Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
3.5.09
Senza titolo 1472
Amami
Amami come questo amore immenso che vive in me
amami abbracciando il mio sguardo, senza pensare,
lasciandoti accarezzare.
Amami con dolcezza ma con fermezza.
Amami come l’immenso cielo che muta sopra di noi
ma sempre ci sovrasta.
Amami come il mare che regala passione,
spruzzi di vitalità e gioie.
Amami come la notte
lunga e intensa per noi.
Amami come si ama un sogno:
bello.. ma non esiste
e quindi mai potrà svanire!
Elena ©Copyright
Il totem
la ballerina con la gonna nera
il pagliaccio con i denti a sciabola
il fustigatore con i tacchi a spillo
la pia donna delle messe
E c'era una gran luce
una gran luce dal totem
e tutti l'adoravano
La ballerina offrì la sua bocca al totem
Il fustigatore la sua spada lucente
La pia donna le sue preghiere
Il pagliaccio anche il sedere
E c'era una gran luce nella pianura
e c'erano cori
dal fondo della platea
Applaudivano contenti
ebbri di cocaina
e surrogato di cioccolato sino
a sporcarsi il naso
La pia donna ebbe la visione del paradiso
Il fustigatore rubò la gonna alla ballerina
Che offrì il suo corpo per in cambio di un lavoro
Il pagliaccio fumava canapa e carta di giornale
E la gente gridava
mentre dal totem si spandeva una musica soave
Voci da coro della platea invocavano
la vittima sacrificale
Poi
molto poi
arrivò un bambino
con i capelli corti
magro
con un telecomando in mano
...e cambiò canale.
2.5.09
una strada fatta di curve
Quindi smeto di di piangermi addosso e vado avanti .
Il post d'oggi tratta del punto in cui sono arrivato con il mio viaggio e come ho intenzione poroseguire
ecco volevo evitare una sega mentale ma mi chiedo sarà la strada giusta ? ' ancora non lo so bene in quantoi gli alterno anzi meglio gli uso entrambi . Solo la mia morte fisica si saprà da quello che lascerò ( scritti cartacei , scritti sui miei blog e i mie commenti e e nnei newsgroups , e parodie che hanno mnfato su di me )
Oltre questo video ( chiedo Ora , scusa se lo ripropongo , ma dela canzone non ne ho trovato altri ) sono
sono
1) il libro toccante ed autobiografico ( ne trovate sotto a sinistra la copertina ) su una esperienza degli anni di piombo ( 1969\70\1988\1999) di Torregiani Alberto figlio dell'orefice ucciso da cesare battisit , Rabozzi Stefano Ero in guerra ma non lo sapevo di quisotto ulteriori informazioni
* Editore: Agar
* Data di Pubblicazione: 2006
* Collana: Le biografie
* ISBN: 8889079207
* ISBN-13: 9788889079201
* Pagine: 224
quattro film bellissimi sotto il promo dei pprimi due e l'inizio del terzo
rachel sta per sposarsi
Guarda il trailer Rachel sta per sposarsi su Cinetrailer.it
il figlio di bakunin
il cielo sopra berlino ( l'edizione integale )
a chi mi chiede cosa intendo per eroe
1.5.09
Primavera - 1
La primavera
Oggi a Roma c'è un cielo azzurro.
Ho chiamato in Abruzzo
alla mia amica Angela è tornata la voce.
Ancora non ho visto la mia tana
di Assergi la vedo nella mia mente.
Mi manca tanto il mio "Piccolo Tibet"
Il massiccio è ancora innevato,
la primavera è in ritardo!
La genziana le orchidee il ginepro
poltriscono ancora,
sentono freddo.
