4.1.07

Senza titolo 1558



due storie diverse ma unite dallo steso destino

La prima  è  La storia di Giampiero, ucciso dall'indifferenza



Giampiero Mariossi aveva 56 anni era nato in Sardegna ma da anni viveva a Roma. In carcere, come ha  denuciato poi Angiolo Marroni, garante regionale (del Lazio) dei diritti dei detenuti, non ci doveva stare. E non ci voleva stare. Per questo motivo, alla fine si è ucciso usando il lenzuolo del letto dell´infermeria in cui era ricoverato.
Giampiero da anni doveva fare i conti con una serie di malattie gravi che gli rendevano la vita impossibile. A minare il fisico la cardiopatia dilatativa, il morbo di Parkinson, gastrite cronica e inoltre quel tragico passato di ex alcolista e tossicodipendente. A Rebibbia stava scontando pene per reati collegati alla droga e sarebbe uscito dal carcere nel 2010. I suoi legali avevano pure chiesto l´applicazione delle pene alternative proprio per fronteggiare le cattive condizioni di salute. L´uomo, che non aveva neppure una famiglia e una casa dove andare, è rimasto in carcere. Ai primi di dicembre si è impiccato con un lenzuolo alle grate dell´infermeria. A lanciare l´allarme un altro detenuti ricoverato in infermeria. Quando sono arrivate le guardie non hanno potuto fare altro che constatarne la morte. Una tragedia che, come ha scritto subito dopo il garante regionale per i detenuti Angiolo Marroni, si sarebbe potuta evitare. «Da tempo Giampiero, doveva essere da tutt´altra parte - ha scritto in un comunicato -. Avrebbe potuto godere di misure alternative alla detenzione, ma non aveva un posto dove andare. Abbiamo segnalato più volte il suo caso, ricevendo solo risposte burocratiche, silenzio e indifferenza». Richieste cadute nel vuoto, che alla fine avrebbero spinto il detenuto ad uscire di scena nel modo più tragico. «Quel detenuto non doveva stare in carcere - è stata la presa di posizione della Cgil - una persona con quelle patologie deve avere la possibilità di essere curata anche perché in carcere non ci sono gli strumenti per poter intervenire concretamente».


 

l'altra  sono Storie dalla ricca America dove ammalarsi è un lusso







 new york, povero (ansa)In Italia si parla di malasanità. In America soffrono tutti, ricchi e poveri. Maria Santiago, una madre nubile di New York, nel 1998 è andata in ospedale per mettere al mondo il suo bambino e ha dovuto impegnarsi a pagare a rate tremila dollari: meno di un terzo di quello che costerebbe oggi un parto. «Sono una donna delle pulizie - racconta - e guadagno dieci dollari l´ora. Da otto anni tiro la cinghia ma sono ancora indebitata».
Maria è poverissima e forse il suo permesso di soggiorno non è in regola. Nel suo caso i meccanismi dell´assistenza sociale non sono entrati in azione. Prendiamo allora in esame una personalità ricca e famosa: il professor De Bakey, forse il più celebre cardiochirurgo del mondo. Si è fatto operare dagli allievi nella sua lussuosa clinica a Houston. Il conto per la degenza supera il milione di dollari e l´assicurazione rifiuta di rimborsarlo.
Gli Stati Uniti sono il solo Paese ricco che non riconosce il diritto alla salute. Per chi può pagare sono disponibili le strutture sanitarie più avanzate del mondo. Per gli altri niente. Invece di costruire nuovi ospedali, il governo federale e i 50 Stati forzano alla chiusura quelli che esistono, e in gran parte rimangono vuoti perché il prezzo dei ricoveri è dissuasivo.
Sulla lista nera è finito l´unico ospedale italiano di New York, dedicato a madre Cabrini e gestito dalle suore cattoliche da 114 anni. L´amministrazione del governatore Pataki ha deciso che nello Stato ci sono troppi posti letto e ha ordinato la chiusura di 16 ospedali, tra cui il Cabrini che ha 450 posti.
BERLUSCONI E GLI ALTRI - Non per nulla Silvio Berlusconi ha deciso di farsi operare da uno specialista italiano a Cleveland nell´Ohio. Se lo poteva permettere. Nelle cliniche degli Stati Uniti affluiscono pazienti danarosi da ogni parte del mondo, ma per gli americani non è garantita l´assistenza di base. Dal censimento del 2005 risulta che 47 milioni di cittadini, poco meno di un quinto della popolazione, sono privi di assicurazione sanitaria. In questa condizione si trovano 7 milioni di persone in più rispetto all´anno duemila.
BEATI I POVERI - Il governo federale americano spende per la sanità una percentuale del prodotto interno lordo superiore a quella di paesi come Francia e Germania, che forniscono ai cittadini servizi molto superiori. Non può contare sul calmiere del settore pubblico e deve pagare esorbitanti prezzi di mercato per le categorie a cui provvede: i poveri e gli anziani. Infatti chi ha compiuto 65 anni e ha versato almeno dieci anni di contributi ha diritto a Medicare, l´assistenza sanitaria per gli anziani, che rimborsa gli onorari dei medici ma non le medicine. Medicaid, la mutua degli indigenti, è riservata alle famiglie con un reddito inferiore a 15 mila dollari l´anno, il livello ufficiale della povertà. Sta peggio di tutti chi guadagna poco più di così e deve pagare medico e medicine.
LARGO AI PRIVATI - L´organizzazione mondiale della sanità, in una classifica dei sistemi sanitari, pone gli Stati Uniti al trentaquattresimo posto, dopo tutti i paesi europei compresi quelli dell´Est. Visti i prezzi proibitivi, si rivolge al medico soltanto chi è in condizioni di emergenza e il numero degli ospedali è in continua diminuzione. Nel 1980 in America c´erano circa quattromila cliniche private, che per effetto delle continue fusioni sono diventate 3750. Gli ospedali pubblici erano 1800 e oggi sono poco più di mille.
IL CASO DI WASHINGTON - Uno degli ultimi a chiudere è stato il «District of Columbia General Hospital», unico ospedale pubblico di Washington, che da due secoli curava tutti, ma in particolare i poveri e i neri. Il comune non poteva più sostenere le spese e lo ha dato in gestione a un consorzio privato, che ha immediatamente eliminato i reparti da cui non si poteva aspettare profitti. Washington è una delle città più povere e peggio amministrate del mondo. Nei quartieri del sud est, dove nessun bianco mette piede dopo il tramonto, ci sono condizioni di vita da terzo mondo. La mortalità infantile è del 12,5 per mille, il doppio rispetto alla media nazionale, l´aspettativa di vita è inferiore ai 60 anni. Negli ultimi tempi l´ospedale pubblico era diventato una corte dei miracoli, con una pittoresca clientela di senza tetto, di madri nubili indigenti, di disoccupati in cerca di un pasto caldo e pregiudicati in libertà provvisoria. Cinquanta anni fa i ricoverati erano in media 1600, al momento della chiusura erano 119.
HILLARYCARE - Nel 1991 Bill Clinton fu eletto presidente grazie alla promessa di una riforma sanitaria, e per la prima volta dagli anni 60 il suo partito ottenne la maggioranza assoluta alla Camera e al Senato. Il progetto si scontrò immediatamente con una ovvia difficoltà: la sanità non è mai gratis, quello che non si paga subito si pagherà con le tasse. Il nuovo presidente affidò la riforma all´ambiziosa moglie Hillary, che riunì un gruppo di intellettuali scelti per l´impostazione ideologica più che per l´esperienza nel settore. Dopo un anno di riunioni a porte chiuse, il 22 settembre 1993 Hillary presentò al Congresso un disegno di legge di mille pagine, che avrebbe obbligato i datori di lavoro a pagare l´assicurazione per tutti i dipendenti. La sanità restava in mani private ma sottoposta a regole e controlli minuziosi. Il piano, ribattezzato con derisione «Hillarycare», suscitò una levata di scudi. Al Congresso la maggioranza democratica si unì all´opposizione. Il 26 settembre 1994 George Mitchell, capogruppo democratico al Senato, annunciò che il piano di Hillary non sarebbe stato preso in considerazione.
UN MEDICO ITALIANO - Mentre a Washington i politici evitano il problema come un campo minato, a Chicago un medico italiano si è dato da fare. Serafino Garella, nato a Biella in Piemonte e laureato a Pisa, è primario nel General Hospital della città ma dedica il tempo libero al Community Health Center, dove viene curato gratis chi ha un reddito inferiore a 30 mila dollari l´anno. «L´America - spiega- è stata generosa con me e io cerco di sdebitarmi. Ho capito che potevo dare un contributo quando è venuto da me un uomo con la tiroide mostruosamente ingrossata. La malattia, trascurata, si era aggravata fino a fargli perdere il lavoro. Quando non ha avuto più soldi per l´affitto, l´uomo è stato buttato fuori di casa. È venuto da me coperto di stracci. Ho accettato di curarlo gratis. In tre mesi è guarito e con il lavoro ha ritrovato la dignità».
IL PREZZO DI UNA VITA - Gli esempi citati dal dottor Garella stupiscono chi non vive in America: una paziente con un nodulo al seno, che aveva soltanto 3 dollari e cercava di procurarsene 28 per una mammografia; una bambina di 4 anni uscita dal delirio dopo una semplice terapia di antibiotici che i genitori non si sarebbero potuti permettere. Il Community Health Center assicura 15mila visite l´anno. Tutti i medici lavorano gratis, per il resto del personale e le spese di gestione servono 600mila dollari l´anno, raccolti da benefattori privati. «Finalmente - annuncia Garella - abbiamo trovato i soldi per un laboratorio dentistico. Diventare più grandi non ci dà gioia. Il giorno più bello per me sarà quello in cui potremo chiudere, perché anche in America ci sarà una copertura sanitaria per tutti».


