5.1.14

combattere o arrendersi ? una terza via lasciare fluire il dolore

 canzone consigliata    donchisciotte  - Guccini  

   Leggendo questo  "  editoriale sull'unione  sarda del  5\1\2014  mi  è venuta    questo mio pensiero o se  volete  elucubrazione   mentale
da  l'unione  sarda  5\1\2014 
    

Infatti   posso affermare   che  l'articolista   ha  effettivamente  ha ragione  . Perchè




 Ma  ogni tanto  , ovviamente   cio' non signifa  necessariamente    che si debba   smettere  o rinuynciare a  combattere  o peggio arrendersi  , lasciare che la vita  ti prenda  e ti porta  per mano  . O meglio  rimanendo   in ambito artistico  \  filosofico ( musicale  in questo caso ) lasciare   fluire  il dolore  perchè  





Csi - Bolormaa  


(...)
Monito terrorista che la retta per chi ha fretta\
Non conosce pendenze smottamenti rimonte
Densamente spopolata la felicita'
Densamente spopolata la felicita'
Preziosa
La felicita' senza limite e viene e va
La felicità  senza limite e viene e va
Viene
Viene e poi se ne va

(...) 


Quindi  non sempre   è  necessario combattere   perchè  a  volte   , esperienza  personale  , il dolore  se  non è   alimentato   va  via senza  fare  nulla   e  senza  sprecare  energia  

Vincere o perdere

da l'unione sarda del 3\1\2014
Quando la 55enne canadese Michele Granger ha portato il suo fisico tutt'altro che atletico oltre la linea del traguardo, le gradinate di Klagenfurt traboccavano di pubblico. Mancavano due minuti a mezzanotte, come avrebbero cantato gli Iron Maiden, citazione non casuale, visto che in quell'istante anche lei si laureava "donna di ferro". Sugli spalti, dal collo di gran parte delle persone che l'applaudivano, pendeva la medaglia di finisherdell'Ironman Austria. Molti, tra quegli uomini e donne d'acciaio, avevano gli occhi lucidi dalla commozione. Michele era l'ultima di più di 2500 triatleti a tagliare il traguardo, due minuti e 40 secondi prima del limite massimo di 17 ore. La notte sul lago Wörther era invasa da luci e musica. Dopo tanto soffrire, anche per lei la giornata assumeva i contorni della fiaba.È molto difficile immaginare che la signora, subito intervistata dallo speaker, possa mai rivivere un'emozione di uguale intensità. Lo sa chi partecipa alle gare di triathlon su lunga distanza (in questo caso 3,8 km di nuoto, 180 di ciclismo e 42,195 di corsa), di quale rispetto goda chi arriva ultimo. Neanche l'applauso tributato al vincitore racchiude tanta ammirazione, tanto affetto. Oggi il concetto di vincere/perdere è spesso banalizzato o - peggio ancora - assolutizzato. Per tutta la vita Michele, ultima al traguardo, guarderà quella medaglia e si sentirà vincitrice.

4.1.14

SAPERI E CULTURA, PANE BUONO SONO

 A    chi mi rimprovera  che nei miei post  non  si parla  , e  se  se  ne parla  se  ne parla   per  criticare  ,   dei programmi di maria  di maria  de  filippi  ,   ecco questa risposta   .

da  http://gavinominutti.blogspot.it/2014/01/saperi-e-cultura-pane-buono-sono.html

