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5.7.24

adesso mi è chiaro il gesto di debora notari donna che ha fatto arrestare Gianluca Molinaro assasinio di Manuela Petrangeli



il mio giudizio espresso precedentemente sulla reazione di Debora Notari altra ex compagna del killer Gianluca Molinaro assassino di Mariangela  Petrangeli  ne   ho parlato   👉🏼qui era espresso a caldo . Ora leggendo gli aggiornamenti ( vedi articolo  sotto 👇🏼 preso  da  msn.it   ) mi accorgo che ha fatto benissimo a scegliere la legalità ed a controllare le proprie emozioni evitando d'esprimersi con la pancia



Manuela Petrangeli è stata uccisa a sangue freddo e in pieno giorno dal suo ex Gianluca Molinaro. Solo grazie all'intervento della sua prima compagna, Debora Notari, l'uomo si è costituito andando dai carabinieri della stazione di Casalotti. È proprio Notari che svela il lato oscuro del killer con cui ha avuto una figlia: l'operatore socio sanitario aveva dei precedenti per stalking e violenze
Il racconto dell'ex Debora Notari
Se le amiche e le colleghe di Manuela Petrangeli, la fisioterapista uccisa a Roma giovedì pomeriggio, non avevano avuto alcune avvisaglie di problemi o di possibili violenze dell'uomo, la sua ex invece conosce perfettamente Molinaro che ha anche precedenti per atti persecutori e stalking e indagini sono in corso anche sul possesso dell'arma. La prima compagna Debora Notari racconta: «lo denunciai per maltrattamenti, mi picchiava e lo feci arrestare. Poi però, dopo un paio di mesi in carcere, aveva fatto dei percorsi».Dopo il delitto Molinaro l'ha chiamata e lei lo ha convinto a costituirsi. «Voleva uccidersi, gli ho detto di andare dai carabinieri. Potevo esserci io al posto di quella donna. Ma ora non so che fare, mia figlia non sa niente, con lui aveva rapporti non buoni, ma un conto è un padre str**, che non paga gli alimenti, un altro un padre assassino

18.2.19

AGGIORNAMENTO Caso Pro Piacenza, mondo del calcio indignato ( ipocritamente . perchè non si è intervenuti prima ) : "Una vergogna inaudita"



d cosa stiano parlando

antefatto Serie C: per Pro Piacenza secondo forfait, verso esclusione dal campionato
Serie C; il Pro Piacenza con 7 baby in campo perde 20-0. Gravina: "Sarà l'ultima farsa






come ho detto nel titolo , comodo inc.... adesso a cose fatte . Ci si doveva farlo prima come dicono le reazioni ipocrite ed ad orologeria se si sapeva benissimo la situazione della squadra .
  

Caso Pro Piacenza, mondo del calcio indignato: "Una vergogna inaudita"

Il giorno dopo il 20-0 rimediato a Cuneo dalla squadra emiliana formata da sei ragazzini e un massaggiatore, arriva la reazione del pallone italiano. Giorgetti: "Convocherò le parti". Rabbia Tommasi: "Dirigenti e genitori hanno giocatori con la dignità di giovanissimi". Il numero uno della Lega Pro, Ghirelli: "Lezione educativa veramente ignobile". Così Polverini, ex giocatore del club piacentino: "Senza stipendi e sfrattati dalle abitazioni". E dalla Figc arriva anche il -8 in classifica



















ROMA
 - Il giorno dopo il 20-0 subito dalla Pro Piacenza nella sfida di Cuneo e valida per il campionato di serie C, lo sdegno del mondo del calcio è unanime e sul banco degli imputati non ci è finito solo il club piacentino reo di aver mandato in campo 6 ragazzini più il massaggiatore contro 11 professionisti, ma anche la formazione piemontese colpevole, secondo gli addetti ai lavori e non solo, di non aver avuto rispetto degli avversari.

