il mio giudizio espresso precedentemente sulla reazione di Debora Notari altra ex compagna del killer Gianluca Molinaro assassino di Mariangela Petrangeli ne ho parlato 👉🏼qui era espresso a caldo . Ora leggendo gli aggiornamenti ( vedi articolo sotto 👇🏼 preso da msn.it ) mi accorgo che ha fatto benissimo a scegliere la legalità ed a controllare le proprie emozioni evitando d'esprimersi con la pancia
Manuela Petrangeli è stata uccisa a sangue freddo e in pieno giorno dal suo ex Gianluca Molinaro. Solo grazie all'intervento della sua prima compagna, Debora Notari, l'uomo si è costituito andando dai carabinieri della stazione di Casalotti. È proprio Notari che svela il lato oscuro del killer con cui ha avuto una figlia: l'operatore socio sanitario aveva dei precedenti per stalking e violenze Il racconto dell'ex Debora Notari Se le amiche e le colleghe di Manuela Petrangeli, la fisioterapista uccisa a Roma giovedì pomeriggio, non avevano avuto alcune avvisaglie di problemi o di possibili violenze dell'uomo, la sua ex invece conosce perfettamente Molinaro che ha anche precedenti per atti persecutori e stalking e indagini sono in corso anche sul possesso dell'arma. La prima compagna Debora Notari racconta: «lo denunciai per maltrattamenti, mi picchiava e lo feci arrestare. Poi però, dopo un paio di mesi in carcere, aveva fatto dei percorsi».Dopo il delitto Molinaro l'ha chiamata e lei lo ha convinto a costituirsi. «Voleva uccidersi, gli ho detto di andare dai carabinieri. Potevo esserci io al posto di quella donna. Ma ora non so che fare, mia figlia non sa niente, con lui aveva rapporti non buoni, ma un conto è un padre str**, che non paga gli alimenti, un altro un padre assassino
come ho detto nel titolo , comodo inc.... adesso a cose fatte . Ci si doveva farlo prima come dicono le reazioni ipocrite ed ad orologeria se si sapeva benissimo la situazione della squadra .
Caso Pro Piacenza, mondo del calcio indignato: "Una vergogna inaudita"
Il giorno dopo il 20-0 rimediato a Cuneo dalla squadra emiliana formata da sei ragazzini e un massaggiatore, arriva la reazione del pallone italiano. Giorgetti: "Convocherò le parti". Rabbia Tommasi: "Dirigenti e genitori hanno giocatori con la dignità di giovanissimi". Il numero uno della Lega Pro, Ghirelli: "Lezione educativa veramente ignobile". Così Polverini, ex giocatore del club piacentino: "Senza stipendi e sfrattati dalle abitazioni". E dalla Figc arriva anche il -8 in classifica
ROMA - Il giorno dopo il 20-0 subito dalla Pro Piacenza nella sfida di Cuneo e valida per il campionato di serie C, lo sdegno del mondo del calcio è unanime e sul banco degli imputati non ci è finito solo il club piacentino reo di aver mandato in campo 6 ragazzini più il massaggiatore contro 11 professionisti, ma anche la formazione piemontese colpevole, secondo gli addetti ai lavori e non solo, di non aver avuto rispetto degli avversari.
Farsa Serie C, Cuneo-Pro Piacenza 20-0: gli ospiti in campo con 7 baby calciatori
Tra i giocatori che sono letteralmente scappati c'è Dario Polverini, oggi alla Virtus Verona. In un post su Instagram il 31enne difensore ha raccontato il suo calvario al Pro Piacena. "Mezzo stipendio nel mese di agosto, giocatori sfrattati dalle proprio abitazioni, famiglie con figli in difficoltà, allenatori e dirigenti idem, settore giovanile ai minimi termini e tanto tanto altro sono le verità che qualcuno non sa si legge -. Quel 2-0 è stato un duro colpo per tutti quelli che in quasi 100 anni di storia quella maglia l'hanno onorata dalle categorie più basse fino alla Lega pro. Con 7 ragazzini in campo più un massaggiatore quella maglia è stato terribilmente offesa". Poi l'attacco ai genitori: "Pensavano di risolvere quei problemi che loro non hanno vissuto un solo minuto. Quei genitori che magari pensavano fosse la svolta per la carriera dei loro ragazzi e oggi si trovano a dover spiegare al mondo la loro cara ingenuità".
