Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
5.8.21
Andrea Ferraris una zanzara nell'orecchio storia di Sarvari . recensione - intervista
4.8.21
il peggior nuotatore della storia , la no vax pentita che invita a vaccinarsi ,
da https://storiecorrenti.com/
Il peggior nuotatore della storia
By Andrea Sylos Labini
-30 Luglio 2021
Il peggior nuotatore della storia non sono io. O meglio, probabilmente lo sono, ma non ho guadagnato questo titolo a livello internazionale.Questa pregiata onoreficenza spetta ad un ragazzone della Guinea Equatoriale che risponde al nome di Eric Muossambani, ma sento davvero che anch’io ho qualcosa in comune con lui.Io che ho avuto in dono dal buon Dio un fisico poco portato per lo sport in generale, e decisamente “poco acquatico” nel particolare.Io che quando ero piccolo i miei decisero che dovevo fare un po’ di nuoto (all’epoca non è che lo sport te lo sceglievi) perchè faceva bene al fisico, dicevano;Io che avevo una sorella cinque anni più piccola, e mia madre per ottimizzare gli accompagnamenti in piscina cercò due corsi che si svolgessero contemporaneamente;Io che ebbi la sfiga che a quell’ora c’era un solo corso adatto al mio livello, che disgraziatamente coincideva con quello di mia sorella; e cosi io quattordicenne e lei novenne finimmo nello stesso corso popolato da bambini di dieci anni;Io che ero una frana a nuotare, tanto che nelle vasche a rana (quanto l’ho odiata la rana) i bambinetti per superarmi nella corsia mi superavano passando sott’acqua;Io che nelle dannatissime garette di fine corso ebbi un moto di orgoglio e decisi che almeno a stile libero, dovevo salvare la faccia e arrivare davanti ai mocciosi, costi quel che costi.Così in acqua quel pomeriggio diedi tutto quello che avevo, e forse rischiai anche un po’ la pelle, e ancora ricordo quelle due vasche a stile come uno degli sforzi maggiori della mia vita;Io che avevo rimosso questo ricordo, finchè non ho sentito la storia che adesso vi vado a raccontare. E quando ho visto il video -che trovate nel primo commento- ho potuto sentire sulla mia pelle lo sforzo eroico di ogni bracciata di Eric Moussambani, detto “l’anguilla”.Moussambani era un pallavolista amatoriale, nato e cresciuto nella Guinea equatoriale, e fino all’età di 21 anni non aveva mai imparato a nuotare.Poi nel 2000 la Guinea rientra in un programma per l’incentivazione dello sport nei paesi in via di sviluppo, e ottiene una Wild Card per il nuoto per le Olimpiadi di Sidney, quelle del nuovo millennio.Eric impara a nuotare alla meno peggio, un po’ in mare, un po’ nei fiumi, un po’ nell’unica piscina che ha a disposizione, quella dell’Hotel Ureca a Malabo.Con questo pregevole curriculum, forse unico nuotatore del suo paese, Eric parte per Sidney, partecipa alla cerimonia di apertura come portabandiera per la Guinea, e si presenta in piscina il giorno della gara: 100 mt stile libero.E’ una gara di qualificazione, per accedere alle fasi finali bisogna rientrare in un certo tempo, gli organizzatori lasciano da soli un’ultimissima batteria i tre “desperados” possessori di Wild card: Karim Bare dalla Nigeria, tale Farkod Oripov dal Tagikistan, ed il nostro valoroso Eric.E’ una gara apparentemente senza senso, nessuno dei tre ha speranze di rientrare nei tempi per accedere alle finali, ma si svolge comunque nello stadio del nuoto, davanti a 17.000 spettatori.In una piscina olimpionica di 50 mt.Eric una piscina di 50 mt non l’ha mai vista, quella dell’Hotel Ureca sarà grande si e no una quindicina, e la cosa deve aver influito nella scelta della gestione delle energie.Bene, in questi giorni di Olimpiadi abbiamo tutti negli occhi una gara di nuoto olimpica: atleti in tutine iperaderenti che salgono in pedana, sciogono i muscoli, sistemano cuffia e occhialini, poi si tutffano e partono con un ritmo indiavolato che va crescendo nel corso della gara, negli ultimi metri sembrano motoscafi.Eric sale in pedana con l’aria del condannato al patibolo: