4.5.17

centenario del giro d'italia vero o presunto sempre un emozione è




Finalmente domani precisamente il 5 maggio, prenderà il via  dalla  msartdegna   più precisamente   da Alghero ( vedere il video sopra  per  le  altre  due  tappe  in terra  sarda  )  l’evento sportivo dell’anno, una data di quelle che capitano una sola volta nella storia e destinata a entrarci per sempre, in questa nostra Storia culturale , sportiva  , nazionale  come dimostrano  sia  il film  : toto al giro d'italia   ( vedere localndina a   a  sinistra  , la  scena : Coppa "Cobram"  ( vedere  sotto il video ) tratto dal film Fantozzi contro tutti e la  storia    di   topolino n  3206     sotto a   destra  sto parlando del 100° Giro d’Italia.
Quest'anno si  celebra il centenario (  forse s'intende   il numero  di tappe  o quialcosa  di simile   )  visto  che in realtà  quello vero  e proprio   fu  : <<  [ ... ] istituito   nel 1909 su idea del giornalista forlivese Tullo Morgagni, da allora si è sempre disputato, salvo che per le interruzioni dovute alla prima e poi   alla seconda guerra mondiale, nell'arco di tre settimane durante il mese di maggio. [...] dalla  voce  giro d'italia  di  wikipedia .>>.
<< [... ]  Si tratta >> secondo l'editoriale sul  n° 3206 del direttore di  topolino   Vaentina del Poli ( di cui  trovate  la  copertina  sotto   a  sinistra e  la  prima delle medaglie con l'immagine di  un personaggio  disney celebrative  del   centenario del giro  sotto al centro    )  



Nessun testo alternativo automatico disponibile.;  di una manifestazione davvero importante per il nostro Paese, perché riesce da decenni ad andare oltre lo sport richiamando sulle strade milioni di appassionati tifosi del ciclismo, ma anche della voglia di stare insieme, dell’emozione di tifare, del fare festa, insomma… di esserci come una comunità di persone e non come singole entità nascoste dietro un video di un computer o di uno smartphone. >>
Vedendo e leggendo la storia Paperino e la grande corsa infinita ( Sceneggiatura : Nigro Sisto Disegni: Mottura Paolo ) e i vrti articoli e speciali locali e nazionali sul giro mi ritorna in mente l'emozione che provai di attraversare una marea umana, fatta di migliaia di persone festanti mentre cercavo un posto il più vicino possibile per filmare e fare foto alla IItappa del giuro d'italia edizione 2007 che parti ( vedere cartina sotto ) proprio dalla mia tempio ., ed il rimpianto \ rammarico di aver cancellato ( non ricordo nè il come nè il perchè per  fortuna mi sono rimaste   dele foto  sia  della notte bianca    che  del    della  tappa     che     trovate qui su mio album di  google foto  ) dal mio canale di youtube 
Durante la partenza  di   quella tappa mi è sembrato davvero di poter vedere con chiarezza il volto dell’Italia bella e festante che mette da parte per un giorno le polemiche politiche .

Giro d Italia 2007.png

Le stesse  emozioni   che provai  quando     da piccolo  senti (  e  conobbi la  stroria  dove   realtà e  leggenda  si  fondono insieme  ) la canzone    e  vidi il  video  ufficiale    di



 e    questa  bellissima     immagine  di  Bartali e  Coppi   riporta   sia   in chiavbe  fumettistica   



sia    quello  vera  
coppi-bartali-borraccia

in cui 


La rivalità tra i due campionissimi Coppi e Bartali, ha contrassegnato il ciclismo degli anni ’40-50. Ma prima che avversari, i due erano veri gentiluomini, ricchi di quei valori sportivi che oggi latitano tra i giovani atleti.
La rivalità sportiva dei due era molto sentita a livello nazionale, tanto da creare due vere fazioni: gli italiani e non solo erano infatti divisi dal tifo verso uno e l’altro soggetto. Ai due si deve comunque la diffusione di massa, dello sport sulle due ruote ancora acerbo nel difficoltoso dopo guerra.
A farci comprendere i motivi di tale successo “mediatico” di Bartali e Coppi, sono i numeri impressionanti di vittorie. Basti pensare alle 8 vittorie al Giro d’Italia (5 Bartali, 3 Coppi), 4 al Tour de France (2 a testa), oppure le sette vittorie alla prestigiosa Milano – San Remo (4 Bartali 3 Coppi. Oltre ad altre numero vittorie nelle varie competizioni internazionali (si ne contano sommate ben 124).
Ma come detto, i due si sono contraddistinti sempre per una linea di condotta sempre all’insegna della lealtà sportiva. Tanto che sono stati protagonisti di uno dei gesti di fair play più famosi della storia dello sport: il mitico passaggio di borraccia. Il fatto avvenne durante il Tour del 1952, il 4 luglio, nella tappa tra Losanna e Alpe d’Huez. Coppi era in maglia gialla. Durante la salita del passo del Gabilier venne immortalato il passaggio di una bottiglia (poi divenuto di borraccia), tra i due rivali di sempre. La foto divenne subito il simbolo per eccellenza del fair play nello sport, tanto che ancora oggi la foto con protagonisti Coppi e Bartali è uno degli scatti più famosi dello sport.
Ancora oggi non è chiaro chi dei due stesse cedendo la propria borraccia all’avversario. Negli anni con ironia, Bartali ha sempre contraddetto ogni sua dichiarazione, come a voler lasciare quell’alone di magia che oramai ricopre il celebre gesto.

da  http://blog.medalinframe.it/?p=77


nn so che  altro  dire     se  non   buona partecipazione  e buon giro  a  tutti 

3.5.17

antisionismo uguale antisemitismo ? le fesserie dell'ideologia buonista . io ad esempio sono antisionista non antisemita




    antisionismo 



https://www.youtube.com/watch?v=6ZUdDj8rv4E The zionist story  di Ronen Berelovich 


brigata     ebraica 

IL mio precedente post in cui da antisionista ( supportato   da  : 1 .   dal  film \  documentario  indipendente  The zionist story --- lo  trovate  all'interno  del post   oppure  sopra ----  doppiato in italiano !  di Ronen Berelovich è la storia storia del sionismo e dell'applicazione pratica di questa ideologia nella creazione dello stato di Israele La pulizia etnica,il colonialismo e l'apartheid usati verso la popolazione palestinese per produrre uno stato ebraico demograficamente "puro" Ronen Berelovich è un cittadino israeliano e ha fatto anche parte dell'esercito israeliano come riservista,esperienza che gli ha mostrato l'occupazione in prima persona e censurato dai media di regime ., 2. dall 'intervista a Rabbi Weiss (Neturei Karta)  --  anche  d'essa  trovate  sopra  l'url  --  il  maggiore esponente dell'Ebraismo anti-sionista.) criticavo il negazionismo \ revisionismoe   di certa sinistra  simile a quello fascista sfociata poi negl insulti alla brigata ebraica , ha creato un sacco di polemiche ( tu che odi israele ed il suo popolo ., da antisemita , ecc ) e di stupore e meraviglia ( Scusa ma tu che cosa ne sai del sionismo? Cosa sai di quel che significa per gli ebrei e perché sei contro? ) alle quali intendo ripondere con questo post.
Ora  dalle reazioni specie quelle che considera antisionista = antisemita si nota come non si possa toccare argomenti tabù, dietro i quali tutti si trincerano col buonismo, rispettandoli ed imponendoli a gli altri come dogmi indiscutibili. Oggi è vietato o quasi sollevare qualsiasi riflessione, qualsiasi dubbio, qualsiasi senso critico se non si vuole venire etichettati e ne casi più gravi denunciati per veri e propri REATI D'OPINIONE, un'aberrazione tipica delle più terribili dittature. Ebbene sì, oggi c'è la dittatura del buonismo, del pietismo ipocrita da 4 soldi. Formasi un'opinione propria basata su dati veri e non su quelli creati comporta troppo rischio: innanzitutto il rischio di pensare e svegliarsi, poi quello di venire criticati dalla massa, dal gregge. Ci vuole coraggio. Capire la realtà è scioccante, meglio continuare ad essere scemi. Oggi il coraggio non c'è o quasi , non c'è più pensiero. Allora si compensa col consumismo, si colma il vuoto di senso della propria vita tramite la tv spazzatura; facendo la fila per un I-Phone; comprando abiti all'ultima moda. 