queste due  storie mi riportano alla mente una canzone dela mia infanzia \ adoleascenza  .
 Essa   racconta : << la storia 
connessa con la sua presunta amicizia con un noto bandito italiano del tempo: Sante Pollastri, il quale, novese, era anche un grande tifoso del campione. Ricercato dalla polizia, Pollastri era sempre riuscito a farla franca ed era infine espatriato rifugiandosi a Parigi, dove incontrò Girardengo in occasione di una sei giorni. Il colloquio tra Pollastri e Girardengo fu anche oggetto di una testimonianza che il Campionissimo rilasciò al processo al bandito dopo la sua cattura ed estradizione. L'episodio ispirò  la canzoine   "Il bandito e il campione ", testo e musica di Luigi Grechi (nome d'arte di Luigi De Gregori, fratello di Francesco), portata al successo da Francesco De Gregori (1992/1993). >> news tratta dala voce sante pollastri  in wikipedia italia    Ecco testo

Due ragazzi del borgo cresciuti troppo in fretta
Un'unica passione per la bicicletta
Un incrocio di destini in una strana storia
Di cui nei giorni nostri si è persa la memoria
Una storia d'altri tempi, di prima del motore
Quando si correva per rabbia o per amore
Ma fra rabbia ed amore il distacco già cresce
E chi sarà il campione già si capisce.
Vai Girardengo, vai grande campione !
Nessuno ti segue su quello stradone.
Vai Girardengo ! Non si vede più Sante
È dietro a quella curva, è sempre più distante
E dietro alla curva del tempo che vola
C'è Sante in bicicletta e in mano ha una pistola
Se di notte è inseguito spara
E centra ogni fanale
Sante il bandito ha una mira eccezionale
E lo sanno le banche e lo sa la Questura
Sante il bandito mette proprio paura
E non servono le taglie e non basta il coraggio
Sante il bandito ha troppo vantaggio
Fun antica miseria od un torto subito
A fare del ragazzo un feroce bandito
Ma al proprio destino nessuno gli sfugge
Cercavi giustizia ma trovasti la Legge
Ma un bravo poliziotto
Che conosce il suo mestiere
Sa che ogni uomo ha un vizio
Che lo farà cadere
E ti fece cadere la tua grande passione
Di aspettare l'arrivo dell'amico campione
Quel traguardo volante ti vide in manette
Brillavano al sole come due biciclette
Sante Pollastri il tuo Giro è finito
E già si racconta che qualcuno ha tradito
Vai Girardengo, vai grande campione !
Nessuno ti segue su quello stradone
Vai Girardengo ! Non si vede più Sante
È sempre più lontano, sempre più distante
Sempre più lontano, sempre più distante...



Senza titolo 1557

 dall'unità del  3\1\2007 Anatema vaticano: il Rock è l´Inferno Roberto Brunelli


Sappiate che Satana s´annida nelle camerette dei vostri figli, là nello scaffale dei cd, nei meandri dei loro computer, nelle radioline e in quel minuscolo oggetto, l´iPod, che avete regalato loro a Natale. È nell´aria, Satana, nelle canzoni, nella musica, pervade il nostro presente… ebbene sì, il Vaticano è tornato a puntare il ditone accusatore contro il rock e i suoi derivati, accusati di esprimere il Maligno, Belzebù, il Peccato, che si diffonde nell´aere un po´ come fosse l´invasione degli ultrasuoni. «Il Male»: indubitabile, rumoroso, dionisiaco, terrificante, corruttore, lascivo. Il Male? Che dico il Male, peggio: l´Inferno! Sì, proprio quello dantesco, quello descritto dal Sommo Poeta, quello amato da Benigni, quello lì, terribile, fuoco e fiamme, dove i peccati si scontano per l´eternità, quello non può che essere rappresentato dalla musica rock, dall´heavy metal, dal punk… roba di frastornanti chitarre elettriche e tamburi selvaggi, che riecheggiano a tutte le ore dai dischi dei vostri ragazzi.
Voi forse credete che stiamo parlando di qualche esorciccio buono per andare a Buona Domenica, e invece la teoria è di monsignor Marco Frisina, direttore del centro liturgico del Vicariato di Roma e della Cappella Lateranense. Vatican City, insomma. «Il rock l'ho messo all'inferno perché il rock è il nemico», ha dichiarato perentorio costui, ieri alle agenzie di stampa. E ancora: «Il rock se non è proprio il male è comunque espressione del male».
Il fatto di rilievo è che le parole di monsignore riecheggiano quelle pronunciate dal suo superiore, papa Ratzinger, quand´era ancora prefetto della Congregazione della dottrina della fede: il rock è «espressione di passioni elementari, che nei grandi raduni di musica hanno assunto caratteri culturali, cioè di controculto, che si oppone al culto cristiano». E ancora: «Il rock deve essere purificato dei suoi messaggi diabolici», dichiarò l´attuale pontefice nel 1996. L´altro fatto di rilievo è che il suddetto monsignore è autore della colonna sonora di una Divina Commedia versione musical che debutterà a novembre a Roma con un cast degno della più sfrenata «Hollywood Babilonia»: una ventina tra cantanti e attori, 30 ballerini e più di 50 comparse. E l´ha pensata bene, il monsignore.
Punk (come quello dei Sex Pistols o dei Dead Kennedys, padre?) e heavy metal (come i Black Sabbath o come Marilyn Manson?) per descrivere l´Inferno: «Proprio perché la dimensione satanica del rock esprime meglio di qualunque altro genere la lacerazione, il conflitto, il dolore profondo dell´inferno», come dice, tutto contento, Frisina. Che è uno che se intende, visto che ha scritto lui le colonne sonore di fiction come, tra le altre, Papa Luciani, il sorriso di Dio e San Pietro. E ci ha pensato tanto bene, il nostro, che il Purgatorio nel suo musical è descritto con i canti gregoriani, mentre il Paradiso esplode nella magnificenza classica e sinfonica, in una sorta di vero e proprio apartheid musicale che si credeva ormai obsoleto: la tradizione classica ed europea è il Bene, quella di derivazione afro-americana, che tanta parte ha avuto nella definizione stessa di Novecento, il Male.
Poveri rockettari, non tira una buona aria. È recente la questione della deportazione del Concerto di Natale dal Vaticano a Montecarlo: un appuntamento pop inventato da Wojtyla e rinnegato dal suo successore, notoriamente avverso alle musiche giovanili, anche se rappresentate dalle più rassicuranti Laure Pausini o dai meno satanici Gigi D´Alessio (il che, oltretutto, è questione di punti di vista). Lo stesso Padre Frisina dichiara che l´ispirazione per la sua Divina Commedia in musical gli è venuta proprio dalla prima enciclica del Papa, «Deus caritas est», in cui veniva citato il XXXIII canto del Paradiso. Ovviamente, il monsignore e il suo superiore non sono i primi a prendersela con rock e compari lascivi: «messaggi satanici» sono stati rinvenuti, tanto per citare gli esempi où celebrati, nelle canzoni e negli ancheggiamenti zozzi di Elvis, dei Beatles, dei Led Zeppelin, di Marilyn Manson, ovviamente dei Rolling Stones (..beh, Jagger e Richards ci hanno messo anche del loro, con Sympathy for the devil). Ed è ben nota la preferenza di Benedetto XVI – cui non a caso il musical di Frisina è dedicato - nei confronti di Bach e di Mozart, sia pur allegramente sorvolando sulle implicazioni eversive di quest´ultimo (massone, rivoluzionario e sboccato, come tutti sanno).
Ma in questo caso la cosa curiosa è che quello del monsignore è un corto-circuito tutto interno alla cultura pop … Via, monsignore, un musical sulla Divina  Commedia? Come Cats o Bulli & Pupe? Una rivista con cantanti e sfrenati ballerini, «compresi importanti nomi internazionali»? E poi, che vogliamo fare con i milioni di afroamericani che cantano il gospel – da cui sono nati il blues, il soul e dunque il rock - invocando il Signore? Tutti all´inferno, insieme ai nostri ragazzi e ai loro Ipod? 
PS.
 Scriveva anni fa Joseph Ratzinger: «Il rock vuole liberare l'uomo da se stesso nell'evento di massa e nello sconvolgimento mediante il ritmo, il rumore e gli effetti luminosi, facendo precipitare chi vi partecipa nel potere primitivo del Tutto, mediante l'estasi della lacerazione dei propri limiti». Che dire? Una splendida definizione di rock: si vede che se ne intende, Vostra Santità.
 ed  proprio questo articolo mi  và  venire in mente la  canzone  dei  Morte di una poeta modena city  che  funge da  colonna  sonora del  post

