la mia parte intollerante - caparezza
da Esploratori di silenzi 18 novembre 2021 21.20 |
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
da Esploratori di silenzi 18 novembre 2021 21.20 |
ricolleggandomi a quello che dicevo nel mio post elucubratorio : << cosa è la felicità >>
credo che la risposta o almeno una delle risposte sia questa
io non avrei saputo dirlo meglio
L’attrice, durante il suo spazio a “Che Tempo Che Fa”, si rivolge direttamente agli anti-vaccinisti e a chi continua a scendere in piazza contro il Green Pass
Una lunga lettera che si conclude con la lettura di un “Telegramma”. Così Luciana Littizzetto ha deciso di rivolgersi a quella platea no vax e no Green Pass. A tutti quegli italiani che ormai, da settimane, invadono le piazze del sabato italiano e che non intendono sottoporsi a quella vaccinazione contro io Covid. L’attrice piemontese tenta di utilizzare, come suo mantra, l’ironia andando a colpire tutti quei paradossi che potrebbero portare – a stretto giro di posta – a ulteriori restrizioni (come sta già avvenendo nel resto d’Europa e non solo) per tentare di contenere la risalita dei contagi, delle ospedalizzazioni e delle vittime di questa pandemia.
Nel suo canonico spazio a Che Tempo Che Fa, Luciana Littizzetto prova a far riflettere con il sorriso. Questo il suo lungo discorso che si conclude con un telegramma, per citare l’applicazione molto in voga tra i no vax e in cui – ancora oggi – si continuano a organizzare le mobilitazioni di piazza (come quelle di Milano e Roma dell’ultimo sabato).
“Caro no vax, no green pass, no corona, no virus, no Astra, no Zeneca, no lockdown. E per copia con copia-conoscenza al Kennedy meno sveglio della famiglia,
Ormai io ho capito che non cambierete idea. Per voi il vaccino è respingente come i Maneskin per Pillon. Se dopo aver visto la gente crepare, i medici e gli infermieri vestiti da apicoltori lasciarci la pelle, le file di Jeep a Bergamo, gli amici contagiati che ora hanno i polmoni di macramè. Se dopo aver visto chiudere milioni di negozi, serrare i cinema, i teatri, le discoteche. Aver visto morire la gente di altre malattie perché gli ospedali erano pieni di urgenze. Se neanche le parole di Speranza, inteso non come virtù ma come Ministro – che a vederlo sembra sempre più Dracula – non vi hanno convinto, bon. Fine. Prendiamo atto.
Però vi chiedo una cosa: veniamoci incontro, a due metri di distanza. Evitate almeno di manifestare, evitate assembrarvi. Lasciate libere le piazze. Tanto io ve lo dico: il Green Pass non lo leveranno. Toglietevelo dalla testa perché è l’unico modo che abbiamo per consentire alla nostra economia di non andare gambe all’aria. Anzi, voi potete manifestare proprio perché la maggioranza di noi ha il Green Pass. Sennò sareste tutti chiusi in casa a pisciare i cani con la carrucola dai balconi. Cosa vi aspettate? Che una mattina Draghi si svegli e dica: Basta, la pandemia è finita. O che passi come l’arrotino sotto casa a dire: Donne, è arrivato il Draghino, tutti in piazza a limonare. Ripeto, tutti in piazza a limonare”.
Luciana Littizzetto poi prosegue sottolineando anche come la percezione mediatica faccia apparire immensa quella mobilitazione no vax nelle piazze. Ma, a conti fatti, la realtà mostra ben altro.
“Io lo so che in fondo siamo uguali, per questo cerco di comprendere il vostro punto di vista e le vostre paure. Quello che vi chiedo è di comprendere anche le nostre paure. Di pensare per un attimo anche a noi ‘sì vax’, ‘ok lo faccio vax’, ‘meglio di niente vax’. Provate a capire quanto ci possono girare i cogli*ni a noi nel sentire di nuove chiusure, di vedere di nuovo i medici di base allo stremo, di ospedali che si riempiono. Provate a capire pure quanto ci rode dover far pure la terza dose, magari poi la quarta, la quinta, la sesta fino alla settima come per le taglie dei reggiseni, perché il virus continua a gironzolare.
Tra l’altro, noi se facciamo i conti siamo molti, molti di più. Noi vaccinati siamo più o meno 47 milioni. Se scendiamo in piazza noi, la Lamorgese sclera come Sgarbi. Deve mandare altro che la Polizia, pure i lagunari, la folgore e gli alpini in congedo. Se ci mettiamo noi a manifestare è la fine. Altro che piazze, riempiamo le spiagge da Lignano Sabbiadoro fino a Santa Maria di Leuca e ci facciamo tutto l’Adriatico. Poi voglio vedere. Vogliamo fare un Natale come l’anno scorso solo tra congiunti? In tre a tavola, ma consanguinei. In sei con indosso la rete anti-grandine, in otto ma solo se gemelli siamesi. Ce le ricordiamo quelle fabbriche chiuse, quegli stipendi che non c’erano più, le piccole imprese fallite per mancanza di lavoro. Vogliamo fare la settimana bianca in casa, sciando sulla moquette perché richiudono gli impianti? Girando con le ciaspole, festeggiando il capodanno dentro la cabina-armadio, soli? Ci piacciono le città deserte coi cervi che rosicchiano i semafori? Perché adesso non abbiamo più l’alibi della sfiga, quello che succederà è solo nelle nostre mani e nei nostri avambracci.
