mi batto per i diritti di tutti, supporto da sempre i diritti della comunità LGBT+ penso sia in loro diritto e dovere essere liberi di amare e avere gli stessi nostri diritti. lo so cari benaltristi lo so che sarete stanchi di sentire parlare dalla mattina alla sera di decreto
zan si decreto zan no , omofobia si omofobia no , ecc. Ma qui siamo di fronte ad un emergenza sociale ed educativa grave dal punto di vista sentimentale e sessuale Sarò pure fazioso o faccio troppe generalizzazioni ma , non riesco a spiegarmi o trovare un altro motivo a quella che sta diventando , come se non bastassero i femminicidi e le discriminazioni culturali verso le donne , in Italia
[... ]C'è un'aria, un'aria, ma un'aria
C'è un'aria, un'aria, ma un'aria C'è un'aria, un'aria, ma un'aria Che manca, che manca, che manca l'aria [... ]
fatta non tanto di stereotipi e pregiudizi censure ed emarginazioni ed aggressioni fisiche
Mala cosa più brutta è l'indifferenza dei " non omofobi " che invitano a sdrammatizzare
[...] A distanza di meno di una settimana da una giovane e popolata manifestazione contro l’odio e l’omolesbobitranfobia ecco che si ripetono fatti di cui non vorremmo più parlare. La nostra solidarietà a Eva è alla sua mamma Tiziana che con coraggio hanno denunciato un fatto gravissimo. Il naso di Eva guarirà ma la ferita inferta è alla comunità scolastica e a tutta la città. Da sempre diciamo quanto parlare con i ragazzi e le ragazze nelle scuole sia importantissimo ma ancora ci sentiamo rispondere che di certe cose non si deve parlare per non turbare la mente dei ragazzi e delle ragazze. Siamo pieni e piene di rabbia ma sappiamo che il lavoro culturale che ci porterà ad essere una società migliore e inclusiva è lungo e difficile. Invitiamo la dirigente scolastica ad affrontare insieme a noi questo percorso e speriamo che il coraggio di Eva e delle sue amiche non venga scalfito da un episodio che tutti e tutte insieme dobbiamo combattere. Per i bulli e i loro genitori ci auguriamo possa iniziare un percorso di conoscenza e informazione che li renda consapevoli della gravità di alcuni gesti. Non tutto è perduto e noi siamo a completa disposizione” dichiara Alessandro Battaglia a nome del Coordinamento Torino Pride.[..]
“‘Frocio’ e ‘gay schifoso’: mio figlio, 12 anni, aggredito per lo smalto e una borsetta arcobaleno”
L'episodio è accaduto lo scorso 8 giugno in un parco del quartiere Infernetto a Roma, e su cui ora lavorano i Carabinieri di Casalpalocco dopo la denuncia della madre del ragazzo che ha riportato la storia a TPI. Organizzato per sabato un flashmob nel quartiere ...
quindi l'unico rimedio da attuare insieme alle leggi ed l'applicazione è il parlarne ed ecco per chè riprendo dai social storie come queste due riportate sotto
- No Cara, mia figlia non è un fenomeno o un insetto strano che cerca di vivere nascosto. Mia figlia e la sua ragazza, possono mostrare il loro affetto dove vogliono, possono farlo anche davanti a me. E sai perché?
— No eh...
- Perché l'Amore non si nasconde né deve essere motivo di vergogna, l'Amore si mostra.
— Mia Cara .. ma essere lesbica è peccato !!
- Peccato è essere una cattiva madre, un cattivo padre, un cattivo fratello, peccato è essere una vecchia pettegola che vive in attesa della vita altrui .. !!