 Morte di un poeta 
Se dovessi cadere nel profondo dell'Inferno dentro un fiume nero come l'inchiostro
rotolare perduto tra i sacchi di immondizia in un baratro senza ritorno,
Se dovessi sparire nei meandri della terra e non vedere più la luce del giorno
ma è sempre soltanto la stessa vecchia storia e nessuno lo capira'
Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi
nelle vie di New York il poeta  è da solo e nessuno lo salvera'
Nel distretto 19 la vita corre svelta tra i palazzi e i boulevards di Parigi
gli emigrati che ballano ritmi zigani si scolano le nere e le verdi
lo sdentato inseguiva le ragazze straniere dai cappelli e dai vestiti leggeri
ma è sempre soltanto la stessa vecchia storia e nessuno lo capirà .
Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi
nelle vie di Parigi il poeta è da solo e nessuno lo salverà
Vecchia sporca Dublino per un figlio che ritorna sei una madre che attende al tramonto
con la puzza di alcool coi baci e le canzoni per chi è stato un prigionero lontano
c'è una bomba e una pistola, un inglese da accoppare e una divisa dell'esercito in verde
ma è sempre soltanto la stessa vacchia storia e nessuna lo capirà .
Ma lasciatemi qui nel mio pezzo di cielo ad affogare i cattivi ricordi
nelle vie di Dublino il poeta è da solo e nessuno lo salverà

Senza titolo 1556

Kuroi ame (La pioggia nera)
Da molti anni a questa parte, Shizuma Shigematsu, che abitava nel villaggio di Kobatake, sentiva su di sé un pesante fardello per via di sua nipote Yasuko. Aveva la sensazione che, come negli anni passati, anche per quelli a venire avrebbe dovuto sopportare questo peso indescrivibile che raddoppiava, triplicava, il carico delle sue responsabilità. La ragione era semplice in apparenza: Yasuko non aveva prospettive di matrimonio. Alla fine della guerra si era diffusa la voce che lei, in quanto membro del contingente femminile, aveva lavorato nelle cucine del Corpo ausiliari della Seconda scuola media della città di Hiroshima. Perciò gli abitanti di Kobatake, che si trova a circa centosessanta chilometri a est di Hiroshima, dicevano che Yasuko era rimasta vittima della bomba atomica. Shigematsu e sua moglie, aggiungevano, tenevano nascosto il fatto che fosse malata. Per questa ragione non c'era nessun matrimonio in vista. Le persone, che nella prospettiva di sposarla, venivano a prendere informazioni dai vicini, non appena sentivano questa diceria, diventavano evasivi e rompevano le trattative.
Masuji Ibuse (1898-1993)

Senza titolo 1555

Salviamo il nostro sentimentalismo


dal piccone dissacratore


anche se -- dopo --


spesso ci accorgiamo


che è goccia          d'ormone spremuto.

3.1.07

VORREI VIVERE DI VENTO VORREI VIVERE DI MUSICA

VORREI VIVERE DI VENTO


 VORREI VIVERE DI MUSICA


Al buio


su un lago


ghiacciato,


non vedo le sponde,


solamente


la superficie ghiacciata.


Mi sento perduta,


morirò assiderata,


lui è accanto a me,


lo adoro,


è morto cosi


stringendo tra le dita


il suo violino adorato,


lo stringe con tale forza


che è impossibile


separarlo dal violino


ed io mi avvinghio a lui:


il mio uomo adorato.


 


 


 


VI AMO MASCHIONI



ANA POMPINARA

Senza titolo 1554

 A tutti\e coloro che cercano  l'utente  pompinaraana   la  trovano  a causa  della politica  ambiqua  di splinder   sui i blog  , su   questo  nuovo  nik ,    su  quest'altra  pagina   www.amaimaschioni.splinder.com

Senza titolo 1553

la Mostra di Pittura di Mani Tese

(l'Epifania... tutte le ingiustizie si porta via?) 

 

Il Natale è passato, il Capodanno pure... rimane sola soletta, vecchia e poveretta, la Befana.


Ci porterà, lo sappiamo, tanto tanto carbone... che oltretutto inquina...


Ma se riuscissimo invece ad essere un pochino più giusti, più solidali con chi è meno fortunato di noi?


Se capissimo che il mondo comincerebbe a cambiare se noi cominciassimo a cambiare?


Di tutto ciò che di ingiusto succede, chiediamoci: ci posso fare qualcosa?


Nella critica coerente al sistema del consumo sfrenato (e degli sprechi), che genera le guerre, gli sfruttamenti, le devastazioni ... ci possiamo fare qualcosa...


Nella scelta di azioni di solidarietà che non siano mera opera assistenziale ma forniscano alle persone e alle popolazioni povere strumenti (da loro scelti, e non imposti da noi ricchi occidentali) per pensare un'esistenza meno amara ... ci possiamo fare qualcosa...


Il Gruppo Mani Tese di Cagliari, nel suo piccolo, anche quest'anno propone la sua Mostra di Pittura.



Lo fa, ora, dopo il Natale, per uscire dalla spirale del regalo ad ogni costo: chi verrà a visitarla lo farà perché sente la necessità di un'azione di solidarietà.Lo fa per finaziare un progetto della Campagna Contro il Lavoro Infantile ovvero il  progetto n. 2019  e anche  fornitura di infrastrutture scolastiche, in Benin Africa).