Ma  prima  vorrei fare  altre    precisazioni    sulla  brigata  ebraica .Sia   che  abbiano  ragione 



o

  Nessun testo alternativo automatico disponibile.



  quello che succede   ogn  25  aprile  :

1)  la disinformazione    dei media ufficiali che :   affermnache  tutti   i nuovi "  partigiani  "  che  criticano   e  sono antisionisti    siano allo stesso tempo    antisemiti, che    ignora che   non tutti gli ebrei sono sionisti  e  che  odino i palestinesi 
  L'immagine può contenere: una o più persone, spazio all'aperto e sMS
che   parte del popolo palestinese non sostenne hitler  ed  il III reich ma combatte il nazifascismo insieme a gliebrei fin da prima della brigata ebraica con il Palestine Regiment
2) Il sminuire il ruolo della brigata ebraica nel bene e nel male , breve o lungo che sia , cacciandoli dalle celebrazioni , è da stupidi e negazionisti . Infattti , stavolta la nostra amic a Dabiela : << Questi non sono "antisionisti", parola che peraltro non comprendono. Sono antisemiti. Più che altro, barabbaglia. Se ne vadano al diavolo e alla svelta, assieme a certi sinistrati che li hanno sempre coperti.>>, ha  ragione  .
Dopo  questa premessa      veniamo alle  risposte  .
Rispondo alle accuse  di , antisemitismo mettendo in evidenza  la differenza  sematica    dei  termini   Antisemitismo e  antisionismo  Infatti  molte persone  e   la maggiorn parte dei media che parlo  del medio orientye  e   della questione iraeliana  \  palestinese   ( e mettono sullo stesso piano antisemitismo e antisionismo  sostenendo   esplicitamente ed  implicitamente  che l'antisemitismo e l'antisionismo sono "la stessa cosa". In quantro  i  due  termini   sono    ,  anche  se  la differenza  e labile   , completamente  diversa  . Infatti   questa commistione è pericolosa e sbagliata. Tende a mascherare un movimento politico (il nazionalismo  con un'identità etnico- religiosa .Oltre ad essere analiticamente sbagliato, ciò è anche privo di una base empirica. 



antisemitismo an·ti·se·mi·tì·?mo/

Avversione nei confronti dell'ebraismo, maturatasi in forme di persecuzione o addirittura di mania collettiva di sterminio da una base essenzialmente propagandistica, dovuta a degenerazione di pseudoconcetti storico-religiosi o a ricerca di un capro espiatorio da parte di classi politiche impotenti.
Infatti riporto integralmente la definizione che ne da il portale enciclopedico https://it.wikipedia.org/wiki/Antisemitismoon la parola antisemitismo, per alcuni eufemismo e sinonimo di giudeofobia[1] («paura, odio irrazionale per i giudei», cioè gli ebrei), si indicano i pregiudizi e gli atteggiamenti persecutori nei confronti degli ebrei.Secondo la Working Definition of Antisemitism ("definizione pratica dell'antisemitismo"), dell'Agenzia europea dei diritti fondamentali «l'antisemitismo è quella certa percezione descrivibile come odio verso gli ebrei. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell'antisemitismo sono dirette contro singoli ebrei o non ebrei, e/o contro la loro proprietà, contro le istituzioni comunitarie e contro le strutture religiose ebraiche. Inoltre tali manifestazioni possono anche avere come bersaglio Israele, concepito come una collettività di ebrei. L'antisemitismo accusa frequentemente gli ebrei di cospirare ai danni del resto dell'umanità, ed è spesso utilizzato per incolpare gli ebrei di uno o più problemi politici, sociali ed economici. Trova espressione orale, scritta e impiega stereotipi sinistri e tratti caratteriali negativi».[2] Il termine "antisemitismo" venne coniato nel settembre 1879, a Berlino, in Germania, da parte del nazionalista Wilhelm Marr, nello scritto La strada verso la vittoria del Germanismo sul Giudaismo, da una prospettiva aconfessionale, come eufemismo di Judenhass («odio per gli ebrei»): nonostante l'etimologia, esso non si riferisce all'odio nei confronti dei "popoli semiti" (cioè quelli che parlano lingue appartenenti al gruppo semitico[3], quali l'arabo, l'ebraico, l'aramaico e l'amarico), ma unicamente all'odio e alla discriminazione nei confronti degli ebrei. Il concetto espresso da Marr, che nei suoi scritti successivi verrà visto come un errore e ritrattato, nel secolo successivo assumerà valenze diverse, più ampie e coinciderà spesso con la definizione degli atteggiamenti persecutori, tra i più gravi della storia contemporanea. Alcuni rifiutano il termine, utilizzando altre definizioni quali giudeofobia,
antigiudaismo, antiebraismo.[1][4][5]                                                               


L'antisionismo                                                                             atteggiamento di coloro che si oppongono al sionismo, cioè al movimento politico fondato nel 1897 volto alla costituzione di uno Stato nazionale ebraico in parte di quello che fu il Mandato britannico della Palestina e, prima ancora, la Palestina ottomana.( continua    qui )  

Io non odio il popolo israeliano o esponenti di religione ebraica , odio solo gli stati intesi come strutture creati da un ideologia religiosa e che sono formati in questo caso il nazionalismo  mescolato \  fuso   con un'identità etnico- religiosa. come  fu  ,  l'ugluaglianza  potere reliugioso  e  potere temporale  ,  durante il medioevo  
E  che  in base  a  quello  s'abbassa  allo  stesso livello    di quello che  furono il colonialismo inglese e il nazismo   (   di cui  NON DIMENTICHIAMOLO  MAI    essi   furono  vittime ) passando    cosi dalla parte  opposta   da vittime in carnefici 
Questa precisione  mi da l'opportrunità  di rispondere ale  domande  \ obbiezioni  : Scusa ma tu che cosa ne sai del sionismo?  Cosa sai di quel che significa per gli ebrei e perché sei contro?
Il sionismo è un movimento politico  nato alla fine del XIX secolo tra gli ebrei residenti in Europa, fu importante ma, secondo ali palestinesi sono spesso ebrei o discendenti di ebrei convertiti nei secoli ad altre religioni.cuni storici , minoritario




nel mondo ebraico per tutta la prima metà del secolo scorso \ XX secolo, per poi divenire maggioritario in seguito alla Shoah internazionale il cui fine è l'affermazione del diritto leggitttimo e comprensibile  dopo tutto quello che hanno passato nel corso dela storia : diaspora , odio e persecuzioni dei cattolici , Protocolli dei Savi di Sion",ovvero falso documento segreto ebraico e libello antisemita prodotto dalla polizia segreta zarista, vari pogrom ( soprattutto in ruissia e nei paesi dell'est europa ) ,leggi razziali in Germania e in Italia , alla autodeterminazione del popolo ebraico mediante l'istituzione di uno Stato ebraico inserendosi nel più vasto fenomeno del nazionalismo moderno. 