Ciao amore mio eccoci qua …e passato esattamente un anno , ci è voluto tanto tempo affinché le nostre strade si incontrassero … 2 anni fa tu mi avevi notata per la prima volta in un gruppo fb ma tu eri impegnata ,io non ti avevo mai notata però ero impegnata pure io , poi è passato altro tempo a finché le nostre ex storie erano finite per mille motivi …io ero tornata single da poco ,tu invece mi avevi rincontrata nuovamente in quel gruppo e hai preso coraggio e non scorderò mai quel famoso giorno che era un 14 giugno che mi avevi scritto “Ciao “ e tutto è scattato pian piano , io avevo mille paure ,non volevo più affezionarmi a nessuno per paura di soffrire ,però tu hai avuto quella capacità e hai fatto in modo che mi potessi fidare nuovamente di qualcuno e che tu eri diversa dalle altre persone, facevo tanta fatica perché avevo paura di innamorarmi di te perché tu eri in una situazione critica non eri libera del tutto … entrare in un cuore “complicato “ non era facile per me , ci sentivamo h24 passavamo le giornate
assieme in videochiamata, tu mi rendevi partecipe della tua vita e io della mia senza renderci conto che in questa maniera spontanea ci siamo innamorate .Principalmente mi sono persa nei tuoi occhi , ma soprattutto delle tue risate per me erano una tocca sana non potevo farne a meno , mi facevi ridere tanto , io invece sono stata me stessa e così ti ho conquistata .Mi ricordo il nostro primo incontro , il primo abbraccio, e il primo bacio , i nostri occhi ci hanno scelto prima che ci scegliessimo noi …tu sei speciale ,con un cuore d’oro e un animo puro ,una DONNA che ha vissuto di tutto ,una donna con tanti muri ,vuoi fare sempre la forte ma appena ti abbraccio crolli tra le mie braccia ed è così bello vederti fragile …è vero è stato un anno bellissimo tra alti e bassi come in tutte le coppie , l’ultima volta ci eravamo perse un po’ per strada ma ci siamo subito riprese per mano , abbiamo pianto, sofferto e ferite a vicenda .Mi rendo conto che non è facile capirmi e stare con me ho 23 anni forse ho ancora tanto da imparare dalla vita è sbaglio pure io ,ho tante insicurezze dentro di me ma tu sai già il perché… come d' altronde stare accanto a te e molto complicato ,non è facile capire le tue emozioni, pensieri , abbattere certi muri ma nonostante tutto ti voglio vivere perché ne vali la pena .Ci siamo prese per mano per crescere assieme…nella mia vita ho perso tante persone e non voglio perdere anche te …Nelle tue mani ho messo il mio cuore l’unica cosa che ti chiedo è di non fargli mai del male .. Poi ci siamo promesse che nonostante tutto noi ci saremo luna per l’altra ..ci auguriamo di realizzare tutti i nostri progetti …ti amo immensamente vita mia +1 anno di noi ..e non smetterò mai di dirti grazie di tutto quello che hai fatto e stai facendo per me
Qualcuno\a mi dirà che L’amore è un sentimento tra due persone ma non dev’essere esposto esibito mostrato ostentato. Non tutti hanno piacere a partecipare .
La è tesi legittima ma non , a mio avviso , condivisile , un po' ipocrita ( nella maggioranza dei casi esperienza personale ) perchè: finché si abbracciano solo coppie etero non si è mai sentito nessuno chiedere di non ostentare 😏 . Certo un po' di rispetto o di discrezione guasta . Ma oi vedere uno scambio di affetto bacio o carezza non è "partecipare", la partecipazione la vive il voyeur, se per una questione di pudore ed la cosa imbarazza si può sempre volgere lo sguardo altrove senza per questo sentirsi scandalizzati o turbati per le manifestazioni d'affetto in cui è ( dovrebbe essere ) normale naturale e imbattersi nell'amore in qualsiasi luogo. E poi certo, nessuno ha interesse ( almeno che non sia un depravato o un guardone ) a vedere dal vivo rapporti amorosi \ sessuali . Ma se due persone manifestano affetto con baci e abbracci almeno per me ( come credo tutte quelle persone di buon senso ) non mi danno certo fastidio o mi lasciano indifferente ! Anzi, qualunque tipo di effusioni etero o lgbt siano, fa " piacere" vederli in quanto espressione di vita ! Quindi se sei retrogrado ( o giudichi esibizionista anche le coppie etero ) puoi sempre guardare da un'altra parte, se due persone si stanno baciando, non credo che desiderino che tu ti proponga per "partecipare"
N.b riprendo la risposta già data nei precedenti post . quindi per i nuovi lettori \ lettrici prima di fare commenti astrusi o chiedere informazioni leggete le FAQ del blog oppure i link qui sotto grazie