Una parte della classe politica italiana inizia oramai ad avere consapevolezza di cosa è stata la crisi in questo quinquennio. Tuttavia, consapevolezza e conoscenza non sempre inducono le classi dirigenti nazionali, e ancor meno quelle regionali, a individuare nuove ipotesi per riavviare i processi economici. E’ noto che una parte dell’occidente ha vissuto di un economia dopata da prodotti finanziari fasulli, come i “derivati” e i “derivati dei derivati”, finché la bolla speculativa è deflagrata, fagocitando un terzo del risparmio mondiale e con esso trascinando nella crisi parti sempre maggiori di manifattura e terziario. Oggi riavvolgere la pellicola e ripartire da dove abbiano lasciato, temo sia pressoché impossibile. Non reggono gli esercizi di ottimismo di chi propaganda una sorta di ripresa e ogni ulteriore sacrificio, se non si avviano radicali processi di cambiamento, se non si cambiano i vecchi ferri con dei nuovi, perché nel frattempo, nel tempo della crisi, sono cambiate molte cose, è fatica pressoché infeconda.
Comunque vada, proviamo ad attrezzarci da soli, partendo da ciò che ci sta più vicino, ripartendo dai territori e dalle comunità, ripartendo dalla Sardegna. Siamo una regione con molto territorio e pochi abitanti ma con un mercato dei consumi piuttosto apprezzabile che dobbiamo conquistare. Disponiamo di grandi risorse ambientali e paesaggistiche, di manifattura nei distretti industriali (se non dissipiamo tutto), di allevamento e agricoltura da salvare e magari migliorare, di un industria vacanziera (circa il 9% del PIL) con significativi margini di crescita. Disponiamo di conoscenze, saperi e cultura millenarie, di marcata identitarietà, lingua compresa. Naturalmente rimane sempre il settore pubblico e tutto il terziario avanzato. In sostanza gli ingredienti oggi necessari e utili nella cosiddetta società della conoscenza.
Possiamo sperare che questi elementi possano costituire una risorsa futura o sono argomenti buoni solo per qualche dotto convegno? Quante forze politiche realmente scommettono su queste risorse per una Sardegna da riformulare? Questo è il quesito su cui innescare il dibattito sulle prossime elezioni regionali. Che Sardegna vogliamo. Una Sardegna ancora del cemento e dell’industria pesante, quell’industria che è la nostra più grande sciagura e che un pezzo di politica si ostina a voler tenere in vita? O ripartiamo, per sfidare futuro e modernità, dalle cose che abbiamo, dalle risorse che le comunità tengono a portata di mano? Su qualunque cosa oggi si scommetta o si scelga di fare, irrompe con forza il tema della scuola e della formazione, elemento propedeutico per creare una nuova classe di maestranze e di imprenditori.
La formazione, dunque, come avviamento per una società che deve evolversi e innovare, che ricomprende pertanto cultura e saperi. Francesco Pigliaru poneva qualche giorno fa sulla “Nuova” la questione proprio dell’alta formazione, sottolineando che non serve ed è fallace invocare tempi andati, la nostalgia per quella “età dell’oro”, riferito ai processi di declino dell’industria in Sardegna, se non si parte proprio dalla formazione. Certamente la formazione delle maestranze e dei quadri è questione di ogni società e di ogni epoca, figurarsi oggi, in quella che viene definita la società della conoscenza, la knowledge society, metafora dello sviluppo odierno. Sarebbe utile sapere tuttavia a quale industria si pensa quando si parla di formazione, posto che non la si intenda fine a se stessa, così come sarebbe oltremodo utile conoscere se risorse come cultura, saperi e conoscenze di una regione come quella sarda possano essere elementi posti come base per un nuovo processo di “industrializzazione” endogeno.
Non parlo di ciò che è stata l’industria in Sardegna, perché non c’è stato, a mio modestissimo parere, nessun processo di industrializzazione, salvo l’occupazione di porzioni di territorio equiparabili alle servitù militari che sono costati il depauperamento della nostra storia e conoscenze a costi insopportabili. Ma questo è un altro film. Ora guardiamo al futuro. La Sardegna di fronte alla recessione economica e alla minaccia di una involuzione è dalla cultura, dai suoi millenari saperi e dal linguaggio del paesaggio che deve ripartire, perché ogni euro investito in cultura ne genera sette, perché quest’industria costituisce già ora il 4% del PIL nell’intera Europa, perché quest’industria richiede limitati asset materiali, molte risorse umane e  immateriali. La Sardegna terra di storia e saperi da aggiornare, potrebbe indicare la via di un riscatto generale. La cultura, dunque, prima come valore assoluto in se, poi come fermento (matrica) per far lievitare e ricrescere il tessuto sociale ed economico dei territori e delle popolazioni, la cultura come fattore che sta all’origine della catena del valore. Va detto subito, chiaro e forte, che la cultura da pane, anzi è il pane buono e produce lavoro e occupazione immediati e sostenibili. Nel bilancio Ue 2014-2020 sono previsti 40 miliardi di euro aggiuntivi per le attività culturali e per l’industria creativa. Cambiare i paradigmi sui cui finora abbiamo impostato la nostra economica e su questi incentrare la formazione. Dunque prima programmare l’industria che vogliamo, poi un programma “coreano” (cit.) per la formazione, coerente e conseguente a quelle scelte, affinché tutto questo trovi pratica applicazione nei territori e veda protagonista il sistema produttivo locale. Nel ventennio 70/80 l’industria è stata costruita e sostenuta da ingenti risorse pubbliche a beneficio di potentati e lobby esterne che una volta finiti i denari son scappati come topi dalla nave in fiamme. Le dinamiche odierne rendono per fortuna questo processo non più replicabile per svariate ragioni, ma per non cadere in tentazione, mettiamo in campo le risorse di cui disponiamo, che potrebbero non essere poche, per sostenere crescita e sviluppo locale. Infine il problema della ricerca. Anche qui occorrerà seguire gli stessi criteri da adottare per la formazione. Le scoperte e le innovazioni vanno calate nelle realtà produttive e seminate nei territori, soprattutto in quei territori dove è presente un tessuto produttivo specializzato, magari entrato in crisi proprio per mancanza di innovazione. Formazione e ricerca devono poter camminare sulla stessa frequenza. Implementare centri di ricerca dimenticando i territori, vuol dire ripetere, su un altro livello, il vecchio sbaglio delle “cattedrali nel deserto”.  

ma i nomadi non erano ( per i media ufficiali e per la gente ) tutti ladri e bugiardi ? Vicenza: giovane nomade salva una donna finita in un fiume







sarà una mosca  bianca  un caso su mille  ma  a  volte  succede e  i media  li metto in piccoli articoli   dando   grande spazio  alle cose  negative che  loro fanno o direttamente  o indirettamente perchè costretti sotto  torture  e  pestaggi   a  rubare  o  mendicare  .
Quando un extracomunitario sgarra tutti a dargli contro. E questo? Nessuno ha nulla da dire? Tutti spariti gli anti extracomunitari che  di solito si sfogano   con discorsi pancisti   da  caccia  all'uomo  e carichi d'odio    Brucia il culo se un nomade fa una bella cosa o decide  di non volere  andare  a rubare  vedere url  sopra  ? 

  Ma  ora basta   commentare   ,   e  veniamo alla vicenda 
  la  news  è un collage  degli articoli   (  foto comprese  )  sulla vicenda presi da  l'unionesarda e  da  http://www.blog-news.it  dei giorni scorsi 
Il fatto è avvenuto a Vicenza.

