25.4.07

Senza titolo 1781

Dopo  un bel po' di tempo  d'assenza  ritornano  le  rubriche  riprese dal lunedi della  nuova sardegna persone & paesi ed   il silenzio e la parola . Assenza  dovuta  :1) sia  a problemi  con il nik e la password  del sito ., 2) sia perchè, mi  sono fatto  condizionare  con  un allocco  sdai miei ed altre persone  via email  mi aveva detto  che ero troppo provinciale e dalla  assenza di commenti  a tali  post  . Ma poi  osservando la  referti list  m'ero accorto che    molta gewnte arrivava al nostro blog   proprio cercando  cose sulla sardegna  e  tali articoli 


Una “ guida” sarda tra statue e dipinti dei musei capitolini Anna Mura Sommella ( foto a  sonistra ) dirige con orgoglio la struttura romana visitata da 500 mila turisti provenienti da tutto il mondo
E se la Lupa Capitolina fosse davvero sarda, fusa cioè con piombo e rame dell’Iglesiente o di Funtana Raminosa sotto il Gennargentu o - sostiene con più precisione l’archeologo Claudio Giardino - delle miniere di Calabona, a sud di Alghero in base alle analisi degli isotopi del piombo? E se - come più d’uno studioso ipotizza - l’avesse realizzata un artigiano con dna nuragico trasferitosi OltreTevere?
 Certo che l’emblema per eccellenza di Roma può essere un prodotto del made in Sardinia, opera in grande sullo stile dei nostri piccoli bronzetti o navicelle votive. Gli esperti non si sbilanciano, barcamenandosi tra le fucine della nostra isola, le botteghe etrusche o quelle della Magna Grecia. Fatto sta che, rientrando dal recente viaggio in Cina (Pechino-Tianjiin-Xian), il sindaco di Roma Walter Veltroni - mentre sorvolava l’Asia - ha voluto scherzare con la direttrice dei Musei Capitolini, Anna Mura Sommella, ribadendo che «c’è tanta Sardegna in Campidoglio» e aggiungendo, con un sorriso, «sta per profilarsi un conflitto di interessi artistici».
 C’è un antefatto. Intanto un’iscrizione sepolcrale per Caius Claudius Sardus Praefectus classis, cioè un maggiordomo del Campidoglio. E poi qualche mese prima della trasferta orientale, Veltroni e Mura avevano discusso di una placchetta (una “tessera hospitalis”) dove compariva l’iscrizione etrusca “Silketenas” il che riportava dritto dritto a qualche “ospite” della Sardegna giunto dal Sulcis.
 Vada quindi per un passante approdato da Monte Sirai e dintorni, ma adesso anche la “lupa sarda” fa salire le quotazioni isolane e dà comunque un senso diverso, se non alla storia politica delle colonizzazioni, certamente alla storia dell’arte.
 Nei Musei Capitolini, parte integrante del Campidoglio, l’arte si manifesta a cinquecentomila visitatori di tutto il mondo con le competenze e la grazia di una donna sarda, Anna Mura, attorno alla quale si muovono turisti ed esperti che ammirano la grande statua equestre di Marco Aurelio e si incantano fra la Sala degli Orazi e Curiazi, la Sala del Fauno e quella degli Imperatori, e quella Pinacoteca che vi fa godere della vista del San Giovanni Battista del Caravaggio, la Presentazione al Tempio di Bartolomeo Passerotti, il Ratto d’Europa del Veronese per non parlare del Palazzo detto “Nuovo” solo perché edificato dopo il Palazzo Senatorio e quello dei Conservatori, ma progettato da Michelangelo anche se costruito dopo la sua morte.
 Orgogliosa del suo incarico, Anna Mura è “felice” della splendida vista sulle cupole e sui tetti romani: «Roma è l’unica città d’Italia ad avere una sua Sovrintendenza, attorno a queste sale c’è la storia dell’Occidente, la grandiosità della Roma imperiale. Qui si respira la storia dell’umanità intera. È un Museo unico perché vissuto, i visitatori osservano e si entusiasmano, passano qui intere giornate».
 Sarda, eccome. Lei nasce in piena Barbagia, «in una casa di granito» a Orotelli, il paese di Salvatore Cambosu e dei “thurpos”. Il padre, Luigi, era un «bellissimo ferroviere» giunto da Ussassai, cuore dell’Ogliastra dei tacchi calcarei, delle sue vallate profonde e dei suoi sterminati silenzi. La casa di una zia, Gina Mulas, è ancora utilizzata per il rito di “Sa coia antiga”, l’antico matrimonio riportato all’attualità dalla voglia di fare della presidente della Pro Loco Maria Serrau, anima moderna di un paese antico e isolato. La mamma, Antonina Angioi, era di Orotelli. Genitori e antenati dinamici. Il nonno gestiva un bazar, la nonna - Giovanna Giagu, di Pattada - era non solo una provetta amazzone ma così emancipata da guidare lei il calesse tra Orotelli, Nuoro e Macomer. «E Nonna Giovanna Giagu, visto il mestiere maschile, viaggiava ovviamente con la pistola».
 Le statue della sala del Gladiatore fanno da cornice al racconto della carriera scolastica della direttrice dei Musei Capitolini. Ecco il Satiro in riposo, statua donata da papa Benedetto XIV nel 1753, ceduta ai francesi in seguito al trattato di Tolentino e poi restituita col Congresso di Vienna. Ecco l’Amazzone, scolpita negli anni di Fidia, ha gli stessi fregi delle statue del Partenone. Le scuole elementari a Sassari, e così medie ginnasio e liceo, maturità classica all’Azuni dei Segni, dei Togliatti e dei Berlinguer, in una «sezione rigidamente femminile», docente di Italiano un giovanissimo Manlio Brigaglia («era un piccolo grande genio, il più vivace, il più comunicatore fra i docenti, tra i quali Margherita Sechi Manconi, una allieva di Ettore Paratore»). Ricorda le compagne di classe, Angela Maria Falchi, Vanna Cao, Caterina Virdis, Veronica Arru («affiatate, un bel gruppo, felici di studiare Platone e Alceo»). L’università alla Sapienza di Roma, facoltà di Lettere, si appassiona alla filologia classica «poi mi converto alla Etruscologia, effettuo uno scavo vicino a Santa Severa, al Porto Pirgy di Cerveteri, con un tempio con terracotte, iscrizioni etrusche e bilingue, anche nella variante fenicio punica». La tesi è su una città enclave latina in ambito etrusco - Capena. Centodieci e lode concessa - anno 1965 - da uno dei numi della storia dell’arte, Massimo Pallottino. Sposa Paolo Sommella, docente di Topografia antica. D’estate «regolarmente in Sardegna, tra Orotelli e Ussassai, alla Cavalcata Sarda di Sassari, a ritrovare e rinsaldare le radici, a studiare quel grande patrimonio che è la nostra