18.11.08

Essere per il testamento biologico non vuol dire essere contro la chiesa

ricevo e  pubblico  voentieri  dalla  cdv  esterna  Maria Antonietta  www.lunadivetro.it

IL MIO TESTAMENTO BIOLOGICO E MORALE



Credo in Dio ma non in chi, nel nome di Dio, mi toglie la libertà di pensiero e la dignità.
Accetto dalla mano di Dio la vita e la morte, ma rifiuto chi vuole impormi come vivere e come morire.
So che la mia vita non mi appartiene, ma non voglio affidarla alla scienza o ad una religione.
Scelgo la compassione e la misericordia, e non solo quando convengono alle mie ideologie.
So che la sofferenza è spesso inevitabile, ma mi sgomenta chi, pur con buone intenzioni, condanna il prossimo a mali interminabili e senza senso.
Credo che la vita sia relazione, attività, emozione, coscienza, volontà; e nessuna macchina potrà mai pensare, decidere, interagire per me.
Rifiuto ogni forma di vita artificiale, finta, inconsapevole e senza speranza.
Diffido di chi, in nome della vita, mi condanna ad una infinita agonia.
Ho orrore di chi - medico o sacerdote - vuole sperimentare sulla mia pelle il suo desiderio di onnipotenza.
Credo che la morte sia sacra quanto la vita, e che ognuno abbia il diritto di vivere e soprattutto di morire con dignità.
Chiedo che il mio corpo sia curato da vivo, e non  conservato quando è già cadavere.
Non conosco l'ora della mia morte, ma voglio che, quando sarà giunta, nessuno mi impedisca di tornare a Dio.



E chi se ne frega!


Cari amici sono mesi che ricevo email, dalle poste che vogliono i miei estremi. Ho chiesto in posta, e mi hanno detto, che loro non mandano mai email, di cancellare sono truffe. Questa sera, altra lettera, che mi si comunicava che hanno chiuso il mio conto, firmato poste italiane. Sapete come ho risposto io? 




E chi se ne frega!

tanto tutt' er mònno va a fònno

 e tra poco ce trovàmo

tuttiquanti seduti co' er deredano pe' terra.

 Quello che me dispiacè  pe' la giuventù

io a settantanni

  tra  po' vado a fà," terra pe' ceci"

dìmo a Roma,

 e nu dà retta,

 indove devo annà

nu' serve er bancoposta.

Arivedèndoce..

franca bassi

anche le suore per il testamento Biologico il caso Suor Ildefonsa

 dal corriere della sera


Genova La richiesta inoltrata ai superiori


Il convento vuole il testamento biologico «Non si può vivere come vegetali»


Suor Ildefonsa: ho visto tanta sofferenza, aspetto il permesso insieme con tre sorelle


















Suor Ilda accudisce i malati del Don Orione (Pambianchi)
Suor Ilda accudisce i malati del Don Orione (Pambianchi)

GENOVA - Suor Ildefonsa ha settantaquattro anni, ha preso il velo a diciassette e da allora non ha mai smesso di dedicarsi agli altri, ai più sfortunati: per venticinque anni si è presa cura dei ricoverati del Don Orione, è vissuta a contatto della sofferenza più profonda. Ieri suor Ildefonsa, per tutti suor Ilda, ha ricevuto a Genova un premio come «donna fuori dal coro», e ha mantenuto fede al suo carattere. «Ho chiesto ai miei superiori — rivela — di poter fare il testamento biologico. È stata una richiesta verbale, non l'ho messo per scritto, sono in attesa». Rispetta l'obbedienza suor Ilda, e con serenità ripete «sono dentro alla Chiesa», ma con umiltà ha posto un problema: «Non voglio essere ridotta come un vegetale. Se questo fosse il mio destino vorrei che mi lasciassero andare via in pace, ho letto che anche Papa Giovanni Paolo II avrebbe detto, arrivato il suo momento, "lasciatemi andare"». «Questa richiesta non mi risulta », ha detto brevemente ieri sera il cardinale di Genova Angelo Bagnasco, «in ogni caso — ha aggiunto riferendosi al testamento biologico e al caso di Eluana Englaro di cui aveva appena parlato per ribadire le posizioni della Chiesa — non credo che si tratterebbe di una richiesta in questa prospettiva». Suor Ilda non è la sola, nel suo ordine, ad aver riflettuto sulla fine della vita e a voler mettere per scritto le proprie volontà: «Siamo in quattro sorelle. Chiediamo se possiamo fare il testamento biologico per respingere ogni accanimento terapeutico». La decisione, come ha raccontato ieri Il Secolo XIX, è di poco tempo fa: «È successo questo — racconta suor Ilda —. Una sorella è stata male e si è accasciata a terra nel cortile, aveva avuto un ictus. È arrivata l'ambulanza ed è stata intubata subito, sul posto, e poi ricoverata al Galliera».L'ospedale Galliera di Genova è di una Fondazione presieduta per statuto dal vescovo della città, oggi monsignor Bagnasco. «La sorella è rimasta intubata, attaccata alle macchine quasi tre mesi», continua suor Ilda, «e io ho sofferto tanto vedendola in quello stato. Poi una notte mi hanno chiamato, aveva un febbrone ed è finita. Io ho pensato: non voglio essere attaccata alle macchine, non voglio che la fine sia così. Perché prolungare la sofferenza per sé e per gli altri?». Ha visto tante sofferenze, suor Ilda, ha accompagnato molte persone nell'ultimo viaggio, e parla con grande sincerità: «Ho perso da poco il mio unico fratello. L'ho assistito in ospedale e insieme abbiamo detto tante volte il rosario. Soffriva e mi confidava: sono stanco, basta. Ho pregato perché il Signore aprisse le sue braccia e lo accogliesse a sé. Si dice che gli ultimi giorni di sofferenza possono avvicinare a Dio ed essere una benedizione, ma io non so se portano veramente alla salvezza o alla dannazione. Anche la scienza, la medicina, possono sbagliare. È meglio che la Provvidenza faccia il suo corso ». Questa piccola suora dal carattere intrepido ha fiducia nella Chiesa: «È in cammino, come tutti noi, nel buio e con sprazzi di luce: ma la luce arriva sempre. C'è bisogno di tempo. Sono stata fra le prime a fare atto notarile per poter donare gli organi, ora, per il testamento biologico aspetterò ». Suor Ildefonsa, vuole chiarire il suo pensiero: «Io credo fermamente nella vita. Fin dal primo istante del concepimento. Ho accudito al Don Orione bambini senza alcuna facoltà mentale, senza arti, a volte qualche visitatore diceva: ma a chi serve una vita così? Io rispondevo: serve a te, perché tu ti possa chiedere che cosa sai fare per loro».

