24.11.21

da morto ha capito l'utilità del vaccino e cos'era il covid. Giuseppe Giuca Sul necrologio fa scrivere: non credevo al virus, altrimenti mi sarei salvato. e no vax ridono


da https://www.avvenire.it/attualita/ martedì 23 novembre 2021


Prima di morire di Covid, a 66 anni, ha chiesto alla famiglia che la sua storia rimanesse ben impressa per evitare ad altri di fare lo stesso errore





Il manifesto funebre con il monito voluto dal defunto per chi è, come era lui, scettico sul virus





Prima di morire un uomo di 66 anni, siracusano, ha voluto che sul suo necrologio fosse scritto che si sarebbe salvato se avesse creduto alla drammatica forza del Covid-19.
Giuseppe Giuca è scomparso nei giorni scorsi dopo che le sue condizioni di salute sono precipitate a causa dell'aggravarsi del virus. "Se avessi creduto alla pandemia, se avessi creduto al Covid, oggi racconterei un'altra storia, ma non questa storia", si legge sul suo necrologio.
L'uomo, prima di contrarre il Covid, avrebbe preso sottogamba le conseguenze della malattia e così, prima del suo decesso, ha chiesto alla famiglia che la sua storia rimanesse ben impressa per evitare altre morti legate al virus.
ecco quindi che Alla fine le parole sono più che esplicite, un messaggio rivolto a tutti coloro che hanno sottovalutato e continuano a farlo il virus e l'importanza del vaccino. Una vicenda importante , e non un semplice aneddoto \ fatto curioso , perchè il Signor Giuca era tra i negazionisti del Covid e ha capito la portata di questa malattia solamente quando l’ha contratta in maniera mortale. Ma ormai era troppo tardi. Nonostante questo, ha voluto pubblicare un necrologio che sia pedagogico per le persone che continuano a negare l’esistenza di questa pandemia.
Si tratta di una testimonianza molto importante. Di un uomo che ha imparato dai suoi errori, che ha pagato con la vita ma che vuole evitare che altre persone replichino la sua condotta errata.
Infatti di Covid si muore. Ed il signor Giuseppe ne è la dimostrazione. Così come tanti altri che sono morti per negare l’esistenza del Covid. Meglio prevenire che curare. Il primo passo deve essere proprio questo di riconoscere l’esistenza della pandemia e le gravi conseguenze che può portare alla salute delle persone.
Poi c’è il vaccino. Infatti i dati diffusi ogni giorno dal ministero della Salute evidenziano perfettamente come nelle terapie intensive degli ospedali ci siano quasi unicamente i non vaccinati. A dimostrazione di come il vaccino sia fondamentale per ridurre il rischio del contagio e per prendere eventualmente la malattia solamente in forma leggera ma  questo ancora  non  lo si  è    capito  om non lo si  vuol  capire      visto  che  i  negazionisti   ti rispondono : <<    che  tanto  anche i vaccinati  prendono il  covid  e lo trasmettono  e quindi farsi il vaccino non serve  >> 

    appena  l'ho messo  i  bacheca     me  lo hanno  condiviso  
******guarda qua!
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Commenti: 6

  • Giuseppe Scano
    sono contento che ti sia piaciuto spero che serva d'esempio
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  • ******* Sicuramente l avrà fatto scrivere lui .... Ma per piacere....
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******Italia che bel paese .... 
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  • ****** cinema! Popcorn 🍿! Adesso inizia il bello!
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  • Giuseppe Scano
    ******davanti alle terapie intensive
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  • ******
    ******* già oggi ho accompagnato la mia ragazza in ospedale e uno che c'era li....e toccato farlo stare zitto....lui con i suoi obblighi e i suoi carabinieri....

ci sono anche donne che combattono la violenza di genere senza cadere nello stereotipo panchine o scarpe rosse

Spesso l'esperienza non basta , come si può interpretare ( questa è la mia chiave si lettura ) da questa canzone di un cantautore  Sardo  

per certi argomenti e si rischiano generalizzazioni non necessarie . con il rischio di fare il classico di tutta l'erba un fascio . Cosa che appunto mi è capitata  recentemente  . infatti non hanno tardato le risposte al mio post \ appello precedente  alcune   incazzose  giustamente perchè  in tale articolo  sono stato troppo  generico  .  Infatti     

*****
Scusa quando mai combattiamo il femminicidio solo con le panchine rosse? quanto ai "convegni parolai", me ne citi qualche esempio concreto? Perché io non ho mai fatto nulla di retorico o parolaio. A partire da venerdì scorso. O no? Quindi aspetto di sapere di cosa parli.
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  • Giuseppe Scano
    ******boh io su giornali sento solo parlare di panchine rosse o scarpe rosse . non era un riferimento generico . non mi riferivo te lo so benissimo .
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  • ****** Lo so che i giornali contrabbandano fuffa ma tu non hai accusato loro, ti sei rivolto alle femministe (e nello specifico a me dato che mi hai menzionata) affermando che sanno, anzi sappiamo, fare solo convegni parolai e panchine rosse. D'altra parte dovresti ben sapere che esiste una realtà diversa, te l'abbiamo dimostrato anche l'altra sera. Se avessi scritto: "Cari mass media non è solo coi convegni ecc." non avrei eccepito, ma ripeto, tu ti sei rivolto a noi quindi ci hai mosso una precisa accusa. E poiché non sai trovare esempi, dico che si tratta di un'accusa infondata e maschilista.
 ma    ci sono  anche persone      come  la mia  carissima  amica  e nostra    utente    che   è  si  incazzosa  ma senza perdere la tenerezza  