E' stata salvata dal pronto intervento di un giovane di 23 anni, Sedrik Dori, una donna italiana di 37 anni che alla guida di un fuoristrada era uscita di strada e, dopo aver sfondato la ringhiera metallica, era finita nel fiume Bacchiglione, a Vicenza. Il giovane, dal vicino campo nomadi, aveva assistito all'incidente e a nuoto ha soccorso la donna. I due sono stati raggiunti nel frattempo dai vigili del fuoco e poi trasportati in ambulanza all'ospedale per accertamenti.
il luogo dell'incidente  

Dori ha raccontato di aver visto un'auto in mezzo all'acqua quando è uscito dal campo nomade e di non averci pensato due volte. "Sono corso lungo l'argine - ha detto - e mi sono buttato nel fiume. Ho preso la ragazza e l'ho trascinata a riva. Ho avuto molta paura". A chi gli dice che probabilmente le ha salato la vita, risponde solo con un "grazie", come se avesse ricevuto un complimento. La donna è stata visitata in ambulanza dove le hanno diagnosticato un principio di ipotermia. Quindi è stata accompagna in ospedale. Per controlli è stato portato in ospedale anche il giovane soccorritore. L'auto, una jeep, è stata portata fuori dal fiume con una gru.
Sedrik Dori( a  sinistra  )  giovane rom di 23 anni, da ieri sera è un eroe, nonostante questo appellativo lo faccia sorridere. Di fatto il giovane è stato il protagonista di una vera e propria impresa.
Nella serata di ieri, infatti, una donna di 37 anni alla guida del suo fuoristrada ha perso il controllo della guida e, dopo aver sfondato il guard rail, è finita nel fiume Bacchiglione.
Sedrik, dal vicino campo nomadi, ha assistito alla scena e senza pensarci si è tuffato nel corso d’acqua per soccorrere la 37enne. I due sono stati poi raggiunti dai vigili del fuoco e dal 118 e trasportati all’ospedale per accertamenti.Ho visto l’automobile uscire di strada e finire in acqua – ha dichiarato il giovane nomade – e senza pensarci due volte sono corso lungo l’argine e mi sono tuffato nel fiume. Ho preso la ragazza e l’ho trascinata a riva. Ho avuto molta paura”.                                                                  La  cosa è  grave , ma  ormai succede   sempre  più spesso   nelle grandi città  puoi morire  stare male  in strada  o  crepare  e nessuno   s'interessa , ma   è resa  ancora  più cinica  per  il fatto che il soccorritore  fosse  un Rom  persone mal  viste  dagli italiani  , è che  , secondo blog-news.it  : << Delle persone di passaggio, nessuno ha avuto il coraggio di aiutare Sedrik”, denunciano la madre e la nonna del giovane ragazzo. “Tutti si sono limitati a guardare, se non era per lui la donna sarebbe annegata >>







finalmente BRUNO MAUTONE CON IL SUO LIBRO SPOPOLA ANCHE IN TV,DIVERSE TESTATE TELEVISIVE LO VEDRANNO PROTAGONISTA alla faccia dei media ufficiali che lo boicottavano

ne avevo già parlato più volte , compresa un intervista all'autore ed una mia recensione  a cui rimando  se  interessati   . Ma ora ne riparlo perchè .evidenziandone il grande clamore e il vasto consenso suscitato, culminati nella scalata della importante classifica dei bestseller giornalmente redatta da libreriauniversitaria.it. Come è noto il   sito  e  uno dei più importanti centri italiani di diffusione e di vendita libri di ogni genere, con tutti gli autori italiani e internazionali. Ebbene le classifiche di libreriauniversitaria.it, basate esclusivamente sulle vendite concrete, vedono il libro dell’autore cilentano al vertice della importantissima classifica dei best seller ogni genere. Tra fine dicembre dell’appena terminato 2013 e inzio del 2014 il saggio “Rino Gaetano, la tragica scomparsa di un eroe” è posizionato al secondo posto dei libri più venduti in Italia. E’ indubbiamente una sorpresa vedere come grandissimi e affermati autori, coccolati dalle più grandi case editrici, siano posizionati alle spalle del neo-scrittore agropolese. A confermare ancora una volta la vasta eco che sta suscitando il libro c’è una uscita editoriale e televisiva assai rilevante. L’elegante mensile “MIstero”, collegato alla omonima e seguitissima trasmissione tv di ItaliaUNo, ha dedicato a Bruno Mautone e al suo libro un lungo articolo a firma di Simona Gonzi, con richiamo del pezzo giornalistico finanche sulla copertina del mensile . 
(....)  Il giornale, in tutte le edicole in questi giorni, riporta tesi illustrate da Bruno Mautone rimarcando simbolismi massonici nei testi gaetaniani nonchè la illustrazione di episodi scandalosi della Italia del dopoguerra sino ai ai primi anni ottanta, periodo contemporaneo alla vita dell’artista crotonese. Inoltre vengono pure sottolineate circostanze anomale che si riscontrarono la notte del 2 giugno 1981 data dell’incidente che portò via la vita ad un Rino Gaetano appena trentenne.Il magazine “Mistero” in edicola in questi giorni lascia prevedere che anche la trasmissione TV su ItaliaUno, le cui nuove puntate andranno in onda nelle prossime settimane, darà spazi televisivi a Bruno Mautone e al suo intrigante e interessante libro.Sergio Vessicchio  da  http://www.agropolinews.com/

Infatti in una chiacchierata  su facebook  l'auotree  ha detto  : <<  Ho ragione di pensare che vari media non ne vogliono parlare tuttavia il passaparola del libro e le vendite notevoli stanno "inducendo dal basso" mass media nazionali a doversene occupare. Del resto articolo su MIstero, magazine mensile della seguitissima e omonima trasmissione tv di ItaliaUno, lo dimostrerebbe.>>

parla uno degli autori delle immagini sull'alluvione di Obia rimosse qualche giorno fa Gianluca Vassallo: «In quelle immagini il dramma di Olbia»

Come  ho accennato nel post  sul   il decennale   di queste pagine    eccovi un altra storia  di come   in italia  si punisce  e  reprime chi  fa del bene  e  e si lasciano indisturbati  i delinquenti  .