archeologia». Ma non solo. A Orotelli, «invitata dal sindaco entro a far parte della Fondazione Salvatore Cambosu», uno dei grandi letterati della Sardegna. Sulla scrivania di Anna Mura c’è ben in vista “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta: E poi, ovviamente, Miele Amaro del 1954, Lo zufolo del 1932, Una stagione a Orolai. Legge il brano di un articolo pubblicato da Cambosu su Rinascita Sarda nel 1957. Il tema è quello degli incendi. Ecco un brano di alta letteratura: “Oggi, domenica, gran funerale. Le bare le hanno volute trasportare uomini dell’uno e dell’altro villaggio con una lettiga preparata con rami e intessuta con frasche d’elce del bosco di Talavà. C’era tutto Irille, c’era tutto Marganai, con i testa i loro sindaci. I più hanno dovuto attendere fuori dal cancello il loro turno prima di gettare un po’ di terra sul tumulo... Seppelliti insieme, vittime dell’incendio che Irille e Marganai spensero come una sola famiglia. Avvertimento di Dio a spegnere i rancori, restituendo averi e animi alla concordia antica”. Ripete: «Cambosu va rivalutato, proposto e direi imposto nelle scuole».
 E così - conversando tra statue e dipinti, tra centinaia di turisti soprattutto cinesi e giapponesi - si parla della Sardegna di oggi. Verso la quale Anna Mura manifesta ottimismo. «Quasi per miracolo la Sardegna ha capito quale grande patrimonio sia la sua storia, la sua archeologia, il suo ambiente. È una tendenza destinata a rafforzarsi, da queste radici d’arte che può essere costruito il futuro prossimo venturo. La scorsa estate ho visitato l’Iglesiente, che non conoscevo. È un museo a cielo aperto, con le sue testimonianze minerarie, con i reperti punici, il grande patrimonio di Carbonia e di Sant’Antioco. Certo, ancora oggi non si è innescato un meccanisno virtuoso di sviluppo, ma la crescita è nelle cose, in alcune cooperative culturali, l’associazione delle Domus amigas che sanno proporre un modo alternativo di residenze estive. È la Sardegna delle diversità a imporsi. La proposta del presidente della Regione Renato Soru di creare il museo della Cultura nuragica e quello dell’Arte contemporanea intercetta un vasto segmento di interessi culturali che nel mondo si vanno diffondendo e consolidando. Immaginare Cagliari o le altre città sarde come epicentro dell’Arte Mediterranea è straordinario. Vedo, con questi progetti, una Sardegna proiettata in avanti, fuori da clichè logori. Anche il voler portare architetti noti nel mondo è geniale, si cresce col confronto, con fughe in avanti, non con su connottu, è necessaria l’acqua che scorre, non quella che stagna».
 Così parlando si arriva alla Pinacoteca Capitolina. La pittura barocca di Pietro da Cortona e i cortoneschi, un olio parlante di Pier Francesco Mola, rappresenta Diana ed Endemione, realizzato per Bonaventura Argenti, musico della Cappella Pontificia. Davanti al pastore che dorme un cane bianco-marron accucciato con stella bianca sulla fronte. Ed ecco il Palazzo Senatorio, il Tabularium, l’Archivio dell’antica Roma.
 Con la Roma di ieri si ritorna alla Sardegna di oggi, a quella di domani, a quella di ieri. Anna Mura è al centro della sala dello Spinaio, con bronzo del bambino che si toglie una spina dal piede. È facile parlare adesso della Sardegna di ier l’altro ed andare, davanti a questo marmo originale greco della fine del sesto secolo avanti Cristo, alla cronaca e parlare di Costantino Nivola, il grande artista di Orani-Manhattan, eccellenza sarda. La Mura è davanti alla statua originale di Marco Aurelio. Dice: «Nivola era morto da qualche anno. Ai Mercati di Traiano avevano organizzato una mostra. Le sculture di Costantino contrastavano con i mattoni rosso pompeiano, era sta un successo. Ora faccio parte anche della Fondazione Nivola e, a breve, dobbiamo valutare i progetti per l’ampliamento del Museo di Orani. È un Museo che può richiamare molti gruppi di turisti in Barbagia, occorre solo organizzarsi e organizzare, le potenzialità di crescita col turismo culturale sono tante».
Un po’ di ottimismo non guasta in una Sardegna dipinta spesso a tinte fosche, con terremoti sociali ed economici prossimi venturi. Ottimismo - potremmo davvero dire - della ragione. Perché Anna Mura le sue competenze le ha. Direttrice dei Musei Capitolini, ma non basta. È il ministro dell’Arte romana, la responsabile del Medagliere, del Museo della civiltà romana, dell’Antiquarium comunale, della Centrale Montemartini e del Museo Barracco. È membro corrispondente del Deutsches Archaeologisches Institut di Berlino, ufficiale dell’Ordine Alouita con nomina di Hassan II re del Marocco e, ovviamente, componente del Consiglio direttivo dell’Associazione romana dei sardi “Il Gremio”. Importante l’attività scientifica, editoriale e di ricerca: l’area sacra di Sant’Omobono, l’introduzione di Eracle all’Olimpo, il monumento di Marco Aurelio in Campidoglio e la trasformazione del Palazzo Senatorio alla metà del Cinquecento. E vanno citati gli scritti in onore di Massimo Pallottino in “Etrusca Italica” dal titolo “Inter duos lucos: problematiche relative alla localizzazione dell’Asylum”.
 Ed eccoci, ancora, davanti alla statua originale della Lupa Capitolina, quella che potrebbe avere il marchio Sardegna non solo per i materiali usati per la fusione ma anche per il progetto e la realizzazione artistica del suo autore. Anna Mura: «In questa sala si assiste spesso a un silenzio quasi religioso. Era una loggia che si apriva con tre archi sulla città, ornata dagli affreschi appartenenti alla prima decorazione pittorica dell’appartamento dei Conservatori». Sul soffitto uno splendente cassettone ligneo rimesso in luce da un recente restauro. Tutti ammirano, flash e telecamere, piacciono molto i due gemelli attribuiti al Pollaiolo. E se tutto ciò fosse davvero sotto il segno della Sardegna? «Gli studi continuano, certo che se i bronzetti sono nuragici anche la Lupa Capitolina...».
 E qui la direttrice di Orotelli-Ussassai si ferma. Anche perché al telefono la chiamano proprio dalla Sardegna. «Prossime riunioni a Orani e Orotelli, per Costantino Nivola e Salvatore Cambosu». Due grandi di un altro Pantheon. Quello sardo .