Farsa Serie C, Cuneo-Pro Piacenza 20-0: gli ospiti in campo con 7 baby calciatori


Tra i giocatori che sono letteralmente scappati c'è Dario Polverini, oggi alla Virtus Verona. In un post su Instagram il 31enne difensore ha raccontato il suo calvario al Pro Piacena. "Mezzo stipendio nel mese di agosto, giocatori sfrattati dalle proprio abitazioni, famiglie con figli in difficoltà, allenatori e dirigenti idem, settore giovanile ai minimi termini e tanto tanto altro sono le verità che qualcuno non sa  si legge -. Quel 2-0 è stato un duro colpo per tutti quelli che in quasi 100 anni di storia quella maglia l'hanno onorata dalle categorie più basse fino alla Lega pro. Con 7 ragazzini in campo più un massaggiatore quella maglia è stato terribilmente offesa". Poi l'attacco ai genitori: "Pensavano di risolvere quei problemi che loro non hanno vissuto un solo minuto. Quei genitori che magari pensavano fosse la svolta per la carriera dei loro ragazzi e oggi si trovano a dover spiegare al mondo la loro cara ingenuità".


"E' una vergogna - ha scritto in una nota il sottosegretario Giancarlo Giorgetti - inaudita quello che è accaduto ieri al Peschiero di Cuneo. L'umiliazione dei sette giovanissimi della Pro Piacenza è una cosa che non voglio più vedere. Bisogna garantire il rispetto delle norme, sulla carta in vigore dal prossimo anno, e cioè il divieto della partecipazione ai campionati per i club che non sono in regola. Così non si può andare avanti. Intendo convocare tutte le parti interessati per trovare una soluzione che tuteli prima di tutto i giovani e la loro passione per lo sport. Domani vedrò gravina con il quale ho già affrontato l'argomento. Gli interessi e gli egoismi non possono scendere in campo".
Indignato Damiano Tommasi, presidente dell'assocalciatori: "Ma i genitori? I dirigenti? 20-0 è giocare con la dignità di altri - scrive su Instagram l'ex Roma postando una foto dei 7 giocatori della Pro Piacenza -. Nelle categorie professionistiche non è ammissibile iniziare una partita senza la squadra al completo! Si devono cambiare le regole? Cambiamole al più presto perché se aspettiamo il buon senso di 'dirigenti' e 'imprenditori' del calcio sarà sempre peggio".


E l'attacco ai genitori dei ragazzi scesi in campo arriva anche dal numero uno della Lega Pro, Francesco Ghirelli, intervenuto ai microfoni di 'Radio anch'io sport' su Rai Radio1. "In questa vicenda c'è un altro aspetto che mi inquieta: il fatto che i genitori non si siano opposti a far scendere in campo ed a far vivere una esperienza disastrosa a quei ragazzini per il solo scopo che ai loro amici, non dei bambini, tra qualche anno potranno dire 'mio figlio ha debuttato nel calcio professionistico'. E' stata una lezione educativa veramente ignobile".
Ghirelli, però, punta il dito su chi a inizio stagione non ha vigilato su una situazione segnalata già in estate alla Figc: "Questo caso si poteva evitare se si fossero rispettati due elementi: esclusione dal campionato del Pro Piacenza, a luglio, per mancanza della fidejussione: la Lega Pro la chiese. E che l'iter per quanto riguarda le violazioni compiute fosse stato chiaro e definito in tempi certi. L'unica possibilità che avevamo per non compromettere la regolarità del campionato era farli giocare e intanto verificare il loro comportamento". Il n.1 della Lega Pro non si è sbilanciato in previsioni sulle decisioni del giudice sportivo. Però ha sottolineato: "Questa vicenda dimostra che è stata violata volutamente la lealtà sportiva. Quando si decide di mandare in campo un massaggiatore è evidente che c'è una manovra rivolta a frodare un percorso".
Aspettando il giudice sportivo, la Federcalcio in mattinata ha inflitto 8 punti di penalizzazione in classifica al Pro Piacenza, così come al Cuneo, al Matera e alla Lucchese, per la mancata presentazione di una regolare garanzia fideiussoria. Penalizzazione da scontare nella corrente stagione sportiva e pagare un'ammenda di euro 35.500 euro. Ma come si è arrivati a questo punto? Tutto inizia questa estate quando il club emiliano viene acquistato dalla Seleco di Maurizio Pannella pur non avendo le reali garanzie economiche per chiudere questa operazione. Il mercato è stellare con ben 33 giocatori in rosa e un tetto ingaggi più da serie B che da serie C. L'obiettivo è la promozione nel campionato cadetto e l'inizio è di buon auspicio, poi arrivano i primi stipendi non pagati, gli sfratti dei giocatori dalle case in affitto, lo sciopero dei giocatori che non scendono in campo per tre partite di fila e il fuggi fuggi generale nel mercato di gennaio, fino alla vergogna di Cuneo.


