25.9.06

Senza titolo 1457

 visti  i soliti  pronbelemi che  si  hanno  per chi usa   linux  con la piattaforma  splinder   riporto qui modificato il  post   del  23/09/2006 14:50  che  a differenza   di  qui ha  ottenuto  sia  su blogfriends ( qui  l'url  con i commenti )   sia  benededettaj  ha  ottenuto  molti commenti 


Dopo aver ascoltato nella trasmissione Primo piano d'ieri 22\9\2006 ore 23.15 sull'unica " comunista " della rai ovvero rai tre  la video lettera al Presidente Napolitano di Piero Welby censurata in quanto nessuna delle reti nazionali pubbliche e private ( salvo l'eccezione di rai tre poi ripresa dagli altri ttelegiornali di oggi ) ha dato notizia della conferenza stampa in cui Piero Welby, co-presidentedell’associazione Luca Coscioni, rendeva pubblica la lettera aperta al Presidente della Repubblica in cui chiedeva di poter ottenere l’eutanasia». E’ la denuncia di Marco Cappato (segretario dell’associazione), Marco Pannella (consigliere generale) e Rocco Berardo (vicesegretario), che parlano di «censura inaudita del regime di Rai e Mediaset» sulla lettera di Welby, pubblicata ieri dal Corriere della Sera.
L''unico sito ( almeno secondo le ultime news che ho trovato su gooogle news dell 14.20 che pubblica la lettera integrale è http://passineldeserto.blogosfere.it Sul sito dell'Associazione Luca Coscioni  ( trovate  sotto   nella sezione doocumenti  trovare anche alcuni approfondimenti, nonchè il video messaggio pubblicato sul sito di Repubblica.it )  e alla voce eutanasia dell'enciclopedia free wikipedia.it .  InInoltre  riporto qui   comuinque  per  chi non avesse voglia    d'andarselo a cercare  nei siti elencati  il testo integrale ( scusate  se non ho fatto  rimandio   tlemnatici ma    era  tropo commovente  e struggente  per  riuscire  a  sintetizzartlo   della lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.


<<


Caro Presidente,
scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l'ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita.
La giornata inizia con l'allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc. Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l'aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un'ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l'aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un'ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l'ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina.
Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l'amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso - morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita - è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c'è pietà.Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una "morte dignitosa". No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte.La morte non può essere "dignitosa"; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia "dignitosa" è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell'occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos'è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: "Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo". L'approdo esiste, ma l'eutanasia non è "morte dignitosa", ma morte opportuna, nelle parole dell'uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è ciò che "spinge verso il porto"; per Plutarco, la morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la definisce il solo "luogo" dove è possibile un riposo, non lieto, ma sicuro.
In Italia, l'eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non "esista": vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente "terminale" che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di "approdo" alla morte opportuna.
Una legge sull'eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L'associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l'impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. Anche nella diga opposta dalla Chiesa si stanno aprendo alcune falle che, pur restando nell'alveo della tradizione, permettono di intervenire pesantemente con le cure palliative e di non intervenire con terapie sproporzionate che non portino benefici concreti al paziente. L'opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare. Molti hanno assistito un famigliare, un amico o un congiunto durante una malattia incurabile e altamente invalidante ed hanno maturato la decisione di, se fosse capitato a loro, non percorrere fino in fondo la stessa strada. Altri hanno assistito alla tragedia di una persona in stato vegetativo persistente.
Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita, non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze, il tempo scorre inesorabile e, con il passare del tempo, le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione, prima che arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita, verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti-viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che "di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale". Ma che cosa c'è di "naturale" in una sala di rianimazione? Che cosa c'è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c'è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l'aria nei polmoni? Che cosa c'è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l'ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa "giocare" con la vita e il dolore altrui.
Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente ‘biologica' - io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico.Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto.Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui.Il mio sogno, anche come co-Presidente dell'Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l'eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.


Piergiorgio Welby


>>


Ora da Laico credente ( cattolico di sinistra o  catto comunista per  chi volesse  etichettarmi  e  denigrarmi   ) sono contrario al suicidio assistito e all'utranasia ( anche se capisco benissimo e comprendo la loro scelta ) preferisco un testamernto biologico. Concordo con questa intervista \ xcommento rilasciata alla nuova sardegna del 23\9\2006 di Luigi Manconi sottosegretario alla Giustizia .<<Nell’appello di Welby c’è un passaggio fondamentale che non deve essere trascurato: lui dice “morire mi fa orrore”. Si tratta di una persona lucida e consapevole che si chiede se in queste condizioni, in cui “nulla è più naturale”, la sua vita meriti di essere vissuta. Trovo che questo interrogativo abbia un alto contenuto morale». Così Luigi Manconi, da sempre impegnato contro l’accanimento terapeutico, commenta il messaggio di Welby Nell’appello si fa anche riferimento al testamento biologico. Fu lei a presentarne quel primo disegno di legge: a che punto è la discussione e che differenza c’è con l’eutanasia ? «Nel giugno 2005 la commissione Sanità del Senato ha approvato un testo e questo è un passo avanti importante. Il testamento biologico è un documento giuridico attraverso il quale una persona lascia disposizioni scritte sui trattamenti sanitari a cui non vuole essere sottoposta, quando non sarà più in grado di intendere e di volere, e indica una persona di sua fiducia che potrà dare le disposizioni che la riguardano. E’ una battaglia contro l’accanimento terapeutico, contro le cure che non garantiscono alcun miglioramento delle condizioni di salute. Ricordo che l’Italia è il penultimo Paese in Europa per consumo terapeutico di morfina. L’eutanasia invece va oltre perchè prevede un intervento attivo del medico».
Secondo lei davanti a situazioni come queste quali principi dovrebbero essere seguiti ? «In primo luogo valorizzare al massimo l’autodeterminazione del soggetto, ovvero la sovranità su di sè e sul proprio corpo, il testamento biologico può essere poi un passo avanti notevolissimo, in particolare per i pazienti non più lucidi. Infine ritengo che in alcune situazioni si possa prendere in considerazione anche l’eutanasia, ma con la massima cautela, vincoli rigorosissimi e solo in condizioni estreme» E’ il caso di Welby ? «Credo che potrebbe esserlo, perchè si tratta di una persona così consapevole, lucida, informata e motivata. Ma soprattutto perchè dice che ha orrore della morte, quindi non banalizza il ricorso ad essa, ma la considera una soluzione estrema. Credo che nel suo chiedere l’eutanasia ci sia appunto un’istanza morale».
Fu sempre lei nel 2001 a sollevare il caso di Eluana... «Eluana Englaro è in stato vegetativo permanente da 14 anni, nel testo approvato in Senato questa condizione non viene esclusa, quindi può essere contemplata nelle direttive anticipate. Questo significa che con un testamento biologico io potrei chiedere che mi venga staccata la spina se dovessi trovarmi nelle condizioni di Eluana. Ma questo sarà certamente oggetto di un conflitto molto aspro». Crede che in Italia si arriverà mai a una legislazione sull’eutanasia sul modello olandese ? «No, ma con il testamento biologico faremo un grande passo avanti». (m.v.) >>
eccovi cosa dice il sito a buondiritto : << [....] Il testamento biologico o testamento di vita, come qualcuno preferisce chiamarlo, traducendo in modo maggiormente pedissequo l’espressione anglosassone living will, è un documento, redatto con ponderazione analoga a quella che è doveroso utilizzare per i testamenti “tradizionali”, e dotato (o almeno così si spera) di altrettanto analoga certezza legale, con il quale il testatore affida al medico indicazioni anticipate di trattamento, nel caso infausto in cui in futuro possa perdere la capacità di autodeterminazione, a causa di una malattia acuta o degenerativa assolutamente invalidante, soprattutto da un punto di vista mentale, o di un incidente eccezionalmente grave. In astratto, il testamento di vita potrebbe limitarsi contenere indicazioni, perché il medico massimizzi gli sforzi di salvaguardia della vita di chi lo ha sottoscritto; ma si tratterebbe evidentemente di indicazioni che non farebbero altro che confermare il dovere deontologico e giuridico del medico di operare sempre e comunque per la salvezza del paziente. Nella realtà concreta delle cose, la redazione di un testamento biologico è auspicato da e per coloro che, prefigurandosi ipotesi tragiche come quelle descritte, ritengono che in situazione patologiche estreme sia un bene per gli uomini morire anziché continuare a vivere e preferiscono quindi essere uccisi che essere curati.[...] >> Oppure cosi rispondo alle accuse   di faziosità e  di  essere  a senso unico    riportnado alcuni estratti  da   quest'altro sito
http://snipurl.com/x5s2 ) di cattolici di destra neoconservatori   o  Teocons   ( per  usare   un a rtrmine  ormai  di moda )
(in parte lo condivido e  in parte no )    di   questo discorso  di  Giovanni Paolo II, del 25 marzo 1995, al n. 66: "Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell’esistenza di chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante "perversione" di essa: la vera "compassione", infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. [...] "La scelta dell’eutanasia diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l’ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell’arbitrio e dell’ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire. [...] "Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone". >>
Quindi  conclu do dicendo  No anche all'accanimento terapeutico a tutti i costi e ala libertà di scegliere o meno come avviene in alcuni paesi Europeri




