9.9.20

vedere il caso willy oltre l'ideologia ed il pensiero dei picchiatori

 IN SOTTOFONDO  

Qualunque modo  sia    da  interpretare    il vigliacco e  orribile  assassinio di Willy    vedere  questa parte  di discussione  avvenuta  sul mio  facebook   

Giuseppe Scano
8t eSsalehSStpSrtoenmscbream aolsoolhe orSoe 1uufrhii6f:r3ed8dd 
t

allora l'h ha picchiato un fantasma . non esistono più i vecchi fascisti di una volta che con orgoglio rivendicavano le loro azioni . ma solo vigliacchi e poi fifoni che per evitare il carcere ( anche se non ci andranno visto che possono ricorrere al rito abbreviato ) inventano scuse da cacca sotto e vigliacchi




TPI.IT
"Abbiamo fatto da pacieri, non lo abbiamo toccato": la difesa degli aggressori accusati per l'omicidio di Willy



Raffaele Gennaccari
il fatto di buttarla sempre in politica vi mette a nudo.
Mi piace Rispondi
· 1 g

Giuseppe Scano
ma se sono fascisti ( o fossero comunisti ) bisogna tacerlo ?  e poi se intendi politica ideologica si non ti biasimo . se intendi politica quella che si fa ogni giorno schierando conto o a favore non perchè siamo un mondo politico ., Qui la cover di de gregori della famosa canzone di bob dylan
Francesco De Gregori - Mondo politico (Political World) (Videoclip)
YOUTUBE.COM
Francesco De Gregori - Mondo politico (Political World) (Videoclip)

Mi piace Rispondi· 1 g

Giuseppe Scano

N.B caro Raffaele Gennaccari lo stesso tono avrei usato se a compiere tale aggressione vigliacca quattro contro uno fossero stati elementi della sinistra o sinistra extraparlamentare

Mi piace  Rispondi· 1 g


Raffaele Gennaccari

Giuseppe Scano un reato è tale a prescindere da chi lo commetta, la buttano in politica i politici proprio per coprire eventuali falle dovute alla loro gestione della giustizia che la usano a proprio piacimento proprio perché poi la gente erroneamente si schiera e considera un reato più o meno grave a seconda da chi lo commette se di destra o di sinistra.
Mi piace Rispondi · 22 h


Giuseppe Scano
Raffaele Gennaccari adesso ti sei spiegato meglio e concordo .
Mi piace Rispondi · 22 h


  • o come fanno molte persone di non mettere questo crimine su un piano idrologico/politico perché pensano  che questi "ragazzi" non abbiano un credo politico mirato.  E' evidente   che  La violenza fine a se stessa è riconducibile più ad una mancanza di valori e  di cultura  che è proprio un difetto della nostra società, il culto del machismo, la strafottenza, la mancanza di rispetto ed empatia è proprio il frutto di una società incancrenita e desolante dove mancano sia punti di riferimento che figure autorevoli e (non" autoritarie") dove spesso i giovani  , e non solo loro  purtroppo  sembrano non essere animati da ideali o da passioni ,dove regnano apatia e mancanza di stimoli nei confronti della realtà, dove la causa principale è il passaggio per i giovani di dover ottenere tutto e subito con facilità . Basta  vedere   dal  clima  d'odio   che





    [...]  E' cominciato il silenzio ai bordi della Milano da bere
    Tra I padri di famiglia coi loro bot e le loro mercedes
    Timorati di Dio e delle tasse, elettori di Craxi e dei suoi
    Spaventati di perdere tutto se qualcuno li avesse sorpresi
    È continuato a Pontida in un grido di rabbia e paura
    Di geometri con lo spadone, di dentisti con l'armatura
    Decisi a difendere il Patrol e la villetta sulla tangenziale
    Le nigeriane sui viali e la loro evasione fiscale
    [....] cit dalla canzone Giro di vite in arrivo dei Mcr


    da politicanti armati di spranghe e luoghi comuni che non hanno lasciato che niente cambi, e che adesso è come un'onda, un'onda nera e appiccicosa che cola sempre più dalle TV e dai settimanali rosa ed adesso da : internet e piazze che uccide ( se non lo ha fatto completamente sempre più i nostri pensieri, che ci droga di : calcio , sesso, e trasmissioni come amici di maria defillippi e affini e intanto chi tira le fila insabbia e corrompe e non ha mai smesso ed chi è partito incendiario con un Vaff nelle piazze è arrivato pompiere, salvo pochi , in parlamento ed nelle provincie ed regioni  attanagliando  il paese  da  30 anni  