Ho letto che alcuni di voi scrivono su Telegram frasi violente e feroci. E siccome non ho Telegram e non voglio dirvi né frasi violente, né frasi feroci perché siamo tutti nella stessa barca, ve lo dico come fosse un telegramma: ‘Aiutiamoci.
STOP.
Facciamoci il più bel regalo di Natale.
STOP
Cerchiamo di avere cura di noi, dei nostri cari, e delle persone più fragili.
STOP.
Vacciniamoci. STOP
Vogliamo tutti che finisca.
STOP.
STOP. STOP’”.
Un telegramma, quello di Luciana Littizzetto, spedito – attraverso lo schermo televisivo e lo specchio dei social – a quella platea di duri e puri. Parole intrise di diverse verità assolute.
(foto e video: da “Che Tempo Che Fa”, RaiTre)
Mancano pochi giorni al 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E l'Italia arriverà con un bilancio pesantissimo: nel 2021 si conta un femminicidio ogni tre giorni. L’ultimo in ordine di tempo è quello avvenuto a Sassuolo, nel modenese, dove un uomo ha ucciso a coltellate la compagna, i figli di 2 e 5 anni e la suocera, prima di togliersi la vita con la stessa arma. È successo mercoledì pomeriggio: Elisa Mulas era tornata a casa della madre per allontanarsi dal compagno violento, Nabil Dahari, tunisino di 38 anni. Lui non accettava la fine della relazione e aveva già minacciato di morte la donna.
[...]Rosso, colore dai tanti significati. Per i cinesi rappresenta fortuna e felicità, per gli indiani protezione, fertilità, purezza. In Sud Africa è associato al lutto. Percepito come simbolo di indipendenza e emancipazione o di forte identità, il rosso, in Occidente, significa energia, amore, passione e seduzione, feste natalizie.Le scarpe rosse, come il colore del sangue, sono il simbolo, per tutto il mondo, della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.Dietro quelle scarpe, sistemate nelle strade e nelle piazze delle città, ci sono storie di paura, di solitudine e di sofferenza delle donne e disprezzo della vita da parte di mani e menti criminali di alcuni uomini. Simbolicamente, un fiume rosso è quel che resta di un numero impressionante di vite travolte dalla brutalità.Ma le “scarpette rosse” testimoniano anche la ferma volontà di opporsi alla violenza, in qualsiasi forma e in ogni latitudine. Protagoniste, nella giornata del 25 novembre, del grido di denuncia di tutte le donne contro una delle più terribili violazioni dei diritti umani.E sempre maggiore è il numero delle “panchine rosse” nei parchi e nelle piazze, per sensibilizzare la società ricordando il vuoto lasciato dalle vittime. Sono proprio quelle panchine ad esortare le donne ad “uscire fuori” e a chiedere aiuto senza paura e vergogna di svelare il proprio incubo.È il monito delle istituzioni, pubbliche e private, delle scuole, della cultura e delle associazioni femminili, per diffondere un messaggio di memoria e, insieme, di coraggio e di speranza.Il tempo presente ha una memoria che si accresce ogni giorno di una nuova violenza. Sempre più inaccettabile, feroce e inaspettata.In Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa, spesso da un uomo che diceva di amarla. Quasi ad evocare ancora il delitto d’onore, abolito solo nel 1981.È un “flagello mondiale”, un fenomeno trasversale senza distinzione di classe sociale né di livello d’istruzione. Spesso per mano di individui cosiddetti “normali”. La violenza si annida in ogni ambiente e contesto. Vissuta tra storie di sesso, droga, alcool, stupri e festini in appartamenti di lusso come nell’anonimato della “porta accanto”.
Ha 45 anni. Vive a Leicester, nel Regno Unito. Ama la storia, i film, i libri degli anni Quaranta. Un giorno apre il suo armadio, e non trova niente che la rappresenti. Cerca nei negozi. La prendono per matta. Signora non è carnevale.Sarah non si arrende. Naviga sul web, scova mercatini, recupera tessuti, stoffe, bottoni tipici dell’epoca, passa notti insonni sulla macchina da cucito, finché è pronta una perfetta camicetta vintage.In dieci anni ha realizzato più di 300 abiti vintage, che indossa nella vita di tutti i giorni.Sono il suo modo di evadere dalla realtà, la sua isola felice.
Ma non rinega quell'esperienza , e da a suo figlio nato dopo la morte dell'attore , il nome dell'attore stesso . Questa è la storia di Gerardo Ferrara era un 31enne di Sapri che in qualche modo somigliava a Massimo Troisi.
da Lorenzo Tosa
Oggi 25 novembre un nuovo 8 marzo lascio la parola a questo editoriale della rivista free www.ioacquaesapone.it/
Mar 26 Ott 2021 | di Angela Iantosca | Editoriale
da Quotidiano.Net tramite msn.it Guido Pacelli è un Babbo Natale davvero speciale. Conosciuto come l’aggiustagiocattoli, lavora tutto l’...