VOGLIONO FARCI CHIUDERE DDL NUMBER TWO

VOGLIONO FARCI CHIUDERE DDL NUMBER TWO





 dal blog di rossella drudi  http://www.diteloame.splinder.com



 Dalla commissione Cultura della Camera arriva un nuovo disegno di legge (DdL C. 1269) che obbligherebbe molti blog ad iscriversi al registro dei comunicatori con la possibilità di essere perseguiti per i reati a mezzo stampa. Un anno fa ci provarono con il DDL Levi-Prodi che facemmo ritirare. Ora ci riprovano, nel silenzio assoluto dei media.Miei cari amati amici blogger,  dobbiamo mobilitarci subito per evitare di venire chiusi e imbavagliati. Ancora una volta vogliono minare e chiudere l'unico luogo libero che ci è rimasto e concesso con la scusa di regolamentare la pubblicità delle società e imprese che utilizzano la rete a scopo di lucro ecc ecc.Quindi l'imperativo è:  postare, postare e postare, firmare la petizione, e organizzarci, per far sentire in modo civile il nostro assoluto dissenso o domani non esisteremo più!


firmate qui la petizione online:




vai al gruppo su FaceBook Contro il DDL anti-Blog presente alla Camera





cliccando sul banner si va direttamente al sito, se volete metterlo sui vostri blog copiate i codici sottostanti.





<a href="http://www.facebook.com/group.php?gid=32540852267"><img src="http://www.fdambrosio.net/censura-blog_banner_small.jpg" border="0" alt="vai al gruppo su FaceBook Contro il DDL anti-Blog presente alla Camera"/></a><br/>


Adesso vi saluto, mi raccomando dobbiamo far sentire in alto la voce, proprorre iniziative e inondare di mail la segreteria, troverete tutti gli indirizzi validi dove postare e agire nei link che ho inserito.


Rossella.

Senza titolo 1043

  L'AVETE LETTA LA FIABA LA REGINA DELLE NEVI ?  ;-)


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Germogli d'amore

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                        Perchè Pamela vive


By pino scaccia | Novembre 17, 2008



   “Nove anni: 18 e 19 novembre. Nove anni dalla morte di un ragazzino di 16 anni, nove anni dalla rinascita di mia figlia. Un misto, ogni anno, di dolore e gioia, di rabbia e felicità. Perchè Pamela oggi vive grazie all’estremo e ultimo atto d’amore di due genitori per il figlio, morto in un incidente stradale. E quest’anno vorrei fare una cosa, che non ho mai fatto direttamente. Vorrei ringraziarli. Vorrei dire loro grazie per la loro scelta, coraggiosa, di vita, fatta in un momento in cui tutto sembra non esistere più, la morte di un figlio. Li ringrazio personalmente, come mamma di Pamela, ma anche a nome di tutte quelle persone e quei bambini che vivono grazie a un gesto come il loro. E ringrazio tutti quelli che hanno avuto lo stesso pensiero. Vorrei che questo messaggio venisse pubblicato ovunque, sui blog e sui giornali, vorrei che tutti sapessero che donare un organo è un atto di amore verso gli altri che niente potrà mai ripagare meglio del sorriso di chi, grazie a quella donazione, oggi può ringraziarvi, piangendo”. Sofia Riccaboni

(Non posso per legge contattare la famiglia del donatore, ma vorrei gli arrivasse questo segno… confido in voi).


Questo post  l'ho preso in prestito per voi amici, sulla torre TG1. L'immagine la conoscete già, la posto ogni volta che sento il desiderio di una speranza, una luce per la nostra anima.Grazie franca 



Germogli d'amore


Sei un piccolo seme

caduto in un giorno freddo

foglie colorate

poi uno strato di neve

ti hanno protetto

i primi raggi di sole

ti hanno scaldato.

Tu piccolo seme

oggi sei con amore

sulla terra germogliato.

franca bassi


Senza titolo 1042

  QUESTA E' UNA VECCHIA AFFETTATRICE MANUALE PER IL PANE DEGLI ANNI 70 - 80 !  VE LA RICORDATE ?  :-)


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17.11.08

scontata 30 anni di carcere e poi scoprono che è innocente

Spesso sui giornali  regionali  si leggono news   che    o non   vengono trattati dai media nazionali  ( o se   vengano trattat  lo è solo  in brevissimei trafiletti )   .   Ecco  una  dei  casi  più gravi   tratto  dalla  nuova sardegna del 16\11\2008


dall’inviato Piero Mannironi
Riconosciuto innocente dopo 30 anni di carcere
Il calvario dell’orunese Melchiorre Contena accusato del sequestro-omicidio Ostini
Assolto in primo e secondo grado fu condannato nel terzo processo disposto dalla Corte di Cassazione



*SIENA. **
L’inferno può essere fatto di sbarre che sembrano imprigionare perfino il cielo, di muri spessi e grigi e di cancelli di ferro che rinchiudono in uno spazio immobile e claustrofobico anche i sogni e il dolore. Ma l’inferno è soprattutto nella lucida consapevolezza di essere vittima del furto più atroce, quello della libertà. E di vivere l’interminabile divenire di giorni grigi, sempre uguali, al posto di qualcun altro. Questa è la storia del calvario di un uomo che ha vissuto trent’anni all’inferno prima di vedersi restituiti, in nome del popolo italiano, la dignità e l’onore. Ma è anche la storia di una donna, sua moglie, che gli ha sempre creduto e che ha combattuto con una forza sovrumana una battaglia che sembrava impossibile.
* Questa è la storia di Melchiorre Contena, pastore di Orune, e di sua moglie Miracolosa Goddi.
Il 18 luglio scorso la corte d’assise d’appello di Ancona ha messo fine a un incubo durato trent’anni, spazzando via l’accusa terribile di sequestro di persona e omicidio che aveva sprofondato Melchiorre Contena nel buio universo chiuso del carcere. E’ l’epilogo di una complicata e contradditoria storia giudiziaria che ha visto pronunciarsi per quattro volte i giudici di merito e per due quelli di legittimità. Senza contare due pronunce in risposta alla richiesta di revisione del processo. La sentenza finale, quella che stabilisce che Melchiorre Contena è innocente, arriva però quando l’orologio del tempo ha scandito anche l’ultimo giorno della pena.