APPROFFONDIMENTI


Documnenti sul caso


- audiovideo di Piergiorgio Welby (streaming su repubblica.it)
- audiovideo di Piergiorgio Welby (versione real)
- audiovideo di Piergiorgio Welby (versione flash)
- le foto in alta risoluzione (file .zip) 


Film sull'eutanasia



Libri






Collegamenti esterni





24.9.06

Senza titolo 1456

Io stò col Papa

 


NON PUO' ESISTERE UN DIO CHE VOGLIA LA GUERRA


 FARE LA GUERRA E' UN AGIRE CONTRO DIO



 



Ne abbiamo sentite di tutte i colori in questi giorni, da cattolici, cristiani, non cristiani, politici, religiosi... che strazio al cuore!


Ma lo vediamo ogni giorno il volto dei malati, dei feriti in guerra o per attentati, la vediamo la tristezza ed il terrore negli occhi dei bambini dei paesi dove si  spara e si uccide? Lo sentiamo il grido dei poveri, dei soli, di quelli che del terrorismo non gliene frega niente e che del petrolio, della ricchezza e del benessere non sanno neppure cosa farsene sballottati come pupazzi in mano dei potenti e di quattro pazzi scatenati che amano il Dio della distruzione?


E' veramente incredibile come il dio denaro e l'odio abbiano offuscato le menti!


Sì, perché in fondo abbiamo paura che ci vengano a togliere anche un solo fiore dal nostro giardino che ci siamo costruiti con sudore, mentre c'é chi muore e soffre, chi non ha nulla, chi non ha neppure gli occhi per piangere.


Forse é meglio che rispondiamo veramente, alla domanda di Cristo:


"Ma tu, non gli altri, tu, chi dici che io sia? "


Forse é meglio mettersi veramente in contemplazione di Colui che non ha avuto paura di dire la verità, accettandone le conseguenze mortali, trattato come un animale da sacrificio, brutalizzato, calpestato, deriso, umiliato, sputacchiato, crocifisso, dilaniato con la lancia anche dopo morto, abbandonato...


Ci si vergognava di Lui, tutti, eccetto la Madre e Giovanni, erano scappati, e chi non era scappato si era fermato per tirare le conclusioni: "Mah, un altro matto esaltato!"


E noi, di fronte a questo uomo che non assomiglia neppure più ad un uomo, tanto é distrutto nel fisico ed annientato, chi diciamo che sia? E' Dio? Perché se lo é, questa affermazione implica anche accettare la sua volontà, accettare di testimoniarlo, accettare che possa cambiare il nostro cuore per conformarlo a Lui, accettare di seguirlo, fino in fondo, sulla Croce, magari morendo martiri testimoni...


Ci stiamo? Qui non si tratta di dare il proprio giudizio sulle cose e sulle parole, si tratta di dire SI o NO. Accettiamo?


 


"Una candela accesa ha il potere di accenderne mille spente.


Mille spente non accenderanno mai una candela"...



Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.


Beati gli afflitti, perché saranno consolati.


Beati i miti, perché erediteranno la terra.


Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.


Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.


Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.


Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.


Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.


Beati voi quando v’insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,


diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.


Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.


Così, infatti, hanno perseguitato i profeti prima di voi...

23.9.06

Senza titolo 1455

è  talmente  agghiacciante  questa news    , considerata  dai  media  una  non news , ed  emerge solo ora  nella  rubrica  "  Glia altri Noi  storie  d'immigrazione  "  di repubblica  .it ,  che    non riesco a  trovare le parole per   commentarlo  .  Perchè  se una  parola  è  troppo due  sono poche  ( cit  ) 

Derubata e subito arrestata i miracoli della Bossi-Fini



Una ragazza moldava subisce uno scippo, disperata si presenta dai carabinieri e viene arrestata. Come se non bastasse, è anche il giorno del suo diciannovesimo compleanno. E' stata una delle notizie minori dell'estate. E' rimasta schiacciata tra le previste stragi del Mediterraneo, il muro di Padova, le fanfaronate di Calderoli e le tradizionali tragedie di agosto. Eppure, almeno nello schema generale, è una notizia a diciotto carati. Somiglia molto al classico 'uomo morde cane'. Il problema è che appena si va oltre il racconto del fatto, si scopre che era tutto normale. Non è un caso di malagiustizia, né di razzismo: Maria è finita in cella perché la legge è stata applicata correttamente.
Appena dentro la stazione dei carabinieri, ha raccontato lo scippo, e non nemmeno ha perso la pazienza quando le sono stati chiesti i documenti. Con calma ha spiegato: "Erano nella borsa". Poi ha descritto la sua situazione: "Vivo a Roma con i miei genitori e i miei cinque fratelli. Hanno tutti il permesso di soggiorno. In casa sono l'unica irregolare". Infine ha detto il suo nome e il suo cognome.