A Pisa( vedere l 'url sopra ) quindici poliziotti hanno fatto irruzione in casa di una donna. Una pericolosa spacciatrice? Un'affiliata ad un clan mafioso? Una camorrista? No. Una madre a cui il tribunale dei minori ha deciso di portare via il figlio perché aveva denunciato la violenza del compagno, e quindi, da vittima è diventata carnefice, secondo i togati, impedendo al figlio di vedere il padre. Mica viene considerata la legittima paura di un bambino a stare con un padre abusante, una paura evidenziata anche nell'arco di trenta incontri protetti. No no, è colpa della madre. E così, con un blitz, quindici agenti delle forze dell'ordine hanno fatto irruzione in casa, hanno divelto la porta del bagno dove si era barricato il ragazzino, l'hanno prelevato, hanno immobilizzato la madre, e lo hanno portato in una casa famiglia dove comincerà il suo percorso forzato "quale ultimo tentativo di ricostruzione della bigenitorialità". Piccolo particolare: il bambino ha sempre vissuto con la mamma, in Toscana. Ma verrà deportato in Sicilia, dove abita il padre. Ormai, oltre ai casi infiniti di donne che denunciano la violenza ma vengono ignorate dallo stato, e quindi muoiono ammazzate, c'è quest'altra categoria di donne che sopravvivono alla violenza, denunciano, chiedono aiuto, e invece di metterle sotto protezione, arriva il braccio armato del violento, lo Stato, che appellandosi ad una legge disfunzionale le porta via i figli. Trovando quindi il modo di ammazzarle senza far fare il lavoro sporco direttamente al mostro di casa. Ho sentito con le mie orecchie dire :"Vabbè ma se picchiava la madre non vuol dire che non sia un bravo padre". Ecco allora la domanda: un genitore violento, ha il diritto di essere genitore? Sì, in questo paese sì. Non solo ne ha il diritto, ma può continuare ad esercitare abusi e violenza in famiglia, all'interno delle relazioni, usando come cavallo di Troia proprio il suo essere biologicamente genitore. Le donne che non denunciano la violenza sono una marea, e non la denunciano perché tutte sappiamo bene da anni, che non ne usciamo, che è preferibile chiudersi a chiave in una stanza, però insieme piuttosto che rischiare l'abuso dello stato, definitivo, "la soluzione finale". La deportazione. Quello che non vi è ancora chiaro, mi pare di capire, è che potrebbe capitare ad ognuno di voi, magari sta capitando adesso. Che una donna che vi è cara ci stia passando in mezzo. E invece ci si ostina a credere che sia roba di pochi casi eclatanti come quello successo in passato la mamma picchiata dal marito doveva far vedere il figlio al padre in struttura protetta, con la vigilanza di un'assistente sociale, il bambino aveva paura del padre, ci andava col terrore, fino a quando l'assistente sociale si allontana dalla stanza del colloquio e il padre ammazza il figlioletto, perchè così sua moglie non lo potrà più avere, storia di qualche anno fa alle porte di milano, certi giudici non usano il cervello
anche dopo aver sentito l'opinione di critici , dell'autore (frame estrapolato dal video sotto citato) , i curatori della mostra continuo a rimanere come ho già detto nel post precedente perplesso , nonostante sia sempre aperto all'arte e alle novità , forse perchè sono abituato alle vecchia concezione dell'arte
da repubblica
Le sculture immateriali di Salvatore Garau fanno discutere e diventano un caso. Dopo la notizia della vendita all'asta di "Io sono" a 15.000 euro (12.000 di offerta e il restante di diritti), il web e i colleghi dell'artista di origini sarde si dividono: genio o furbetto del mercato? "La scultura immateriale non la vedi con gli occhi ma con il cuore e - spiega il diretto interessato - l'idea viene da quarant'anni di lavoro, di pittura e di musica" (Garau, prima di essere apprezzato pittore, è stato batterista degli Stormy Six, ndr).
La casa d'aste Art-Rite di Milano, specializzata in opere moderne e contemporanee, difende l'autore e l'opera venduta: "Abbiamo venduto il niente? Sì, ma affermare che il niente sia il nulla è sbagliato, basta rileggere la filosofia dall'Antica Grecia in poi", dice Federico Bianchi, socio fondatore di Art-Rite. Le opere di Garau sono totalmente immaginate e l'acquirente ottiene il certificato di proprietà. "Ma anche il suo pensiero e ad esempio - prosegue Bianchi - io non comprerei un taglio su tela del primo che passa, perché questo non è Fontana".
Sbarcate prima a New York con "Afrodite piange" e poi a Milano con "Buddha in contemplazione" le sculture immateriali sono immaginate sia per usi pubblici che privati: "Ciò che mi ha smosso è stata la pandemia perché - conclude Garau - il senso dominante per strada era l'assenza. Ecco, io ho fatto dell'assenza una materia prima".