*IL RAPIMENTO. * Tutto comincia alle 22,30 del 31 gennaio 1977. Marzio Ostini, imprenditore milanese di 38 anni, sposato e padre di un bambino di sei, torna nella sua villa “Le Querce”, nella tenuta di Armatello, a San Casciano Bagni, nel Senese. Con lui c’è il suo amministratore, Giuseppe Miscio. In casa lo attendono tre uomini armati e mascherati. Modi spicci, ruvidi, e poche parole in un inconfondibile accento sardo. Prima di andare via con l’imprenditore milanese dicono a Miscio: «Vogliamo cinque miliardi (poco meno di due milioni e mezzo di euro). E non avverta la polizia, altrimenti il riscatto raddoppia». Marzio Ostini svanisce nel buio insieme ai suoi carcerieri. Per lui comincia il tragico viaggio verso il nulla.
Il 4 febbraio il primo contatto telefonico con il padre di Marzio, il cavalier Carlo Ostini. E una nuova richiesta di riscatto: due miliardi di lire. Poi le lettere. In quella del 16 febbraio, la prova che l’ostaggio è vivo. I tempi del sequestro si bruciano con inconsueta rapidità e si raggiunge l’accordo per un riscatto di un miliardo e duecento milioni.
Il 20 febbraio il cavalier Ostini parte con una borsa piena di banconote da 50 e 100 mila lire. Ma l’appuntamento con i banditi non va in porto. Il contatto avviene il giorno dopo, alle 15,30, vicino al paese di San Quirico d’Orcia, nel Senese. Il patto è che l’ostaggio sarà liberato nelle 48 ore successive. Ma Marzio Ostini non tornerà mai a casa e il suo corpo non sarà mai ritrovato.
Le indagini si orientano subito verso gli ambienti dei pastori sardi. Inevitabile: la cadenza dei banditi era inconfondibile e poi quelli sono gli anni terribili nei quali l’Anonima sequestri ha esportato nelle dolci campagne toscane la sua feroce e cupa ossessione per il furto di uomini, seminando spore di paura. In quel clima sociale, il solo essere sardi sembra quasi essere una colpa.
Il 25 marzo del 1977, quella che risulterà la svolta nelle indagini: un giovane servo pastore di Fonni, Andrea Curreli, viene trovato in possesso di due targhe appartenenti a un’auto rubata alcuni mesi prima. Il suo comportamento alimenta molti sospetti nei carabinieri, che cominciano a pensare di avere messo le mani su uno dei componenti della banda che ha rapito Marzio Ostini.
A fine aprile, i giornali pubblicano un messaggio della famiglia del rapito che dice di essere disposta a pagare 300 milioni di lire a chiunque sia in grado di fornire informazioni utili alla liberazione di Marzio. Dopo qualche giorno, Curreli si presenta spontaneamente alla stazione dei carabinieri di Montefiascone e racconta di essere stato invitato, nell’ottobre del 1976, nel podere di Melchiorre Contena, a una riunione nella quale si era pianificato il sequestro di Carlo Ostini, il padre di Marzio. E fa i nomi di tutti i partecipanti a quel summit: Melchiorre, Bernardino e Battista Contena, Marco Montalto, Giacomino Baragliu e Pasquale Delogu. Di più: dice che successivamente Baragliu e Battista Contena, ubriachi, gli avrebbero confidato di aver ucciso Marzio Ostini.
I Contena, Baragliu, Delogu e Montalto finiscono in carcere e, poco dopo, vengono arrestati anche altri due sardi: Pietro Paolo De Murtas e Gianfranco Pirrone. Sconcertante il comportamento di Curreli che, con due lettere in due occasioni diverse, ritratta tutto, ma poi davanti al giudice istruttore reitera le accuse.
Non basta: le sue versioni altalenanti vengono smentite da molte verifiche degli investigatori ed emerge che Curreli in passato era stato servo-pastore dai Contena che poi lo avevano allontanato perché inaffidabile sul lavoro. E il giovane servo pastore non aveva mai nascosto il suo rancore per i tre fratelli di Orune.

*IL PENTITO. *Dopo qualche mese finisce in carcere anche il pastore di Paulilatino Antonio Soru, trovato con alcune banconote provenienti dal sequestro Ostini.
Andrea Curreli, dunque, è l’unico vero pilastro dell’accusa. Per dire la verità, si rivela subito un pilastro molto fragile. Tanto che, nel corso del processo, celebratosi davanti alla corte d’assise di Siena, la sua versione frana clamorosamente. La difesa porta in udienza l’impressionante curriculum del “super accusatore”: 35 denunce per falsa testimonianza, simulazione di reato e furto. Melchiorre Contena e gli altri imputati il primo marzo del 1979 vengono assolti.
La corte d’assise d’appello di Firenze, il 21 febbraio del 1980, arriva alle stesse conclusioni: Curreli, che si è addirittura autoaccusato dicendo di essere stato il vivandiere della banda, è inattendibile e l’assoluzione per Melchiorre Contena viene confermata.
Sembra tutto finito. E invece la Cassazione riapre i giochi: accogliendo il ricorso della procura generale, rinvia il processo alla corte d’assise d’appello di Bologna che, senza neppure riaprire l’istruttoria dibattimentale, ribalta le sentenze di Siena e Firenze. Per Melchiorre Contena la condanna è a trent’anni di carcere.
In estrema sintesi, i giudici di Bologna giudicano Curreli attendibile. Eppure sulla sua credibilità ha sempre avuto fortissimi dubbi perfino il suo avvocato, Fabio Dean, diventato famoso come difensore del sulfureo gran maestro della loggia massonica P2, Licio Gelli. Nel marzo del 1985, Dean spedisce una lettera in carcere a Contena. «Ho personalmente convincimento della vostra innocenza - scrive Dean -, maturata da impressioni derivate dal palese risentimento che Curreli manifestava apertamente nei vostri confronti». E ancora: «Mi riserbo di ribadire questa mia convinzione nelle sedi più opportune, sottolineando la natura assolutamente disinteressata di questo intervento che risolve solo un mio problema di coscienza».

*L’ALTRA INCHIESTA. *Curreli, uscito di galera subito dopo il processo, sarà assassinato poco tempo dopo alla periferia di Roma.
Ma il caso Ostini si evolve anche in un processo parallelo. Antonio Soru di Paulilatino, Pietrino Mongile di Ghilarza e Lussorio Salaris di Borore sono sospettati fin dall’inizio di essere coinvolti nel rapimento. Nel luglio del 1986, Salaris viene ucciso nel suo podere di San Donnino, al confine delle province di Perugia e Terni. In un macabro rituale, gli assassini gli mozzano le mani. Come dire: sei stato punito perché hai rubato. Per questo delitto, il 5 dicembre 1989, vengono condannati Soru e Mongile a 27 anni e sei mesi. Secondo la corte d’assise d’appello di Perugia, Salaris sarebbe stato punito perché avrebbe tenuto per sè parte del riscatto proveniente da un sequestro di persona compiuto dai tre e avrebbe poi cercato di “vendere” i suoi due complici ai carabinieri. Che si tratti del rapimento di Marzio Ostini è confermato dal procuratore generale di Perugia Di Marco nell’inaugurazione dell’anno giudiziario del 1988.
Conferme clamorose arrivano prima da Antonio Soru nel 1993 e poi da Mongile tre anni dopo. I due raccontano infatti che il sequestro era stato organizzato da loro e da Salaris e che quest’ultimo aveva ucciso l’ostaggio con un colpo di piccone in testa perché aveva paura di essere scoperto. Soru e Mongile dicono anche che loro non erano d’accordo sulla soppressione dell’ostaggio e che avevano eliminato Salaris perché questi si era tenuto parte del riscatto e li aveva poi traditi. Le loro confessioni sono suffragate da robusti riscontri.
Si arriva così a due sentenze radicalmente contradditorie, a due verità insanabilmente incongruenti. E’ quello che giuridicamente viene definito conflitto di giudicati. Eppure quella della revisione del processo per Melchiorre Contena è una strada ancora lunga. Infatti, sei anni fa la corte d’assise d’appello di Ancona dice no alla riapertura del processo. Ma nel maggio del 2004 la Cassazione interviene e trasmette gli atti del processo alla corte d’assise d’appello dell’Aquila che, nel luglio scorso, dice che Melchiorre Contena è innocente.

