19.7.14

“Era un collaboratore nazista” E il museo dell’olocausto di Washington sfratta Giovanni palatucci lo “Schindler italiano”

ESTERI
  La  stampa  20/06/2013 IL CASO


Rivisto il ruolo giocato dall’“ultimo questore” di Fiume, Giovanni Palatucci. Sfrattato dall’esposizione sul ventennale dell’istituzione
ANSA
Un immagine di archivio di Giovanni Palatucci, ucciso a Dachauche perché riuscì a mettere in salvo oltre 5000 ebrei. È stato dichiarato martire da Giovanni Paolo II

Era noto come lo “Schindler italiano”, per aver salvato 5.000 ebrei dallo sterminio nazista, tanto da essere riconosciuto come un Giusto da Israele e da essere stato dichiarato martire da Papa Giovanni Paolo II. In realtà, lo studio condotto su circa 700 documenti ha fatto emergere che Giovanni Palatucci era invece un collaboratore nazista, tanto da partecipare alla deportazione degli ebrei nel campo di Auschwitz. Per questo motivo, scrive oggi il New York Times, il Museo dell’Olocausto di Washington ha deciso la scorsa settimana di rimuovere il suo nome da una mostra, mentre lo Yad Vashem di Gerusalemme e il Vaticano hanno iniziato a esaminare i documenti.  

La verità sullo Schindler italiano è emersa dopo che i ricercatori del Centro Primo Levi hanno avuto accesso a documenti italiani e tedeschi, nell’ambito di una ricerca sul ruolo di Fiume come terreno fertile per il fascismo, città dove Palatucci lavorò come funzionario di polizia dal 1940 al 1944. Stando alla versione accreditata finora, quando i nazisti occuparono la città, nel 1943, Palatucci distrusse i documenti per scongiurare che i tedeschi spedissero gli ebrei di Fiume nei campi di concentramento. La sua stessa morte nel campo di Dachau, a 35 anni, avvalorò poi la tesi.  

Ma Natalia Indrimi, direttore del Centro Primo Levi, ha invece dichiarato che gli storici sono stati in grado di consultare questi stessi documenti, da cui è emerso che nel 1943 Fiume contava solo 500 ebrei, la maggior parte dei quali, 412, pari all’80%, finì proprio ad Auschwitz. La ricerca ha poi fatto emergere che piuttosto che ricoprire la carica di capo di polizia, Palatucci era vice commissario aggiunto responsabile dell’applicazione delle leggi razziali fasciste. Nella lettera inviata questo mese al Museo di Washington, Indrini ha quindi scritto che l’uomo era “un pieno esecutore delle leggi razziali e, dopo aver prestato giuramento alla Repubblica sociale di Mussolini, collaborò con i nazisti”.  

La sua stessa deportazione a Dachau, nel 1944, non fu determinata dalle sue gesta per salvare gli ebrei, piuttosto dalle accuse tedesche di appropriazione indebita e tradimento, per aver passato ai britannici i piani per l’indipendenza di Fiume nel dopoguerra.  

Indrimi ha precisato che “il mito” di Palatucci iniziò nel 1952, quando lo zio vescovo Giuseppe Maria Palatucci raccontò questa storia per garantire una pensione ai parenti dell’uomo. “Giovanni Palatucci non rappresenta altro che l’omertà, l’arroganza e la condiscendenza di molti giovani funzionari italiani che seguirono con entusiasmo Mussolini nei suoi ultimi disastrosi passi”, ha concluso Indrimi nella lettera inviata al Museo di Washington.  

