Oggi ho letto sula bacheca della mia amica una cosa che mi ha fatto piangere sangue. Sono talmente sconvolto e troiste da non riuscire a proferire parola . lascio che sia lei a farlo per me , visto che è più coraggiosa , conosce meglio l'argomento ., oltre ad avere una storia parrticolare , ma di questo abbiamo già parlato nei post precedenti la trovate nell'archivio del blog
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
10.6.21
40 anni fa #AlfredinoRampi, il bimbo che non salvammo Di © Daniela Tuscano
da quello che leggo in questo articolo di dell'utente Daniela Tuscano che trovate sotto è tutte e tre queste cose insieme.
Maria Grazia Carta, sopravvivendo al dolore che conosce solo una madre alla quale muore un figlio in un OMICIDIO STRADALE , è riuscita a rendere questa terribile esperienza sorgente di nuova vita. educando i bambini delle scuole all'educazione stradale
N.b
Per chi leggesse di questa storia può o andare in archivio visto che ne abbiamo parlato precedentemente ma se non avete voglia o tempo trovate il racconto ( e non solo ) qui sotto in questo video
locandina della sua iniziativa |
giustamente assenti.
ora insegno le regole ai bimbi»
SASSARI
In fila tra i percorsi tracciati nel cortile, attenti a rispettare la segnaletica e le distanze con le loro macchinine di cartone. Poi alla domanda "cosa si indossa appena si entra in auto?" rispondono in coro "il cervello", perché è la testa l'elemento più importante, ancora più della cintura di sicurezza. Hanno dai 3 ai 13 anni, sono gli scolari di un istituto comprensivo di Roma, quartiere Tor Bella Monaca:
ed evitare altre croci come la sua. «Educare i bambini e gli adolescenti è fondamentale: imparano presto le regole e le insegnano ai genitori, agli adulti che usano l'auto ogni giorno - spiega Maria Grazia - e troppo spesso si dimenticano che al volante bisogna essere lucidi: niente distrazioni, come il telefono cellulare, e niente alcol. Se la persona che ha travolto Davide avesse usato la testa, mio figlio sarebbe ancora qui con noi, con la sua famiglia, con il suo bambino». E proprio ai bambini, "i semi" come li chiama Maria Grazia Carta, si rivolge la campagna di educazione stradale che tante scuole, sull'esempio di quella in cui lei insegna, vogliono inserire nel Ptof, il Piano triennale dell'offerta formativa. «Io ci sono, l'ho promesso il giorno in cui è morto mio figlio: voglio impegnarmi perché altre madri non debbano piangere come me».Lezione speciale. Il progetto si chiama "Una scuola sulla buona strada" e punta a diffondere «la cultura del rispetto e della legalità tra i bambini e i ragazzi - spiega Maria Grazia Carta - per veicolare il messaggio anche gli adulti. I piccoli sono gli automobilisti di domani e devono crescere con la consapevolezza che un'auto può trasformarsi in un'arma potenzialmente pericolosissima per se stessi e per gli altri. Abbiamo insegnato ai bambini che non ci si può mettere al volante dopo avere bevuto alcolici o assunto droghe, e che è vietato telefonare o mandare messaggi. Loro hanno capito e lo ricorderanno a qualche genitore distratto». L'iniziativa ideata da Maria Grazia, presidente dell'associazione sportiva e culturale Davide Marasco, è stata accolta con entusiasmo dalla scuola in cui lei insegna, l'Istituto comprensivo Via Acquaroni, e tutti gli alunni hanno partecipato con elaborati e prove pratiche «sulla base delle diverse fasce d'età». Il 27 maggio, giorno del secondo anniversario dell'incidente in cui Davide perse la vita, i piccolini hanno letto i temi e i pensieri dedicati a lui e a tutte le vittime della strada, hanno piantato alberi, illustrato le regole imparate alla perfezione. «Sono stati bravissimi, alunni, colleghi e dirigenti hanno dimostrato da subito una sensibilità straordinaria. Avere loro accanto mi ha aiutato ad affrontare il momento più doloroso della mia vita, in cui mi sono sentita abbandonata dalle istituzioni. Invece la scuola è presente e dimostra ancora una volta di essere capace di grandi cose, arrivando a sensibilizzare su temi cruciali come la sicurezza stradale sui quali lo Stato invece è assente. Non c'è infatti alcuna campagna di educazione, non si fa abbastanza per fare capire che chi guida deve essere lucido, perché bere anche un solo bicchiere di birra può rivelarsi fatale».I testimonial. Accanto a Maria Grazia, in alcune iniziative nelle scuole, c'è Omar Bortolacelli: è anche lui una vittima della strada, sopravvissuto a un incidente che gli ha lasciato una infermità gravissima. Operatore del 118, aveva 27 anni quando l'ambulanza su cui viaggiava si schiantò: un colpo di sonno del collega alla guida e l'esistenza di Omar cambiò per sempre. «Gli avevano dato poche ore di vita - dice Maria Grazia - invece è sopravvissuto. Ha perso l'uso delle gambe ma nonostante questo non si è mai arreso: è diventato un campione di motociclismo, fa immersione subacque ed equitazione. E continua ad aiutare gli altri, come operatore del118, sempre con il sorriso. Dice che lo sport lo ha salvato e per i ragazzi è un ottimo esempio di coraggio e determinazione. Sono fiera che mi accompagni in questo viaggio, perché so che Davide ne sarebbe felice».Il futuro. Maria Grazia Carta ha lasciato la Sardegna molti anni fa «ma l'isola resta casa mia, sono sarda e tenace come tutte le donne sarde. Non ci pieghiamo mai e andiamo avanti a testa alta, come diceva Grazia Deledda. Nuoro è la mia città, il luogo del cuore. Lì ho le amicizie più care e i ricordi più belli. Anche Davide, che era nato a Sassari, amava tanto Nuoro: era tifoso della Nuorese, la squadra gli ha dedicato gol e striscioni bellissimi. Saremmo tornati insieme d'estate. Invece ci andrò da sola o con gli altri miei figli. E mi piacerebbe ricordare Davide anche lì, portare la testimonianza di una madre che ha perso un figlio per colpa del comportamento insensato di un'altra persona: solo così riesco a dare un senso alla mia vita e ad aiutare altri a salvare la propria».