Infatti   mi  ha  inoltrato    un bellissimo   post  

La violenza sulle donne è fatta anche di simboli. Quest' anno mi sento una rottamatrice. E rottamo le scarpette rosse. Soprattutto quelle col tacco 12. Che rappresentano una donna stereotipata. Sangue rosso e impossibilità di scappare. Perché i tacchi 12 per chi li porta ti impediscono di correre e anche di camminare correttamente. I tacchi 12 non li indossano tutte le donne. Per noi sovrappeso possono diventare una tortura. Alla schiena e anche alle gambe. Fanno male anche alle magre eh. Sono comunque non inclusive e rappresentative della solita femminilità sessualizzata. La scarpa col tacco viene usata spesso come oggetto di seduzione anche nel porno.
Certo si usano anche le scarpe basse rosse. Ma comunque di quel femminile sessualizzante. Perché non andare oltre? E mostrare un uomo che picchia una donna. Una donna qualsiasi che non corrisponda ai canoni della sessualità maschile. Si perché quando stuprano e uccidono lo fanno per il loro potere. Vengono stuprate le magre, le grasse, le bianche, le nere, le asiatiche, le bambine, le giovani, le adulte e le anziane. Una scarpa rossa col tacco o ballerina non ci rappresenta tutte.

mentre finisco di fare copia ed incolla e di cercare forme d'ispirazione per il post ecco che ho trovato questo video ( chi se ne frega se è dell'anno scorso , ma certe tematiche vanno al di là della cronologia )


ecco perchè il 25 novembre non è solo la giornata contro i femminicidi . ma un altro 8 marzo

Filippo Addamo e l’omicidio di Rosa Montalto: la storia del giovane che ha ucciso la madre perché era geloso che lei dopo avergli abbandonati s'era rifatta ua vita

  canzone  consigliata  

rimettendo in  ordine  messanger  ho trovato questo vecchio articolo  adatto per la giornata del 25 novembre


di CRISTIANO BOLLA 
CRONACA NERA
04 NOVEMBRE 2021, 20:37 / AGG: 04 NOVEMBRE 2021, 23:02

Filippo Addamo e l’omicidio di Rosa Montalto: la storia del giovane che ha ucciso la madre perché era geloso
L'omicidio di Rosa Montalto ha sconvolto l'Italia nel 2000: il figlio Filippo Addamo è stato condannato a 17 anni per omicidio ed è libero dal 2019. Questa sera la sua storia da Franca Leosini




Filippo Addamo non è un nome nuovo alle cronache: nel marzo del 2000 ha ucciso la madre Rosa Montalto, omicidio per cui ha scontato 17 anni di carcere. Da due anni è libero e questa sera, giovedì 04 novembre 2021, Franca Leosini racconterà la sua storia nel corso del suo nuovo programma, Che fine ha fatto Baby Jane?.
Bisogna tornare indietro al marzo del 2000 per trovare l’inizio della storia di Filippo Addamo e il matricidio che sconvolse Catania.
La vittima si chiamava Rosa Montalto: addetta alle pulizie per una cooperativa, era diventata madre in giovanissima età e nonna a 35 anni. Poi, la svolta: decise di lasciare il marito e i figli per andare a vivere con un amico del figlio Filippo, il 24enne Benedetto. Una storia molto breve, finita la quale però non tornò dalla famiglia ma decise di trasferirsi da sola in una casa poco distante assieme a tre figli, tutti tranne Filippo Addamo.
Proprio il 20enne non sopportava l’idea che la madre si stesse rifacendo una vita, tanto da sospettare che si prostituisse.
Per questo, il 27 marzo 2000 l’ha aspettata sotto casa e dopo una furiosa lite Filippo ha sparato alla madre Rosa Montalto. Un colpo alla testa con una pistola, tanto è bastato per uccidere la donna.
L’omicidio di Rosa Montalto e la condanna di Filippo Addamo
La cronaca dell’epoca prosegue con l’arresto, pochissimo tempo dopo, del figlio. Filippo Addamo confessò l’omicidio della madre ammettendo: “Sono stato io, ero geloso“. A fare particolare clamore, all’epoca, il fatto che il marito non andò al funerale e la figlia si rifiutò di andare a trovare la madre al cimitero. Per lei, nessuna fiaccolata: la sua decisione di lasciare la famiglia l’aveva fatta etichettare, una doppia vittima descritta come “civetta, leggera ed irresponsabile” durante il processo che ha portato alla condanna del figlio.
17 anni di carcere per omicidio volontario confermati in Cassazione, ma sono già passati: Filippo Addamo è libero dal 2019 e ha iniziato a rifarsi una vita, una famiglia sua.
Franca Leosini torna a raccontare la sua storia dopo averlo già intervistato in carcere nel 2004, per Storie Maledette. Stasera per Che fine ha fatto Baby Jane? si interroga se sono bastati 17 anni di carcere per fare ammenda: “Oggi si è rifatto una vita, si è costruito una famiglia, ha un bambino piccolo, ma non ha superato la colpa, non è libero nell’anima: ci sono conti che non si chiudono” riporta la presentazione della puntata.