La primavera è in ritardo!
ma arriverà per infiorare le valli
appena il gigante dormiente si sveglia.
franca bassi
30.4.09
Aula Magna
Ieri la mia amica Paola si è laureata. L'ho vista sgambettare da banbina sotto la mia finestra, oggi è amica, sorella figlia. Siamo partiti che era ancora notte, siamo passati per L'Aquila, Assergi e poi il grande Tunnel del Gran Sasso ci ha portato apparentemente con il pensiero fuori da quel luogo tristre, ancora avvolto nella bruma. Siamo arrivate a Macerata che ancora era presto, ci siamo fermate alla piazza per prendere un cappuccino e goderci un po' di sole, appena entrate all'universita, abbiamo percorso un lungo corridoio, sontuoso, austero, con le pareti rivestite di grandi illustri personaggi, la grande porta di legno antica si apre ai nostri occhi: "l'Aula Magna" che spettacolo! un vero gioiello. Non vi metto le immagini delle persone per delicatezza. Uscite dall'aula entrambe cariche di grande emozione, mi sono fatta prestare dalla mia amica la sua corona di alloro e sotto la lapide di "Leopardi" mi sono incoronata e laureata anch'io, e ho promesso che se rinasco, frequenterò l'uneversità di Macerata...scusate mi sembra di ricordare che anche un certo 'Napoleone' si è incornato da solo, vabbè non ci fate caso mi piace giocare. Franca Bassi
Quando due poeti si incontrano
"Cosa penso di Zero interprete? Beh, a parer mio solo due tipi di cantanti si prestano a eseguire brani altrui: quelli molto intelligenti o quelli negati per la composizione. Anche se in entrambi i casi occorre lo stesso coraggio: ammettere il proprio limite presuppone un grande senso di autocritica. Ovviamente, Renato appartiene alla prima schiera". Parola di Nicola Brunialti, pubblicitario e scrittore per l'infanzia il quale, assieme al musicista Giancarlo Colonnello (autore di Non ho l'età e di molti jingle pubblicitari), ha regalato al celebre cantautore Dormono tutti, la delicata ninna-nanna che chiude il nuovo album, Presente.
Brunialti, classe 1972, ha all'attivo quattro libri: due di filastrocche (La mucca fa bee e A Natale fanno pace), una vicenda illustrata sul bullismo - La maledizione del lupo Marranno - e il romanzo Pennino Finnegan e la fabbrica di baci, storia d'un bambino che vive in un mondo chiamato Semprefreddo, dove baci, abbracci e carezze si comprano al supermercato perché la gente ha scordato come si dimostra l'amore. Una storia "diversa" per esortare i giovanissimi a non temere i propri sentimenti e a non vergognarsi dei gesti d'affetto. "I bambini - spiega - provano ancora curiosità, a differenza degli adulti. E sono ottimisti: si aspettano ancora un mondo in cui avvenga sempre un lieto fine. Ma non si fanno fregare: sono bassi, ma non stupidi. Ognuno è una storia, un'isola. Ognuno ha già caratteristiche precise. Devi imparare il loro linguaggio per toccarne i cuori. Ma vietato fingere. E' come se uno tentasse d'improvvisare l'inglese in Gran Bretagna senza conoscerne una parola. Gli inglesi lo capirebbero subito. Così i bambini: si accorgono se sei sincero".
- Dai bambini a Renato Zero il passo sembrerebbe, più che lungo, improbabile.
"E invece mi sono accorto che nessuno avrebbe potuto cantare la mia filastrocca risultando credibile quanto lui".
"In ogni caso - prosegue Nicola - qualcosa di tipicamente zeriano si trova anche lì: il parlato introduttivo, il lamento e il commento 'devo aver schiacciato un pisolino' si devono a lui e inseriscono una ironia meravigliosa all'interno di una poesia molto tenera".
"Renato è l'autore, secondo me, della più bella canzone della musica pop italiana: Il cielo. Ed è l'autore di altre decine di pezzi storici, entrati di diritto nella storia della nostra musica, che hanno segnato i tempi, trattando argomenti sempre spinosi, anticipando spesso i tempi, parlando sempre con una irrinunciabile ironia, nascondendo le lacrime dietro un gioco (Triangolo è una canzone triste dal punto di vista dell'amato, che si trova di fronte un terzo incomodo). Lui ha avuto da sempre l'umiltà, l'onestà d'animo e, perché no, l'intuito di capire quando un pezzo aveva valore, quando gli si cuciva perfettamente addosso. E non ha sbagliato mai. Pensando a Il carrozzone [originariamente scritto per Gabriella Ferri, n.d.r.], nessuno potrebbe contraddirmi...".