 

 6 Gennaio 2007

ore 10,oo - 13,oo       17,oo - 20,oo

Casa Foddis, Via Zuddas - MONSERRATO

 

ingresso libero

 


 



Le  opere esposte saranno offerte ai visitatori in cambio di un contributo che sarà utilizzato dall’associazione MANI TESE per finanziare un progetto della Campagna contro lo sfruttamento del lavoro infantile  informazioni su www.manitese.it )



Si potranno trovare inoltre i calendari e le magliette di Mani Tese Cagliari, le sciarpe di cotone equo e solidale prodotte dalla donne eritree di Barentù (campagna La via del cotone), il miele biologico per sostenere la produzione degli apicoltori della Guinea Bissau (campagna Ape Nord Sud), i libri di  Mani Tese... e tante tante altre cose...


 


Lottare contro la fame, lo sfruttamento e per il riconoscimento dei diritti umani fondamentali è veramente un impegno di giustizia..


 


  Info:


 


 347 7722742


 cagliari@manitese.it


www.manitese.it



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la prima domenica del mese, torna sempre

la Piazza della Solidarietà

 

domenica 7 gennaio

CAGLIARI

piazza del Carmine

dalle 9,30 alle 13,00

 

 


Cos'è?

 

Sono tante associazioni insieme in un'unica piazza

Ciascuna col proprio banchetto e le proprie iniziative

Chi raccoglie le firme per una petizione, chi propone calendari e magliette e palloncini

Chi promuove la cultura della sobrietà e del nonspreco

Chi presenta i progetti per la difesa degli animali

Chi finanzia lo sviluppo rispettoso dell'ambiente e dei diritti nei paesi poveri

Chi vuole l'aria l'acqua la terra più puliti

Chi porta solidarietà ai migranti

Chi vuole la pace in Palestina

Chi si batte per il rispetto dei diritti umani

Chi fa sensibilizzazione sui temi sociali ed ambientali

Chi sostiene la mobilità ecologica

Chi costruisce ospedali in zone di guerra

Chi si batte contro le guerre e la militarizzazione della Sardegna

Chi vuole semplicemente dare una mano...

 

Sono le mille diverse declinazioni della parola "solidarietà"

Sono le tante associazioni e persone della Piazza

 

venite a trovarle, domenica



 

Le associazioni:

 


actionaid international, aifo, amnesty international, amici di sardegna, beppe grillo meet up group, cagliari social forum, citta' ciclabile, cittadinanza attiva, cosas, emergency, greenpeace, ingegneria senza frontiere, lav lega antivivisezione,

los quinchos, luna d'oriente, mani tese, medici del mondo, mimi' e gogo', oipa, rete radiè resch, sardegna palestina,

servizio civile internazionale, solidando, terra patria

 

Info 335 6993969




Senza titolo 1552

Appello per il ritiro dei soldati italiani dall’Afghanistan


PER ADERIRE ALL'APPELLO CLICCA QUI


In Afghanistan è in corso dal settembre 2001 una guerra di aggressione , avviata con la legittimazione della vaghissima risoluzione ONU 1.368 e poi dall’ agosto del 2003 condotta dalla Nato .

Una guerra di fatto volta al controllo strategico e allo sfruttamento delle risorse economiche dell’ area e contraria dall’ inizio alla legalità internazionale , alla quale il Governo Italiano ha aderito violando l’ articolo 11 della Costituzione Italiana .Una scelta che è stata decisa per mera subordinazione e viene sostenuta per "non essere esclusi dal governo del mondo" . Come si legge dal sito della difesa del Governo Italiano alla voce "Sviluppo dell’operazione" troviamo esplicitato il vero significato di questa guerra : "l’operazione militare è parte della guerra globale che impegna la grande coalizione nella lotta contro il terrorismo, denominata ’global War against Terrorism’ . La guerra include, per definizione, la distruzione di vite umane e l’accettazione della soppressione dei propri simili come "mezzo di risoluzione delle controversie". Dalla fine del 2001 ad oggi , la guerra in Afghanistan ha causato più di 50.000 vittime.

Questa ci pare una semplice descrizione dello stato di cose: una constatazione, non un’interpretazione. La "guerra al terrorismo" è una realtà insensata poiché si traduce in aggressione armata ad un paese . L’idea d’ instaurare con le armi democrazia e diritti, ha esibito nei fatti il suo fallimento. Anche per chi non la "ripudia", anche per chi la sostiene, la guerra in Afghanistan non riesce a enunciare propri obiettivi condivisibili, realistici, raggiungibili. Né la guerra al terrorismo, né la condizione dei diritti delle donne Afgane , né la lotta al narco-traffico, hanno prodotto dei risultati apprezzabili, anzi assistiamo oggi sotto il governo dell’ Alleanza del Nord , sostenuto dagli Usa , ad un forte peggioramento sia della sicurezza del paese, in mano ormai ai terribili signori della guerra,sia delle condizioni delle donne Afgane, prive di libertà come al tempo del regime Talebano, sia all’ aumento dei traffici illeciti di droga .

L’Italia potrebbe realisticamente essere un soggetto attivo di politica internazionale connotato da una volontà incondizionata di pace, da un assoluto ripudio della guerra .

Confermando la partecipazione alla guerra in Afghanistan, il governo Prodi rinuncia a costruire questa identità per sottomettersi e conformarsi a scelte già risultate devastanti. La disponibilità alla guerra non è "un" tema paragonabile ad altri, ma definisce in maniera essenziale e decisiva la natura culturale fondante dei soggetti politici che compongono il Governo attuale , il quale ha varato una finanziaria che stanzia 1 miliardo e 700 milioni di euro in sostegno alle spese militari.

Il movimento per la pace - e dunque contro la guerra - non ha "governi amici" a priori. Deve in ogni caso sottrarsi a "comprensioni" o "crediti di fiducia".

Il nostro più netto rifiuto degli orientamenti governativi sull’Afghanistan non esprime soltanto coerenza nelle convinzioni. Include una richiesta e una proposta: il ritiro delle nostre truppe dal fronte di guerra e l’assunzione da parte del nostro Paese di un ruolo internazionale di forte discontinuità con la precedente gestione di centrodestra, nel tentativo di porre rimedio agli immani disastri compiuti dalla missione militare.

PER ADERIRE ALL'APPELLO CLICCA QUI

FONTE: www.ildialogo.org

2.1.07

Senza titolo 1551

 

Come un petalo


Portato dal soffio del desiderio,


Il tuo bacio ha il profumo della rosa.


Dolce ed inebriante


Sensuale ed avvincente.


 


A poco a poco il mio corpo si ricopre


Di un lenzuolo di seta rossa,


Che scivola sulla mia pelle


Come un velo di carezza.


Dolce ed inebriante


Sensuale ed avvincente…


 


Un serpente affascinato dal flauto


Il mio corpo si solleva lentamente


Il lenzuolo scivolo


Nel fruscio di un sospiro.


Segreto e carnale,


Fascino passionale.


 


Silenzio rivestito di mormorii


Il corpo addobbato di brividi


Di un petalo di rosa


Ha infiorato un rosaio.


Segreto e carnale,


Fascino passionale


 


Sonia


Il 11/12/2006


Senza titolo 1550


Joris Van Daele


Ritraggo il mio amore sulle tua schiena ambrata e prestante.

Dipingo di rosso le mia labbra e li poggio piano piano,

lego i tuoi fianchi mentre bacio i tuoi anfratti

dolcissimi… come melassa


io e te al centro del mondo.


e poi… serenità tra noi…

 tra i nostri corpi….

 come albe
abbozzate.

 Infine suoni di arpe....

fruscii di zefiro…

 respiri in ascolto…

quieti e lievi.

