21.7.07

Senza titolo 1949

Inoltro per conoscenza questa importante manifestazione, è richiesta la
partecipazione da tutta Italia


FIRENZE 26 AGOSTO 2007 ORE 10.45
PIAZZA DELLA STAZIONE
IL CCDU NAZIONALE ORGANIZZA:
CORTEO DI PROTESTA E DI INFORMAZIONE

3000 psichiatri da tutto il mondo si riuniranno per convincere la comunità
che la maggiora parte dei comportamenti dei bambini sono MALATTIE MENTALI!!
Nei loro seminari formeranno altra gente cosi da tirare a bordo sempre piu
persone , mai noi saremo li e cè bisogno di te e tutti i tuoi conoscenti.
Sono richieste 6 mila persone . PER CHI VUOLE PARTIRE IN PULLMAN DA MILANO
ore 7 via valtellina costo 25 euro.
PER INFO INCARICATO DEL CORTEO :
ZAMPETTI FABRIZIO 393 5637823.conto su di te .
CONFERMA LA TUA PRESENZA E FAI GIRARE QUESTA MAIL

Rivedendo le immagini del G8 di Genova


Ieri sera ho visto su La 7 le immagini del G8 di Genova e voglio esprimere tutta la mia rabbia verso quelle persone che hanno istigato le forze dell'ordine alla violenza. Credo che la tesi sul fatto che molti Black - Block altro non erano che poliziotti e carabinieri pagati dai Servizi Segreti per screditare il popolo dei manifestanti sia vera come è vero che l'acqua disseta. Una cosa vorrei dire alla intelligence italiana: perchè non agite così anche nei confronti dei camorristi e dei mafiosi? Perchè quando arrestate uno di loro non gli rompete la testa come avete fatto a giovani idealisti che avevavo l'età dei vostri figli. Una canzone dei 99 Posse, un gruppo napoletano musicale di estrema sinistra,  recita: Super poliziotto sei il primo corrotto. Ma all' Antimafia è finita la vacanza, prima ti rompono le gambe e poi chiamano all'Ansa" Rispetto e onore sempre, invece, per i caduti di Nassiria, per Ultimo e la sua squadra, per le scorte di Falcone e Borsellino e per quanti in Terre di Camorre e Mafie rischiano la vita inimicandosi in primis i loro superiori , spesso corrotti. Chi si diverte e sfogare le sue frustazioni sessuali su giovani manifestanti dovrebbe prendere esempio da loro. Questi sono veri carabinieri e poliziotti. Romilda Marzari


Quando la verità fà paura


Stamane mentre facevo colazione ho seguito su rai uno la vicenda della ragazza stuprata dal branco in un paesino del Lazio, mi sembra, il cui sindaco ha messo a disposizione un avvocato per i sui aguzzini, perchè minori anche loro. Non sono riuscita più a bere il caffè quando hio sentito le dichiarazioni di donne le quali dicevano che la colpa è tutta della ragazzina e dicevano che èp normale per dei maschi comportarsi così. MI sono ricordatra di quando quattro anni fà, circa, sono stata violentata anche io. Quando raccontavo la vicenda tutti davano ragione a lui. "Poverinop, è easurito a cusa dei tuoi tradimenti. Ha reagito così perchè si sentiva inferiore ai maschi con cui lo hai tradito". Tutti mi inviatrono a ritirare la denuncia perchè si potevano trovare molti testimoni che avrebbero confermato le mie "perversioni" sessuali. In effetti lui mi ha usato violenza con lo stesso "gioco erotico" a cui mi ha iniziata quando eravano amanti e che a me, in fondo" piaceva. Ho ritirato la denuncia perchè lui mi inacciò anche di crearmi terra bruciata nel mondo del lavoro casertano, di dire tutto alla moglie di uno dei miei amanti. Ed io, sola con la mia sofferenza, con il mio sentirmi sporca - fallita come donna e come madre ( a seguito di quella violenza ho perso la cosa più bella che la vita mi avesse donato MIO FIGLIO) - andai a ritirare la denuncia. Dò tutta la mia solidarietà alla ragazza stuèprata e le dico non chiuderti in te stessa. datti delle mete ogni giorno. Da quattro anni lotto con la mia voglia di isolarmi dal mondo esterno. Ogni mattina indosso la maschera della donna felice quando vorrei piangere, prendere a pugni un murio duro fino a farmi male alle mani. Quelle stesse mani che nono state in grado di fermare il mio stupratore. Quelle stasse mani che mi hanno impedito di difendere la creatura che portavo in grembo. Mi raccomando una cosa: NON RITIRARE MAI LA DENUNCIA. Lotta anche per me.


Romilda Marzari 



Senza titolo 1948

La sento

Vibra dentro di me

Sinuosa

Radicata nello spirito dal tempo infante

Muove le mie braccia e le mie gambe

Ritmicamente

E vibra...

Ancora vibra

E vibrazioni si propagano dalle pelli percosse

Sempre piu` cadenzate

Il sudore impregna i miei abiti

Non distinguo le forme

E` uno sfocato flusso di movimenti

Le mani fuse alle bacchette,

le braccia alle mani e le spalle alle braccia

un solo nerbo

forte alla base ed esile al fondo

frustate di suoni plasticamente armoniosi

guizzi di metallo,

florilegio di casse, timpani e tamburi

Poi un lento scemare...

Il cuore palpita...

Si gode un applauso,

il brano e` finito.

postato da: pappadrummer alle ore 12:00 | Permalink | commenti
categoria:

20.7.07

Senza titolo 1947

Adoro qst canzone... è vecchissima...ma è la canzone dei miei genitori... stavano insieme da circa 6 mesi... il mio papì lavorava in svizzera... prima di partire per la stagione ad ottobre gli ha dedicato qst canzone... a novembre è tornato per sposarla...


 


Liberazione di Padre Bossi

foto-498web                              Immagine di Franca Bassi


Il Folletto Buzzichino è felicissimo, ringrazia Dio per aver dato la libertà a Padre Giancarlo Bossi.