    Rendere obbligatoria l’app Immuni

     Lo  so che    con    questo post  perdero    contatti anti covid   e fanatici  della privacy  , ma   è il


    prezzo da  pagare  se  si vuole  essere liberi
       e  soprattutto  non finire  o  rischiare  d'essere  infettato  da questo virus  . Inizialmente   ero  contro l'app  immuni  non  perchè    sia  un complottista    ma perchè :  ancora    non era testata    ,   non si sapeva  come  racogliessero le  nostre  informazioni (  soprattutto  quali ) e  chi le  custodiva   . Poi   dopo la  posività    di  un amico  e  la quarantena  della sua   famiglia  e  parzialmente (   4  su  10  )  della  famiglia  dei  suoi vicini     ed     più  un  amica  comune   che  entrata  con lui  solo  per  5  minuti ,  ed  non poterli vedere ,  ho  deciso  anch'io di scaricarmi l'app   immuni  .  E  d'accettare    e  rilanciare   questa lettera di  Gianbattista Spatti, 72 anni, Bussero, per 41 anni chirurgo all’Istituto tumori di Milano  su   invece  concita  del  8\9\2020

    « A proposito della app Immuni mi pare di ritornare ai problemi legali quando fu scoperta l’infezione Hiv. Chi fa il chirurgo e frequenta le sale operatorie più giorni la settimana per 7-8 ore al giorno sa benissimo che le possibilità di contagio (un guanto rotto, puntura di ago, schizzo di sangue improvviso in viso) sono frequentissime. Noi chirurghi chiedevamo a gran voce che il test Hiv fosse effettuato a tutti i pazienti prima di andare in sala operatoria. La risposta era sempre negativa. La privacy impediva di chiedere al paziente l’esecuzione del test. Dopo anni fu accettata l’idea che il test potesse essere chiesto di routine a tutti i pazienti superando la difficoltà che ciò potesse violare la privacy. Oggi il test Hiv è un test pre operatorio obbligatorio per tutti i pazienti chirurgici. Ciò ha permesso ai chirurghi di eseguire con più attenzione e con metodi di protezione più appropriati gli interventi a pazienti sieropositivi. Inoltre ha permesso di fare diagnosi precoci a pazienti sieropositivi ignoti e di potere prescrivere la opportuna terapia antivirale. Tutto questo per affermare che l’app Immuni dovrebbe essere imposta per legge a tutti e non soltanto a chi vuole. Pare che a oggi l’abbiano scaricata circa 5 milioni di persone. Un numero insufficiente per poterla usare in modo efficace nella prevenzione del Covid 19. Perché se è obbligatoria per decreto la esecuzione del tampone nei pazienti esposti a rischio di contagio e non può esserlo la attivazione di Immuni? Credo che in questo momento sarebbe molto utile nelle scuole per insegnanti e alunni, nelle università e nei posti di lavoro. Se ragazzi e adulti presenti in Sardegna al Billionaire e negli altri locali avessero avuto Immuni sarebbe stato molto più facile identificare i soggetti a rischio e si sarebbe ridotta anche la capacità di diffusione dell’infezione Covid 19. Il numero di pazienti identificati giornalmente è molto elevato e iniziano ad aumentare sia i ricoveri ospedalieri che i pazienti ricoverati in terapia intensiva. Iniziano a salire anche i morti. Immuni può aiutare in attesa del vaccino. La privacy è un falso problema. Manca la volontà di compiere scelte che potrebbero essere usate come motivo di lotta politica. Ma la salute di tutti è un bene più prezioso delle beghe tra i partiti».

     Ora  potete   o   rimuovermi  dai contatti   o  lanciarmi  merda  .  Ma   come  ho  già detto  in precedenza  ( chi mi segue  sui  social  e lo avesse  già  letto  lo può  saltare  )  




      è parlo   refrattario alle  imposizioni    ed  ai regolamenti , insomma  anarchico e  libertario   reputo    la  salute   ed la  vita    , poi  vedete  voi . 