Vette… in cui ci innalziamo senza fatica,

estendendo il senso dell’infinito.

in un crescendo senza fine

mentre all’unisono bisbigliamo:

TI AMO


Silvana Bilardi


02 gennaio 2007

Senza titolo 1549

«Che cosa si farà della corda che è stata stretta così bene attorno al collo di Saddam? Verrà esposta al museo degli orrori? Sarà offerta in dono per l´anno nuovo a George W. Bush, che ha scritto il suo commento prima che l´esecuzione avesse luogo? Potrebbe essere una buona idea. È il suo trofeo. Non farà dimenticare le sue bugie, il suo cinismo e i suoi disastri nel mondo »
Tahar Ben Jalloun la Repubblica 31 \ 12 \ 2006

1.1.07

Senza titolo 1548

Come  ho annunciato  nel post  precedente      da oggi  inizia  , speriamo in maniera  continua  ( e non  come fin'ora  sto facendo ed  ho sempre fatto nella strada fin qui percorsa  )   un nuovo  viaggio  .  I nfati  i9n risposta dad  un mio sms  per gli auguri  la cdv e compaesana  www.lunadivetro.it  mi ha scritto : << tutti abbaimo avuto  dei lunghi periodi pessimi  ...  E' la vita  . Ma  si  sempre fiducioso  nel meglio  . E'ì anche il nostro ateggiamento  che lo attira   >>
Per rappresentare tale vbiaggio  uso  questo dipinto di  Mark Kostab tratto dalla didascalia dell'opera  . Una delle sue più importanti . Essa è una dele sue opere  opere pittoriche
ed è del 2001.Si intotola "Partenza" ( proprio come il viaggio che deve  intrapendere )

 


e dalla  canzone  che funge  anche da colonna sonora ( oltre ad esserlo  fin dall'inizio del  mio  viaggio  fin qui fatto  )  di questo post  November Rain  dei Guns  Roses   contenuta  negli  album   Use Your Illusion I   del 1991  



When I look into your eyes
I can see a love restrained
But darlin' when I hold you
Don't you know I feel the same
'Cause nothin' lasts forever
And we both know hearts can change
And it's hard to hold a candle
In the cold November rain
We've been through this such a long long time
Just tryin' to kill the pain
But lovers always come and lovers always go
An no one's really sure who's lettin' go today
Walking away
If we could take the time to lay it on the line
I could rest my head
Just knowin' that you were mine
All mine
So if you want to love me
then darlin' don't refrain
Or I'll just end up walkin'
In the cold November rain
Do you need some time...on your own
Do you need some time...all alone
Everybody needs some time...on their own
Don't you know you need some time...all alone
I know it's hard to keep an open heart
When even friends seem out to harm you
But if you could heal a broken heart
Wouldn't time be out to charm you
Sometimes I need some time...on my
own Sometimes I need some time...all alone
Everybody needs some time...on their own
Don't you know you need some time...all alone
And when your fears subside
And shadows still remain, ohhh yeahhh
I know that you can love me
When there's no one left to blame
So never mind the darkness
We still can find a way
'Cause nothin' lasts forever
Even cold November rain
Don't ya think that you need somebody
Don't ya think that you need someone
Everybody needs somebody
You're not the only one
You're not the only one

 qui  potete  trovare la taduzione in italiano

31.12.06

Senza titolo 1547

prima  d'andare  al cenone di fine d'anno ( di  cui  posterò le foto  se  i mie amici   sono d'accordo  )   lo faccio   con un testo   che rappresenta  il mio pensiero ed il mio stato d'animo  , lo scritto  è di Enzo Gentile
ed  è  riportato  dall'agenda    16  mesi 2007  del gruppo \  associazione   smemoranda  ( www.smemoranda .it  )
<<
Enzo gentile
>>  buon anno

 ( ... ) Si può: siamo liberi come l'aria. Si può: siamo noi che facciamo la storia. Si può: libertà, libertà, libertà. Libertà obbligatoria.Giorgio Gaber   poichè non so a quale  versione  Enzo gentile    faccia riferimento potete   trovate i testi  dele tre versioni sul sito  ufficiale  ecco l'url  www.giorgiogaber.org/testi/testi.php


Auguri per un uovo anno: nel senso che abbia soprattutto la sorpresa.Bisogna sgomberare alla grande: la mente come quasi un vecchio solaio, il cuore come certe cantine immobili e polverose, gli occhi alla stregua di quei ripostigli in cui ognuno di noi usa stipare cianfrusaglie e ritagli di memoria, illudendosi che certe figurine siano manifesti di vita. Un anno, proprio perché nuovo, e diverso, però, deve prescindere dal calendario, e iniziare un po' quando ci pare: con una bella dose di autostima, da spalmare generosamente, come da un vasetto di Nutella.E forse questo è il momento adatto. È tempo di migrare, con la fantasia. E di sentire la primavera, di fiorire: liberandosi di tutto e di tutti, della zavorra che è sopra ogni cosa uno stato della mente. Perché solo creando i vuoti si fa spazio al pieno che verrà.Rifondo, rinasco, rigenero, rilancio e ribadisco: liberi non si nasce, lo si diventa. Liberarsi dalla brutta musica (e dalle radio, dalle tv specializzate: ma ci faccia il piacere!), dai pessimi film, dai libri inutili, dalla televisione tutta, dai cibi finti, dai vini cattivi, dai coloranti veri, dai grigi infiniti, dall'aria pesante e dai pensieri fatti di niente. Dai momenti opachi, dai sentimenti forzosi, dai lavori forzati; dei gesti mesti, dei vasi non comunicati. E mai ballare coi cupi.Cominciare un anno con il piede giusto, anzi con tutti e due, già che ci siamo: una sinfonia intorno e dentro di noi.
E allora, per festeggiare al meglio, anziché un solo anno, celebriamo il 2007 come se fossero dodici, diciamo uno al mese.
Auguri, dunque
- per un anno maratoneta, quello che corre via veloce e bisogna inseguirlo a perdifiato
- per un anno camaleonte, che ti cambia di continuo sotto gli occhi
- per un anno arcobaleno, tutto a colori, che non sai mai cosa metterti
- per un anno capriccioso, senza le mezze, né le quattro stagioni, e anche meglio della margherita
- per un anno coltello, con cui tagliare il capello in otto e concedersi perfino il bene della severità
- per un anno bandiera, da sventolare a più non posso, perché il
vento è cambiato
- per un anno golosone, da farcire a volontà e per leccarsi i baffi
- per un anno pianoforte, da suonare a dieci dita e migliorare la musica
- per un anno giardino, da coltivare a fiori profumati e strawberry fields forever
- per un anno ammaestrato, da cullare docile e morbido, come un caldo peluche
- per un anno radiofonico, o anche ferroviario, così da cambiare sempre stazione, fino a trovare quella giusta
-per un anno spiazzato, da capovolgere, ribaltare, e lasciarci tutti senza respiro.
- Augh!


(...) "Volevo dire di no quando la banda passò,\ma il mio ragazzo era lì e allora dissi di sì."(Mina) qui il testo integrale


>>


Senza titolo 1546

Durante queste vacanze ,oltre ad ascoltrare l'ultimo  cd  dei MCr  ( vedere  la  recensione  )  le prime senza dover studiare per l'esame e ad aver dato l'esame dis toria dela filosofia , mi sono letto il bellissimo graphic novel “ Palestina “ di Joe Sacco (  fotro al centro ) edito dal quotidiano  la  repubblica .









