Bésame mucho, canzone scritta nel 1940 dalla messicana Consuelo Velázque nella versione di Cesária Évora)
Quelli Che Benpensano + Fuori dal Tunnel (Premio Tenco 2008) - Caparezza + Frankie HI-NRG MC
. Quelli Che Benpensano - Frankie HI-NRG MC
Tonino Carotone - Me Cago En El Amor
Non avendo voglia di : uscire a fare foto e camminare , di vedere le nuove stagioni di serie netflix che sto seguendo , di cercare storie \ fatti curiosi da riportare e commentare ho deciso di rispondere facendo la seconda eccezione ( vedere post precedente ) , visto che d solito tali email le rimuovo direttamente , come facevo un tempo alle email . Rieccola redbeppe@gmail.com se qualcuno ha da mandarmi : storie , comunicati , rettificare, precisare , rivendicazioni d'immagini o video , commenti se non avete voglia di lasciarli sotto , ecc . Ne ho pescato una a caso fra le critiche ( al limite dell'omofobia ) per i post sul decreto zan e le tematiche LGBT+. Essa riguarda la nuova pubblicità Dietor Dietorelle è all’insegna del bacio, come la canzone utilizzata nello spot trasmesso dal 2 maggio 2021 n ( ne trova sopra un Png cioè un fermo immagine tratto dal video dello spot in questione ) che dimostra che da 30 anni a questa parte , come un fenomeno carsico ritorna più forte di prima , dopo la rivoluzione culturale e sociale degli anni 60\80 del secolo scorso , Il perbenismo interessato\ la dignità fatta di vuoto\L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
Ma adesso basta cianciare ecco il mi botta e risposta
Caro Giuseppe premetto che pur essendo avanti con gli anni, ben 70 primavere, sono una persona di larghe vedute. Condivido pienamente le battaglie per l’abolizione delle discriminazioni sessuali, purché siano combattute senza imposizioni o inutili volgarità. A volte, però, il troppo stroppia. Alle 20.30, presenti i miei nipoti di 6 e 8 anni, è andata in onda una pubblicità con due donne che si baciano. Alle loro inevitabili domande ho risposto buttandola, come si dice, in “caciara”, sentendomi impreparata a dar loro delle risposte esaustive. Se è questo il modo per portare avanti le suddette battaglie, faccio un passo indietro! Perché oggi, rispetto a ieri, ho qualche dubbio sui concetti di “normalità” e “uguaglianza”?
Lettera firmata
Cara lettrice
ho letto la tua lettera e vorrei darle un consiglio: la prossima volta che si troverà in imbarazzo dopo una domanda dei suoi nipoti potrebbe rispondere: vedi tesoro, tra loro c’è amore proprio come trame e il nonno, e tra il tuo papà e la tua mamma, l’amore non ( e non dovrebbe averne ) ha recinti \ gabbie ! lo so che la mia risposta sarà banale ma come spesso le risposte banali spesso sono le più efficaci ed quelle che rimangono impresse , l'amore merita come ho commento di recente sul mio social tale notizia .
Fin quando una notizia del genere farà notizia vi sarà sempre spazio per idioti i lamentare la necessità biologica di un neonato di avere due genitori di sesso diverso.
A me non mi frega nulla ( che abbia due mamme, tre papà dodici nonni... Benvenuta al mondo e buona vita piena di salute e gioia... chiunque tu sia ... O e usato l'utero in affitto ( cosa che non mi sembra in questo caso ) chi sono io per proibire agli altri di usufruire tale pratica che io detesto ?