30.12.18

stranezze ed ipocrisie giornalistiche .... Aggiornamenti

 ecco  cosa mi hanno risposto   sulla pagina  fb  di  giallo  settimanale    a questo precedente  post


 stranezze  ed  ipocrisie  giornalistiche      non puoi  fare  campagne   per  istituire  il reato di  femminicidio    e poi fare  titoli  del  genere   Ed  è  i caso del settimanale    di cronaca  nera    Giallo di Cairo editore  .  Un classico  giornale  di cronaca  nera  ma  che   sta  facendo  una    campagna  di sensibilizzazione     e di raccolta  firme perché   sia istituito  il reato ed  eventuale  aggravante  di femminicidio   per  chi ammazza   le  donne 


L'immagine può contenere: 6 persone, persone che sorridono, testo


continua  qui




Giuseppe Scano sciacalli . l'avete uccisa una seconda volta . perché aggiungere particolari scabrosi che non aggiungono niente a questa tragedia femminicida

Gestire


Rispondi4 hModificato


Giuditta Di Marzio Giuseppe Scano purtroppo non è un particolare di poco conto dal momento che gli imputati si sono difesi dall'accusa di stupro dicendo che la ragazza era solita prostituirsi per avere droga in cambio...
Gestire


Giuseppe Scano @Giuditta Di Marzio ok . ammettiamo pure che sia cosi . 
Ma c'era bisogno di fare un titolo del genere sulla pagina principale ,quando si poteva titolare diversamente e riportarlo all'interno dell'articolo ? io se fossi familiare o parente oltre ad indignarmi mi ..... di brutto e denuncerei o picchierei il titolista o il direttore del giornale .

22.11.18

mancanza del senso del pudore parte II . confusione fra sensualità e volgarità

canzone  cosnigliata 
nostra  signora  dell'ipocrisia  -  Francesco  Guccini

 potrebbe essere  utile
https://www.facebook.com/GiorgiaVezzoliVitaDaStreghe/
http://www.retedelledonne.org/mappatura/blog-di-donne-e-per-le-donne-altri/blog-su-temi-femminili
http://www.retedelledonne.org/mappatura/blog-di-donne-e-per-le-donne-altri/blog-su-temi-femminili/page2
http://www.retedelledonne.org/mappatura/blog-di-donne-e-per-le-donne-altri/blog-su-temi-femminili/page3


discutendo su fb del mio precedente post riguardante il senso del pudore oggi mi sono accorto che ha ragione  questo  commento:
******
 un mio contatto fb quando risponde al mio post ri portato su fb https://bit.ly/2OSdThn Se metti una foto provocante sei sessista.
Ma se la trovi provocante sei bacchettone.
Non se ne esce.

ecco  la  mia  risposta   \   il mio pensiero in merito  . 