23.11.21

parlano due vittime di abuso: "Denunciate"

Ospiti di una casa a indirizzo segreto, due donne raccontano il loro percorso di fuoriuscita dalla violenza. Dall'inferno casalingo al recupero di coscienza dopo che per anni, entrambe, hanno subito abusi fisici, psicologici ed economici dai loro partner. Rita è qui da un anno, ha denunciato il marito che oggi è sottoposto a processo per le violenze che le ha inflitto mentre lei ha quasi concluso l'iter verso la libertà e l'autonomia.

Rosalia è invece arrivata da poco tempo e ancora le cicatrici psicologiche provocate dagli abusi non si sono rimarginate: infantilizzata per anni, oggi parla quasi come una bambina ma con la determinazione di chi ha deciso che la sua vita da donna libera è già cominciata. di Alessia Candito e Eugenia Nicolosi

i soliti idioti che attaccano o criticano “Strappare lungo i bordi” di Zerocalcare zero calcare solo perchè parla romano e non sulla sostanza

 Che ci crediate o meno, c’è chi è riuscito nell’impresa di criticare “Strappare lungo i bordi” di Zerocalcare perché - udite - “è troppo romanesco”.

Che è un po’ come criticare Troisi perché parla in napoletano o Montalbano per il dialetto siciliano  o la serie la  paranza   dei bambini  o   Gomorra  di   Saviano 
Significa , come giustamente  fa  notare  Lorenzo  Tosa  ,  non aver mai aperto neanche per sbaglio una graphic novel di Zerocalcare negli ultimi 10 anni, ignorare il senso delle radici e delle origini nel vocabolario intimo dell’autore. Il romanesco, nell’universo di Michele, non è pigrizia, sciatteria o esercizio di stile. È la chiave di tutto. È lo stargate che connette la camera di un post adolescente di Rebibbia a un esperimento di democrazia sotto le bombe di Kobane, un triangolo isoscele alla paranoia esistenziale. Allora      cari  intellettualoni   \  radical  chic    dovreste lamentarvi  di : tutta   la  letteratura   italiana  post  unitaria   che  usa   molto  i vari dialetti   regionali da  Roma  in giù in particolare  ., Creuza de mä  una    delle  canzoni  più belle  (  parere   personale  ) de  andrè 



 


  insieme  al  disco le Nuvole   . Egli diceva  : << I dialetti sono idiomi non imposti dall'autorità, ma inventati dalle etnie che hanno avuto l'urgenza di comunicare: dico l'urgenza ma in effetti hanno avuto miracoli di tempo a disposizione per inventare, per impegnarsi nell'affinare linguaggi che sempre più rassomigliassero a loro e al loro circostante. Forse non è azzardato dire che le lingue locali assomigliano un po' ai posti dove vengono parlate: così certe asperità che riscontro nell'aostano e che sembrano rispondere, fare da eco, alla durezza delle rocce delle montagne che le circondano, si addolciscono nel piemontese della grande pianura, che suona dolce come dolce suona la lingua della vicina Francia.  >>

Ecco    che  mentre state lì a lamentarvi che non si capisce il romanesco, neanche vi siete accorti  che  :  ci stanno i  sottotitoli  .,  il carattere  sarcastico  ed  auto ironico   dell'autore  .  Infatti     concordo   con il commento  di 


Vincenzo Capacete

è un capolavoro e concordo, io lo trovo geniale e una rappresentazione segmentata dello spaccato di vita di molti di noi. Ma se non piace il dialetto romanesco (i fumetti non sono letti da tutti e quindi l'approccio televisivo è altra cosa e va valutato come apertura ad un mercato di utenti differenti) non è che dobbiamo subito fare la distinzione fra geni e ottusi. Dai Lorenzo Tosa questo è essere davvero radical chic a prescindere. Attiviamo anche uno stargate che connetta persone che valutano in maniera differente senza entrare nel classismo da intellettualoidi. Ce può sta che a uno non gne piasce (non sono romano e mi scuso se ho sbagliato intonazione).

lasciato     sulla   bacheca  d Lorenzo tosa . Commento che  mi ha  fatto   riemergere  un ricordo  musicale    della mia  infanzia 


ora vi lascio vado a vedermi il  secondo episodio    della saga  

"Io, Babbo Natale dei bambini meno fortunati"

da  Quotidiano.Net  tramite  msn.it  Guido Pacelli è un Babbo Natale davvero speciale. Conosciuto come l’aggiustagiocattoli, lavora tutto l’...