Sono contro perchè è stato  realizzato in maniera  repressiva  e razzistica  come ,  senza  cercare un  accordo con  gli arabi abitanti in quel luogo . Ma  soprattutto come ho  già detto  prima   sono contrario a tutti gli stati  che uniscono  il potere  temporale ( politico  )  e  quello  spirituale  ( religioso )  

Vista la complessità multietnica e pluriconfessionale ( la presenza delle tre più grandi religioni monoteiste ( cristiani , ebrei , islamici ) sionisti ed antisionisti sono in quanto second oalcuni studi israeliani e palestinesi deriverebero dallo stesso ceppo etnico (  cosa  che    si è andata  diversificandosi )  e i palestinesi sono spesso ebrei o discendenti di ebrei convertiti nei secoli ad altre religioni, somno per  uno stato unico  dove gli ebrei tornino a vivere in pace con le persone di fede islamica e cristiana. Quindi  per  l'abbatimento del muro  israeliano  ,  stop  ad  ulteriori   insediamenti israeliani in zone  ad alta densità palestinese  , ed  internazionalizzazione della  zona   religiosa     di Gerusalemme  . 
Quindi "  smantellamento " una  separazione     dei due poteri : spirituale  e  temporale e quindi  la rimozione  in senso culturale  dello stato di israele .
Ma ....se  la pace   fra i due  popoli ( o  fazioni di un unico popolo  )  israeliani  e palestinesi   dovesse  essere iprescindibile   dal riconoscimento dello stato d' Israele   e quindi due  ppoli e  duie  stati  ,  e  qui  rispondo  a  chi  mi dice   di spiegare  meglio   quello      che    ho affermato    su facebook     quando avevo preso posizione  a   favore    della brigata ebraica  :<<   nonostante io sia contro lo stato d'Israele ( ma anche se con titubanza lo riconosco perchè ormai esiste ed è storia nel bene e nel male. ) per come si è arrivati a costruire e rafforzare lo stato ebraico . >> , per   far cessare   la  centenaria guerra  ben venga   la  soluzione  dei due  stati   con i  confini del 1967 .   Anche  se  : il primo  andrebbe rifornato e depurato   dalla sua ideologia  sionista   e  considerato Laico , andrebbero abbattuti il muro  israeliano   che occupa  territori  palestinesi  ,  fermati  nuovi insediamenti , internazionalizzata   o  come stato \  città autonoma  (  esempio  città    \  stato del vativano  )   nè isrtaeliano  nè palestinese   magari   a governo  misto  la  città  di Gerusalemme .Ed  attuare   la  situazione  in cui si parla   nel   documentario The zionist story  di Ronen Berelovich   ( trovate nell'url sopra   sopra  il video ) 


Quando guidi: guida e basta ! non usare il cellulare ed internet mentre guidi o soprattutto non fermartti in mezzo ala strada o andare lentamente cazzo

L'ex velina sassarese interviene su Instagram, insultando la Sardegna , lo spunto è la notizia del processo per l'uccisione di un cane a Telti

Il fatto: A telti  nel   2010   un cane meticcio fu legato ed ammazzato a bastonate da due persone, padre e figlio, per evitare che si accoppiasse con cani da caccia di razza.  Trovati i presunti colpevoli, stanno procedendo  dopo  6  anni [ sic   ] per le vie legali.
qui chi volesse   maggiori dettagli Un fatto grave che è stato, giustamente, denunciato alle autorità competenti. Da Los Angeles  tramite   istangram   tuona ... Elisabetta Canalis con questo infelice commento : 

Elisabetta Canalis


(....) La Sardegna non è nuova a questo tipo di cose , e sta diventando sempre più un'isola simbolo di barbarie e crudeltà nei confronti degli animali. Mi viene in mente l'episodio del cane legato ad una macchina da 2 pastori, padre e figlio , che furono fermati da un poliziotto dopo aver tentato la fuga. Il cane era agonizzante e morì dopo atroci sofferenze. Siamo rimasti al Medioevo in tema di diritti degli animali e qualcuno deve dare un segnale chiaro per fermare queste persone .

Stavo  per replicare , ma  l'amica  Claudia Aru   mi hai  anticipato  con questa  lettera  


Elisabetta Canalis (foto Instagram)" ciao Elisabetta, anche se non ci conosciamo, ti dico che anche io sono molto critica per certi aspetti della Sardegna, non so a quali barbarie ti riferisca, forse fai parte dei cretini ( scusa ma lo siete) che sostengono che i pastori siano criminali perché uccidono gli agnellini. 
Comunque, volevo ricordarti che anche tu vivi in un paese in cui si uccidono gli animali ( le peggiori multinazionali della carne, quelle che DAVVERO calpestano ogni barlume di umanità verso gli animali, sono americane).
Ma non solo, ogni tanto un pazzo esce di testa, va in una scuola o un centro affollato e spara a caso alla gente. Hai letto l'altro giorno quello che per vendicarsi contro la ex, andava in giro ad ammazzare vittime innocenti ? Persone Eli. Gente come me e te.
In America , luogo che hai scelto per esempio di civiltà, vendono le armi come qui vendono le esche per le trote. 
E poi, e concludo, come hai cercato di contribuire a crear cultura qui nel medioevo? Scusa ma in tutti questi anni, l'unica cosa che hai dimostrato di saper fare è farci vedere culo e tette e portare uno stuolo di amanti in vacanza. Non credo tu abbia dato un buon esempio, visto che anche per la PETA hai posato per i diritti degli animali ... nuda. 
Non so quanto sia utile sensibilizzare sul tema dei diritti degli animali mostrando le tue grazie e puntando a generare istinti animali in chi ti guarda. Credi davvero di essere stata incisiva ? 
E quindi, per concludere, o Eli, ascó, e baccagai". 
Con rispetto.









2.5.17

aprile è finito basta dormire


capisco e sono d'accordo che la bestemmia non : sia una bella cosa , sia un qualcosa d'irrispettoso verso chi crede , e che sia ( SIC alla facia dello stato laico ) un reato e come tale vada punito ma «Con tutto quello che si sente in giro, vanno a multare me perché ho scritto due bestemmie ».

http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca 29\4\2017

Bestemmia su Facebook: multato ragazzo di Crespano
Giovane di Crespano si sfoga sui social dopo un controllo dei carabinieri, i militari lo sanzionano per blasfemia: 103 euro di Fabio Poloni .