     


     

    8.9.20

    Como: l’assessora toglie la coperta al clochard e la butta via

      che  essere  immonda .  puoi  avere  tutte le ragion di questo mondo  ma  non ci si comporta  cosi  .  peccato che la persona  in questione   è stato un signore io non so  come avrei reagito  .

    repubblica  8\09\2020

    Il video dura appena 30 secondi, ma è molto eloquente: Angela Corengia, assessora alle Politiche sociali del Comune di Como, si avvicina a un clochard addormentato, gli sottrae la coperta e la getta poco lontano, in modo da obbligarlo ad alzarsi e consentire la sanificazione dei portici di San Francesco, dove abitualmente durante la notte trovano riparo alcuni senzatetto. La scena è stata filmata e postata su Facebook dagli attivisti del gruppo "Cominciamo da Como", che definiscono quello di Corengia "un comportamento inaccettabile, che descrive però in modo perfetto l'atteggiamento di questa giunta verso le persone senza fissa dimora: intollerante e violento". La scena è stata filmata e postata su Facebook dagli attivisti del gruppo “Cominciamo da Como”, che definiscono quello di Corengia “un comportamento inaccettabile”.

    Infatti  non è la prima volta che le prese di posizione dell'amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Mario Landriscina suscitano polemiche: alla fine del 2017 aveva fatto scalpore l'ordinanza anti accattonaggio, che vietava ai mendicanti di chiedere l'elemosina e rendeva di fatto impossibile alle associazioni assisterli fornendo cibo e coperte.Secondo Patrizia Lissi, consigliera comunale del Pd, "il terribile gesto dell'assessora Corengia tradisce una tragica mancanza di compassione ed empatia ormai diventata cronica. Per il Comune, che affronta la questione unicamente dal punto di vista dell'ordine pubblico, i senza dimora sono una questione di sicurezza, non persone da aiutare. E quindi si strappa la coperta a chi solo una coperta può permettersi".Tra i tanti comaschi che hanno visto e commentato il video condiviso sui social c'è anche Marta Pezzati, presidente dell'associazione di volontariato Como Accoglie, molto attiva in zona: "La maggior parte dei senzatetto che dormono sotto i portici di San Francesco non lo fanno certo per scelta. Se avessero un punto di riferimento caldo e sicuro vi si sposterebbero senz'altro - spiega - La Lega ha addirittura proposto di mettere delle grate sotto i portici per tenere lontane queste persone, ma così non si risolverà il problema".Sulla stessa lunghezza d'onda il Pd: "Quella della Lega, che verrà discussa in consiglio comunale tra qualche giorno, è una mozione disumana. Stanno tentando di trasformare Como nella città delle grate e della crudeltà", commenta Patrizia Lissi, ricordando anche che "un anno fa la maggioranza del consiglio comunale chiedeva a gran voce un dormitorio permanente per accogliere chi è costretto a dormire per strada. Più di dodici mesi dopo, il Comune non ha mosso un dito. Anzi, nonostante ci siano decine e decine di persone per strada, nega che ci sia bisogno di una struttura dedicata".L'assessora Angela Corengia si trincera dietro un "no comment".

    Come i siti di destra “oscurano” l’omicidio di Willy Monteiro

     anche  il silenzio  può  essere cattiva  informazione  e  disinformazione   come  dimostra qiuesto articolo  di https://www.nextquotidiano.it/siti-di-destra-omicidio-di-willy-monteiro/

    leggi anche  

    1. https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2020/09/a-dio-daniela-tuscano.html
    2. https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2020/09/non-uno-di-men-daniela-tuscano.html