I carabinieri hanno immesso i dati nel computer e hanno scoperto che all'inizio di quest'anno Maria era stata trovata senza permesso di soggiorno. Come prevede la legge, le era stato notificato l'ordine di lasciare l'Italia. Il computer però non spiegava che immediatamente, d'accordo coi genitori e con l'assistenza di un legale, aveva presentato ricorso. E aveva anche ottime speranze di vederselo accolto: la Corte costituzionale ha, infatti, corretto il rigido meccanismo della Bossi-Fini affermando che se l'immigrato irregolare dimostra di non essere in grado di ottemperare all'ordine di espulsione, il reato non c'è.
Maria si trova esattamente in questa condizione. Era minorenne e tutta la sua famiglia aveva già da tempo lasciato la Moldavia quando la madre, non avendo più nessuno che in patria potesse occuparsi di lei, decise di farla venire in Italia d'urgenza. Per non lasciarla sola.
Ma le cause davanti al giudice di pace hanno tempi lunghi. Così, il giorno dello scippo, Maria era ancora in attesa del giudizio. Consapevole dell'ambiguità della sua condizione teneva, nella borsetta rubata, una copia del ricorso al giudice di pace. Come d'altra parte, in lacrime, ha detto ai carabinieri.
E' stato inutile. Ha trascorso in una cella la sera e la notte del suo compleanno. L'indomani è stata portata al palazzo di giustizia per la direttissima di convalida dell'arresto. Convalida scontata, perché Maria all'ordine di espulsione non aveva ottemperato. Ma lo stesso pubblico ministero ne ha subito chiesto la scarcerazione. E il tribunale, accogliendo la richiesta di termini a difesa avanzata dal legale di Maria, Gianluca Arrighi, ha fissato la prossima udienza per il 20 ottobre. Un bel rinvio per una "direttissima". In realtà un modo per tentare di conciliare la Bossi-Fini col buonsenso.
Ma è molto difficile. Se entro il 20 ottobre il giudice di pace avrà deciso per la revoca dell'espulsione, Maria sarà assolta. Se invece la decisione le dovesse essere sfavorevole, l'assoluzione non sarebbe automatica e, in astratto, potrebbe anche essere condannata. Ovviamente, con tutti i benefici di legge. Inoltre ricorrerebbe in appello. Nell'attesa, non avendo alternative, resterebbe in Italia. E, chissà, dopo qualche mese potrebbe essere fermata per un nuovo controllo (è da escludere che, nel caso sfortunato di un nuovo scippo, vada dai carabinieri). E così via. Fino alla prossima sanatoria, alla Cassazione. O, chissà, alla riforma della Bossi-Fini.

Senza titolo 1454

VIA LOMELLINA. L’ULTIMO SALUTO DELLA CITTA’ ALLE VITTIME



"Sono certa che si farà piena giustizia, ma qualsiasi essa sia non risarcirà il dolore arrecato ai familiari delle vittime". Con queste parole il Sindaco Letizia Moratti ha lasciato la Basilica di Sant’Ambrogio dove si sono celebrati i funerali delle vittime della strage di via Lomellina. Per dare l’ultimo saluto al piccolo Francesco Orlando, a Esmeralda Sfolcini e a Tommaso Giancola anche tanti milanesi che hanno affollato il piazzale della chiesa accogliendo l’invito del Sindaco di stringersi attorno al dolore dei familiari.


Intanto prosegue l’impegno del Comune per offrire assistenza a coloro che sono rimasti senza casa. Da un confronto tra il Sindaco Letizia Moratti e il Vice Sindaco Riccardo De Corato, d'intesa con gli Assessori ai Servizi Sociali, Mariolina Moioli, e alla Casa, Gianni Verga, è emersa l'ipotesi di offrire in via transitoria lo stabile di corso Lodi agli evacuati del civico 5 e 9. A quanti rimanessero ancora senza alloggio e a tutti gli sfollati del civico 7 potranno essere destinati in maniera più omogenea gli spazi nello stabile di piazzale Dateo. Rimangono comunque a disposizione di riserva gli altri alloggi che l'Aler ha offerto al Comune per questa emergenza.


Per chi volesse effettuare una donazione è sempre attivo il conto corrente numero 6152661134/08 ABI: 3069 - CAB: 1783 presso Banca Intesa, Tesoreria del Comune di Milano, via Silvio Pellico 16, filiale 2003. Nella causale va precisato che il versamento è a favore delle vittime di via Lomellina

22.9.06

Senza titolo 1453

BodyPart2.jpg



Prima di possedermi

graffio alta tela

Dilatata dal sangue e dal sudore.

Io monile

*

Dovuti ringraziamenti ad Arnyen

per avermi reso.


arnyen.splinder.com

21.9.06

Senza titolo 1452

Dopo un po’ impari la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un’anima. E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza.

Senza titolo 1451

Ecco cosa ci dicono i palestinesi ----

 



Questa la loro versione.....e ci chiedono la difusione..


Prima arrestano Moh'd Saleh, un palestinese di  23 anni. Tutto normale rispetto alla foto!!


 


 Poi lo fanno sedere a terra, sospettando abbia una bomba.  Tutto abbastanza normale, no?


 


 Lui è ancora a terra, loro fanno domande ad un secondo palestinese sulla scena. Sembra che lo abbiano immobilizzato, avendo il completo controllo della situazione.


 


 Non è abbastanza?  OK!! Adesso devono spogliarlo per assicurarsi che non abbia esplosivo addosso. Da quel che possiamo vedere è praticamente nudo a terra, (almeno hanno la decenza di lasciargli le mutande), è ovviamente disarmato ed impotente, non c’è alcun segno di resistenza e tanto meno una bomba. Quindi cosa farebbe un paese democratico come Israele, che afferma di rispettare la vita e la dignità umana??? Lo imprigiona??


 


  L’immagine parla da sola!!!!


 


 La minima cosa che puoi fare, mentre te ne stai seduto comodamente sulla tua poltrona, è di mandare questo documento a tutte le persone che puoi, specialmente agli occidentali, così che possano avere una pallida idea di quello che stanno passando i palestinesi!!


            E invece NO!!!


VEDI SERVIZIO ANTIBUFALA


http://www.elettrosmog.com/orrore/


 


20.9.06

Senza titolo 1450

Lo che  questo  è un post  da soluzioni   ma   causa  dei diversi impegni  preferisco  scriverlo qui  .

 Non solo riporta i collegamenti con  scritti su file  openoffice.org   o openoffice.org witer   ma  quando vado a correggere  cioè a fare modifica   con esplorer  mi riporta  anzi che  all'opzione cjhe richiedo all'opzione scrivi  con sotto  ( senza poterla  correggere  il testo  del post  che  voglio correggere  )

 quindi   anche i teti non evidenziati   alla fine del post  o quellim con  il solo link senza essere sottolineati sono  dei collegamenti ipertestuali  .

Senza titolo 1449






Da oggi , con questo post , inaugurerò una nuova categoria “ miti sfatati “ .per dimostrare che i miti e le leggende metropolitane sono labili ed ingigantiti ( come nel mio caso ne ho già accenato in questo blog ma che prima o poi lo riprenderò perchè mi stanno arrivando email in cui mi si chiede di chiarire e approfondire alcuni aspetti ) lo facciio con due storie .