N.b
 Ho preferito   usare  il blog   siua perchè sono ancora  legato    al blog  , sia perchè fb      mi sembra  inadatto per  post  tropo lunghi   .


 vero  . il problema  e  che  si   vede  la    provocazione   come qualcosa  di negativo  .  Non si riesce più   a  distinguere  sensualità  e  volgarità .
Per  me  è   volgarità  e  quindi sessismo   quando in  questo caso  mi riferisco  alle foto  alle immagini    il corpo di  una donna  o pose  provocante     viene  usata  "  decontestualizzata  "  in pubbblicità  non attinenti  (   biancheria intima , profumi , assorbenti  , prodotti per  l'igiene intima  )  come quelle citante  nel post    citato prima  . Oppure   l'uso che  se  ne  fa  in certi  programmi  tv   o  in certe pubblicità vedere    IL corpo  delle  donne  di Loredana  Zanardo
Per  il  resto è fuffa


  Ora   per  spiegarmi  meglio     ed  seguendo   l'esempio   di Giulietto chiesa  e   poi  della  Zanardi (n url  )   che   combatttono  gli stereotipi di  genere  ed  educano   alla lettura  delle  imagine    ho  messo  due  tipi  di  foto 
  erotico \  sensuale  il primo  tipo
account   istragram di  @danilo_loriga


Risultati immagini per sensualità

   pubblicità sessiste    e    volgari   a  doppio senso

Risultati immagini per pubblicità sessiste


Risultati immagini per pubblicità sessiste

18.11.18

chi le capisce le femmiste dure e pure quelle dalle scarpe rosse è bravo

che non accettano critiche al metodo di lotta contro l'abberrante femminicidio . Rispondo qui   al  mio  ex  contatto facebookiano  @Barbara Occhigrossi   sempre  che sia il suo nome   vero  ( che ha   come immagine  del profilo   una scala  piena  di scarpe rosse  ) 
Risultati immagini per scarpe rosse  contro il femminicidio

 tanto qualcuno\a che ti conosce tra i miei contatti  e lettori del blog  ci sarà e te lo farà avere , visto che è impossibile    dirtelo direttamente  mi hai rimosso, bloccato , ed impedito di replicare su messanger solo perchè ti ho detto che la lotta al femminicidio si fa in maniera più seria e non con le pagliacciate delle scarpe rosse . non vuol dire che io contro di voi e la vostra lotta . Leggiti ( e leggetevi care femministe dure e pure ) questo mio scritto precedente  https://bit.ly/2SXzWWW prima di rimuovermi o bloccarmi  anche voi 

15.11.18

NON TUTTI GLI PSICOLOGI ED ASSISTENTI SOCIALI SONO COME QUELLI DEL CASO DI MIRANDOLA

Risultati immagini per errori giudiziari dopo il mio scritto precedente   : CLAMOROSI ( METAFORICAMENTE PARLANDO  )  ERRORI  GIUDIZIARI  ITALIANI  . IL CASO  DEI  BAMBINI DI MIRANDOLA  E  MASSA  FINALESE  (  MODENA ) ho   ricevuto delle email  dove  alcuni m'invitano a non generalizzare   ed  a fare  fi tutta  un erba un fascio  . Non li biasimo  è una loro interpretazione  . capziosa magari  hanno letto in fretta   o si sono soffermati solo a titolo o  ad  alcune righe   del precedente  articolo  . Ci tengo , quindi a precisaere  che  : non sto gerneralizzando  in quanto , come  dicevo anche nel post  , si parla  d'errore    dei singoli e  non di tutti   gli psicologi  . Infatti da  profano    e  da  quei pochi libri  che ho letto  (  alcuni a che citati qui nel  blog  )  e  le  chiaccherate  \  dialoghi   con mia  zia materna  psicologia  e ad  altri  amici\che   chehann studiato  o  al liceo  socio pedagogico  o sociologia  ed  psicologia  all'universita   confermano  le mie opinioni espresse   nel post precedente  . . E poi  scusatemi  anche  un profano  o  uno  che   ha  a malapena il diploma   liceale    s'accorgerebbe   , tanto  è  evidente  che un  bambino\a    sia  che  abbia  o  anche   se  solo si  sospetta    subito  tali abusi     non  s'interroga  \  ascolta   in tale  modo    come  hanno fatto   in questa  assurda  vicenda  .  Ma devi avere  delle  competenze     specifiche    cosa  che non mi sembri  sia  avvenuto  in tali fatti 