    La brutale aggressione e l’omicidio di Willy Monteiro Duarte non è mai avvenuta secondo alcuni siti di informazione di destra, visto che non ne danno notizia. Il Primato nazionale, quotidiano sovranista legato a CasaPound, che pure è attento alla cronaca, tanto da riservare l’apertura alla riforma del Codice della strada e riportare la notizia della signora “Coviddi” diventata influncer in un giorno, non pubblica un solo rigo sull’omicidio di Colleferro e dei suoi autori, le cui simpatie politiche erano ben note tramite i loro profili social prima che questi venissero oscurati. Il quotidiano del sovranismo italiano riporta invece quella di un “marocchino” che “cerca di stuprare senzatetto 73 enne e poi la deruba”, omettendo nel titolo la nazionalità della povera vittima (ungherese). Anche Imolaoggi, sito dai contenuti contro immigrazione e Europa, diretto da Armando Manocchia (che sulla propria pagina Facebook condivide, però, un post pro pena di morte per gli assassini di Willy), non pubblica la notizia, ma solo un video del giornalista Marco Gregoretti in difesa delle arti marziali che, per principio, sostiene l’ex firma di Panorama, esperto e istruttore di discipline di lotta orientale, abiurano la violenza. Non manca su Imolaoggi una notizia con “Immigrato” nel titolo: tratta dalla Gazzetta di Parma è quella di un “egiziano che tenta di rubare la pistola a un vigilante”, Voxnews rilancia invece questa notizia

    willy giornali di destraquasi a voler “pareggiare” il conto con quanto successo a Willy. Unico sito di informazione di destra a pubblicare la notizia è il Secolo d’Italia, che riprende le dichiarazioni di un amico del ventunenne ucciso all’AdnKronos, ma non fa alcun cenno agli assassini, omettendone perfino i nomi. La notizia è posizionata molto 
    più in basso di queste:
    Scommettiamo che se la persona uccisa cosi vigliaccamente fosse stato uccisa da " bianchi " ci sarebbe da parte della destra specialmente quella extra parlamentare , i loro siti sarebbero scatenati nel dare la notizia . infatti  come dice   Guido  cavalli   sul portale https://www.tpi.it/  più precisamente qui  

     [...] 
     tutta la vigliaccheria di chi se la prende con un ragazzo di 21 anni, Willy Monteiro Duarte, che ha avuto la sfortunata idea di provare a difendere un amico, la sua colpa sarebbe tutta qui, ha avuto l’ardire di sedare una rissa che invece era un fiume di violenza inarrestabile e che si sarebbe sfamato solo con la morte. L’hanno ucciso a calci e pugni, a mani nude, come un in brutto video di quelli che circolano in rete. E Willy era un ragazzo come tanti, con il sogno di giocare nella Roma di cui era tifosissimo e con la passione della cucina. Giovani, italiani, spacciatori, picchiatori, pregiudicati. Sono il prototipo dei nemici di Matteo Salvini, solo che quelli contro cui sbraita Salvini ogni volta devono essere neri e invece questi, per sua sfortuna, sono bianchi.
    Ora immaginate questa notizia invertita: immaginate gli editoriali, immaginate i politici sbraitare, immaginate l’emergenza sicurezza scritta su qualche prima pagina, immaginate le pelose descrizioni di quello che rischiamo, immaginate il leader leghista accusare il governo, le istituzioni, magari organizzare una bella fiaccolata. [... ]


    Ora invece nei loro  : siti  , blog  ,   nei loro giornali , ecc sulla tragedia di Willy non si dice niente, non esce niente.Quando Il caso di Colleferro contiene tutti gli ingredienti per raccontare che la violenza non ha un’etnia, non ha un colore e non ha una fede religiosa e notare la differenza di trattamento che questa notizia ha rispetto alle altre simili è una cosa che fa rivoltare lo stomaco e dovrebbe indignare . Invocano sicurezza tutti i giorni, ma hanno bisogno che i protagonisti corrispondano ai loro pregiudizi, alla loro pancia << Dicono dall'alto\Che il giorno sarà duro,Parlano di prove,\Di un Dio e del futuro
    Ascolta la voce di chi ancora resiste, ti prego non farti ingannare! [... ] Urlano teorie\rincorrono morali\ La propaganda vince \Con frasi sempre uguali. [....] cit musicale >> Altrimenti non se ne fa niente, questa morte non è usabile politicamente , è da scartare, da cacciare via con il silenzio o facendo passare la notizia in secondo piano ovvero in nelle ultime pagine di cronaca , magari con iun minuscolo trafiletto di due righe parlarne per non parlarne .

    innovare senza ripudiare il passato [innovare o no ? ...... reprise ]

       con questa     risposta   di Augias  siu repubblica  del 8\9\2020  

      
    chiudo anch'io tale  discorso   .  Applicabile   a  tutti i  generi artistici  

    7.9.20

    A-DIO © Daniela Tuscano


    Eri favolosamente bello, Willy.