la prima  è quellla sui Kamikaze Giapponesi che in realtà non erano sempre pronti alla morte
Infatti c'è uno studio di Emiko Ohnuki-Tierney Nata e cresciuta in Giappone, si è trasferita negli Usa e si è laureata in Antropologia. Ora è ricercatrice presso il Dipartimento di Antropologia dell’Università di Wisconsin-Madison. Ora nel suo libro La vera storia dei kamikaze giapponesi ( Kamikaze, cherry blossoms and nationalisms ) dimostra analizando le memorie ( diari , quaderni testimonianze dei familiarti ecc ) e documenti ufficiaòli che essi non volevano morie a tutti costi ma anche quali idee, quali passioni hanno spinto migliaia di giovani universitari giapponesi ad arruolarsi come volontari per le operazioni militari suicide (tokkotai) verso la fine della seconda guerra mondiale anche se la sconfitta del Giappone era ormai segnata? Con una spregiudicata militarizzazione dell’estetica e mediante la scientifica manipolazione di una cultura millenaria, il regime di Tokyo mise in atto un’operazione senza precedenti creando dal nulla una cultura basata su un feroce nazionalismo imperialista. Lettere dei piloti suicidi, documenti segreti, brani poetici e di propaganda ci riportano ad uno dei momenti più drammatici della storia del Novecento. Sull'inserto di Domenica di republica del 17\9\2006 qui per scaricarvi il pdf un ulteriore approffondimento
La seconda ( sempre dalla stessa fonte e sempre dallo stesso link per chi volesse leggersi l'articolo ) è questa :  Piras, l’emigrato mamoiadino, non era Peron  Un film documentario smonta una leggenda nata nel 1951 L’intera storia sarà raccontata dall'inserto della domnica di repullica ( vedere collegameno precedente )
C'è una teoria, sostenuta e argomentata da alcuni studiosi sardi (Peppino Canneddu: Giovanni Piras-Juan Peron : due nomi una persona, Gabriele Casula: Donde Naciò Peron? un enigma sardo nella storia dell'Argentina- 2004 Ed. Condaghes, Raffaele Ballore: El Presidente www.piras-peron.it ) secondo cui Perón sarebbe stato, in realtà, un emigrato
sardo ,tale Giovanni Piras di Mamoiada (  foto  a  destra  )  inventatosi natali argentini per sfuggire alla coscrizione durante la prima guerra mondiale .La notizia del Peron Sardo appare per la prima volta nel marzo del 1951  in un articolo a firma di un avvocato-giornalista di Mamoiada Nino Tola . Data e luogo di nascita sono in discussione anche in Argentina. L'anagrafe è contestata da Hipolito Barreiro che nella sua pubblicazione "Juancito Sosa, un indio Teuelche" del 2000-Buenos Aires sostiene che Juan Peron non è nato a Lobos l'8 ottobre 1895 ma a Roque Perez il 7 ottobre 1893. Recentemente è stato richiesto l'esame del DNA, non dai parenti del Piras (che non hanno mai avuto pretese sulla successione), ma dall'argentina Marta Susana Holgado, che ha promosso una causa presso la magistratura argentina sostenendo di essere figlia di Perón e reclamando una parte della sua eredità.. Ora si scoperta che tale cosa è falsa . La scoperta è stata fatta da una giovane regista, Chiara Bellini, e da uno dei pronipoti di Giovanni Piras, il nuorese Piero Salerno. Essa una lunga storia, cominciata nel 1951 quando su L’Unione sarda apparve un articolo dal titolo “Nato a Mamoiada il dittatore Peron ?”. 



La storia proseguì nel 1984 con la pubblicazione del libro del mamoiadino Peppino Canneddu “Giovanni Piras - Juan Peron, due nomi-una persona” e poi nel 2004 con l’uscita di “Donde naciò Peron?” del tonarese Gabriele Casula. Una storia sostenuta non solo da una serie di coincidenze sorprendenti, ma anche da numerosi testimoni oculari che, negli anni, hanno riconosciuto senza esitazione Giovanni Piras nelle fotografie del capo de los descamisados.
La scoperta è avvenuta durante la realizzazione del film-documentario “Identità - la vera storia di Juan Piras Peron”, realizzato dalla “Morgana srl” del produttore indipendente Francesco Scura che, a fine mese, sarà proiettato in prima nazionale a Nuoro.
Per realizzare il film-documentario, Francesco Scura, Chiara Bellini, Piero Salerno e la giornalista argentina Faustina Hanglin hanno trascorso, nell’estate del 2005, oltre due mesi tra la Patagonia e la Pampa, hanno interrogato decine di testimoni e visitato un’infinità di archivi e di cimiteri. A guidarli, le poche informazioni contenute nelle cinque lettere (le uniche superstiti di un carteggio ben più ampio) che Piras scrisse ai familiari tra il 1911 e il 1912.Il primo a pubblicarle fu Peppino Canneddu. Le prime quattro sono datate San Cristobal e l’ultima Tostado, due piccoli centri della provincia di Santa Fè. Piras scrive ai familiari di essere diventato un “macchinista di macchine” e di essere impegnato nellla costruzione di una linea ferroviaria . E’ stato questo l’indizio decisivo: ha consentito di individuare la compagnia per la quale Giovanni Piras lavorava e di risalire all’archivio storico. È emerso il fascicolo personale (con l’esatta data di nascita: 26 marzo 1891, il nome del padre, Antonio, e della madre, Marianna Massidda) e soprattutto si è scoperto che nel 1955 Piras presentò una domanda per la ricostruzione della carriera a fini pensionistici.
Secondo i sostenitori dell’identità tra l’emigrato e il dittatore argentino, lo scambio di persona doveva essere avvenuto attorno al 1920. Dalla ricerca è invece emerso che nell’anno successivo, cioè il 1921, Giovanni Piras si sposò.
Rientrati in Italia, gli autori del documentario hanno preso contatto con le anagrafi comunali dei diversi centri della provincia di Santa Fè che comparivano nel fascicolo della compagnia ferroviaria e, all’inizio dell’estate, hanno individuato il luogo dove Giovanni Piras visse.Due settimane fa, la conferma definitiva: una telefonata tra Piero Salerno e una delle sue zie argentine.Giovanni Piras non diventò Peron ma condusse una vita agiata ed ebbe tre figlie, tutte viventi, e morì il 15 giugno del 1959. Piero Salerno andrà a incontrare i parenti ritrovati quanto prima e, per questa ragione, mantiene ancora il segreto sul nome della città dove vivono e anche sul luogo dove si trova la tomba del prozio. A La Repubblica ha però voluto manifestare una speranza: «Mi auguro - ha detto - che non fosse peronista». Pero i miti si sa sono difficili da smentire percjhè oltre gli studi di cui parlavo prima c'è soprattutto dal fatto che è molto radicato nefglio abitanti di mamoiada  ( e   come  non dargli torto   vedere questa  foto  di J. Peron  e  confrontarla   con quella  sopra  riportata  di Piras   ) infatti come dice la nuova del 18\9\2006
<<


MAMOIADA.