"E' una vergogna - ha scritto in una nota il sottosegretario Giancarlo Giorgetti - inaudita quello che è accaduto ieri al Peschiero di Cuneo. L'umiliazione dei sette giovanissimi della Pro Piacenza è una cosa che non voglio più vedere. Bisogna garantire il rispetto delle norme, sulla carta in vigore dal prossimo anno, e cioè il divieto della partecipazione ai campionati per i club che non sono in regola. Così non si può andare avanti. Intendo convocare tutte le parti interessati per trovare una soluzione che tuteli prima di tutto i giovani e la loro passione per lo sport. Domani vedrò gravina con il quale ho già affrontato l'argomento. Gli interessi e gli egoismi non possono scendere in campo". Indignato Damiano Tommasi, presidente dell'assocalciatori: "Ma i genitori? I dirigenti? 20-0 è giocare con la dignità di altri - scrive su Instagram l'ex Roma postando una foto dei 7 giocatori della Pro Piacenza -. Nelle categorie professionistiche non è ammissibile iniziare una partita senza la squadra al completo! Si devono cambiare le regole? Cambiamole al più presto perché se aspettiamo il buon senso di 'dirigenti' e 'imprenditori' del calcio sarà sempre peggio".
E l'attacco ai genitori dei ragazzi scesi in campo arriva anche dal numero uno della Lega Pro, Francesco Ghirelli, intervenuto ai microfoni di 'Radio anch'io sport' su Rai Radio1. "In questa vicenda c'è un altro aspetto che mi inquieta: il fatto che i genitori non si siano opposti a far scendere in campo ed a far vivere una esperienza disastrosa a quei ragazzini per il solo scopo che ai loro amici, non dei bambini, tra qualche anno potranno dire 'mio figlio ha debuttato nel calcio professionistico'. E' stata una lezione educativa veramente ignobile". Ghirelli, però, punta il dito su chi a inizio stagione non ha vigilato su una situazione segnalata già in estate alla Figc: "Questo caso si poteva evitare se si fossero rispettati due elementi: esclusione dal campionato del Pro Piacenza, a luglio, per mancanza della fidejussione: la Lega Pro la chiese. E che l'iter per quanto riguarda le violazioni compiute fosse stato chiaro e definito in tempi certi. L'unica possibilità che avevamo per non compromettere la regolarità del campionato era farli giocare e intanto verificare il loro comportamento". Il n.1 della Lega Pro non si è sbilanciato in previsioni sulle decisioni del giudice sportivo. Però ha sottolineato: "Questa vicenda dimostra che è stata violata volutamente la lealtà sportiva. Quando si decide di mandare in campo un massaggiatore è evidente che c'è una manovra rivolta a frodare un percorso". Aspettando il giudice sportivo, la Federcalcio in mattinata ha inflitto 8 punti di penalizzazione in classifica al Pro Piacenza, così come al Cuneo, al Matera e alla Lucchese, per la mancata presentazione di una regolare garanzia fideiussoria. Penalizzazione da scontare nella corrente stagione sportiva e pagare un'ammenda di euro 35.500 euro. Ma come si è arrivati a questo punto? Tutto inizia questa estate quando il club emiliano viene acquistato dalla Seleco di Maurizio Pannella pur non avendo le reali garanzie economiche per chiudere questa operazione. Il mercato è stellare con ben 33 giocatori in rosa e un tetto ingaggi più da serie B che da serie C. L'obiettivo è la promozione nel campionato cadetto e l'inizio è di buon auspicio, poi arrivano i primi stipendi non pagati, gli sfratti dei giocatori dalle case in affitto, lo sciopero dei giocatori che non scendono in campo per tre partite di fila e il fuggi fuggi generale nel mercato di gennaio, fino alla vergogna di Cuneo.