    Lo eri per quella tua dolcezza luminosa, per l'entusiasmo intatto di ogni ragazzo normale, felice solo di stare al mondo. Io non so se fossi una promessa del calcio e non m'interessa. Un essere umano non è mai una promessa, è già realtà. La tua la immagino. Amicizie, sveltezza (non velocità), musica rap, e poi Roma, Roma e ancora Roma. Pazza e calda come un'eterna innamorata, scrisse una tua coetanea tanti anni fa.
    Si dice che per un amico hai dato, evangelicamente, la vita. Ma quella vita ti è stata comunque strappata - stracciata: andata in frantumi, come un oggetto inutile. Però il tuo sorriso resta lì, a inchiodare gli assassini, che non sanno rispondere alla domanda: perché l'avete fatto?
    Non sono capaci perché non esiste un motivo. Una spiegazione sarebbe già una giustificazione. E la giustificazione non c'è.



    Saremo giudicati sull'amore e la mancanza d'amore costituirà il più implacabile atto d'accusa per le nostre scelleratezze.
    Se non ci salverà la grazia, che se esiste, ha la tua forte mitezza.
    © Daniela Tuscano

    NON UNO DI MENO © Daniela Tuscano

    Ne manca uno. I volti e i corpi degli squartatori di Willy Monteiro Duarte sono diventati virali in breve tempo ed è giusto così, è giusto poterli individuare, esporli alla piazza virtuale e anche a quel cannibalismo mediatico cui loro per primi tenevano tanto. Eppure, in tutte queste immagini, la sensazione predominante è l'assenza. Quella effettiva, cioè del complice, l'autista che li ha portati sul luogo del delitto e colpevole in egual misura. Esigiamo quella faccia, sbattuta in prima pagina come si conviene ai mostri.


    Ma il senso di vuoto permane. Volatile e tuttavia pesante, gonfio di steroidi, drogato d'anabolizzanti, di pelli artificiosamente tese. Pubblico i nomi dei criminali - Francesco Belleggia, Mario Pincarelli, i fratelli Gabriele e Marco Bianchi - ma perdura il retrogusto d'impotenza, forse di resa. Perché quei nomi, in fondo, sono fittizi. Non appartengono a nessuno, men che meno ai loro proprietari. Belleggia, Pincarelli, i Bianchi e il quinto elemento non sono persone. Sono virus. Pandemie. Possono colpire chiunque, anche se nessuno li vede. Il male non si circoscrive: dilaga, come la distesa d'acqua dietro quelle spalle vanesie e indifferenti. Per questo gli autori biblici la paragonavano alle forze diaboliche.Molti parlano di mascolinità tossica. Vero: la disumanizzazione di un sesso rispetto all'altro innesca ogni altra violenza, razzismo, guerra. L'abbiamo ripetuto tante volte. Ma qui di maschile non c'è nulla. E la virilità, la virtù degli Scipioni, la pietas d'Enea, potrebbe forse trovar ricetto in un coacervo d'afrore e manganelli?No. Noi pubblichiamo queste facce, questi brutti corpi, per toglierci una soddisfazione meschina, ancorché comprensibile. Quello che gli auguriamo è giusto; ma sappiamo che si disperderà subito, e non servirà, non deve servire come alibi. Di Belleggia, Bianchi e Pincarelli il mondo rigurgita. Willy Monteiro Duarte, l'unico vero uomo di tutta questa vicenda, invece non lo dimenticheremo, e non ne nascerà un altro al mondo, e saremo tutti un po' più soli. Però nei momenti di spleen, quando avremo la tentazione di finirla, basterà sussurrare il suo nome, e lui comparirà, reale e splendente, a infonderci coraggio.
    © Daniela Tuscano

    “Io, figlio di un pentito costretto a lasciare l’Italia per proseguire gli studi”

      leggendo  su repubblica  06 Settembre 2020  questo articolo di  ALESSIA CANDITO che  trovate  sotto  ,  ho avuto la  risposta  al perchè contro la mafia   non si vice ( anche  se  una   vittoria  effimera   perchè si disinfetta  la  ferita  ma  non  si cura  l'infezione    che essa   ha creata     cioè non si eliminano  le  cause  secolari     ) come  si fece  c, in maniera  altrettanto effimera  con il terrorismo  degli anni  70\80 . 