Il deragliamento dell'Espresso 'Freccia della Laguna' 2002

Il deragliamento dell'Espresso 'Freccia della Laguna'
Strage di Stato - Strage di mafia
Storia di appalti, traffici di droga ed armi sull’asse criminale Messina-Milazzo-Barcellona. A Rometta, cittadina balneare a venti chilometri da Messina, si è compiuta nel luglio 2002, l’ennesima tragedia delle ferrovie italiane. L’Espresso Palermo-Venezia è deragliato a causa, probabilmente, della cattiva esecuzione dei lavori di manutenzione dei binari. Tra le imprese esecutrici una società in mano al rappresentante provinciale di Cosa nostra. continua qui su http://tinyurl.com/26dxra

17.7.07

Senza titolo 1945

Anticipo  la  data del 15 anniversario di capaci  , perchè aborro le celebrazioni ufficiali per  di più ipocrite  . e lo celebro adesso
Ma Poichè  rischierei di cadere  nella retorica . Oltre  al video  di qualità non eccelsa , sic  , dell'ultioma intervista  a Paolo Borsellino e  alla  lettera  del fratello di borsellino  pubblicata qui su questo  blog in  cui  si  mettono in evidenza  tutti gli interrogativi  ancora  aperti  su tale  strage ,preferisco ricordarlo  e far capire  perchè  la  sua lezione  è ancora  viva non è morto  invano  visto  che esistonopersone  che lottano tutti  i giorni contro la mafia o  le mafie in particolare i ragazzi di locri  noti meglio alla stmpa  come  www.ammazzatecitutti.org


con questo video  preso da  questo bellissimo sito antimafia ( parola dimenticata   , salvo eccezioni , dai nostri politici regionali e  nazionail di destra e  di sinistra  )   contromafia.altervista.org poichè non ricordo  in che periodo  l'avevo messa   allora  sotto url  sul  nostro blog  qui trovate il vdeo integrale 





Senza titolo 1944

img055


Il siparietto d'apertura di Carosello, nato in punta di piedi il 3 di febbraio 1957. Un programma di pochi minuti destinato a condizionare anche il modo di parlare. "Si va a letto dopo Carosello" entrerà nelle abitudini dei bambini e dei grandi. La  sigla un brano di autore ignoto dei primi dell'ottocento, Pagliaccio, destinato a diventare rapidamente famosissimo. E' una canzone da piccolo circo ambulante, che fa da colonna sonora ai vari siparietti. In pochi minuti davanti agli occhi degli spettatori scorrono fiabe, cartoni animati, scenette comiche e, soprattutto, prodotti da consumare. La qualità dello spettacolo viene curata indipendentemente dal prodotto e la pubblicità arriva al fine, come se fosse un titolo di coda. Se non erro, oggi anno 2007, per  chi guarda la TV, corre il rischio di fare un' indigestione di spot,  come vivere belli e felici,  in  mondo che cade a pezzi. Franca Bassi


 

La leggenda dell'albero di bergamotto

                   La leggenda dell'albero di bergamotto

foto-503web


foto di franca  Bassi




Vi chiederete, cosa c'entra il titolo con l'Olivo di Canneto, nella terra antica della Sabina? E' il titolo della mia nuova favola. Il Folletto Buzzichino, alla ricerca della sua Principessa, lungo il suo viaggio gli unici amici che incontrerà, sono gli alberi antichi e i pochi Folletti, che sono rimasti a curare i fiori e la terra. In questa immagine, il Folletto tenta di vedere con il suo sguardo, la grandezza dell' Olivo e la sua verde chioma. In seguito, posterò alcune immagini senza allegare la pagina della favola, come ho fatto per " La Leggenda dell'orchidea Cegliese". le foto che posterò  in anteprima, verranno poi trattate al computer. Spero che tra un post e l'altro, io possa lasciare queste mie immagini, senza disturbare la vostra bravura, io mi sto divertendo moltissimo. Grazie a tutti voi,  per la pazienza che mi avete dimostrato. La terrestre. 


 


 

Senza titolo 1943

Francia, ondata di suicidi alla Renault


Rachele Gonnelli





robot in una fabbrica della Citroen, foto Ansa


Ormai è un'epidemia: sei suicidi in pochi mesi alla renault. E tutti e sei di operai specializzati e quadri che decidono di togliersi la vita proprio nella fabbrica. Come volessero segnare del proprio sangue quel luogo che li fa soffrire, scegliendo di non abbandonare mai il lavoro che hanno così tanta paura di perdere da perdere nel frattempo il sonno e la speranza. «Morti di delocalizzazione, denuncia il sindacato francese. Perché le morti bianche non sono solo per mancanza di misure di sicurezza e caschi.

L'ennesimo caso è di martedì 17 luglio e tocca la storia di un "colletto bianco", un altro dipendente del gruppo automobilistico che si è suicidato nel suo ufficio nello stabilimento di Mulhouse, nell'est della Francia. Sale così a sei il numero di suicidi di dipendenti dello stesso gruppo dall'inizio dell'anno.


I sindacati hanno espresso «inquietudine» in relazione a «forti pressioni sui luoghi di lavoro». Ricordano che tre dipendenti dello stabilimento Psa Peugeot-Citroen di Mulhouse si erano suicidati a maggio. Un altro caso nello stesso stabilimento era avvenuto ad aprile. Altri tre casi di suicidi si erano avuti nei mesi scorsi in altre sedi Renault. Secondo il sindacato dei lavoratori l'incremento dei suicidi per motivi di lavoro è dovuto «al clima di ansia che regna nell'impresa», come lo stress legato alle minacce di delocalizzazione o alla «concorrenza tra i giovani ingegneri ed i vecchi tecnici».


