A conferma di quel che dicevo vedere : << non darmi il tormento .... che è appena incominciata l'estate e già si parla di tormenttoni estivi . aspettare l'autunno no ? >> leggete l'articolo citasto sotto di republica d'oggi. Sempre su i tormentoni si può aggiungere che si è passato da una tradizione seppur pur con delle sacche di resistenza ed alternativa cantautoriale ad una sempre più radicalizzazione nellla cultura Italiana . Radicalizzazione passiva già prevvista , con lugimeranza , ruciando i tempi anni fa da Renzo Arbore con Nino frassica avevam cantanto proprio a festival di San Remo sul finire degli anni 80 Grazie dei fiori bis e poi confermata ed aggiornata ad un ventennio di distanza da L'Italiano Medio degli Articolo 31 . Infatti , le ultime mie considerazioni prima di lasciarvi all'articolo, confermano quanto già dicevo nel titolo del post , cioè che adesso anche i cantanti stagionati e vetusti hanno capito che il tormentone rende un bel po' di € ed allora per rimandere siulla cresta dell'onda fanno unioni assurde ed improbabili . E come risulta da questa discussione con un mio contatto facebook
Ma ora bado ale ciancie pè vediamo all'articolo
Maestri e allievi Ora il tormentone cancella lo scontro tra generazioni
Fedez e Lauro con Berti, Emma con Bertè: il successo delle combinazioni più improbabili
di Gino Castaldo
Altro che ribelli, altro che demolitori, i giovani della rivoluzione che sta scuotendo le fondamenta della musica italiana sono talmente rispettosi di zii, nonni e maestri da cercare in ogni modo di includerli nella loro irriverente ma in fondo rispettosa rivolta generazionale.
Sono tutti lì in prima linea, Gianni Morandi, Orietta Berti, Eros Ramazzotti, Loredana Bertè e altri, poco ma sicuro, ne arriveranno presto, arruolati in fretta e furia nell’armata rumorosa dei tormentoni estivi, mai così tanti, mai così aggressivi.
Un po’ a nome di tutti, e di un rinnovato orgoglio nazional popolare, Fedez e Achille Lauro sono andati a recuperare la candida "Oriettona", non a caso anche lei presente a Sanremo 2021, praticamente l’unica, eroica e disincantata, a difendere l’opaco stendardo della tradizione, e le hanno regalato il ritornello più azzeccato e implacabile dell’estate: "hai risolto un problema, e va bene così, ma me ne rimangono mille", e come si fa a non condividere un così genuino e allegro appello cantato su un simil-terzinato che sembra pescato direttamente da un juke box di una spiaggia degli anni Sessanta?
Praticamente in contemporanea è uscita L’allegria di Morandi cantata su un pezzo che Jovanotti ha tirato fuori dal cilindro insieme all’immenso producer americano Rick Rubin, il quale ovviamente di Morandi non sospettava nemmeno l’esistenza. Jovanotti l’ha convinto, come racconta lo stesso Morandi, dicendogli: "Hai presente Johnny Cash?" ricordando il lavoro magistrale che Rubin ha realizzato sul dolente tramonto della carriera del cantante country, immaginando quello che un maestro come lui poteva avere da dire a un pubblico di giovani. Non è proprio la stessa cosa, ma del resto in America uno come Morandi non ce l’hanno, e un esempio doveva pur farlo.
La tendenza a tirare in ballo i nomi della vecchia generazione è troppo marcata per non avere significati più profondi dell’urgenza stagionale. C’è voglia di fare i conti col passato, ma c’è anche di mezzo una ripartenza che dovrebbe scrollarci di dosso la polvere di una catastrofe epocale, e allora bisogna scendere in campo tutti, e infatti c’è una gara di duetti, trii, come se il segno per superare l’isolamento forzato sia proprio la collaborazione, meglio ancora se si può contare sull’appoggio del carisma dei più vecchi.
C’è bisogno di riferimenti, di modelli, di dialogo intergenerazionale, e soprattutto con protagonisti che sono fuori dalla tradizione cantautorale che ha pesato come un macigno sul possibile rinnovamento della canzone italiana.
C’è bisogno di leggerezza, di audacia, e allora meglio rispolverare le buone vecchie cose di pessimo gusto, le icone del trash, l’euforia dei ritornelli anni Sessanta, e casomai la tragressione rock anni Settanta. Insomma meglio Califano, eroe assoluto dei giovani rapper, omaggiato già a suo tempo da Federico Zampaglione, e poi con un frammento di voce inserito in un pezzo da Don Joe, Ketama e Franco 126.
Ma se serve, tanto per ricordare precedenti illustri di questo dialogo tra generazioni, può andare bene anche Al Bano che accettò di fare ironia su se stesso entrando con la sua voce nel video di Vieni a ballare in Puglia di Caparezza. Oppure la inossidabile Loredana Bertè, corteggiata da molti negli ultimi anni, dai Boomdabash fino al recentissimo duetto con Emma Marrone su Che sogno incredibile, e lei si concede, generosissima. Del resto è una cantante amatissima, anche dai più giovani, per essere stata a suo tempo maestra di trasgressione e vita vissuta con intensità costante.
Sul filo del traguardo oltre i quali i tormentoni non possono più chiamarsi estivi, è appena uscito il nuovo singolo di Fabio Rovazzi, La mia felicità, per raggiungere la quale ha cercato addirittura Eros Ramazzotti, in un singolare asse Milano-Roma, anche qui con la dovuta autoironia dell’ospite, dopo essere stato un pioniere di questi accostamenti con la ormai celebre Volare del 2017 che aveva già riportato Morandi sulle trincee della musica nuova.
Zii e nonni cercasi, dunque, per una rassicurante svolta corale, tutti insieme verso il nuovo, e i più ricercati sono quelli che hanno capito per primi che in Italia sta succedendo qualcosa, che le regole sono cambiate, che la canzone, o quello che ne resta, parla un nuovo linguaggio.
L’ha capito Vasco Rossi, il primo a incoraggiare i Maneskin sulla strada dell’esplosione, e saremmo pronti a scommettere su un imminente duetto. Perché no? Sarebbe una fantastica chiusura di un cerchio, e anche la conferma di qualcosa che Vasco predica da tempo, ovvero che il rock ha ancora qualcosa da dire, ma non c’è niente di meglio per dimostrarlo se non dei nuovi protagonisti spuntati dal nulla, esempio vivente di come dall’Italia si possa partire alla conquista del mondo.