ecco cosa mi hanno risposto sulla pagina fb di giallo settimanale a questo precedente post
stranezze ed ipocrisie giornalistiche non puoi fare campagne per istituire il reato di femminicidio e poi fare titoli del genere Ed è i caso del settimanale di cronaca nera Giallo di Cairo editore . Un classico giornale di cronaca nera ma che sta facendo una campagna di sensibilizzazione e di raccolta firme perché sia istituito il reato ed eventuale aggravante di femminicidio per chi ammazza le donne
Giuseppe Scano sciacalli . l'avete uccisa una seconda volta . perché aggiungere particolari scabrosi che non aggiungono niente a questa tragedia femminicida
Giuditta Di MarzioGiuseppe Scano purtroppo non è un particolare di poco conto dal momento che gli imputati si sono difesi dall'accusa di stupro dicendo che la ragazza era solita prostituirsi per avere droga in cambio...
Giuseppe Scano @Giuditta Di Marzio ok . ammettiamo pure che sia cosi . Ma c'era bisogno di fare un titolo del genere sulla pagina principale ,quando si poteva titolare diversamente e riportarlo all'interno dell'articolo ? io se fossi familiare o parente oltre ad indignarmi mi ..... di brutto e denuncerei o picchierei il titolista o il direttore del giornale .
******
un mio contatto fb quando risponde al mio post ri portato su fb https://bit.ly/2OSdThn Se metti una foto provocante sei sessista.
Ma se la trovi provocante sei bacchettone.
Non se ne esce.
ecco la mia risposta \ il mio pensiero in merito .
N.b Ho preferito usare il blog siua perchè sono ancora legato al blog , sia perchè fb mi sembra inadatto per post tropo lunghi .
vero . il problema e che si vede la provocazione come qualcosa di negativo . Non si riesce più a distinguere sensualità e volgarità .
Per me è volgarità e quindi sessismo quando in questo caso mi riferisco alle foto alle immagini il corpo di una donna o pose provocante viene usata " decontestualizzata " in pubbblicità non attinenti ( biancheria intima , profumi , assorbenti , prodotti per l'igiene intima ) come quelle citante nel post citato prima . Oppure l'uso che se ne fa in certi programmi tv o in certe pubblicità vedere IL corpo delle donne di Loredana Zanardo
Per il resto è fuffa
Ora per spiegarmi meglio ed seguendo l'esempio di Giulietto chiesa e poi della Zanardi (n url ) che combatttono gli stereotipi di genere ed educano alla lettura delle imagine ho messo due tipi di foto
erotico \ sensuale il primo tipo
che non accettano critiche al metodo di lotta contro l'abberrante femminicidio . Rispondo qui al mio ex contatto facebookiano @Barbara Occhigrossi sempre che sia il suo nome vero ( che ha come immagine del profilo una scala piena di scarpe rosse )
tanto qualcuno\a che ti conosce tra i miei contatti e lettori del blog ci sarà e te lo farà avere , visto che è impossibile dirtelo direttamente mi hai rimosso, bloccato , ed impedito di replicare su messanger solo perchè ti ho detto che la lotta al femminicidio si fa in maniera più seria e non con le pagliacciate delle scarpe rosse . non vuol dire che io contro di voi e la vostra lotta . Leggiti ( e leggetevi care femministe dure e pure ) questo mio scritto precedente https://bit.ly/2SXzWWW prima di rimuovermi o bloccarmi anche voi