CRESPANO. Scrive un post carico di bestemmie su Facebook dopo aver subito un controllo stradale “invasivo” da parte dei carabinieri: multato, dovrà pagare 103 euro. Ebbene sì: la perquisizione e il controllo dell’auto hanno dato esito negativo, ma il giovane di Crespano è scivolato sulla blasfemia “postuma”. «Bestemmiava contro le divinità», si legge sul verbale redatto dalla stazione dei carabinieri di Crespano a carico di Nicolò de Paoli, 22 anni appena compiuti. Lui ora ci ride sopra - ma non troppo - e non ha alcuna intenzione, dice, di pagare quella multa.
Vicenda davvero insolita e senza precedenti. Bestemmiare è sì un reato, seppur depenalizzato, previsto dall’articolo 724 del codice penale che punisce «chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la divinità o i simboli o le persone venerati nella religione dello Stato» con «la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquantuno euro a trecentonove euro».





Censure e filtri applicati dal social sono noti, ma non si era mai visto che i carabinieri si travestissero da Grande Fratello digitale e andassero a sbirciare su un profilo privato, pizzicando un bestemmiatore da tastiera. Bene, Nicolò è il primo. Ne avrebbe fatto volentieri a meno: «Con tutto quello che si sente in giro, vanno a multare me perché ho scritto due bestemmie», ci racconta Nicolò al telefono, dopo che il suo caso è stato portato alla luce da Andreas Ronco della pagina Facebook “Il Veneto imbruttito”. Nicolò è veneto e ora è anche molto imbruttito: «No, non pago», dice, «la multa è del 14 marzo e lascerò passare i sessanta giorni di tempo senza tirar fuori un centesimo». Hai provato a contestarla? «Sì, ho fatto notare che andare a sbirciare su un profilo Facebook per trovare una bestemmia non è proprio sua madre buona. Ma mi hanno detto che la legge è quella e non si scappa». Però non paghi. Resistenza passiva? «Sì. Se i carabinieri torneranno alla carica, chiederò cosa fare al mio avvocato».
Abbiamo risolto i problemi dell’economia nazionale, se multano tutti i veneti che bestemmiano. Nicolò, che oggi lavora nel settore dell’edilizia dopo un passato da cuoco, la butta sul classico ridere per non piangere. E racconta nel dettaglio com’è andata la faccenda. «Il 10 marzo scorso ero in auto con un mio amico, avevo preso della carne in macelleria da lui e poi gli ho dato un passaggio. Ci siamo fermati nel parcheggio di un locale, sono sbucati i carabinieri, mi hanno perquisito l’auto da cima a fondo. Cosa pensavano di trovare, dei kalashnikov Ak47? Tutto era in regola ma dopo quel trattamento, arrivato a casa, mi sono sfogato su Facebook: ho raccontato la scena e scritto qualche bestemmia. Qualche giorno dopo mi hanno convocato in stazione e mi hanno multato per le bestemmie scritte sul social network. Pazzesco».




ADDIO D'APRILE © Daniela Tuscano


L'immagine può contenere: fiore, pianta, spazio all'aperto e natura

Per me non è mai stato il 1º maggio, per me è la fine d'aprile, mese amabile e leggiadro
Aprile ci abbandona, con la sua discrezione azzurrina, portando con sé le nostre primavere, il sole buono, i deboli incanti. Poi irrompe il saturo, corposo brillio dell'estate, ma è luce abbacinante, e già divien tarda. Aprile, alla mia età, è residuo di speranza, foglio d'India tremulo al vento. Non fai in tempo ad assaporarlo che giunge il domani, e il domani, e un altro domani, e non l'aspetti e lo temi, senza garbo né amore. E preme, sull'anima, un'acerba malinconia.

1.5.17

chi l’ha detto che la felicità è vera soltanto se condivisa ? IL primo matrimonio single

da  http://napoli.repubblica.it/cronaca/ 5.V.2017
Sant’Antonio Abate, il parrucchiere si sposa da solo: “Viviamo in una società che ti emargina se sei single a quarant’anni. Il mio amore lo dedico all’Africa”. Festa nel castello del boss delle cerimonie
 
                               di PASQUALE RAICALDO

Emozionato, ha pronunciato il fatidico sì nel cuore de “La Sonrisa”, il Castello de “Il Boss delle cerimonie”, dove aveva organizzato una grande festa. Ma nessuno ha gridato “bacio”, al termine della cerimonia, a Nello Ruggiero, parrucchiere quarantenne di Sant’Antonio Abate, un piccolo paese del Napoletano. E il perché è presto detto. Il suo è stato un matrimonio assolutamente sui generis: non c’era la sposa. Proprio così: Nello ha sposato se stesso, in uno stravagante matrimonio da single che, spiega, certifica “la convinzione che non potrò mai amare nessuno quanto amo me stesso. Anzi – ha aggiunto - amare se stessi è la cosa più bella che possa capitare a un essere umano: solo così si può raggiungere infatti la propria tranquillità interiore”.



Le nozze speciali da single sono state riprese dal reality show “Il Boss delle cerimonie”, in una puntata andata in onda lo scorso 26 aprile: “Ma mi sarei sposato anche senza le telecamere. - spiega Nello - E l’ho fatto soprattutto per miei genitori, Paolo e Maddalena, che sono anziani. Ero l’unico celibe di cinque figli, volevo dimostrare loro che sto bene così. Mi completo da solo. Come l’hanno presa? Benissimo”. Lo sposo single è arrivato nel castello sul dorso di un cavallo bianco: gli invitati lo attendevano per festeggiare il suo quarantesimo compleanno, si sono invece ritrovati a loro insaputa nel cuore di un originale matrimonio: ai dettagli ha pensato il wedding planner Costantino Imparato. Al tavolo d’onore sette testimoni, i nipoti. Non è mancata la fede al dito. “Viviamo in una società che tende ad emarginarti se sei single a quarant’anni. Volevo lanciare un messaggio, che è stato evidentemente recepito: mi hanno chiamato in tanti, sono fioccate le richieste di amicizia, molti mi hanno rivelato di volersi sposare da soli, come me. Anche persone sposate, sapete?”.
Ma c’è poco di egoistico nella vita del parrucchiere quarantenne neosposo: da qualche anno, sulla scia di una zia, suora missionaria, Nello veicola il suo amore in iniziative di solidarietà per l’Africa, e in particolare per il Benin. “Alla sua morte, avevo promesso che avrei continuato l’opera caritatevole, organizziamo periodicamente container con pasta e generi alimentari in scatola. In Africa ho scoperto che basta davvero poco per sorridere”. E chi l’ha detto che la felicità è vera soltanto se condivisa ?