non ha tutine aderenti, non ha cuffia. Ha solo un costume mutanda slacciato e degli occhialini con l’elastico che svolazza.I suoi due compagni di batteria prendono un clamoroso abbaglio: si buttano in acqua pima dello start. Squalificati.Eric rimane al suo posto, aspetta il segnale di partenza e si tuffa in acqua in modo un po’ sgraziato.Solo.Con 17.000 spettatori che lo fischiano e ridono.Eric percorre la prima vasca a tutta birra, o per lo meno con quella che è la sua versione di “a tutta birra”: ben diversa da come siamo abituati a vedere alle olimpiadi, ma con un certa innegabile cazzimma.Arriva alla sponda dei 50 mt, vira in modo abbastanza dignitoso, ed inizia il ritorno.Il lunghissimo ritorno.Eric sembra aver bruciato tutte le sue energie nei primi 50 mt, e affronta la seconda vasca decisamente affaticato.Più aumenta la fatica, più la sua azione perde efficacia. Dapprima si scoordinano le gambe, poi le braccia e infine la testa. Gli ultimi 25 metri le gambe quasi non le usa più, devono essergli diventate dei pezzi di legno, e le braccia e la testa sembrano mosse dalla forza della disperazione.Ma Eric non molla.E’ solo, qualunque sia l’esito comunque non si qualificherà, il suo dovere ormai l’ha fatto, gambe e braccia devono bruciargli da morire e immagino quanto gli manchi il respiro.I cordoli delle corsie sono lì a portata di mano, e sarebbe tanto facile aggrapparsi e porre fine all’agonia.Ma Eric non molla, e continua a buttare lì bracciate scoordinate, che sono ognuna un inno alla sofferenza.E qui il miracolo dello sport: il pubblico se ne accorge, smette di ridere ed inizia ad applaudirlo.Eric lo sente, e sospinto dal calore della gente, trova la forza di concludere gli ultimi penosissimi 15 mt.Intanto la regia in mondovisione mostra il tempo di Eric (siamo oltre 1 minuto e 50) mentre come in tutti gli arrivi olimpici si vede in sovrimpressione il tempo del World record (all’epoca 48 secondi), amplificando l’effetto tragicomico, quasi a ricordarci che quel ragazzone nero che stenta a mantenersi a galla sta concorrendo per le OlimpiadiEric tocca l’agognata sponda come se fosse un naufrago che raggiunge la riva, e lo stadio del nuoto di Sidney esplode in un boato.La regia ci mostra il primo piano del volto di Eric deformato dalla fatica, con lui che a stento riesce ad alzare un braccio per salutare il pubblico che ormai lo adora.Ed io nel mio piccolo quando ho visto il video in un primo momento ho riso (perché inevitabilmente la scena si presta a facili ironie).Poi mi sono ricordato la mia sofferenza nella gara coi bambinetti, quando decisi che dovevo dare tutto. E ho sentito di nuovo su di me il bruciore nei muscoli pieni di acido lattico che non ce la facevano più, e i polmoni che sembravano scoppiare, e il senso di fatica prossimo al collasso quando mi aggrappai al bordo alla fine del supplizio.E ho pensato che è facile fare i fenomeni, se nasci Michael Phelps. Ed è bello immedesimarsi in Phelps quando nuota come un motoscafo e colleziona medaglie su medaglie, mangiandosi gli avversari.Ma ognuno deve giocare la partita con le carte che gli sono state servite, e ogni giorno deve confrontarsi con le prove che la vita gli mette davanti, anche senza essere particolarmente dotato o preparato per superarle.Anzi a molti di noi comuni mortali a volte tocca affrontare i problemi della vita con lo stesso sguardo con cui Moussombani ha visto per la prima volta la piscina olimpinica: qualcosa di enorme e apparentemente insuperabile.E allora nuota Eric. Nuota per tutti noi, gente normale.L’hanno capito i 17.000 dello stadio di Sidney, e oggi l’ho capito anch’io: in ogni tua bracciata affannata c’è lo sforzo di chi lotta con ostinazione per arrivare a fine giornata.In palio non ci sono medaglie, né onori.In premio per chi non molla c’è solo la soddisfazione di avercela fatta, e il rispetto di chi ti vuole bene.Il che, a ben pensarci, può essere una motivazione sufficiente a smuovere il mondo.