- Beh, anche Un uomo da bruciare, Spalle al muro, Un altro pianeta... e io aggiungerei la recente Spara o spera: queste ultime tre composte da Mariella Nava.
"Certo, sono pezzi di diritto 'suoi' pur se realizzati da autori...
- ...quasi sempre da autrici: anche questo è interessante.
"Vero, autrici e autori che in quel momento hanno saputo leggere nel suo intimo in modo chiaro e potente. Ci vuole umiltà, appunto. E intuito. Per quanto mi riguarda, poi, cosa dovrei dire? Un cantante del suo livello che inserisce nel suo album, un album così importante dopo tre anni d'attesa e ad un punto così speciale della sua vita, un motivo scritto da uno come me, che non è certo un 'paroliere' di professione? Uno che ha il coraggio di aggiungere alla sua opera una filastrocca, con una splendida musica, con parole poetiche, ma pur sempre una filastrocca? Speriamo non si sia sbagliato proprio questa volta!"
- Ma come è nato precisamente questo brano? In modo casuale, o si pensava già di farne l' "epilogo" dell'album?
"Il brano lo proposi io a Renato, incontrandolo una sera al ristorante. Lui conosceva già Mauro Mortaroli, il socio con cui scrivo da anni le pubblicità (fra cui quella del Paradiso Lavazza e del vigile Persichetti con De Sica). Avevo sempre sognato di farglielo sentire. Lui si dimostrò subito disponibile all'ascolto. Poi avvenne il miracolo, anche grazie alle insistenze di suo figlio Roberto che s'innamorò del pezzo. Puoi immaginare la mia emozione: come affermo sempre...'in dreams we trust!'"
- Il pubblico di Zero si aspetta sempre il "gran finale" con un pezzo "a effetto", invece questo è un brano "minimalista", secondo me in linea con l'album...
"Penso rappresenti la conclusione ideale d'un disco che si apre con la campanella di inizio lezioni e percorre la lunga giornata di un'esistenza, simile poi a tante altre. Una giornata in cui si incontra l'amore, la fatica, il ricordo, il medico, gli amici, la fede. E che termina con una voce augurante la buona notte. Chi desidererebbe un giorno migliore?"
- Il miglior giorno della nostra vita... [risate]
"Sì, in un certo senso è proprio così" [risate].
- In Dormono tutti molti hanno trovato affinità con Rodari. A me sembra di ravvisare anche qualche eco pascoliana, senza bamboleggiamenti però (che Arbasino definiva "antesignani di Iva Zanicchi", comunque entrati nella cultura popolare). La scrittura è raffinata. Che ne pensi?
"Beh, le affinità con Rodari sono evidenti, è uno dei miei autori preferiti. Da bambino conoscevo a memoria quasi tutte le sue filastrocche. Storie divertenti che contenevano mondi interi. Anche dietro i vocaboli più semplici. E indimenticabili le filastrocche surreali, i cui i gatti se ne vanno in giro con cartoccetti di prosciutto e i cavalli parlano. Poi amo molto uno scrittore fantasy americano, Jonathan Carroll. Con lui devi abbandonare la razionalità e calarti in mondi in cui i cani pedalano sul triciclo e chiacchierano coi loro padroni. Ma dalla mia biblioteca non può mancare Stefano Benni, quello della Compagnia dei Celestini più di tutti!"