Se la Fiat sceglie la Polonia per la nuova auto di punta, la NuovaCinquecento, il gruppo Peugeot-Citroen che ha inglobato la vecchia Renault ha abbandonato lo storico stabilimento di Flins per costruire la Twindo2 nel modernissimo impianto di Novo Mesto in Slovenia. E già produce 900 mila auto all'anno in Slovacchia, dove oltre a salari che costano un terzo di quelli francesi, già nel 2002 quando la corsa all'Europa dell'est è partita per le case automobilistiche occidentali il governo assicurava sgravi e finanziamenti a fondo perduto talmente consistenti che anche i coreani hanno deciso di delocalizzare lì. Grazie ai contributi statali per l'urbanizzazione delle aree industriali pari al 65% della spesa e altre facilitazioni e agli investimenti, le fabbriche della Slovacchia sono ora molto competitive. Hanno una produttività altissima nelle nuove linee di montaggio informatizzate. Si calcola che nella nuova fabbrica-modello di Zilina della Kia, per ogni operaio - e sono 10mila - ci siano tre robot.


Robot, lavoratori meccanici al posto di operai francesi o coreani, come in questo caso. Recentemente il Consiglio economico e sociale, un organo istituzionale consultivo, aveva stimato che ogni giorno in Francia una persona si suicida per motivi legati al proprio lavoro: troppo stress, carichi, precarietà, pressioni psicologiche e di performance, depressione. Difficile tenere il passo. La Francia si piazza al terzo posto tra le nazioni dove «le depressioni legate al lavoro» sono le più numerose. Al vertice oltre agli Stati Uniti, dove si sa perdere il lavoro spesso significa perdere tutto - casa, auto, protezione sociale medica, relazioni sociali - c'è ora l'Ucraina. Terza la Francia, appunto. Sono i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità. Nicolas Sarkozy ha vinto le elezioni anche promettendo l'aumento dello Smic - il sussidio di disoccupazione - e la lotta alla precarietà del lavoro.


La disoccupazione è all'8,1 percento in Francia, ai minimi dell'ultimo quarto di secolo. Ma la precarietà del lavoro, generalizzata nei contratti dei giovani, si è estesa anche a fasce d'età non più giovanili. Solo un anno e mezzo fa i giovani contestavano in piazza il contratto di primo impiego, il Cpe, sorta di salario d'ingresso per usare una teminologia italiana. Oggi sono i meno giovani che invece di protestare non hanno più la forza.

Carinerie

lettera di Salvatore borsellino ( fratello di paolo ) ai magistrati





N.b
Ringrazio  In Video Veritas del  22-mar-2006 www.invideoveritas.tk
per Ultima intervista, rilasciata dal giudice Borsellino a giornalisti francesi prima dell'attentato che lo uccise. Borsellino spiega chi è Vittorio Mangano ed i suoi legami con la Mafia e con Dell'Utri. La qualità video non è delle migliori,vero, ma l'audio è significativo ed importante per comprendere  l'articolo sotto riportato segnalatomi dal forum profilico e pensante   di www.ammazzatecitutti.org
Per maggiori informazioni su Vittorio Mangano,lo stalliere  di Berlusconi  http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Mangano


Lettera aperta di Salvatore Borsellino: " Ancora tante domande senza risposta"  www.lasicilia.it





PALERMO - Sono ancora tante le domande senza risposta nella strage di via D'Amelio, il 19 luglio '92 a Palermo, in cui morirono il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta massacrati dall'esplosivo nascosto in una Fiat 126. Ne è convinto il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino, che in una lettera aperta chiede di avere alcune di quelle risposte. "Chiedo al procuratore Pietro Giammanco - scrive - allontanato da Palermo dopo l'assassinio di Paolo perché non abbia disposto la bonifica e la zona di rimozione per via D'Amelio. Eppure nella stessa via, al n.68 era stato da poco scoperto un covo dei Madonia e, a parte il pericolo oggettivo per l'incolumità di Paolo Borsellino, le segnalazioni di pericolo reale che pervenivano i quei giorni erano tali da far confidaLettera aperta di Salvatore Borsellino: "Ancora tante domande senza risposta"  Sono ancora tante le domande senza rire da Paolo a Pippo Tricoli lo stesso 19  luglio: 'è arrivato in città il carico di tritolo per me'". La stessa domanda Salvatore Borsellino la pone all'allora prefetto di Palermo Mario Jovine."Chiedo alla Procura di Caltanisseta - prosegue - e in particolare al gip Giovanbattista Tona, il motivo dell'archiviazione delle indagini relative alla pista del Castello Utveggio: eppure proprio da questo luogo partirono, subito dopo l'attentato, delle telefonate dal cellulare clonato di Borsellino a quello del funzionario del Sisde Contrada. Chiedo alla stessa Procura di Caltanissetta, e sempre allo stesso gip, i motivi dell'archiviazione dell'inchiesta relativa ai mandanti occulti delle stragi". Borsellino chiede alla procura nissena "di non archiviare, se non lo ha già fatto, le indagini relative alla sparizione dell'agenda rossa di Paolo e di chiarire il coinvolgimento di tutte le persone, dei servizi e non, in essa coinvolte".


"Chiedo all'ex senatore Nicola Mancino di sforzare la memoria per raccontarci di che cosa si parlò nell'incontro con Paolo nei giorni immediatamente precedenti alla sua morte.O spiegarci perché, dopo avere telefonato a mio fratello per incontrarlo mentre stava interrogando Gaspare Mutolo, a sole 48 ore dalla strage, gli fece invece incontrare il capo della Polizia Parisi e il funzionario del Sisde Contrada", continua Salvatore Borsellino. "Da quell'incontro - aggiunge - Paolo uscì sconvolto tanto, come raccontò lo stesso Mutolo, da tenere in mano due sigarette accese contemporaneamente". Per Salvatore Borsellino solo Mancino può riferire di quel colloquio perché altrimenti "a causa della sparizione dell'agenda rossa di Paolo, non saremo mai in grado di saperlo. E in quel colloquio si trova sicuramente la chiave dalla sua morte e della strage di Via D'Amelio"."Non ho accettato l'indennizzo che lo Stato mi avrebbe dato, dietro mia domanda, per la morte di Paolo - continua -. Si trattava, se non ricordo male, di 50 milioni di lire". "Sarebbe mio diritto 'pretendere' dallo Stato - dice - di conoscere la verità sull'assassinio di Paolo, ma da 'questo' Stato, da cui non ho accettato 'l'indennizzo' che pretendeva di offrirmi quale fratello di Paolo, indennizzo che andrebbe semmai offerto a tutti i giovani siciliani e italiani per quello che gli è stato tolto, sono sicuro che non otterrò altro che silenzi".