dopo il mio scritto precedente : CLAMOROSI ( METAFORICAMENTE PARLANDO ) ERRORI GIUDIZIARI ITALIANI . IL CASO DEI BAMBINI DI MIRANDOLA E MASSA FINALESE ( MODENA ) ho ricevuto delle email dove alcuni m'invitano a non generalizzare ed a fare fi tutta un erba un fascio . Non li biasimo è una loro interpretazione . capziosa magari hanno letto in fretta o si sono soffermati solo a titolo o ad alcune righe del precedente articolo . Ci tengo , quindi a precisaere che : non sto gerneralizzando in quanto , come dicevo anche nel post , si parla d'errore dei singoli e non di tutti gli psicologi . Infatti da profano e da quei pochi libri che ho letto ( alcuni a che citati qui nel blog ) e le chiaccherate \ dialoghi con mia zia materna psicologia e ad altri amici\che chehann studiato o al liceo socio pedagogico o sociologia ed psicologia all'universita confermano le mie opinioni espresse nel post precedente . . E poi scusatemi anche un profano o uno che ha a malapena il diploma liceale s'accorgerebbe , tanto è evidente che un bambino\a sia che abbia o anche se solo si sospetta subito tali abusi non s'interroga \ ascolta in tale modo come hanno fatto in questa assurda vicenda . Ma devi avere delle competenze specifiche cosa che non mi sembri sia avvenuto in tali fatti
In avaria la 'nave nera' anti-migranti degli estremisti di destra: soccorsa da una Ong rifiuta l'aiuto
La nave degli estremisti di destra C-Star
Un portavoce degli attivisti C-star ha detto che non si trovano in condizioni di emergenza e che la nave ha semplicemente spento i motori per risolvere un problema tecnico. Quadruplicati arrivi migranti in Spagna. I dati forniti dall'Oim rilevano che via mare sono arrivate più di ottomila persone.
ROMA - La 'nave nera' contraria ai soccorsi resta in avaria ma rifiuta l'aiuto della nave umanitaria che si era avvicinata. La tedesca Sea Eye è stata chiamata dalla guardia costiera di Roma per dare soccorso alla C-star, la nave anti Ong noleggiata dalla Defend Europe che da alcuni giorni incrocia davanti alle coste libiche con l'intento di disturbare l'azione delle imbarcazioni che prestano soccorso ai migranti. Questa mattina la C-star era stata costretta a fermare il motore e stava andando alla deriva ma quando la nave umanitaria tedesca è arrivata in aiuto via radio ha rifiutato il soccorso. Succede anche questo, nel Mediterraneo. Un portavoce degli attivisti C-star ha detto che non si trovano in condizioni di emergenza e che la nave ha semplicemente spento i motori per risolvere un problema tecnico.
Su facebook il presidente dell'ong tedesca Sea-Eye, Michael Buschheuer, ha detto di essere stato informato delle difficoltà di "una nave nazista", sottolineando che aiutare persone in difficoltà in mare è un dovere, "indipendentemente dalla loro origine, colore della pelle, religione o idee". La Sea-Eye è stata quindi dirottata verso la C-star, ma una volta creato un contatto radio, l'equipaggio ha rifiutato ogni aiuto.
Il viaggio della C-star è stato, sin dall'inizio, abbastanza tribolato. Dopo il fermo per 48 ore dal comandante a Cipro, la nave non è mai riuscita ad attraccare in nessun porto, nè in Grecia, nè in Italia nè in Tunisia a causa delle annunciate manifestazioni di protesta contro la missione dell'equipaggio di estrema destra che è stato costretto proprio ieri a ricevere rifornimenti al largo dell'isola di Sfax. Oggi evidentemente un problema deve aver spinto la centrale di soccorso di Roma a chiedere ai tedeschi di Sea eye di recarsi in soccorso.