L'elzeviro del filosofo impertinente

In Italia le cose non vanno e lo sperimentiamo quotidianamente.
Siamo come una nave che sta per affondare e non sappiamo più come fare per non imbarcare altra acqua e non accelerare il nostro inabissamento. Prima di rassegnarci al peggio vi suggerisco di contattare gli agenti dell'FBI Fox Mulder e Dana Scully. Chiamateli e sottoponete al loro raziocinio gli eventi nostrani classificabili come X-Files. Interpellate anche gli agenti Lilly Rush e Scotti Valens di Philadelphia e affidategli i nostri casi irrisolti. Soltanto il personale di 'Cold Case' potrà risolvere i casi più spinosi, anche a distanza di mezzo secolo. Per non sbagliare io inviterei anche Anthony Dinozzo e Gibbs di NCIS. Più sono gli esperti coinvolti e prima risolveremo i nostri drammi nazionali. Per quanto riguarda i problemi in Vaticano affiderei le indagini a Sorella Lotte Albers e a Padre Brown. Con il loro acume e la loro solida fede riusciranno ad appoggiare le politiche di cambiamento di Papa Francesco. Ho sempre avuto un debole per fratello Cadfael, monaco medievale scrupoloso ma giusto. Quasi quasi invio un dispaccio all'abbazia di Shrewsbury per coinvolgerlo nelle indagini. Ovviamente non disdegno l'intuito formidabile della scrittrice Jessica Fletcher. Per quanto mi riguarda contatterei anche i fratelli Sam e Dean Winchester. Loro due si intendono di Supernaturale, e in Italia tutto quello che la giustizia non spiega diventa un fenomeno sovrumano. Rimanendo in ambito legale perché non avvalersi della professionalità di Perry Mason o di Alicia Florrick? Oppure perché non Max Greveey? Io chiedo la verità Vostro Onore, nient'altro che la verità. Lo giuro su Francisca Montenegro!
Per la sanità, invece, inviterei la dottoressa Sydney Hansen direttamente da Providence e il Dr. Andy Brown di Everwood. Affiancherei a loro anche l'equipe di E.R e di Grey's Anatomy. Dopotutto l'ispettore Monk con la sua proverbiale ipocondria potrebbe dare una mano al cinico Dr. House. Servirebbe senz'altro la sfrontatezza di Shawn Spencer e la consulenza speciale di Patrick Jane. E le arti marziali di Walker Texas Ranger?
Con un team così sono pronto a scommettere che tutto procederà per il verso giusto. Nel frattempo mi posiziono in poltrona e assisto ipnotizzato ad una nuova puntata di 'Criminal minds'. Magari tra una pausa e l'altra mi verrà in mente qualche altro salvatore o salvatrice della patria da contattare. Tanto la verità è una scienza catodica, e dunque a cosa servono le prove processuali se non vengono poi confermate dai nostri beniamini televisivi? Prima di incontrare nuovamente Dio per strada come 'Joan of Arcadia' mi gusto una manciata di popcorn.
"Tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa: io credo che tra un attimo mi farò una birra" (Homer Simpson).
(Criap)


® Riproduzione riservata

30.4.17

Il fascino vintage delle cartoline resiste ai social ?

il passato che ritorna infatti secondo http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/ 29 aprile 2017
sta ritornando
Il fascino vintage delle cartoline resiste ai social
Collezionisti e turisti regalano nuova linfa E non mancano i nostalgici fra gli under 35
Gli studenti squattrinati le acquistano come souvenir a basso prezzo. I collezionisti, al contrario, sono disposti a spendere follie per accaparrarsi le più rare. Le cartoline stanno tornando in voga, a discapito dei nuovi mezzi di comunicazione, e Trieste è un teatro privilegiato del fenomeno, che qui è duplice. Nel capoluogo giuliano infatti sono in aumento sia le cartoline inviate sia quelle ricevute.
Una passione tutta triestina
Il legame speciale tra la cartolina e Trieste è testimoniato dalla presenza in città di uno degli otto spazi filatelici esistenti in Italia, dedicati ai collezionisti, dove è possibile acquistare prodotti postali speciali. Gli altri spazi filatelici sono a Venezia, Milano, Torino, Genova, Firenze, Roma e Napoli. Qui la direttrice del Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa, Chiara Simon, saluta il ritorno della cartolina: «Il mio messaggio è “mandatevi le cartoline, un giorno saranno il vostro archivio personale”. Oggi abbiamo infinite possibilità di comunicare, tutte però aleatorie. Miniature del Trecento sono arrivate fino a noi. Lo stesso non accadrà agli sms, ma alle cartoline forse sì».






L’aumento del turismo
Antonella, da anni impiegata negli sportelli dello Spazio filatelico cittadino, racconta: «C’è un doppio revival della cartolina, alimentato dai collezionisti da una parte, dai turisti dall’altra. In quest’ultimo caso, riconduco la crescente domanda di cartoline al fenomeno più generale della recente crescita di visitatori in città. Un’infinità di turisti passa da noi. Tedeschi, ma anche giapponesi e americani. Tra questi ultimi, molti discendono da famiglie di origine dalmata e istriana, migrate negli Stati Uniti nel secolo scorso: per loro una cartolina di Trieste è un’emozione speciale».
Anche la proprietaria della Tabaccheria San Giusto, in piazza Unità, è dello stesso parere. «Negli ultimi anni si è detto che le cartoline sono state surclassate, ma non è vero. Io le ho sempre vendute. Forse di recente c’è stato un aumento della richiesta da parte dei clienti, ma lo attribuisco all’aumento dei turisti in generale». E svela un ulteriore target di consumatori di cartoline: «Sono soprattutto i ragazzi delle scolaresche ad acquistarle. Non le spediscono perché il francobollo costa più che la cartolina stessa, ma le conservano come ricordo. Un souvenir alla portata di tutte le tasche».
Il ritorno di fiamma
A Trieste e dintorni le cartoline non solo si inviano, ma anche si ricevono. Eleonora, portalettere a Muggia, racconta che «sono sempre di più le cartoline che mi capita di consegnare». L’impressione di Eleonora è confermata dai destinatari della posta, tra cui alcuni giovanissimi, come la triestina Clelia, 18 anni: «Le invio spesso, quando vado in vacanza, ma adoro soprattutto riceverle. Il bello delle cartoline è che ti fanno sapere che qualcuno a cui vuoi bene, mentre stava visitando un posto nuovo, si è ricordato di riservare un pensiero a te». Clelia è più un’eccezione che la regola: tra i suoi coetanei intervistati, è l’unica a fruire abitualmente delle cartoline; gli altri non sono interessati o preferiscono affidarsi all’invio di foto tramite i social network.
Il target privilegiato
I giovani nostalgici della carta stampata sono invece quelli della fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni. Moltissimi tra loro mandano cartoline e, soprattutto, le ricevono. Massimiliano, 30 anni appena compiuti, commenta: «Le informazioni in passato avevano bisogno di un supporto fisico su cui viaggiare. Le cartoline rappresentano per questo uno spaccato di vita: dopo anni le ritrovi e ti ricordi di una persona, del perché te l’aveva inviata. Ecco perché mi piace riceverle. Anche se, confesso, quando viaggio ho la cattiva abitudine di dimenticarmi di spedirle». Giulia,
che di anni ne ha 27 e da parecchi vive all’estero, racconta, non senza ironia: «Il progresso uccide il romanticismo. Mando sempre cartoline ai miei amici ma loro rispondono con foto su whatsapp. . Allora preferisco inviarle alle nonne, che sanno apprezzarle».





Allora preferisco inviarle alle nonne, che sanno apprezzarle».

