22.6.14

concerto pearl jam jam san siro 20\6\2014

  Io  credevo che  mio cugino    esagerasse  a volere  andare  li   , nonostante  posti numerati   5 ore prima ,    quando   il concerto iniziava    alle  20.30 ( puntualità permettendo  ) come   s'evince  da da   questo  mio  scatto ( l'altro lo trovate sotto ) prima cher  mi si scaricasse  il cellulare  .   io  stupidità mia   che avevo  consumato la batteria  sminchionando con internet , non mi  sono  ne  comprato un carica batteria   portatile  nè   l'ho ricaricato durante  la  pausa  quelle  due  ore  prima del  concerto  quando  ero a casa sua  a Como  . 
  Invece  come potete  notare   sia    dalle  sue  foto  ,sia   dall'altra  con il mio cellulare  
 di mio cugino   https://www.facebook.com/roberto.facchini.92

  c'era  già  un  casino  di gente . E poi  fra   aspettare   gli altri   suoi amici  che  sono  venuti  con la metro   e  la  fila per i " viveri "  e  il Merchandising (  la maglietta  ed  il poster\locandina  del concerto  )   dalle  16.20  che    siamo  entrati     alle  18.15


Un  Vaff   a repubblica  del  21\6\2014  quando dice  
Italia-Costarica, ecco perché abbiamo perso

                         


Miracolo, forse per  qualche ordinanza  del comune di Milano  in modo  d'accontentare  sia  i residenti  del quartiere  sia perchè a  differenza  (  ovviamente senza  generalizzare  )   dei gruppi  e  cantanti italiani gli  Americani   e  i paesi del nord  Europa    ci tengono alla puntualità  , il concerto  è iniziato  subito dopo, il consueto ed   tollerabile "quarto d'ora   accademico " ,  dopo la  deludente ( per  non dire  di peggio  partita  della nazionale  )   trasmessa   con il maxi schermo .
Fortunatamente mi sono portato  dietro  oltre  alla macchina  digitale( prima  slideshow ) e  la  videocamera (  seconda   slideshow    e video  ) .





N.B
le foto ( sia dal cellulare , sia quelle della slideshow , ed i video )sono  state prese  lontano  dal  palco  più  precisamente  dal anello in basso  settore    centrale,   e  poi  è  un po   che non prendevo in mano  la  videocamera  , ma  soprattutto ero  emozionato  davanti ad  alcune delle   mie canzoni preferite  . Inoltre  avevo  vicino  ,  e  davanti   che   si agitava e pogava  come se  fosse sono il  palco . Quindi   quindi mi  scuso con    1) i puristi   ., 2 )  il   il  gruppo  ., 3)  il  fans  club italiano  http://www.pearljamonline.it/.Per per  chi volesse   delle  foto  decenti   ecco questa  galleria  della radio che ha sponsorizzato il concerto  www.virginradio.it/galleria/pearl-jam-in-concerto-a-milano-san-siro/
e  sempre  dallo stesso sito



oppure  da un video trovato  sulla  bacheca  di Stefano Steno Ceccarelli un mio contatto  di facebook
un   concerto emozionante .bellissimo , intenso .in  un ottima  cornice   Infatti 




un ottimo concerto mi  ha   commosso  e  fatto  piangere sin dall'inizio di un concerto, con Release, Nothingman






gli altri video li trovate  sul mio canale  di youtube 
 (   ripeto l'url per  i nuovi del blog )



Sirens e Black...ecc
l'inizio live più bello di sempre...tre ore di brividi ed emozioni  bravissimi.....e bellissimo San Siro!!!! , Una forte emozione poter dire io c'ero . 
"Fintantoché riusciremo ad andare d'accordo almeno per una serata, noi vinceremo contro tutto": con queste parole di fede nel rock pronunciate prima di 'Rocking In the Free World' Eddie Vedder ha siglato ieri sera il concerto dei Pearl Jam a San Siro. Non la prima volta in assoluto negli stadi italiani per la band americana, già testati da gruppo-spalla degli U2 nel 1993, ma la prima da protagonisti come si può ( da repubblica online ) "Porch" (Ten) suonata in acustico da Eddie Vedder con tanto di maglia di Cassano prima della partita non ha portato gran fortuna. Ma i 62 mila di San Siro (sold out) non hanno di che lamentarsi: i Pearl Jam, senza gruppo spalla, suonano 34 canzoni in tre ore di concerto (niente gruppo spalla, non fa per loro). 
evincere anche dalla scaletta (  foto  a  sinistra   presa da  http://www.tgcom24.mediaset.it/  )  
Il concerto inizia come  panorama.it aveva previsto : partenza lenta, con "Release" (da Ten), "Nothingman” (da Vitalogy) e il singolo "Sirens" (Lightning Bolt). Si accelera poi con "Go” (da Vs) e “Do the evolution” (Yield) e "Corduroy" (Vitalogy). 
Verso la fine, Eddie Vedder dedica "Just Breathe" (Backspacer) alla moglie: "L'ho conosciuta qui a Milano, 14 anni fa, ed è diventata mia sposa e la madre dei mie figli".
Si chiude come previsto con "Rockin' in the Free World" (cover di Neil Young, con il figlio del batterista alla chitarra al posto di Mike McCready). Ma non prima di aver suonato "Alive":