"Di quante altre stragi, di quanti altri morti avremo ancora bisogno perché da parte dello Stato ci sia finalmente quella reazione decisa e soprattutto duratura, come finora non è mai stata, che porti alla sconfitta delle criminalità mafiosa e soprattutto dei poteri, sempre meno occulti, a essa legati?". "Di quante altre stragi avremo bisogno - aggiunge - perché venga finalmente rotto quel patto scellerato di non belligeranza che, come disse il giudice Di Lello il 20 Luglio del 1992, pezzi dello Stato hanno da decenni stretto con la mafia e che ha permesso e continua a permettere non solo la passata decennale latitanza di boss famosi come Riina e Provenzano ma la latitanza e l'impunità di decine di 'capi mandamento' che sono i veri padroni sia di Palermo che delle altre città della Sicilia".Salvatore Borsellino: "L'incontro con Mancino ha dei riscontri"

 "Se è vero che le dichiarazioni di un pentito come Gaspare Mutolo non possano assumere da solo valore probatorio se non suffragate da solidi riscontri è anche vero che di riscontro ne esiste almeno uno, e incontrovertibile, dato che è siglato dallo stesso Paolo Borsellino". Così Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso il 19 luglio di 15 anni fa, replica al senatore Nicola Mancino, che ieri aveva affermato di non aver avuto alcun incontro con Paolo Borsellino.

"In merito alla persistenza delle lacune di memoria del senatore Mancino sull'incontro con Paolo Borsellino del primo luglio 1992 - aggiunge in una nota -, evidenti dalla sua risposta alle mie dichiarazioni e preoccupanti per chi è stato chiamato alla vicepresidenza del Csm, ritengo mio dovere fargli notare nella sua seconda agenda, quella grigia in possesso dei suoi familiari, che, essendo stata lasciata a casa da Paolo il 19 luglio non ha potuto essere sottratta come quella rossa, mio fratello ha annotato: '1 Luglio ore 19:30: Mancino'. In quanto alla credibilità dello stesso Mutolo - aggiunge Salvatore Borsellino -, il quale riferisce la frase di Paolo durante l'interrogatorio: 'devo smettere perché mi ha chiamato il ministro, manco mezzora e torno...', devo ricordare al senatore Mancino che è proprio grazie alle dichiarazioni di Gaspare Mutolo che il dottor Bruno Contrada, funzionario del Sisde, ha potuto essere condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione".

"Inoltre - conclude Salvatore Borsellino - lo stesso Vittorio Aliquò (all'epoca procuratore aggiunto ndr) ha dichiarato di aver accompagnato Paolo fino alla soglia dell'ufficio di Mancino, ed è impossibile credere che lo stesso non possa ricordare di avere incontrato non un qualsiasi magistrato tra i tanti che quel giorno 'venivano a complimentarsi per la mia nomina' ma un giudice ad estremo rischio di vita che in quei giorni era al centro dell'attenzione di tutti gli italiani".

Codice della sicurezza alimentare


Signori devo smentire il tg di mediaset perchè oggi ho sentito una notizia non vera: parrebbe che il Ministero della Salute stia predisponendo un codice per la sicurezza alimentare che abrogherebbe le sanzioni penali dall'ambito della materia alimentare...beh, non è vero!


Innanzitutto il codice non è ancora finito e non so chi abbia fatto trapelare notizie così riservate di cui dovrà rispondere. Poi l'articolo 4 è ancora in via di definizione perchè, dopo aver dato la definizione di "grave rischio alla salute" prevede due casi:


- dolo, ossia quando un produttore e/o un commerciante con dolo (coscientemente mette in commercio una sostanza adulterata che probabilmente produrrà un grave danno alla salute e questo è il suo obiettivo: creare un danno a qualcuno) commercia sostanze adulterate e/o che possano produrre un grave danno alla salute. Per questa fattispecie è ancora previsto il penale (nel caso concreto si rinvia alla famosa legge n. 283 del 1962);


- colpa, si ha quando un produttore e/o un commerciante mettono in circolazione, per sbaglio, un prodotto alimentare che può creare un grave danno alla salute. Per questa fattispecie sarebbero previste solo sanzioni amministrative.


Tutto questo considerando che il penale dovrebbe sempre essere l'estrema ratio.


Inoltre la legge 283 del 1962 è stata approvata in un'altra Italia, quella del dopoguerra e della vera deregulation, quando producevano tutto tutti senza freni e senza controlli...quello che sta succedendo ora in Cina! Negli anni gli articoli fondamentalisti di quella legge hanno creato danni di milioni alle casse di floride società per presunti scandali poi rivelatisi cantonate colossali (vi ricordate la bufala dei bastoncini findus che ci volevano far credere contaminati con non si sa bene quale sostanza?), e tutto perchè chi fa le analisi e i controlli, spesso, non li sa fare o non li vuole fare bene.


Ma pensate veramente che una grande società si va a sputtanare il marchio e la faccia perdendo milioni di euro nonchè di clienti per non pulire una linea di produzione o per reperire materie prime adulterate?!


Inoltre ci sarebbe il problema della personalità della responsabilità penale: l'imprenditore non sarà mai il soggetto che di fatto mette il prodotto alimentare nella confezione...e allora perchè dovrebbe rispondere lui e la sua società tutta dell'operato di un operaio pazzo e/o depresso e/o con istinti di omicidio che mette sostanze anomale nella confezione? L'unica arma che ha è il licenziamento, ma ha efficacia solo ex post...e prima? Può fare un'indagine al casellario giudiziale, ma se il soggetto ha degli avvocati abili e rapidi...


PS: posso smentire la notizia in quanto partecipo al tavolo per la redazione del codice come parte interessata, e ad oggi non ho ricevuto ulteriori news rispetto alla bozza di 10 giorni fa circa.


