhio, in acque fitte d'insidie e pericoli di ogni genere. Ma mi fermo, nel silenzio della notte come l'astromo acculturato di ( Walter Whitman  poeta  americano 1819-1892  )  a  riflettere    ed  mi accorgo    che  non intendo come  ho  fatto   in passato    farmi mai  più  ( ma  mai dire mai  , perchè ogni  ritorno è possibile  ed è una  lotta perenne  )   consumare dal rancore  e dall'odio   oltre  che :  rimanere in un circolo  vizioso   cioè  il rispondere  \ replicare  ad   una cattiveria con un altra  cattiveria o   gesto  peggiore   , si sprecano tempo ed    energie  nel cercare   vendetta ed  annullare quelle persone    che  mi  hanno : insultatyo  ( con parodie, sfottò\prese in giro ,  pagine  web    e post  diffamatorie )    deluso, ingannato ,  fatto soffrire  , penare  .  Ma soprattutto Perchè   io  vagabondo  che  non sono  altro  anche   se  :<< [...]   Ho troppe ferite e le mie gambe sono stanche \Ho le palle piene e i piedi fumanti\ Ma c'è un gioco da fare e una ruota che riparte\ E un vagabondo sa che deve andare avanti  ( IL  Vagabondo Stanco-  Mcr   ) >> nostante  tutto - Infatti  


quindi   meglio   come   suggerisce   sul  gruppo  \1  pagina   comunity   facebook     filosafando  


 Beatrice PerfettiRiflessioni
Non guardare il cellulare, non controllare se è ancora sveglio, non ti fissare sulle cose che ha fatto qualche volta, non avere aspettative. Non immaginare che alcune persone possano cambiare, non immaginare che possano nascere attenzioni e sentimenti che non ci sono stati fino ad ora. Non essere malinconica anche stasera, molto probabilmente non ne vale la pena. Non rincorrere. Chi ti vuole, ti saprà trovare, non ti lascerà ore ad aspettare un segno di vita o una risposta, non creerà silenzi ma riempirà il vuoto che qualche volta pensi ti accompagni da sempre. A volte capita solo di volere bene alle persone sbagliate. Sbagliate per noi. Perché se non sei tu la priorità, se non sei tu il centro del cuore, vuol dire che qualcosa non va, uno sbaglio da qualche parte c'è. Lo sbaglio però non sei tu. Ti meriti qualcosa di più, ti meriti una carezza, delle parole che sappiano strapparti un sorriso. Ti meriti la buonanotte, un messaggio in cui qualcuno ti dice che non riesce a smettere di pensare a te. Ti meriti qualcosa di veramente speciale; non accontentarti, non sprecare lacrime, non sprecare sogni. Lascia andare...
Laura Messina

ovvero il dimenticare ed in alcuni caasi il perdono . con questo è tutto  alla prossima  

 


 




22.12.23

Noi continuiamo a parlare, a mettere fiocchi rossi e segni in faccia. E loro continuano a morire. Si chiamava Vanessa Ballan, aveva 27 anni

Ancora una di meno. Ancora una donna morta ammazzata a coltellate. A Treviso.Ancora una volta incinta di qualche mese, come Giulia Tramontano. E un altro figlio di quattro anni a casa. Ancora un femminicidio.Ancora per mano di un uomo che lei aveva già denunciato per stalking, senza che questo le abbia salvato la vita.Si chiamava Vanessa Ballan, aveva 27 anni. Noi continuiamo a parlare, a mettere fiocchi rossi e segni in faccia. E loro continuano a morire. E, nel frattempo, non c’è più rimasto nessun uomo che possa chiamarsi fuori. Perché anche chiamarsi fuori, anche solo non dire o fare niente, è parte del problema. Ma allo stesso tempo Nella storia del femmincidio di Vanessa Ballan c’è, una volta tanto, la storia di un uomo meraviglioso nella sua dignità: il compagno Nicola Scapinello.Si erano conosciuti presto, prestissimo. La classica storia d’amore nata sui banchi di scuola, poi la convivenza e un figlio, oggi di quattro anni.Entrambi originari di Castelfranco Veneto, da qualche tempo si erano trasferiti a Riese (provincia di Treviso) per motivi di lavoro: lei commessa in un supermercato, lui piastrellista. Non si sono mai lasciati Vanessa e Nicola. Neppure quando lei ha incontrato e intrapreso una relazione con Bujar Fandai, l’uomo che anni dopo la ucciderà.



