PECHINO — Davide Ghiotto
ha una laurea in filosofia con 100/110, cita Schopenhauer e ha scritto la sua tesi su un tema che fa venire i brividi: il suicidio. Vicentino, finanziere, ha vinto il bronzo sui 10 mila metri nel pattinaggio di velocità. Figlio di Federico, ciclista che vinse due gare tra i professionisti ai tempi di Bugno. Ha corso nella sua batteria accanto a una specie di Caeleb Dressel dello speed skating, ma è riuscito a tenere il suo ritmo, senza farsi travolgere da quello dello svedese Nils Van der Poel che ha fracassato il record del mondo. "Sapevo che è un mostro, vedendolo in allenamento, ma durante la gara c'erano solo 2-3 decimi in più al giro tra me e lui".Ha battuto olandesi, russi, canadesi: se lo aspettava?
"Diciamo che è stata un'agonia quando sono scesi in pista gli ultimi due e c'era il canadese Bloemen campione olimpico in carica. A un certo punto ha fatto un gesto all'allenatore come a dire che non ne aveva più. Mi sono chiesto se bluffasse o facesse sul serio. Si è avverata così la gara che sognavo".
Dove comincia la sua storia?
"Dai pattini a rotelle, anche se non ero tra i migliori. Volevo le Olimpiadi, sono passato al ghiaccio e mi sono trasferito a Trento".
Non è semplice allenarsi in Italia.
"Non abbiamo una pista coperta, e viaggiamo tra la Germania e l'Olanda. I raduni li facciamo al centro federale di Baselga di Pinè. Devo ringraziare il pattinodromo Alte Ceccato di Montecchio, Vicenza, perché mi dà la possibilità di allenarmi con le rotelle quando non sono in Nazionale".
Quanto si allena?
"In certe giornate 45-50 chilometri a sessione, altre una ventina, il tutto per sei giorni a settimana".
Ma nella sua vita non c'è solo il pattinaggio.
"A novembre è nato Filippo, figlio mio e della mia compagna Susy. Siamo felici, viviamo nel villaggio di San Gottardo, frazione di Zovencedo, sperduti tra le colline".
È la passione per la filosofia?
"Ai tempi delle superiori ho incontrato una professoressa capace di spiegarmela dal primo momento. La filosofia è odiata solo perché non viene capita. Io sono stato fortunato, l'ho sempre guardata con attenzione. Proprio perché dovevo allenarmi per arrivare alle Olimpiadi ho optato per un percorso di studi triennale che mi piacesse veramente. L'università spesso viene fatta pensando al dopo, e la filosofia non garantisce una collocazione immediata: io l'ho voluta perché mi piace".
I suoi filosofi preferiti?
"Schopenhauer e Nietzsche. Nasce da certe letture la scelta della tesi: "Etica e suicidio"".
Non ci è andato giù leggero.
"Ho scelto il suicidio non perché abbia a che fare col mio vissuto. È difficile parlarne perché è possibile toccare e ferire persone che l'hanno sfiorato davvero, soprattutto nel periodo storico che viviamo, dopo la pandemia. Ma è affascinante scavare nell'animo umano per capire il coraggio estremo di una scelta simile, che va analizzata all'interno della nostra epoca, non stigmatizzata. C'è qualcosa nella mente umana che va compreso, se si vuole evitare di arrivare a certe conseguenze. E bisogna dedicarci tempo".