Il suo è un bel problema perché tra la giusta indignazione e il bacchettonismo è un attimo ... Io penso che non si possa fermare il vento con le mani. La società evolve, e con essa quello che una volta si chiamava “il comune senso del pudore”. Io aborro, come lei, le esagerazioni, ed l'esibizionismo ed ne ho scritto qualche volta . Ma Però dico anche che noi adulti, noi educatori, dobbiamo essere preparati ad accettarlo non dico passivamente ma non nascondendoci o cambiando discorso come credo lei abbia fatto con i suoi nipoti davanti alla pubblicità . L’amore è uguale per tutti e non si fa assolutamente male che i bambini conoscano e vedano altre forme d'amore oltre quello classico tra umo e donna, anzi! Questo è solo un bene per loro, in modo che capiscano già dalla tenera età quello che non è sbagliato. Saranno persone migliori da grandi, saranno loro a decidere chi amare, e ci sarà sempre meno omofobia in questo schifo di mondo! L’amore non si può comandare ! come dimostra anche la storia che ho raccontato tempo fa
ho dovuto modificare il post in questione prima di pubblicarlo perchè ho ricevuto un email ( una delle tante che generalmente finivano direttamente nella pattumiera ) : << Ma solo di donne sai parlare , perchè non parlai mai di nazi femministe ? >> ma stavolta voglio rispondere
Uno degli scopi per la realizzazione della parità , non si significa eliminazione delle diversità tra i sessi ma che sia garantito un trattamento senza nessuna discriminazione tra
uomo e donna , è dovrebbe essere quello di rimuovere e lottare per esso ) tutti i residui pregiudiziali nei confronti delle donne e viceversa stimolando e favorendo un cambia mento nel modo di pensare , di agire e di esprimersi.
Ora poiché le leggi non bastano ( vedere le grida di manzoniana memoria ) per modifica re la società, quando « abiti» culturali e atteggiamenti continuano a ribadire sfiducia per le
donne ( non solo da noi uomini ) che non rientrano nei ruoli imposti dalla cultura maschile o da una determinata cultura maschile .Infatti
Perché il rapporto di potere tra i se si cambia in senso veramente paritario si deve anzitutto acquistare consapevolezza delle varie forme in cu i la disparità viene mantenuta
P.s a chi mi fa domande del genere , ok ha delle storie , in merito che smenticano quello che dico , benissimo mandamele sarò lieto di pubblicare e confrontarle con le mie
repubblica 12\6\2021 Addio a Paola Pigni insegnò alle ragazze ad andare di corsa La pioniera dell’atletica italiana è morta d’infarto a 75 anni
di Emanuela Audisio
Era Madre Coraggio, Paola Pigni. Perché si sacrificava, senza paura. Rubava chilometri alla vita e ai pregiudizi. La prendevano per matta quando correva per Milano a fine anni Sessanta. Il jogging a Central Park non era ancora una moda. Non c’entrava il femminismo, ma la voglia di libertà: «Mi dicevo che nessuno doveva impedirmi niente». Pensava di avere abbastanza fiato e volontà per correre le lunghe distanze. Anche se era una donna, anche se sul mezzofondo femminile in tanti avevano dubbi: non idoneo. Cara, riposati: a lei nessuno poteva permettersi di dirlo. Se n’è andata a 75 anni, all’improvviso, per un infarto. Non a letto, perché Paola era difficile stesse ferma, ma mentre partecipava alla festa dell’Educazione alimentare nella residenza presidenziale di Castel Porziano alla presenza di Mattarella.
Paola anche da mamma e da nonna correva e accorreva, lontana da ogni pigrizia, ovunque ci fosse la voglia di fare attività e un’idea di futuro. Diceva: «Esistono solo l’essere umano e le opportunità».