11.8.17

legge del contrappasso ..... aggiornamenti sul caso della nave nera' anti-migranti degli estremisti di destra: soccorsa da una Ong : rifiuta l'aiuto

http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2017/08/legge-del-contrappasso-vai-nboicottare.html

In avaria la 'nave nera' anti-migranti degli estremisti di destra: soccorsa da una Ong rifiuta l'aiuto
La nave degli estremisti di destra C-Star


Un portavoce degli attivisti C-star ha detto che non si trovano in condizioni di emergenza e che la nave ha semplicemente spento i motori per risolvere un problema tecnico. Quadruplicati arrivi migranti in Spagna. I dati forniti dall'Oim rilevano che via mare sono arrivate più di ottomila persone.




ROMA - La 'nave nera' contraria ai soccorsi resta in avaria ma rifiuta l'aiuto della nave umanitaria che si era avvicinata. La tedesca Sea Eye è stata chiamata dalla guardia costiera di Roma per dare soccorso alla C-star, la nave anti Ong noleggiata dalla Defend Europe che da alcuni giorni incrocia davanti alle coste libiche con l'intento di disturbare l'azione delle imbarcazioni che prestano soccorso ai migranti. Questa mattina la C-star era stata costretta a fermare il motore e stava andando alla deriva ma quando la nave umanitaria tedesca è arrivata in aiuto via radio ha rifiutato il soccorso. Succede anche questo, nel Mediterraneo. Un portavoce degli attivisti C-star ha detto che non si trovano in condizioni di emergenza e che la nave ha semplicemente spento i motori per risolvere un problema tecnico.
Su facebook il presidente dell'ong tedesca Sea-Eye, Michael Buschheuer, ha detto di essere stato informato delle difficoltà di "una nave nazista", sottolineando che aiutare persone in difficoltà in mare è un dovere, "indipendentemente dalla loro origine, colore della pelle, religione o idee". La Sea-Eye è stata quindi dirottata verso la C-star, ma una volta creato un contatto radio, l'equipaggio ha rifiutato ogni aiuto.
Il viaggio della C-star è stato, sin dall'inizio, abbastanza tribolato. Dopo il fermo per 48 ore dal comandante a Cipro, la nave non è mai riuscita ad attraccare in nessun porto, nè in Grecia, nè in Italia nè in Tunisia a causa delle annunciate manifestazioni di protesta contro la missione dell'equipaggio di estrema destra che è stato costretto proprio ieri a ricevere rifornimenti al largo dell'isola di Sfax. Oggi evidentemente un problema deve aver spinto la centrale di soccorso di Roma a chiedere ai tedeschi di Sea eye di recarsi in soccorso.
• MOBILITAZIONE CONTRO LA 'NAVE NERA'
Nei giorni scorsi era montata la mobilitazione contro la C-Star, la cosiddetta 'nave nera': "Facciamo appello a tutti gli attori della società civile, a tutti i responsabili, a tutti i marittimi, i guardacoste, a tutti i portuali, a tutte le parti interessate in Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto, affinché si oppongano all'arrivo della nave C-Star in uno dei nostri porti, a impedire che entri nelle nostre acque territoriali e a rifiutarsi di trattare o comunicare con il suo equipaggio", aveva denunciato in un comunicato il neonato "Collettivo contro la C-Star in Tunisia".
DEFEND EUROPE, i GRUPPI DI ESTREMA DESTRA ANTI ONG
Il Collettivo segue gli spostamenti della nave. "Riportare i migranti verso le coste libiche dove già molti di loro sono detenuti in condizioni disumane e ostacolare le attività delle Ong e le operazioni di soccorso, mettendo così a grave rischio chi si mette in viaggio e, naturalmente, assicurarsi una chiassosa campagna di comunicazione". Questi gli obiettivi di queste organizzazioni fasciste si legge ancora nel comunicato.
"Rigiriamo contro di loro - concludeva il comunicato del Collettivo - lo slogan dell'operazione Defend Europe: che se ne tornino a casa, qui non sono i benvenuti! In Egitto, in Grecia e anche in Sicilia, gruppi di cittadini/e antirazzisti/e hanno già debellato i tentativi d'approdo della C-Star e ridicolizzato la sua propaganda. Si stanno avvicinando alle coste tunisine, allora facciamo la stessa cosa qui! Defend Europe - go home!"