Il paese respinge la tesi di un nipote-regista del «colonnello» Giovanni Piras I mamoiadini non credono alla rivelazione di un regista che presenterà un film-verità su Peron. Il film smonta la certezza che dietro il colonnello ci fosse Giovanni Piras emigrato dal centro nuorese. Poco conta che a documentarsi sia stato un pronipote di Giovanni Piras.La piccola patria dei mamuthones ha accolto con scetticismo la rivelazione che Giovanni Piras, emigrato in Argentina agli inizi del secolo scorso, e passato poi nella storia locale come Juan Domingo Peron, in realtà non era il capo dei descaminados dell’America Latina.Non vogliono proprio credere che dopo 30 anni di ricerche si sveli improvvisa un’altra verità. «La Nuova» e «La Repubblica» ieri mattina sono andati a ruba per un servizio sulle ultime scoperte fatte da un pronipote di Giovanni Piras, Piero Salerno, in un archivio della compagnia El Ferrocarril General Belgrano, presso la quale il giovane mamoiadino emigrato avrebbe lavorato. «Un ritrovamento emozionante» dicono Faustina Hanglin e Piero Salerno (che hanno realizzato un film sulla vera storia di Juan Peron, in uscita alla fine di questo mese), scrive Bellu. Si tratta della domanda di pensionamento di Giovanni Piras, nato a Mamoiada, figlio di Antonio Piras e Marianna Massidda, sposato con Errera Maria Marenco, dalla quale ha avuto due figlie, tuttora viventi. Tutto coinciderebbe tanto da far crollare tesi precostituite con anni e anni di lavoro sulla vera identità del generale argentino.
 Ma nonostante tutto oggi a Mamoiada si continua a credere alla prima versione dei fatti che vede un loro concittadino salire le scale del potere. E tanto mistero sulla sua improvvisa scomparsa viene giustificato proprio col ruolo che il giovane andò a occupare. «Quando gli altri emigrati sono rientrati in paese - dice Francesco Piras (figlio di un cugino in secondo grado del personaggio), oggi 96 anni - hanno raccontato dell’avventura del loro compagno. Sta bene - avevano detto - meglio di tutti noi. Ma per questioni di sicurezza non avevano potuto andare oltre perchè lo stesso Giovanni Piras avrebbe rischiato grosso già solo per aver dato una identità fasulla. Lui aveva cercato fortuna in “Bona agheras” - aggiunge tziu Franziscu - voleva chiudere con la vita del pastore che rendeva ben poco. Aveva dieci vacche che pascolava nella tanca di Janna e erru, tra Mamoiada e Nuoro, e a 18 anni decise di mollare e partire. La madre gli diede il suo anello in segno di ricordo e di fortuna. Scrisse e mandò pure dei soldi fino ad un certo punto - continua con trasporto l’anziano nipote - poi è sparito. Solo le notizie dei suoi compagni hanno rincuorato i parenti che iniziavano a pensare al peggio. Che motivo aveva Giovanni Piras - si chiede il vecchio - di nascondere la sua identità se non per motivi importanti tali da fargli rischiare pure la galera? Non aveva senso che sparisse perchè era affezionato alla sua famiglia d’origine». A pensarla come tziu Franziscu sono anche altri anziani. C’è chi ha pure parlato di indiscrezione nei confronti di Juan Peron che ha sempre cercato di occultare la propria identità. «Perchè dobbiamo essere noi a cercare di identificarlo, se da sempre lui ha deciso il contrario?». Ma ad essere scettici dopo la lettura dei quotidiani di ieri sono gli stessi ricercatori che da più di trent’anni hanno cercato di svelare il mistero. «Sono tanti gli elementi che portano lontano le due figure tra di loro - dice Raffaele Ballore - e in questa situazione, mi viene solo da sottolineare, che se Juan Peron non è stato il nostro Giovanni Piras è senza dubbio comunque un altro sardo. Il generale ha sempre esternato la sua sardità. Ci sono testimonianze che non si possono ignorare - aggiunge -. Peron parlava bene l’italiano, e nonostante il nonno lo fosse è impossibile che gli avesse insegnato la lingua tanto bene. Non ci resta che aprire un tavolo di confronto con gli storici con la speranza che prima o poi si riesca a chiudere definitivamente questa storia». Ad essere del tutto contrario a questa nuova teoria è il ricercatore Peppino Canneddu, autore del primo libro sul caso. Lui ritiene di aver appreso dell’esitenza delle due figlie di un certo Giovanni Piras dell’Iglesiente però, e non di Mamoiada. «Le ho pure conosciute - afferma Canneddu - e sono state loro ad affermare che la madre del padre era tale Melis e non Massidda. Erano pure rientrate in Sardegna qualche anno fa, erano curiose di conoscere la terra natale del genitore. Il certificato di matrimonio di questo Giovanni Piras e quello di morte parlano chiaro e cancellano ogni dubbio. Forse solo il test del Dna potrebbe dare una svolta alla vicenda». Che dire: un nuovo punto e a capo per tutti. A meno che Piero Salerno, non stupisca con altre scoperte.


>>
la terza
è invece la sfasamento di uno dei principaali miti degli Stati Uniti più precisamente quello della prima donna immigrata La sua statua, celebrazione dello spirito del pioniere, è vista da milioni di turisti.Ma l'irlandese che inaugurò il centro sull'isola non andò nel W est, andò a New YorNon fu Annie Moore a sbarcare a Ellis Island 114 anni fa: scoperta la vera eroina del Sogno americano. La leggenda smontata attraverso ricerche in vecchi archivi e su internet . Eccovi l'articolo da cui hopreso talòe news



<<


WASHINGTON - C'è una falsa santa sull'altare del sogno americano. La prima persona che sbarcò a Ellis Island e da lì si incamminò verso il nuovo mondo, non era quella che da un secolo la nazione celebra. Si chiamava Annie Moore ed era una ragazza irlandese di 15 anni. Con il cappellino premuto in testa contro il vento gelido della baia di New York, Annie raggiunse il West, la frontiera, il Texas e la leggenda.
Dal primo gennaio del 1892, quando "l'isola delle lacrime" fu aperta, la ragazza del West è divenuta monumento, letteratura, sillabario, culto, simbolo e soprattutto mito. Dunque, come tutti miti, un falso. La vera Annie Moore, non andò mai nel West, non raggiunse il Texas, non morì a 46 anni sotto un tram a cavalli come vuole l'agiografia ufficiale. Divenne la moglie di un fornaio a New York dove morì anziana e stanca, dopo avere messo al mondo 11 figli e raschiato la vita dell'emigrante senza soldi. Per centoquattordici anni, gli americani hanno venerato la ragazza sbagliata.
Maledetta internet, e maledetti revisionisti della storia, la ballata americana di Annie Moore si è sfarinata quando una ricercatrice di genealogie dal nome impossibile, uno di quei nomi che i bruschi funzionari di Ellis Island avrebbero certamente storpiato e anglicizzato per pigrizia, la signora Smolenyak Smolenyak (non è un refuso, è nata Smolenyak e ha sposato uno Smolenyak) si è voluta divertire a compiere qualche indagine su Annie Moore. Il New York Times, al quale la Smolenyak in Smolenyak ha raccontato la sua scoperta, spiega che molto presto la ricercatrice cominciò a sospettare che nel puzzle della eroina irlandese ci fosse qualche pezzo che non quadrava. Anche nella approssimativa anagrafe della fine Ottocento, soprattutto in quel Texas da poco divenuto Stato, le impronte della "ragazza del West" andavano in direzione diversa da quella celebrata nel folklore ufficiale.Può non sembrare una scoperta sconvolgente questo caso di "identità sbagliata" se non fosse che la vita e le avventure della ragazza di Cork, in Irlanda, che un rude marinaio gentiluomo fece passare avanti a tutti nella fila al marinaresco grido di "ladies first", prima le signore, era diventata un santino della mistica americana, come il tè inglese gettato a mare a Boston, il grido di "Gli inglesi stanno arrivando!" del ribelle Paul Revere, o la difesa disperata di Fort Alamo contro i Federales del generale Santa Ana. La statua di bronzo di Annie, cappellino in testa trattenuto da una mano e borsetta nell'altra dopo settimane di viaggio nella stiva del piroscafo "Nevada", erano vista dai milioni di turisti che compiono il pellegrinaggio della baia di New York sul Ferry, dopo la Statua della Libertà. Era additata ai fanciulli come l'incarnazione dello spirito del pioniere che si avventurava verso il West senz'altro capitale che il proprio coraggio e i propri sogni. Ogni anno, per le feste comandante dell'orgoglio nazionale, i discendenti e pronipoti texani di Annie Moore erano portati a Ellis Island - che nel 1954 chiuse i battenti e dal 1990 funziona soltanto come museo - ed esibiti come gli scrigni del dna che ha fatto l'America. Peccato che fosse la famiglia sbagliata.
Smontare la leggenda è stato facile. La "falsa" Annie Moore già viveva in Texas nel 1880, dunque non poteva essere la "vera" Annie Moore, la prima donna a Ellis Island, e fu inaugurata il primo gennaio del 1892.
La Annie vera aveva avuto un'esistenza assai più lunga, ma anche molto meno glamorous. Non aveva mai attraversato il fiume Hudson, quello che separa Manhattan dal resto del continente verso l'Ovest. Era stata inghiottita da quella New York che risucchiava immigrati per costruire sé stessa, secondo la celebre frase attribuita a un italiano: "Venni in America credendo che le strade fossero lastricate d'oro e ho scoperto che non erano affatto d'oro e che toccava a me lastricarle", mentre le loro donne facevano figli. Annie la cattolica ne aveva fatti 11, dei quali soltanto cinque erano sopravvissuti. Aveva sposato un fornaio nella East Side di Manhattan e morì di vecchiaia, nella propria coraggiosa miseria. Non travolta da un tram a cavalli come l'eroina del melodramma ufficiale, finta e sfortunata.
Naturalmente, è stata la potenza di Internet a infliggere il colpo mortale alla epopea della "fanciulla del West". Quando la Smolenyak, una Ceca di origine, fece appello ad altri curiosi e storici via il Web, in una settimana le arrivarono fotografie, documenti, certificati e reperti che stabilirono senza dubbio l'errore. E' stato un semplice caso di "identità confuse", quali certamente abbondano nel folklore e nella leggende in tutto il mondo? O la vita e i tempi di Annie Moore sono stati volutamente distorti per creare un apologo di propaganda popolare offerto alla mitologia del "sogno americano", come il falso aneddoto del piccolo George Washington "che non diceva mai bugie al papà" o del campione di football Pat Tillman, volontario nella guerra in Afghanistan ucciso dai Taliban, prima che si scoprisse che era stato in realtà abbattuto per errore da un commilitone che gli aveva sparato alle spalle.
Questo della "Annie sbagliata" è probabilmente un errore innocente, un mito gentile e non credo che la statua della ragazza con il cappellino smosso dal vento sarà abbattuta come un falso storico. Non doveva essere poi molto diversa, fisicamente, dalla "Annie vera" e in fondo la sua storia è ancora più bella e commovente dell'altra. Una vita negli slums di New York, tra italiani, irlandesi, polacchi, ebrei dell'est europeo, e 12 milioni di morti di fame che attraversano Ellis Island, richiedeva anche più coraggio che la traversata delle praterie. Tra i pronipoti della "vera Annie", oggi ci sono medici, avvocati, insegnanti e un economista che ha fatto fortuna. Il monumento è falso, ma il sogno americano per la contadina irlandese ha funzionato. Ci sono voluti 114 anni perché funzionasse, ma i poveri devono avere molta pazienza.