Infatti  confermo il giudizoio sul concerto    e qui  chiudo con la  recensione dell'evento  fatta  ttp://www.repubblica.it/spettacoli/musica/
Non so  cos'altro dire se  se  non che  n'è valsa  la pena  di  :  farsi  quella  sfacchinata ( alzarsi alle  4.30 del mattino per  andare ad Olbia  (  50 minuti  di macchina     con la vecchia stra   perchè  l'altra  è bloccata  dall'alluvione  di novembre  )  prendere  alle  7 l'areo per linate  tornare  a 01.00  dal concerto   trovare un albergo senza prenotazione alle  2  del mattino    e  poi  ripartire  da malpensa   per  prendere il volo del  10.55    e  prenderlo al volo perchè  il terminal  2  di lmalpensa  è un casino  per trovare  il gate del  tuo volo    , e  tornare  fra una cosa  l'altra  a tempio  alle  14  e  poi   dopo 3  ore  fra pranzo e   riposino   andare   a fare il turno per  una tua mostra  di fotografia   a cui  ,  sic  non ha  potuto  partecipare  all'inaugurazione  perchè  eri al concerto 


Una maratona di musica ed emozioni. Per la loro prima volta allo stadio di San Siro, i Pearl Jam hanno presentato uno show fiume, 35 canzoni in tre ore di uno spettacolo che ha avuto anche spazi "intimi", come la dedica di Eddie Vedder alla moglie per il loro anniversario o l'happy birthday corale dei 70mila presenti per il compleanno della compagna del batterista Matt Cameron.C'era molta curiosità di fronte a questo evento, perché per la band di Seattle non era solo il debutto nel "Alive", "Jeremy", "Even Flow"), per gli estratti dall'ultimo, non proprio esaltante, album "Lightning Bolt" e anche per momenti intimi ("Just Breathe"), chicche ripescate dal vastissimo repertorio ("Thin Air") e brani più accattivanti perfetti per trascinare il pubblico a ballare felice ("Better Man", "Rockin' In The Free World").                                                       In una scatenata "Daughter"riescono persino a trovare il modo di inserire un pezzo di "Let It Go", il successo di Demi Lovato dal film Disney "Frozen".l concerto è un lungo percorso al quale il pubblico viene introdotto, come usuale per la band, con un approccio morbido, con pezzi lenti che creano l'atmosfera e danno il tempo tanto alla platea quanto a un emozionato Vedder di scaldarsi e prendere contatto con l'evento. Ma che contatto: "Release", "Nothingman" e "Black" riportano subito indietro di venticinque anni. Senza contare che il cantante ha offerto un antipasto prima della sciagurata partita dell'Italia, con una versione chitarra e voce di "Porch". È lui il fuoco dell'attenzione: accompagnato dall'immancabile bottiglia di vino e da un blocco appunti con i discorsi da fare in italiano, si conferma front man dalla voce potente e dal carisma unico, per quanto molto meno mobile sul palco rispetto a un tempo (e forse un po' acciaccato a giudicare da come si muove nel finale). Ma è tutto il gruppo a girare a mille, con gli infiniti assoli Mike McCready, il pulsare costante del basso di Jeff AmentStone Gossard a cucire con la sua chitarra e Cameron a picchiare come un forsennato.Il palco è spartano, quasi commovente nella semplicità delle luci e degli "effetti speciali" (delle saette fatte con le lampadine). Anche i due maxi schermi laterali sono al minimo sindacale ma è la musica che fa lo show, al punto che uno potrebbe chiudere gli occhi ed essere investito dalla sua energia in egual maniera. In particolar modo nel finale composto dalle due sezioni dedicate ai bis. Che non sono i classici due o tre pezzi di rito, ma ben tredici. Con un travolgente crescendo emozionale, dalla parte acustica, aperta dalla dedica di Vedder alla moglie con relativo ricordo del loro incontro dopo il concerto milanese del 2000, per arrivare a furibonde rasoiate punk come "Spin The Black Circle". E alla fine è tutto lo stadio, con le luci accese, a ballare e a salutare. Si replica a Trieste domenica con, ci potete giurare, una scaletta del tutto diversa.