Tale opera  di letteratura (perchè per me certi fumetti sono e vanno considertati tali) racconta il viaggio fatto da Joe Sacco ( foto a  sinistra ) . lk'autore  celebre fprima  di questo scritto solo per aver raccontato sempre  a fumetti le tourne di gruppi rock ,tra il 1991 e il 1992, decide di andare a visitare Israele e i Territori occupati . Alla domanda : << Come mi sono ritrovato a fare il viaggio in Palestina ? >> l'autore ha risposto : << Diciamo che mi sono sentito spronato a farlo perch� ero sconvolto e lo sono ancora � da quel che succedeva in Medio Oriente; e per come vanno le cose,probabile che tra dieci o quindici anni sar� ancora sconvolto.>>  Egli , e lo si capisce leggendo l'opera , viaggia senza una meta precisa, facendosi spesso guidare dalla casualità, incontrando la gente del luogo e condividendone la difficile vita quotidiana. In quei giorni intervista uomini e donne dalle storie diverse, alla ricerca di esperienze e drammi personali e collettivi. Il suo bloc notes , la sua macchina fotografica, il suo registratore, si riempiono di scenografie, volti, parole, racconti. Tornato a casa, a Portland,nell'Oregon, trae da tutto il materiale raccolto . Creando quello che la critica ha etichettato \ chiamato come reportage a fumetti  e che ha classificato  l'opera  come graphic novel  ( qui la definizione   da  wikipedia italia  e qui  in inglese da wikipedia internazionale ) .
Esso è un  volume unico e straordinario, un reportage in leggera differita,ma tremendamente attuale, da Gaza e da varie altre città dell'Autonomia e dai campi profughi. E' molto schietto,efficace e netto nel linguaggio e nelle descrizioni degli eventi e dele storie  . Pubblicato in mezzo mondo, che ha ricevuto il prestigioso American Book Award nel 1996 e che molti hanno definito come l'erede del Maus di Art Spiegelman. In queste pagine Joe Sacco riesce a raccontare la sua inchiesta, inserendo anche se stesso come personaggio ( trovate qui affianco il suo autoritratto ) e usando uno stile particolarissimo,in cui  sembra di sentire  gli modori,i suoni, d'esere praticamente sul  posto quando gli eventi accadono   . In tale opera , infatti , è una contaminazione  fra reportage  e   fumetto in quanto  accosta il dramma a frammenti d'umorismo, considerazioni personali e testimonianze dirette. Palestina riesce cosi ad essere una delle più� ricche inchieste sulla realtà del popolo palestinese. Un documentario unico , un reportage a fumetti. Anche se fermo al 1992 si è ancora sconvolti ed indignati . Mi è piaciuto perchè J.S rappresenta e mette in evidenza la desolazione di chi osserva l'infelicità altrui senza potyer fare niente per cambiarla . Neppure scrivendo un libro a fumetti di tale portata venduto in mezzo mondo e atttirandosi l'etichetta d'essere filo palestinese  cosa che secondo me non esiste proprio , in quanto ha raccontato quello che ha visto e di cui è stato testimone In più di un punto esprime le sue perplessità sul fatto dell'obbiettività ( se lo leggete ve ne accorgerete ), domandandosi e rispondendosi che non vuol essere nulla: ma racconta con la cura e la particolarità di un vvero cronista quello che ha visto, e questo per me non significa esserlo . Infatti  neppure raccontando quello che di solito nessuno racconta  , almeno qui in Italia , salvo i gruppi della sinistra extra parlamentare o sinistra estrema  ;  cosa  che invece all'estero raccontano molto bene   come  ad  esempio la tv satellitare franco- francese www.arte-tv.com e il documentario israel et les arabes 1948-205 qui per acquistarlo
. L'autore in queste pagine s'immedesima con l'imbarazzo e il disagio del lettore . Il suo senso di colpa , anche .Riporto qui , tratto da un post del Ng it.cultura.ebraica in cui c'era un polemico   scambio sul quest'opera . Ecco  alcunio stralci  del  post in questione che trovate qui 


<<
Da : Liang Rongfa
Data: Mar 18 Giu 2002 19:42


Orbene, ora giudicherai il frutto di Joe Sacco :
Prefazione dell'autore all'edizione integrale di Palestina Questo libro raccoglie per la prima volta tutti i nove numeri di una serie a fumetti intitolata Palestina. In precedenza la serie e' stata raccolta in due volumi. Ho scritto e disegnato Palestina dopo aver trascorso due mesi nei Territori Occupati quasi dieci anni fa, nell'inverno tra il 1991 e il 1992. Dopo quel soggiorno, venne iniziato un "processo di pace", culminato in una serie di accordi e di quasi accordi, alcuni dei quali propagandati a gran voce come "decisivi", e con l'installazione di un'Autorita' Palestinese guidata da Yasser Arafat in alcune zone da cui Israele si e' ritirato. Malgrado i premi Nobel per la Pace, nessuno dei principali problemi rimasti, il ritorno o il risarcimento dei profughi palestinesi, gli insediamenti ebraici, lo status di Gerusalemme, e' stato risolto. (Mentre invece gli insediamenti proseguono, e hanno proseguito a infoltire le proprie schiere a decine di migliaia). Ma anche sorvolando su questi difficili punti, e non e' proprio possibile, il "processo di pace" non ha procurato alla popolazione palestinese che vive nei territori occupati da Israele nel 1967 benefici tangibili. Difatti la loro terra e' ancora espropriata, le loro abitazioni vengono ancora rase al suolo, i loro uliveti vengono ancora sradicati. Hanno ancora a che fare con una truppa di occupazione cosi' come con i coloni degli insediamenti, che spesso sono il supplemento armato alle truppe di occupazione (ma a volte e' difficile capire se non sia viceversa). Grazie alle chiusure e agli effetti permanenti dello strangolamento dell'economia palestinese operato da lungo termine dagli israeliani, la vita dei lavoratori palestinesi e delle loro famiglie e' diventata ancor piu' misera di quanto non fosse al tempo in cui quest'opera e' stata pubblicata per la prima volta. A questa miscela deprecabile vanno anche aggiunti il malgoverno e la corruzione dell'Autorita' Palestinese. Questo libro parla della prima Intifada contro l'occupazione di Israele, che stava raffreddandosi proprio durante il mio soggiorno. Mentre scrivo queste parole, sta prendendo il via una nuova Intifada perche', in breve, l'occupazione di Israele e tutte le conseguenze della dominazione di un popolo a opera di un altro, non si sono fermate. Palestinesi e israeliani continuano a uccidersi in un conflitto a bassa intensita' o con violenza diffusa (con uomini bomba, fuoco dagli elicotteri, bombardamenti aerei) fino a che il nodo di tutto, cioe' l'occupazione israeliana non si porra' come un elemento da risolvere nella legge internazionale e come principio di diritto umanitario. Joe Sacco, Luglio 2001.


Qui finisce la prefazione, che vi permette di giudicare Joe Sacco. E' un grandissimo artista ed il suo libro va letto, ma sarebbe un offesa al suo onore negare che egli sia filopalestinese.
>>


Concordando   con  quanto espresso da un altro partecipante  alla  discussione  citata precedentemente  Quindi io ( e credo anche alcuni di voi ) mi chiedo  : << Che deve fare a questo punto un "sionista" quando legge il libro? La risposta piu' facile sarebbe quella di un membro di Italian Honest Reporting [ ultra destra israeliana http://www.honestreportingitalia.com/ qui il sito inglese http://honestreporting.com/ ] che, sulla base di un paio di tavole anticipate su Internet, voleva denunciare Joe Sacco ed i suoi editori per istigazione all'odio razziale. In realta' un'accusa del genere non avrebbe retto: i nasi dei "coloni" di Hebron sono perfettamente uguali a quello dell'io narrante, ed a quelli di molti personaggi palestinesi - non si puo' costruire un'accusa di razzismo su di essi. La seconda possibilita' sarebbe quella di dire: "E' tutta una panzana", ma basta leggere la stampa israeliana di sinistra (tipo Ha-aretz, la bestia nera dei partiti che si ispirano a Vladimir Jabotinsky) per rendersi conto che non si puo' dire nemmeno questo. Quindi ... bisognerebbe spulciare tutte le tavole e dire, come i bambini quando si scambiano le figurine: "Questo e' vero, questo era vero, questo e' falso, questo e' completamente inventato". Il mio giudizio sul libro di Sacco "E' un bel libro, e vale la pena leggerlo" puo' sembrare interlocutorio come le note di qualifica che vengono rilasciate ai dipendenti pubblici mediocri, ma e' molto piu' positivo della media dei miei giudizi librari, e vale quindi come incoraggiamento a leggere e verificare il contenuto del libro.>> Ecco quindi che Il fatto che possa essere o meno una persona  filo palestinese non la qualifica automaticamente come bugiarda. Cio' che gli si  potrebbe rimproverare  a  Joe Sacco (e che si nota anche nella prefazione che ho copiato) e' che lui bada soltanto ai problemi dei Palestinesi e ne attribuisce tutta la responsabilita' agli Israeliani, salvo una trascurabile (  non poi tanto piccola  visto che  alle  elezioni ha vinto  il gruppo fondamentalista  islamico  di hamas ) corresponsabilita' del malgoverno e della corruzione dell'Autorita' Palestinese  e quindi  d'essere  di parte ,  ma non fazioso e bugiardo perchè Palestina  , racconta  ciò che  è  stato assorbito , vissuto dall'autore   facendo dunque  convivere  ricerca sul campo , testimonianza diretta ad alcuni eventi dell'autore stesso , e  le sue  opinioni . e  la  sua    esperienza interiore  che parte dai dei pregiuzi  , cioè  dall'equazione  palestinesi=terroristi , per  poi  capire  che non sempre  è cosi  .
Concludo : 1)  con quanto dice  Paolo interdonato   nela  scheda   dell'edizione di reppubblica  : <<  (...) Il punto   non è l'apparente  semplicità  del  raccontare per immagini  , ma le idee   che    vi passano   e le opinioni anche poliche [ non politike  ho  già spiegato  in altri post    tale differenza  tra  politica  e politika ]   che    vi vericolano . La strada   per la prossima generazione   di giornalisti a fumetti e spianata  . >>  ; 2)  con le  paole  di Joe Sasso  tratte   da una intervista  fattagli  da Paul Karasik (  insegnante   alla school of  visual  arts  di Nw   e   all’adattamento del racconto Città di Vetro (City of Glass, tratto dalla Trilogia di New York di Paul Auster), realizzato in coppia con David Mazucchelli.)  . contenuta  sempre  nella sudetta introduzione  : <<  per me l'obiettivo  principale  è presentare   le loro  parole  , qualunque cosa dicano , che si tratta di un'analisi   ponderata   della situazione  o di un rovente accesso odio 
>>  .
  con questo  è tutto  Buon anno a  tutti\e  voi  a voi  decidere   se   tale opera  e filo palestinese  o meno 