"Anche il richiamo a Pascoli, tuttavia, mi lusinga (e mi imbarazza!). Credo che in un caso di rima baciata, apparentemente banale, sia riuscito, come Rodari e, forse, come Pascoli, a trovare parole e rime nuove. Abbinamenti spiazzanti: dormono i baci dentro le bocche, i salti dentro i ginocchi, i numeri dentro le dita, i pesci nel letto del fiume. Insomma, ho cercato un salto più lungo del solito. Non dormono solo le gomme dentro gli astucci, ma dormono anche le giostre aspettando i bambini. Ma il culmine dello 'spiazzamento' l'ho trovato nel finale: è come scaturito da sé, perchè la canzone sembra conclusa e invece la voce aggiunge che i sogni sono gli unici a restare alzati, mentre tutte le cose vanno a dormire, per far compagnia a chi dorme. Mi sembra molto poetico".
- Il recupero dell'"infanzia" (e forse d'una determinata infanzia quasi rarefatta nel tempo, penso all'uso di certi sostantivi che rievocano un mondo scomparso, gli astucci, le cartelle ecc., o a taluni diminutivi e/o vezzeggiativi) da parte d'un adulto rimane pur sempre un'operazione intellettuale quindi può risultare onesta o disonesta, semplice e profonda oppure opportunistica e banale. Fortunatamente, non ravviso nel testo un rimpianto per il "bel tempo andato" quanto piuttosto un recupero di ciò che conta nella vita, una rincorsa per guardare avanti. Insomma non vi trovo una dolciastra e convenzionale nostalgia.
"Hai ragione, forse la nostalgia emerge nella scelta di alcune parole, scelte per raccontare un mondo fatto di cose semplici. Il mio intento era quello di parlare di un momento magico, quello in cui si mollano le difese e ci si abbandona nelle braccia dei sogni. Cosa c'è di più splendido o di più stupefacente del peso di un bambino che si abbandona fra le tue braccia, quando 'crolla' dal sonno? Ho voluto regalare a loro, e a tutti gli adulti che si addormentano con più o meno fatica, una nuova ninna-nanna. Per i bambini sarà un dolce ricordo quando saranno grandi. Per i grandi è un dolce ricordo di quando erano piccoli".
- Hai detto che Presente è un album molto importante nella carriera di Zero. In questo periodo il Nostro è davvero molto presente, in tv e in radio, ma si ha l'impressione che i motivi profondi non siano meramente promozionali...
"Renato era da subito molto elettrico, pieno di energia, convintissimo del suo lavoro. Ogni tanto mi faceva ascoltare uno stralcio di canzone e gli brillavano gli occhi. Sono sicuro che avvertiva la particolarità di questo disco e credo che l'averlo meditato così a lungo l'abbia aiutato a scegliere il meglio di tutte le meraviglie concepite. Poi si è circondato di persone davvero speciali, grandissimi musicisti, ognuno dei quali ha portato il suo particolare tocco. Li ho visti provare e trovare insieme le sfumature giuste per ogni composizione, con Renato che dirigeva tutto. Davvero una grande esperienza, soprattutto per uno zerofolle come me!"
- La domanda sorge spontanea: conti di scrivere ancora per Renato?
"Sarebbe davvero un grande onore, Renato è un uomo speciale per noi, che con lui, con le sue canzoni, con le sue parole siamo cresciuti. Forse sarebbe chiedere troppo ai sogni. Ma i sogni sono gratis, come l'amore..."
- Prossimi appuntamenti?
"Il 15 maggio il mio Pennino Finnegan sbarcherà alla Fiera del Libro di Torino. Ma se volete conoscere le date del mio "tour" potete iscrivervi al fan club di Pennino su Facebook. Vi aspetto!".
Le età di Renato
Ciò che spiega, del resto, le recenti apparizioni televisive, ma anche radiofoniche, del Nostro.
Siamo così stati lieti di vederlo ospite in trasmissioni di qualità, da Fazio alla Dandini, e stimato da amici e colleghi illustri (Sorrentino, Travaglio, Stefano Campagna...) e, in certo senso, inopinati sia per il grosso pubblico, sia per incauti e frettolosi detrattori - come evidenziato in altra sede.