• MOBILITAZIONE CONTRO LA 'NAVE NERA'
Nei giorni scorsi era montata la mobilitazione contro la C-Star, la cosiddetta 'nave nera': "Facciamo appello a tutti gli attori della società civile, a tutti i responsabili, a tutti i marittimi, i guardacoste, a tutti i portuali, a tutte le parti interessate in Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto, affinché si oppongano all'arrivo della nave C-Star in uno dei nostri porti, a impedire che entri nelle nostre acque territoriali e a rifiutarsi di trattare o comunicare con il suo equipaggio", aveva denunciato in un comunicato il neonato "Collettivo contro la C-Star in Tunisia". DEFEND EUROPE, i GRUPPI DI ESTREMA DESTRA ANTI ONG
Il Collettivo segue gli spostamenti della nave. "Riportare i migranti verso le coste libiche dove già molti di loro sono detenuti in condizioni disumane e ostacolare le attività delle Ong e le operazioni di soccorso, mettendo così a grave rischio chi si mette in viaggio e, naturalmente, assicurarsi una chiassosa campagna di comunicazione". Questi gli obiettivi di queste organizzazioni fasciste si legge ancora nel comunicato.
"Rigiriamo contro di loro - concludeva il comunicato del Collettivo - lo slogan dell'operazione Defend Europe: che se ne tornino a casa, qui non sono i benvenuti! In Egitto, in Grecia e anche in Sicilia, gruppi di cittadini/e antirazzisti/e hanno già debellato i tentativi d'approdo della C-Star e ridicolizzato la sua propaganda. Si stanno avvicinando alle coste tunisine, allora facciamo la stessa cosa qui! Defend Europe - go home!"
Furono gregari di fuoriclasse come Eddy Merckx, Felice Gimondi, Franco Bitossi e per venire a tempi più recenti di Moser e Cipollini. Intervistati da Gianni Mura e Marco Pastonesi all'ultima edizione dell'Eroica di Montalcino, cinque storici gregari del ciclismo italiano raccontano aneddoti di gara, rivalità di gruppo e segreti della vita a seguito dei grandi campioni. Dalle "grandi pretese" di Gimondi, alle poche - ma spettacolari - giornate di gloria, i cinque intervistati ci riportano ai bei tempi di un ciclismo che fu, ma che ancora oggi continua a vivere ed emozionare.
se come dice questo sito c'è sta disinformazione ed esagerazione da parte dei media locali come mai , le suore non hanno voluto incontrare i media , se non a posteriori per quasi tre\ cinque giorni e hanno mandato messaggi su wzp ai genitori per non parlare ai giornalisti fuori dalla scuola ?
Bimbi migranti in classe: rivolta a scuola. Due alunni ritirati dai genitori
L’episodio in un istituto di un quartiere bene di Cagliari dove la presenza di due piccoli africani ha acceso gli animi all’avvio dell’anno scolastico. Le suore: “Non vogliamo parlare di razzismo. Per noi è solo disinformazione"
Bimbi migranti in classe. Esplode la protesta. E due coppie di genitori ritirano i figli da scuola. A nulla sono valse le rassicurazioni delle suore che gestiscono le elementari (i dettagli di cronaca non verranno resi noti per tutelare i minori interessati, ndr). Neppure dopo l’esibizione dei certificati medici della asl attestanti le perfette condizioni di salute dei due piccoli africani. La decisione è stata irrevocabile: due bambini sono state portati via e seguiranno le lezioni in un altro istituto. È successo in città, nella scuola di un rione della Cagliari bene. Le religiose, interpellate, non vogliono parlare di razzismo: “E’ soltanto disinformazione”.
Il caso esplode all’inizio dell’anno scolastico quando due minori africani non accompagnati, con alle spalle tragedie e miseria, salvati sui barconi e ospitati in una casa di accoglienza, sono stati iscritti in un istituto cagliaritano di un quartiere popolato da famiglie benestanti. “La casa famiglia ci ha chiesto la disponibilità all’accoglienza dei bimbi e noi, ovviamente, abbiamo accettato”, spiega una suora ex insegnante della scuola. Ma la loro semplice presenza in classe ha scatenato un putiferio. “Alcuni genitori però non hanno condiviso questa scelta. E ne hanno detto di tutti i colori”. I dubbi sollevati riguardavano sull’utilizzo dei bagni, la mensa e l’esposizione dei bimbi all’eventuale contagio di malattie. “Tutte cose infondate”, spiega, “i servizi sono separati per maschi e femmine, la mensa i due bimbi africano non la devono frequentare perché rientrano nella casa famiglia. Quanto allo stato di salute ci sono i certificati della asl”.