GENOVA - gli ex malati celebrano il ritorno alla vita arrancando in vetta. "In ospedale non riuscivamo neanche più a respirare, per noi è una vittoria" Sette chilometri di sentiero in salita, a una pendenza del 6,7%: l'opuscolo diceva due ore e passa, invece la camminata è durata molto meno. Sì, sono proprio allenati. Il prossimo appuntamento sarà una mezza maratona, tutta di corsa. Oppure un'immersione subacquea a Portofino. Un'altra sfida, qualunque sia: in palio c'è la celebrazione della vita. Perduta, ritrovata. Pensare che Roberta fino a pochi mesi fa non riusciva neppure a salire le scale di casa, da sola.
Ieri erano una trentina ad arrampicarsi lungo la montagna alle spalle di Genova, col Ponte Morandi che si intravvedeva giù a valle: mentre gli altri - i nuovi "colleghi", una ventina, appena usciti dall'inferno - li aspettavano in cima, al Santuario della Guardia. Sono tutti reduci dal Covid in forme pesanti, hanno sofferto e nascondono le cicatrici dentro: perché il contagio non finisce con un referto, no. Chi ci è passato lo sa: guarisci ma non guarisci mai del tutto. Sei vivo, va bene: però hai perso chili, ti manca il fiato, la forza. La voglia di vivere. Ma loro sono passati per la cosiddetta Palestra Covid, aperta un anno fa nel capoluogo ligure: e questo è un giorno di festa. Siamo noi: siamo ancora vivi, gridano. Nonostante il Coronavirus.
"Nell'80% dei casi restano strascichi fisici e psicologici. Debolezza, deficit di equilibrio, difficoltà a respirare, a coordinarsi. Lo stress di chi è sopravvissuto, ma non riesce a tornare alla vita normale. Tre settimane in terapia intensiva equivalgono a invecchiare oltre 10 anni. Queste persone vanno recuperate": Piero Clavario, responsabile del reparto di Cardiologia riabilitativa, sale al Santuario con gli altri e chiude la carovana. Un anno fa ha avuto l'idea. Subito approvata da Piero Bottaro, il presidente dell'Asl3. Applicare alle vittime del Covid lo stesso protocollo previsto per i malati di cuore: dal giugno del 2020 ha contattato oltre un migliaio di pazienti dell'azienda sanitaria. Una prima valutazione al telefono, aiutato da un medico e uno psicologo, poi l'incontro: elettrocardiogramma, ecografia polmonare, la visita del fisioterapista, il reumatologo e il fisiatra. "Molti li abbiamo indirizzati da questo o quello specialista. Gli altri sono stati convocati nella nostra palestra. E abbiamo cominciato ad allenarli"". Minimo 2 mesi, massimo 5: cyclette, tapis roulant, macchine per i pesi. Due ore ad ogni appuntamento, 3 volte alla settimana. "All'inizio mi odiano tutti, perché non ho pietà. Poi cominciano a recuperare: il 10% della condizione ogni mese. Quando arrivano all'80%, li lascio andare". Sì, lo detestano. Poi finisce che non vorrebbero andare più via. E la camminata di ieri è stata una emozione unica, per quelli che ce l'avevano fatta.
"Sono un'operatrice sanitaria, il Covid me lo ero preso nella Rsa dove lavoravo". Roberta, 42 anni, campionessa di kickboxing e appassionata di crossfit. Una atleta. "Dopo 3 settimane ero guarita, ma non riuscivo più a fare le scale di casa. Mi mancava la forza. Provavo a pulire casa, però dopo aver fatto il letto mi dovevo sedere. Recuperare. Mio figlio e il mio compagno non capivano, io mi sentivo sempre più giù". All'inizio la palestra non le piaceva. "Svenivo, bastavano pochi minuti alla cyclette. Tutto sembrava inutile. Ci sono voluti quasi 2 mesi, prima di riuscire ad ingranare. E mi è sembrato di tornare a vivere. Non vedo l'ora di rimettermi a correre". Luigi, 62 anni, agente penitenziario, contagiato mentre lavorava nel carcere di Marassi. "Intubato per 40 giorni, 4 mesi di ospedale e altrettanti a casa. Uno straccio, non sentivo più le gambe. Ho scoperto la Palestra Covid su internet: all'inizio un delirio, poi ho cominciato a volare". Julia, 29 anni: "La gente prima ha paura di te. Poi non capisce, che stai ancora male. Qui invece ho trovato degli amici". Sono arrivati in cima tra i primi. Si sono abbracciati. E vorrebbero immergersi al Cristo degli Abissi di San Fruttuoso, vicino a Portofino. "Però ci serve un sponsor. Altrimenti, puntiamo a una mezza maratona", dice Clavario, il primario-allenatore. Sì, è una vita ritrovata.