anche gli alberi fanno musica

                
da  la stampa del 13/07/2014

     A come Anello

FEDERICO TADDIA


«Solitamente amo suonare “fette” di frassino: il frassino infatti ha in sé l’intensità minimal di un abete, ma allo stesso tempo ha la pienezza di un noce». Ha l’orecchio del liutaio, il fiuto del boscaiolo e le visioni dell’artista BartholomäusTraubeck, musicista tedesco nato a Monaco 37 anni fa, che è andato a scovare inesplorate melodie nel silenzio di una pianta che cresce. 
Trasformando un giradischi in uno strumento in grado di leggere, come se fossero tracce di un vinile, gli anelli dei tronchi degli alberi. «Ricordo un esperimento che consisteva nel “microfonare” i rami per ascoltare i rumori che questi facevano durante l’assunzione dell’acqua all’interno delle loro cellule: logicamente questo processo non è udibile, ma credo che questo sia il suono reale di un albero. Quello che io tento di fare è interpretare e liberare la musica “intrappolata” dentro alla corteccia». Ispirato da una copertina di un album dei «Jurassic 5», nella quale una puntina da giradischi era appoggiata sopra ad un ceppo, Bartholomäus ha fatto ricorso alla tecnologia per concretizzare quell’immagine: nel suo grammofono 2.0 al posto della puntina c’è quindi una microcamera, che trasmette l’immagine degli anelli ad un software in grado di analizzarli. La profondità, la lunghezza, lo spessore e le sporcature dei solchi vengono trasformati in dati, a loro volta convertiti in note tramite un campionatore. «Più le venature sono disuguali, più differenti sono i suoni in uscita: ci sono delle variazioni notevoli anche prendendo alberi della stessa specie ma ovviamente le varietà si accentuano se prendiamo specie diverse». 

Abete Rosso, frassino, quercia, acero, ontano, noce e faggio sono i legni più utilizzati sui suoi piatti dal dj tedesco, che in suggestive performance live traduce il Dna dei tronchi in electrosound. «Spesso il pubblico ha bisogno di capire cosa sta per vedere, per sentirsi davvero coinvolto e comprendere il senso del mio giradischi. Le reazioni più belle, però, sono proprio quelle di chi prima ascolta e poi scopre com’è stata composta la musica. Quasi nessuno crede che una macchina possa generare quelle atmosfere partendo da input scritti dalla più geniale delle compositrici: la Natura».

prova faccine

:-)

Orfani 10 - "Cuori sull'abisso". i nodi vengono al pettine ? occhio SPOILLER

 ti potrebbero interessare    i miei precedenti articoli su  orfani  ( ho messo l'url   search  , perchè non avevo voglio di stare a copiare i  vari   indirizzi degli articoli  ) 


Si   è   ormai  arrivati  a - 2  numeri dalla  prima serie  di Orfani   un fumetto  in cui  :   Rimpianto. Solitudine. Rabbia. Morte. Sono i demoni con i quali i protagonisti  devono convivere e combattere. Una lotta interiore che non possono vincere, che li spinge al limite, al punto di non ritorno. Inquietudini che si riflettono nelle dinamiche interne di un gruppo in procinto di sgretolarsi. I rancori del passato e gli ideali del presente convergono in uno scontro fratricida che ottenebra il confine tra eroe ed antieroe. Era  da i tempi , almeno mi sembra  di  ricordare ,  di Mister No e  di Ken parker  che  non notavo   cose  simili
In pratica  confermo   quanto dico direttamente  ed  indirettamente    nei miei precedenti post  (  vedere url   sopra  )  su tale serie  
Di tale  serie  :  << Si è detto tutto e il contrario di tutto a proposito di Orfani, la serie di fantascienza Roberto Recchioni, ideata graficamente da Emiliano Mammucari e giunta a due numeri dal termine della prima stagione. Prodotta con il più alto budget mai stanziato per una serie a fumetti e realizzata interamente a colori, caso unico nella storia della casa editrice, la testata è pensata come prodotto non convenzionale per i canoni bonelliani ed ha come target di riferimento i teenagers ricorrendo ad una narrazione asciutta ed essenziale, resa ancor più sintetica dalla suddivisione di ogni albo in due linee temporali, passato e presente, costellate da masicce dosi di action ed efficaci colpi di scena.
della Bonelli scritta da   Recchioni, prolifico sceneggiatore romano, attualmente in forza alla Bonelli anche come direttore editoriale di Dylan Dog, ha sempre prediletto la forma al contenuto. Meglio ancora, affinando col tempo le sue qualità di metanarratore, ha fatto sì che la forma diventasse il contenuto stesso delle sue storie. I personaggi risultano quindi concettuali, con una caratterizzazione ridotta all'osso ma sempre ficcante e ragionata.
Mescolando suggestioni estetiche da svariate opere di fantascienza care allo sceneggiatore, siano esse letterarie, fumettistiche, cinematografiche o videoludiche, la concezione grafica di Mammucari, che ha fatto da guida a tutti i disegnatori della serie, è fortemente stilizzata mentre il colore funge da mezzo espressivo fornendo maggior profondità e coinvolgimento emotivo per il lettore.
Inizialmente la serie si è tirata addosso parecchie critiche per la raffigurazione stereotipata dei protagonisti e per una trama che sembrava fin troppo banale: soldati del futuro diretti su un pianeta alieno per sconfiggere gli ostili indigeni che hanno attaccato e distrutto quasi del tutto la Terra. Gli autori avevano però messo in guardia i lettori: niente è come sembra. Con le terribili verità rivelate nel giro di pochi numeri, infatti, è emersa la vera natura del racconto. Un’opera cinica, nichilista e anti epica che non lascia spazio alla speranza. >> (...... continua    qui  su  mangaforever.net     ) Ora  di  solito  , come  si  evidenzia  anche  dall'incipit iniziale   , in particolare  di questo numero  ,