29.4.17

Roberta, mamma di Totò: "Vi raccontiamo l'autismo per sentirci meno soli

repubblica  del 29\4\2017

na pagina Facebook e un libro in cui spiega la quotidianità fra dolore, speranza e meraviglia: "Ci mettiamo a nudo per dare forza ad altre famiglie e combattere ignoranza e pregiudizi"
di MICOL LAVINIA LUNDARI





BOLOGNA - "Non mi sono mai vergognata di avere un figlio autistico, nonostante il dolore continuo. Stentavo a reggermi sulle gambe, ma la testa e le spalle non si sono mai piegate. Ho cercato ogni momento di tenere lo sguardo alto e ben proiettato verso il futuro". Quella di Roberta, Beppe e il piccolo Antonio, 4 anni, per tutti semplicemente Totò, è una storia di dolore, di sguardi e di futuro. Una famiglia di Comacchio felice come lo possono essere tutte le giovani coppie che desiderano ardentemente un figlio, che arriva e riempie di emozioni la vita. Ma un giorno fra i giocattoli di Totò si insinua uno spettro che Roberta conosce bene, per studi e lavoro. Ha un nome che genera sconforto e paura: autismo.
Roberta Buzzi coglie i sintomi prima di tutti, e in lei comincia a scavarsi una voragine. A preoccuparla sono gli sguardi di Totò che non si posano su di lei, il nome in cui il bimbo non si riconosce. Sono poi gli sguardi eloquenti di un'ostetrica e della pediatra che le lanciano definitivamente un macigno sul cuore: la certezza di aver capito bene.
Beppe e Totò in spiaggia


"Di fronte a una situazione così o ci muori o l'affronti", dice oggi con gli occhi che ridono Roberta, 34 anni. Il suo è un mondo dipinto di blu, il colore della lotta all'autismo: blu il braccialetto dell'Angsa (associazione nazionale genitori di soggetti autistici), blu il nastrino al polso, la matita per gli occhi e i riflessi madreperlati degli orecchini. E Roberta, assieme al compagno Beppe, questa situazione ha deciso di affrontarla di petto, di aggredire la vita e riempirla di stimoli per Totò. Ha vestito i panni di una mamma "guerriera", come le ha scritto un giorno Beppe. Una definizione che incontrando questa giovane donna così tenace risulta così vera da sembrare cucitale addosso.
Ma nulla è semplice e non lo è mai stato. La conferma che Antonio era un bimbo autistico è stata una bomba a mano buttata all'interno di una famiglia. Un dolore fortissimo, una nube costante di sensi di colpa e di domande che non troveranno mai una risposta, il rapporto di coppia seriamente minato da troppi silenzi, troppa fatica. Persino il desiderio di annullarsi, di fronte a quella strada tracciata che è molto più accidentata di quanto mai si potesse ipotizzare di fronte a una nuova vita. Oggi Roberta trova la forza di raccontare tutto, di mettersi a nudo. Lo fa tramite una pagina Facebook, "Vi Raccontiamo L'autismo RobertaBeppe", e un libro, "Dolceamaro" (edizioni Il Fiorino), già reperibile online e presto in molte librerie, anche a Bologna.
"Quando ho aperto la pagina Facebook, a ottobre scorso, non avevo l'intenzione di insegnare nulla a nessuno, anche perché ogni autismo è diverso e presuppone diversi percorsi. Io e Beppe l'abbiamo fatto perché crediamo nella condivisione come strumento per abbattere i pregiudizi, perché ci sono troppe famiglie nelle nostre condizioni senza risorse economiche ed emotive. Occorre avere il coraggio di chiedere aiuto". Un coraggio che a Roberta e Beppe all'inizio è mancato. L'istinto, subito dopo la diagnosi (Totò aveva meno di due anni), è stato quello di chiudersi a riccio, di lasciare il mondo fuori. Di smettere di frequentare il parco giochi, la ludoteca, di non affrontare gli sguardi interrogativi o di pietismo degli altri. Ma sarebbe stata una fuga dalla realtà senza via d'uscita e che non avrebbe lenito il dolore né costruito nulla di utile per Antonio.

La famiglia di Roberta
 
Nel libro Roberta ripercorre tutta la sua vicenda, che non è universale ma sicuramente molto simile al travaglio di altre famiglie. I dubbi, la drammatica certezza, il rincorrere e incastrare medici, terapie, percorsi psicoeducativi, affollando la quotidianità di scadenze cucite addosso a Totò. Racconta le sue ansie di mamma e anche la solitudine provata troppo a lungo, l'incapacità di parlarne apertamente persino con Beppe. E poi la rinascita, la consapevolezza che Totò poteva fare (e ha fatto) passi da gigante, la gioia di piccoli gesti attesi per mesi, come quello di uno sguardo che finalmente si posa o di un dito indice rivolto verso un oggetto.
"Questa è ormai la mia ragione di vita. Combatto per noi e per tutte le altre famiglie come la nostra". Una battaglia continua, spiega Roberta, contro un mix letale fatto di burocrazia, ignoranza e pregiudizi. Se Roberta ha deciso di raccontare la sua quotidianità (fra scivoli e tagli di capelli) sulla pagina Facebook è anche per cercare di rendere più comprensibile l'autismo a chi non l'ha mai intrecciato: così chi incontra Totò al parco sa che non è maleducazione o un capriccio il suo tentare di saltare la fila per essere il primo a scendere dallo scivolo: è il suo entusiasmo a guidarlo. Per lei è stato catartico il poter mettere nero su bianco sentimenti e speranze, ma si è interrogata se fosse giusto esporre in questo modo Totò, rischiare di etichettarlo per sempre come "il bimbo autistico di Comacchio". La speranza di Roberta e Beppe è che far conoscere l'autismo possa servire a renderlo meno spaventoso abbattendo così i pregiudizi che ancora resistono.
Roberta a testa in giù e il piccolo Totò

Su Facebook c'è una foto di Antonio che bacia la sua mamma mentre Roberta come una bimba penzola a testa in giù da una giostra. E' probabilmente la sintesi migliore del percorso verso la consapevolezza e la felicità di questa famiglia semplice ma determinata: ribaltare il punto di vista, scacciare la paura, guardare a quello che c'è di buono e meraviglioso e rimboccarsi le maniche perché si possa moltiplicare. Ridurre il dolore - che mai si cancellerà, ammette Roberta con franchezza - a un accidente che non si può eliminare, ma sovrastarlo di meraviglia per ogni piccolo grande progresso di Totò. E guardare alla vita con occhi nuovi.rigogliosi paesaggi inattesi dietro una curva.
"Quanto dolore a chiudere gli occhi. Per troppo tempo ho visto solo quel che non c'era e non ho visto quel che c'era", scrive Roberta online, felice oggi di poter dire che "il nostro bambino è sereno, ed è quello che speravamo". "Il dolore è stato ed è ancor oggi forte e non potrebbe essere diversamente, ma nonostante tutto mi sono sempre rifiutata
di pensare, anche per una sola volta, di pretendere che mio figlio fosse diverso da com'è, perché se fosse diverso non sarebbe più il mio piccolo Antonio". Un messaggio che Beppe e Roberta lanciano alle altre famiglie di bimbi autistici, perché "soltanto chi cammina con le tue stesse scarpe, conosce davvero come ci si sente su quella strada tortuosa e piena di avvallamenti e di insidie". Ma anche di rigogliosi paesaggi inattesi dietro una curva.





rigogliosi

28.4.17

elaborare il lutto aiutando gli altri ed amare la propria terra senza paura di allontanarsi