Un Renato "restituito a sé stesso", o in cammino per tornare sulla strada maestra: è questa l'impressione che permea l'ascoltatore di Presente, per il quale il termine concept album è quanto mai azzeccato. Sotto alcuni aspetti sono diverse le analogie con un antico disco, Quando non sei più di nessuno: stessa volontà di rimettersi in gioco fin dal primo brano, là Il ritorno, in questo caso L'incontro (più che il singolo di traino, il gradevole ma poco incisivo Ancora qui).
Con qualche pecca in originalità ma con una ricerca piuttosto accurata sul piano stilistico-verbale, rinuncia all'enfasi e ai barocchismi, voce misurata e quasi "interiore", meno spazio agli archi e maggiormente a suoni elettrici e graffiati.
Il disco si dipana come un percorso a ritroso dall'adolescenza alla maturità, toccando temi più scopertamente autobiografici (Professore, Vivi tu, Un'altra gioventù, Da adesso) e altri di apparente, maggior respiro ma in realtà sempre permeati dalla personalissima ottica del loro autore: la ribellione alle regole imposte, la libertà e l'orgoglio - sempre del resto condito della giusta ironia, come dimostra il duetto funky con Mario Biondi - dell'artista, l'incitamento ai giovani a resistere ai pericoli della massificazione, la semplicità e l'ottimismo, pur venato da una socratica amarezza.
E poi l'amore: che mai come in questo disco viene sviscerato nei suoi aspetti più squisitamente erotici. Renato è, o vuol essere, meno profeta e non teme di sporcarsi col profano, anche a costo di rischiare di persona. Un cammino nel tempo, compiuto con uno sguardo asciutto ed essenziale, ragionato, pensoso, forse un po' destabilizzante per chi da Zero si attende lo slancio mistico e l'emozione urlata.
Un artista a sorpresa, che s'innerva negli strati più profondi e inattesi dell'intimo di tante persone, di un microcosmo sentimentale e umano. Lo dimostra pure, nella sua atrocità, un breve, scheggiante episodio del terremoto abruzzese che sembra tratto da un racconto di Pasolini, e che testimonia il dolore d'un brandello d'Italia: non per nulla l'articolista ha parlato di "...cimeli nelle macerie che raccontano la vita" .
A giudicare dalla quantità di commenti e video realizzati (alcuni dei quali riprodotti qui), si può ben affermare che i fans abbiano davvero gradito questo nuovo lavoro. E volentieri, in questo post che non vuole essere una recensione ma una spontanea raccolta di impressioni e moti dell'animo, lascio la parola ad alcuni di loro.
"E' nudo questo Renato Presente, onesto, vero, da innamorarsene ancora - commenta scrive Nathan Nate - un album in punta di piedi, alcune ore per entrarvi dentro, che quasi mi veniva da dire 'così vero da non essere piaciuto'... e invece è solo sincero, epidermico, altalenante. Passa da una pomposa (solo testualmente) celebrazione di se' (che trovo divertentissima nonchè legittima, solo a piccoli tratti esagerata) a una nuda confessione come in Vivi tu, timido, breve accenno, della vita che non ha potuto vivere, quell'altro tipo di vita, quella semplice, di uomo fra gli uomini.. vita compianta, vita che lascia vivere un amore passeggero... un saluto e via".
"Lo ringrazio perché a 58 anni ha saputo ricominciare tutto daccapo, trovando un linguaggio fruibile anche da un ragazzo di vent'anni come me", gli fa eco Federico. Stefano di Roma, invece, preferisce soffermarsi sui recenti passaggi televisivi di Zero: "Ho assistito alla registrazione di Matrix [in onda stasera, n.d.r.]. Purtroppo il conduttore non si è dimostrato molto competente: ciò nonostante, Renato ha ricordato i suoi inizi (con Squarzina, Fellini e altri), la sua intensa amicizia con Mia Martini e Loredana Berté, con quell'atteggiamento un po' anarcoide da taluni scambiato - erroneamente - per qualunquismo e che invece è soltanto la manifestazione d'uno spirito libero e insofferente a etichette imposte. Renato è stato il primo ad affrontare temi considerati sconvenienti o tabù, non solo negli anni '70: l'emarginazione, la droga, l'ipocrisia dei rapporti di coppia, l'omosessualità che ha contribuito a sdoganare - ha usato proprio questa parola - ribandendo il diritto di ognuno a gioire della propria affettività".