Quando, un anno fa, Vanessa decide di troncare con Bujar e raccontare tutto al compagno, Nicola non sbatte la porta, non si lascia prendere dall’orgoglio, non cerca l’amante per regolare i conti. Fa quello che fa un uomo che ama una donna: le resta accanto. E lo fa, soprattutto, nel momento più difficile quando la rabbia di Fandai si trasforma in violenza pura: stalking, aggressioni, minacce di morte. Quando Vanessa, in lacrime, confessa il dramma che sta vivendo, Nicola si presenta con lei per ben due volte a denunciare il suo persecutore, prima dai carabinieri e poi in procura. Anche se non basterà a salvarle la vita.È ormai l’ottobre scorso. Qualche mese dopo Vanessa resta anche incinta del secondo figlio, la vita riprende, va avanti in una qualche forma di normalità. Fino alla mattina di martedì 19 dicembre, quando Nicola, allarmato dai silenzi di Vanessa, corre a controllare a casa, trovandosi di fronte una scena di indicibile orrore e il corpo di sua moglie riverso nel sangue.Questa è anche la storia di un uomo e di un maschio non tossico, capace di amare e perdonare come gesti simmetrici, a cui resta un figlio di 4 anni che crescerà senza una madre ma con davanti a sé l’esempio di un uomo (davvero) forte, per parametri lontanissimi da quelli che ci hanno sempre spacciato. Questa è la dimostrazione che non bisogna mai generalizzare. Ci sono moltissimi uomini perbene a cui non viene neanche in mente di colpire le donne. Chi lo fa probabilmente è cresciuto in un ambiente malsano, senza ricevere i giusti valori. Non è ovviamente una giustificazione ma il rispetto si impara soprattutto in famiglia

31.10.23

Prato, la prof incinta dell'alunno 14enne condannata a 6 anni, il marito: «Quel bambino lo crescerò come fosse mio. Mia moglie? L'ho perdonata»

 


riordinando  i  giornali per  la  diferenziata     ho trovato  che    nei giorni  scorsi    c'è  stata   la  conclusione della  vicenda  processuale  della  professoressa di Prato che ha avuto un figlio da un suo alunno 14enne. La vicenda ha suscitato molto scalpore in Italia e ha avuto una vasta copertura mediatica. La  donna è stata condannata a sei anni di carcere per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore


Qui  un sunto  della  vicenda 


I  giornali  ed  i media    parlano  anche della  reazione del marito per  le reazioni    " non violente   " nei  confronti  ella  moglie   e  del ragazzo  minorenne  . Il marito della donna, come riportato da Internapoli.it e Fanpage.it, ha dichiarato di voler crescere il bambino come se fosse suo .  Infatti    a Vanityfarair  ha  dichiarato :  «Non mi piace passare per quello che non ha colpe, in passato avevo commesso errori anche io. Abbiamo parlato dopo lo scandalo, come si fa fra persone civili. Tutto si può salvare se si analizza. Stiamo insieme sin da giovani, ne abbiamo passate tante».Uno di quei pochi uomini che  , non a  parole  ,  a saputo mettere in pratica  il perdono  ed  la  comprensione  , è riuscito  lucidamente  senza  farsi trasportare  dall'odio  ed  dal rancore  la  situazione   anche analizzandosi   senza  scaricare  tutto  su  di lei  ed  a mettere   da parte   la  sua mascolinità     e il suo orgoglio ferito    .Un altro   l'avrebbe lasciati al  loro  destino  ( nei  migliori  dei  casi )  oppure  insultata   ed stalkerizzata   se non addirittura  uccisa\i (  nel peggiore  dei casi  )  .  Un  uomo  cosa  , rara  parlo per  esperienza  personale ,  che mette    da parte  il suo  orgoglio  ferito  da  un  tradimento .Molto saggia la  ecisoe  :    « Molti pensavano che avrei lasciato mia moglie, ma il nostro rapporto, invece, si è rafforzato. Tutto si può salvare se si analizza. Stiamo insieme sin da giovani, ne abbiamo passate tante», spiega il marito della donna pratese al Corriere della Sera. Egli  dovrà badare da solo a due bambini, il quindicenne di cui è padre biologico e il bambino di 5 anni di cui ha rivendicato la paternità. «Ma per me non esiste differenza, sono i miei figli», precisa immediatamente.