la vicenda

fonte la nuova sardegna edizione Olbia-Gallura del 4\1\2014


 
di Alessandro Pirina
OLBIA L’obiettivo era scoprire la reazione degli olbiesi di fronte allo sguardo dei loro concittadini colpiti dall’alluvione, ma quella curiosità rimarrà per sempre senza risposta. In pochissimi il 31 dicembre hanno avuto il tempo di farsi un’idea di quei 240 manifesti sparsi in tutta la città, perché a pochi minuti dalla loro affissione gli operai dell’Aspo avevano già rimosso tutto. Alle 8 del mattino dei 16 volti ritratti da Gianluca Vassallo (  foto sotto al centro )


non ne era più rimasto nemmeno uno. Tutto spazzato via con una tempestività senza precedenti. Tanto da far gridare allo scandalo tutta Italia. «L'obiettivo del progetto Exposed era, nel solco dell'arte contemporanea, portare delle domande alla città attraverso un'installazione –
 spiega Vassallo –. Ovvero generare una reazione qualunque, persino l'indifferenza, che fosse uno strumento di lettura della realtà a disposizione di chi, gli alluvionati, con questa realtà deve fare i conti per emergere dalla tragedia che li ha colpiti. L'obiettivo non era far parlare di me. Tanto che nel documento redatto il giorno prima dell'azione e diffuso sul web si parla di azione di un gruppo senza nome. Ho ritenuto, in accordo con gli altri, fosse intelligente espormi per assumermi la responsabilità legale della cosa vista la rapidità e la "violenza culturale" del gesto di strappare le facce degli alluvionati». Il clamore per la reazione dell’Aspo di fronte ai manifesti “abusivi” ha spinto il sindaco Gianni Giovannelli non solo a prendere le distanze, ma anche a proporre a Vassallo di riproporre la mostra a spese del Comune. L’artista napoletano d’origine, ma ormai sardo a tutti gli effetti, ha ringraziato il sindaco, ma si è detto indisponibile a fare il bis perché il suo obiettivo era un altro: provocare una reazione, che, in qualche modo, c’è stata. E così Olbia non potrà più ammirare quegli scatti in bianco e nero con le facce della tragedia. «Conosco il sindaco, la sua sensibilità e intelligenza, e gli ho espresso al
telefono l'apprezzamento per il gesto, semplice e non dovuto, di chiamarmi. Ribadisco la mia stima nei suoi riguardi, soprattutto perché ha colto il valore profondo dell'opera. Spero che dopo tutto il trambusto mediatico - che uccide l'opera e le sue intenzioni sociali, non la favorisce - si torni a ragionare di ciò che l'opera propone: il bisogno di uno sguardo su donne e uomini vivi, fatti di carne, che stanno cercando di risollevarsi. Donne e uomini che sono individui, portatori di tragedie singolari e non solo un gruppo sociale con problemi omogenei. Individui che hanno bisogno di ascolto e risposte soggettive». 
Ora   tale  situazione   ha  fatto  e  sta  facendo  discutere  se  Orunesu consigliere comunale di Sel caso difende «Exposed»: quelle foto erano opere d’arte »
Infatti    alla  nuova  sempre  dell'edizione gallura  del 3\1\2014  
OLBIA. Continua a far discutere in città il caso Exposed, cioè l’installazione artistica ideata da Gianluca Vassallo che il 31 dicembre ha provocato l’inattesa reazione degli operai dell’Aspo che hanno rimosso i manifesti artistici legati all’alluvione affissi in città. La vicenda adesso rischia di diventare un caso politico. Giovanni Antonio Orunesu, consigliere comunale di Sel ieri ha espresso la propria solidarietà al progetto di Vassallo e ha considerato positivamente la reazione del sindaco Gianni Giovannelli.
«Le foto in questione – ha spiegato Giovanni Antonio Orunesu – non ledevano in alcun modo il decoro della città, ma al contrario rappresentavano, attraverso i volti delle persone colpite dall’alluvione, la tragedia consumata in quei giorni». «Alle rigide leggi – ha aggiunto il consigliere comunale di maggioranza – avrebbero dovuto prevalere il buon senso e una corretta lettura dell'iniziativa, che si poneva come obbiettivo la testimonianza di quel che è successo, per non dimenticare». La rappresentazione artistica posta in essere – conclude Orunesu – non sarebbe dovuta essere rimossa, ma lasciata per onorare le persone colpite dall'alluvione del 18 novembre».

3.1.14

10 anni di blog è ancora sono vivo e con tante storie da raccontare per chi mi vuole leggere o commentare a .... tutto il resto non m'importa se non commentate o non scrivete nel blog

consigliata   un altro  giorno  - Francesco  Guccini e  Pirati II movimento- Giacomo Spano
canzoni  in sottofondo  radio  pirate  dei Rpm 







Cari amici .... qui  blog radio pirata  (  vedere  url sopra  )  
Sono passati  10  anni da quando  in  dopo pranzo  uggioso insieme  al povero Domenico Cassitta   .  N'è  passato di tempo  .Ma  a pensarci bene per certi versi sembrava, invece, non finire mai. Capita sempre così: se stiamo vivendo momenti particolarmente felici e straripanti di emozioni positive non si fa mai in tempo ad accorgersi dell’intensità del momento, forse perché la vorremmo toccare, fermare, coccolare questa intensità che, invece, fugge via, ci avvolge leggera e ci fa camminare a 10 cm dal terreno ma proprio non c’è verso di acchiapparla...
Di contro le cose faticose e pesanti e tristi pesano come macigni che per spostarli ci vorrebbe un paranco. Ma poiché l’unico antidoto per spingere il macigno almeno un metro più in là (anche se giù da una rupe sarebbe l’ideale)  sono i momenti belli, ecco che mi prende l’irresistibile necessità di ricordare    . Ricordo di se n'è andato  come     ***** perchè  : presi un suo commento  alla  mia recensione  di cento colpi di spazzola   , in cui riportava la  testimonianza a del suo rapporto con melissa p  prima che diventasse famosa    come  scrittrice o pseudo  scrittrice    e lo riportai   senza  chiederli il permesso nel forum   di quello che all'epoca  era il sito ufficiale ora  non più attivo  dell'autrice  (  http://www.melissap.org/ )  ., di chi  se n'è andato\a  odi chi  non condivideva  ( succede  )   più  quello che  riportavo ma  non  aveva il coraggio  di  scriverlo  o dirmelo in privato  .,  chi  se  è perso  per  l'inefficienza   nel comunicarlo  , con la chiusura  di splinder  e  il relativo passaggio  a   blogger . A  chi mi ha ritrovato o scoperto  grazie  a facebook  . Ma anche   chi   rimasto  e  mi ha seguito e  continua a farlo   qui ( coloro che hanno un blog  )   o sui facebook  .




