Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
1.12.21
Nunzia Alessandra Schilirò, la vicequestora No pass e No-vax, è risultata positiva con tutti i sintomi.
i genitori che minimizzano, ridimensionano e giustificano i propri figli sempre e comunque non sono la soluzione ma il problema stesso.il caso della rapina di torino
di cosa stiamo parlando
rapina in farmacia a Torino in cui è stato accoltellato un carabiniere
Le immagini della rapina nella farmacia di Corso Vercelli a Torino, nel corso della quale un carabiniere fuori servizio è stato accoltellato. Si sono costituiti i due responsabili: sono due ragazzi di 16 e 18 anni segue su https://www.nextquotidiano.it/rapina-farmacia-torino-carabiniere-accoltellato-video/
“Una cavolata”. Ha detto proprio così. “Mio figlio ha fatto una cavolata. Ma è un bravo ragazzo, siamo una famiglia per bene" ha detto il padre del 16enne che ha accoltellato con quattro fendenti e ridotto in gravi condizioni il carabiniere fuori servizio Maurizio Sabbatino, “reo” di aver cercato di sventare una rapina a Torino.
“A questo punto” come scrive perfettamente il prof. Guido Saraceni, “diamogli una pacca sulla spalla e togliamogli la playstation per due giorni... Voglio dire: per il mio sistema di valori, ‘cavolata’ equivale a prendere l’autobus per una sola volta senza biglietto; a non andare a scuola e falsificare la giustificazione o ad ubriacarsi fino a stare male ad una festa con i compagni. Uscire di casa armati per rapinare una farmacia e poi accoltellare un carabiniere non è una cavolata, è un crimine.” Punto.E i genitori come giustamente fa notare Lorenzo Tosa che minimizzano, ridimensionano e giustificano i propri figli sempre e comunque non sono la soluzione ma il problema stesso.30.11.21
FAR LA FESTA AL NATALE di © Daniela Tuscano
...e nemmeno sa, la Commissione europoide, che Giovanni, Maria, Giuseppe e persino Gesù non sono nomi soltanto "cristiani". Appartengono a profeti e sante veneratissimi dai musulmani, i quali, di conseguenza, li usano per i loro figli, nei corrispettivi arabi Yahya, Myriam o Mariam, Youssef, Isa. Si potrebbe eccepire che vi ricorrono pure gli arabi cristiani, ma quelli per la Commissione non esistono, come non esistono le donne, anzi, le bambine che soprattutto in Pakistan e Nigeria vengono rapite, stuprate, convertite a forza e vendute a maschi sessantenni per cui nessuna femminista liberal ha
voluto mobilitarsi; mai una genuflessione per il calvario decennale di Asia Bibi ieri, né per Maira Shahbaz, Huma Younus e Leah Sharibu oggi. Maira a 14 anni ha subito un sequestro, una violenza sessuale ed è stata obbligata ad abiurare prima di sfuggire agli aguzzini con le sue sole, piccole-grandi forze. Anche Maira e Leah erano quattordicenni quando i jihadisti le hanno prelevate da scuola per ridurle in schiavitù, e in tale condizione versano dopo un lustro.Di quante Asia, Maira, Huma e Leah non conosciamo neppure il nome? Moltissime, certo. Ma anche questi nomi restano sconosciuti, malgrado l’esoticità tanto cara ai fautori dell’inclusione. Il perbenismo dirittista - borghese, bianco, occidentale - si compiace d'aborrire tutto quanto appaia borghese, bianco e occidentale, cioè sé stesso e la sua storia, per esaltare un "diverso" mitico e pittoresco, metà demonio e metà bambino, proiezione di fantasie (o perversioni). Un neo-orientalismo digitale, privo delle basi culturali di cui l'antico pur disponeva, ma egualmente altezzoso e profondamente razzista, a dispetto della militanza "sinistra" dei suoi esponenti.Sono proprio i cristiani asiatici e africani a contraddire questa narrazione. La loro esistenza, così travagliata e, in certe zone, ridotta al lumicino, testimonia che il cristianesimo oltrepassa l’Europa e affonda le radici dove la gauche-caviar non vorrebbe trovarlo, non per iniziativa di qualche missionario al soldo dell'imperialismo ottocentesco ma per antica evangelizzazione: in Etiopia dal I secolo, in India dal quinto. L'Egitto, la Turchia e la penisola araba furono cristiani prima dell'Islam. Ma i progressisti attuali lo ignorano, volutamente o no; i cristiani extraoccidentali, ai loro occhi, sono alloctoni della concorrenza, quasi dei rinnegati etnici; perdono d’interesse, risultano poco mainstream, tanto vale abbandonarli al loro destino.Il tentativo di cancellare il Natale - e qualsiasi riferimento al cristianesimo, dai crocifissi nei locali pubblici ai monumenti cittadini ecc. - va avanti da alcuni anni. Ha sostituito la preesistente festività del Sol Invictus, ripetono a ogni scadenza gli storiografi da web, non per riflettere sull'inculturazione