Perde la figlia e si dedica al ricamo, la storia di Lucia: «Così ho donato 40 mila euro al Cro»
L’iniziativa di una pensionata che ha raccolto i fondi per il centro oncologico di Aviano con i ricavati dei suoi lavori. «L’ho fatto in ricordo di mia figlia, scomparsa a 37 anni»
di Piero Cargnelutti



Con quelle mani segnate dall’ago e dal filo, in 12 anni di ricami solitari ha raccolto la ragguardevole cifra di 40 mila euro che ha donato al Cro di Aviano per la ricerca contro il cancro.
La storia è quella di Lucia Feregotto, 74enne di Gemona, che dal 2004 realizza merletti, pupazzi e creazioni artigianali in stoffa che vende nei mercatini o nell’ambito di diversi festeggiamenti, per raccogliere fondi che poi ha sempre messo a disposizione del Cro, con tanto di documentazione.
Quest’anno, con la vendita delle sue ultime creazioni, ha ricavato ulteriori proventi che le hanno consentito di raggiungere la cifra complessiva di 40 mila euro, e lunedì prossimo, in occasione dei festeggiamenti del primo maggio a Campagnola, consegnerà ufficialmente ai rappresentanti del Centro di Aviano, che hanno accettato di intervenire personalmente, il contributo con il quale raggiungerà quella fatidica cifra nel corso di un incontro che sarà realizzato grazie alla collaborazione del comitato di borgo.
Quella di Lucia è una storia che ha inizio in un momento difficile, ovvero la perdita improvvisa per una malattia incurabile della figlia Milly, mancata all’età di 37 anni. «Quando andai in pensione – racconta Lucia Feregotto –, poiché avevo più tempo a disposizione, cominciai a dedicarmi al cucito e alla creazione di abbellimenti in stoffa. Mia figlia Milly mi diceva spesso che quelle che realizzavo erano belle creazioni che meritavano di essere vendute, io le rispondevo che lo facevo per passione, e non mi interessava guadagnarci perché fortunatamente riuscivo a vivere con la mia pensione. Allora Milly si prese l’impegno di organizzare la mia prima bancarella, ma poi mancò improvvisamente».
Era il 2 settembre 2004 quando la figlia fu colpita da una malattia che se la portò via in una notte. Lucia reagì a quel duro colpo, portando a termine quello che Milly aveva cominciato, e decidendo di destinare tutto il ricavato alla ricerca contro il cancro. Cominciò quell’autunno alla sagra della Beata Vergine della Salute di Maniaglia e poi continuò tra mercatini e festeggiamenti vari, dove poteva organizzare il suo banchetto colorato: nel corso degli anni, tante persone l’hanno aiutata portandole stoffe e materiali che lei riciclava creando merletti e ricami e lavorando a mano sino a mezzanotte, dopo essersi assicurata che la sua abitazione fosse in ordine come fa un’ottima donna di casa.
In questi anni, neppure i cinque interventi in anestesia che ha subito l’hanno fermata: per lei la cosa importante era che ci fosse il nome di Milly in quella busta che ogni anno andava a consegnare di persona al Cro. «Ho sempre donato sino all’ultimo centesimo raccolto – dice Lucia – e non ho mai tenuto niente per me. Di certo non avrei mai pensato di arrivare a questa cifra. Ora
che ho raggiunto 40 mila euro continuerò a cucire, ma non so se riuscirò a partecipare a molti mercatini in futuro: sono tornata tante volte a casa con la gonna bagnata dalla pioggia e la mia età non se riuscirò a partecipare a molti mercatini in futuro: sono tornata tante volte a casa con la gonna bagnata dalla pioggia e la mia età non mi permette di affrontare facilmente le intemperie».




Il lontano Perù dei bimbi tra Lima e l’Amazzonia

La storia di Martina Uda, architetto che lavora a progetti di cooperazione Costruisce scuole per le bidonville e i villaggi dei nativi che abitano la foresta 
 di Enrico Carta






ORISTANO. L’altra parte del mondo non è solo un luogo geografico. Non è fatta solo di alberi diversi, di città che hanno nomi dal suono magari un po’ strano. L’altra parte del mondo è fatta di volti, modi di vivere, persone. È lontana, ma non per chi la vuole scoprire e fare propria. Non è solo lo spirito di avventura, ma anche la voglia di conoscenza e di mettersi in gioco ad aver spinto Martina Uda sino al Perù dell’immensa capitale Lima e delle vastissime propaggini della foresta amazzonica.
Architetto di 30 anni di Santa Giusta, ha fatto le valigie qualche tempo fa quando ancora era studentessa. «Dopo l’esperienza universitaria di Cagliari, ho proseguito gli studi con un master preso tra Alghero e la Cina. A quel punto ero pronta per il lavoro, però avevo il desiderio di fare un’esperienza nell’ambito della cooperazione». Facile? No, per niente. Il settore è povero e per un anno le risposte non sono arrivate. L’occasione però passa e chi la sa attendere viene ripagato. «Attraverso il servizio civile sono stata inserita nell’associazione peruviana Semillas fondata da Marta Maccaglia e a quel punto ho fatto i bagagli».
Era l’ottobre del 2015 e il Perù è diventata la terra di Martina Uda per undici mesi divisi a metà tra Lima e l’Amazzonia. «Il mio lavoro – racconta – si è svolto in due diverse fasi. La prima nel sobborgo di Huaycon, una bidonville simile alle più conosciute favelas brasiliane, ma con una densità di popolazione inferiore». È allora che, anche nel lontano Perù, spunta fuori l’architetto: «Mi sono occupata di attività di doposcuola con i bambini e tra queste c’erano proprio laboratori di architettura, naturalmente adattata allo spirito dei piccoli alunni e orientata allo sfruttamento delle potenzialità che anche una periferia di una città come Lima offre loro».
La compagnia di quattro donne si è poi spostata verso la foresta, quella terra mitica che porta il nome di Amazzonia e che rimanda indietro sino alle storie dei primi colonizzatori e all’instancabile amore per la propria terra dei nativi. «Lì il nostro lavoro è cambiato – spiega Martina Uda – perché le scuole in molti villaggi da loro abitati proprio non esistevano. Per progettarle e costruirle servono soldi e a questo, io e le mie compagne, ci siamo dedicate a lungo». Poi è iniziata la fase di costruzione, mai banale come si potrebbe pensare osservando tutto ciò con gli occhi da europei benestanti. «Il primo passo – prosegue – è quello di analizzare il luogo, studiarne le esigenze e capire se la nostra iniziativa è accolta con favore. Una volta superata questa fase si parte: loro prestano la manodopera per abbattere i costi di realizzazione e noi mettiamo a disposizione le nostre conoscenze. L’associazione ha costruito quattro scuole – racconta–. Io mi sono occupata della costruzione di una scuola elementare iniziata ad agosto del 2016. Si chiama Jerusalem de Minaro e ospita duecento bambini, una sala mensa e un locale per assemblee. È fatta
principalmente di legno ed è stata editifacata con un mix di tecniche moderne e tradizionali». Ora Martina Uda è pronta per il nuovo viaggio, quello che porta alla conclusione dell’opera. Ci si può chiedere perché e la risposta è di una semplicità imbarazzante: «Lascio il futuro lì. A loro».
«Amo la mia terra ma non ho paura di allontanarmi»
Si pensa che chi abbia la valigia sempre pronta abbia un legame non strettissimo con la propria terra, invece quella è una valutazione frettolosa. «Non mi spaventa affatto allontanarmi – afferma
Si pensa che chi abbia la valigia sempre pronta abbia un legame non strettissimo con la propria terra, invece quella è una valutazione frettolosa. «Non mi spaventa affatto allontanarmi – afferma Martina Uda – e infatti nell’attesa di concludere il progetto in Perù, cosa che avverrà in questi giorni, ho vissuto a Genova col mio ragazzo dove ho continuato a svolgere la libera professione. Eppure l’idea di avere un giorno la Sardegna come base per tutto ciò, è sempre presente». È un po’ come avere un’anima divisa in due: «Adoro le cose che faccio dall’altra parte del mondo però gli affetti sono qui in Sardegna, il cui maggior problema è la mancanza di coesione e di fare rete. Percepisco che ci sono tanti aspetti che le persone invidiano a noi sardi come il nostro stile di vita però siamo poco uniti e il campo lavorativo non fa eccezione. La strada che dobbiamo percorrere è quella del lavoro in studi associati, del co-working utilizzando il termine inglese». E intanto il Perù si riaffaccia nell’orizzonte di Martina Uda e dell’associazioneSemillas che sta portando avanti una raccolta fondi per regalare ai bimbi della scuola amazzonica un parco giochi in bambù. il progetto si chiama Parquebambu che ha anche una pagina Facebook, mentre l’aiuto all’associazione si può dare attraverso la pagina internet www.semillasperu.com