da  http://cultura.panorama.it/musica/
catino milanese ma anche la prima volta di un tour negli stadi, location in passato da loro avversata in maniera esplicita. Come spesso accade, il passare del tempo e il sempre più esiguo numero di nuovi miti in campo rock hanno trasformato in fenomeni di massa gruppi prima di culto. E così se nel 1992, in piena rivoluzione grunge, a vedere i Pearl Jam al Sorpasso c'erano poche centinaia di fan (evento ricordato da Vedder nel corso del concerto), ora che il grunge è un ricordo diventano un'icona attorno alla quale si raccolgono anche convenuti dell'ultima ora. Il potere dei Pearl Jam è di riuscire ad accontentare tutti, die hard-fan e curiosi.Perché con una scaletta così ampia e strutturata c'è spazio per i brani più famosi






Islanda, niente ruspe nei luoghi del mito così gli Elfi fermano la nuova autostrada

la  repubblica  21\6\2014

HANNO vinto gli elfi. Giù le mani dalle nostre case di lava, dai silenzi della verde brughiera. Ferme le ruspe, spenti i caterpillar: la nuova superstrada che doveva collegare la periferia della capitale Reikjavik con la meravigliosa penisola di Alftanes, dove si trova la Casa Bianca del presidente Olafur Grimsson, si è improvvisamente arrestata davanti al "popolo invisibile": «Dicono che gli elfi vivano in un gruppo di rocce lungo il percorso: dobbiamo rispettare questa credenza », ha spiegato il portavoce del Dipartimento stradale islandese Petur Matthiasson all'incredula inviata della Bbc , mostrando i puntini rossi della "Cappella degli elfi" e della "Chiesa degli elfi" sulla cartografia ufficiale del progetto.

Il braccio di ferro tra economia e fiaba andava avanti da mesi, e si è risolto a vantaggio dei miti del Grande Nord agitati come un vessillo dagli ambientalisti: un simbolo contro cui la ragion di stato ha abbassato la guardia e stralciato il progetto. Alla fine si è trovata una mediazione: la casa degli elfi è salva, le immense rocce della "Chiesa" e della "Cappella" di roccia lavica in cui la veggente Ragnhildur Jonsdottir assicura che gli "uomini invisibili" vivano indisturbati da millenni non saranno demolite per distendere l'asfalto della superstrada ma verranno accuratamente sollevate e spostate un po' più in là, lasciando il tempo agli elfi di trasferirsi temporaneamente al sicuro per sopportare il trasloco. Un'operazione che costerà una fortuna, ma che rispetterà i gioielli disegnati dalla natura nei campi di lava di Galgahraun, la terra selvaggia abitata dagli
elfi che la superstrada attraverserà.
Dicono gli studi (Università d'Islanda, 2007) che sei islandesi su dieci credano agli elfi, ma non è esattamente come credere a Babbo Natale: identificano negli elfi la personificazione della natura incredibile che in Islanda è intensa come uno schiaffo. Il canto dei ghiacciai in movimento, il tremito della terra schiantata dai vulcani, la magia delle aurore boreali... «Qui la tua casa può essere distrutta da qualcosa che non vedi, i terremoti; il vento può sollevarti da terra, l'odore di zolfo ti avverte che il fuoco brucia non troppo lontano dalle tue suole», dice Terry Gunnell, docente di cultura popolare all'Università d'Islanda.



Dopotutto, «mi sono sposato in una chiesa con un Dio invisibile esattamente quanto gli elfi, quello che può sembrare assurdo in realtà è piuttosto comune in Islanda», spiegò l'ambientalista Andri Snaer Magnason a dicembre quando scoppio la protesta contro la superstrada e iniziò la sua battaglia combattuta fianco a fianco con la veggente amica degli elfi. Per mesi, giorno dopo giorno una piccola folla di islandesi inferociti per una strada «inutile» che avrebbe «tagliato in due i campi di lava » creando «un danno ambientale immenso» ha assediato il cantiere tentando di fermare i lavori. Alla fine, gli elfi hanno convinto il governo. Se c'è una cosa che non piace agli islandesi è sentirsi apostrofare come paesani creduloni. Ma gli elfi, quelli non si toccano: il mondo misterioso della natura non si offende, si rispetta.