P.s 
per  i link ed approfondimenti  sulla questione palestinese  e  sul conflitti arabi -israeliani  rinvio  oltre  a quel dvd  citato  e ai link  presenti  nel post  in cui criticavo  la sinistra extraparlamentare  per aver bruciato le bandiere d'israele
P.s
Mentre finisco questo post mi ritornano in mente le  parole  scritte  da  Maria  Novela  Oppo  sul   trafiletto quotidiano  "  fronte del video " pubblicato  sull'unità del 31\12\2006   sulla condanna  a morte di Saddam :
<<

La vendetta


Maria Novella Oppo




Non riusciamo a cancellare dai nostri occhi le immagini dell´esecuzione di Saddam. Tutte le reti ne sono state invase. Niente di nuovo, purtroppo, nella globalizzazione della barbarie, ma un uomo incatenato, ucciso da uomini incappucciati è la scena di un delitto mostrata al mondo intero. Tutto registrato e diffuso quasi in tempo reale, perché niente avviene se non avviene in tv, secondo la logica di una comunicazione chiamata a completare l´opera del boia e a uccidere un uomo morto. Perché lo avevano già finito quando lo avevano mostrato a bocca aperta, ispezionato e quasi spulciato, come un animale appena catturato. Da lì era cominciata la distruzione fisica del tiranno, la sua riduzione a prigioniero, vittima e dunque di nuovo uomo. Cosicché, alla fine, ad essere ucciso è stato l´uomo. E questo è l´incredibile risultato della vendetta di Bush. Come se un nuovo delitto potesse cancellare tanti delitti. Come se aggiungere nuova ferocia potesse migliorare il mondo e capovolgere le sorti della guerra.
>>

Auguri e gioia...


...con un abbraccio speciale per Giuseppe e per tutti voi, con affetto...^_^


*Angelika*

Senza titolo 1545


 Come promesso prima di andare via...


Eccomi qui.


Alla fine dell’anno ci si ritrova sempre a fare un bilancio sui 365 giorni trascorsi.


Ma io ora mi ritrovo qui a casa


E di bilanci ne faccio e non ne faccio


Il solo fatto che il primo gennaio


Il primo giorno del 2007 sarò in un treno per ritornare nella mia nuova città è già un bilancio di quel che mi è successo in quest’anno


Chiuderò il mio 2006 con un brindisi con la mia famiglia


E inizierò con loro e con una nottata con i miei amici


Chiuderò il 2006 con cose nuove nel cuore


Quelle nuove amicizie che non mollo nei pochi giorni che sono qui


Che mi sono stati vicini in questi due mesi lontano dalla mio paese


Ci sono state storie vissute


Cambiamenti radicali della mia vita in una sola settimana


Amici che si son sposati


 


E io…


Ormai è una settimana che sono qui al mio paesello


Il mio arrivo sabato scorso


Il mio treno che ha portato due ore di ritardo


E loro li ad aspettarmi


Solo arrivando qui


Ho sentito quell’aria di festa


Ho trovato e ricevuto tanti piccoli regali che porterò con me


Amiche che mi hanno abbracciato forte


Me ne sono andata in giro per la mia città


Mi sono immersa per un po’ di ore nella feltrinelli


Ho incontrato vecchi e grandi amici


Ho fatto una telefonata che mi ha fatto male il cuore


…ho pianto quella sera…


Ho sentito la lontananza


E se prima non riuscivo a mandare via dalla mia vita chi mi faceva male


Ora so mollare la presa


Ed è brutto farlo nei giorni di festa


Ma l’ho fatto


Ho dato i miei regali


Uno sguardo triste di chi già sapeva il seguito


“Non allontanarti…non voglio perderti”


…non dipende da me…


Un discorso fatto di notte…


Con tutta la dolcezza che possa esserci tra due persone che provano…ma che non riescono a toccarsi fino in fondo…


E chissà…


Sentivo che dovevo farlo e l’ho fatto…


E ora vedremo le conseguenze…


Ci son tanti libri da regalare…


E forse un giorno riuscirò ad ascoltare quel blues che la sera dopo ha suonato per me…


Ho finito di leggere il libro di Fabio Volo


“…Mi sa che mi piaci un casino. Vorrei vedere se è vero. Vorrei vivermela. Punto.”


 


Oggi ho rivisto “Il favoloso mondo di Amèlie”


Come sempre mi rapisce…mi piace…


Dice che sono la sua Amèlie


Mi ha sempre chiamata Amèlie


E sorrido…


 


Il mio 2006 sta per finire così….


Vivendo una nuova vita…


 


Auguro a tutti ma proprio tutti


Di sorridere per l’intero 2007!!!


Io vi sorrido prima di salutarvi


Prima di tornare nella mia nuova città e di essere di nuovo meno presente


Vi sorriderò anche dopo


Mentre sarò li a vivere


Perché sto vivendo…e fa stare bene…


AUGURI A TUTTI!!!



Senza titolo 1544

10  9  8  7  6  5  4  3  2  1  . . . . . .