IL  rimpianto 
La  solitudine
la rabbia 
la morte 
ogni giorno  guardiamo
in faccia i nostri demoni
e li combattiamo
Guerrieri in lotta  , 
sul ciglio dell'abisso
E'  quello che siamo

( incipit  Orfani N°10  ) 

se uno usa l'intuito \ sesto senso    a   pochi numeri dalla  fine si può  fare  un bilancio ed immaginarsi, salvo colpi  di scena   per  i motivi detti precedentemente, come andrà a  finire   . 
Ma anch'io  come Daniele Barbiero  in un commento  sulla  pagina facebook  ufficiale  di Orfani  << Aggiungo una cosa che c'entra relativamente: mi gingillo con l'idea che potreste fare QUATTRO stagioni, una per ogni archetipo narrativo / sezione del Viaggio dell'Eroe - Orfani, Vagabondi, Guerrieri e Martiri.
Ma in un certo senso, già la prima stagione copre tutto lo sviluppo dei personaggi attraverso i quattro archetipi, quindi non so come si potrebbe - con gli stessi personaggi - portare l'arco narrativo di ognuno ancora più in là.Ovviamente, non è detto che ritroviamo gli stessi personaggi nelle prossime stagioni   >>
 sempre  da www.fumettologica.it/galleria
Infatti   ha  ragione Il blog di Barbara Baraldi Scritture Barbariche    quando  dice  : <<   la sensazione di qualcosa che doveva arrivare ma che ancora si faceva attendere. Come una lunga serie di antipasti, come dei preliminari prolungati. Ma dovevo sapere che Recchioni conosce l’arte dei samurai e si muove come tale. Silenziosamente, con circospezione e seminando trappole sotto forma di indizi, ci ha portati al numero 7 di Orfani dove arrivi a fine volume ed ecco che compare in tutta la sua magnificenza, il castello di carte.
Un castello di carte affascinante e terribile, con tanto di ponte levatoio, e ora vuoi solo entrarci e scoprire cosa nasconde.(...)   Dentro ci trovi tutto quello che stavi cercando: il dilemma interiore dei protagonisti si trasforma in una scelta ineluttabile, c’è forte il tema dell’onore, e la differenza tra essere un soldato e un guerriero.E poi, qual è la cosa giusta da fare? Me lo sono chiesta insieme a Boyscout. L’eterno conflitto tra il bene e il male assume connotazioni nichiliste, perché il bene non esiste più; il bene era già stato annientato dal cataclisma che ha distrutto la terra. Qui la lotta è tra il male e un male peggiore, tra coscienza e volontà. Il tema del tradimento è insinuante e arrivata all’ultima pagina mi sono ritrovata nello stato d’animo di chi vorrebbe sapere, febbrilmente, cosa succederà dopo  >> http://scritturebarbariche.wordpress.com/2014/05/07/orfani-8-i-mastini-della-guerra/                                    
La copertina di questo numero, come le altre , ha creato in molti disorientamento ( ma s'intuiva , almeno per me , fin dalla prima copertina e forse anche dalla presentazione della serie che sarebbero successe cose del genere ) :


Infatti  le  cortine   di tale serie   oltre ad essere dei veri e propri capolavori   ed  una  sintesi  della storia in se  , lasciano  spazio :  alla fantasia , all'intuizione , insomma  alla libertà  di viaggiare     connla mente   e  fare  dei voli pindarici  .
 Mi spiace quasi che ci sia una seconda stagione (che probabilmente piglierò lo stesso almeno il primo numero per vedere com'è visto che il silenzio di Recchioni alle mie domande \ intervista mandatagli tempo fa non ha risposto , sopratutto la  3  domanda    ( vedere  sotto )     su   come convincerebbe   i lettori a comprarsi anche la 2 serie >>

Giuseppe Scano08/06/2014 9.10Giuseppe Scano
mi farebbe piacere intervistarti per il mio blog [ http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com  ] in virtù della 2 serie di orfani . se ti va eccoti le domande  : 