Due le coppie di genitori che hanno scelto di trasferire i bambini e altre mamme e altri papà sono stati invitati a fare altrettanto. Una vera e propria rivolta. E soltanto un riunione allargata a tutti genitori alla presenza dei tutores dei due piccoli migranti ha fatto rientrare la protesta. E i piccoli ormai sono in classe a lezione. “Sono sempre felici e sorridenti”, aggiunge la religiosa: “le paure sono tutte dei genitori. Anche se sappiamo che una delle due coppie sta pensando di fare marcia indietro e riportare qui la bambina”. La vicenda ha scosso anche don Marco Lai, direttore della Caritas e l’eco è giunto anche a palazzo Bacaredda.
“Ho appreso di questa vicenda dalle parole di Don Marco Lai e ci sono rimasto male perché non esiste che non si tenda la mano a dei minori stranieri non accompagnati che stanno faticosamente cercando di integrarsi”, sottolinea l’assessore alle Politiche Sociali Nando Secchi. “Da questo si capisce che il percorso che porta all’integrazione sarà lungo e difficile. Si fatica molto a far sentire a loro agio questi bambini e ragazzi fra progetti che stentano a partire, qualche intoppo burocratico ed evidenti barriere linguistiche, se poi ci si mettono anche alcuni genitori a creare problemi anziché agevolare il processo di integrazione sarà molto difficile non far sentire emarginati questi bambini. Per fortuna”, conclude, “poco fa mi hanno rassicurato che la protesta è rientrata ed i ragazzi potranno frequentare serenamente la scuola.
"La nostra vicenda non venga strumentalizzata", chiede Diego Raggi. "Non voglio che David diventi il simbolo della lotta all'immigrato. Lui non lo avrebbe mai permesso"
12:04 Chiede giustizia per la morte di David, ma allo stesso tempo non vuole che la sua morte non diventi un simbolo dell'odio razzista. Diego Raggi, fratello del 27enne ucciso da un immigrato ubriaco a Terni, già espulso dall'Italia nel 2007, non cerca la vendetta. "Voglio che la morte di mio fratello serva a qualcosa. Voglio che la mia famiglia sia l'ultima a soffrire per una cosa del genere", dice.Intervistato dal quotidiano "La Repubblica", Diego aggiunge: "Dovevano impedire che l'assassino di David tornasse in Italia. Quell'uomo non avrebbe dovuto stare qui. Già era stato cacciato, perché gli hanno permesso di rientrare? Non avrebbe dovuto essere in piazza due giorni fa per uccidere mio fratello". "Non voglio però che la vicenda venga strumentalizzata. Non voglio che David diventi il simbolo della lotta all'immigrato. Lui non lo avrebbe mai permesso, non accetterebbe che la sua morte servisse a far partire una campagna di odio contro gli stranieri". Dello stesso avviso di Diego è il padre Valter Raggi, 59 anni, ex operaio delle acciaierie. In un'intervista al quotidiano "Corriere della Sera" afferma: "Aggiungere violenza ad altra violenza ora sarebbe completamente inutile e sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l'ambulante all'angolo, e per tutti gli altri marocchini a Terni: sono appena venuti da me in delegazione col loro rappresentante a farmi le condoglianze. Sono spaventati, temono vendette, ma io li ho già invitati tutti al funerale di David". Nonostante il dolore per la perdita, il genitore di David prova a smorzare le polemiche di questi giorni: "So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell'odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia".