*«RISTORO MORALE». *L’avvocato romano Pasquale Bartolo, che ha difeso con passione il pastore orunese, è avaro di parole. Per lui l’importante è che sia stata restituita la dignità a Melchiorre Contena e alla sua famiglia: «Con un’epressione un po’ brutta dico che Contena e quella donna straordinaria che è sua moglie hanno diritto a un “ristoro morale”. Sulla vicenda giudiziaria non voglio fare commenti perché non è mio costume farli, anche se è impossibile non fare alcune valutazioni. La prima è che i sistemi giudiziari sono ragionevolmente garantisti quando si vive il processo in maniera diretta, mentre è molto facile sbagliare quando si giudica solo sulle carte. Devo anche riconoscere alla magistratura di essere capace di censurare i propri errori. E questo, fino a qualche anno fa, era impensabile».
Ora, anche per gli altri sette imputati, si apre la porta della riabilitazione. Dopo trenta lunghissimi anni.

I politici e la chiesa \ le Gerarchie cattoliche hiesa non rispettano Eluana


 Proprio mentre    finiisco di leggere  i  giornali d'oggi    mi torna  in mente   sia Rispetto  di Zucchero    sia    questi  versi   :   (....)  quando la morte mi chiederà \ di restituirle la libertà  \ forse una lacrima forse una sola  \ sulla mia tomba si spenderà \ forse un sorriso forse uno solo \ dal mio ricordo germoglierà (.... )   >>  di  una famosa  canzone di Andrè . Le  sensazioni  di  disgustoso  e la  rabbia  è confermata  dalla  vergognosa presa di posizione   della  regione lombardioa  che dovrebbe  far rispettare la  sentenza dela cassazione  avanzando in maniera cavillosa     tipica  dei peggiori    d'azzeccarbugli  ,   scuse   e pretestri inesistenti   dal punto dio vista legislativo  , come  quelle  degli obbiettori  . Ma  quello che  mi ha  spinto  a  " violare " il silenzio    su questo   triste  caso  è questa  dichiarazione di

<< Una delle ultime encicliche di Pio IX diceva che il primato della coscienza personale è dottrina certa nella nostra Chiesa. Perché questa  violenza contro il padre di Eluana? Siamo molto vicini al fascismo  >>   Don  Andrea Gallo  estrapolata  dalla  ssua intervista   all'unità  ( Pagina 6  )   di Oggi 
Riportavo   sabato   su questo  blog   il  " adesso su Eluana per favore facciamo silenzio " della  De  gregorio  in cui  avevo  salutato  come un segnale di libertà la sentenza della Cassazione che stabilisce come «l’autodeterminazioneterapeutica si debba estendere a tutte le fasi della vita». Si è liberi di stabilire comecurarsi, se farlo e fino a quando. Liberi di disporre di sé. È un principio che – fino al limite del rispetto dell’altro, come accade nelle società democratiche – non credo possa essere materia di trattativa.

Ed in pieno accordo  con quanto dice  Lidia Ravera ( www.lidiaravera.it   ) che mostrare le immagini di una giovane donna sorridente non aiuta a comprendere cosa ne sia di un corpo che giace esanime da 17 anni.Porta fuori strada, davvero.Infatti  non metterò  più  foto  nè  di lei  giovane    e sorridente  nè  di  lei   ( se   mai la  famiglia  autopizzerà , cosa   che non mi sembra  viste le fdichiarazioni del padre di Eluana ,   Olivero Toscani  a    farne     )   nè    tanto meno  (  dopo questo post   )  del padre  .Sono  pasati  neanche  una settimana  che  Nessuno rispetta il silenzio Vescovi, politici, fiction tv: è un assalto contro   e  una mancanza  di rispetto  e  di pieta' oltre che  d'umiltà (  eppure i padri della chiesa  lo hanno   oltre  che predicato dimostrato  sulla loro  pelle  , le gerarchie  lo hanno  forse  dimenticato o fanno finta  di non saperlo  ?  )  la famiglia di Eluana Englaro  .

Ora mi  si dirà  , e  qui anticipo  le  eventuali  repliche  ,   che  voghlio proibire  alla  chiesa    e  a  chi  è contrrario a tale   scelta   si di parlare  e  d'esprimersi  .   Io    non voglio   (  non è  da  me  e  chi mi segue    losa benissiimo  )    voglio  proibre  alla  chiesa  ( le  gerarchie  specialmente   ) o  politici   coerenti  o ipocriti (  in quanto molti  di questi  sono quelli  che  non viogliono una commissione  d'inchiesta  sulle  violenze  e  torture avvenute   al  G8  di genova   ) o gruppi    \ associazioni    pro  vita  ,,  ma  critico  solo  il loro fanatismo e la loro  mancanza  di rispetto  verso  il  signor  Beppino e la  sua  vicenda  .  Capisco e  comprendo  benissimo   anche le  loro ragioni   (   gli nvito pure   a  scrivere  post  su questo blog  )     per  favore   rispettino   le sentenze   e  la  famiglia  di Eluana    ripeto   di  nuovo quanto detto     in uno dei miei post precedenti  per  favore  lasciamola  morire   in pace non  aggiungiamo   dolore  e  a dolore  lasciamola  . Propongo  d'affrontare  le  nostre discussioni  pro  o contro    e  cercare  ( se  è  possibile  )    sui principi  e  per  creare    come  si fece   con il divorzio  e  con l'aborto  una  tutela  per  chi vuole  decidere   della  propria  vita    senza  dover  andare   a  farlo all'estero  o ricorrere  ad  leggi internazionali    di paesi adirittura  cattolici    dove  esiste    eds  accettato il testamento biologico  . Evitiamo di farci ridere  nel mondo  in quanto dobbiamo andare  fuori  anche pr  morire  con dignità 

Ho provato    un  grosso  tomento   \  indecisione    perchè  prima  predico il  silenzio  (   anche  nell'uso delle immagini  ) per  evitare  mancanza  di rispetto  verso  il dramnma   che stanno vivendo  i famillari   , ma anche  per  una   questione  di coerenza  . Lo stesso     espresso  dalla  bravissima   De Gregorio  nell'editoriale  di  Oggi   : <<  (....)  Abbiamo discusso a lungo,ieri sera, se pubblicare in prima pagina lafoto di Giuseppe Englaro, il padre sotto assedio Proprio perché avevamo chiesto silenzio: forse dobbiamo spegnere i riflettori noi per primi, ci siamo detti. Però poi ci è sembrato di dover direche è un’indecenza accanirsi su una persona così addolorata, così tremendamente provata, così stanca e così sola.
Condurre una battaglia politica sulla pelle di un uomo e di sua figlia. « In nome del figlio», si intitola evangelicamente la fiction sui miracoli di RaiUno.  ( foto a  destra  )   È dunque in nome del padre che vogliamo –per l’ultima volta - rispondere.Suo padre, un padre, nostro padre, padre nostro. >> . Adesso ritorno , spero di riuscirci   al silenzio,   chiudo il post   d'oggi  con il sottofondo  la canzone Parole  di  Guggini   qui il testo