in gara: stabilì il primato italiano in 4’02”85 chiuse a un secondo e 5 centesimi dalla russa Bragina, oro col record del mondo
Lo sport femminile italiano le deve moltissimo, senza Paola Pigni oggi le donne non correrebbero né in pista, né sulle strade e nei parchi. Stabilì due record mondiali: nei 1.500 nel ’69 e nel miglio nel ’73. Quando arrivò terza nei 1500 ai Giochi di Monaco nel ’72, migliorando il suo record italiano tre volte nel giro di cinque giorni, dietro a due atlete dell’Est («Un furto, chi era davanti a me era drogato, doping di Stato»), fece la sua rivoluzione, dimostrando che le ragazze italiane non erano fragili, né timorose davanti allo sforzo e alle responsabilità. Le mamme allora non facevano fare sport alle figlie, altrimenti nessuno le avrebbe sposate: troppi muscoli nel corpo e nella mente. Ma Paola era magra da far paura. «A dieta non ci sono mai stata, non ne avevo bisogno, ero uno scricciolo di 55 chili, anzi ricordo la trasgressione di andare a comprare un etto di salame e di nasconderlo sotto il letto durante un ritiro ». Portava i capelli cortissimi come Mariangela Melato, Carla Gravina, Jean Seberg, attrici anticonvenzionali, fuori dagli schemi. Era nata nel ’45, figlia di due cantanti lirici della Scala, padre tenore, madre soprano (di Barcellona), a Milano frequentando la scuola tedesca e abitando davanti all’Arena sentiva dall’altoparlante dello stadio annunciare le gare. Così iniziò a correre davanti a casa, senza fermarsi più. «Per le strade la gente mi prendeva in giro, ma io mi facevo anche 45 chilometri, con la nebbia e con un freddo pazzeschi. O da sola o con gli uomini. Non ho avuto una vita facile, mio padre è morto quando avevo 23 anni, per aiutare mia madre ho iniziato a lavorare, mi alzavo alle cinque, andavo in azienda, non mangiavo, la sera tornavo ad allenarmi. Diventavo sempre più forte e ho trovato chi credeva in me, Bruno Cacchi, che poi è diventato anche mio marito. Sono stata la prima a correre le lunghe distanze, anche la maratona, anche le campestri, mi piaceva il terreno fangoso, quella fatica era un inferno, non era da donne dicevano, a me invece garbava. Ho aperto una strada e questo non me lo toglierà mai nessuno». Vero, pioniera Pigni. Lo riconoscono tutte (e anche tutti). Sara Simeoni, saltatrice in alto: «Quando sono arrivata in Nazionale per me era un mostro sacro. Ha vissuto per lo sport, la sua passione rende il percorso meno difficile alle atlete di oggi». Novella Calligaris, nuotatrice: «È stata un’apripista, ha mostrato in anni difficili che noi atlete azzurre ci mettevamo impegno e potevamo tenere testa al mondo».
Adesso la scienza dice che si può, ma Paola a diciotto giorni dalla maternità di Chiara tornò in pista. Con le gare aveva smesso nel ’74 dopo 13 operazioni al piede e ancora le dispiaceva. Si teneva in forma, si allenava: «Non penso che anziano significhi inutile. Abbiamo un importante ruolo in questa società, prima di tutto quello storico e di testimonianza, perché senza un passato non ci può essere un futuro».
Ogni sera una camminata sul tapis roulant, addominali e ginnastica. Di correre Paola non ha smesso, lo ha fatto solo il suo cuore, che le aveva mandato segnali. Ma lei era testarda e credeva che davanti alla fatica non bisognasse mai abbassarela testa.
Rubava chilometri ai pregiudizi, in città la prendevano in giro Fu bronzo olimpico sui 1500 a Monaco Sara Simeoni: “Per me era un mostro sacro” Novella Calligaris: “È stata un’apripista per le atlete azzurre” Bronzo a Monaco ’72
Mi sa che collodi con il suo pinocchio lo avevo previsto.
da repubblica online del 13\6\2021
L’uomo è finito in bocca al cetaceo che poi lo ha sputato fuori: probabilmente perché era troppo grande per essere digerito
IN BOCCAalla balena! La crasi fra due dei più celebrati esclamativi beneauguranti di cui tradizionalmente disponiamo è riuscita a un americano che si chiama Michael Packard. Ha cinquantasei anni, vive al nord della East Cost, nei paraggi di Provincetown, (Massachusetts), sulla punta adunca della baia di Cape Cod, dove impiega il suo tempo nel settore aragoste. Più precisamente è considerato un espertissimo pescatore subacqueo, forse l’ultimo veterano di un mestiere attualmente considerato un po’ troppo duro e pericoloso. Dobbiamo però concludere che per quanto navigatissimo Packard non avesse messo in conto proprio tutti i rischi del mestiere, se la sua fotografia più famosa lo ritrae a pollice alzato, nel suo letto di ospedale. Senza alcun dubbio è una delle immagini più sorridenti e foriere di buon umore che mai siano state scattate a un capezzale ospedaliero.