PPS: ora il testo sta alle regioni...mi sa che la notizia l'hanno diffusa loro per rimettere tutto in discussione: vogliono mantenere alle ASL il controllo!


una grande vittoria dell'antimafia in sardegna

  dalla  nuova  sardegna  del 16-7\2007 di paola Farina
Gergei, i ragazzi di don Ciotti liberano la villa della mafia

SASSARI. Ripuliranno erbacce, sgombereranno il terreno da centinaia di copertoni, rimetterano a posto cancellate rugginose e divelte. Dal 16 al 28 luglio, un gruppo di giovani tra i 18 e i 35 anni saranno impegnati a rimettere a nuovo quella che era una lussuosa villa con piscina, maneggio, pista di kart e una pizzeria-discoteca.
 Quella villa, che sorge a Gergei nella località Su Piroi, apparteneva ad una organizzazione criminale del Sarcidano. Nel 2000 è stata confiscata dallo Stato e poi assegnata all’associazione cagliaritana «La Strada» che si occupa di formazione alla legalità. I quindici giovani, provenienti un po’ da tutto il mondo, che, armati di vanga, rastrelli, pennelli e quant’altro necessario ai lavori di manutenzione vi saranno impegnati, partecipano al campo estivo promosso da Libera, l’associazione contro le mafie di don Luigi Ciotti, Legambiente, la stessa associazione «La Strada» e il Csv (Centro di servizio per il volontariato) Sardegna solidale. Fatica manuale assicurata la mattina, mentre al pomeriggio i volontari saranno impegnati in una serie di seminari e lezioni. Tra gli ospiti Antonio Maruccia, il nuovo commissario governativo per i beni confiscati, il deputato Peppe Lumia, componente della commissione antimafia e lo stesso Don Ciotti. La villa di Su Piroi è quindi uno degli immobili strappati alle organizzazioni criminali che hanno già avuto una destinazione sociale come prevede la legge. «La stiamo predisponendo per farne il centro d’incontro del volontariato sardo - spiega il professor Giampiero Farru, referente di Libera nell’isola e presidente del Csv Sardegna solidale -. Viene già utilizzata come sede per incontri tra associazioni del sociale, e campi estivi e invernali per scout. Ma che fatica mettere a posto questa proprietà... Quando è stata assegnata definitivamente, abbiamo trovato uno sfacelo». Quattro anni di abbandono e di raid che l’hanno spogliata di tutto quanto potesse essere riutilizzato, l’avevano ridotta quasi a un rudere. «Complice l’assenza di controlli, i ladri hanno portato via oggetti e arredi di ogni tipo - ricorda Giampiero Farru - Adesso, continuiamo a riattare i locali, e con il campo estivo ci prefiggiamo di compiere ulteriori lavori necessari. C’è da ripulire l’area delle erbacce, considerato il grosso rischio di incendi, da rimuovere qualcosa come duemila pneumatici che si sono accumulati, da rimettere in sesto le stradine interne di comunicazione. I volontari attesi per i prossimi giorni avranno davvero molto da fare. Ma è soltanto mettendo in campo tutte le nostre forze che possiamo permetterci di affrontare il costo di una ristrutturazione». E qui Farru mette il dito su due degli aspetti che più ostacolano le associazioni destinatarie dei beni ad uso sociale. «Ci troviamo difronte al paradosso per cui ci viene consegnato un bene di alto valore ma senza alcuna risorsa per renderlo fruibile - fa notare -. Di qui le difficoltà che ne derivano, considerato che dobbiamo provvedere direttamente con quanto abbiamo a disposizione e non sempre questo ci consente di predisporre gli interventi necessari in tempi rapidi». L’altro argomento è che «trascorre purtroppo troppo tempo dal momento in cui gli immobili vengono confiscati a quello in cui vengono assegnati - sottolinea Farru -. Questo comporta che molti beni si deteriorino, come è avvenuto nel caso della villa di Su Piroi. E questi tentennamenti e intoppi non hanno ragione di esistere. Terreni e abitazioni sequestrati sono frutto dell’illegalità e la loro nuova destinazione d’uso serve a siglare un’esproprio che tocca nei loro interessi le lobby criminali. Un messaggio chiaro che si deva dare anche accelerando le procedure di consegna».
Esso  è, significativo  perchè  come testimonia sempre  lo stesso  giornale  l'isola  è stata , e purtroppo  lo  è tutt'ora,dagli anni '70 terra  di fortissime infiltrazioni mafiose  .