Ci piace concludere questo post con una citazione dal libro Ti vivrò accanto che Massimo Del Papa ha dedicato proprio a Renato Zero: "...Dicono di lui: è un finto trasgressivo, un santone, un uomo d'ordine. E non si accorgono di confermare la sua natura di ribelle. Renato Zero è un ribelle. Lo è stato diciottenne, quando si faceva strada, con disperata speranza e presunzione indomabile, contro tutto e contro tutti, fidando solo nel proprio talento mentre altri si consegnavano all'ideologia e ai suoi derivati. Lo è stato negli anni del successo, in quelli della crisi e in quelli del trionfo. Perchè il ribelle non è un rivoluzionario, che vuol sostituire un ordine a un altro. È uno che fa corsa a sé, che 'difende ciò che egli stesso è', come dice Albert Camus. È il marginale che, per quanti sforzi faccia, non potrà mai emendarsi. L'androgino che si spezza tra uomo e donna, lacerato fra autoconservazione e spreco di sé. Perchè il ribelle è anche uno che si butta via, che non la fa mai franca davvero e in fondo ne è felice. È Catilina che, al colmo del potere, prende su di sé 'la causa generale dei disgraziati'. Il Pinocchio che cerca solo chi lo metta in riga, ma anche quando l'ha trovato non rinuncia mai del tutto ad un'ultima bugia di legno. O almeno alla sua nostalgia. È il perdente che sfida l'autorità costituita di cui però avverte il bisogno, altrimenti non c'è gusto ad opporsi. È quello che, con Maurice Sachs, lotta 'prima contro l'ordine e poi contro il disordine', cioè per tutta la vita contro sé stesso. Il borderline irresistibilmente attratto dalla periferia. La scheggia impazzita che quando smina la società non è mai terrorista (perchè non cospira) e quando la difende non è mai affidabile (perchè l'ha già demolita). È il perenne spostato che però renderà i suoi simili meno spostati, azzerando le convenzioni che li avrebbero resi tali. Ed è uno che ci vive accanto."
29.4.09
Le età di Renato
Ciò che spiega, del resto, le recenti apparizioni televisive, ma anche radiofoniche, del Nostro.
Siamo così stati lieti di vederlo ospite in trasmissioni di qualità, da Fazio alla Dandini, e stimato da amici e colleghi illustri (Sorrentino, Travaglio, Stefano Campagna...) e, in certo senso, inopinati sia per il grosso pubblico, sia per incauti e frettolosi detrattori - come evidenziato in altra sede.
Un Renato "restituito a sé stesso", o in cammino per tornare sulla strada maestra: è questa l'impressione che permea l'ascoltatore di Presente, per il quale il termine concept album è quanto mai azzeccato. Sotto alcuni aspetti sono diverse le analogie con un antico disco, Quando non sei più di nessuno: stessa volontà di rimettersi in gioco fin dal primo brano, là Il ritorno, in questo caso L'incontro (più che il singolo di traino, il gradevole ma poco incisivo Ancora qui).
Con qualche pecca in originalità ma con una ricerca piuttosto accurata sul piano stilistico-verbale, rinuncia all'enfasi e ai barocchismi, voce misurata e quasi "interiore", meno spazio agli archi e maggiormente a suoni elettrici e graffiati.