21.6.14

il cardinale martini una voce inascoltata dalle gerchie della chiesa . Georg Sporschill,- Stefano Stimamiglio ( Chi salva una vita salva il mondo intero , San Paolo, pagg. 160, 14 euro).

da  repubblica  del 21\6\2014

ROMA. LA CHIESA è "indietro di duecento anni se non di trecento". Così scrisse il cardinale Carlo Maria Martini nel Testamento pubblicato il primo settembre del 2012. Il testo venne raccolto in limine mortis da padre Georg Sporschill, gesuita austriaco, che oggi assieme a Stefano Stimamiglio racconta per la prima volta la sua vita ( Chi salva una vita salva il mondo intero , San Paolo, pagg. 160, 14 euro).



Padre Sporschill, nel 2012 vi fu chi sostenne che quel Testamento non era del tutto autentico.
"Tutte le parole pubblicate mi furono dette da Martini l'ultima volta che l'ho incontrai a Gallarate, l'8 agosto 2012, ventitré giorni prima che ci lasciasse, e le ritengo autentiche. Una volta tornato a casa avevo pensato di saltare qualcuno fra i passaggi più duri, ma Ruth Zenkert  -  la donna che da anni lavora insieme a me con i bambini di strada e rom in Romania  -  mi disse che avrei dovuto lasciare quelle parole, come lui le aveva espresse. E così ho fatto. Martini è stato un uomo molto profondo nella sua fede e allo stesso tempo dotato di un amore leale e fedele per la Chiesa. Quando si ama qualcuno, si soffre se lo si vede in difficoltà. Per questo ha patito nel vedere che gli uomini di questo tempo non la ritengono un interlocutore credibile con cui confrontarsi. Per lui il sintomo evidente della malattia era l'indifferenza della gente. Questa sua idea, insieme ad alcune cause che lui vi intravedeva  -  e cioè gli intrighi di curia e la nomina di alcuni vescovi  -  l'ha espressa sia oralmente che per iscritto più volte a papa Benedetto. Da quanto so, però, senza ottenere risposta. Di Giovanni Paolo II pensava che fosse un uomo con un carattere forte, che lo portava talvolta a non ascoltare ragioni su alcune decisioni già prese. Quando destinò lui che era un torinese, a Milano, le perplessità che espresse a Wojtyla furono da questi respinte senza tante discussioni. Martini è stato sempre leale con i Papi, tanto che ha sempre espresso loro la sua idea sullo stato della Chiesa senza infingimenti. E devo riconoscere anch'io che, fino all'arrivo del "suo" candidato, cioè di papa Francesco, ben poco si è mosso nella Chiesa. Bergoglio era già un "papabile" nel Conclave nel 2005 in alternativa a Ratzinger e credo che sia stato proprio Martini  -  è soltanto una mia opinione  -  a proporre ai cardinali il suo confratello argentino".

Fu anche la pubblicazione di quel Testamento che contribuì ad appiccicare addosso a Martini l'etichetta di Antipapa.
"La sua risposta è sempre stata: "Non sono un 'Antipapa', sono un 'Antepapa'": in questo è stato profetico".

Martini ha spinto la Chiesa a farsi promotrice di riforme in vari campi, fra questi la sessualità. Cosa pensava dell'Humanae Vitae di Paolo VI?
"Faceva spesso l'esempio dell'Humanae Vitae come materia su cui portare la discussione ecclesiale riguardo a matrimonio e sessualità. Vedeva come un grande problema il crescente numero di divorziati nelle società occidentali e si rendeva anche conto che sulla sessualità la psicologia e la medicina dovessero essere prese in seria considerazione dal magistero della Chiesa, non prima però di avere chiesto scusa per alcune posizioni dure del passato".

Cosa pensava del Vaticano?
"Era un religioso tutto di un pezzo e quello che accadeva dentro le mura vaticane lo faceva soffrire molto".