<<  

Dalla banda della magliana alla camorra Tante le organizzazioni di primo piano con investimenti nell’isola  Sassari. In Sardegna sono sessantadue. Tanti i beni immobili confiscati dallo Stato in base alla legge antimafia che si applica anche ai reati di criminalità comune, dai sequestri di persona fino all’usura e alla ricettazione. Un patrimonio del valore di decine di milioni di euro che comprende appartamenti, locali commerciali, cantine, box, terreni edificabili, agricoli e fabbricati rurali.
 Acquisti eseguiti con i proventi dei traffici illeciti di singoli e di organizzazioni criminali che hanno scelto anche la Sardegna per riciclare denaro sporco. Prestanome, personaggi in odore di mafia, truffatori, componenti di gang che hanno fatto la storia della criminalità in Italia, come l’arcinota banda romana della Magliana, ma anche protagonisti di primo piano dell’Anonima sequestri. Un mix variegato con il denominatore comune della delinquenza e degli investimenti in terra sarda, anche in zone a sviluppo turistico, a conferma del fiuto per gli affari dei gruppi della malavita.
 Un’attività che ha avuto un freno dalla legislazione vigente. Ora quei beni messi assieme dalle holding dell’illegalità e da personaggi di spicco della malavita vengono assegnati per usi sociali: negli anni sono diventati sedi del volontariato, centri per anziani, tossicodipendenti o per le famiglie, aree destinate a verde pubblico e punti di aggregazione.
 Un lungo iter e molto sangue avevano accompagnato negli anni la formulazione della legge 109 del 1996, quella che strappando i patrimoni frutto di attività illecite alle lobby del crimine li mette a disposizione di tutti. Nel 1982 il deputato siciliano del Partito comunista, Pio La Torre, presentò un disegno di legge che definiva per la prima volta l’associazione di tipo mafioso, e introduceva il sequestro preventivo e la confisca dei beni alle cosche sullonda dell’orrore e dell’indignazione suscitati dalla serie di omicidi provocati dalla guerra di mafia dei primi anni Ottanta.
 Ma vediamo dove e a chi, in Sardegna, sono stati strappati gli immobili. Villasimius è il Comune che conta il maggior numero di confische, tutte eseguite nel 1998: ben 19 tra appartamenti, terreni edificabili e agricoli. Vengono utilizzati come sedi di associazioni, centri per il tempo libero e aree per utilità sociali. Gallura.
 A Loiri Porto San Paolo, dietro il villaggio I fari, di cui sono stati sequestrati 14 tra appartamenti e box, si nascondevano nomi legati alla banda della Magliana. Ma in questo caso lo Stato ha tenuto per sé le strutture, destinandole ad alloggi di servizio.
 A Golfo aranci sono stati confiscati terreni agricoli che, come nel caso precedente, facevano riferimento a personaggi della stessa Magliana. Nel territorio di Cannigione la magistratura ha bloccato aree ed edifici che risultavano intestati alla convivente di un imprenditore della capitale. La coppia era stata indagata per mafia verso la fine degli anni 90 e le indagini, che avevano portato al sequestro di beni per 40 miliardi, avevano messo in luce, anche in questo caso, rapporti con la banda della Magliana e con la nuova Camorra organizzata del boss Raffaele Cutolo.
 Oristano. Sequestrato l’appartamento di un imprenditore siciliano sospettato di collusioni con la mafia. Quartu. Bloccata la villa di un imprenditore. Nel nord-ovest dell’isola i sequestri hanno riguardato le proprietà di personaggi minori della criminalità legata soprattutto a piccole truffe ed usura. Il patrimonio portato via dallo Stato comprende un appartamento con due garage in viale Umberto e due box in via Dalmazia, a Sassari, e un appartamento con box e autorimesse ad Alghero. Calagonone. Sequestrato un appartamento. Lula.
Un appartamento sequestrato è stato destinato all’amministrazione comunale che lo utilizza come centro per anziani. Dunque, anche in Sardegna sembra avere trovato un uso positivo la legge che attacca direttamente il patrimonio della criminalità.
Un lungo iter e molto sangue avevano accompagnato negli anni la formulazione della legge 109 del 1996, quella che, strappando i patrimoni frutto di attività illecite alle organizzazioni della malavita, li mette a disposizione di tutti.
Nel 1982 il deputato siciliano del Pci, Pio La Torre, presentò un disegno di legge che definiva per la prima volta l’associazione di tipo mafioso, e introduceva il sequestro e la confisca dei beni alle cosche mafiose sull’onda dell’orrore e dell’indignazione suscitati dalla serie di omicidi susseguenti alla guerra di mafia dei primi anni Ottanta. Il 3 settembre dello stesso anno La Torre fu ucciso e, come rivelò successivamente il pentito di mafia Leonardo Messina, a dare lordine fu il boss Totò Riina, capo dei corleonesi, proprio a causa della proposta di legge presentata dallesponente comunista sui patrimoni dei mafiosi. Stessa sorte sarebbe toccata al generale Della Chiesa, che aveva sviluppato la proposta di La Torre. Ma intanto, il provvedimento era stato promulgato nello stesso anno come legge Rognoni-La Torre, con un appoggio bipartisan in Parlamento. La legislazione demergenza ha continuato a funzionare nonostante l’assalto della mafia ad esponenti politici e magistrati. All’inizio degli anni Novanta erano state create prima la Direzione investigativa antimafia (DIA), che ha il compito di coordinare l’attività informativa e di indagine e successivamente la Direzione nazionale antimafia, più conosciuta come Super Procura. Nel 1993 dopo le stragi di Capaci e di via d’Amelio a Palermo, dove morirono i giudici Falcone e Borsellino, era stato approvato il 41 bis, per rendere più duro il regime carcerario dei mafiosi e limitarne il contatto con lesterno, contatti che consentivano ai boss di gestire i loro affari anche dal chiuso di una cella. In questo quadro si è arrivati al 1996, quando è stata varata e votata all’unanimità la legge che disciplina l’uso sociale dei beni confiscati. E’ una legge di iniziativa popolare presentata dall’associazione Libera di don Luigi Ciotti e sostenuta da un milione di firme, di cui cinquantamila raccolte in Sardegna. Lo scorso giugno Libera e Cittadinanza attiva, altra associazione impegnata nel sociale, si sono consorziate per riproporre la confisca anche dei beni dei corrotti, confisca che era stata cancellata durante liter del precedente provvedimento legislativo. Dal 1982 al 2005 sono stati complessivamente 6.556 i beni sequestrati in tutto il territorio nazionale: di questi 2.962 sono già stati assegnati, per 300 la procedura è stata sospesa, 64 non risultano accatastati e 3.220 sono ancora da assegnare. In Sardegna ne sono passati allo Stato sessantadue, di cui quattordici devono essere ancora utilizzati per scopi sociali. Nell’isola non risulta invece alcuna delle 671 aziende sequestrate nel territorio nazionale. La procedura prevede che i beni confiscati diventino patrimonio dello Stato e poi, tramite l’Agenzia del Demanio, vengano assegnati ai Comuni titolari che successivamente li consegnano ad associazioni e cooperative che operano nel territorio spiega Giampiero Farru, referente di Libera per la Sardegna e presidente del Csv Sardegna solidale. Un processo che comporta spesso tempi lunghi e difficoltà. Assoluto il divieto di vendita perché, nel gioco dei prestanome, quelle proprietà potrebbero tornare in mano alla malavita. Sempre pronta a far di tutto pur di non rinunciare ai suoi affari. (p.f.)
>>
Essa  è  anche  una risposta  al pessimismo nei commenti ai  miei post(1.,2) scritti recentemente  ( in quanto tale fenomeno interessa  tutta l'italia  e  non solo  il sud come dimostra quanto dice Saviano , l'autore di Gomorra sulle infiltrazioni  e penetrazioni  al nord  della mafia  )  nel profilico  e attivo  forum  dei compagnidistrada www.ammazzatecitutti.org che  è anche una risposta  coloro  mi  scriveranno dopo  questo post  concludo questo post  rispondendo anticipatamente  ha  chi mi dice  non esagerare  non  fare  vittimismo  ed inutile can can ., ecc  .