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Gomito rotto e trauma cranico il 10 dicembre, è ripartito da lì: “Ora so di essere forte”
Gomito rotto e trauma cranico il 10 dicembre, è ripartito da lì: “Ora so di essere forte”
Quando i ragazzi volanti li guardavamo solo nei film americani, born to be free. Omar libero subito, pure all'anagrafe: papà Gabriele insegnante di italiano e mamma Cecilie di tedesco, non si mettevano d'accordo su come chiamarlo. Venne fuori il figlio esotico. Surf, kayak, chitarra, piano. E poi la tavola, una folgorazione, a 7 anni. "Lo snowboard non è per fighetti. E lo sci mi annoiava". Le gobbe costruite nel giardino di casa. E le chiavi per tornarci la sera tardi dopo le gare. Occhiali a specchio, tute sgargianti, i baffi e la barba. Gli studi di economia abbandonati a caccia dell'onda. Sì, spirito libero. "Ma adesso che torno in Italia voglio mangiare la pasta asciutta". L'italiano della tavola. Che a Pechino ha rischiato di non esserci: il 10 dicembre pubblicava una sua foto con il braccio ingessato dopo una caduta nella seconda gara di coppa a Montafon, in Austria, dopo che nella prima proprio qui a Zhangjiakou, era salito sul podio (2°): "Me la cavo con un trauma cranico, lussazione del gomito sinistro e rottura di un tendine. Torno presto". Più che altro, resuscita. È il più vecchio e malconcio di tutti in finale. Serve tattica. E tenere lontana la sfortuna: a Sochi 2014 fu investito dall'austriaco Hanno Douchan mentre era in testa in semifinale, uscì in toboga. A PyeongChang fuori subito (25°), un avversario gli frana davanti. Ma qui no, Omar resiste. Parte lento come al solito, è 4° e osserva in ritardo di quasi un secondo al primo intermedio, riduce il distacco a 69 centesimi a metà tracciato, tiene la scia e quando è il momento prende l'ultimo a disposizione, l'austriaco Julian Lueftner che lo aveva battuto in semifinale, e lo sorpassa. L'oro al fotofinish va all'austriaco di madre italiana Alessandro Haemmerle, 28 anni, che vince per un alito di vento sull'argento canadese Eliot Grondin, 20 anni, che dice: "Bello condividere il podio con Omar, ho ancora una foto mia con lui che mi feci quando avevo 11 anni".Nel frattempo Omar accumulava: 6 successi individuali in coppa del mondo, la generale nel 2014, un argento a squadre ai Mondiali 2019. Ma una medaglia olimpica gli mancava. Piange. Michela Moioli lo guarda, il giorno dopo la sua eliminazione in semifinale. "Per me lei è la migliore del mondo. Io la aspettavo da otto anni la medaglia. Non sono bravo in partenza. Sapevo di poter recuperare terreno e posizioni". "L'infortunio a dicembre è stata una mazzata, pensavo di dovere rinunciare alle Olimpiadi. Invece i medici della federazione sono riusciti a fare un miracolo. A chi dedico la medaglia? A me stesso. Adesso so che sono forte". Più di prima, testardo di bronzo. Nel frattempo Omar accumulava: 6 successi individuali in coppa del mondo, la generale nel 2014, un argento a squadre ai Mondiali 2019. Ma una medaglia olimpica gli mancava. Piange. Michela Moioli lo guarda, il giorno dopo la sua eliminazione in semifinale. "Per me lei è la migliore del mondo Io la aspettavo da otto anni la medaglia. Non sono bravo in partenza. Sapevo di poter recuperare terreno e posizioni". "L'infortunio a dicembre è stata una mazzata, pensavo di dovere rinunciare alle Olimpiadi. Invece i medici della federazione sono riusciti a fare un miracolo. A chi dedico la medaglia? A me stesso. Adesso so che sono forte". Più di prima, testardo di bronzo. Quando i ragazzi volanti li guardavamo solo nei film americani, born to be free. Omar libero subito, pure all'anagrafe: papà Gabriele insegnante di italiano e mamma Cecilie di tedesco, non si mettevano d'accordo su come chiamarlo. Venne fuori il figlio esotico. Surf, kayak, chitarra, piano. E poi la tavola, una folgorazione, a 7 anni. "Lo snowboard non è per fighetti. E lo sci mi annoiava". Le gobbe costruite nel giardino di casa. E le chiavi per tornarci la sera tardi dopo le gare. Occhiali a specchio, tute sgargianti, i baffi e la barba. Gli studi di economia abbandonati a caccia dell'onda. Sì, spirito libero. "Ma adesso che torno in Italia voglio mangiare la pasta asciutta". L'italiano della tavola. Che a Pechino ha rischiato di non esserci: il 10 dicembre pubblicava una sua foto con il braccio ingessato dopo una caduta nella seconda gara di coppa a Montafon, in Austria, dopo che nella prima proprio qui a Zhangjiakou, era salito sul podio (2°): "Me la cavo con un trauma cranico, lussazione del gomito sinistro e rottura di un tendine. Torno presto". Più che altro, resuscita. È il più vecchio e malconcio di tutti in finale. Serve tattica. E tenere lontana la sfortuna: a Sochi 2014 fu investito dall'austriaco Hanno Douchan mentre era in testa in semifinale, uscì in toboga. A PyeongChang fuori subito (25°), un avversario gli frana davanti. Ma qui no, Omar resiste. Parte lento come al solito, è 4° e osserva in ritardo di quasi un secondo al primo intermedio, riduce il distacco a 69 centesimi a metà tracciato, tiene la scia e quando è il momento prende l'ultimo a disposizione, l'austriaco Julian Lueftner che lo aveva battuto in semifinale, e lo sorpassa. L'oro al fotofinish va all'austriaco di madre italiana Alessandro Haemmerle, 28 anni, che vince per un alito di vento sull'argento canadese Eliot Grondin, 20 anni, che dice: "Bello condividere il podio con Omar, ho ancora una foto mia con lui che mi feci quando avevo 11 anni".