Si sarebbe mai aspettato Martini l'elezione di Bergoglio?
"Credo di sì. Diceva che il Papa avrebbe bisogno di avere intorno a sé gente un po' matta per tentare strade nuove. Per "matta" intendeva "coraggiosa". Con Francesco mi sembra che la realtà abbia superato la fantasia: il Papa argentino è, in questo senso, un po' "matto". Ha il coraggio di vivere secondo uno stile diverso, quello che Martini auspicava: vicino alla gente, soprattutto a quella in difficoltà. Di lì, e solo di lì, lo Spirito Santo dà la forza per fare le riforme"

DON JON

In una  tv  non a pagamento  ; sempre  pi§ monotona  e  noiosa  ;  ho  visto in dvd  (  chiamatemi  pure  utopista   e  antico    che  ancora   , anziché usare la rete   si vede i  film a noleggio , ma io  .....   ne  riparlaremo  prossimamente      altrimenti    vado  OT   e  rischierei d'annoiarvi   

   ho  visto recentemente due  film il primo  è   Don Jon un film indipendente del 2013 scritto, diretto ed interpretato da Joseph Gordon-Levitt.  


  • Currently 3,3/5 Stars.
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  Buono 

Un film  niente male  per essere  debutto dietro la macchina da presa dell'attore Joseph Gordon-Levitt in un lungometraggio spigliato , divertente , ironico . Un modo ironico per affrontare il problema della dipendenza da pornografia.  anche  se    il regista Gordon-Levitt  lo smentisce  affermando   tramite il suo account Facebook che avrebbe cambiato il titolo  da   in Don Jon con la seguente motivazione:

« Ho deciso di cambiarlo principalmente perché così è corto e semplice, se mi conoscete sapete che sono un fan della brevità. Secondo, avevo l'impressione che il vecchio titolo facesse giungere certe persone a certe conclusioni troppo in fretta. Alcune persone credevano fosse un film sulla dipendenza dalla pornografia e dal sesso, ma non è così. Don Jon è una commedia su come gli uomini e le donne si trattano tra loro, e su come i media che consumiamo possono creare aspettative irrealistiche. La storia ruota attorno a un giovane uomo che guarda troppa pornografia e una giovane donna che guarda troppi film romantici. È un tema che trovo affascinante e divertente. »
(Joseph Gordon-Levitt)

Comunque  sia  io lo vedo  come  incentivo per spronarmi sempre più a liberarmi completamente dalla mia dipendenza ( usata principalmente come valvola di sfogo contro lo stress e ogni qual volta ottengo rifiuti dalle ragazze a cui chiedo d'uscire . Anche se ultimamente è ridotta solo ad internet , le riviste e i dvd ho smesso dalla pornografia . Inusuale, ironico , impertinente , intelligente ( l'espresso ) .


                                         TRAILLER  ORIGINALE  


                                         Trailer italiano ufficiale  . 


Aggira e smonta tutti i luoghi comuni , con sferzante ironica , della commedia romantica . infatti  :<<  
Locandina Don Jon
(....)  Quello che però impedisce a Don Jon di sfociare nella commedia romantica è la ricerca di una struttura e di una regia diverse dal solito. Sebbene il film creda di essere molto più originale di quanto in realtà non sia (non solo l'esito è molto convenzionale ma anche i presupposti morali, una volta passata la presentazione iniziale, lo sono), è indubbiamente in grado di andare a spremere un po' di vitalità dalle solite messe in scena hollywoodiane.
In Don Jon si ride molto e quasi mai per linee di dialogo, più per soluzioni di montaggio, per elementi di arredo o per la comparsa improvvisa di un'espressione su un volto. Giocando sul confine con il ridicolo sul quale vivono i personaggi che ha scelto di mettere in scena, Joseph Gordon-Levitt aggira le convenzioni della commedia sentimentale classica americana (quella che viene anche presa in giro in un film nel film che i protagonisti vanno a vedere al cinema, per il quale si sono prestati ad un cammeo Channing Tatum e Anne Hathaway) per arrivare alle medesime conclusioni rassicuranti e tradizionaliste.>> da  www.ymovies.it(film/  ) 
Di solito tali generi  di film   , forse perchè la mia vecchia ne guarda parecchi , m'annoiano   e mi fa sbadigliare , ma questo mi è piaciuto e divertito oltre a farmi riflettere e dato nuovi impulsi per smettere completamente .


18.6.14

stranezze giudiziarie : ferì la sua amante nel tentativo di dissuaderla dal togliersi la vitae vienmne condannato a 3 anni di carcere ., Il pm d’aula del processo Tortora diventa assessore alla legalità a Pompei


Spara all'amante per non farla suicidare
Il giudice lo condanna a 3 anni di carcere

 unione sarda  Mercoledì 18 giugno 2014 15:01

.