1) soddisfati del successo clamoroso di orfani avvenuto senza dover ricorre ai trucchetti ( polemiche create ad hoc , comparsate in fiction tv , ecc ) di lady mafia ?       2) cosa distinguerà le altre 2 serie ( 3 se la 4 dovesse trovare conferma ) dalla prima serie ?                                                                                                                                     3 ) Se dovessi convincere qualcuno\a che decide dopo il primo numero della seconda serie a continuare fino alla fine del " progetto " della serie orfani ? 4) Per evitare che l'ottimo potenziale : disegni , sceneggiature , soggetti , ecc espresso da orfani  vada disperso o quanto meno rimanga inutilizzato dopo la fine della saga , che ne pensate di proporre ai vertici della Bonelli , immetterlo in Natan Never ?
perché una storia così si meriterebbe un finale potente ( come credo che  avverrà   visto il continui susseguirsi  ed  alternarsi colpi di scena   difficilmente  \ raramente  prevedibili  da  non esperti del genere  di fantascienza   )  e definitivo. Ma mi par di capire, dalle anticipazioni fin qui circolate e dello
svolgersi , il cosiddetto piano .B della dottoressa Juric ,che ci sarà qualche sorpresa che creerà un continuo fra la 1 e le altre due serie . erano anni che non leggevo cose cosi avvincenti . se il buon giorno si vede dal mattino . non vedo l'ora che arrivi il controllo completo di recchioni a Dylan Dog
Concludendo  un  numero  stupendo   sotto  tutti  gli aspetti ( copertina , disegni , storia , ecc  )   , anche  se  con qualche rammarico   dei fans    di  Sam  \   per  ......  meglio non spoiliare  troppo  Smiley  visto  che il n  10    è appena  uscito   nelle edicole ,  come  testimonia   questo post   sulla pagina Fb   della serie    .Nella spasmodica e  ansiosa   degli ultimi 2  episodi della  I  serie  ( trovate  a destra  una  foto   del retro copertina   fatta  con il mio  cellulare    del prossimo numero in uscita   ) e  il  primo  della   seconda e  poi  deciderò il da  farsi  visti i tempi in c'è scarsità  di  €  . Non so  più  altro di dire  se  non buona lettura

P.s ci  rivedremo alla  fine della  prima serie 

15.7.14

Sant’Agata: stop al risarcimento per Calì «I soldi della Chiesa servono per la carità»


da http://oknotizie.virgilio.it/  che rilancia   la  news  di  http://ctzen.it/

«Il blocco del patrimonio della Chiesa comporterebbe l’impossibilità di assolvere alle attività caritatevoli». Così il presidente della Corte d’appello di Catania, Alfio Scuto, ha motivato l’accogliemento della richiesta di inibitoria dell’esecutività della sentenza che condannava al pagamento di 600mila euro la Curia etnea per la morte del devoto Roberto Calì, avvenuta il 6 febbraio 2004 in via Sangiuliano, nel corso delle festività agatine
duomo di Catania
«Il blocco del patrimonio della Chiesa e delle risorse monetarie comporterebbe l’impossibilità di assolvere alle attività caritatevoli in favore di migliaia di cittadini che giornalmente vengono assistiti». Lo scrive il presidente della Corte d’appello di Catania, Alfio Scuto, nell’ordinanza che sospende provvisoriamente l’esecutività della sentenza del Tribunale civile che il 30 maggio scorso aveva condannato, tra gli altri, l’Arcidiocesi a risarcire 600mila euro per la morte del devoto di S. Agata, Roberto Calì, travolto dai fedeli in corsa sulla salita di Sangiuliano, nel 2004.
Il provvedimento – pubblicato sul quotidiano La Sicilia – sarebbe dovuto essere immediatamente esecutivo, ma i legali dell’ Arcidiocesi hanno presentato, il 3 luglio scorso, una richiesta di inibitoria dell’esecutività della sentenza, in attesa dell’udienza dell’ inibitoria. Il presidente della Corte d’ appello Alfio Scuto, ha accolto la loro richiesta congelando tutto.
«Ci è sembrato – hanno dichiarato all’agenzia di stampa Ansa gli avvocati dei familiari di Calì, Simone Marchese e Salvatore Ragusa – un provvedimento un po’ eccessivo. Non mettiamo in dubbio l’ attività caritatevole della Chiesa, ma la stessa Arcidiocesi non si è posta minimamente il problema di due bambini in tenera età rimasti senza il padre. Ci saremmo aspettati un comportamento da parte della Curia più caritatevole nei confronti dei devoti tutti».