14.5.17

i gregari dei campioni di ieri: "Così aiutavamo i nostri capitani"




Furono gregari di fuoriclasse come Eddy Merckx, Felice Gimondi, Franco Bitossi e per venire a tempi più recenti di Moser e Cipollini. Intervistati da Gianni Mura e Marco Pastonesi all'ultima edizione dell'Eroica di Montalcino, cinque storici gregari del ciclismo italiano raccontano aneddoti di gara, rivalità di gruppo e segreti della vita a seguito dei grandi campioni. Dalle "grandi pretese" di Gimondi, alle poche - ma spettacolari - giornate di gloria, i cinque intervistati ci riportano ai bei tempi di un ciclismo che fu, ma che ancora oggi continua a vivere ed emozionare.



video di ANDREA LATTANZI

2.10.16

i fatti di cagliari [ reprise ] disinformazione o verità?



 leggi il post  precedente




se  come dice      questo sito  c'è  sta   disinformazione  ed esagerazione   da parte  dei media  locali  come mai , le  suore   non hanno  voluto incontrare  i media , se  non a  posteriori   per  quasi  tre\   cinque  giorni  e   hanno mandato messaggi su wzp ai genitori  per  non parlare  ai giornalisti  fuori dalla  scuola ?

Mah



Bimbi migranti in classe: rivolta a scuola. Due alunni ritirati dai genitori

L’episodio in un istituto di un quartiere bene di Cagliari dove la presenza di due piccoli africani ha acceso gli animi all’avvio dell’anno scolastico. Le suore: “Non vogliamo parlare di razzismo. Per noi è solo disinformazione"
Ennio Neri,