 Ma  Poiché l’elenco sarebbe lunghissimo ho deciso  anzi che dilungarmi  preferisco  ripassare con voi quelli che abbiamo vissuto insieme nei dieci anni appena trascorsi lasciando  a    voi   vecchi  o  nuovi  che scegliate cosa  ricordare .   In quanto nei momenti no dovremmo ricordarci della meraviglia di cui siamo capaci e dei nostri meravigliosi lettori con i loro commenti e  le loro email  private  . Ne  approfitto  , scusandomi se  non l'ho fatto  a    prima ,  per  augurarvi  un Buon 2014 a tutti  a  chi   è andato  via e  chi  è rimasto  a chi  è appena  giunto  e  a  chi  giungerà  bordo di questa nave pirata   . vi lascio   sulle note  finali di A Whiter Shade Of Pale - Procol Harum e le prime di  Naviganti -Ivano Fossati

Giganti di Monte'e Prama in partenza tra le polemiche

adesso  è ufficiale  ne  avevo già parlato in articoli precedenti  (  in cui trovate  deglinurl sula loro  storia  e la loro  importanza  ) 


  la scellerata decisione  di  smembrare  l'esposizione museale   dei giganti   di  monte prama    che  io paragono  per  importanza    ai bronzi di Riace
da


https://www.facebook.com/notes/marcello-madau/buon-natale-monti-prama-e-ora-buon-2014/576534955759137



Buon Natale Monti Prama (e ora buon 2014...)

24 dicembre 2013 alle ore 9.53
E’ l’ultimo Natale che i  giganti di Monti Prama, le statue della memoria nuragica,  passeranno assieme.
A gennaio partiranno dal centro di Restauro di Li Punti, che le ha ricomposte da migliaia di frammenti.
A marzo una ventina di statue verranno esposte in una mostra in onore di Giovanni Lilliu. Subito dopo sei di esse, assieme a quattro modelli di nuraghe, saranno visibili in una sala del Museo di Cabras.

La divisione sta per concretizzarsi.

L’idea del Soprintendente Minoja, maturata ai tempi di Bondi e Resca, procede: un  esecutivo da portare a termine. Si è provato a suggerire che le copie finissero al Museo di Cagliari, ciò che forse  non avrebbe invalidato la forma.  

Lo Stato centrale ha fatto la sua parte.
Ma la sconfitta è del territorio e dell’ipotesi che non ci sarebbe stata divisione, ribadita sino al 2010 dall’assessore Milia; del Sinis, che ha accettato un mediazione (alla fine di questo processo, ma la data non è certa, le tre statue più rappresentative e un modello di nuraghe andranno al Museo di Cagliari, le altre a Cabras) che può avere qualche valore politico, ma è culturalmente sbagliata.

L’appello promosso da chi scrive con Carlo Tronchetti, Fabio Isman, Mario Torelli, Giulio Angioni, Paolo Bernardini, Alberto Moravetti, Marco Milanese, Giuseppina Manca di Mores, Emanuela Atzeni, Franco G. R. Campus, Alberto Gavini, Valentina Porcheddu, Luca Sanna, Laura Soro, è stato firmato da migliaia di persone tra le quali nomi del mondo archeologico come Sandro Filippo Bondì, Eugenia Equini,  Mario Liverani, Attilio Mastino, Elena Pierro, Giuseppe Pucci, Maria Josè Strazzulla, Maurizio Tosi, Peter Van Dommelen, Cinzia Vismara.

Da questo punto resta in apparenza inascoltato,  ma ha segnato, e segna – perché non si chiuderà -  una traccia verso un obiettivo. Vi chiedo perciò di potenziare l'evento, che si chiuderà con il ritorno definitivo di tutti i materiali  a Cabras.

Oggi le statue possono stare a Cabras  solo in piccolo numero, e non si coglie più il senso di un’azione che poteva costruire un’ottima base di partenza: il bel progetto vincitore del concorso sul ‘Polo museale di Cabras’ realizzato dai giovani professionisti di Alghero e Sassari Renata  Fiamma, Walter Dejana, Simone Lumbau, con la collaborazione di Maria Grazia Satta
In questo modello non ci sono ostacoli, come mi hanno confermato i progettisti, per ospitare tutto il complesso scultoreo.