un famoso cantautore descriveva bene la situazione ormai pluri ventennale del nostro paese
ecco i due articoli a voi ogni commento Il primo è l'unione sarda
Prima il furto ai danni di un automobilista poi, improvvisamente, il malore e il rapinatore che si accascia a terra. È accaduto a Brescia dove la vittima della rapina non ha esitato un istante a soccorrere l’uomo che l’aveva derubato, un 45enne tunisino, allertando poi immediatamente i soccorsi. Il ladro si era avvicinato alla macchina parcheggiata della vittima, e aveva sgonfiato una gomma con un coltello. L’ignaro malcapitato si era quindi messo al lavoro per cambiare la ruota, distraendosi e lasciando il cellulare e il borsellino sul sedile dell'auto, che era rimasta con lo sportello aperto. A quel punto è intervenuto il malvivente che ha preso la refurtiva. Mentre tentava di scappare, però, si è accasciato a terra, senza nemmeno riuscire a chiedere aiuto. A intervenire per primo è stato proprio il derubato che ha immediatamente allertato i soccorsi. I ladro, ora piantonato in ospedale, è fuori pericolo.
Brescia, bandito tunisino colto da infarto mentre rapina un'automobilista? Incredibile: come si salva la vita
12 giugno 2021
E' una storia incredibile quella accaduta a Brescia il 10 giugno. Dopo aver effettuato un furto ai danni di un automobilista, il ladro, un tunisino di 45 anni, si è sentito male e si è accasciato a terra in preda a un attacco di cuore. A salvarlo è stato proprio l'uomo che era stato derubato e che vedendo il malvivente in condizioni disperate è intervenuto chiedendo aiuto anche ai passanti. Proprio fra questi c'era anche un infermiere che ha eseguito il primo intervento in attesa dell'arrivo di un'ambulanza del 118. L'episodio è avvenuto giovedì in via Cefalonia. Il ladro si era avvicinato alla macchina parcheggiata della vittima, sgonfiandogli una gomma con un coltello, riporta Tgcom. La vittima, che era completamente ignara di quello che stava accadendo, si è quindi messa subito al lavoro per sostituire la ruota. Ma distratto dall'intervento meccanico non si è accorto di aver lasciato il cellulare e il portafoglio sul sedile dell'auto, che era rimasta con lo sportello aperto. A quel punto è intervenuto il malvivente che ha preso il bottino. Ma mentre cercava di darsi alla fuga si è accasciato a terra, senza il tempo di chiedere aiuto. Stava avendo un infarto. A intervenire per primo è stato proprio la sua vittima che non ci ha pensato due volte ad allertare i soccorsi. Un vero gesto di solidarietà che ha salvato la vita del ladro, che ora si trova piantonato in ospedale, , Le sue condizioni sono gravi, ma stavolta se l'è cavata.
in sottofondo
IL passo e l'incanto - GianMaria Testa
A volte capita che il disco o una canzone che stai ascoltando sia attinente alla storia che stai leggendo . Infatti questo è uno dei casi . La storia che vado a riportare è quella di Valentina Miozzo di VIAGGIARE LIBERA Il Circolo Polare Artico è un punto di vista diverso sul mondo: qui si impara che di tante cose si può fare a meno (anche del sole, per un po’!) e si osservano gli effetti più evidenti dei cambiamenti climatici.
Ecco una sua intervista rilasciata a Giacomo Talignani su repubblica del 15\6\2021
Ha indossato la mascherina una sola volta, per metterla sugli occhi e riuscire a dormire: fuori, nel suo lockdown in pieno Artico, c’erano 24 ore di luce. Quando qui scattava il coprifuoco, lì l’aurora boreale. Assembramenti? Nessun rischio: al massimo 28 persone in tutto il Paese. Così Valentina Miozzo, 28 anni, ha vissuto la pandemia al Circolo polare artico. Viaggiatrice irrefrenabile, esperta di turismo sostenibile, blogger e autrice di Viaggiare Libera, la giovane modenese, dopo la prima ondata di Covid, si è trovata a un bivio: sperare nella ripresa del turismo o partire. A ottobre 2020 ha accettato un lavoro in una guesthouse dell’Artico a Kongsfjord, estremo nord della Norvegia, 4mila chilometri da casa, dove di Covid non si è mai sentito parlare. È finita in una sorta di lockdown perenne, con limiti dettati solo dalla natura. Il risultato è che è ancora lì, felice.
