espresso online del 03 giugno 2014
Simone ha 57 anni. Non ha lavoro, deve cambiare casa, ma è felice. Perché finalmente è (quasi) ciò che ha sempre desiderato essere: un uomo. La fotografa Alessia Bernardini lo ha seguito per i due anni in cui ha vissuto sulla soglia. Dal passato femminile a un futuro maschile. E ha raccolto l'esperienza in un libro, premiato a Riga. E che sarà a Milano il 7 giugno
DI FRANCESCA SIRONI
«All'inizio mi chiedevo: chissà se è vero fino in fondo. Chissà se non è solo un malessere psicologico. Alla fine ho scoperto che no: è reale. E noi non possiamo proprio giudicare». Alessia Bernardini è una fotografa. Che come vicina di casa, due anni fa, si è trovata una donna di nome Angela. Che le ha chiesto: «Aiutami a raccontare la mia storia».
La sua storia era la storia di una bambina, poi ragazza, poi adulta, che ha sempre provato vergogna, fino alla rabbia, all'odio, per il proprio corpo. Non perché brutto: grasso, storto o castano. Ma perché “sbagliato”, rispetto a ciò che lei sentiva di essere: il corpo di una donna per una persona che si vede uomo. È complicato, ma, racconta, Alessia, meno di quello che sembra: «Lui è sempre stato convinto».
Così, ha chiesto ad Alessia di accompagnarlo. Per due anni hanno sfogliato insieme vecchi album, camminato per strada, guardato la gente come guarda una donna che vuole essere uomo. Nel frattempo è arrivata anche per Angela la possibilità di realizzare, tramite il Servizio sanitario nazionale, il suo unico desiderio. E così le prime due operazioni. Gli ormoni. Oggi, lui si chiama Simone, ha 57 anni, è un uomo. È disoccupato, ma felice: «Tutta la storia che abbiamo voluto raccontare è un mix di sofferenza e successo, di dolore e possibilità».
le interviste, gli incontri, le fotografie e le vecchie polaroid sono diventate infatti nel frattempo un libro fotografico, intitolato “Becoming Simone” , che ha vinto il primo premio al Self Publishing contest di Riga e sarà presentato il 7 giugno a Milano in occasione dell' evento "Ladyfest" .
In un momento in cui anche il settimanale “Time” mette per la prima volta in copertina una transgender, Alessia Bernardini dice di aver voluto raccontare «Più che l'aspetto fisico, o le operazioni, lo sdoppiamento interiore, il doppio modo di vedere e vedersi anche nei momenti più semplici. Per questo nel libro passato e presente sono mescolati: non c'è un prima o un dopo nettamente separati. Io quasi, fotografandolo, non mi sono accorta di quanto fosse cambiato con la terapia. Solo dopo aver visto il libro completo ho realizzato»
Il cambiamento non è ancora totale. Manca la terza operazione, la più importante forse, quella che riguarda il pene. «Simone deve aspettare. Ha dovuto aspettare anni per ottenere le prime cure dall'Asl. Se avesse potuto, lo avrebbe fatto subito. E ora ha ancora attese davanti». E il libro, già chiuso? «Il titolo – becoming – racconta il processo. E lui ormai è un uomo». Che deve affrontare da uomo i 57 anni di vita che ha passato da donna.
A cominciare dagli sguardi degli altri: «Non è che la gente lo osservi: non è una persona appariscente», racconta Alessia: «Piuttosto il problema sono i vicini: lui continua ad abitare nella stessa casa dove la portinaia l'ha sempre chiamato Angela. Vorrebbe trasferirsi, iniziare in un contesto nuovo, con una nuova identità». Senza specchi, insomma del passato. Per ora, non può permetterselo. Ma intanto non prova più vergogna di sé. È felice, dice. Pensa di non aver perso nulla. Anzi: di aver guadagnato un futuro. Partendo dal libro con cui ha voluto provare a raccontarsi. Per dire che è difficile, sì, la transizione. Ma possibile. E che ora, ripete, lui è felice.