>>


  ( repubblica online del 15 settembre 2006 )


Questa storia mi ha fatto ricordare la storia di un mio lontano parente da parte di amdre che era emigrato per due anni in argentina e che proprio a Ellis Island come dice questo sito globalivision : << Oltre il 40 percento della popolazione americana, circa 100 milioni di persone, è diretta discendente di quei 22 milioni di immigrati che approdarono ai moli di Ellis Island, nella baia di New York, tra il 1892 e il 1924: la più grande migrazione mai registrata nella storia dell’umanita’ sino a che la Grande Depressione prima e l’aereo poi ridussero e diversificarono le modalita’ di ingresso. E tutti sono passati per questa isoletta, gemella di quella sulla quale poggia Miss Liberty, la Statua della Liberta’, oggi in vista di uno splendido panorama delle Torri del WTC e di Downtown Manhattan, e allora alla soglia del Paese del Burro e del Sogno Americano. Ellis Island non era niente più che una stazione di controllo sanitario e di identita’ che rigistrava arrivi alla media di 5mila al giorno con punte che raggiungevano le 10mila teste, una tappa obbligata prima che le masse si spargessero sul Continente. Genti di tutto il mondo che si mescolavano: l’origine del melting pot, il grande calderone della societa' multietnica, è qui. E oggi è anche su Internet all'indirizzo www.ellisislandrecords.com, oltre che sui computer del Center, un archivio di 22 milioni di nomi, appunto, completo di Paese di provenienza, città di partenza, nome della nave, e altre indicazioni personali. Tutto questo è il frutto del lavoro di centinaia di volontari Mormoni che hanno impiegato 5,6 milioni di ore per listare tutti i passeggeri arrivati in quegli anni.>> ( contiunua qui ) . Infatti è pèer questo c che essa sia “un antenato” di quello che oggi sonoi i Cpt per i migranti, istituiti i [ sic ] dal centro sinistra e e resi ancora peggiori con la Bossi-Fini del centro destra , come dimostra la storia di Ellis Island per chio fosse interessato la può leggere nel primo link riportato ala fine di questo post
Ora dopo avervi raccontato queste tre storie mi rendo conto che è sempre frustante e trista quando ti mettono indiscussione un mito o una leggenda ( come Babbo Natale o il topolino per denti che ti cadono ) ma è la vita e poi d'altronde eè meglio cosi perchè nella vita nulla è eterno e definitivo altrimenti si finisce come una barzelletta degli anni '70 \ 80 : << Pierino e la sorela : Nonna dove siamo nati ? Nonna ; i maschi sotto un cavolo e le femmine sotto una rosa . Pierino ( rivoolto ala sorella ) senti gli la diciamo al veriità o la lasciamo morire idiota ? >> . Inoltre tutto questo mi fa venire in mente : 1) il film “ il figlio di bakunin di Gianfranco Cabiddu del 1997 ; 2) un episodio della serie tv i Simpsons più precisamente
Lisa l'iconoclasta" qui ( in inglese ) e qui ( in italiano ) potete trovare dele news su questa puntata










APPROFONDIMENTI


Prima Storia



Seconda Storia



Terxza storia






Senza titolo 1448

L'ultimo fenomeno musicale: il pop cristiano











 

Look da pop star, modello di riferimento Jimi Hendrix. Repertorio che spazia dal rock al reggae, dal metal all'hip pop. E nomi sufficienti a mettere in guardia: Glorious, White Spirit, Karisma.

E' una nuova generazione di band, partita dagli Stati Uniti alla conquista dell'Europa, l'ultimo fenomeno musicale che sta destando l'attenzione dei più giovani: gruppi cristiani che lodano Dio in concerto.

In tempi di bricolage spirituale in cui la tendenza è costruire un rapporto con la divinità attingendo da più religioni, i nuovi evangelizzatori parlano di Dio nelle forme che piacciono ai giovani.

Negli Stati Uniti i gruppi rock cristiani sarebbero quasi 5 mila. Ma ormai dappertutto nomi come Clara Mill, Spear Hit e Steven Gunnell sono diventati familiari. In prima linea la Francia: proprio il paese europeo tra i più interessati dall'esodo giovanile dalle parrocchie.

Image L'album "Jésus, the best of the world in my life" dei Glorious, senza promo, senza il lancio di radio e tv, ha venduto più di 15 mila copie. Grazie a rassegne ad hoc, come il Radical Festival di Liévin e il Dieu est rock di Isère sono diventati popolarissimi.

E nonostante il pericolo, sempre presente, di non "approfondirne" i contenuti (ma questo è insito in ogni ambito) è da notare che tanti giovani, così come riportati dai media francesi, hanno espressioni similari, una per tutte quella di Anne Claire da Parigi (da RamDam, vostre guide de la musique):
"Bravo pour cette initiative d'apostolat par la musique!!! Ca marche et c'est génial!!!" [traduzione: Bravi per questa iniziativa di apostolato/evangelizzazione attraverso la musica! Funziona ed è geniale!].

Sono i Glorious. E il Papa li ha benedetti.