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Isili, dalle trame dei tappeti un ponte di luce sulla storia  Parla Piero Zedde, l’artista che ha creato il museo della tessitura

ISILI. Lana, cotone, argento, oro, rame. Già in nuce, l’innovazione è evidente quanto la tradizione. Fili di rame nella creazione degli arazzi? «Certo. L’idea mi è venuta una ventina d’anni fa durante una tosatura a Gavoi, dove ho visto un pastore legare con fili di rame i sacchi pieni di lana appena tosata. Qualche tempo dopo sono stato a Isili al museo del rame e d’istinto mi è tornata in mente quella scena di fine tosatura a Gavoi: allora ho pensato di mettere insieme questi due saperi profondi della comunità isilese, legati a due materie diverse ma comunque presenti da secoli nella manualità artigiana del Sarcidano».
 Piero Zedde è l’artista che ha dato vita al museo della tessitura di Isili - unico nel suo genere in Italia - nei locali del convento degli Scolopi, un edificio che risale al Seicento. Un’apprezzata studiosa di arte contemporanea come Simona Campus l’ha definito «un luogo unico al mondo, una costellazione di trame e di orditi gettati come un ponte di luce sulla storia». Più precisamente, siamo in quello che si chiama «Museo per l’arte del tessuto, memoria e innovazione» di Isili. Premette Zedde: «Iniziamo da qui. I motivi che caratterizzano questo arazzo nascono da una mia ricerca fatta negli anni Ottanta per l’Isola, l’istituto per l’organizzazione del lavoro artigiano in cui ho operato per trentacinque anni. Il progetto era preciso: individuare nei paesi una serie di manufatti che avessero corrispondenza reale con la tradizione del territorio. Nella ricerca su Isili mi sono trovato a fare un lavoro specifico proprio su questa zona».
I motivi ornamentali all’interno degli arazzi sono tipici del territorio. Come mai, allora, queste gallinelle senza testa?
Non mi interessava tanto completare la figura della gallinella quanto dare interesse progettuale a un particolare grafico: anche questa è un’innovazione all’interno della tradizione. Tutti gli altri motivi verticali che si vedono sono gli elementi basilari della gonna plissettata
Da dove viene questa visione di ruggine?
È il colore della quercia da sughero appena decorticata, il colore chiaro è quello della lana. La policromia viene esclusivamente dalle erbe del territorio».
In che cosa consiste la peculiarità del museo di Isili?
L’idea è il risultato di una lunga stagione di impegno nel mondo della tessitura in Sardegna, dopo molte verifiche in diversi musei della tessitura in Europa. Quasi tutti i siti museali europei sono etnografici. Non esistono musei legati a una progettualità che parta dalla memoria storica del territorio. La singolarità di Isili è proprio questa
Una strada spinosa?
Innanzi tutto occorreva aggirare l’ostacolo di un vizio di fondo: la progettualità artigiana legata ai capricci della clientela, commercianti in testa, soprattutto in tema di colori. Molti clienti facevano discorsi di questo tipo alle artigiane: tu gli arazzi me li fai con i colori che stanno meglio sulle pareti di casa mia. Grave errore: ha portato alla folclorizzazione dei manufatti e li ha allontanati dalla realtà del territorio in cui venivano prodotti».
Come ha proceduto ?
La mia idea-guida, fortificata dall’esperienza di aver progettato manufatti per Giba, Sant’Antioco, Mogoro, Nule, Sarule e Aggius, è stata questa: rimettere ordine all’interno dei motivi tipici sarcidanesi. Progettualità e manualità strettamente legate alla memoria storica del luogo
Sì, ma le spine?
Capisco che agli accademici l’innovazione possa causare delle perplessità. Ma sono certo che fra mezzo secolo anche questo sarà un museo etnografico e documenterà l’evoluzione di un sapere artigianale raffinato
Può spiegarlo con un esempio?
Prendiamo i manufatti che Tavolara ha creato cinquant’anni fa, ci rendiamo conto che per quel periodo erano fortemente innovativi. Oggi sono manufatti storici a pieno titolo proprio perché seguono la strada della piena corrispondenza con il luogo: nei materiali usati, nella tecnica e nel ricorso alle erbe per i colori. I trenta arazzi oggi esposti nel museo sono il risultato di ben 150 progetti».
Si è imposta una scelta?
Sì. C’era un problema di risorse: bisognava realizzare i manufatti, le strutture del museo, la scenografia e l’uscita di un volume che raccontasse l’esperienza. Nel realizzare i manufatti sono state coinvolte diverse artigiane di Isili. Si doveva capire esattamente quali erano le operatrici migliori.
Selezione obbligata?
Certo. La tecnica è difficile, tessitura al rovescio detta gergalmente ’a tenturaì. Oggi purtroppo anche a Isili diverse artigiane usano un procedimento più semplice, detto ’a pibiones’: tessitura in rilievo. Ma chi lavora con la tecnica antica ha capacità manuali superiori
Vuol dire che il malumore può nascere anche da qualche esclusione?
Sì. Avrei accettato una critica costruttiva sulla ricerca e l’esecuzione dei manufatti. Invece nulla: significa che non hanno elementi né culturali né tecnici, critica fine a sé stessa, perciò meschina. Non ho niente contro la riproduzione fedele del manufatto antico, per salvaguardare la continuità storica. Ma da operatore culturale del Duemila non posso continuare a proporre manufatti del Settecento. Che senso avrebbe, oggi»?
 Di più Piero Zedde non dice. Ma in queste storie di ordinaria miseria lo conforta il parere di molti studiosi. Ha scritto Bachisio Bandinu: «I colori sono quelli della terra, delle stagioni, delle pietre, testimoni di una fedeltà antropologica al territorio. Il museo dell’arazzo è memoria storica e creazione innovativa insieme, custodisce molti segreti antichi e lancia prospettive moderne». E più avanti: «Questi arazzi, nella loro esposizione verticale, sembrano rinnovare una tradizione rituale e festiva quasi recitassero una formula di augurio e di preghiera

Secondo Simona Campus, «la lettura che Zedde fa dell’artigianato tradizionale è totalmente inedita, originale. Non solo, ma è l’unica lettura possibile, se è vero che l’arte contemporanea ha senso soltanto se la si storicizza. Chi non lo capisce si limita all’etichettatura, senza alcuna capacità di distinguere il folclore dal recupero dei valori tradizionali». Per Giorgio Pellegrini, Piero Zedde «ha aggiunto alla tradizione del passato remoto lo scatto di idee nuovissime, la sintesi di forme moderne, la sorpresa elettrizzante di materiali inconsueti».
Il curriculum di Piero Zedde artista, del resto, è fra i più ricchi. In un articolo sulla rivista «Nae» - il cui ultimo numero dedicato a Gramsci, da pochissimi giorni in edicola, è illustrato proprio da venti opere di Zedde - Alessandra Menesini ne traccia un profilo lusinghiero, con l’aiuto di belle immagini poetiche. Ma i mormoratori, avvezzi al buio, forse non hanno modo (tempo, voglia ?) di leggere alcunché .

Tale progetto  ha  trovato d'accordo Il sindaco e il suo predecessore .



ISILI. Il livido color della petraia con cui Dante nel canto XIII del Purgatorio colorò lo scenario della penitenza di chi si macchia di uno fra i vizi capitali più devastanti - l’invidia - resiste ai secoli e non ha confini di luogo. Avviene dunque che raffinati studiosi del livello di Bachisio Bandinu, Simona Campus, Alessandra Menesini e Giorgio Pellegrini, da un lato, spendano parole di chiarezza solare a favore del Museo per l’arte del tessuto di Isili e dall’altro ci sia chi - lanciando la pietra e nascondendo la mano - remi ostinatamente contro, senza avere il coraggio di uscire allo scoperto, con le armi subdole del risentimento.
 Vizio antichissimo («S’imbìdia a s’òmine est che-i su ruinzu a su ferru», per l’uomo l’invidia è come la ruggine per il ferro, recita un proverbio dei nostri antenati), nello specifico diventa un ostacolo obiettivo alla valorizzazione in chiave contemporanea dei saperi locali consacrati.
 Orlando Carcangiu, il sindaco di Isili che otto anni fa realizzò l’opera, l’aveva addirittura previsto. «Tutto nasce da nomi grossi, o presunti tali, dell’università che spesso fa rima con blablablà. Il padre di questo casino è un noto accademico, al quale abbiamo revocato un incarico per accertata inconcludenza e che si è poi servito di un giovane forestiero suo allievo per seminare zizzania. Ma c’è anche un figlioccio locale del padrino, una sorta di grigio bronzetto nuragico che trama nell’ombra». Non fa nomi, Orlando Carcangiu, ma precisa: «A Isili questi personaggi sono conociuti da tanti: nominarli sarebbe una pubblicità gratuita».
 Il sindaco in carica, Tore Pala (vice di Carcangiu nel 1999) è sulla stessa linea sostanziale del suo predecessore. «Ancora prima di fare un appello alla pacificazione, voglio essere molto chiaro: per me l’operazione museale non solo è un’iniziativa validissima ma è anche così innovativa che ha precorso i tempi», dice. «Tanto più se consideriamo che oggi ormai non esiste il tessere per le sole esigenze della famiglia. Non c’è più chi fa bisacce, il tessuto è diventato un momento di arredo di case importanti. Il nostro museo ne dà un’idea molto eloquente. La prova? Le nostre artigiane, che fiutano anticipatamente il vento in maniera istintiva, stanno già operando in questa direzione».
 Uomo di pace, Pala auspica «una riflessione seria» da parte di chi ancora si ostina a fare opera di boicottaggio silente, di modo che «si possa camminare tutti insieme nella stessa direzione, una volta per tutte». E se il suo invito cadesse nel vuoto? «È una eventualità cui non voglio neppure pensare», risponde il sindaco. «Ma se la situazione dovesse perdurare, mi vedrei costretto a prendere provvedimenti adeguati alle necessità obiettive».




Donne e Resistenza



Mi piace festeggiare il 25 aprile ricordando il contributo che migliaia di donne portarono nella lotta al fascismo, durante la Resistenza. Un convegno della Uil”Donne e Resistenza”, promosso in occasione del 62° anniversario della Liberazione, ne ricorda l’impegno civile e la partecipazione attiva e continua. Era ora!