 









i politici e le gerarchie cattoliche non rispettano Eluana

Proprio mentre scrivo questo post mi torna in mente sia questo
inizio di canzone : << Non c'è più rispetto \ Neanche tra di noi \ Il silenzio è rotto >> ( Rispetto Zucchero ) sia questa frase : << Una delle ultime encicliche di Pio IX diceva che il primato della coscienza personale è dottrina certa nella nostra Chiesa. Perché questa violenza contro il padre di Eluana? Siamo molto vicini al fascismo >> tratta dall'intervista a Don Andrea Gallo sull'unita' ( Pag 6 ) di Oggi «
Riportavo sabato su questo blog il " adesso su Eluana per favore facciamo silenzio " della De gregorio in cui avevo salutato come un segnale di libertà la sentenza della Cassazione che stabilisce come «l’autodeterminazione terapeutica si debba estendere a tutte le fasi della vita». Si è liberi di stabilire come curarsi, se farlo e fino a quando. Liberi di disporre di sé. È un principio che – fino al limite del rispetto dell’altro, come accade nelle società democratiche – non credo possa essere materia di trattativa.
Ed in pieno accordo con quanto dice Lidia Ravera che mostrare le immagini di una giovane donna sorridente non aiuta a comprendere cosa ne sia di un corpo che giace esanime da 17 anni.Porta fuori strada, davvero.Infatti non metterò più foto nè di lei giovane e sorridente nè di lei ( se mai la famiglia autopizzerà , cosa che non mi sembra viste le fdichiarazioni del padre m Olivero Toscani a farne ) nè tanto meno ( dopo quesesto post ) del padre
.Sono pasati neanche unasettimana che Nessuno rispetta il silenzio Vescovi, politici, fiction tv: è un assalto contro la famiglia di Eluana Englaro . Ora mi chiedo ma la Chiesa ha dimenticato cosa sia il rispetto e il silenzio ?
Ho provato un griosso tromento \ indecisione come la De Gregorio nell'editoriale di Oggi : << (....) Abbiamo discusso a lungo,
ieri sera, se pubblicare in prima pagina lafoto di Giuseppe Englaro, il padre sotto assedio. Proprio perché avevamo chiesto silenzio: forse dobbiamo spegnere i riflettori noi per primi, ci siamo detti. Però poi ci è sembrato di dover dire che è un’indecenza accanirsi su una persona così addolorata, così tremendamente provata, così stanca e così sola.
Condurre una battaglia politica sulla pelle di un uomo e di sua figlia. «In nome del figlio», si intitola evangelicamente la fiction sui miracoli di RaiUno.

È dunque in nome del padre che vogliamo –per l’ultima volta - rispondere.Suo padre, un padre, nostro padre, padre nostro. >> . Adesso ritorno , spero di riuscirci al silenzio, chiudo il post d'oggi con il sottofondo la canzone Parole di Guggini qui il testo

P.s
poichè uso blogger da poco e non sono ancora causa forti problemi alla vista ad usarlo benen , trovate gli url sull'altro mio blog ( ce l'ho da 5 anni ) di splinder ne trovate l'url nel profilo o

Senza titolo 1041

PROIEZIONE DI ME


 


“Sai Maria, forse è proprio quello che ti sta accadendo. Il tuo è un percorso. Un percorso a ritroso. Il contrario dei soliti percorsi. Tutti cercano, piano piano e con sacrifici, di raggiungere la felicità mentre tu, invece, stai scivolando inesorabilmente nel buio, nella straziante agonia, tra le braccia infuocate del male eterno; ti senti così perché sei una peccatrice.”


“Paolo, così mi spaventi, aiutami ti prego, salvami dai miei pensieri.”


“sono qui per questo, o almeno spero.”


“Cosa vuoi dire?”


“Voglio dire che spero che sia io a poter aiutare te e non te a distruggere me!”


“Non riesco a seguire il tuo discorso..”


“Nulla. Capirai. Maria, tu in fondo stai vendendo il tuo corpo, manca poco per svenderti anche l’anima.”


“Veramente a me piace pensare che sto solo vendendo l’amore!”


“No! Tu non vendi l’amore. Tu vendi il sesso! Sei una puttana del sesso!”


Ancora gelo. Sgranai gli occhi cercando di capire il suo tono e il suo sguardo. Non lasciava trapelare nulla. Un filo di rabbia mi si impossessò improvvisamente e cominciai ad ansimare, quasi singhiozzando.


“Guarda se sei venuto fin qui per lanciare accuse sei capitato male!”


“Bene per oggi può bastare. Ci vediamo Lunedì prossimo alla solita ora.”


“Ma che fai te ne vai? Che razza di seduta è mai questa?”


“La seduta migliore che si possa fare con te!”


“Ma come ti permetti! Esci subito da questa casa!”


“Con molto piacere. Allora a Lunedì”


“Ma vaffanculo!”


 


La porta si chiuse, non riuscivo ancora a capacitarmi di cosa era accaduto, un uomo era riuscito a prendersi gioco di me, io, che con gli uomini usavo solo giocarci. Ero furiosa, non riuscivo a star ferma e piangevo di rabbia, cominciai a camminare su giù in quell’appartamento, la pancia comincio a bruciarmi così presi una bottiglia di amaro, un Montenegro, l’appoggiai sulle labbra e buttai giù una sorsata che dimezzò la bottiglia. Lo stomaco bruciò ancora di più, cominciai a dare testate al muro, non ero in me. Andai in bagno e guardai lo specchio: c’era una donna sui vent’anni, stanca, triste, che respirava a stento e aveva una piccola ferita sulla fronte; c’era una donna che non ero io, anche se, in quello specchio, io, non ci ero mai stata fondamentalmente.


Io, non avevo mai abitato quell’ appartamento. Io, per il mondo, quasi non esistevo. Io, non esistevo neanche per me stessa. Io, ero una proiezione di me in uno specchio che non mi rifletteva.


 


Luja

Senza titolo 1040

  VI PIACEVA IL FUMETTO TOM & JERRY ?  :-)


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Il mio giaciglio

                                      

 Il mio giaciglio


Sono lontani  quei giorni di paura.
Nella mia mente ci sono ancora.
C' era la guerra!
Nascosta  nella piccola casa di pietre
tra i rami di alberi  antichi di castagno.
C'era la guerra!
L' odore di erbe selvatiche regnava intorno
il Rio Torbito  nasceva  scorreva canterino,
nel suo letto si faceva strada 
scivolando tra le pietre basaltine.
Un  giaciglio di foglie di  pannocchie
adagiate su uno strato di  canne verdi
questo era il mio giaciglio di bambina.
Ricordo l'odore di fieno.
Quel profumo di erbe che  mi racchiudeva,
io sotto uno strato di  foglie di pannocchie
nascondevo  la mia paura.
Cercavo una tana...cercavo la mia stanza
cercavo il  mio letto di ferro battuto
cercavo il profumo di casa.
Mi mancava  tanto la mia bambola di  pezza
cercavo il gatto sulla sedia
lo scoppiettio della legna nel camino
cercavo  la voce  di nonna Betta
che la sera  al lume di candela
mi raccontava le favole
per farmi addormentare.


franca bassi



Cari amici questa immagine l'ho trovata in rete somiglia al mio bosco antico di castagni, nella valle del Rio Trorbido, sotto è il rio Torbido l'immagine è di mio nipote Sandro Bassi.sandro


Erano giorni molli

Erano giorni molli
passati come un budino
sulle strade di Pescara
nell'adolescente noia,
poggiata sui muri
della mensa ferroviaria.

E tutto appariva così strano,
quando del sesso non si parlava mai
e i tuoi compagni
appuntavano matite conservando i trucioli.

Il fumo denso
di una locomotiva,
gli occhi di una donna persa
al banco del mercato coperto
e manifesti a strati come cipolle
su muri con mattoni nudi
vicino al bar dei sette veli.