Il disco si dipana come un percorso a ritroso dall'adolescenza alla maturità, toccando temi più scopertamente autobiografici (Professore, Vivi tu, Un'altra gioventù, Da adesso) e altri di apparente, maggior respiro ma in realtà sempre permeati dalla personalissima ottica del loro autore: la ribellione alle regole imposte, la libertà e l'orgoglio - sempre del resto condito della giusta ironia, come dimostra il duetto funky con Mario Biondi - dell'artista, l'incitamento ai giovani a resistere ai pericoli della massificazione, la semplicità e l'ottimismo, pur venato da una socratica amarezza.
E poi l'amore: che mai come in questo disco viene sviscerato nei suoi aspetti più squisitamente erotici. Renato è, o vuol essere, meno profeta e non teme di sporcarsi col profano, anche a costo di rischiare di persona. Un cammino nel tempo, compiuto con uno sguardo asciutto ed essenziale, ragionato, pensoso, forse un po' destabilizzante per chi da Zero si attende lo slancio mistico e l'emozione urlata.
Un artista a sorpresa, che s'innerva negli strati più profondi e inattesi dell'intimo di tante persone, di un microcosmo sentimentale e umano. Lo dimostra pure, nella sua atrocità, un breve, scheggiante episodio del terremoto abruzzese che sembra tratto da un racconto di Pasolini, e che testimonia il dolore d'un brandello d'Italia: non per nulla l'articolista ha parlato di "...cimeli nelle macerie che raccontano la vita" .
A giudicare dalla quantità di commenti e video realizzati (alcuni dei quali riprodotti qui), si può ben affermare che i fans abbiano davvero gradito questo nuovo lavoro. E volentieri, in questo post che non vuole essere una recensione ma una spontanea raccolta di impressioni e moti dell'animo, lascio la parola ad alcuni di loro.
"E' nudo questo Renato Presente, onesto, vero, da innamorarsene ancora - commenta scrive Nathan Nate - un album in punta di piedi, alcune ore per entrarvi dentro, che quasi mi veniva da dire 'così vero da non essere piaciuto'... e invece è solo sincero, epidermico, altalenante. Passa da una pomposa (solo testualmente) celebrazione di se' (che trovo divertentissima nonchè legittima, solo a piccoli tratti esagerata) a una nuda confessione come in Vivi tu, timido, breve accenno, della vita che non ha potuto vivere, quell'altro tipo di vita, quella semplice, di uomo fra gli uomini.. vita compianta, vita che lascia vivere un amore passeggero... un saluto e via".
"Lo ringrazio perché a 58 anni ha saputo ricominciare tutto daccapo, trovando un linguaggio fruibile anche da un ragazzo di vent'anni come me", gli fa eco Federico. Stefano di Roma, invece, preferisce soffermarsi sui recenti passaggi televisivi di Zero: "Ho assistito alla registrazione di Matrix [in onda stasera, n.d.r.]. Purtroppo il conduttore non si è dimostrato molto competente: ciò nonostante, Renato ha ricordato i suoi inizi (con Squarzina, Fellini e altri), la sua intensa amicizia con Mia Martini e Loredana Berté, con quell'atteggiamento un po' anarcoide da taluni scambiato - erroneamente - per qualunquismo e che invece è soltanto la manifestazione d'uno spirito libero e insofferente a etichette imposte. Renato è stato il primo ad affrontare temi considerati sconvenienti o tabù, non solo negli anni '70: l'emarginazione, la droga, l'ipocrisia dei rapporti di coppia, l'omosessualità che ha contribuito a sdoganare - ha usato proprio questa parola - ribandendo il diritto di ognuno a gioire della propria affettività".
Pensieri - 1
Strisce di pensieri
scivolano
attraverso le feritoie
della dita
strette sulla fronte
a trattenerli.
Volano i pensieri
liberi di raggiungere
mete ambite
alla ricerca di sogni
cullati ma non ancor goduti.
Pensieri, tanti pensieri
aerei, colorati, festosi,
rivolti alla vita.
Pensieri, mille pensieri
teneri, dolci, nostalgici,
rivolti a te
che per me rappresenti
la Vita!
Scritto da Marilicia (senza data).
Foto tratta dal Web.
28.4.09
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