Lo scorso venerdì, alle otto del mattino Packard era già alla seconda immersione dalla sua barca, quando ha sentito uno strano urto e tutto si è fatto buio attorno a lui. Era successo che una balena, della specie delle megattere, lo aveva inavvertitamente risucchiato nella propria vasta cavità orale.Non si era accorto subito, il biblico bestione, che il boccone aveva dimensioni abbastanza differenti da quelle dei crostacei, molluschi e plancton che come tutte le sue consimili va a procacciarsi vicino alle coste. Sembra che quando spalancano la bocca le balene non vedano più nulla: a selezionare quello che vi entra dovrebbero essere quelle lamine dette fanoni che hanno al posto dei denti. Questa volta qualcosa non deve avere proprio funzionato perché nulla ha trattenuto il povero Packard dal fare ingresso nella bocca del cetaceo.Essere però inghiottito dall’esofago, che è assai meno pervio, quello non gli è toccato. Non appena si è riavuto dallo smarrimento, Packard ha impiegato la sua attrezzatura da sub per abbreviare al possibile il suo soggiorno nella salle à manger della balena. Balena che nel frattempo si era un po’ agitata: chissà se ha provato il panico che per noi è usuale quando un boccone ci va di traverso. Sta di fatto che dopo una quarantina di secondi - certo non i più fulminei della sua esistenza - e qualche sgraziato conato Packard stava di nuovo nuotando nel mare.Involto un po’ arduo da mandar giù, persino per una balena, Packard è dunque tornato libero e a galla, ricordando a tutti i lettori della Bibbia la sorte del profeta Giona e a tutti gli italiani quella di Geppetto e Pinocchio, sia pure al netto delle incertezze tassonomiche del pur grande Carlo Collodi. Giona però non voleva pescare aragoste: Dio gli aveva dato un compito (andare a predicare a Ninive) e lui, non avendone voglia, aveva cercato di eluderlo: ovvero, come diciamo chissà se in sua memoria, aveva “marinato”. I tre giorni passati nella balena erano stati l’altissima punizione per il suo fallo. Geppetto non aveva invece fatto, lui, nulla di male: voleva solo cercare Pinocchio in mezzo al mare e in bocca alla presunta balena o “Pesce-cane” dovette permanere un paio di annetti.Due storie molto diverse, ma entrambe caratterizzate dall’esistenza di un livello di lettura morale, salvifico, forse addirittura anagogico, che infatti ha in entrambi i casi prezioso valore catechistico. Giona non oserà più opporsi ai voleri divini e persino Pinocchio, una volta passato dentro e poi fuori dalla bocca del mostro marino, diverrà ubbidiente e sconterà tutte le sconsideratezze della sua burattinesca esistenza precedente.Ma Packard? Sappiamo che poco a sud di Cape Cod c’è Nantucket, l’isola da cui il capitano Achab e la sua disgraziata ciurma salpa per andare a caccia di Moby Dick. Una balena! Il segno bianco, vuoto, misterioso, dell’incongruo abitante dell’oceano si è offerto alle più emozionanti interpretazioni simboliche.La disavventura avrà conseguenze su Packard? «Considererà l’aragosta», secondo il precetto enunciato dallo scrittore David Foster Wallace e sottinteso dal fervido animalismo contemporaneo? Non possiamo saperlo.Dal suo letto d’ospedale, sembra solo congratularsi con sé stesso per essersela cavata senza conseguenze né letali né gravi. Ecco: ora non si metta in cerca di lupi, per carità.
Lo so che non so dovrebbe fare un titolo interrogativo ma è quello che mi chiedo quando sento o leggo storie come quella di Marika ( non mi dilungo troppo perchè conosciate le sue vicende ne abbiamo parlato anche qui sul blog ) dal corriere della sera d'oggi
corriere della sera del 11.6.2021
Ma posso solo dire dopo aver letto l'articolo che trovate sotto che e riascoltato la canzone di qualche anno fa ( mi pare del 2016 #LAMOREMERITA che tal titolo non è uno slogan, un appello, ma un' affermazione, una certezza, una speranza.