9.9.23

Cos'è il PERDONO? Come Si Fa A Perdonare? Perché Dovresti Perdonare? .

    canzone  suggerita
Perdono - Caterina Caselli 





vedendo il bel video ( almeno per me ) di
ho inziato sia rimettere iniscussione la conclusione di alcuni rapporti siua su i social sia al vivo finiti male   e di  cui  ancora  porto i i sensi di colpa . Ma ma soprattutto a rimuovere quegli incubi , rimorsi senza di colpa che queli che avevo dimenticato ma non rimosso da dentro di me e che mi porto dietro nel corso degli anni perchè come credo ciascuno di noi ci saranno persone che non abbiamo mai perdonato o fatto pace Infati negl ultimi minuti del finale soprattutto : << non bisogna aspettare per perdonare qualcuno\a perchè potrebbe essere troppo tardi . >> . Rieccomi a farmi le domande : Cos'è il PERDONO? Come Si Fa A Perdonare? Perché Dovresti Perdonare? avevo già la risposta dentro di me , ma era incompleta . e andando a cercare sitri o altro che l'approfondissero o mi dessero ulteriori rispote ho trovato questi tre video che  analizzano  sotto l'aspetto  laico\ spirituale   , religioso  ,  psicologico  il perdono   







 e dovrò come ho fatto con quelli meno gravi perdonare . solo cosi riuscirò a fare piazza pulità delle scoriue ( rimorso , sensi di colpa , ecc ) più a fondo e più completa . ed usare di più lo strumenoi del perdono . e poicome suggerisce  il commento  al primo vieo   citato di  

 Salvina Corrao
💔 devi riuscire perdonare per sentirci bene con noi stessi non pensare passato diamo la possibilità se non perdoniamo diventiamo orgogliosi lo orgoglio non è una cosa bella ci fa stare male che fa stare meglio me e gli altri .


 come dimostrano anche le storie raccontate in queste blog in particolare queste due

12.2.23

si può perdonare un familiare che uccide un altro familiare ? il caso di Laura di Dio che ha ucciso la suocera ma il marito l'ha perdonata