lu cantu di la 'ita

 “Tante cose segnano una vita e tante vite segnano qualcosa, qualcosa che verrà” 
                   (da una poesia di Carlo  Giuliani ) 


La suggestiva scalinata di Sant’Antonio farà da scenario a una serata in cui diverse forme d’arte, unendosi, racconteranno le stagioni della vita, i tormenti, le gioie, le emozioni dell’essere umano, che
per non perdersi ha bisogno di ritrovare le proprie radici, di ascoltare il suono del passato, per potersi proiettare nel domani carico della ricchezza che questo ci ha lasciato. Poiché ognuno di noi è una storia dentro la storia, che attende di essere ascoltata. Vi aspettiamo, il 19 Luglio, alle ore 21.30. Sperando di trasmettervi emozioni.

scontrino e fattura sono uguali o differenti ?



eri vado a ritirare , la  ricarica  della mia stampante  ,  ed il  negoziante mi chiede  con fattura  (  38  € )  o senza  fattura  ( 30 €  )   . Io inconsciamente     rispondo senza  fattura  . 
Poi  però  uscendo   leggo  un cartello  appeso    su banco :  <<  senza  fattura \  scontrino  , la merce   non si cambia  >> .  Allora  per  paura  che  non possa  cambiare   la ricarica  e  per  un eventuale (? )  controllo   della finanza ,  ho chiesto  lo scontrino  .  Allora   lui  ,  ma  allora  devo  farti   38  . Io avevo  i  soldi  contati   .  e  non ho insistito  , perchè credevo che   scontrino  e  fattura  fossero due  cose  differenti  . Invee  come   mi  ha detto poi  lui    sono  la stessa  cosa   perchè  sempre  il 22 %  d'iva  c'è 

14.7.14

Cinema e sanità: connubio senza “genere” – Intervista al Prof. FRANCO PRONO docente di storia del cinema DAMS di Torino

 ci sono dei film  che non hanno un genere determinato  e  sono difficilmente   classificabili e questo bellissimo  dibattito  \  intervista    di  Dario Cicchero lo  dimostra  

 



Come nella vita anche nel cinema l’argomento sanitario è molto presente pur non creando un genere specifico, come in televisione, attraversando tutti i generi “codificati” dalla critica, dai film di guerra a quelli comici. A volte estremizza i comportamenti negativi per far risaltare i comportamenti positivi, spesso affronta storie di malattia e alcune volte di medici e personale sanitario.

Curriculum del Prof. Franco Prono

Playstation e telefonini vietati almeno per una sera: nella borgata sassarese di Ottava i bambini si divertono con i ''giochi di strada

  da  videolina 13/07/2014 h 13:00


Playstation e telefonini vietati almeno per una sera: nella borgata sassarese di Ottava i bambini si divertono con i ''giochi di strada

dal carcere familiare a quello vero Ai domiciliari, si presenta alla polizia: "Arrestatemi, non sopporto mia sorella"

Milano: l'originale richiesta di un detenuto, che ha chiesto la revoca della pena alternativa.


"Non vado d'accordo con mia sorella, preferisco evadere e andare in carcere". Così ha giustificato la sua evasione dagli arresti domiciliari, S.C., di 41 anni, che ieri pomeriggio si è presentato al commissariato Monforte Vittoria, a Milano, per essere arrestato. Agli agenti, che non hanno potuto fare altro che portarlo in cella, ha ammesso di essere evaso perché non sopportava più la convivenza con la sorella, con la quale stava scontando la misura alternativa in un appartamento in via Poma.

Usa, la figlia di 7 ani vuol essere una principessa Padre si "impossessa" di striscia deserto al confine fra Egitto e Sudan, Bir Tawil,


 da  www.unionesarda.it 
Deserto (immagine simbolo)