Ognuno è libero di interpretare l'amore come meglio lo fa sentire, come meglio riesce ad esprimere il sentimento più vero, quello per eccellenza, quello di cui nessuno può fare a meno: L'AMORE appunto . IO dico solo che mi sono sempre ritenuto non mi sento assolutamente infastidito dal tuo orientamento sessuale, ma neanche un po' e mi dispiace che molte lì non lo capiscano.. , ma cosa credono di fare giudicandolo malattia ? " . IO personalmente la sento addosso questa canzone anche se sono tendenzialmente etero e tante persone mi dicono che non e possibile l amore tra due persone dello stesso sesso io gli dico sempre che non e fatto di sesso e che quando l amore bussa alla porta del cuore tu devi aprire proprio come ha fatto la protagonista dell'articolo sotto riportato
Camilla: "A 50 anni mi sono innamorata per la prima volta di una donna"
di Veronica Mazza
Proprio quando aveva iniziato ad apprezzare la sua vita da single e a vivere il sesso con gli uomini in modo libero e non impegnativo, è arrivata Giulia. Tra le due nasce subito una forte attrazione che presto si trasforma in un sentimento d'amore. Ma quanto è comune cambiare il proprio orientamento sessuale dopo i cinquant'anni? "Oltrepassata una certa età ci si può sentire più libere da gabbie interiori e nella libertà si possono fare incontri straordinari", ci ha spiegato Maria Claudia Biscione, sessuologa e psicoterapeuta. "Prima si accetta che si può cambiare anche sotto quel punto di vista, prima si riuscirà ad amarsi e rispettarsi"
“Erano cinque anni che avevo scelto di chiudere il cuore. Non per sofferenza, né per stanchezza. Semplicemente mi ero presa una pausa dalle relazioni. Coscientemente. A 45 anni, uscita incredibilmente vittoriosa da una malattia che mi aveva bloccato a letto per tanti mesi, mi ero guardata allo specchio e mi ero promessa: 'Amati come non hai mai fatto'. E così è stato. Mi sono concessa tutto quello che fino a quel momento avevo sempre rimandato a dopo. 'La vita è adesso', mi ripetevo. E ne ero affamata. Viaggiavo spesso, facevo tanto sesso, ma di storie vere no, non ne volevo. Affettivamente ed emotivamente non volevo farmi coinvolgere. Avevo deciso di essere la protagonista del mio film e scrivere ogni scena, senza dover dar conto a nessuno. Mi bastavo. Ormai ero arrivata a 50 anni e io e la mia singletudine eravamo diventate grandi amiche. Ma come in tutte le migliori sceneggiature, un colpo di scena c’è sempre. E il mio aveva gli occhi verdi e grandi e mi osservava dall’altra parte del tavolo, durante una cena a casa di una cara amica. Uno sguardo bello, limpido, caldo come un abbraccio, che mi ha incuriosito e conquistato. Si chiama Giulia e, man mano che parliamo, sento una forte intesa, come non mi succedeva da tempo. Sono stupita e sgomenta: non avevo mai provato questo tipo di tensione emotiva verso una donna. Ci attraiamo come due calamite. Così, finito di mangiare, ci sediamo vicine sul divano: mi sembra di conoscerla da sempre. Poco dopo mi accorgo che lei sta flirtando con me, come farebbe un uomo. Anzi ci sta proprio provando: 'Sono lesbica, gli uomini non mi sono mai interessati. Tu sei mai stata con una donna?', mi domanda sorridendo. 'Mai', le rispondo. E poi aggiungo: 'Almeno fino ad ora'. Non mi dispiacciono le sue avance, anzi mi fanno star bene. Ovvio sono sorpresa e anche confusa, ma l’euforia è così forte che decido di godermi le sensazioni del momento. A fine serata ci scambiamo il numero di telefono. La mattina mi sveglio con un suo messaggio sul cellulare: 'Andiamo a pranzo assieme?'. Le dico sì. E poi continuo a dire di sì a ogni suo invito: a teatro, all’aperitivo, alla passeggiata in bicicletta, al giro in centro, alla cena a casa sua… Nell’arco di un mese diventiamo inseparabili. Mi conquista pian piano e io mi faccio condurre da lei, affidandomi come non mi accadeva da tempo. Quando per la prima volta mi bacia, sento che è il gesto più naturale del mondo e che lo desideravo tanto anche io. La nostra è una danza armoniosa, un gioco intrigante che ci porta dritte a letto assieme. E tra le sue braccia sento che non è solo curiosità, voglia di sperimentare, di cogliere un’occasione diversa, di far sesso in modo insolito: mi stavo innamorando di nuovo. Sì di una donna, per la prima volta in vita mia. Il mio cuore era tornato ad aprirsi, sentivo che ero disponibile ad amare ancora.Da allora non ci siamo più lasciate: stiamo assieme felicemente da tre anni e conviviamo da uno. Stare con lei è come essere arrivata finalmente a casa. La nostra storia e l’esperienza d’amore che sto vivendo è così nutriente, così piena, rispettosa e travolgente che la domanda che spesso mi fanno – 'Sei lesbica o no?' – io non me la pongo. L’unica cosa che penso è che sono stata veramente fortunata ad aver incontrato una persona meravigliosa come Giulia”.