inizialmente avendo letto la news credevo fosse tale iniziativa fosse un omaggio di un qualche fans d'entrambi ( di Dylan Dog e di Vasco )
poi andando andando avanti nella lettura la notizia riportata mi sembrava una una fakenews perchè oggi tutto il pensiero e quindi l'informazione è come il ritornello di questa canzone
Sono andato alla fonte ovvero sull'account fb ufficiale
Vasco Rossi ha postato sul proprio profilo Instagram una fotografia del tavolo di lavoro di Fabrizio De Tommaso, su cui è fissato un dipinto che vede il rocker di Zocca fianco a fianco con Dylan Dog ! «Straordinario Esclusivo Abusivo... Dylan Dog incontra... le canzoni di Vasco Rossi! Stay tuned !!» ha scritto Vasco nel suo messaggio. Qui sotto potete vedere la versione definitiva dello stesso dipinto, e come ha fatto Vasco, anche noi vi esortiamo a rimanere sintonizzati per saperne di più.
poi ho cercato altre news sul motore di ricerca ed ho trovato vari articoli di giornali "maistream " ed ne ho scelto uno a caso
La repubblica
la copertina del primo albo, intitolato Sally:
La seconda di copertina:
testo della canzone di Vasco, una delle più amate:
Il testo introduttivo del curatore della collana di Dylan Dog, Roberto Recchioni:
poi sono ritornato al sito della Bonelli più precisamente QUI
[....]
Per l'occasione, ogni albo avrà una foliazione speciale e sarà arricchito da 16 pagine extra che conterranno una speciale intervista di Luca Crovi a Vasco, i testi delle canzoni cui si ispira l'episodio, l'editoriale di Michele Masiero e, nel primo albo, anche uno scritto di Tiziano Sclavi e uno di Davide Bonelli. A inaugurare il progetto editoriale sarà proprio "Sally", in uscita il 30 giugno: una storia d'amore e ossessione, in bilico tra emozioni, memoria, morte e follia, come nella miglior tradizione dell'Indagatore dell'Incubo, firmata da Paola Barbato e dal Maestro delle Ombre Corrado Roi. Tutti e tre gli albi, curati da Roberto Recchioni, saranno come sempre disponibili in edicola, in fumetteria e sul sito di Sergio Bonelli Editore.
Dylan Dog 418 "Sally", testi di Paola Barbato e disegni di Corrado Roi, copertine di Gigi Cavenago e Fabrizio De Tommaso. Dal 30 giugno in edicola, fumetteria e nel nostro sito ufficiale.
[...]
Quindi la cosa risulta attendibile .
Ora da lettore di fumetti mi chiedo chi sa cosa ne verrà fuori . #DylanDog sta diventando come #topolino ( o quasi ci manca che disegnino i vip all'interno della storia e ci siamo ) è costretta a fare marchette ai vip dello showbiz\ show business almeno lo facesse in maniera meno esplicita . Comunque rimaniamo fiduciosi il " cast" scelto mi fa ben sperare. concludendo in attesa di leggere tale trilogia , dico solo che : non ho nulla contro le contaminazioni fra le arti perché sarebbe anacronistico , vista l'evoluzione del concetto artistico \letterario , negare che le arti si possano mescolare fra loro . l'importante è che sia sentito e non fatto solo per curarci e fare € . comunque staremo vedere come andrà se tale iniziativa rientrerà nel primo o nel secondo caso .
riprendendo quanto ho già detto nel post precedentenella prima parte credo che la miglior risposta siano le storie stesse
GENTE
Massimo Cannoletta
Mary Ann Evans-George Eliot
AVEVA UNA MENTE STRAORDINARIA. MA ERA ADDITATA ED EVITATA PER L’ASPETTO FISICO E PERCHÉ VIVEVA CON UN INTELLETTUALE SPOSATO. COSÌ, PER DIVENTARE SCRITTRICE DI SUCCESSO, MARY ANN EVANS SI CREÒ UN’ALTRA IDENTITÀ: GEORGE ELIOT
La storia è piena di carriere stroncate dalle maldicenze e dai pettegolezzi. Mary Ann Evans, o Marian come preferiva firmarsi, lo sapeva molto bene. E lottò per tutta la vita affinché non accadesse anche a lei. Arrivando a cambiare nome, addirittura assumendone uno maschile, George Eliot, pseudonimo con cui divenne una delle più importanti scrittrici dell’età vittoriana. Ma da quali pregiudizi e cattiverie cercava di difendersi ?