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Perchè gli emendamenti del centrodestra al ddl Zan aprono a discriminazioni e offese
Infatti secondo https://www.fanpage.it/politica/perche-gli-emendamenti-del-centrodestra-al-ddl-zan-aprono-a-discriminazioni-e-offese/
La maggior parte degli emendamenti riguarda l'identità di genere, che le forze di centrodestra (ma anche Italia Viva ed velatamente alcuni del Pd ) vorrebbero togliere. Il disegno di legge Zan chiede di aggiungere alla legge Mancino, che punisce i reati di incitamento all’odio e di istigazione alla violenza legati al razzismo e alla discriminazione religiosa, le discriminazioni per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità: includere l'identità di genere significa dare un nome alle violenze che subiscono tutte quelle persone in fase di transizione o che non identificano il proprio genere, appunto, con il sesso biologico. Ed è esattamente questo punto che il centrodestra vuole eliminare.
La replica dei sostenitori al ddl Zan è che eliminare il riferimento all'identità di genere a una legge che vuole contrastare tanto l'omofobia quanto la transfobia, finirebbe per svuotare il provvedimento di senso. E per non tutelare una parte della società che oggi continua a subire discriminazioni proprio a causa della propria identità di genere. Eppure un altro emendamento proposto dai senatori di Forza Italia Paola Binetti e Maurizio Gasaparri chiede di sostituire le parole "oppure fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere" con "oppure fondati sul sesso o sul genere femminili", escludendo quindi le discriminazioni che può ricevere un uomo sulla base della sua identità di genere.
Infatti fra gli emendamenti più discriminatori c'è quello a firma Malan, inoltre, chiede di "non tentare di imporre ai mezzi di informazione o alle scuole il recepimento dell'ideologia gender o comunque il concetto per il quale i bambini non nascono necessariamente da un uomo e una donna". Un altro, infine, afferma che non devono essere considerati discriminatori comportamenti per cui, nel caso di locali o attività divise per sesso, non ammettano persone a quelli diversi dal loro sesso anagrafico, o per cui ci si opponga alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. Allo stesso modo, secondo Malan non va considerato discriminatorio "non prestare la propria opera o proprietà o esercizio per celebrazioni relative a un determinato orientamento sessuale" oppure "esprimere presenze sull'orientamento sessuale dei figli e dei parenti".