Camilla, 53 anni di Torino
Quando il sentimento è inatteso: la parola all'esperta
Ritrovarsi a vivere una storia d’amore con un’altra donna dopo i 50 anni è più comune di quanto si possa sospettare. Anni fa la ricercatrice Christan Moran, della Southern Connecticut State University negli Stati Uniti, ha condotto uno studio a riguardo. Intervistando più di 200 donne etero, di cui 30 sposate con uomini, ha scoperto che molte di loro avevano provato un’attrazione per altre donne in età adulta. Per molte è una vera rivelazione, che porta un netto cambiamento nell’orientamento sessuale: le late-blooming lesbians o lesbiche tardive. Altre invece non voglio autodefinirsi e darsi etichette, perché si scoprono innamorate di una donna e solo di lei, così come è successo a Camilla. Per capire meglio questo fenomeno di fluidità sessuale femminile, che coinvolge donne che alle spalle hanno avuto matrimoni e relazioni sempre e solo etero, abbiamo dialogato con Maria Claudia Biscione, sessuologa e psicoterapeuta.
Perché dopo tante storie eterosessuali, alcune donne scelgono di vivere relazioni lesbiche?
“Semplicemente perché si innamorano o si sentono attratte da un'altra donna. Spesso è una scoperta completamente inaspettata, che non ha a che fare con lo svelamento di un diverso orientamento sessuale latente, ma con un'esperienza emotiva legata esclusivamente a quella persona e a nessun’altra. Molte ricerche scientifiche evidenziano, poi, come le donne siano più predisposte a una sessualità 'fluida' e cangiante, forse perché i ruoli sono meno rigidi, forse perché nel tempo la sessualità cambia, ma è un fatto che le relazioni tra donne aumentano sempre più”.
Quali sono i cambiamenti emotivi che si vivono?
“Dipende. Partirei dal presupposto che non c'è necessariamente che il prima fosse fatto di infelicità o di censura di desideri nascosti. Semplicemente può capitare che, improvvisamente, si vedono e sentono le cose in modo differente rispetto al passato. Tante e diverse sono le strade personali che portano ad approdare a scelte di questo genere. A volte sono percorsi di disillusione verso il maschile, in altri casi c'è chi si lascia alle spalle un passato da eterosessuale di grande appagamento ma semplicemente esaurito. Altre volte invece c'è una diversa natura da scoprire o, ancora, si 'inciampa' involontariamente in un sentimento inatteso. Quello che conta è la capacità di ascolto e la fiducia in sé stesse di saper cogliere una nuova occasione di benessere e felicità”.
Le preferenze sessuali possono cambiare con l’età o l’omosessualità è stata latente?
“Non è assolutamente detto che ci sia un'omosessualità latente. Spesso questa esperienza è nel 'qui e ora' di un incontro speciale e non è detto che sia né ripetibile né portatrice di un nuovo orientamento. Quello che cambia sicuramente è la maturità sessuale. Ci si trova con più esperienza ad affrontare le altre persone. C'è da una parte forse un maggior disincanto ma anche più coraggio e predisposizione a entrare in rapporto senza filtri, senza schemi preordinati. Maturando ci sta che cambino quindi le fantasie e le prospettive, anche nella sessualità. Insomma, a 50 anni ci si può sentire più libere da gabbie interiori e nella libertà si possono fare incontri straordinari!”.