da giallo settimanale n 6 15\2\2023

 Il delitto è avvenuto in provincia di Enna. Laura Di Dio ha accoltellato a morte la mamma del marito al culmine dell’ennesima lite e poi ha confessato: «La odiavo». L’uomo: «Amo mia moglie. Sta male» “Io amo mia moglie. Lei sta male. Si alzava di notte, dormiva pochissimo e mangiava solo quando ne aveva
voglia. Avevamo consultato un medico, ma lei non prendeva le medicine. Nei giorni scorsi avevo proprio pensato di rivolgermi a uno specialista. Ho fatto di tutto per lei”. Con queste parole Francesco Arnone ha tentato di spiegare che cosa avrebbe spinto la propria moglie Laura Di Dio, 32 anni, a uccidere a colpi di forbice, forchetta e coltello sua madre, cioè la suocera, Margherita Margani, di 62.
Un dramma famigliare, avvenuto a Pietraperzia (Enna), che a quanto pare era annunciato. Il marito dell’assassina ha aggiunto che da mesi non lasciava più i suoi figli con la moglie per paura che potesse fare loro del male. Secondo l’uomo i sintomi depressivi erano iniziati un anno e mezzo fa e avevano incrinato ancor di più i già pessimi rapporti tra moglie e suocera, che tuttavia badava ai due bimbi della coppia. Margherita Margani, accusava la nuora di aver diviso i suoi due figli. Tutto era nato nel 2018. Per proteggere Laura Il delitto è avvenuto in provincia di Enna. Laura Di Dio ha accoltellato a morte la mamma del marito al culmine dell’ennesima lite e poi ha confessato: «La odiavo». L’uomo: «Amo mia moglie. Sta male» Di Dio dal marito che la stava malmenando, nonostante fosse incinta, Christian Arnone, 20 anni, aveva sparato al fratello Francesco. In realtà, il colpo era andato a vuoto, ma il giovane era stato arrestato per tentato omicidio. Secondo Francesco Arnone, però, questo vecchio episodio non avrebbe nulla a che fare con quanto accaduto a sua madre, il cui omicidio sarebbe stato causato da un grave disagio psicologico della moglie. È stato proprio l’uomo a trovare il cadavere della madre Margherita. Secondo una prima ricostruzione, la vittima aveva appuntamento in casa con l’estetista, la quale però non riusciva a farsi aprire la porta. Così la donna ha avvisato Francesco Arnone. L’uomo è corso a casa della madre per capire che cosa stesse accadendo e ha aperto la porta, trovandosi davanti una scena agghiacciante. La moglie era seduta a cavalcioni sulla suocera morta, in una pozza di sangue, e fumava una sigaretta. L’assassina avrebbe spiegato di aver raggiunto la suocera per bere un caffè, poi tra le due donne sarebbe scoppiata una lite violenta, l’ennesima, finita nel sangue. Al magistrato avrebbe detto: «La odiavo, per questo l’ho ammazzata. Ma mi sono solo difesa. Lei mi ha colpita per prima». Avrebbe anche un taglio, in realtà superficiale. Ora si trova in carcere. Il marito, però, l’ha già perdonata, convinto che la donna sia molto malata.

14.9.22

principessa dimenticata di © Daniela Tuscano

 Dunque Loujin è morta, assieme ad altri quattro bambini (uno abortito) e alcuni adulti, morta di sete su un barcone accolto da nessuno. La conosciamo tutti adesso, in ritardo, per quell'immagine atrocemente bella: un inizio di vita circondato da un tramonto, meraviglioso anch'esso, d'una meraviglia inutile. Un principio che è già una fine. Non sappiamo a quale religione appartenesse
Dalla  bacheca  di Giovanni Guidi il 
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Loujin, ma le ultime parole "ho sete" rimandano al crocifisso, non Dio ma uomo, egli pure nella solitudine d'un tramonto. Non sappiamo nemmeno quanto sia acuta la sofferenza provocata dalla disidratazione. Ma è un'invocazione così comune, anche da chi perde la vita in modo meno tragico di Loujin, che l'avvertiamo dentro, e soffoca e restringe. La fine di Loujin, benché così disperatamente umana, non è stata però naturale. Poteva, doveva essere evitata. Vogliamo scrivere per lei e non per noi stessi, cercheremo quindi di scansare la retorica e i paragoni insensati con esequie più illustri e celebrate. Semplicemente Loujin non avrebbe dovuto trovarsi in mezzo al mare, a quattro anni, col suo incantevole viso da principessina, gli occhi malgrado tutto giocosi e assetati. Di curiosità, certo; occhi da esploratrice. Non ha conosciuto il mondo Loujin, o ne ha conosciuto soltanto il lato tenebroso, mentre tutt'intorno brillava una irraggiungibile felicità.
Non l'ha conosciuto per difetto di vita, per un gioco al ribasso che anche la società ricca pagherà - e già paga - eliminando gli inefficienti e gli scartati. Non l'ha conosciuto perché la società povera anzi miserabile dalla quale proveniva, della vita non tiene alcun conto; e se la prima l'ha respinta, è stata la seconda a spingerla su quel barcone. Da donne e uomini, dobbiamo chiedere perdono per questa morte, e per altre precedenti o che mai conosceremo; ma inginocchiarsi non basta; e non unilateralmente, ché sarebbe solo autocommiserazione. Non c'è Loujin senza giustizia, ancor più: esercitando la giustizia, vivrebbero nella prosperità milioni di Loujin. Da donne e uomini, il passo da compiere è un sì alla vita è un no a una sua disidratazione a favore di sistemi politico-economici iniqui - di qualsiasi latitudine - in cui l'esistenza umana è mandata alla deriva, come una zattera in mezzo al mare.