16.7.07

Pesciolino Rosa in vasca

senza-bordo1                      Immagine di Franca Bassi - Formello-


Fà caldo!  devo ancora lavorare ieri mi sono divertita a fare delle immagini bagnate, per regalarvi un po'di fresco.


Franca bassi

Senza titolo 1942

 

Giovedì 19 Luglio 2007 porterò in scena il reading musicale "Il demonio è cane bianco di Sergio Atzeni" presso il Caffè Edera, sito in Via Roma a Belvì (NU).

 


                



Cagliari dove trascorre la sua infanzia e l'adolescenza. Durante gli anni giovanili inizia a dedicarsi a scritti giornalistici, pubblicati su svariati quotidiani sardi. Nel 1986 parte per l'Europa, e in seguito si trasferisce a Torino. Questi si rivelano gli anni dei suoi romanzi più importanti: L'apologo del giudice bandito, Il figlio di Bakunìn, Passavamo sulla terra leggeri e Il quinto passo è l'addio. Egli racconta la Sardegna, la sua isola nativa, che ama e stima con tutti i suoi pregi e difetti, combinando la lingua sarda a quella italiana con maestria e attuando un processo di rivalutazione linguistica. E’ morto nell’isola di Carloforte nel 1995.



 



Gli interpreti:


 


Maura Macis


Nasce a Cagliari nel 1964, ma di origini ogliastrine. Si occupa di teatro dal 1984. Ha collaborato con Angelo Podda e Giorgio Ferrari per la Compagnia del Vicoletto di Cagliari. Si è formata con Cooperativa Teatro di Sardegna, Actores Alidos, Gianni Simeone, Michele Monetta dell’Accademia di Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, Roberto Mantovani e Origa Mundi, Senio Dattena e il Teatro d’Inverno. Da qualche anno porta avanti una ricerca sulla coniugazione di Parola (poesia e prosa) e Musica, con il chitarrista e autore di musiche e testi Andrea Congia e con il contrabbassista/bassista Massimo Battarino, nel ruolo di interprete in Zoe l’accalappiabambini (2005), Ecate in Flags (2006 – 2007), Il Canto del Dominatore (2007), Campanas - Una lettura di Francesco Masala (2007) e Il demonio è cane bianco di Sergio Atzeni (2007).


 


Andrea Congia


Nasce a Cagliari nel 1977. Laureato in Filosofia e laureando in Etnomusicologia presso il Conservatorio di Cagliari. Chitarrista (chitarra classica, baritono e fretless) e autore nelle formazioni musicali sperimentali Nigro Minstrel e Mascherada negli anni 2000-2006.


Da anni prosegue sulla strada della coniugazione di Parola e Musica in collaborazione con diversi artisti. Diversi i titoli che l’hanno visto protagonista in tal senso: Ecate in Flags (2001 – 2007), Ereignis (2004), Delta Slave – Lo schiavo e il Caso (2004 – 2005), Zoe l’accalappiabambini (2005), Atto Unico (2005), I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe (2006), Il segugio, la Notte e l’Inferno Terrestre (2007), Il Canto del Dominatore (2007), Campanas - Una lettura di Francesco Masala (2007) e Il demonio è cane bianco di Sergio Atzeni (2007), Passaggio alle Colonne d'Ercole (Salto del Delfino, 2007).


 



Massimo Battarino


Nasce a Cagliari nel 1975. Contrabbassista/bassista dal 1996. Ha collaborato in ambito musico-teatrale per la prima volta con Francesco Origo e la Compagnia Teatrale Caijka di Quartu S.Elena nel 1999. Suona regolarmente con la Big Band di Jazz della Scuola Civica di Musica di Cagliari diretta dal M° Paolo Carrus e con il gruppo etno-rock Tribù Mediterranea guidato da Tiziano Dessì.


Da anni, insieme ad Andrea Congia, è impegnato in progetti musicali sperimentali e musico-teatrali come Nigro Minstrel (2000 – 2005), Ecate in Flags (2001 – 2007), Delta Slave – Lo schiavo e il Caso (2004 – 2005), Atto Unico (2005), Zoe l’accalappiabambini (2005), Il Canto del Dominatore (2007), Campanas - Una lettura di Francesco Masala (2007) e Il demonio è cane bianco di Sergio Atzeni (2007).


 

                          


 

Il demonio è cane bianco 


di Sergio Atzeni
 
Il primo racconto di Sergio Atzeni, pubblicato per la prima volta a Cagliari nel 1984 con il titolo originale Araj dimoniu, antica leggenda sarda. E' una favola in cui si parla di morte, ma anche di rinascita, di profezie, di carestia e di fame. E del bene che sempre si contrappone al male, in un mondo fatto di opposti, nel continuo ciclo del nascere e morire, apparire, brillare e sparire. E qui Luisu, un bambino che decide di andare per il mondo per vedere come vivono gli uomini e che si fa accompagnare dal cavallo Araj.
 
Maura Macis - voce recitante  
Andrea Congia - chitarra classica
Massimo Battarino - basso elettrico a 5 corde  
Giovedì 19 Luglio 2007 ore 21:00
Caffè Edera - Via Roma - Belvì (NU)  
Per le prenotazioni dei posti ci si potrà rivolgere (oltre che a me) direttamente ai responsabili del locale al numero 0784 629825.
 