Sua figlia Emily, di 7 anni, da grande voleva essere una vera principessa, e così un super-padre
 da http://www.ladyblitz.it/cronaca/
statunitense le ha conquistato un regno.
Una striscia di deserto al confine fra Egitto e Sudan, Bir Tawil, 2.000 km quadrati di terra di nessuno a causa di una disputa fra i due paesi. Il padre lo ha scoperto su internet, è andato lì, ha piantato una bandiera e ha proclamato il nuovo regno. Ora cerca il riconoscimento internazionale, per completare il sogno della sua piccola.
Jeremiah Heaton, di Abington, in Virginia, che ha altri due figli, aveva promesso a Emily che sarebbe diventata una principessa, e "le promesse si mantengono", le ha sempre insegnato. Così ha iniziato una ricerca online usando come parole chiave "terra nullius", "terra di nessuno" in latino, per trovare territori che non appartengano a nessuno. Alla fine è venuta fuori una striscia di terra di 2.000 km quadrati, al confine tra Egitto e Sudan, chiamata Bir Tawil.A causa di una disputa di confine tra i due Paesi, secondo le sue informazioni, quella terra non è rivendicata da nessuno. Quindi, lo scorso 16 giugno, giorno del settimo compleanno di Emily, Jeremiah è andato laggiù e ha piantato lì la bandiera del nuovo stato, che ha chiamato "Regno del Nord Sudan". 
idem 


Ora però ha bisogno del riconoscimento internazionale, delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana. Heaton è determinato ad andare avanti, affermando che molti paesi sono nati soltanto piantando una bandiera.

idem 
spetto al passato, afferma, c'è però una differenza fondamentale: quegli stati erano il frutto di una guerra, mentre il suo regno è il frutto dell'amore di un padre per la figlia.

Navajo e speculazione la doppia minaccia al mito Grand Canyon Progetti per una teleferica e un centro commerciale Il direttore del parco lancia l’allarme: addio panorama

  La  repubblica  del  12.7.2014

PER SAPERNE DI PIÙ
www.nps.org
www.nytimes.com

NEW YORK.
La minaccia è duplice:da una parte gli indiani Navajo,dall’altra un gruppo immobiliare (sostenuto da una finanziaria italiana).Oggetto del contendere una delle sette meraviglie del mondo (naturale), una
delle mete turistiche più affascinanti,emozionanti e battute al mondo:  il Grand Canyon. «È la più grave minaccia della storia», urla (un po’ retoricamente) dalle pagine del Los Angeles Times Dave beruaga, il sovrintendente del Grand Canyon National Park. Dal Mohave Point, il punto di osservazione sul bordo Sud del parco, lì dove ogni giorno si accalcano turisti di ogni risma e paese, in un prossimo futuro si potrebbe in effetti vedere (al posto della meravigliosa vista che si allunga tra le rocce fino al fiume Colorado) uno sciame di costruzioni.
Alberghi, ristoranti e negozi uno in fila all’altro lungo la “mesa”,l’altopiano che porta alla riserva
Navajo. Oppure una moderna teleferica che trasporti i turisti dal basso in alto e viceversa.I progetti su cui è stato lanciato l’allarme sono due, non collegati tra loro né come idea né finanziariamente.
La teleferica nasce dall'immaginazione dei moderni pellerossa di una delle più famose tribù di “nativi americani” (il termine politicamente corretto con cui vengono oggi chiamati gli indiani dei western). La “Grand Canyon Escalade” dovrebbe portare i turisti (sono cinque milioni all’anno) -che oggi si limitano in stragrande maggioranza ai posti di osservazione — fino alla base del Canyon,  facilitando una discesa (e soprattutto una risalita) attualmente possibili solo a piedi o a dorso di mulo. 
A chi li critica i Navajo rispondono portando l’esempio della tribù rivale degli Hualapai, sulla cui terra (nellaparte occidentale del Grand Canyon) è stato costruito un popolare “skywalk” (il sentiero con  vetrate a strapiombo) e che dal 2007 offrono ai turisti un tour in elicottero per atterrare nella loro riserva. Con la teleferica c’è un po’ di differenza, ma l’argomento  non manca di una certa ragione.


Il secondo progetto vede invece protagonista lo Stilo Development Group, una società di costruzioni
(fa capo al Gruppo Percassi di Bergamo) con sedi in Italia e negli Stati Uniti. Che prevede la costruzione di 2.200 abitazioni e circa 300mila metri quadrati di spazi commerciali nel piccolo villaggio di Tusayan (Arizona),una comunità di 558 anime (censimento del 2010), la cui grande fortuna è quella di essere stato costruito proprio all’ingresso sud del Grand Canyon. Tom De Paolo e i suoi partner della Stilo sono più di vent’anni (per l’esattezza dal 1991, quando iniziarono a comprare in modo meticoloso i terreni privati vicino alla Kaibab National Forest) che provano a costruire all’interno del Grand Canyon. Bloccati per due decenni, a causa delle scarse fonti idriche della zona, adesso stanno per vincere la loro battaglia.
Ecco spiegato l’allarme di Dave Uberuaga. I due possibili eventi,messi assieme, rischiano di alterare
il celebre panorama e di mettere in pericolo il fragilissimo ecosistema di una delle meraviglie
del mondo: il tutto mentre la zona sta attraversando la peggior siccità degli ultimi cento anni.