Sito ufficiale:
www.glorioustour.com


19.9.06

Senza titolo 1447

LE VOCI DENTRO...2006
SCADENZA LAVORI ENTRO 30 SETTEMBRE 2006

si può partecipare con quanti racconti si vuole. basta pagare 10 euro per il primo racconto e 5 per ogni successivo.lunghezza dei racconti: massimo 10 pagine. unica copia inviata per email: irenezago@tiscali.it

non c'è un tema per il concorso, nè un genere da rispettare.

MONTEPREMI

1' CLASSIFICATO 200EURO
2' CLASSIFICATO 100EURO
3' CLASSIFICATO 50EURO

QUOTA DI ISCRIZIONE 10 EURO DA VERSARE SU POSTEPAY 4023600400730174
INTESTATA A SPARAGNA IRENE

 GIURIA:

IRENE SPARAGNA- ODILIA LIUZZI- GIUSEPPE BIANCO- LUCIANO SOMMA-SANDRA CERVONE


PUO  DARSI CHE I PREMI VENGANO AUMENTATI IN BASE AL NUMERO DEI PARTECIPANTI

SARANNO AVVISATI TUTTI.
PREMIAZIONE ENTRO OTTOBRE 2006
LE NOTIZIE SI TROVERANNO ANCHE SUL SITO
www.irenesparagna.it

Senza titolo 1446

ascolto

 


 “Chi ascolta la mia parola e la mette in pratica non potrà mai perire. Egli è come un buon servitore che prende ordini dal padrone, li esegue e una volta eseguiti si rende conto di avere fatto bene ogni cosa, poichè quegli ordini erano stati valutati, presi in considerazione e quindi ciò che era da fare era stato passato a colui che doveva eseguirli. Ma ora  chi ascolta più la voce del padrone, quella voce così chiara e perfetta che vi è stata trasmessa attraverso la Mia Parola?


Non temete nulla quando la leggete e la mettete in pratica. Chi l’ha scritta non l’ha fatto di sua iniziativa, ma ha ascoltato a sua volta una voce molto autorevole, quella di DIO.


Nei tempi remoti, in quelli passati, in quelli attuali non c’è stato mai nulla da tenere più in considerazione. Và ascoltata, meditata e vissuta. Ma quale ricchezza in questo linguaggio! Non stanca mai e anche se le cose che dice, professa, sono cose antiche, sono sempre nuove.


Quanti insegnamenti e quante emozioni! Quello che oggi non ti dice nulla può dirti qualcosa domani a secondo del tuo stato d’animo, a seconda di come tu hai vissuto in passato o stai vivendo, il presente.


Se il tuo cuore è gioioso vive quanto di gioia ti dice, se sei triste vivi a secondo della tristezza che è in te quelle parole che però sono segno di grande speranza per l’oggi e il domani. Non temere mai.


Quando ce l’hai tra le mani il tuo cuore gioisce anche se tu puoi non sentirlo poichè quelle parole sono dettate dallo Spirito di Dio. Se poi tu inizi a metterle in pratica, poichè per ogni giorno che tu vivi c’è un argomento che ti riguarda, la tua vita sarà così lieta, così lieta anche nei momenti più tristi, perchè vissuti con il tuo Dio, non può essere diversamente.




  • Vieni o tu che sei disperata e leggi, vedrai ne trarrai grande beneficio. Vieni o tu che ti stai aspettando dalla vita cose grandi e c’è anche per te di cui abbeverarti.




  • E tu che sei triste perchè non sei rispettato da tuo figlio, leggi e comprendi, forse tuo figlio ha bisogno di essere compreso.




  • E tu che invece non hai un buon rapporto con la sposa o lo sposo leggi e metti in pratica, sottomettiti a ciò che dice questa Parola e vedrai che troverai il bandolo della tua matassa, perchè la vita ricominci con lui o con lei a sorriderti.




  • Oh! tu che non ti comporti troppo onestamente ricomincia e leggi, metti in pratica ciò che il tuo Dio vuole dirti. Incomincia tutto da capo, ama le persone che incontri, se le amerai non potrai più ingannarle, te ne riguarderai bene. Vedrai quanta gioia dopo.




  • E tu che parli male del tuo fratello leggi, metti in pratica e vedrai, scoprirai che anche tu hai peccato.




  • E tu che sei rissoso e te la prendi sempre con tutti, leggi e metti in pratica, cerca la serenità in queste parole che sono come rugiada che scendono sul tuo capo e ti donano la pace.




  • E tu donna che ti adorni di mille fronzoli, mille idoli e vai dalle fattucchiere, adora il tuo Dio perchè non ce n’è altro al di fuori di Lui. Lui sì che ti darà tanta pace, non prevederà come la cabala ma ti indicherà nel cuore la via da seguire.




  • E tu uomo che ti perdi in vizi e gozzoviglie, che scambi la notte per il giorno che ti prendi gioco di tutte le fanciulle che stanno intorno a te e a tutte prometti il matrimonio, vieni leggi e metti in pratica, vedrai come il tuo cuore si addolcirà di questa Parola e ti farà cambiare vita e con te la cambieranno le fanciulle che hai incontrate e diverrete amici.




Ascoltate o figli tutti la Parola del vostro Dio, non è parola comune,  parola da piazze anche se va  proclamata ovunque.


Non abbiate paura a farlo!  Io ve ne darò il coraggio, ma soprattutto le parole per proclamarla, ma prima leggetela, ascoltatela, vivetela voi.


Quando gli altri avranno constatato come voi la vivete, allora sarete loro di esempio, vi seguiranno, li amerete, vi ameranno per quanto avrete trasmesso di gioioso nel loro cuore.


Sono questi i tempi di proclamare a voce alta la mia Parola!


Essa trapassa ogni confine, giunge fino al midollo delle ossa e guarisce ogni cuore malato qualunque sia la  malattia e giunge poi anche al corpo, quel corpo, quei corpi ormai spesso malati. E’ medicina per tutti! Donatela e datela a chiunque, sia che ve la chiedano ma anche soprattutto se non ve la chiedono, questi ne hanno più bisogno.


Essa dice “ Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi ed io vi ristorerò. Prendete da me che sono mite e umile di cuore e avrete ristoro per le vostre anime”.


E’ questo che Io voglio fare per voi, ristorare le vostre anime!

18.9.06

Senza titolo 1445

Ieri ho visto a banari ( sassari ) , che  rimarra  aperta  ffino al 30 di questo mese ( per  chi volesse  visitarla  essa  ha  questi orari : dal martedì alla domenica 16.30/20 lunedì chiuso )  bella mostra di Salvatore fiume uno dei maestri del Novecento italiano . L’esposizione, nelle intenzioni dei promotori, costuisce un tentativo per «far realmente dialogare una piccola ma attiva realtà culturale come è Banari, il paese dove la Fondazione ha sede ed opera, con le più importanti città d’arte italiane nei dibattiti in cui la ricerca artistica è fonte di confronto, di crescita e di affermazione»(  dalla  nuova saregna  del 16\9\2006 )  .  Infatti l'intenzione dei curatori  della mostra  è talmente  riuscita   cheTale  Mi ha  tale affascinato da  fartmi rimanere  incantato per il suo modo di usare la contaminazione delle culture ( cosi  intendo la globalizzazione   non quella  neoliberista ed egoista di cui ha  parlato raccontando la storia di Paolo Brazzà vedere post  precedente ) .