Le critiche sono note, e le riassumo: un contesto coerente non si divide su musei diversi (le difficoltà per l’interpretazione di tale coerenza non ne diminuiscono la natura di contesto) senza  ostacolarne   fruizione e lettura.  
E’ un concetto basilare della recente modernità in archeologia e in museologia.
Vi si è arrivati – evidentemente non in modo compiuto -  superando vecchie concezioni antiquarie che formavano l’apparato ideologico della pur valida legge 1089 del 1939, con un patrimonio di battaglie e alte riflessioni lungo la seconda metà del Novecento. L’inseparabilità, più che un principio, è la condizione migliore per lettura, interpretazione e  godimento. Una separazione non diventa unità solo perché il “sistema Mont’e Prama”, composto da un museo statale, uno civico e un Centro di restauro,  viene definito ‘unico sistema museale’.  
E’ naturalmente utile abituarsi a pensare che una critica e un confronto, anche severi, non  siano una drammatizzazione del dibattito ma l’illustrazione di  diverse letture e posizioni, e, nel caso (come in questo), la relativa battaglia di cittadinanza.
Gli aspetti positivi ci sono, e assai importanti: attraverso materiali archeologici di grandissima rilevanza il bianco racconto della pietra arenaria configurata a torri e guerrieri cercherà di arrivare con nuova forza. Nuove speranze provengono dalla ripresa a lungo invocata degli scavi nel sito.
Ma, infine, la questione va oltre l’archeologia e coinvolge gestione e sviluppo dei beni comuni, il processo decisionale ad essi legato.  Il destino di un bene comune, qua con  forte valore identitario, dovrebbe  essere determinato assieme alla comunità e nella comunità. 
Il progetto che si porta a compimento si chiama “BC2 Beni culturali Beni Comuni. Un approccio partecipativo  alla valorizzazione: Il sistema museale di Mont’e Prama”. Workshops  ben gestiti e  senz’altro migliorativi rispetto alle vecchie prassi. Ma si è partecipato ad una scelta già fatta....
Aggiornando la vecchia massima del marchese De Coubertin, l’importante è partecipare, non decidere. I beni comuni, che animano il titolo del progetto, richiedono ben altri processi decisionali!
Infine, i modelli territoriali. In attesa del futuro  Museo di Cabras (o comunque della nuova sede per Monti Prama), la concezione centralista che interpreta contesto, musealizzazione, fruizione e   valorizzazione  inciderà su quella ‘speranza’ di dinamiche territoriali, anche economiche, insite nel differente modello territorialista dello ‘sviluppo locale’.
E’ stato sostenuto da funzionari della Soprintendenza che la visita all’esposizione cagliaritana spingerà la gente ad andare nel Sinis a vedere le altre statue. Succederà,  ma sarà un fatto decisamente minore.
La maggior parte dei visitatori, vista l’esposizione cagliaritana, dirà “beh, le statue le ho viste’ e passerà ad altro.
Buon Natale quindi, e felici auguri per un cambio decisionale e culturale, perché questa visione riverniciata in digitale ma ottocentesca, è introiettata non tanto e non solo (ovviamente è il suo ruolo) dal Ministero, quanto dalle attuali rappresentanze del territorio sardo. Mi auguro che questa battaglia continui  in maniera civile, riuscendo a riportare nella sua sede naturale tutti i materiali archeologici, dentro quel grande luogo che è la Penisola del Sinis, la sua gente, le sue aree protette, la sua cultura, le economie di terra, mare e stagno.

2.1.14

esempio della farfalla

in sottofondo  


ecco come vivere la vita \ opera d'arte e farla bastare << la farfalla non conta gli anni, ma gli istanti per questo il suo breve tempo di vita le basta >>( proverbio  del Sudan )  senza fare uno di droghe ed allucinogeni o cercare d'evadere continuamente . 

grazie napolitano per averci ricordato , però non venire più in sardegna non sappiamo cosa farcene della tua presenza qui non se gradito già sopportiamo vip spocchiosi e berlusconi nel loro pollaio

le istituzioni ci snobbano , pero quando vengono in sardegna il porcetto al mirto o l'aragosta specie se a gratis ( vedi il caso ligresti ) o a .... nelle vile di Berlusconi .Ha ragione l'amico Guido Atzeni che ha commentato cosi il mio post su facebook : << Per loro la Sardegna è sempre stata la quinta ruota del carro.... se si tratta di basi militari NATO, di servitù militari, di sbarcare nelle carceri dell'Isola criminali mafiosi e camorristi, o di scaricare spazzatura o altri prodotti pericolosi,( forse anche scorie radioattive... ) per la salute della popolazione sarda e per l'ambiente nell'Isola, o per costruire ville per politici e milliardari, e altra jet set parassitaria, (espropriodando cosi' i sardi della loro terra ...), allora la Sardegna la trovano...Tutto questo naturalmente con l'attiva collaborazione dei politici isolani e nell'ambito dell'" Autonomia sarda"....Chissà se un giorno i Sardi si sveglieranno.... >>

unione sarda del 2\1\2013
Da Napolitano neanche una parola per la Sardegna ferita dall'alluvione
Sui social network esplode la rabbia di chi ha perso tutto ciò che aveva
Sconcerto per il discorso del presidente Napolitano che non ha parlato del disastro che ha colpito la Sardegna. «Siamo proprio dimenticati da tutti».