mi permette di affrontare facilmente le intemperie».

Essere costretti a vivere in carrozzina non è una sentenza di morte, è solo attraversare il mondo con un altro punto di vista, la storia di Luca Paiardi e Danilo Ragona

anche se molto spesso le storie riportate da concitra sono troppo zuccherose e melenese come d'altrond e quelle storie che parlano solo con il cuore o tropppo con il cuore e poco con la ment e , sono un ottimo spunto di riflessione , e soprattutto contribuiscono a far si che certe storie non siano solo ai margini  o   si parli  di  loro   solo quando   si h  successi olimpici  osi  è  Vip     come  Zanardi

Luca Paiardi e Danilo Ragona in una tappa del loro viaggio
Luca Paiardi e Danilo Ragona in una tappa del loro viaggio
Grazie alla segnalazione di Selene Baiano e Francesca Mariotti
Essere costretti a vivere in carrozzina non è una sentenza di morte, dicono questi due ragazzi: è solo attraversare il mondo con un altro punto di vista, più basso… Forse avete già sentito parlare della storia di Luca Paiardi e Danilo Ragona, due amici torinesi che da quasi vent’anni vivono in carrozzina.“Quasi vent’anni in piedi e quasi vent’anni seduti. Sappiamo bene com’era la vita prima e stiamo lavorando perché la vita oggi e la vita dopo sia sempre più facile, per tutti. Migliore”. Luca e Danilo hanno avuto un incidente che non avevano ancora compiuto vent’anni. Da allora sono in sedia a rotelle. Luca è diventato architetto, ha continuato a giocare a tennis e a suonare: è il bassista degli Stearica. Danilo è un progettista e designer che si dedica oggi molto alle tecnologie in sostegno della disabilità.
Per Luca Paiardi e Danilo Ragona lo sport è parte integrante del "viaggio"
Per Luca Paiardi e Danilo Ragona lo sport è parte integrante del "viaggio"
Da tre anni hanno fatto della loro vita un manifesto di intenti: sono loro stessi il progetto che vogliono realizzare. Girano l’Italia unendo sport, avventura, musica, solidarietà. Potete vederli nel loro sito. Quest’anno, il terzo, saranno fino a dicembre in viaggio dal Piemonte alla Basilicata passando per la Sardegna. Con una novità: vogliono arrivare in Spagna e forse in altri paesi d’Europa.Durante la scorsa edizione del viaggio avevano lanciato una raccolta di fondi per acquistare uno speciale furgone per Danilo Neri, rimasto tetraplegico a 17 anni. Il furgone è arrivato e Danilo si unirà a loro in una delle tappe: quella di luglio, a Sestriere. In ogni tappa c’è sempre un momento in cui si fa sport insieme agli altri e uno in cui si visitano le unità spinali del luogo. Le unità spinali sono il posto dove chi ha avuto un incidente può ricominciare a vivere.Lo sport è il compagno della riabilitazione. “Oggi però lo sport per noi è diventato soprattutto il nostro modo di raccontare che un’altra vita è possibile: ogni tipo di sport, anche estremo. L’esempio e la testimonianza che vogliamo dare a tutti coloro che si trovano nella nostra condizione è semplice. Se lo puoi pensare lo puoi fare”. Quest’anno l’obiettivo del loro viaggio è (anche) quello di comprare alcune carrozzine da donare alle più importanti unità spinali d’Italia.“La nostra associazione no profit si chiama B-free, sostiene e sviluppa progetti sull’eliminazione delle barriere architettoniche. Possiamo e vogliamo andare ovunque, la sola differenza è che noi vediamo il vostro e il nostro mondo da un angolo diverso. Seguiteci”. Se non di persona, che sarebbe meglio, anche su Facebook. ‘Viaggio Italia’. Seguiamoli.

27.4.17

LE CENERI DEI COPTI © Daniela Tuscano

LE CENERI DEI COPTI
Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Popolo e diadema
Di storia e di dolore
Solcano Pasque eterne 
Nei templi romiti

E li vedi, solenni come esodi
Varcare un'altra attesa,
Nuovi giorni senza gloria.

Son fatti di sogno
E abitano la terra,
Mai svuotati di pazienza.

Sono il sacrificio
Di Cristo ripetuto,
Col volto nero, perso,
I piedi sfatti e crudi.

Cammino, su resti di città 
In questo sfarinato grigio d'aprile 
Fra volti callidi, senza speme
E un tardo pensiero di cielo.
Incontro, col cuore
I fratelli e sorelle lontani.
Il loro martirio mi dà forza,
Voce d'insperato yobel;
Non si nasce perdonando,
Si umanizza praticando.

© Daniela Tuscano

nostalgia canaglia : milano dopo 84 anni l' ultimacorsa del tram 23 quanti ricordi va in pensione un pezzo di storia ed Gli adulti tornano bambini: i mondiali di nascondino nella città fantasma

Un tram storico, che per 84 anni ha collegato la zona di Lambrate al centro di Milano: adesso il Comune e Atm hanno deciso di mandarlo in pensione.



 L'intero tragitto del tram 23 sarà coperto dalla linea 19, che allungherà il suo percorso da Roserio a Lambrate, non fermandosi più a Cairoli. Gli affezionati del vecchio mezzo modello 'carrelli' raccontano durante l'ultimo viaggio del 23 la storia di Milano vista dal tram 


Gli adulti tornano bambini: i mondiali di nascondino nella città fantasma


Una città fantasma che torna alla vita e 400 adulti che si riscoprono bambini per un weekend: gli organizzatori del Nascondino World Championship hanno annunciato date e location dell'edizione 2017, l'ottava.



Dopo il successo riscosso lo scorso anno,il