    REGGIO CALABRIA — Ha un nome, ma non può rivelarlo. Una storia, ma è costretto a nasconderla dietro un’esistenza inventata da zero ogni volta che per ragioni di sicurezza deve cambiare città, casa, scuola. Ha obiettivi normali, comuni ai ragazzi della sua età, ma per lui sono mete impossibili da raggiungere. Perché è il figlio di un pentito di ’ndrangheta. Suo padre, Luigi Bonaventura, è stato uno degli elementi di vertice dei clan del crotonese e con le sue rivelazioni ha fatto male al casato mafioso. E lui ha dovuto imparare a nascondersi dietro vite e identità inventate di sana pianta, dietro tonnellate di scuse plausibili per giustificare l’arrivo in un posto nuovo. «Sono andato via dalla Calabria quando avevo sei anni — racconta con accento che del Sud conserva solo una lontana inflessione — Ho solo qualche ricordo, ma nulla di vivido». Da allora ha cambiato più volte città, cognome, ma mai nulla di definitivo.

    «Adesso vorrei solo avere la possibilità di andare all’università — dice al telefono — ma al momento anche questo sembra impossibile». Glielo hanno comunicato i funzionari che si occupano di lui e della madre, gli unici rimasti sotto protezione da quando il padre è uscito dal programma. Per una serie di interviste non autorizzate, dicono le carte, «perché ero stanco di essere impossibilitato a vivere normalmente, senza un lavoro e senza un’identità spendibile» sostiene lui. Il cambio definitivo di generalità non è mai riuscito ad ottenerlo. «È un limbo», dice Bonaventura.
    Un pantano in cui adesso è costretto a dibattersi anche il figlio, uscito dal liceo scientifico con voti tanto alti da poter ambire a entrare in diversi atenei. Anche per ragioni economiche, aveva scelto quello più vicino a casa. «Ma i funzionari che si occupano della nostra sicurezza — afferma il ragazzo — mi hanno detto che non sarebbero in grado di assicurarmi copertura. A scuola però ero iscritto con il mio nome e cognome. Non figuravo nei registri ma non avevo un’identità diversa, non capisco perché non si possa fare la stessa cosa». Lo ha chiesto ai suoi funzionari di riferimento, «ma non hanno saputo rispondermi».
    Per lui, l’unica soluzione sarebbe frequentare l’università in una regione diversa da quella in cui la sua famiglia risiede, ma costa troppo e anche lì di certo non si azzererebbero i rischi. «Mi permetterebbero di iscrivermi all’università con un nome diverso dal mio, ma fuori sarei costretto a continuare a usare i miei documenti. Sarei Caio nell’ateneo e Mevio fuori. Una situazione ingestibile». Anche per lui, che da tempo ha imparato a gestire le amicizie e i contatti lasciati nelle diverse città in cui è stato. «Per alcuni mi chiamo in un modo, per gli altri in uno diverso, ho anche una storia diversa. Ed è complicato, a volte fai confusione».
    La sua, racconta, è stata un’esistenza piegata alla necessità di mentire ma che comunque «non mi ha mai permesso di avere una vita normale, relazioni normali, di fare cose normali». I problemi per accedere all’università sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Ho deciso di andare via, di lasciare l’Italia e di uscire dal programma di protezione. Il primo anno lo dedicherò a fare un lavoro qualsiasi e studiare la lingua, poi tenterò di entrare all’università lì». Non nasconde che la cosa gli faccia paura ma, dice, «mi sento fra l’incudine e il martello ma se rimango in mezzo, finirò per essere schiacciato. Per questo ho deciso di andare via». Una scelta che il ragazzo ha spiegato con una lunga lettera indirizzata alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, al Servizio centrale di protezione e alla Commissione centrale con delega ai collaboratori e testimoni di giustizia, presieduta da Vito Crimi e per conoscenza anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al senatore Nicola Morra che presiede la commissione parlamentare antimafia, al capo della Dna Federico Cafiero de Raho e a quello della procura di Catanzaro Nicola Gratteri.
    «Sono un essere umano, non un oggetto, una cosa da lasciare su un mobile e spostare più o meno a seconda della convenienza — scrive per annunciare la sua decisione di partire e lasciarsi tutto alle spalle — Sono maggiorenne, in piena età della ragione e decido io ora per me». Entro 15 giorni — mette nero su bianco in quella missiva — andrà via dall’Italia con il proposito di non tornarci più. «Ho sentito di doverlo fare, un po’ per dare ufficialità alla cosa, un po’ per sfogo, ma forse — ammette — anche per inviare una richiesta di aiuto».