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Bimbi migranti in classe. Esplode la protesta. E due coppie di genitori ritirano i figli da scuola. A nulla sono  valse le rassicurazioni delle suore che gestiscono le elementari (i dettagli di cronaca non verranno resi noti per tutelare i minori interessati, ndr). Neppure dopo l’esibizione  dei certificati medici della asl attestanti le perfette condizioni di salute dei due piccoli africani. La decisione è stata irrevocabile: due bambini sono state portati via e seguiranno le lezioni in un altro istituto. È successo in città, nella scuola di un rione della Cagliari bene. Le religiose, interpellate, non vogliono parlare di razzismo: “E’ soltanto disinformazione”. 
Il caso esplode all’inizio dell’anno scolastico quando due minori africani non accompagnati, con alle spalle tragedie e miseria, salvati sui barconi e ospitati in una casa di accoglienza, sono stati iscritti in un istituto cagliaritano di un quartiere popolato da famiglie benestanti. “La casa famiglia ci ha chiesto la disponibilità all’accoglienza dei bimbi e noi, ovviamente, abbiamo accettato”, spiega una suora ex insegnante della scuola. Ma la loro semplice presenza in classe ha scatenato un putiferio. “Alcuni genitori però non hanno condiviso questa scelta. E ne hanno detto di tutti i colori”. I dubbi sollevati riguardavano sull’utilizzo dei bagni, la mensa e l’esposizione dei bimbi all’eventuale contagio di malattie. “Tutte cose infondate”, spiega, “i servizi sono separati per maschi e femmine, la mensa i due bimbi africano non la devono frequentare perché rientrano nella casa famiglia. Quanto allo stato di salute ci sono i certificati della asl”.
Due le coppie di genitori che hanno scelto di trasferire i bambini e altre mamme e altri papà sono stati invitati a fare altrettanto. Una vera e propria rivolta. E soltanto un riunione allargata a tutti genitori alla presenza dei tutores dei due piccoli migranti ha fatto rientrare la protesta. E i piccoli ormai sono in classe a lezione. “Sono sempre felici e sorridenti”, aggiunge la religiosa: “le paure sono tutte dei genitori. Anche se sappiamo che una delle due coppie sta pensando di fare marcia indietro e riportare qui la bambina”. La vicenda ha scosso anche don Marco Lai, direttore della Caritas e l’eco è giunto anche a palazzo Bacaredda.
“Ho appreso di questa vicenda dalle parole di Don Marco Lai e ci sono rimasto male perché non esiste che non si tenda la mano a dei minori stranieri non accompagnati che stanno faticosamente cercando di integrarsi”, sottolinea l’assessore alle Politiche Sociali Nando Secchi. “Da questo si capisce che il percorso che porta all’integrazione sarà lungo e difficile. Si fatica molto a far sentire a loro agio questi bambini e ragazzi fra progetti che stentano a partire, qualche intoppo burocratico ed evidenti barriere linguistiche, se poi ci si mettono anche alcuni genitori a creare problemi anziché agevolare il processo di integrazione sarà molto difficile non far sentire emarginati questi bambini. Per fortuna”, conclude, “poco fa mi hanno rassicurato che la protesta è rientrata ed i ragazzi potranno frequentare serenamente la scuola.

15.3.15

Il caso di David, ucciso da un immigrato. L’appello del padre contro il razzismo . << giustizia non vendetta >>



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"La nostra vicenda non venga strumentalizzata", chiede Diego Raggi. "Non voglio che David diventi il simbolo della lotta all'immigrato. Lui non lo avrebbe mai permesso"




12:04
Chiede giustizia per la morte di David, ma allo stesso tempo non vuole che la sua morte non diventi un simbolo dell'odio razzista. Diego Raggi, fratello del 27enne ucciso da un immigrato ubriaco a Terni, già espulso dall'Italia nel 2007, non cerca la vendetta. "Voglio che la morte di mio fratello serva a qualcosa. Voglio che la mia famiglia sia l'ultima a soffrire per una cosa del genere", dice.Intervistato dal quotidiano "La Repubblica", Diego aggiunge: "Dovevano impedire che l'assassino di David tornasse in Italia. Quell'uomo non avrebbe dovuto stare qui. Già era stato cacciato, perché gli hanno permesso di rientrare? Non avrebbe dovuto essere in piazza due giorni fa per uccidere mio fratello".
"Non voglio però che la vicenda venga strumentalizzata. Non voglio che David diventi il simbolo della lotta all'immigrato. Lui non lo avrebbe mai permesso, non accetterebbe che la sua morte servisse a far partire una campagna di odio contro gli stranieri".
Dello stesso avviso di Diego è il padre Valter Raggi, 59 anni, ex operaio delle acciaierie. In un'intervista al quotidiano "Corriere della Sera" afferma: "Aggiungere violenza ad altra violenza ora sarebbe completamente inutile e sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l'ambulante all'angolo, e per tutti gli altri marocchini a Terni: sono appena venuti da me in delegazione col loro rappresentante a farmi le condoglianze. Sono spaventati, temono vendette, ma io li ho già invitati tutti al funerale di David".
Nonostante il dolore per la perdita, il genitore di David prova a smorzare le polemiche di questi giorni: "So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell'odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia".