Un prete che recitava a memoria
cose che non capiva
e tu con i capelli spettinati
e una camicia fiori
innamorato di Nada
con gli occhi a pesce lesso.

Erano giorni molli
quando Pescara ti sputava
il ventre,
ma il sessantotto covava
sotto il pavimento gonfio,
come le radici degli alberi
accanto al parco Florida

Senza titolo 1039

Eri il mio sole


 


Eri il mio sole


volevo esserti fiore


ma nuvole ti nascondevano


ho provato ad essere sole


ma nuvole ti nascondevano


ancora


volevo guardarti


volevo che tu mi guardassi


radiosa


ma nuvole tra noi


sempre


e sarò nuvola allora


che tu sia fiore o sole


vedrai


laddove ha casa il mio cielo


ti sarò nell’anima


 


Pietro Atzeni

Senza titolo 1038

  L'AVETE VISTO IL FILM STORIA DI RAGAZZI E DI RAGAZZE ?  :-)


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16.11.08

premio amicizia

  Oggi  ho ricevuto un premio  , un premio amicizia   ecco il  regolamento

Di seguito le regole del ricevimento e conferimento premio:
1. Indicare da chi si è ricevuto il conferimento al premio;
2. Dire il motivo per cui si è deciso di creare il proprio blog;
3. Dire qual'è la propria arte preferita;
4. Onorare altri tredici blog amici;

Indicare da chi si è ricevuto il conferimento al premio;




Ringrazio con tutto il mio cuore orchiosettina (  vistalaluce.splinder.com  ) per avermi assegnato questo premio e  rifaccio ancheio la stessa cosa  con alcune  persone
chiedo  scusa  se altre   sono comprese  nell'elenco generico   a tutti gli utenti  nelmio blog  , ma  purtroppo è impossibile  premiasrvi tutto   e lo spazio a  disposizione  e  poco  .


     Il motivo perchè ho deciso di creare il blog  


Essò  è già espresso nele  faq   )  trovate  gli url sul lato destro del template   e nel manifesto del  blog    ovvero il  primo ost  lo trovate  nell'archivio  , ma qui  voglio  spiegarlo meglio  .
Per  confrontarmi ,  scambiare  esperienze   e pareri  , non vivere  solo come  monumento  , per  evitare  che i   cervelli epnsanti   non vadano dispersi   dal conformismo  acritico   o   vado all'ammasso  mediatico  e  culturale 



 Dire qual'è la propria arte preferita 
tutte  , perchè oigni uno di noi è  un  artista


 
Onorare altri tredici blog amici


  chiedo  scusa  se altre   sono comprese  nell'elenco generico   a tutti gli utenti  nelmio blog  , ma  purtroppo è impossibile  premiasrvi tutto   e lo spazio a  disposizione  e  poco  .



http://vistalaluce.splinder.com/  http://fronesis82.splinder.com/ e http://patmam.splinder.com/
 che hanno  e  sanno  fare  della  loro malattia  una richezza per  se  e  per  gli altri    senza piangersi addosso e m'aiutano  nei momenti di crisi e  di sconforto  davanti  ai miei  problemi di  salute   in particolare  a  gi occhi 

lesploratore.splinder.com/
 pssato , presente   e futuro . la  nostra menoria  insomma 
scuoladivita.splinder.com/
Chi sono: lo saprò quando avrò smesso di pensare... pensare... pensare..
http://diteloame.splinder.com/ , mariopischeddainmovement.blog.tiscali.it/ ,
  quando la  follia  e la pazzia    è arte  due  artisti poliedrici  che mi danno lezioni di vita
dimelaltra.blogspot.com/
un anima  profonda  e combattiva 
donielv16.multiply.com pietroatzeni.splinder.com

solo la poesia ispira la poesia Non avere paura di difendere le tue idee
a volte è meglio avere ragione da soli che torto in compagnia ( Pietro Atzeni )
mariodomina.wordpress.com/
 come dovrebbe essere spiegata  la filosofia nelle  scuole 
 http://censurato.splinder.com
Notizie censurate, filmati, musica, spot, video musicali, canzoni, arte, foto, pubblicità e altro materiale censurato in Italia e all'estero.

nuvolecaffe.splinder.com/ Una  che  viaggia  , come me   , con la ment e   senza mezi artificiali ( alcoll e  droghe  )  Alice dopo essere tornata dalla tana del coniglio..Cenere cenere e ancora cenere di me stessa
http://ceglieterrestre.splinder.com

  come    ricostruire   e rialzarsi mentre  tutto intorno  crolla 
http://faldoni.splinder.com/
  questa  frase   che  introduce il suo blog  dice  tutto 

Chi siamo e da dove arriviamo ancora non lo sappiamo. Siamo certi che ivi idilliaco spazio è aperto a voi tutti, che v’entrerete con l'umiltà che vi s'addice. Liberate la mente da negativi pensieri, regalatevi emozioni pure e sincere, alla fine vi faranno piangere, ridere e soprattutto ritrovare l'io perduto nella non mente. (E.S.A. Lesath)
popolosovrano.splinder.com  solaria.splinder.com                     http://blogazione.splinder.com/
 un esempio di democrazia   ,   cervello pensante    e  non mandato all'ammasso
http://lisoladelpiratadellamor.splinder.com/
la mioa nave pirata per  eccellenza
tisbe.splinder.com
mi aiuta  a  scoprire il "senso" della vita, al di là del bene e del male


Un saluto  e  un abbraccio speciale a tutti gli al
tri iscritti     del mio blog e  a  tutti quelli che commentano   .  e  a  tutti gli altri cdv  esterni  \  non splinder  .  che m'aiutano ad  andare  avanti e  a reggere  i venti  della  vita  per  parafrasare  una  famosa  canzone siamo  barche in mezzo al mare  

L'ultimo tabù

L'immagine della ragazza crocifissa sul letto, che Telefono Donna di Milano ha lanciato per la ricorrenza del 25 novembre, ha scosso i nervi all'assessore Cadeo (Maurizio, non Cesare), di Alleanza nazionale. Secondo quest'ultimo, il ritratto offenderebbe la tradizione cristiana.















"Il seno è nudo - annota Stefano Rossi di "Repubblica" - la bella ragazza bruna è sdraiata sul letto..."; sul medesimo quotidiano don Andrea D'Asta, gesuita e critico d'arte, è più dettagliato: "C'è una donna bella e attraente che assume innegabilmente la posizione della croce ma che contemporaneamente ricorda la posa ammiccante della protagonista torbida del film American Beauty. Fotografata dall'alto, per insistere sul suo corpo. E' posta nuda su di un letto invitante, soffice, con cuscini collocati in modo da insistere sulla forma della croce. Ha i capelli scomposti, ma non le alterano il volto. Il richiamo alla croce è evidente, ma l'atteggiamento della donna è attraversato da una intensa sensualità, accentuata da un atteggiamento di resa invitante. La frase 'Chi paga i peccati dell'uomo?' è sovrapposta al pube".