    rimuovere l'opera di un femminicida o no . il caso «Don’t Let the Darkness Eat You up» di Saul Fletcher eliminata dalla mostra «Untitled 2020»

     quando riportai   sulla  pagina fb Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente scritto dal Popolo  una  costola  della mia  pagina  fb compagnidistrada     e    di questo  blog  

    togliere del tutto , un opera di un femminicida , da una mostra o toglierla ma e lasciarla solo nel catalogo ? io essendo per la libertà artistica e contro le censure preferisco la seconda . e voi ?

     mi  è  stato risposto  

    Bravo, allora tu esporresti i quadri di Hitler? No, naturalmente. Ma quelli di un femminicida, che vuoi che sia? Erano solo donne... Commento di

    Ecco  dunque  la mia risposta  

    veramente se si legge bene io sono per la 2 opzione cioè quello di toglierla dall'esposizione ma lasciarlo nel catalogo per i motivi espressi da roberto pappalardo . se sono opere che descrivono la sua ideologia malata no . se sono opere precedenti si ma con apparato critico . Non ho mai detto  , ed   non lo  penso minimamente , detto : << Erano solo donne. >>. erano persone . Faccio un discorso generico ma applicabile  a  questo caso   . Un conto è se qiuellì'opera d'arte esalta e mitizza un crimine ( in questo caso  un femminicidio ) sia che lo abbia commesso come in questo caso o pensera di farlo in futuro allora è merda ed come tale non dev'essere messa in mostra un altro è descrivere \ rappresentare la parte buia
    l'opera  rimossa    foto  presa  da
    https://corrieredelveneto.corriere.it/venezia-mestre/cronaca


    la parte depravata , il suo disagio insomma le nostre passioni più oscure e lo sforzo per superarle ed sopprimerle allora le si può rappresentare \ mettere in mostra o in qualunque  altra  forma  artistica  . Passioni  che  fanno parte  ,   del nostro the dark side of the moon per parafrasare  un  classico della storia del rock ed  negarle   \  censurarle   significherebbe   il richiamo delle tenebre del politicamente corretto, l’orrore di questa civiltà che nega la pulsione e l’errore.    E poi  se  cosi  fosse  dovremo  eliminare   molte  opere  artistiche \ letterarie     degli ultimi   3 \  4 secoli perchè  gli autori  non erano   delle  persone  a modo   §
    Ora  L’assassinio di Fletcher è fresco, è un femminicidio in piena regola, crimine che brucia nella carne viva della consapevolezza sociale  ed  etica  . E quindi «Il mondo dell’arte può scegliere se mostrare o censurare fatti di cronaca - argomenta Chiara Casarin, direttore artistico del Museo Canova di Possagno  al corriere  del  veneto edizione   venezia  del  3\9\2020   – Sono contraria alla censura di ogni tipo. Ma a volte togliere significa far vedere di più, a patto che sia una scelta pro attiva: rimuovo l’opera se voglio schierarmi fortemente contro il femminicidio e il suicidio». Ma allo stesso tempo considero giusto , in  nome  del principio della  libertà  d'espressione  e  di lotta    contro la  censura   vedere il secondo articolo citato   nelle righe  precedenti  ,  lasciarla in catalogo in nome della libertà perchè tale questione non sia un atto di cancellazione, ma di un segno di cordoglio e di rispetto verso le vittime di femminicidi e di brutalità. 

    Per  approfondire potete leggere