Il caso di David, ucciso da un immigrato. L’appello del padre contro il razzismo L’omicidio di Terni e le polemiche politiche. I parenti: vogliamo giustizia, non vendetta La vittima studiava biotecnologie e faceva il volontario al 118: ha capito subito che sarebbe morto
di Fabrizio Caccia
TERNI - Per ritrovare un po’
d’umanità, dopo quanto è successo giovedì notte, bisogna salire questa
rampa di scale, in via Irma Bandiera 24, Villaggio Matteotti, primo
piano, suonare alla porta di Valter Raggi, 59 anni, il padre di David, e
fermarsi semplicemente ad ascoltare le sue parole, mentre in casa la tv
è accesa e già risuonano fortissime le polemiche politiche intorno alla
tragedia assurda di suo figlio: «Il morto di Terni è figlio di Mare
Nostrum - annuncia il leader della Lega, Matteo Salvini -. Noi
raccoglieremo le firme dei cittadini per una class action contro Renzi e
Alfano, li denunceremo per favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina...».
«Mio figlio non vorrebbe altra violenza»
Valter
Raggi scuote la testa e spegne il televisore. Parla col figlio Diego,
il suo primogenito, l’unico figlio che gli è rimasto: «Aggiungere
violenza ad altra violenza ora sarebbe completamente inutile e
sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe - dice il signor
Raggi, ex operaio delle acciaierie oggi in pensione, uomo religiosissimo
-. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l’ambulante
all’angolo, e per tutti gli altri marocchini di Terni: sono appena
venuti da me in delegazione col loro rappresentante (Abderrahim Maarouf,
ndr ) a farmi le condoglianze, sono spaventati, temono vendette, ma io
li ho già invitati tutti al funerale di David (fissato per martedì in
Duomo alle ore 15, ndr ). So che la rabbia sta montando su Facebook,
girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci
nell’odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme
agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia».
Al posto sbagliato nel momento sbagliato
David
Raggi avrebbe compiuto 27 anni il 4 luglio. Giovedì sera, mentre si
godeva con i suoi amici il primo annuncio di primavera, in piazzetta
dell’Olmo, il destino gli ha teso l’agguato più feroce, per mano di
Amine Assaoul, 29 anni, giovane marocchino ubriaco e probabilmente anche
drogato, che dopo una furiosa colluttazione con due poliziotti fuori
servizio ha avuto uno scatto verso di lui («Tu che cosa hai da
guardare?») e con un collo di bottiglia gli ha reciso la carotide, fuori
dal pub «People». Amine Assaoul era sbarcato a ottobre scorso a
Lampedusa, dopo che era stato già espulso a maggio dall’Italia per i
suoi tanti reati tra Fermo - dove aveva picchiato e rapinato un
sacerdote - e Terni, dove vive ancora sua madre, Fatiha, che lavora come
badante. Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato,
aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa,
infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui
presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di
«rifugiato politico».
Comportamenti violenti
Smaltita
la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di
fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere. Nelle
ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca
«Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un
giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar.
David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva
l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito
lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi
amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo
fratello («Dite loro che gli voglio bene»).
Il fratello: «Non siamo razzisti»
Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto
pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a
porgere l’altra guancia - confessa -. E infatti ora dico che chi ha
ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perché se esce,
allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva
essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia
giustizia». Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si
dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta
disabili fisici e psichici. È una famiglia così, la loro. Una famiglia
che ha ancora dei valori. Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta
per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.
come badante. Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato, aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa, infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di «rifugiato politico».
Comportamenti violenti
Smaltita la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere. Nelle ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca «Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar. David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo fratello («Dite loro che gli voglio bene»).
Il fratello: «Non siamo razzisti» Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a porgere l’altra guancia - confessa -. E infatti ora dico che chi ha ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perché se esce, allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia giustizia». Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta disabili fisici e psichici. È una famiglia così, la loro. Una famiglia che ha ancora dei valori. Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.