Alcuni studi legano questo cambio di orientamento sessuale in età adulta alla menopausa: può dipendere anche da questo?
“Ci sono ricerche che sostengono che si tratti di un adattamento evolutivo, in cui una volta terminata la capacità riproduttiva, il sesso del partner non è più così importante e ci si apra più facilmente a entrambi i sessi. A mio avviso in un'età più adulta vi è una maggiore consapevolezza e confidenza con sé stesse, con il proprio corpo, con la propria emotività, con i propri gusti e bisogni. Questo può dare la possibilità non solo di ritrovare passione e piacere, ma anche di sperimentare nuove vie e strade sconosciute e mai contemplate. Quindi, credo che, più che orientare la sessualità, la menopausa coincida con un periodo di vita di cambiamenti, evoluzioni, crescita e, spesso, di una modalità di porsi agli altri un po' più scevra dalla sessualità intesa come 'conquista' e 'selezione', ma più attenta anche ad altri fattori di intimità e relazione”.
Non tutte le donne che amano altre donne si sentono lesbiche o bisessuali…
“Vero. Questo dipende dal fatto che le donne sono potenzialmente più aperte e disponibili a 'lasciarsi andare', hanno più sfumature e una maggiore familiarità fisica ed emotiva ad aprirsi alle altre donne. Per cui l'attrazione quando è libera di esprimersi non è necessariamente legata al genere sessuale ma, piuttosto, a una persona che con le sue esclusive qualità può conquistare il cuore. La sessualità è un contenitore ricco e in evoluzione: se si è disponibili ad ascoltare, i propri desideri possono davvero stupire”.
Quali sono i tabù e le paure che si possono innescare quando si vive una relazione lesbica?
“Molte donne fanno fatica a comprendere questa propria scelta, si criticano, si giudicano perché non si riconoscono più. Il fatto è che tutti lottiamo quotidianamente per affermare la nostra identità e spesso capita che se qualcuno o qualcosa la mette in discussione, la nostra sicurezza vacilla. Provare sentimenti e attrazione per una persona dello stesso sesso, può far sentire destabilizzate, perché si esce bruscamente da una comfort zone erotica, sessuale, relazionale per intraprendere un viaggio nuovo che, per quanto sorprendente, può spaventare. Molte donne che si ritrovano in una relazione tutta al femminile si arrovellano nel dubbio di aver finto per anni o cercano disperatamente un'etichetta al loro diverso modo di vivere la sessualità. E poi c'è il timore di non essere accolte e capite da parenti o amici, oppure di dover spiegare questa 'novità' magari ai propri figli. Prima si accetta che si può cambiare anche nell'orientamento sessuale, prima si riuscirà ad amarsi, rispettarsi e accudire questa nuova relazione”.
Vivere una storia d’amore con un’altra donna cosa può far scoprire di sé stessa?
“Moltissime cose. Accogliere questa nuova esperienza significa che si è in grado di ascoltare e non censurare le proprie emozioni e questo è sempre un aspetto assai arricchente. Inoltre, aprirsi a una sessualità nuova e a una diversa forma di rapporto può insegnare differenti modi di vivere le relazioni. È un’immagine che si rimanda a sé stesse ricca e consapevole e anche coraggiosa direi, ma soprattutto libera. E la libertà mi piace pensarla sempre come una competenza, oltre che un diritto, di saper usare i propri desideri, i propri moti dell'anima in una modalità scevra da pregiudizi e tabù. Significa essere e sentirsi centrate, coerenti con i propri bisogni, curiosità e motivazioni. Decidere di seguire un istinto diverso, una nuova forma di attrazione può insegnare ad accogliere altre sfaccettature di sé che le precedenti esperienze di vita magari hanno limitato o omesso. Cambiare rotta, seppur non definitivamente, significa rimettersi in gioco per affrontare con fiducia quello che la vita ha di bello da offrire”. concludo augurandole ogni bene perchè
Non sarà solo una bandiera a portare il colore\ A raccontare di un'altra libertà che muore\ Perché l'amore non vuole né legge, né pretesa\Perché chiamarci amanti è una condanna accesa