Oltre venti minuti a disposizione, eppure, nel corso del messaggio di fine anno, Giorgio Napolitano non ha trovato il tempo per ricordare l'alluvione in Sardegna né i suoi morti. Si è dimenticato, il presidente della Repubblica, di citare le diciotto vittime del 18 novembre scorso, diciannove se si considera l'imprenditore di Orosei suicida dopo che per la terza volta l'esondazione del Cedrino ha distrutto la sua attività. «Un anno tra i più pesanti e inquieti che l'Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica», ha definito Napolitano il 2013 appena finito. Ma nel suo discorso andato in onda a reti unificate, non una parola sul disastro che ha messo in ginocchio la Gallura e il Nuorese, sulla paura che possa verificarsi di nuovo, sul lavoro di operai, tecnici, esperti e dei volontari per far rialzare la testa a un territorio stremato.
L'OMISSIONE Soprattutto, non un cenno di conforto da rivolgere agli sfollati con provvedimento di sgombero a causa di abitazioni danneggiate o pericolanti (centinaia, la maggior parte solo a Olbia città). E niente sul noto rischio idrogeologico che riguarda molte zone dell'Isola. Proprio il 31 dicembre il governatore Ugo Cappellacci ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Enrico Letta, ricordando che «se in generale la questione sarda resta una ferita aperta della Repubblica, in questo particolare e doloroso momento, dopo la tragedia immane dell'alluvione, voltare ancora le spalle alla nostra isola avrebbe effetti devastanti su tutta la compagine sociale». Napolitano ha sì parlato del disagio sociale, citando addirittura lettere recapitategli dalle Marche, da Como, da Torino, da Vigevano e da un piccolo centro del Catanese. Ma niente sulla questione sarda. E non sono mancati riferimenti alle calamità naturali, visto che nella prima parte del messaggio il presidente della Repubblica ha rivolto «un particolare pensiero e augurio alle persone che vivono con ansia queste ore per le recenti scosse di terremoto».
LE REAZIONI La gaffe di Napolitano non è passata inosservata, specie sui social network. E nella notte di San Silvestro c'è chi su Facebook e Twitter, a parte gli auguri di rito, non ha mancato di sottolineare che «nel messaggio di fine anno il presidente si scorda dell'alluvione. Complimenti presidente!». Oppure: «Terra dei Fuochi e tanti bla bla bla... Giorgio, e i comuni colpiti dall'alluvione in Sardegna? Te possino…».
IN RITARDO Intanto, anche se il Capo dello Stato non ne ha parlato, i comuni colpiti e inseriti nell'elenco di quelli danneggiati dal commissario per l'emergenza Cicalò, sono sessantaquattro. Resta ancora tanto da fare: sistemare i vari canali ostruiti, recuperare i rifiuti finiti negli arenili, e ripristinare gli argini del Rio Posada, nel Nuorese. I fondi stanziati dallo Stato ammontano a venti milioni di euro, più i dodici milioni della Regione, ma al momento sono i comuni che anticipano i soldi per gli interventi più urgenti. Sinora sono tre le inchieste aperte per individuare le eventuali responsabilità: due dalla Procura di Tempio Pausania e una da quella di Nuoro.
Roberto Murgia

1.1.14

Dedicato chi è rimasto , andato , ritornato , nel corso dei 10 anni di questo blog .....

 cioè   in questa radio pirata  ( per  parafrasare  una famosa  canzone  di  Fabrizio  De  andre -Francesco de  Gregori )  vedere anche  il precedente  post  : Buonanotte  pirati, vi parla radio libera  [ il  4  gennaio   il nostro blog  fa  10 anni  ] che  fra  3  giorni  compie  10 anni d'attività

ai pro stamina e ai vivisezione e\ ricercatori sugli animali che mi scrivono dico che ....

 Credevo  di ricevere  commenti  sul blog  , invece  ( ma va beh  è lo stesso ) ho ricevuto dell'email  sui miei  interventi  critici  contro  i prostamina  \  metodo  Vanoni  e  la ricerca  anti  vivisezione  -sperimentazione   animale

Ne  ho scelte due   fra le più significative per   ciascuno  degli argomenti trattati  La prima  e  sul metodo  Vanonio \  Stamina., la  seconda  sulla ricerca

La  prima



Guardando  i  suoi tag  e  i suoi post   del suo blog mi sorge  un dubbio sulla sua posizione  verso  il metodo Stamina  . Cosa  strana   visto  che  lei   è molto   attivo  nei diritti  dei malati  e  delle cure  alternative  ,  si veda il suo impegno  nel comitato  per il Si sula legge  della  procreazione  assistita  .  Sta  rinnegando  tutto  o si  è lasciato convincere  dalle lobby e  dai pro  stamina  ?  (...) parli di rispetto  e poi  pubblichi   delle accuse   di verso al poverina Caterina   che  strumentalizza la  sua malattia    

Io  non non  rinnego niente   , anzi  continuo a lottare per  essi  . Non mi sono lasciato convincere  , ho  aderito  fin  da   quando sono emersi i  primi dubbi  su tale metodo  . Se  il metodo  Vanoni  fosse   efficace  e serio  come  quello , ancora  in via  sperimentale  , di Zamboni    lo sosterrei  .  Se Vanoni   avesse  un metodo serio  :1)  seguirebbe tutto l'iter protocollare   per  i nuovi farmaci ., 2  )  eviterebbe di comportarsi  come  si sta  comportando   vedere  il  video da me  ripreso nei precedenti post    ., 3   se  non avrebbe nulla  da  nascondere avrebbe reso  pubblico il protocollo del suo metodo  ., 4)  se in italia  trova , seguendo ovviamente le procedure, non  si sarebbe limitato a minacciarlo   ma sarebbe andato all'estero   e  non sarebbe sotto inchiesta  per  reati pesanti  . Per  quanto riguarda  Caterina  ha perfettamente  ragione  , devo stare più attento e leggere con attenzione cosa  condivido   sui facebook  . Mi  scuso  con Lei lo so  benissimo  che  la  sua provocazione  non ha  intenti speculativi  .

La  seconda  
Strano che  lei dotato d'ottimo spirito critico  , creda  all'utopia  anti ricerca , diffusa  da   alcuni  animalisti estremisti  ed ignoranti 



Se  lei  ha  letto  bene  i post da me postati  sul caso  Caterina Simonsen.
Non tutti   quelli del movimento animalista  sono ignoranti  ecco una discussione  sul mio facebook derivata  dall'intervento di Susanna penco   biologa  dell' ENPA - Ente Nazionale Protezione Animali da me condiviso





  • Daniele Jommi si può concordare che attualmente la Vivisezione non dia risultati utili alla ricerca attuali.
    La sperimentazione animale è altra cosa e oggigiorno non si avvale di metodi vivisettivi.
    Ovviamente le alternative alla sperimentazione sugli animali, tecnicamente le "prove in vitro", sono negli anni aumentate di numero e risultano preferite perché più economiche, ma, "in limitati settori, non vi è alternativa ancora di comprovata efficacia" alla sperimentazione animale. (cito dalla prefazione del libro di S.Penco)

    Quindi non diamo fiato a chi strumentalizza le situazioni. Chi vuole accogliere l'appello della ricercatrice inizi ad iscriversi per la donazione degli organi.
    Ieri alle 16.55 · Non mi piace più · 1