da https://www.fanpage.it/politica/perche-gli-emendamenti-del-centrodestra-al-ddl-zan-aprono-a-discriminazioni-e-offese/
storie olimpiche V parte dalle barracopoli al quasi oro olimpico grazie alla box , uomo o donna , gesso portafortuna , atleti vandali , medaglia più giovane ed altre storie olimpiche
Sky Brown, con lo skateboard alle Olimpiadi di Tokyo a 13 anni
Si è guadagnata il pass per i Giochi superando brillantemente un grave infortunio: battuto il record di precocità per gli inglesi della nuotatrice Margery Hinton
Le sono bastati 13 anni e 11 giorni di vita per raggiungere l’ambito traguardo delle Olimpiadi. Un’età da record con la quale Sky Brown sarà la più giovane atleta della Gran Bretagna a partecipare ai Giochi di Tokyo il 4 agosto. La skateboarder sarà così una delle protagoniste del debutto olimpico della sua disciplina, affiancata dalla compagna di squadra 14enne Bombette Martin. Terza agli eventi di qualificazione, Brown è nata in Giappone il 12 luglio del 2008 da papà inglese e mamma giapponese ed è anche la più giovane professionista del suo sport. Con questo traguardo supererà il record della nuotatrice Margery Hinton, che aveva solo 31 giorni in più quando nel 1928 gareggiò ad Amsterdam per la nona Olimpiade moderna. La giovanissima skater è stata quindi confermata nel team britannico che raggiungerà Tokyo alla fine del mese, dopo aver già vinto una medaglia di bronzo ai campionati del Mondo del 2019 a San Paolo, successo che le aveva permesso di diventare subito una star, non solo nel mondo dello skateboard ma popolare anche fuori, con 809 mila follower su Instagram in vertiginoso aumento.
Il record di precocità alle Olimpiadi è solo uno dei tanti che Sky Brown ha già battuto, basti pensare al contratto con la Nike quando aveva 8 anni o ai successi in tornei dove gareggiava con ragazze che avevano il doppio della sua età, con tanto di partecipazione alle Vans United States Open Pro Series già nel 2016 e vittorie in tornei ospitati dal suo Paese e all’estero, in Svezia, Singapore ed Estonia. Personaggio ideale per qualsiasi campagna pubblicitaria, la piccola campionessa è già un modello da seguire, con dichiarazioni da attivista che infondono coraggio alle coetanee e che hanno presto raccolto l’approvazione del pubblico. «Noi ragazze sulla tavola possiamo fare tutto ciò che fanno i maschi, quindi il divertimento non può e non deve essere solo per loro. Lo skateboard è felicità e libertà per tutti».
Dietro il suo successo non può comunque mancare il pieno e totale supporto dei genitori, che le amministrano sponsor e vita professionale, oltre a una già oculatissima gestione della comunicazione, soprattutto sui social network. Le nuove piattaforme sono infatti imprescindibili per colei che farà il debutto olimpico in una delle discipline più giovani che saranno ospitate ai Giochi. Lo skateboard, nelle sue varianti park e street, sarà per la prima volta nel calendari di gara, insieme a surf, softball, baseball e karate, sport che con tutta probabilità raccoglieranno l’interesse delle fasce di pubblico più giovani. A dispetto dell’età, Sky Brown è comunque un’atleta già navigata, tra infortuni più o meno gravi, con uno dopo il quale ha rischiato anche la vita. A fine maggio del 2020, quindi in piena corsa per poter rientrare nella squadra olimpica britannica, la baby star dello skateboard è caduta da cinque metri d’altezza fratturandosi il cranio in allenamento. Tra lo spavento e il trasporto in ospedale d’urgenza in elicottero, dopo i primi momenti di paura la giovane campionessa ha però mostrato un atteggiamento super positivo, ringraziando il casco e i soccorsi per averle letteralmente salvato la vita ma subito riaffermando la chiara volontà di riprendere quanto prima, per poter andare all’Olimpiade di Tokyo e provare a vincere l’oro durante Giochi simbolici per lei, anche per essere ospitati dalla patria della mamma.Lo Chef de Mission del team britannico Mark England ha annunciato con grande orgoglio Brown e la compagna Bombette Martin come ambasciatrici dello skateboard a Tokyo. «Incredibilmente emozionante avere non solo le due skateboarder come volti della squadra in questa disciplina completamente nuova per le Olimpiadi, ma anche contare su promesse così giovani e dal grandissimo futuro davanti, talenti dei quali siamo fieri. Ora spetta solo a loro presentarsi a Tokyo nella migliore forma atletica possibile e competere per i traguardi più ambiti».
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