I primi anni della sua vita furono molto umili. Era una ragazza curiosa, intelligente e sveglia, figlia di un fattore in glese. Quando, alla morte del padre, si trasferì a Londra per lavorare come redattrice del Westminster Review, le prime maldicenze che dovette affrontare riguardavano il suo aspetto fisico: Marian, della quale sono rimaste pochissimi scatti perché detestava farsi fotografare, non era bella.
Aveva un viso lungo un po’ smunto e dominato da un naso grosso e a becco e i denti storti. Le battutine erano all’ordine del giorno e non solo bisbigliate, se pensiamo che uno dei primi rifiuti che subì, da parte di un collega del quale si era invaghita, aveva come motivazione il suo aspetto fisico: era troppo brutta per essere amata.
Anche il filosofo positivista Herbert Spencer fu oggetto di un intenso innamoramento di Marian e anche in quel caso l’amore non era corrisposto. Spencer la stimava moltissimo, la definì “la donna intellettualmente più notevole che io abbia mai conosciuto”, ma non la amava e glielo disse subito. Lei continuò a scrivergli frasi appassionate finché incontrò l’uomo che le avrebbe cambiato la vita e che al contrario degli altri avrebbe corrisposto il suo amore: George Lewes. Romanziere, filosofo, saggista e giornalista, aveva una mente vivace e piena di interessi e un carattere brillante, proprio come Marian.
Ed esattamente come Marian non era per nulla un Adone. Sciupato, segnato dal vaiolo, con le labbra sempre umide, era soprannominato “Lewes il peloso”. Eppure a Marian l’aspetto fisico non importava: l’attrazione si accese istantanea, l’affinità dei due spiriti si rivelò immediatamente e più si conoscevano più si rendevano conto di avere interessi e punti di vista in comune. Marian si avvicinò grazie a George al mondo della letteratura e del teatro che prima aveva visto solo dall’esterno. Lui la considerava una geniale promessa, riconosceva il suo talento e non sopportava che questo enorme potenziale fosse indebolito dalla fragilissima autostima della ragazza. Ben presto i due crearono un connubio ideale di energia, che dava forza a entrambi e stimolava la creatività di ognuno.
Ma anche qui le malelingue non stettero a tacere, perché George era sposato. La moglie si chiamava Agnes e gli aveva dato dei figli, ma ne aveva avuti anche da un altro uomo. Per un equivoco mai chiarito e sul quale ancora oggi non si è fatta luce a fondo, George li aveva riconosciuti come suoi, quindi per la legislazione sul divorzio dell’epoca non c’erano le basi per la conclusione del matrimonio. George e Marian erano quindi una coppia di fatto, ma lui era ancora marito di Agnes e in una puritanissima Inghilterra vittoriana questo fu lo stigma definitivo, la condanna sociale senza possibilità di appello. Se nel resto d’Europa i due venivano accolti da reali e intellettuali, in Inghilterra il veleno iniziò a scorrere a fiumi. Marian era vista come una concubina, una donna moralmente marcia che aveva corrotto il povero George. Il frenologo Combe, che prima che iniziasse la relazione incriminata aveva definito il cervello di Marian «semplicemente straordinario», iniziò a sostenere che la donna soffrisse di una tara familiare e ad esortare gli amici comuni ad evitare la scandalosa coppia. Le malelingue
concentrarono il proprio astio sulla donna corruttrice, quindi tacitamente si instaurò la regola sociale che fosse preferibile stare lontani da entrambi e se non c’era modo di evitare di frequentarli, solo gli uomini potevano andare a casa di George e Marian, perché le donne avrebbero rischiato seriamente di rimanere contaminate e perdersi a loro volta. Allo stesso modo George veniva invitato agli eventi da solo e declinava spesso l’invito. Quando proprio non poteva rifiutare, Marian restava a cenare da sola a casa. La società vittoriana era il trionfo dell’ipocrisia, perché le donne che vivevano relazioni clandestine (non alla luce del sole come Marian) come osservò lei stessa «ottengono ciò che desiderano e continuano a essere invitate alle cene».