Gli avvoltoi su Saman e sulle vittime dei femminicidi etnici - religiosi il caso saman
Tra l’altro questi sono gli stessi che stanno trattando la vicenda come una “questione tra stranieri” rivendicando ovviamente la superiorità italiana (sovranisti anche nei femminicidi, che miserabile squallore) e sarebbe curioso sapere cosa ne pensino invece del fatto che Saman Abbas a novembre dell’anno scorso (era ancora minorenne) avesse chiesto aiuto ai servizi sociali di Novellara per non essere costretta al matrimonio, fosse stata trasferita sotto protezione in una comunità di Bologna, e avesse presentato una regolare denuncia ai carabinieri. Non è una storia tra “pakistani isolati”, insomma. Ci sono istituzioni, forze dell’ordine coinvolte. E non solo: l’11 aprile Saman Abbas, ormai maggiorenne, decide di tornare a casa per prendere i suoi documenti e presumibilmente trasferirsi all’estero. Il 22 aprile si presenta (di nuovo) dai carabinieri per denunciare i genitori raccontando che non le veniva permesso di prendere le sue cose, raccontando le minacce di morte a lei e al suo fidanzato pakistano.I carabinieri si presentano nella casa dei genitori di Saman Abbas solo tredici giorni dopo. Tredici giorni dopo, il 5 maggio. Non trovano più la ragazza e lì cominciano ad affiorare i sospetti e poi l’indagine. Insomma, ci sono un po’ di responsabilità anche di casa nostra, forse, no?
Tesi confermata anche dalla replica dell'eurodeputata del Pd Pina Picierno alla Lega sulla tragedia di Novellara
9.6.21
Morto don Mario Riboldi, ha dedicato la sua vita ai rom e sinti: "Scelse di vivere il sacerdozio da nomade"
Ha vissuto a lungo in roulotte in un campo rom di Brugherio e ha condiviso la sua vita con i rom e i sinti italiani di cui è sempre stato amico e referente. Ieri è morto a 92 anni, don Mario Riboldi, il prete di frontiera che più di chiunque altro negli ultimi 50 anni è riuscito a interpretare i bisogni di un popolo che ha vissuto come una minoranza ai margini delle grandi città, Milano in primis.Lo avevamo intervistato una decina di anni fa proprio a Brugherio, nella sua casa mobile, in mezzo alle altre roulotte e vicino alla "cappella" dove celebrava ogni mattina la messa per i cattolici del suo campo. Era il loro consigliere spirituale e con loro tante iniziative aveva organizzato a favore del dialogo e dell'integrazione sociale. Da
quando la sua salute si era deteriorata, viveva in una casa di riposo di Varese, lì dove è mancato ieri."È morto don Mario Riboldi, un uomo buono di Dio e uno dei più cari amici dei Rom e Sinti in Italia, Europa e in mezzo mondo - racconta in un post su Facebook Stefano Pasta, di Sant'Egidio di Milano - Ho avuto la fortuna di essergli amico e aver tante occasioni con lui per condividere preghiere, parole, pranzi, sogni, preoccupazioni, pensieri per tanti rom e sinti. Tanti sono i ricordi dei momenti vissuti insieme: ricordo quando - avevo appena finito le superiori - mi raccontò come aveva iniziato la traduzione del Vangelo di Marco in una delle tante lingue romanes che parlava. Ogni incontro era l’occasione per un nuovo aneddoto, vicino e lontano nel tempo".
Cordoglio arriva anche dalla Diocesi che ricorda la storia di questo prete, ordinato nel '53, appoggiato dal cardinale Montini futuro Papa Paolo VI, e dal 1971 al 2018, per 47 anni,incaricato diocesano per la Pastorale dei Nomadi. Svolse diversi ruoli in ordine alla evangelizzazione dei rom, sinti e camminanti sia come responsabile diocesano che nazionale, portando agli onori degli altari il 4 maggio 1997, per la prima volta nella storia il gitano Ceferino Jimenez Mall. Preziose le sue traduzioni nelle varie lingue rom della Bibbia, di testi liturgici e canti.
«Scompare un prete che ha saputo vivere con radicalità la testimonianza del Vangelo e un punto di riferimento per la comunità rom. La sua scelta di farsi povero tra i poveri, di vivere come un rom, pur non essendolo, è stata una provocazione anche per molti credenti, costretti dal suo esempio a interrogarsi sui tanti luoghi comuni di cui questo popolo è ancora vittima e ostacolano, purtroppo, la sua piena integrazione», dice Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.
NIENTE è QUEL CHE SEMBRA . QUANDO L'AUTISMO VIENE SCAMBIATO ED CONFUSO CON disturbo dell’attenzione,
Storie degli Altri - Carmelo Abbate si trova presso Roma.
diario di bordo 86 anno II «Il bodybuilding mi ha salvata: avevo 47 anni, ero depressa e in sovrappeso» ., La campionessa di kickboxing derubata a Termini recupera la borsa da sola: «Mi sento Batman, dalle forze dell’ordine nessun aiuto» .,
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