Questa lunga citazione non manca di sorprendere, data la sua completa consonanza col giudizio ben più grossolano, ma senzainfingimenti,dell'assessore Cadeo.  
Non ci si attende, dall'assessore Cadeo, una conoscenza approfondita di Storia dell'arte. D'altro lato, giacché si proclama così ligio alla tradizione cristiana, si sarà pure accorto, anche distrattamente, anche sbadatamente, della presenza di numerose immagini licenziose nelle chiese, soprattutto antiche. Riguardo alla ragazza nuda l'accostamento con Guido Reni, rilevato da alcuni osservatori, pare evidente.
Anche Cristo era nudo; il Crocifisso di Santo Spirito, opera giovanile di Michelangelo, lo è poi totalmente. Privo persino di quel nubente e arioso panneggio che svela più di quanto vorrebbe celare e che si confonde con le tenere e lattee carni del Redentore. La casta virilità del Buonarroti non poteva accettare questi eufemismi pittorici: maschi o femmine, indistintamente, avevano per lui un'essenzialità spartana e sacrale. Via tutto, nel segno del definitivo incontro con Dio, di fronte al quale ognuno compare irrimediabilmente disadorno.

Nelle opere di Michelangelo si ravvisa sempre una perentorietà scultorea. Ben diversa da quello spirito balzano e ridente di Leonardo, dal cui san Giovanni trapelano fantasiose estasi ambigue, estri da soubrette, capricci di santi. E' il cielo, in fondo, a sfuggirci come un tinnulo monello. Per non parlare di San Sebastiano: presentissimo nelle pale d'altare, oggi dimenticato dai devoti (ma recuperato dalla cultura gay che ne ha fatto una sorta di icona: curiosando sul web ho trovato questa breve carrellata, piuttosto accurata anche se non vi compare un piccolo gioiello della cinematografia contemporanea, il Sebastiane di Derek Jarman).

Di fronte a questi Cristi in deshabillé, martiri discinti,profeti scollacciati la "tradizione cristiana" si è sempre devotamente genuflessa, compresi i principi della Chiesa che solo in uno dei momenti più bui della loro storia hanno pensato di ricorrere al "Braghettone" per cancellare, con la nudità dei corpi michelangioleschi, il proprio morboso tarlo.

Che l'assessore teocon, per nulla turbato dalla quotidiana esibizione di veline e ninfette da parte delle tv del suo potente alleato, lo ignori platealmente, non può meravigliare. Stupirebbe, semmai, che la sua "valutazione" sia sostanzialmente condivisa da uno stimato critico d'arte. In realtà, il paesaggio di formazione dei due è in fondo il medesimo.

Quanto a don D'Asta, solo un temperamento creativo, o, al contrario, molto occhiuto, poteva concepire associazioni di idee tanto ardite: la ragazza martirizzata ma bella (il prete ne preferiva una brutta, evidentemente), sul letto "soffice" (demoniaci languori, forse era meglio un rozzo tavolaccio), e, suprema empietà, quella frase "sovrapposta al pube": e a questo punto verrebbe da chiedere al padre molto reverendo dove l'avrebbe collocata, dato che si parla di stupro.

Il vero motivo di questa levata di scudi non è stato ravvisato, a mio parere, nemmeno dal pur ottimo Michele Serra, che preferisce soffermarsi sullo scandalo suscitato dalla Croce. Non che tale scandalo smetta di accecare: il guaio è che agli attuali farisei mancano persino gli occhi, e gli è rimasta solo la stoltezza. Quando la croce si reimpossessa del suo significato profondo è inevitabilmente legata al corpo, e al corpo nudo, straziato, certo, ma anche polposo, estenuato e serico come i quadri di Reni, perché anche in essi palpita il murmure dell'innocenza violata. La croce è sangue e terra, disfatta e rinascita della carne umana. Appartiene all'umanità, vi si identifica.



Ebbene. Cristo, san Sebastiano, san Giovanni e pureilre Davide (quello che danzava svestito davanti all'arca del Signore) erano spogliati, dolenti, languidi, ammiccanti, sanguigni o siderei, ma tuttavia maschi.

La donna crocifissa, dunque - peraltro non la prima in assoluto, un'immagine simile comparve sulla copertina dell'"Espresso" negli anni '70, in occasione del dibattito sull'aborto - traumatizza l'incolto Cadeo e l'erudito D'Asta perché essa stessa bestemmia. Scandalizza non la sua sensualità, ma il suo sesso.


E' chiaro: l'uomo, nudo o vestito che sia, è immagine di Dio. La donna, no. Malgrado tardive e ipocrite dichiarazioni di principio, Dio, secondo la tradizione cattolica, continua ad avere un sesso ben preciso e quel sesso è maschile: in un maschio Dio si è incarnato, un maschio celebra e benedice, in persona Christi, dall'altare. Il recente Sinodo dei vescovi, ignorando alteramente le richieste d'una maggior partecipazione delle donne alla vita della Chiesa, ha presentato come "novità" la concessione alle femmine d'accedere al lettorato e di distribuire la comunione: compiti che, in verità, esse svolgono da molti anni. In compenso è riaffiorata l'antica contrarietà papale alle chierichette, la cui presenza Ratzinger, da cardinale, combatté vigorosamente. Anche qui, per lo stesso motivo: la donna non è degna di rappresentare Dio.



"Dio è certamente padre, ma è anche e soprattutto Madre": queste dolcissime parole, pronunciate dal dimenticato Giovanni Paolo I, riecheggiano in realtà numerosi passi biblici, in cui il Signore stesso si paragona a una donna incinta, a una chioccia, a una casalinga accorta. Ma Ratzinger, seguendo, in ciò, la linea del suo predecessore, ha ritenuto opportuno rimettere tutti (e tutte) in riga, decretando: “Madre non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio”.

Se la donna non è in nessun modo accostabile a Dio, figurarsi il suo corpo, naturalmente peccaminoso e tentatore. Non per nulla il padre D'Asta puntualizza: "Paula Luttringer, fotografa argentina sequestrata ai tempi della dittatura militare, parla della violenza delle donne desaparecidas fotografando semplicemente dettagli delle carceri in cui avvenivano le sevizie. Queste immagini mostrano il grande pudore e discrezione di un'artista che denuncia, suggerendo 'frammenti' di un dolore sconvolgente .








Senza titolo 1037

  QUESTA E' UNA VECCHIA GRATTUGIA IN LEGNO ! L'AVETE MAI VISTA ?  :-)