 


Le donne sono rimaste fuori dalla storiografia ufficiale per lungo tempo, come se su di loro, fosse calato un velo che ne ha reso invisibile l’audacia, il coraggio, il valore. Nell’immaginario collettivo, l’immagine più ricorrente è quello della donna “staffetta” che portava cibo, vestiario, messaggi ai partigiani arroccati sulle montagne. Un ruolo, dunque, del tutto subalterno e secondario, che meritava sì un apprezzamento, ma a cui, di fatto, non veniva riconosciuta la fondamentale importanza. In realtà, oltre all’assistenza ai partigiani, le donne furono impiegate per altri scopi: il rallentamento della produzione attraverso azioni di boicottaggio mirate, la protezione di fuggitivi, l’azione di collegamento tra i vari gruppi, ma anche azioni di depistaggio del nemico e sabotaggio …



 « C’erano le famose staffette, che erano in verità quasi sempre veri e propri ufficiali di collegamento e non solo “battistrada” nelle azioni e negli spostamenti […] c’erano le informatrici, talvolta addirittura impiegate negli uffici militari o paramilitari tedeschi o fascisti; a queste facevano capo altre che portavano le notizie interessanti direttamente alle formazioni, a tappe forzate, magari a piedi o in bicicletta, riuscendo spesso a vanificare progettati rastrellamenti. C’erano le infermiere […] le dottoresse […] le addette alla stampa, che operavano nelle redazioni clandestine e badavano alla distribuzione di giornali e volantini. C’erano le portatrici d’armi, le segretarie dei comandi, le addette all’organizzazione di alloggi clandestini e luoghi d’incontro per i capi militari e politici. C’era insomma intorno al movimento partigiano, sia in città che sui monti, una fitta ragnatela di donne che facevano di tutto» (G. Beltrami Gadola, Le donne nella Resistenza in Lombardia).



E non è vero che lo fecero per puro spirito umanitario o spinte da motivi affettivi (visto che erano i loro uomini quelli che combattevano la guerra!). Il loro impegno civile era sorretto da  motivazioni di carattere ideale, di opposizione al regime fascista, di resistenza alla sanguinosa occupazione militare straniera.  A testimonianza dell’impegno politico delle donne durante la Resistenza, è la nascita, nel  novembre 1943, del “Gruppo di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti per la libertà" (GDD). Attraverso questo organismo politico, le donne partigiane non solo allargarono la rete delle aderenti, ma presero coscienza dell’importanza strategica della partecipazione attiva per la liberazione del Paese


Senza titolo 1780


disabili





immagine


I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità.


Questo post dovra comparire in TUTTI i blog
per dare alle persone diversamente abili un
sostgno morale.
Copia il post e la foto e mettili anche nel tuo spazio!


MI RACCOMANDO RAGAZZI!!!!!!




 




24.4.07

Senza titolo 1779

Questa storia inizia in un periodo senza nome, quando uomini e spiriti coesistevano sulla Terra, e il cielo non era ancora solcato da nessun astro. La notte eterna regnava sovrana e solo le innumerevoli stelle interrompevano le tenebre dando forma alla volta celeste.


Un uomo, di cui nessuno ricorda il nome, si perse nei boschi immensi. Vagò per molto senza mai più trovare la strada di casa. Quando era ormai prossimo a perdere la speranza incontrò sul suo cammino un essere che mai aveva visto prima: aveva le sembianze di una donna ma pareva esser fatto d'aria e cantava una canzone che nessun orecchio mortale aveva mai udito. "Chi sei?" gli chiese."Sono la rugiada mattutina, sono la nebbia dopo un temporale, sono il vento tra le frasche, sono la corteccia degli alberi: sono la Dama dei Boschi" rispose. L'uomo rimase immobile, contemplando quella visione onirica per moltissimo tempo. Non gli importava più nulla di tornare a casa, di rivedere i propri amici, la sua famiglia. Voleva restare li per sempre.


Passarono gli anni e l'uomo continuò a rimanere nel bosco, inseguendo quello spirito che non poteva essere catturato. Un giorno, stanco del continuo girovagare,le si prostrò davanti, le dichiarò il suo amore e le chiese di fuggire insieme a lui. La Dama disse: "Io non posso amarti. Sono uno spirito libero e cosi voglio restare." L'uomo non si arrese, ma per quanto si ostinasse, ella non ne volle mai sapere. Tormentata, decise quindi di rendersi invisibile all'uomo.


Ferito, umiliato e sperduto l'uomo vagò in solitudine per tempo immemore. Giunto ad una profonda grotta, vi entrò, lasciando penetrare nel suo cuore i pensieri più oscuri. Ogni respiro anneriva il suo animo. " La mia vita non ha più senso" continuò a ripetere.Col tempo il suo aspetto iniziò a mutare in qualcosa di orribilmente mostruoso e il suo corpo cominciò ad emettere un calore innaturale, in grado di bruciare qualunque cosa.


Quando della sua anima non rimase che cenere uscì dalla grotta e tornò nel bosco. Il calore che emetteva era tale da incendiare ogni albero nelle vicinanze. La Dama, accortasi del pericolo, gli bloccò il cammino e gli chiese: "Chi sei?" ."Sono ciò che tu hai creato. Sono colui che non perdona" rispose l'uomo. "Nessun mortale dal cuore nero metterà piede nel mio regno" ribattè la Dama


Forti aliti di vento si sollevarono e una tempesta d'aria investì l'uomo, ma la sua rabbia lo protesse come scudo di cavaliere. Edere velenose si scagliarono leste contro le sue gambe ma appassirono al contatto. L'uomo giunse quindi davanti a lei e afferrandola per il collo la sollevò da terra." Tu mi hai tolto il senso della vita. Ora io distruggerò ciò che hai di più caro". Ella si dibattè a lungo, ma invano. Con un ultimo sussurro disse:" Perchè mi fai questo? Io non posso amarti. Io sono il bosco. Ciò che vedi è nato dalla mia essenza e io stessa sono il frutto del pensiero del bosco. Vivo qui e non altrove, perchè non vi è altra ragione per me di esistere nel mondo. Sono uno spirito libero."


Una lacrima le scivolò dalla guancia e sfiorò il braccio dell'uomo, che trasalì. Vide il volto di colei che amava deturpato dal dolore ed il bosco in fiamme. IL suo cuore si fermò. "Cosa sto facendo?" disse mentre la appoggiava delicatamente a terra " Ho lasciato che l'odio mi accecasse e ho perso di vista chi ero." "Non a tutti è concesso il dono di essere amati, e me ne rendo conto solo ora, quando è troppo tardi, poichè il mio fuoco non può più essere fermato". Si allontanò da lei e il suo respiro si fece sempre più affannoso. Il calore che sprigionava continuò ad aumentare ed il suo corpo venne circondato da un'aura di pura luce bianca, una luce di ineguagliabile splendore. "Il senso della vita è essere liberi di amare e di rincorrere il proprio sogno, correndo il rischio di non raggiungerlo mai. Saper amare vuol dire anche saper perdere." Iniziò a levarsi da terra mentre il bagliore diventava accecante. "Dove vai?" chiese la Dama. "Me ne vado perchè la mia presenza non distrugga tutto quanto. Sarò lontano nel cielo se vorrai cercarmi. Sarò un simbolo che illuminerà la strada di coloro che si smarriranno. Sarò il monito per l'umana natura. Sarò quanto di più puro esiste sul mondo. Da oggi in poi mi chiamerete Sole."

E tu che voglia di libertà hai?


 

 Vota la notizia e se ti piace clicca su ok!
"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione."

 

Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955

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Anche quest'anno si manifesterà a Milano ( ma anche a Roma e in altre città) per ricordare una data importantissima: il 25 aprile 1945, giorno in cui i partigiani liberarono Milano dall’occupazione dei nazisti e dai fascisti.


Ma il ricordo del passato non dovrebbe restare in un cantuccio, ma renderci consapevoli  che la resistenza alle imposizioni e agli abusi di qualsiasi potere è una continua conquista...da mettere in pratica ove ce ne fosse bisogno.


In questa occasione vi chiedo di rispondere semplicemente a questa domanda..." In questo periodo storico e politico, di quale libertà si sente il bisogno?


VOGLIA DI LIBERTA'  DI...


VOGLIA DI LIBERTA' PER...


VOGLIA DI LIBERTA'  DA...


 


25 aprile 2005, Milano: Manifestazione per il 60° anniversario della Liberazione. Al centro, lo striscione giallo dell’UAAR
Manifestazione per il 60° anniversario della Liberazione.