Non riuscendo  vista  l'emozione  suscitata   dal rimanere senza  parole che  riporto  quanto dice  nel  depliant   della mostra   Antonio Carboni  del  Comitato Scientifico Fondazione Logudoro Meilogu   associazione  che  ha curato la mostra    e  cura  il recupero e  lo spopolamento del paese   (  trovate sotto   l'url   e  come  contattarli  ) : <<  (...] Un artista contemporaneo che nel corso di tutta la sua poliedrica attività di pittore, scrittore, scultore, ceramista e scenografo, ha sempre ricercato un dialogo sia con il suo tempo che con i modelli della storia dell'arte internazionale: da Piero della Francesca e Paolo Uccello, gli   amati modelli del Quattrocento, a Picasso e de Chirico, espressione massima delle inquietudini del secolo appena trascorso. Un artista vero, anticonformista, aperto al confronto tra mondi e culture differenti, distanti nello spazio e nel tempo, esploratore instancabile di modi espressivi originali, incurante delle mode effimere, amante delle donne, ricercate nei luoghi esotici di origine, in cui possono  ancora sprigionare intatto tutto il loro fascino, per essere ritratte  come antichi modelli femminili del passato. Un simbolo esemplare di come l'artista contemporaneo possa talvolta allontanarsi dai [  da quello che  critici severi   chiamano   ]  clichés abituali che lo vogliono unicamente intento a dipingere se stesso e le proprie nevrosi, riuscendo ad osservare mirabilmente la realtà che lo circonda e ad interpretarla con visioni metafisiche che riecheggiano  il passato . Modernità e tradizione si fondono spesso in Fiume ed è    il difficile dire dove finisca l'una e dove cominci l'altra. [...] La mostra,allestita grazie alla preziosa collaborazione dei figli del Maestro, Laura e Luciano, e della prestigiosa Galleria Artesanterasmo di  Milano, intende essere un omaggio alla produzione di Fiume con  un ottantina di opere dagli anni '40 agli anni '90. Disegni, olii,  sculture e bozzetti ripercorrono il lungo e variegato percorso creativo del maestro. In un avvincente viaggio iniziatico alla scoperta degli stilemi dell'artista siciliano, i visitatori avranno modo di ammirare sia le architetture antropomorfe delle Città di Statue degli anni '40 e '50, nate dalle influenze rinascimentali italiane e dalle suggestioni   metafisiche di de Chirico, che l'universo femminile del Maestro  cosmopolita e sensuale, ritratto con tonalità e sfumature articolarmente suggestive e ricercate con cura in tutti i continenti.Anche in questo, come sempre, l'artista sembra prefigurare il futuro,un mondo in cui le differenze razziali e culturali sono abolite di fronte .alla contemplazione estatica di una bellezza primordiale, espressa con una gamma cromatica anch'essa cosmopolita, che attinge da ogni   nazione qualcosa di nuovo e di unico. Interessante infine lo spazio   dedicato al ciclo degli anni '80, " Le ipotesi ", in cui Salvatore Fiume rende a sua volta omaggio ai suoi maestri, da Raffaello a Picasso, - intessendo dialoghi immaginari tra luoghi e personaggi della sua  produzione e quelli degli artisti citati. [...]  >>      
Poi  dopo la mostra  ho ascoltato  , nella chiesa  di cuio non ricordo il nome   , visto che le prevvisioni meteo   non permettevano un concerto all'aperto  il con certo  di Franca  Masu (  foto  qui a
destra tratta dal suo sito  ) .
La manifestazione è stata organizzata nell’ambito della mostra dedicata a Salvatore Fiume. Rassegna che finora sta riscontrando notevole successo . Essa è  una cantante  dalla  voce  struggente ,  che  ha  trovato la sua  via  nel genere del  fado  e in quello  della bossa nova  ma  viste le potenzialità  vocali e  gli ottimi musicisti    che ha  preso con se e visto  le  collaborazioni  fatte ed in cantiere  ( a  questo  proposito  rimando al suo  sito  ufficale    da  cui  e tratta  questa  foto  )   potrebbe  rielaborare    tali generi musicali  e non limitarsi  come   fin ora sto facendo  con i   dischi fin   qui fatti  . Solo cosi uscendo  dall'imitazione   di tali muisiche  o gneri musicali   e uscendo  dal suo localismo ( senza   ovviamente   rinunciare ad  esso  )   che  quello di Alghero  e dell'isola  linguistica  che è il catalano  diventerà  grande  come  Elena Ledda ( qui delle news  su di lei ) che  è oltre ad esere  sarda è una delle voci più importanti della scena tradizionale italiana




RIFERIMENTI




fondazione  logudoro -meilogu  via marongiu 30 Banarii (sassari ) www.fondazionelogudoro.com per chi è telemativco eccovi  l'email fondazionelogudoro@tiscali.it ; fonlogmejlogu@tiscalinet.it telefono \ fax  079\826270







 P.s
probabilmente  a causa  di conflittualità fra la piattaforma   di splinder e  linux  Mandrake   anche  le parole  in neretto sono dei collegamenti ipertestuali 




17.9.06

Senza titolo 1444

Non aspettare!

 


C'era una volta un ragazzo nato con una grave malattia, una malattia di cui non si conosceva la cura. Aveva raggiunto l'età di 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento. Aveva vissuto sempre in casa sua, con l'assistenza di sua madre.
Stanco di stare in casa, decise un giorno di uscire, almeno una volta. Chiese il permesso a sua madre. Lei acconsentì. Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi. Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età. Fu amore a prima vista. Aprì la porta ed entrò guardando nient'altro che la ragazza. Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c'era la ragazza. Lei lo guardò e gli chiese sorridente: "Posso aiutarti?". Egli stava già pensando che quello era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita. Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla. Balbettando le disse: "Si, eeehhhmmm, uuuhhh...mi piacerebbe comprare un CD". Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. "Vuoi che te lo impacchetti?" - Chiese la ragazza sorridendo di nuovo. Egli rispose affermativamente annuendo. Lei andò nel magazzino, tornò con il pacchetto fatto e glielo consegnò. Lui lo prese ed uscì dal negozio.



 Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd. Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell'armadio. Egli era molto timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva. Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio.
Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione. Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopodichè uscì di corsa dal negozio. Qualche giorno dopo squillò il telefono a casa del ragazzo. La mamma rispose al telefono: "Pronto?". Era la commessa del negozio di musica che chiedeva di suo figlio. La madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: "Non lo sai?... è morto ieri!".
Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo. Decise di iniziare guardando tra la sua roba. Aprì l'armadio. Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati. Non ce ne era nemmeno uno aperto. Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo; facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica. La madre lo raccolse per leggerlo. Diceva: "Ciao!!! Sei bellissimo! Ti andrebbe di uscire con me?? TVB...(ti voglio bene) Sofia". La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa.


 


Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno quello che senti.


Dillo oggi stesso. È fondamentale e forse indispensabile per il fratello.


Non aspettare più. Dì a tutti che li ami, che sono "speciali" per te,


perché figli dello stesso Padre e tuoi fratelli.


Domani potrebbe essere troppo tardi.


A volte basta un gesto, una parola d'amore, per cambiare la vita al fratello


o solo per rendergliela almeno un po' più gradita.

Senza titolo 1443

Clock2.jpg


A terra frasi di circostanza.


Ditemi cosa vedete nell'intenzione.


Sorveglio.


Muto è il tempo


come l'Impiccato che in me piange.


A cavalcioni sorveglio!



RESUSCITO nell'antologia “Poesie Italiane” a cui hanno partecipato 650 autori da tutta Italia e alcuni dall’Europa e dal Nord e Sud delle Americhe edito dalla casa editrice Aletti.


ISBN 88-7680-119-7


Recensione:


http://www.alettieditore.it/orizzonti/lions/lions.htm

16.9.06

Senza titolo 1442


Se vuoi mettere questo banner sul tuo sito copia il seguente codice HTML