 

                               





Cell. 328 648 11 05


Tel/Fax 070 23 35 908



Inoltre vi informo del fatto che parteciperò (Venerdì 27 Luglio) al Festival di cultura popolare "Cuncambias" di San Sperate con una nuova formazione musicale, The Lotus Flowers band, un progetto World Music nato recentemente. 

 

Ecco il comunicato concernente il Festival (in allegato troverete il programma):

 

ANTAS TEATRO e LIBERA la FARFALLA ONLUS
vi invitano a San Sperate dal 23 al 29 Luglio 2007, presso il Centro Storico nel rione San Giovanni  dove si terrà il

Festival di Cultura Popolare CUNCAMBIAS 2007.

Il tema di quest'anno? "San Sperate e il suo mare - Storie bugiarde"



UN MARE DI CULTURA, DI EMOZIONI NEL GOLFO DI SAN SPERATE
VI ASPETTIAMO!!!

 

Giulio Landis e Roberto Pillitu
 




 

Le vie infinite dei rifiuti


Alessandro Iacuelli - Le vie infinite dei rifiuti - Editore Lulu 2007.

Tutto ebbe inizio da questo post. Il blogger Alex321, dopo questo sfogo, dopo faticosi e lunghi mesi di indagini, studi, esplorazioni in loco, porta finalmente alla luce un libro d' inchiesta dai toni drammatici.
Prendendo le mosse dall'episodio di Mario Tamburrino, un ignaro conducente di automezzi che nel 1991 rimase gravemente intossicato dal carico di veleni industriali trasportati sul suo camion, l'autore ci conduce come novello Virgilio nell'abisso infernale dell'ecomafia campana e del piano regionale dei rifiuti, due facce della stessa sporca medaglia fatta di affari miliardari per camorristi e politici, di morte lenta di tumore per i cittadini e di devastazione per l'ambiente.
In base ad un accordo ben preciso tra camorra, politica ed imprenditoria, la Campania negli ultimi vent'anni è diventata la discarica nazionale dei rifiuti tossici prodotti dalle industrie del Nord, con lauti guadagni per i clan che gestiscono il trasporto e lo smaltimento illegale dei veleni, per gli imprenditori che abbattono notevolmente i costi rispetto allo smaltimento legale in sicurezza e per i politici che assicurano la copertura a tutta l'operazione. E' un affare da miliardi di euro all'anno, in costante crescita. I rifiuti tossici, sversati dalla camorra senza alcuno scrupolo nelle campagne, nelle cave, nelle discariche di rifiuti ordinari, finanche nelle fondazioni delle case in costruzione, finiscono per contaminare il terreno e le acque, con effetti devastanti sulla salute umana: la Campania settentrionale negli ultimi anni è balzata in testa alle classifiche dell'incidenza di tumori sulla popolazione residente.
Tutto ciò avviene, spiega l'autore, a causa di cartelli criminali potentissimi che controllano il territorio e godono in certe zone dell'omertà della gente, di politici collusi che ne coprono le attività, di controlli da parte delle forze dell'ordine assolutamente insufficienti, di leggi inadeguate a combattere i reati ambientali e, last but not least, della scarsa coscienza ecologica della popolazione, abituata da anni a convivere con i rifiuti nelle strade.
E qui entra in gioco l'altra faccia del problema: il piano regionale di smaltimento rifiuti solidi urbani e il Commissariato Straordinario per l'emergenza rifiuti. L'emergenza campana è infatti la copertura ideale per il traffico e lo smaltimento illegale di rifiuti tossici, ed è strettamente connessa ad un piano rifiuti regionale sbagliato, come spiega l'autore, perchè basato su un ciclo di smaltimento che ha il suo perno in strutture obsolete ed inquinanti, gli inceneritori, alternativi - e non complementari, come invece vorrebbero farci credere - alla raccolta differenziata. Il Commissariato Straordinario dal canto suo, in virtù dei suoi poteri per l'appunto straordinari giustificati dall'emergenza, impone le sue scelte senza consultare le popolazioni interessate, esautorando le competenze degli enti locali, bypassando allegramente le verifiche d'impatto ambientali,  i provvedimenti della magistratura, le gare d'appalto, fino a creare una frattura nella stessa democrazia in Campania. Molti impianti, realizzati con danaro pubblico dal Consorzio FIBE a cui il Commissariato ha appaltato la gestione dell'intero ciclo integrato regionale dei rifiuti, sono infatti risultati fuori norma, obsoleti, di scarso valore tecnico, e la recentissima cronaca giudiziaria sta finalmente facendo luce su questa brutta storia, confermando quanto l'autore afferma nel suo libro.
Quali le soluzioni suggerite dal nostro blogger? Anzitutto, abolire il Commissariato Straordinario e ripristinare la democrazia col coinvolgimento delle popolazioni locali nelle scelte. Nel merito, modificare radicalmente il piano regionale dei rifiuti, puntando su raccolta differenziata, riciclaggio, riuso, minore produzione di rifiuti alla fonte e una diversa cultura ecologica e sociale che ci porti a combattere il consumismo e a respingere la pratica dell'usa e getta. Un piano rifiuti trasparente e ben organizzato servirebbe anche a tagliare le gambe ai criminali traffici di rifiuti tossici. Utopia? Forse. E' il caso però di lavorarci seriamente, e in tempi veloci, perchè intanto la Campania brucia, le strade sono invase da montagne di spazzatura e la gente muore di cancro.
Una curiosità: l'editore del libro, Lulu, è straniero, perchè tutti gli editori italiani contattati dall'autore hanno rifiutato la pubblicazione. Il testo, allo stato attuale, è quindi reperibile solo online.
Da parte nostra, un grande ringraziamento all'autore per aver scritto il libro, per tutto quello che ha fatto e sta facendo sui temi dell'ecomafia e della "monnezza".





La mafia è una montagna di merda.
Peppino Impastato

voleva rapire gianfranco zola ora la sua stria è un film . dal calcio alla mala la storia spericolata del criminale redento fabrizio maiello

   chiedo scusa se   è in foto  non   ho     troppi impegni  e    non ho tempo  per  estrapolarne il testo  dal pdf