Protagonista della vicenda un 31enne pugliese, che ferì la sua amante nel tentativo di dissuaderla dal togliersi la vita.


Come Romeo e Giulietta avevano deciso di suicidarsi, perché il loro amore non aveva futuro. Ma lui ebbe un 
ripensamento all'ultimo momento. E, nel tentativo di far cambiare idea anche alla sua amante, la ferì con un colpo di pistola. Oggi, dopo un processo durato tre anni, è stato condannato a tre anni di reclusione. I protagonisti della vicenda sono Giacomo Stea, 31 anni, e Lucia Antonia Bisceglie, 29, entrambi della provincia di Bari. I fatti risalgono all'8 aprile 2011. Stando alla versione dei fatti fornita dall'imputato, in parte condivisa dal giudice, quel colpo al petto della 29enne sarebbe partito accidentalmente mentre i due discutevano. Stea ha raccontato che quel giorno i due si erano incontrati con l'intenzione di togliersi la vita, dal momento che lei era sposata e per questo la loro relazione non poteva trovare coronamento. Giunti con l'auto in un luogo appartato, i due avrebbero discusso perché il 31enne aveva cambiato idea sulla decisione di farla finita. Quindi avrebbe sparato un colpo fuori dall'auto per farla spaventare e farle capire la stupidaggine che stavano per commettere. Lei a quel punto avrebbe preso l'arma per spararsi e lui, nel tentativo di fermarla, le avrebbe tolto di mano l'arma, facendo partire accidentalmente un colpo. Stea, difeso dall'avvocato Nicola Quaranta, è stato processato con rito abbreviato per i reati di tentato omicidio (derubricato dal gup in lesioni), porto e detenzione di arma clandestina.

se io  fossi  stato, ma  : <<  (... )  non mi aspettavo un vostro errore \uomini e donne di tribunale \se fossi stato al vostro posto\ma al vostro posto non ci so stare \se fossi stato al vostro posto\ma al vostro posto non ci sono stare. (...)  citazione  lo avrei condannato  solo   per  porto  e detenzione d'arma clandestina  .


La seconda  news   è quella   che  mi  lascia  più perplesso  è questa  






CRONACA
Il pm d’aula del processo Tortora diventa assessore alla legalità a Pompei
Le scelte sbagliate del neo sindaco Nando Uliano


di Dimitri Buffa - 17 giugno 2014 18:39

A volte ritornano. Anzi purtroppo non se ne sono mai andati. Come Diego Marmo. L’ex pm d’aula del processo di primo grado contro Enzo Tortora, l’uomo che osò parlare dell’innocente presentatore come di “un cinico mercante di morte”. Marmo, dopo una carriera in magistratura che lo ha visto arrivare fino al ruolo 
di procuratore capo di Torre Annunziata, adesso è stato scelto come “assessore alla legalità”. Dal neo eletto sindaco Nando Uliano, divenuto primo cittadino a Pompei cinque giorni fa con una lista civica dopo avere militato per anni nel Pd.
Non vi è chi non veda il paradosso di nominare un controverso magistrato, uno di quelli che fece un grave
errore, senza mai pagarlo, nel valutare la posizione di Enzo Tortora, determinandone anche la condanna in primo grado in uno degli episodi più tragici della malagiustizia italiana dal dopoguerra a oggi, a un ruolo così simbolico.
La malagiustizia e la legalità infatti non vanno di certo d’accordo.
Molti forse non ricorderanno la figura di certo non particolarmente simpatica di Diego Marmo.
Che era stato anche procuratore aggiunto di Napoli, prima di assumere la titolarità di quella di Torre Annunziata.
Per fortuna che di recente, da un annetto a questa parte, ci ha pensato il docufilm di Ambrogio Crespi, “Enzo Tortora, una ferita italiana” – proiettato in mezza Italia e in almeno due o tre sedi europee (tra cui l’Europarlamento nella sala dedicata a Altiero Spinelli, dove anche Tortora sedette come deputato nel lontano 1984 eletto nelle liste del Partito radicale con oltre 500 mila voti) - a rinfrescare la memorie e a smuovere le coscienze di chi era troppo giovane o troppo distratto per ricordare i tristi episodi di quegli anni.
E nel docufilm in questione, nelle prime scene, ci stanno i filmati di epoca in cui è ritratto proprio Diego Marmo durante la sua requisitoria al processo di primo grado mentre chiedeva la condanna del presentatore. Con quei toni retorici e apocalittici e con quella frase infelice su citata. Forse il sindaco di Pompei avrebbe fatto bene a vedersi quel docufilm prima di nominare Diego Marmo assessore alla legalità.
.