 


29.12.06

Senza titolo 1543

legendo l'articolo sotto  riportato  , mi sembra  che per  certi aspetti il nostro paese   sia   ancora rimasto fermo ai   racconti  di Giovannino Guareschi   ed in particolare   alla saga  Peppone  e doncamillo  trovate news  sul collegamento  ipertestuale precedente  . Dove  nonostante i cambiamenti epocali avvenuti dal 2  doipo guerra ad oggi ed in particolare negli anni  60\80  (  gettando  a rammengo, anchje in Sardegna [ SIC]    quel poco di buono  che  c'era  nelle radiuci  contadine  e tutte  le  tradizioni e  usanze  e elementi antropologgici che  c'erano  dietro   )     ci sono ancorta  forti sacche di restitenza  ( ed  proprio ad esse che si riferisce  la mia categoria  guerriglia  culturale  )  di bigottismo  e di falsa  ipocrisia  condannata  anche dala casnzone  Dio  è morto  di  Guccini  e che si regge  sul detto : <<  cambiare  tutto  per non cambiare nulla  >> dal romanzo  IL gattopardo  di Tommasi di Lampedusa
Ma  ora  Bado alle ciancie  e  a  voi l'articolo  e  a voi  ogni  giudizio  in merito

Fonte  la repubblica  online  del 29\12\2006

L'opera di Tranquilli sul campanile di Santa Sofia scatena  la polemiche. Appello a Mastella: "Offesa alla nostra cultura" "Quel Batman è il demonio"una scultura divide Benevento





dal nostro inviato ANTONELLO CAPORALE



 
BENEVENTO - Il demonio è comparso, secondo l'Udc e An, agli inizi di novembre. E' in città, sul campanile più amato della chiesa più bella, quella di Santa Sofia, consacrata alla devozione, rifugio dei peccatori del Sannio. Sovrasta il corso principale interrompendo l'architettura monumentale della torre e il passeggio tranquillo e natalizio degli umili e dei credenti. A Benevento sembra sia davvero giunto il demonio, e si sia imbracato senza più dare segni di trasferimento né avvertire peso o imbarazzo.
Sere fa nel corso di una veemente omelia al cospetto del ministro Clemente Mastella, monsignor Pasquale Maria Mainolfi, ha citato un gigante della filosofia moderna, Soren Kirkeegard: "Tremate o naviganti tra le tempeste del mare, perché il capitano è assente e la nave è in mano ai cuochi di bordo".
Mastella ha fatto uno scatto con il corpo perché si è sentito, come dire?, per un attimo cuoco. Si è però rasserenato quando ha capito che monsignore chiedeva a lui, leader dell'Udeur, di intercedere presso il comune amico Fausto Pepe, nominato dalla famiglia mastelliana sindaco della città. "Glielo dica lei che lo tolgano - ha detto dall'altare - I Longobardi, i cosiddetti barbari, ci hanno lasciato un capolavoro d'arte vera, la chiesa di Santa Sofia. I politici di oggi hanno consentito che una figura demoniaca, offensiva del comune senso del decoro, campeggiasse su un simbolo della nostra cultura cattolica".
Il guaio, perché di gran guaio si tratta, è che persino questa indiscutibile questione religiosa, cioè il confronto serrato tra angeli e demoni, si è sviluppata tutta all'interno dell'Unione. E' vero. Sono stati i diessini a spalancare le porte della città, che è comunque, è bene ricordarlo, la città delle streghe, al diavolo presunto, nella fattispecie, secondo la Chiesa e molti prudenti rappresentanti politici, travestito da Batman.
E' stato voluto dell'amministrazione provinciale guidata da Carmine Nardone, personalità di spicco della Quercia, Arcos, il magnifico museo di arte contemporanea che, sotto la direzione di Danilo Eccher, anima la vita culturale della provincia. A ridosso del Natale, Arcos ha programmato la mostra collettiva sulle fiabe contemporanee. E ha chiamato lo scultore Adrian Tranquilli a esporre una delle sue opere, che prevalentemente hanno ad oggetto eroi moderni tratti dai fumetti. Tranquilli, fiero del suo lavoro, ha depositato Batman. "Batman - dice il diessino Nardone - è indiscutibilimente un eroe positivo. E la sua figura non indugia neanche per un momento alla rappresentazione di uno spirito demoniaco. Non mi pare. Batman è culla dei sogni di ogni ragazzo, e io mi batto per difendere la libertà di espressione di ogni artista. Sta lì, sulla torre civica (non il campanile): fa sognare. Benevento ha la fortuna di godere della presenza di Arcos che ospita opere di grande livello. Ricordo che l'autore di Batman ha esposto al Kunsthalle di Vienna, al Dali Museum di St. Peterburg in Florida, allo Iaspis di Stoccolma. E comunque una cosa è certa: Batman resterà con noi fin quando si è convenuto". Si è convenuto che resti in città fino al 27 gennaio prossimo e pare, per i troppi che vorrebbero interrompere la visita, un tempo lunghissimo.
Nell'Unione dunque la divisione si è così formalizzata: i diessini vedono nell'uomo pipistrello soltanto Batman. La Margherita vede e non vede. Sta zitta, non sa. L'Udeur? Assiste terrorizzata perché l'acrobata insuperabile, il pipistrello assorbe nelle sue fattezze le curve demoniache: le mani, le gambe e soprattutto quelle corna fanno paura e obbligano, quando si attraversa il bellissimo corso, a tenere il passo svelto e il capo chino. Il sindaco, che ha autorizzato l'installazione, "in considerazione dell'insuccesso suscitato nell'opinione pubblica cittadina", ha chiesto al presidente della Provincia di "rimuovere il manufatto artistico". Il diessino si è scandalizzato di tanto scandalo: "Ma non vedi che è Batman?".
Di un demonio bello e buono, di un'opera sacrilega che raffigura persino (su Batman) la ferita sul costato, dileggia la fede in Cristo e mortifica il suo corpo, sono certissimi i consiglieri del partito di Pier Ferdinando Casini. "La nostra storia, la nostra fede, la nostra cultura vanno difese, ricordando a tutti la Benevento pontificia. Quello è un mostro, una figura demoniaca che disorienta e offusca la coscienza fino a porsi come negazione dei valori etici".
Che il demonio si annidi sulle guglie non è tema nuovo nelle dispute politiche. Nel 1992 Cl ricordò polemicamente a Rocco Buttiglione, che "a volte il demonio si nasconde nelle guglie delle cattedrali". E chi è tra gli angeli il più potente avversario del demonio? San Michele Arcangelo, raffigurato spesso sulle guglie delle chiese. Benevento chiama a un'ultima prova di forza contro il suo demonio presunto.


  questa  è la  versione  del giornale  locale  www.ilquaderno.it/

Benevento, caso Batman: Nardone parla e censura i mezzucci




Parla anche il presidente della Provincia di Benevento,Carmine Nardone,sulla vicenda dell’installazione della  disnstllazione  dell'opera di Batman, l’installazione di Adrian Tranquilli che svetta sul campanile della Chiesa di Santa Sofia a Benevento
Nardone, dopo qualche giorno, fu destinatario di una lettera del sindaco di Benevento, Fausto Pepe, che gli chiedeva di rimuovere il manufatto dopo averne decretato l’insuccesso. Allora Nardone decise di non rispondere né a Pepe, né ai consiglieri comunali del centrodestra Luigi Bocchino e Costanzo Di Pietro.
Ma ieri ha parlato con il giornalista di Repubblica, Antonello Caporale, che stamani ha riportato un suo parere sulla vicenda (tale articolo è stato stamattina stigmatizzato dal sindaco Pepe nel corso di una conferenza stampa).
Secondo il presidente della Provincia, la polemica in corso è “una strumentalizzazione di facile opportunismo da parte di chi ha costruito le proprie fortune proprio su tali mezzucci”. Ignoto rimane il bersaglio di Nardone.
“E’ appena il caso di notare che la installazione di Adrian Tranquilli riguarda la Torre Civica di Benevento e non quello che, impropriamente, si definisce come “Campanile di S. Sofia” – continua la nota di Nardone - che, come tutti sanno, purtroppo crollò secoli fa, a seguito del terremoto del 1688, danneggiando lo stesso luogo di culto”.
dell’opera d’arte contemporanea di Adrian Tranquilli “Batman” sul campanile sito nei pressi della chiesa di Santa Sofia. L’iniziativa, promossa dal Museo Arcos ai primi di novembre, ha suscitato numerosi commenti e critiche in città tra le forze politiche e alcuni esponenti della Curia beneventana.Io ho troppo rispetto dei miei stessi sentimenti religiosi – conclude Nardone - per respingere visioni oscurantiste della fede che non si addicono né ai tempi che viviamo, né allo spirito di quella operante e straordinaria solidarietà nei confronti dei più deboli e degli emarginati che, a ragione dei veri e seri problemi e tragedie internazionali, quotidianamente ed in tutte le parti del mondo la Chiesa mette in campo”.
Probabilmente tali frasi sono riferite al parroco di San Gennaro, don Pasquale Maria Mainolfi, che nei giorni scorsi si era espresso duramente contro quella istallazione.