  in sintesi 

1   LA TELEFERICA
Gli indiani Navajo vogliono costruire una teleferica cheporti i turisti su e giù dal canyon, un
percorso duro,soprattutto in salita, che si può fare solo a piedi o a dorso di mulo
2 IL VILLAGGIO
Una società con sedi in Italia e Usa vuole costruire all’ingresso del canyon 2.200 nuove abitazioni
ma soprattutto spazi commerciali per 300 mila metriquadrati
3 L’ALLARME
Per Dave Uberuaga, il sovrintendente del Grand Canyon, i due progetti assieme rischiano di snaturare il panorama e mettere in pericolo  l’ecosistema


E per news come queste che la mafia , anzi le mafie , continueranno ad esistere . il parroco di oppido mamertina che si schiera con i portatori dell'inchino e la solitudine di Tibero Bentivoglio che denuncia chi paga il pizzo




E  per  news   come queste   che   la mafia , anzi le mafie  ,  continueranno ad esistere   
la prima  è  la risposta  del parroco di oppido  mamertina   dopo le denunce  dei portatori   della processione  
da http://apocalisselaica.net/
L'INCHINO AL BOSS? SARÒ AL FIANCO DEI DENUNCIATI
.La processione di Oppido Mamertina

(©LaPresse) La processione di Oppido Mamertina
Gaetano MazzuccaOppido Mamertina (Reggio Calabria)
Presidente di una cooperativa sociale che lavora i campi confiscati e prete pronto a schierarsi con i portatori della Madonna che rischiano un’accusa di associazione mafiosa. È la doppia veste di don Benedetto Rustico il parroco di Oppido Mamertina finito al centro del caso dell’inchino al boss del paese.
La statua della Madonna.


 è  questa sarebbe antimafia  ?  Infatti  . Il parroco  di una chiesa a Oppido Mamertina (RC), dopo lo scandalo dell'inchino della statua della Madonna di fronte alla casa del boss locale, accortosi che una troupe de Il Fatto Quotidiano stava riprendendo la chiesa durante la messa, ha "autorizzato" i fedeli a "prendere a schiaffi" i giornalisti. E i fedeli hanno eseguito. Poi ci si chiede da dove derivi una certa mentalità che fa prosperare la mafia

la seconda  invece è  quella  di  Tiberio Bentivoglio da http://www.ilfattoquotidiano.it/