17.6.14

tempio vista da vicino -mostra fotografica il 20-21-22

 coi saranno anche  foto del sottoscritto  4
 


MOTTA VISCONTI, DALLA PARTE DI LUI. COME SEMPRE di © Daniela Tuscano



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Al netto delle tante e tante parole, analisi, sfoghi o imprecazioni sull'atroce vicenda di Motta Visconti (e su quella, speriamo conclusa, di Yara), resta un solo punto fermo: la colpevolizzazione della vittima.
Su "Repubblica" di oggi, quotidiano progressista, leggiamo l'approfondito reportage di Massimo Pisa: Carlo "era soverchiato dalla personalità della moglie, più grande di sette anni, e aveva già tentato di troncare, ma inutilmente". Spiegazione evidenziata nello strillo. Non solo: "La ricordano ancora in tanti la scenata che Maria Cristina [...] gli fece quando lui, a una settimana dal matrimonio, a chiesa e ristorante prenotati, e regali già pronti e smoking cucito, si presentò in via Ungaretti [...] per dire che lui non se la sentiva. 'Tu non mi rovini la vita', gli urlò prendendolo per il colletto, ed eccole le foto sorridenti che ancor oggi si affacciano sulla bacheca di Cristina...". 
Maria Cristina è più grande di lui di sette anni, insomma è "vecchia". Lo minaccia. Urla. Proprio come una strega, verrebbe da commentare. Una di quelle streghe di cui per secoli milioni di maschi in tonaca non solo hanno teorizzato l'esistenza, ma l'hanno dimostrata spedendole sul rogo. La strega urla, minaccia, prende per il bavero, e il ragazzo soggiogato da quella personalità "debordante" non riesce a dir di no. Si sa: la donna ha un potere maligno, la donna schiaccia, la donna uccide con lo sguardo.



Così il represso Carlino cede. La famiglia è allietata da due figli ma è "una scatola da cui Carlo Lissi voleva, doveva, uscire". Ed ecco il titolo dell'articolo di spalla sull'ancor misteriosa "altra donna" (l'altra è sempre misteriosa, sennò che altra sarebbe e quali sonni turberebbe mai?): "Era pazzo di me ma ho detto no, non volevo saperne di uno sposato". 
L'attenzione del lettore tracima necessariamente su quei vocaboli: "scatola, pazzo", e sui verbi servili, perciò tremendi, "voleva, doveva".
Un'altra strega - magari più giovane e fresca - annebbia il cervello del tapino: lui ne è "pazzo". E' lei che l'ha fatto impazzire? E non importa il suo rifiuto (ma ci attendiamo da qualche talk show pomeridiano prossime clamorose rivelazioni, la seminfermità mentale del disgraziato, poi - come suggerisce Massimo Del Papa - un libro e una nuova (Ma)donna, capace di coprire col manto dell'irreprensibile perdono qualsiasi delitto e rivale: certe donne sono le peggiori nemiche di sé stesse). A Carlo Lissi abbiamo già perdonato senza saperlo. A poco giovano le riflessioni all'interno, nessuno si prenderà la briga di leggerle. Ma quel servizio di cronaca, corredato da immagini, da frasi a effetto, quello lo si leggerà eccome, e, leggendo, resterà in bocca un sapore amaro, ambiguo.
E noi?
Scuoteremo il capo. Fisseremo in tralice la foto della sposa più adulta. Non concederemo che un'occhiata distratta ai bambini (il più piccolo, sgozzato come un vitello, di venti mesi). In quest'Italia clericale e perbenista, sterile e feroce, soprattutto decrepita, non c'è spazio per la relazione - e i bambini sono relazione per eccellenza. Quindi, per la famiglia. Una famiglia costituita da persone. Non da oggetti. Tanto meno da "scatole". 
Dalla famiglia non si fugge, la famiglia si crea. Si propone. Col dono, certo, ma per farlo occorre uscire dalla logica del possesso, dalla dittatura mortifera del maschilismo secondo cui donna e figli sono "roba" (scatole) o da conservare a proprio capriccio, oppure pesi (scatole) di cui si vuole, ci si DEVE, liberare se non servono più o semplicemente dànno noia.
Per festeggiare la vittoria azzurra sugli inglesi alle semifinali di calcio è stato diffuso un fotomontaggio di Elisabetta II tumefatta. Uno corrispondente con Juan Carlos non sarebbe venuto in mente a nessuno, e, del resto, si trattava d'uno "scherzo": della violenza alle donne, insomma, si può ridere, non è poi così grave.
A Savona un altro maschio ha abbattuto a pugni e calci la convivente, anch'essa più adulta. Qui parliamo di follia, si evoca il solito raptus, altrove (i crimini di Boko Haram, gli stupri con impiccagioni in India, il calvario di Meriam) tutto viene derubricato a barbarie di paesi barbari, inimmaginabili da queste parti. La realtà lo smentisce. E la logica è identica perché il sessismo ha linguaggio universale. Ma i pregiudizi rassicurano, rassicurano l'assoluzione e la simpatia per il maschio occidentale e il disprezzo altezzoso e razzista per l'asiatico e l'africano. In entrambi i casi, eguale risultato: la donna, da questi maschi oppressi e soverchiati, oppure selvaggi e ferini, viene uccisa. E, sotto sotto, pensiamo ancora se la sia meritata.