    Marco Puddu Anche per fare ricerca bisogna avere una mente aperta . E fare ipotesi è solo il primo passo nella sperimentazione , fermarsi lì è solo propaganda . Non devo essere io a dirgli come fare ma possono metter su una ricerca su qualcosa già dimostrato con sperimentazione su animali e usando le tecniche su cellule che ipotizzano vedere se , con i mezzi a disposizione negli anni in cui si è fatta la scoperta riescono a ottenere gli stessi risultati in un tempo minore ( ovviamente in doppio cieco ) e così l'ipotesi è dimostrata , se non ci riescono , sono solo dei manichei della ricerca , in quanto tali inutili.
    Ieri alle 18.15 · Mi piace · 1


    Daniele Jommi Hai ragione Marco, e il "test" come lo suggerisci tu non si è mai fatto secondo me perché i modelli esistenti (in vitro o virtuali) non sono ancora abbastanza affidabili, o almeno non ad ampio raggio; infatti sono circa 30 anni che si parla di metodi a...Altro
    Ieri alle 18.38 · Non mi piace più · 2


    Marco Puddu Sulla chirurgia sperimentale e la cardiochirurgia i simulatori potrebbero essere e già sono ottimi, il fatto di non aver ancora dei risultati con la sperimentamione animale su alcune patologie significa solo che la strada è ancora lunga da percorrere ma che alcune vie che non portano risultati si conoscono proprio con le cose già ottenute.
    5 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1

E poi  battersi per  una ricerca  etica   che non crei  sofferenza e  rispetti   gli  altri esseri viventi  sia necessariamente   fanatismo  

abusi dello stato la prima La Sacra Rota annulla le nozze e lo Stato si adegua. la seconda Olbia, sui manifesti i volti degli alluvionati, ma il Comune li strappa.

Iniziamo    dalla   prima notizia   di http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/12/29/

La Sacra Rota annulla le nozze
e lo Stato si adegua
Fa discutere una sentenza della Corte d'Appello di Bologna, che ha ritenuto nulli anche gli effetti civili del matrimonio tra due giovani di Parma, perché la donna si era sposata in chiesa nonostante fosse atea

DI LORENZA PLEUTERI
La Sacra Rota annulla le nozze e lo Stato si adegua Se la sposa è atea, e non ha mai nascosto al fidanzato di non credere nel sacramento, sono nulle le nozze religiose. Non solo. E' nullo anche il matrimonio civile, per "simulazione totale" della coniuge e "divergenza tra volontà e dichiarazione".
Sta facendo il giro dei siti giuridici, e dividendo i commentatori, una recente sentenza
della Cassazione basata su un caso emiliano. Due giovani della provincia di Parma, lei classe '71, lui classe '70, si sposarono in chiesa, nel 1996. La storia d'amore non durò a lungo. Nel 2005 la Sacra rota annullò le nozze, e nel 2009 la Corte d'appello di Bologna dichiarò l'efficacia della sentenza ecclesiastica, ritenendola non contraria all'ordine pubblico. 
La decisione è stata oggetto di ricorso. La sposa ha simulato la fede cattolica, ma non il consenso agli effetti civili del matrimonio (con tutto quello che ne deriva, come per esempio gli alimenti, in caso di divorzio). Motivazioni respinte. Quelle nozze è come se non ci fossero mai state, nè per la Chiesa nè per lo Stato.

ma  che razza  di chiesa e  che  razza  di stato  è  questo o  ?Dio  non ci ha insegnato ad  aver  rispetto   della gente  ? che  fine hanno  fatto quei valori    , quelle  battaglie  per la laicità  ? Posso capire  che magari avrà  commesso un peccato   e quindi  << Se la sposa è atea, e non ha mai nascosto al fidanzato di non credere nel sacramento, sono nulle le nozze religiose.  >> Ma  che   sia   <<  nullo anche il matrimonio civile, per "simulazione totale" della coniuge e "divergenza tra volontà e dichiarazione >> mi sembra  abberrante e  sconfortante  oltre che   assurdo e mancante  di rispetto verso chi non crede  







La seconda  provenite  dalla  nuova  sardegna  online del  1\1\2014

Olbia, sui manifesti i volti degli alluvionati, ma il Comune li strappa
Una mostra estemporanea ideata dall'artista Gianluca Vassallo è stata allestita nella notte. Ma le istantanee sono state rimosse dopo qualche ora perché affisse abusivamente in spazi non autorizzati




OLBIA. Durante la notte alcuni giovani hanno affisso foto con visi di alluvionati che hanno perso i propri beni in vari rioni di Olbia per ricordare la tragedia vissuta. Una mostra estemporanea ideata dall'artista Gianluca Vassallo. Ma le istantanee sono state rimosse dopo qualche ora perché affisse abusivamente in spazi non autorizzati. Il progetto era teso a mostrare una ventina di manifesti con le
foto di cittadini colpiti dal nubifragio, nessun intento speculativo né la richiesta di qualcosa: solo la muta testimonianza di chi ha perso tutto, foto che intendevano sollecitare un dibattito fra la popolazione per quanto accaduto nella città gallurese. Ma l'iniziativa non era autorizzata e, così, le foto esposte pubblicamente son state rimosse. Iniziativa e successivo intervento della società di affissione sono state commentate e stigmatizzate anche sui social network come Facebook e Twitter da numerosi interventi.

Ora  mi chiedo se  il comune   o  chi  per  loro  ha  paura   del ricordo  per  le morti  dovute  alle illegalità  ( leggi abusi edilizi , demolizioni mai eseguite  ,  , licenze facii , ecc  , sacco edilizio  , ecc  o   manifesti elettoriali e pubblicitari  abusivi  )   o fissazione quando  gli fa  comodo  per  la   legalità  ?