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dalla nostra inviata Alessandra ReticoL'azzurra compie un capolavoro con un percorso perfetto al poligono. Oro alla norvegese Roeiseland
La giornata perfetta di Dorothea. Gli sci girano, sono i più veloci tra le umane. E il fucile parla al bersaglio. Wierer di bronzo nella 7,5 km sprint di biathlon a Pechino 2022. Una medaglia che l'azzurra di Anterselva, 31 anni, insegue da 8: "Mi sono tolta un peso". È la prima italiana sul podio olimpico nel suo sport. Chiude col tempo di 21'21''5 alle spalle delle imprendibili del nord che il biathlon lo imparano all'asilo: la norvegese Marte Olsbu Roeiseland, oro in 20'44''3, e alla svedese Elvira Oeberg, argento in 21'15''2."Le attese erano molto alte e tutti si aspettavano delle medaglie individuali, anche se sappiamo che il biathlon è uno sport complicato e tutto deve andare alla perfezione". Non come a PyeongChang 2018, quando tutto andò storto: il gelo tagliente, le gambe molli, la testa altrove. Dorothea che doveva depredare la Corea, si prese solo il bronzo nella staffetta mista così come era successo a Sochi 2014. Tornò a casa travolta dai dubbi. Il primo: smettere. Ma i Mondiali in casa ad Anterselva, nel 2020, la tennero attaccata alla sua radice: sci e fucile, l'alfabeto della Wierer da quando è bambina. Fece bene: vinse tutto.Poi, come accade, periodi bassi e aspri. Solo a dicembre ha raccontato di avere anche avuto fastidi fisici (alla tiroide) che le rallentavano il rendimento. E per una divoratrice di risultati, oltre che di cioccolata, non è mai abbastanza: nel 2019 prima italiana a vincere la coppa generale, si è ripetuta l'anno dopo; 4 coppe di specialità, 12 successi individuali in coppa del mondo, 3 ori mondiali individuali.
La terza biathleta, dopo leggende come Martin Fourcade e Marie Dorin, ad aver vinto in tutti e 7 i formati del biathlon.
"No alla guerra in Ucraina", l'appello dell'atleta di skeleton: da Smith e Carlos fino a oggi, quando sport e politica si intrecciano
L’ucraino Vladyslav Heraskevych ha lanciato un appello per lo stop all’escalation militare al confine tra il suo paese e la Russia, mostrando un cartello con la scritta “no alla guerra in Ucraina” al termine della terza prova di skeleton. Non è la prima volta che un atleta lancia un messaggio politico o sociale durante una manifestazione sportiva. Ecco alcuni tra i casi più famosi.
A cura di Francesco Cofano
Michela Moioli argento nello snowboard a squadre: dal mare alle piste, è super con ogni tavola Onde del mare, gobbe della pista di skate, neve, non fa differenza: Michela Moioli sulla tavola è sempre una fuoriclasse. L'azzurra, argento a squadre dello snowboard con l'azzurro Omar Visintin, su qualsiasi tavola salga, fa vedere la sua classe di campionessa.< Pechino, intervista a Pompanin, chef di Casa Italia: "Fanno il test covid anche al prezzemolo" Fabio Pompanin, titolare del ristorante “Al Camin” di Cortina e chef di Casa Italia, racconta la complicata gestione del ristorante durante le Olimpiadi di Pechino: "Questa è l’edizione più difficile.
Anche il prezzemolo delle nostre cucine viene sottoposto al test del Covid: arrivano gli ispettori del governo per stabilire se la merce può essere utilizzata. Per fortuna abbiamo organizzato tutto da casa grazie allo chef italiano dell’hotel. Il piatto che vince? Pomodoro e basilico".