Al centro, lo striscione giallo dell’UAAR
(Foto: Samuele Pellecchia / Prospekt, da Diario del 29/4/2005





Rosalba Sgroia


 






Senza titolo 1778

dai morti
vengo a porti
i saluti della
Morte,quando
il suo sorriso sarà
la tua sorte
bacia le
sue labbra con
petali di rose.
Lascia i tuoi
occhi bagnarsi
di sogni perchè
la realtà che
vivi non tocchi,sarà
l'oscurità con le sue
esili braccia a cullarti
e seviziarti con la sua
ninna nanna.Finchè
l'angelo della morte
non mangerà la
tua anima,il tuo
corpo di fango
sarà la tua
gabbia

Spiriti Santi e Pioggie Dorate

Non v'è chi non veda la somiglianza che corre tra l'allegoria dello Spirito Santo, emanazione del dio cristiano, che, per fecondare una vergine adolescente, si insinua nella sua camera e quella della Pioggia Dorata, emanazione diel dio greco, il quale, per inseminare Danae, si insinua nella nicchia di bronzo in cui l'aveva rinchiusa suo padre. 
In entrambi i casi la divinità che si fa carico della fecondazione si serve di una vergine ignara per concepire un personaggio dotato di facoltà superumane allo scopo di aiutare il popolo a uscire fuori da una situazione intollerabile con il sacrificio della propria vita.  
Queste allegorie fanno emergere le terribili condizioni di vita di masse enormi di diseredati, perseguitati da una mortalità infantile paurosa e schiavizzati nello stesso tempo dal despota di turno.
A quei tempi infatti delle donne sterili si diceva che erano state colpite dal castigo divino, mentre coloro che promettevano in giro un futuro radioso suscitavano entusiasmo e acquisivano schiere di seguaci. 
 
Di qui a elaborare l'allegoria della vergine, che, grazie all'intervento di una divinità, mette al mondo il personaggio prodigioso lungamente atteso il passo è breve.
Sfrondati degli orpelli fantasiosi di cui nel tempo l'immaginario collettivo li ha rivestiti, i personaggi oggetto del culto popolare appaiono nella loro vera luce 
di parafulmini sui quali, delusi per la mancata realizzazione delle loro aspettative, i diseredati scaricarono in un colpo solo le loro millenarie frustrazioni.  

23.4.07

Senza titolo 1777

ecco cosa succede a pensarci troppo







ringrazio la  cdv  indiretta ( ovveromtutti\e   coloro che  o non  hanno accettato  l'invito  -- e non  mi  hanno detto  ne ringreaziato  ne  rifiutato -- e rimangono nella lista  d'attesa  o quelli che  avendo accettato  l'invitato non hanno mai scritto o  o commentato   neppure una volta  )   www.splinder.com/profile/azalais



Senza titolo 1776

Fra   due giorni si celebra il 25 aprile  anniversario della liberazione   o della  vergogna  secondo alcuni siti e blog e sulla  scia  dellla trasmissione Rt  d'ieri  condotta da Enzo Biagi  , intitolata appunto  "Resistenza e resistenze" a deciso  di  celebrare tale avvenimento  in maniera non retorica  raccontando  attraverso  la  musica  ( stavolta  è toccato alla canzone  linea gotica degli ex Csi , di cui trovate sotto il testo   con delle note sui protagonisti  citati  nella  canzone  )

A chi dice  che la resistenza  non più attuale  rispondo  invitandovi  a  vedere la punte trovare  con emule  ( meglio noto come  il mulo ) di   Rt  in cui  si metteva in evidenza che La Festa della Liberazione e le resistenze esemplari della gente comune, "perché la Resistenza non è mai finita,anche oggi c'è sempre da resistere a qualcosa ": questo il tema scelto dal giornalista per il suo rientro televisivo, con un occhio agli ascolti ("spero che la gente lo guardi" dice a Fabio Fazio, nell'intervento a Che tempo che fa) e l'animo del cronista, "mi preoccupo di cercare di dire una verità in più di quelle che si dicono, e questo esaurisce la mia parte". Nella prima puntata ci sono i "padri della patria" Vittorio Foa ( socialista )  e Tina Anselmi ( democristiana ) , l'ex magistrato Gherardo Colombo , monsignor Giancarlo Brigantini vescovo di Locri ( che lotta  insieme al gruppo ammazzatecitutti.org contro le mafie  ) con la fatica di resistere alla 'ndrangheta, lo scrittore Roberto Saviano a parlare del suo Gomorra e delle oltre 700 mila copie vendute, di Sud, giovani, camorra . Ci sono le storie: gli operai di Bollate che sono riusciti a rilevare la loro fabbrica dismessa, i "nuovi poveri" che occupano le case a Roma. E un lungo omaggio ai giornalisti morti al fronte, che fosse guerra o terrorismo: Cutuli e Fava, Alpi e Impastato, Casalegno e Baldoni, Alfano e Ciriello. C'è Paolo Rossi, "il signor Rossi" alle prese con i conflitti di un condominio-Paese, dietro i quali si intravedono Aldo Moro e Piazza Fontana, Ustica, Bologna, Calvi e Sindona .
Inoltre a testimoniarne la sua  attualità c'è il   fatto  che  la resistenza  è sempre messa indiscussione  da : 1) un revisionismo estremo  i cosidetto negazionismo   di tali eventi   e   nella equiparazione   fra chi ha combatutto  contro  la   dittatura fascista e nazista  ( pur  facendo  stragi  e vendette anche personali dopo la   guerra )   per la democrazia e chi invece ha combattuto dalla parte opposta , indipendemntemente dal suo colore politico  ed ideologicpo  ( pro usa o pro Urss )  ovvero avvalando un regime \ dittatura che ha portato  l'Italia  alla  II guerra mondiale  ed ad allearsi   con il nazismo  ; 2) dall'impossibile   e utopistica  ricerca
(sia  a destra  che a sinistra )  di una memoria collettiva  fin quando  :  ancora si mitizzerà   ( da una parte )  , si negherà  e\o criminalizzerà   (  dall'altra ) o la  si userà  per  attaccare  l'avversario politico  ovvero non riconoscendo  che  le cause  delle morti  non sono  tutte uguali.
E che  questa nuova  destra  sia parlamentare  che non parlamentare   non ha  ancora imparato 
come  sembra  dimostrare  questo  file  audio ( che trovate presso i multimedia di www.emptyvoice.splinder.com neo entrato nella  nostra  comunity ) e di questo  video  di una vcecchia edizione della trasmissione televisiva ( una  del poche perle  in mezo alla merda  che  c'ènella tv )  blob di qualche  anno fa





 di  un discorso di Borghezio    per cosa   si  è finiti   morti  per  le bastonature delle squadraccie fasciste  ( Piero Gobetti ed Giovanni Amendola) , che  si è finiti in esilio  o  nelle  carceri  e  al confine  , e per  cosa  ( chi coerentemente  con il proprio antifascismo  o perchè  in particolare  dopo il 25 luglio e l'8 settembre del 1943  ha  aperto gli occhi,e chi invece  per opportunismo e\o voltare gabbana capita in  tutti i movimenti \ cambiamenti non esiste  una verginità - perfezione  assoluta al 100 %)  è ha fatto la scelta di andare in montagna  o  fiancheggiare  nelle  città  la resistenza \ movimento di liberazione 






                                               

                                            
Linea Gotica 


«Alba la presero in duemila il dieci ottobre, e la persero in duecento il due novembre dell'anno 1944»  ( Beppe Fenoglio da I ventitré giorni della città di Alba " )

Anche la disperazione impone dei doveriBeppe Fenoglio
E l'infelicità può essere preziosa
Non si teme il proprio tempo
È un problema di spazio
Non si teme il proprio tempo
È un problema di spazio
Beppe Fenoglio
Geniali dilettanti in selvaggia parata
Ragioni personali, una questione privata
Geniali dilettanti in selvaggia parata
Ragioni personali, una questione privata
La facoltà di non sentire
La possibilità di non guardare
Il buon senso la logica i fatti le opinioni
Le raccomandazioni
Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi
Occorre essere attenti
Luogo della memoria pomeriggio di festa
Giovane umanità antica fiera indigesta
Cielo padano plumbeo denso incantato incredulo
Beppe Fenoglio
Un canto partigiano al Comandante Diavolo[1]
Non temere il proprio tempo
È un problema di spazio
Non temere il proprio tempo
È un problema di spazio
Geniali dilettanti
In selvaggia parata
Ragioni personali
Beppe Fenoglio
Una questione privata
La facoltà di non sentire
La possibilità di non guardare
Il buon senso la logica i fatti le opinioni
Le raccomandazioni
Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi
Occorre essere attenti
La mia piccola patria dietro la Linea Gotica
Sa scegliersi la parte
Occorre essere attenti per essere padroni di se stessi
Occorre essere attenti
Occorre essere attenti occorre essere attenti
e scegliersi la parte dietro la Linea Gotica
Comandante Diavolo
[1] Monaco Obbediente [2]
Giovane Staffetta Ribelle Combattente
La mia piccola patria dietro la Linea Gotica
Sa scegliersi la parte...
Mai come ora...