Infatti


Il caso di David, ucciso da un immigrato. L’appello del padre contro il razzismo
L’omicidio di Terni e le polemiche politiche. I parenti: vogliamo giustizia, non vendetta La vittima studiava biotecnologie e faceva il volontario al 118: ha capito subito che sarebbe morto

                              di Fabrizio Caccia


TERNI - Per ritrovare un po’ d’umanità, dopo quanto è successo giovedì notte, bisogna salire questa rampa di scale, in via Irma Bandiera 24, Villaggio Matteotti, primo piano, suonare alla porta di Valter Raggi, 59 anni, il padre di David, e fermarsi semplicemente ad ascoltare le sue parole, mentre in casa la tv è accesa e già risuonano fortissime le polemiche politiche intorno alla tragedia assurda di suo figlio: «Il morto di Terni è figlio di Mare Nostrum - annuncia il leader della Lega, Matteo Salvini -. Noi raccoglieremo le firme dei cittadini per una class action contro Renzi e Alfano, li denunceremo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina...».
Amine Assaoul
Amine Assaoul
«Mio figlio non vorrebbe altra violenza»
Valter Raggi scuote la testa e spegne il televisore. Parla col figlio Diego, il suo primogenito, l’unico figlio che gli è rimasto: «Aggiungere violenza ad altra violenza ora sarebbe completamente inutile e sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe - dice il signor Raggi, ex operaio delle acciaierie oggi in pensione, uomo religiosissimo -. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l’ambulante all’angolo, e per tutti gli altri marocchini di Terni: sono appena venuti da me in delegazione col loro rappresentante (Abderrahim Maarouf, ndr ) a farmi le condoglianze, sono spaventati, temono vendette, ma io li ho già invitati tutti al funerale di David (fissato per martedì in Duomo alle ore 15, ndr ). So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell’odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia».
Al posto sbagliato nel momento sbagliato
David Raggi avrebbe compiuto 27 anni il 4 luglio. Giovedì sera, mentre si godeva con i suoi amici il primo annuncio di primavera, in piazzetta dell’Olmo, il destino gli ha teso l’agguato più feroce, per mano di Amine Assaoul, 29 anni, giovane marocchino ubriaco e probabilmente anche drogato, che dopo una furiosa colluttazione con due poliziotti fuori servizio ha avuto uno scatto verso di lui («Tu che cosa hai da guardare?») e con un collo di bottiglia gli ha reciso la carotide, fuori dal pub «People». Amine Assaoul era sbarcato a ottobre scorso a Lampedusa, dopo che era stato già espulso a maggio dall’Italia per i suoi tanti reati tra Fermo - dove aveva picchiato e rapinato un sacerdote - e Terni, dove vive ancora sua madre, Fatiha, che lavora come badante. Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato, aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa, infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di «rifugiato politico».
Comportamenti violenti
Smaltita la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere. Nelle ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca «Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar. David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo fratello («Dite loro che gli voglio bene»).
Il fratello: «Non siamo razzisti»
Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a porgere l’altra guancia - confessa -. E infatti ora dico che chi ha ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perché se esce, allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia giustizia».
Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta disabili fisici e psichici. È una famiglia così, la loro. Una famiglia che ha ancora dei valori. Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.
come badante. Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato, aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa, infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di «rifugiato politico».

Comportamenti violenti

Smaltita la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere. Nelle ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca «Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar. David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo fratello («Dite loro che gli voglio bene»).

Il fratello: «Non siamo razzisti» Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a porgere l’altra guancia - confessa -. E infatti ora dico che chi ha ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perché se esce, allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia giustizia».
Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta disabili fisici e psichici. È una famiglia così, la loro. Una famiglia che ha ancora dei valori. Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.

La paranoia del credito etico illimitato e del falso peso dei morti di Carlo Bellisai

  Lo Stato di Israele pretende di vantare un   credito etico illimitato   solo perché popolo nei tempi discriminato, o come popolo attaccato...