Sola e disprezzata da tutti, anche da suo fratello, aveva dalla sua parte soltanto George ad appoggiarla in ogni nuova impresa professionale. Marian decise di scrivere un romanzo, il primo di una lunga serie. Della sua nuova carriera Marian scrisse in una lettera a un’amica svizzera: “Per effetto dell’intensa felicità che ho conosciuto nel mio matrimonio, dove ho goduto di una profonda intesa morale e intellettuale, ho finalmente trovato la mia autentica vocazione”. Al grande amore della sua vita andava il merito di aver fatto nascere l’autrice di narrativa che era in lei e Marian, non potendo sposarlo e prendere il suo cognome, prese almeno il suo nome: i suoi romanzi vennero firmati George Eliot. Oggi George e Marian riposano nel cimitero di Highgate e l’area di Nuneaton e Bedworth Borough è nota come la George Eliot Country. Nell’incantevole paesaggio della campagna inglese si visitano i luoghi della scrittrice (la fattoria dove nacque, la chiesa dove fu battezzata e tutti i luoghi della sua infanzia), gli scorci e i paesaggi che hanno ispirato i suoi romanzi. Sono i luoghi dove la piccola Marian fu spensierata e sognante, prima di scoprire crescendo che la cattiveria umana è sconfinata e che le convenzioni sociali possono essere spietate. Tanto da dover cambiare identità per poter dimostrare al mondo il suo valore.
a chi mi chiede un 'editoriale ' sul fatto di Ardea dico solo che di solito intervengo e dico la mia su perché non riesco a stare zitto anche se passo per prezzemolino , mi attiro i rimproveri e le critiche di chi mi vuole bene ma anche non ed a non indignarmi \prendere posizione davanti a situazioni che verranno ( dalla lettura delle diverse rassegne stampa mattutina è già evidente ) sfruttate ideologicamente dai fautori della sicurezza e della disciplina . Ma stavolta preferisco andare contro
corrente e stare zitto e non prendere posizione perché non si sa ancora come sono andate le cose su tale vicenda se si tratta di : 1 ) follia visto che l'omicida-suicida aveva problemi psichici e dava segnali di squilibrio aveva già subito Tso ( trattamento sanitario obbligatorio ) ., 2) di un litigio con il padre dei ragazzi ., 3) entrambe le cose .
Lascio che a parlare siano i post degli amici\che , dei nostri utenti social e del blog . Quindi ascoltando tale pezzo musicale mi rifugio in silenzio
Simon Kjaer, difensore del Milan, è il capitano della Nazionale danese che ieri ha contribuito a salvare la vita a Christian Eriksen, colpito da arresto cardiaco in campo. È stato lui a intuire per primo cosa stava accadendo . Lui il primo a soccorrere il compagno, liberandogli la lingua ed evitandogli il possibile soffocamento. Lui a praticare le prime manovre di rianimazione, in attesa dell’arrivo provvidenziale dei medici. Ma la cosa più bella, se possibile, è quella che ha fatto dopo, chiamando i propri compagni a formare un vero e proprio scudo umano per proteggere Eriksen dalla morbosità di obiettivi e telecamere mentre lottava tra la vita e la morte.
Infine ha abbracciato a lungo la compagna di Eriksen, scesa in lacrime sul terreno di gioco. Se Christian Eriksen è ancora vivo, lo dobbiamo anche a quest’uomo qui. Quando guardi quello che ha fatto Simon Kjaer, quando rivedi le immagini dell’intera nazionale danese che protegge il compagno, capisci cosa significa davvero essere un capitano. E il senso stesso della parola squadra.
Ma quello che mi ha lasciato stupefatto e commosso ( vedere video sotto ) è la reazione dei tifosi avversari Un gesto di
solidarietà e vicinanza nei confronti del giocatore colto da un malore durante la partita Infatti secondo il corriere della sera
Circa 16 mila persone al Parken Stadium di Copenhagen si sono unite in un unico coro per sostenere Christian Eriksen, il numero dieci danese colto da un malore durante la partita d'esordio con la sua Nazionale agli Europei. Il giocatore è stato portato in ospedale subito dopo la lunga rianimazione in campo. Nell'attesa di notizie confortanti i tifosi danesi e finlandesi hanno fatto sentire la loro vicinanza al calciatore dagli spalti dello stadio. Il video mostra, infatti, i supporter della Finlandia che urlano "Christian!" e quelli della Danimarca che rispondo "Eriksen!". La staffetta di cori è andata avanti per diversi minuti.
Se ciò , tocchiamo ferro , dovesse avvenire in un campionato di calcio italiano si verificherà tra le tifoserie la s tessa cosa ?