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L'immagine della ragazza crocifissa sul letto, che Telefono Donna ha lanciato per la ricorrenza del 25 novembre, ha tolto il sonno all'assessore milanese Cadeo (Maurizio, non Cesare), di Alleanza nazionale. Secondo quest'ultimo, il ritratto offenderebbe la tradizione cristiana.
"Il seno è nudo - annota Stefano Rossi di "Repubblica" - la bella ragazza bruna è sdraiata sul letto..."; sul medesimo quotidiano don Andrea D'Asta, gesuita e critico d'arte, è più dettagliato: "C'è una donna bella e attraente che assume innegabilmente la posizione della croce ma che contemporaneamente ricorda la posa ammiccante della protagonista torbida del film American Beauty. Fotografata dall'alto, per insistere sul suo corpo. E' posta nuda su di un letto invitante, soffice, con cuscini collocati in modo da insistere sulla forma della croce. Ha i capelli scomposti, ma non le alterano il volto. Il richiamo alla croce è evidente, ma l'atteggiamento della donna è attraversato da una intensa sensualità, accentuata da un atteggiamento di resa invitante. La frase 'Chi paga i peccati dell'uomo?' è sovrapposta al pube".
Questa lunga citazione non manca di sorprendere, data la sua completa consonanza col giudizio ben più grossolano, ma senza infingimenti, dell'assessore Cadeo.
Non ci si attende, dall'assessore Cadeo, una conoscenza approfondita di Storia dell'arte. D'altro lato, giacché si proclama così ligio alla tradizione cristiana, si sarà pure accorto, anche distrattamente, anche sbadatamente, della presenza di numerose immagini licenziose nelle chiese, soprattutto antiche. Riguardo alla ragazza nuda l'accostamento con Guido Reni, rilevato da alcuni osservatori, pare evidente.
Anche Cristo era nudo; il Crocifisso di Santo Spirito, opera giovanile di Michelangelo, lo è poi totalmente. Privo persino di quel nubente e arioso panneggio che svela più di quanto vorrebbe celare e che si confonde con le tenere e lattee carni del Redentore. La casta virilità del Buonarroti non poteva accettare questi eufemismi pittorici: maschi o femmine, indistintamente, avevano per lui un'essenzialità spartana e sacrale. Via tutto, nel segno del definitivo incontro con Dio, di fronte al quale ognuno compare irrimediabilmente disadorno.
Nelle opere di Michelangelo si ravvisa sempre una perentorietà scultorea. Ben diversa da quello spirito balzano e ridente di Leonardo, dal cui San Giovanni trapelano fantasiose estasi ambigue, estri da soubrette, capricci di santi. E' il cielo, in fondo, a sfuggirci come un tinnulo monello. Per non parlare di San Sebastiano: presentissimo nelle pale d'altare, oggi dimenticato dai devoti (ma recuperato dalla cultura gay che ne ha fatto una sorta di icona: curiosando sul web ho trovato questa breve carrellata, piuttosto accurata anche se non vi compare un piccolo gioiello della cinematografia contemporanea, il Sebastiane di Derek Jarman).
Di fronte a questi Cristi in deshabillé, martiri discinti, profeti scollacciati la "tradizione cristiana" si è sempre devotamente genuflessa, compresi i principi della Chiesa che solo in uno dei momenti più bui della loro storia hanno pensato di ricorrere al "Braghettone" per cancellare, con la nudità dei corpi michelangioleschi, il proprio morboso tarlo.
Che l'assessore teocon, per nulla turbato dalla quotidiana esibizione di veline e ninfette da parte delle tv del suo potente alleato, lo ignori platealmente, non può meravigliare. Stupirebbe, semmai, che la sua "valutazione" sia sostanzialmente condivisa da uno stimato critico d'arte. In realtà, il paesaggio di formazione dei due è in fondo il medesimo.
Quanto a don D'Asta, solo un temperamento creativo, o, al contrario, molto occhiuto, poteva concepire associazioni di idee tanto ardite: la ragazza martirizzata ma bella (il prete ne preferiva una brutta, evidentemente), sul letto "soffice" (demoniaci languori, forse era meglio un rozzo tavolaccio), e, suprema empietà, quella frase "sovrapposta al pube": e a questo punto verrebbe da chiedere al padre molto reverendo dove l'avrebbe collocata, dato che si parla di stupro.
Il vero motivo di questa levata di scudi non è stato ravvisato, a mio parere, nemmeno dal pur ottimo Michele Serra, che preferisce soffermarsi sullo scandalo suscitato dalla Croce. Non che tale scandalo smetta di accecare: il guaio è che agli attuali farisei mancano persino gli occhi, e gli è rimasta solo la stoltezza. Quando la croce si reimpossessa del suo significato profondo è inevitabilmente legata al corpo, e al corpo nudo, straziato, certo, ma anche polposo, estenuato e serico come i quadri di Reni, perché anche in essi palpita il murmure dell'innocenza violata. La croce è sangue e terra, disfatta e rinascita della carne umana. Appartiene all'umanità, vi si identifica.
Ebbene. Cristo, san Sebastiano, san Giovanni e pure il re Davide (quello che danzava svestito davanti all'arca del Signore) erano spogliati, dolenti, languidi, ammiccanti, sanguigni o siderei, ma tuttavia maschi.
La donna crocifissa, dunque - peraltro non la prima in assoluto, un'immagine simile comparve sulla copertina dell'"Espresso" negli anni '70, in occasione del dibattito sull'aborto - traumatizza l'incolto Cadeo e l'erudito D'Asta perché essa stessa bestemmia. Scandalizza non la sua sensualità, ma il suo sesso.
E' chiaro: l'uomo, nudo o vestito che sia, è immagine di Dio. La donna, no. Malgrado tardive e ipocrite dichiarazioni di principio, Dio, secondo la tradizione cattolica, continua ad avere un sesso ben preciso e quel sesso è maschile: in un maschio Dio si è incarnato, un maschio celebra e benedice, in persona Christi, dall'altare. Il recente Sinodo dei vescovi, ignorando alteramente le richieste d'una maggior partecipazione delle donne alla vita della Chiesa, ha presentato come "novità" la concessione alle femmine d'accedere al lettorato e di distribuire la comunione: compiti che, in verità, esse svolgono da molti anni. In compenso è riaffiorata l'antica contrarietà papale alle chierichette, la cui presenza Ratzinger, da cardinale, combatté vigorosamente. Anche qui, per lo stesso motivo: la donna non è degna di rappresentare Dio.
A. Gentileschi, Susanna e i vecchioni, 1610 (Pommersfelden, Collezione Graf von Schönborn). L'artista, da giovane, subì violenza.
"Dio è certamente padre, ma è anche e soprattutto Madre": queste dolcissime parole, pronunciate dal dimenticato Giovanni Paolo I, riecheggiano in realtà numerosi passi biblici, in cui il Signore stesso si paragona a una donna incinta, a una chioccia, a una casalinga accorta. Ma Ratzinger, seguendo, in ciò, la linea del suo predecessore, ha ritenuto opportuno rimettere tutti (e tutte) in riga, decretando: “Madre non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio”.
Se la donna non è in nessun modo accostabile a Dio, figurarsi il suo corpo, naturalmente peccaminoso e tentatore. Non per nulla il padre D'Asta puntualizza: "Paula Luttringer, fotografa argentina sequestrata ai tempi della dittatura militare, parla della violenza delle donne desaparecidas fotografando semplicemente dettagli delle carceri in cui avvenivano le sevizie. Queste immagini mostrano il grande pudore e discrezione di un'artista che denuncia, suggerendo 'frammenti' di un dolore sconvolgente".

Non dubitiamo della forza degli scatti della Luttringer, ma crediamo che il dolore sia necessariamente spudorato, altrimenti diventa a sua volta menzogna e violenza.
Negare Cristo nella donna comporta inevitabilmente negare il dolore totalizzante dello stupro, la sua universalità, la sua, direi, cittadinanza. Negare Cristo nella donna significa che la sofferenza di quest'ultima non ci riguarda, perché appartenente a una creatura altra o, peggio, a una "non-creatura". Ma il dolore crocifisso passa anche per un corpo concreto e visibile, grida dal suo pube, langue nelle sue viscere e sul suo petto martoriato. Anche se quel corpo è un parziale, sconsacrato, indecente corpo femminile.