1
Germano nicolini ( Correggio 1919 )

Partigiano Di formazione cattolica,partecipa alla guerra di Liberazione diventando comandante del terzo battaglione  SAP della 77ª brigata Manfredi, con il nome di battaglia "Diavolo".Finita la guerra, giovanissimo divenne sindaco di Correggio, in una zona e in un periodo ancora turbati dalle vendette e dai delitti di stampo politico.Tra questi delitti, fece molto scalpore l'assassinio di Don Umberto Pessina, parroco a Correggio, il 18 giugno 1946. Del delitto vennero accusati Ello Ferretti, Antonio Prodi e lo stesso sindaco comunista di Correggio, Germano Nicolini.
Condannati a 22 anni di carcere, scontarono 10 anni di pena in cella, mentre i veri responsabili rimasero liberi, protetti da un intreccio di paure e omertà che legava gli ambienti cattolici e della Dc ansiosi di trovare dei capri espiatori, e lo stesso
Pci, che preferì proteggere la fuga dei veri responsabili per calmare la situazione e non riaprire un caso che avrebbe potuto far emergereNel 1990 venne riaperto il caso e furono individuati i veri colpevoli: Cesarino Catellani, Ero Righi ( già rei confessi nel 1946, ma condannati per autocalunnia) e William Gaiti ( anch'esso reo confesso). I tre furono assolti nel 1993 in seguito all'amnistia fatta nel  2  dpopoguerra  dallallora  ministro  dela giustizia  Togliatti.
Nel 1994 anche Nicolini, Prodi e Ferretti vennero definitivamente prosciolti, e l'ex "comandante Diavolo" venne inisignito della medaglia d'argento al valor militare. eventuali responsabilità di dirigenti locali (frattanto che William Gaiti, il veroIl comandante Diavolo assassino, abbandonava il suolo italiano).Ancora oggi Germano Nicolini, ultraottantenne, continua a prestare la sua testimonianza degli orrori della guerra.La storia di Germano Nicolini, comandante Diavolo, è stata ripresa da gli ex CSI con Linea gotica, nella quale è presente anche un altro personaggio simbolo della lotta antifascista Giuseppe Dossetti ( il monaco ubbidiente ) e dai Modena City Ramblers, che con la canzone Al Diével  traduzione emiliana di "Diavolo"
( qui potete trovare il testo con la traduzione in italiano  e altri dettagli  sul personaggio in questione ) l'hanno fatta conoscere al grande pubblico


2
Giuseppe Dossetti ( Genova, 1
3 febbraio 1913 - Oliveto di Monteveglio,Bologna, 15 dicembre 1996 )
fu giurista, uomo politico e, dal 1959, sacerdote .
Da giovane si iscrisse all'Azione Cattolica e a soli ventuno anni si laureò in giurisprudenza. Animato da profonde convinzioni politiche e moral ied  antifascista, partecipò alla Resistenza e al CNL ( Comitato di Liberazione Nazionale  ) di Reggio Emilia, anche se rifiutò sempre di usare le armi.
Alla fine del fascismo, divenne professore incaricato di Diritto ecclesiastico
all'Università di Modena .
Divenne vicesegretario della Dc ( La sua carriera politica fu poi rapidissima: nel 1945 ) e il Democrazia Cristiana2 giugno 1946 fu eletto alla Costituente, di cui fu uno dei membri più attivi. Nello specifico fece parte della cosiddetta Commissione dei 75, che elaborò la prima bozza della nostra Costituzione, e della prima Sottocommissione che aveva come compito i "diritti e doveri dei cittadini". Sempre nel 1946, con tre  dei più  importanrti esponenti della Dcfino agli anni 70\80  Amintore Fanfani,Giorgio la Pira e Giuseppe Lazzati (definiti, non senza una punta di disprezzo, i "professorini"), fondò l'associazione Civitas Humana. Decise di non ricandidarsi alle elezioni del 1948 e tornò sulla sua decisione solo per obbedire alla volontà di monsignor Montini (poi Papa Paolo VI). All'interno della D.C. le posizioni di Dossetti, improntate ad un ideale evangelico, si contrapposero quasi inevitabilmente a quelle decisamente pragmatiche di Alcide De Gasperi.
Contrario all'ingresso nella NATO, in cui vedeva la riproposizione di pericolose contrapposizioni internazionali, favorevole a riforme sociali che favorissero gli strati più poveri del paese, Dossetti si presentò al Congresso del partito tenutosi nel luglio 1949 con oltre un terzo dei consensi. La contrapposizione con De Gasperi fu netta; Dossetti accettò la sfida del suo avversario e tornò a coprire la carica di Vicesegretario del partito da cui in precedenza si era dimesso. In questi anni si impegnò a fondo per la realizzazione di grandi riforme che videro luce negli anni successivi: quella agraria, quella tributaria, l'istituzione della Cassa del Mezzogiorno.
Abbandonò la politica attiva nel 1951 per concorrere, senza successo, alla poltrona di e vi fece solo una brevissima riapparizione nel 1956sindaco di Bologna, nel cui consiglio comunale siederà nei due anni successivi.
Nel frattempo, il 6 gennaio 1956, pronunciò dei voti religiosi dopo che, pochi mesi prima, le autorità ecclesiastiche avevano dato la loro approvazione alla regola della comunità monastica della "Piccola Famiglia dell'Annunziata", da lui fondata e basata su "silenzio, preghiera, lavoro e povertà". In seguito Dossetti, già terziario francescano, ricevette, esattamente tre anni dopo i voti, l'ordinazione sacerdotale.
Negli anni '60 partecipò ai lavori del Concilio Vaticano II come collaboratore del cardinale Lercaro ma, anche in questo caso, la sua presenza mal vista da alcuni settori delle gerarchie ecclesiastiche gli fece scegliere il ritiro, senza clamori e polemiche, com'era nel suo stile.
Negli anni la comunità da lui fondata si espanse: dalla prima sede nei pressi di Bologna, alla Terrasanta, dalla Giordania a Casaglia di Monte Sole, frazione di Marzabotto, che negli anni della guerra era stata teatro di un eccidio nazista
(il massacro di Marzabotto).
Tornò sotto i riflettori della stampa nel 1994, quando espresse pubblicamente la sua preoccupazione per i propositi di stravolgimento della Costituzione repubblicana, che da vari ambienti politici venivano espressi con sempre maggiore chiarezza e radicalità. Sorsero in tutta Italia associazioni e circoli in difesa della Costituzione che si rifecero al messaggio lanciato dal vecchio sacerdote. La caduta del primo governo Berlusconi e il fallimento di quel disegno affievolirono l'attenzione intorno al movimento in difesa della Costituzione.
Dossetti morì due anni dopo, il 15 dicembre 1996 e fu sepolto insieme con il nome di "Benigno" e divenne Presidente del ai martiri dell'eccidio nel piccolo cimitero di Casaglia di Monte Sole.