© Daniela Tuscano



15.6.14

suona la campanella

questa è una settimana di passaggio di testimone tra cose che finiscono e altre, strettamente legate alle prime, che cominciano. Infatti  mentre i Mondiali di Calcio si avviano al fischio d’inizio. Ma il suono che interesserà di più la stragrande maggioranza di voi lettori ,  specie  quelli \e  che hanno figli o nipoti   in età scolare  o alle prese  con   gli esami    di maturità   è un altro: quello della campanella di fine anno scolastico. Driiiiiiin ! Io ancora   ,  come la   direttrice  di topolino  Valkentina  de Poli   (  da  cui  ho  deliberatamente tratto  la  foto di  paperotto  sotto a destra    e    il post  d'oggi , qui  l'originale   )   me la immagino e riesco, chiudendo gli occhi, a vivere quel senso di liberazione euforica che ti accompagnava  (  salvo poi   dovermi ripresentare   , sic  , a settembre   )   anno dopo anno fino al liceo. Finisce la scuola e cominciano le vacanze. Be’, è un affarone, mi sembra. Però il mio pensiero più complice, in realtà, va a chi non avrà tempo di godersi completamente quel suono celestiale perché la scuola è finita ma cominciano… gli esami !  e    quindi un nuovo  suono     di campanella 



Ecco, quello che posso dire è che l’esame delle elementari (già, quando ero bambina si faceva l’esame di quinta!) e quello di terza media li ho vissuti comunque come una festa. Da grande, invece, ho cominciato ad appassionarmi a una materia speciale, di cui ero insegnante e allieva allo stesso tempo, una diligente autodidatta.



La materia si chiama ansia. Cosa si studia? Rosicchiamento unghie, nei minimi particolari, con tecniche anti-sanguinamento da pellicine; mono pensieri pre-sonno, preferibilmente molto stupidi e distanti dalla realtà dei
fatti; scaramanzie varie tipo usare solo i cotton-fioc di colore lilla anziché quelli azzurri per incanalare positivamente la giornata (di quelli gialli non parliamo nemmeno, significavano iettatura totale)… respirazione  profondi , tisane ,  camomille ,  coliti  ed  aereofagia  .....
Voi , oh  nuove generazioni  ,  che siete più sgamati di me avrete già capito che ho sprecato tante energie inutili. Io, invece, ci ho messo un po’ per capire che l’ansia ed  ancora   ogni tanto  mi vengono   attacchi e crisi  ( sarà per  questo che mi sono laureata  a  35  anni   ?   ) è una materia completamente inutile. Non vale la pena appassionarsi. Oggi dico solo che se lo avessi saputo prima avrei dedicato qualche pomeriggio in più a matematica e chimica… A tutti gli ansiosi da 10 e lode e  non   mando un abbraccio speciale specialissimo.


Andrà tutto bene  CORAGGIO  ! 

per  tirarvi su    ed  esorcizzare gli esami   eccovi alcuni video parodia 

La paranoia del credito etico illimitato e del falso peso dei morti di Carlo Bellisai

  Lo Stato di Israele pretende di vantare un   credito etico illimitato   solo perché popolo nei tempi discriminato, o come popolo attaccato...