  ultimi aggiornamenti 




Mafia: la solitudine di Tiberio, imprenditore che osò resistere al pizzo

di Nando dalla Chiesa | 13 luglio 2014.
E chi se ne frega se ne ho già parlato. Tiberio Bentivoglio: la sua storia la trovate sul Fatto Quotidiano del 17 febbraio 2013. Avevamo raccontato di questo imprenditore dalla schiena diritta, che ha scelto di resistere al pizzo e poi alle bombe della ‘ndrangheta nel quartiere Condera di Reggio Calabria. Che ha camminato con coraggio tra incendi, attentati, denunce, processi amari, solitudini, burocrazie kafkiane. Che è uscito vivo per miracolo da un tentativo di omicidio, salvato dal marsupio e con una gamba trapassata da un proiettile.
Tiberio Bentivoglio. Ho ritrovato pochi giorni fa il suo nome in poche righe messe da lui in Rete. Vivo una lenta agonia, ha scritto, forse sarebbe stato meglio se mi avessero ucciso quella volta. Che succede, Tiberio?.“Che succede… C’è che sono solo, disperatamente solo. Solo nel quartiere in cui sono nato e cresciuto, dove nessuno mi saluta più, nessuno entra in questo negozio di articoli
sanitari e corredini per bambini. Il negozio è deserto. E il bello è che qualche avvocato dei loro dice nei processi che l’ho fatto per guadagnarci, che ho inventato tutto per soldini. Eccoli qui i miei soldini. Diffamato e rinnegato nella mia terra. La mia casa è ipotecata perché non ho potuto pagare i contributi dei dipendenti, se no dovevo licenziarli. Non posso usarla nemmeno per chiedere un mutuo. A dicembre dovrò lasciare anche il negozio, non ce la faccio più a pagare l’affitto. Io gliel’ho detto al direttore di banca. Ma così fate il gioco della mafia. Lui ha risposto che non ci sono altre possibilità, però non ha neppure provato a cercare alternative. Sono stato chiamato come teste chiave in un processo che si concluderà, pare, martedì prossimo. Avrei dovuto esserci come parte lesa. Almeno avrei potuto costituirmi parte civile, avere un avvocato che mi difendesse dalle diffamazioni.                                                                                                 Ricevo ancora intimidazioni. Mi hanno alzato il livello della tutela, vivo sotto la protezione dei carabinieri. Il giovedì di Pasqua ho trovato un sacchetto appeso al cancello di casa. C’era dentro una salsiccia con un biglietto: ‘Farai la stessa fine’. Allora tutti sono venuti a trovarmi. Poi mi sono ritrovato di nuovo solo con i miei incubi. Mi guardo indietro e mi chiedo a che cosa è servito quello che ho fatto. Quando ho deciso di ribellarmi ero orgoglioso, mi sentivo un soldato. Ora mi sento un verme. Mia moglie e i miei figli ogni tanto piangono e mi sembra di sentirli: perché l’hai fatto?             Mi hanno convocato alla commissione anti-‘ndrangheta della Regione. Si sono commossi al mio racconto, poi però non è successo niente. Sono andato anche al V comitato della Commissione parlamentare antimafia, quello sui testimoni di giustizia , invitato dal coordinatore, Davide Mattiello. Mi sono detto ‘questa è la volta che cambia tutto’. E invece ho trovato ad ascoltarmi, oltre a Mattiello, solo una senatrice, Elisa Bulgarelli dei 5Stelle. Da Reggio Calabria a Roma per una sola persona. Ogni tanto penso alla mia casa ipotecata. Secondo lei chi se la comprerà? Io dico che quando sarà messa all’asta se la comprerà un mafioso. Qui a Reggio è così, basta andare a vedere le aste dove liquidano i beni degli imprenditori onesti stroncati dalla crisi. Sono i mafiosi con i loro prestanome che comprano tutto. E allora mi dico che abbiamo fatto tanti sforzi per confiscare i beni dei mafiosi e ridarli alla collettività, però i beni di chi denuncia la mafia se li prendono i mafiosi. 

Intanto si fanno i convegni. Un giorno un magistrato mi ha detto ‘Io e lei conosciamo la mafia allo stesso modo’. Io gli ho risposto: ‘Dottore, mi perdoni, la conosciamo in modo diverso. Lei l’ha conosciuta in manette, io quando mi entravano in negozio il pomeriggio e la sera me lo facevano saltare’. Lui ha capito e mi ha detto ‘Mi scusi’.                                                                                                     Chiedo aiuto dappertutto. Il procuratore Cafiero de Raho sta cercando di darmelo. Sa, qui con i magistrati è difficile. A Reggio arrivano da fuori per fare punteggio, specie dal nord. Vengono un paio d’anni e vanno via. E io ogni volta mi ritrovo a ripetere a giovani magistrati sempre le stesse cose senza che nulla cambi. L’altro giorno l’ho detto al prefetto. Io, se non succede niente, a settembre vado a Roma e mi incateno. Lo so che mi vergognerò. Ma vede, io non ho perso la mia dignità con la ‘ndrangheta, l’ho persa con lo Stato. Qui lo Stato non esiste. Meglio: lo Stato che c’è qui è troppo piccolo. Troppo pochi quelli che lo rappresentano davvero.                                                   Sì, ho avuto anche le mie vittorie. Minuscole ma importanti. Il parroco che io ho denunciato mi ha trascinato per calunnia fino in Cassazione. E ha perso. E ha dovuto pagare le spese processuali. Ma non lo sa nessuno. Qui nella mia terra io sono uno che perderà il negozio e la casa, costretto a vivere come un prigioniero. Uno a cui in anni e anni, 16 ormai dal primo incendio, nessuno ha saputotrovare una legge, un provvedimento che dicesse a tutti ‘lui per noi è un esempio da difendere’. Gliel’ho detto in Commissione antimafia. Noi siamo i feriti che eravamo in trincea. Curateci e rimandateci lì, fateci diventare contagiosi. Altrimenti questo male non si sconfiggerà mai”.



voleva rapire gianfranco zola ora la sua stria è un film . dal calcio alla mala la stroia spericolata del criminale redento fabrizio maiello

   chiedo scusa se   è in foto  non   ho     troppi impegni  e    non ho tempo  per  estrapolarne il testo  dal pdf