Concludo  una frase  di un'altro  " padre della patria " << Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì O giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione. >> Piero Calamandrei ( Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955 )   che oggi  definscono ( quando in realtà no lo mai stato era  un liberale  \ repubblicano  come potete leggere dala  sua biografia in senso dispreggiativo, comunista


 
P.s


a causa dei soliti problemi  le  frasi  in neretto e sottolineate  sono dei colegamenti ipertestuali 











Senza titolo 1775

se nel caso qualcuno   si perde l'incontro a cittanova ( Rc ) di cui parlavo  precedentemente  avrà occasione di  assistere ad un altro  incontro due  giorni dopo  più precisamente  Il 2 maggio alle ore 17:00, presso la sala “I. Falcomatà” dell’Università per Stranieri “D. Alighieri” di Reggio Calabria, Promuovono e coordinano l’evento l’Associazione culturale “Angoli Corsari”, l’Associazione culturale “Anassilaos” e la Casa della Poesia di Baronissi (SA). eccone il comunicato stampa









Dopo lo straordinario successo di pubblico di “Stretto nel dissenso” svoltosi lo scorso anno, ritornano a Reggio Calabria, Jack Hirschman e Agneta Falk, due tra le voci poetiche di maggior impatto e spessore del panorama letterario contemporaneo. La poesia di Jack e Agneta è un mix di pura energia creativa, incredibili sonorità, impegno sociale, preghiere di pace e grida di protesta. Nel corso dAgneta Falk ella performance gli artisti leggeranno la propria poesia in lingua originale, con contemporanea video-proiezione dei testi tradotti in lingua italiana e con accompagnamento musicale live. Successivamente al reading ci sarà uno spazio dedicato al libero confronto con i due poeti. Si includono notizie biografiche.
Jack Hirschman è da molti considerato il più importante poeta americano vivente con all’attivo oltre cento libri di poesia, saggi e traduzioni da nove lingue. La sua lunga carriera letteraria intreccia frequentazioni con artisti come Ernest Hemingway, Charles Bukowski, Jack Kerouac, Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti. Attivista per i diritti civili, guerriero poetico a favore di poveri e emarginati (fondamentale la sua battaglia contro la guerra in Vietnam), è simbolo della lotta per la giustizia sociale e la libertà artistica. Nel 2002 ha ricevuto il Book Award Life Achievement dalla Before Columbus Foundation. La motivazione del premio, scritta dal poeta e scrittore, David Meltzer, recita tra l’altro: “Jack Hirschman è una figura incredibilmente presente e tuttavia nascosta nella politica culturale e nella vita della poesia americana. Straordinariamente prolifico – ai più alti livelli dell’impegno artistico e del coinvolgimento attivo – il suo lavoro è generoso, aperto, e profondamente critico. La sua critica non è mai banale o inefficace ma ha immensa profondità. La sua opera maggiore – Arcani – si inserisce nella scia dell’epica moderna dei Cantos di Pound, di Paterson di William Carlos Williams, di The Maximum Poems di Charles Olson e delle Letters To An Imaginary Friend di Thomas McGrath. Noi siamo onorati nel dare riconoscimento alla sua opera e alla sua vita, ed egli onora e sfida la nostra opera e le nostre vite.”
Nel 2006 la città di San Francisco gli ha attribuito il riconoscimento di “poeta laureato” a coronamento della sua straordinaria carriera letteraria. Tra i suoi libri ricordiamo A Correspondence of Americans (Bloomington: Indiana University, 1960), Black Alephs (Trigram Books, New York/London, 1969), Lyripol (City Lights Books, San Francisco, 1976), The Bottom Line (Curbstone Press, Willimantic, 1988), Endless Threshold (Curbstone Press, Willimantic, 1992), Front Lines (City Lights Books, San Francisco, 2002), I was Born Murdered (Sore Dove Press, San Francisco, 2004). Dopo i 12 Arcanes (12 Arcani) e I Wanted You to Know It (Volevo che voi lo sapeste), la Casa della Poesia/Multimedia Edizioni ha pubblicato, a giugno dello scorso anno, un libro che raccoglie gli “Arcani” scritti durante cinquant’anni di attività poetica in cui l’artista affronta sia temi intimi e personali (la morte del figlio ventenne) che argomenti di respiro internazionale (il dramma del Kossovo e l’attentato alle Torri Gemelle di New York).
Agneta Falk è un’affermata pittrice e poetessa anglo-svedese, unita a Jack Hirschman da un comune modo di intendere la poesia e l’arte come impegno. Ha vissuto in Inghilterra dal 1969 dove ha insegnato teatro, comunicazione, letteratura e scrittura creativa. Dal 1992 al 1999 è stata co-direttore di Word Hoard, impegnandosi nella promozione della scrittura nella comunità e nell’organizzazione di eventi poetici. Negli anni ‘90 ha avuto l’incarico di predisporre pezzi di descrizione creativa sulla costa del Lincolnshire e dello Yorkshire. Ha pubblicato parecchie raccolte di poesia e ha esposto in Francia, Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Divide il suo tempo tra San Francisco, l’ Inghilterra e l’Italia. Il suo ultimo stimolante libro “It’s not love, it’s love”, è uscito in edizioni bilingue presso la Multimedia Edizioni.



Hanno scritto di lei:








«Sono entusiasta delle poesie dello Yorkshire di Agneta Falk, danno a noi americani la possibilità di penetrare la coscienza in un paesaggio grigio molto lontano dal nostro.» Lawrence Ferlinghetti





«Le sue percezioni, sia del paesaggio dell’io che del mondo all’esterno, sono uniche. C’è una giocosità beffarda con il linguaggio e sempre una chiarezza sorprendente, sia che scriva dello Yorkshire, dell’America Centrale o di San Francisco.» Judi Benson



«Nutrita alle fonti delle poetiche d'avanguardia europee ed americane, la poesia della Falk non tradisce mai la sua vocazione a un imperativo etico della scrittura, che si traduca innanzitutto in un posizionamento strategico (in senso emozionale, ma anche politico) della parola. La condizione della donna, del reietto sociale e dell'artista sono il perno della sofferta ricerca per una continua ridefinizione del senso del nostro essere nel mondo, in vista di una sua trasformazione utopisticamente sempre più necessaria. E' solo accettando pienamente il peso della negazione e del caos della vita contemporanea che la voce del poeta riesce a rivelare sprazzi di luce e speranza attraverso le maglie di quella negazione. La poesia di Agneta assolve a questo compito mirabilmente, regalandoci momenti di irripetibile incanto. Come il primo raggio di sole, dopo la pioggia insistente dell'autunno.»
Marco Nieli

22.4.07

Ciauzzzz

ciaooooooooooo e grazie di avermi invitato,ho accettato con molto piacere,e dato che ci sono,ne approfitto per dire che ieri,(a quanto ricordo),si è concluso il congresso pubblico dei ds,ieri,quando ne hanno parlato al tg,ma ha dato una commozione fassino....ma a prosposito,non ho capito se per caso si ritira dalla politica,no vero????!!!!

In Visibile Amore

Ieri è stata la giornata mondiale della poesia e per l'occasione voglio proporvi questo libro di poesie e di fotografie:



"In Visibile Amore".


 


Di Vera Cavallaro




Foto di Enzo Raineri


 


  Questo libro sta riscontrando un grosso successo di pubblico e di critica.


E’ stato presentato lo scorso 13 marzo nell'Aula Pacis dell'Università degli Studi di Cassino, in forma di spettacolo,  con filmato, recitazione di poesie accompagnate dal pianoforte, dibattito condotto da un filologo e un antropologo e con una rappresentazione teatrale di performance art in cui  ha recitato anche l'autrice .




“ Nelle sue liriche, Vera Cavallaro dietro ogni verso, ogni rigo, ogni sola parola, cela un dolore e una lacrima, una sofferenza e un’insofferenza, un’inquietudine, una solitudine e una disperazione che si trasformano però in speranza che sempre emerge, e in un canto d’amore che è la sua ragione di esistere ” ( da un articolo della stampa)




ai confini dell\'orizzonte 


TESTAMENTO


-ooo-




Voglio intrecciare frammenti di un'onda


a granelli si sabbia


a petali di zagara


ad aliti di vento


a piume di gabbiano


a gocce di rugiada


per lasciarli riposare su una spiaggia senza nome


ai figli che verranno.




V.Cavallaro



-000-




Dove trovare il libro


www.sinapsy.it



GRAZIE DELL' ATTENZIONE



Rosalba Sgroia

Senza titolo 1774

CERCARE…


 


Cercare negli anfratti


della memoria


 parvenze nitide


come lenzuola


stese al sole,


rintracciare quell’odore


di ricordo che aveva cognizione


di buone felicità


scorgerti  poi


con lo sguardo della mente.



(irene sparagna)

chirurgia estetica


dal sito del corriere della sera


Pamela_Anderson322 


In Libano nasce la «First National Bank», la prima banca che permette di "ritoccarsi". Offre prestiti da 1000 a 5000 euro a chi vuole sottoporsi alla chirurgia


Devo dire che ho sempre capito poco il ricorso alla chirurgia estetica. Venerdi pomeriggio ho visto una mamma, sulla quarantina penso, che aspettava un figlio alle elementari. Prescindiamo dal fatto che era vestita come una liceale, non vuole questo essere il tema del post. Ma sono rimasto sconvolto dalla quantità di ritocchi estetici: seno che arrivava alla gola, naso e bocca irreali, non oso pensare il resto. Praticamente un mostro. Ma dico: ma questa donna com'era prima? Impresentabile? Non credo proprio, mi sembrava una donna sicuramente carina per la sua età, certo però che doveva "detestarsi" parecchio per essere andata almeno tre volte sotto i ferri.


Tempo fa una mia amica, non più giovanissima ma con un fisico da ventenne (veramente molto bella) decise di aumentare le dimensioni del suo seno, seno che prima era pressochè inesistente. Ebbene, ho visto il dopo. Dal niente si è passato al qualcosa (niente bagnina di Baywatch, per carità), ma io non ho mi osato dirle che bella era prima ed UGUALMENTE bella era dopo. Certo, con 5000 euro in meno ed un intervento chirurgico in più (in cui si può morire, come capitato di recente). L'avrei uccisa, lei che si sentiva rinata dopo l'operazione.


Questa estate a Minorca ho visto tantissime donne in topless o che praticavano il nudismo; ed ho visto diverse donne (tutte spagnole) con seni pronti a sfidare la legge di gravità. Non vi dico quando erano sdraiate a prendere il sole !


Io non trovo belle queste donne, non trovo belle le donne magre se la magrezza è conseguenza di uno stile di vita anoressico, non trovo belle le donne che non sanno invecchiare bene (attenzione, non dico che non possano girare le palle - nel caso di una donna comunque impossibile, ma ci siamo capiti - ad invecchiare), non trovo belle le donne che svuotano le tasche proprie (più spesso dei loro mariti) per ricercare il miracolo che esalti e risalti ancora la loro bellezza.


E chissà perchè, queste donne forse catturano più prontamente l'attenzione rispetto ad altre donne....ma poi hanno il fascino sotto la suola delle scarpe.



21.4.07

La Renta di Putane

La Renta di Putane


I papi medievali cercarono senza successo di frapporre un argine al malcostume del clero di convivere con prostitute, promulgando leggi che gli imponevano il celibato. Le trasgressioni si fecero infatti sempre più frequenti, fino a quando Paolo III non si vide costretto a emanare la "Renta di Putane", ovvero un decreto che dava disposizioni per regolare "l'affitto delle concubine".
Con questo decreto 
i preti venivano costretti a versare ai vescovi una somma di denaro in cambio dell'autorizzazione a tenersi una prostituta in casa, a condizione di non mettere al mondo figli, che sarebbero stati considerati illegittimi, e di non dare scandalo.
Il papa era mosso non tanto da intenti morali, quanto dalla preoccupazione di risparmiare alla chiesa le notevoli spese che avrebbe dovuto sostenere per mantenere le famiglie dei suoi "dipendenti"  e nello stesso tempo di impedire che queste ereditassero i loro beni.
Il timore della riprovazione sociale ha impedito finora al clero di abbandonare l'abito talare,
ma la profonda evoluzione della società, che adesso considera l'imposizione della castità disumana e contraria al costume della natura, ha svuotato rapidamente i seminari e le chiese.
Eppure, invece di abolire una norma anacronistica che ha fatto emergere clamorosamente il disagio della chiesa nei confronti della società civile, il papa pretende di estendere l'astinenza sessuale ai divorziati risposati, che il voto di castità non l'hanno mai fatto.

Senza titolo 1773

 

"Uomini, uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine,
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto avere un luogo, un posto più sincero,
dove un bel giorno, magari molto presto,
io finalmente possa dire: questo è il mio posto.
Dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo."


(G. Gaber e S. Luporini - Canzone dell'appartenenza)






Questa vignetta è la mia  risposta  a chi mi dice  : a  Destra che  sono di Sinistra ( o che  lo sono , ma  a quest'ultima non ci bado più  ho già  risposto in  altri post del  blog   e  nelle faq, i miei genitori  ) a Sinistra che  sono di destra  ( o che lo sono perchè sono   stati i miei  nonni , ma  anche questa   passo oltre  per  lo stesso motivo dela precedente  ) , opure  sia  da entrambe le parti  che m'identifico nella  rivista Diorama letterario, diretta dal politologo Marco Tarchi.  "Cultura delle nuove sintesi" (cioè sintesi tra aspetti di destra e aspetti di sinistra o  nè carne  nè pesce  o un eretico o un cane sciolto o un utopista
Io sono  solo (  o almeno ci provo  viaggiando"  e confrontandomi  con gli altri  ecco  il perchè del blog  ) me stesso  che cerca  d'orientarsi   nella confusione   ideologica  culturale  creatasi dopo  gli avvenimenti del '89-92   tanto da non riuscire  a capire  più a livello  politiko ( quella  dei partiti e dei grpi di potere )  politico ( quella estranea   ad essi )  cosa  è la Sinistra  e cosa  è la Destra e che cerca di orientarsi e  di viaggiare   con i  suoi valori  della  nonviolenza,
Concludo con una battuta di
Groucho ( il  più noto dei fratelli Marx ) : << non appartengo a nessun  partito organizzato , sono democratico  >>

Ota  attendo  con ansia le  vostre opinioni ed esperienze  . Potete  o  crocifiggermi  oppure  " portami  inn trionfo " .


P.s

 per il solito problema  i le frasi  colrate  e  sottolineate sono dei collegamenti ipertestuali 




Senza titolo 1772

 

da www.repubblica.it


 
KABUL
- Talebani oltre ogni orrore. In un video recapitato alla tv Al Arabiya, si vede un commando talebano che incarica un ragazzino di dodici anni di tagliare la gola a un afgano accusato di aver aiutato gli Stati Uniti a uccidere uno dei capi della milizia fondamentalista.
L'emittente di Dubai ha mostrato solo la prima parte del filmato in cui si vede un ragazzo con un grande coltello mentre alcuni uomini incappucciati tengono fermo un uomo identificato come Gholam Nabi. Fu lui, secondo i Talebani, la spia che fece la soffiata che a dicembre permise a un elicottero Usa di centrare l'auto su cui viaggiava Akhtar Mohammad Osmani, il delfino del mullah Omar. Secondo Washington si trattava del più alto in grado nelle gerarchie talebane mai ucciso dalle forze alleate. I talebani dapprima smentirono l'uccisione di Osmani, designato come proprio successore dal mullah Omar nel 2001, poi la confermarono.
Nella prima parte del video, Gholam Nabi viene portato in macchina sul luogo dell'esecuzione. Lo si vede mentre discute con i suoi aguzzini, forse ancora ignaro della sua sorte. Poi la telecamera mostra l'uomo inginocchiato e il ragazzino con il coltello. Intorno, altri bambini e bambine incapucciati. Il ragazzo col coltello avvicina la lama al collo dell'uomo. Poi, Al Arabya ha ovviamente tagliato le immagini.
Intanto proprio il mullah Omar ha chiesto ai suoi uomini di intensificare gli attacchi suicidi in Afghanistan e di restare uniti. Il mullah Hayatullah Khan ha riferito che Omar ha contattato i comandanti regionali per ringraziarli degli attacchi compiuti ed esortarli a continuare e a intensificare le azioni suicide "contro le forze d'occupazione e gli infedeli che presto fuggiranno"Ieri i talebani hanno fissato un ultimatum di una settimana al governo di Parigi per ritirare le truppe dall'Afghanistan e hanno chiesto la scarcerazione di alcuni loro combattenti per la liberazione dei due cooperanti francesi rapiti all'inizio di aprile.

(21 aprile 2007)

non so chi è peggio tra trap e neomelodici ( ovviamente senza generalizzare ) "Frat'mio", "Lione", "Amo'": i post che esaltano gli omicidi, a Napoli, e le armi «facili» nelle mani dei ragazzi

Dice: «Gli zingari». Dove hai preso la pistola? «Dagli zingari». E sarà pure vero. E se è vero, certo non lo ha scoperto guardando Gomorra, ...