ma col preciso scopo di sminuirne l'importanza e perfino l'originalità, come se altre ricorrenze fossero prodotti vergini di tradizioni millenarie. Si è poi continuato con le stucchevoli polemiche sui presepi a scuola fino alla demenziale censura delle croci dalle etichette degli yogurt greci, sempre col pretesto dell'"inclusione" e del "rispetto" per i "diversamente credenti". I quali, detto per inciso, normalmente se ne sbattono, in trent'anni d'insegnamento le uniche proteste per le feste troppo "cristiane" le ho udite da colleghi infarciti di retorica terzomondista. Gli studenti, sia nativi sia foresti sia ibridi, continuano a fare gli studenti e prendono la vita com’è. Finché possono e grazie a Dio.Le linee-guida della Commissione europea sembrerebbero un po' più ragionevoli riguardo alla "parità di genere". Sconsigliato l'uso del termine "uomo" per indicare l'intera umanità. Verrebbe da concordare, benché in origine designasse appunto l'essere umano (da humus=terra) e non il maschio. La scrivente ha sempre sostenuto la necessità di declinare al femminile professioni e ruoli per lungo tempo considerati "virili". Il guaio è che poi, sempre in nome dell'inclusione, è proprio il femminile a dover cedere il passo ad asterischi, chiocciole o schwa il cui utilizzo è caldamente raccomandato dalle direttive UE. E, si badi bene, gli uomini (maschi) non vengono mai messi in discussione: nessuno li chiama individui con la prostata o penemuniti, mentre il vocabolo "donna" è stato rimosso da autorevoli pubblicazioni specialmente anglosassoni ("The Lancet" su tutte) in favore di mestruatori, possessori di vagina, persone gestanti, e tutto al fine di coinvolgere non-binary, genderfluid e chi si percepisce al femminile pur mantenendo corpo, ormoni e cromosomi XY. Proprio così: la parola "donna" sta diventando oltraggiosa, se è vero che nel convegno per un PNNR equo, coorganizzato da Regione Emilia-Romagna e Period think tank, non viene menzionata nemmeno una volta. Curiosa, vero?, questa neolingua che si fa analitica perché incapace di sintesi e, al tempo stesso, annulla le differenze in nome della diversità. E non-cristiani, variamente colorati, neopagani, omobitransetero aspettino a rallegrarsi: questa non è la loro vittoria, ma solo un primo passo che porterà all’omologazione totale, al neutro cosmico che assorbirà ogni precipuo, e autentico, afflato dello spirito, qualsivoglia originalità di culture, qualunque irripetibile impronta digitale. E il naufragio in questo mare non sarà affatto dolce.
© Daniela Tuscano
e proprio mentre facevo copia e incolla del post di Daniela leggo su https://www.open.online/ che
30 NOVEMBRE 2021 - 12:59
di David Puente
Viene contestato il contenuto di un documento sulla comunicazione inclusiva, individuando presunte discriminazioni contro il Natale e i cristiani che non risultano
In Europa vietato dire “Natale” e perfino chiamarsi Maria titola Il Giornale, che sostiene di essere entrato in possesso e in esclusiva di un documento intitolato #UnionOfEquality dove vengono indicati «i criteri da adottare per i dipendenti della Commissione nella comunicazione esterna ed interna». Il documento non è nuovo, la relatrice e Commissario per l’uguaglianza Helena Dalli ne parla sui social da ottobre 2021. No! Il documento non vieta di dire “Natale” (e non solo), ma per spiegarlo non ci accontentiamo della smentita della Commissione che, nonostante tutto, ha ritirato il documento a seguito delle polemiche. .. segue su https://www.open.online/2021/11/30/natale-documento-integrale-ue-ritirato/
50enne difende un’amica dalle molestie. Picchiato con una mazza, muore dopo 14 giorni di agonia
una piaga quella delle #molestie e del #femminicidio sta diventando sempre una piaga che ci riguarda tutti ed non riguarda più solo le donne . Infatti ho appreso poco fa su https://www.thesocialpost.it/
50enne difende un’amica dalle molestie. Picchiato con una mazza, muore dopo 14 giorni di agonia
ELISABETTA BOSSO //CRONACA ITALIA 30 NOVEMBRE 2021, 16:57
Cosimo Damiano Bologna aveva 50 anni e circa due settimane fa era finito in ospedale dopo essere stato pestato da un uomo che aveva molestato l'amica che si trovava con lui
Cosimo Damiano Bologna, 50 anni, è morto dopo due settimane in ospedale, era finito ricoverato nel reparto di rianimazione dopo essere stato brutalmente picchiato per proteggere un’amica da molestie. Il sindaco di Canosa, Roberto Morra, ha proclamato il lutto cittadino. L’autore dell’episodio di violenza era stato arrestato e ora dovrà rispondere, oltre che di stalking e pestaggio, di omicidio preterintenzionale.
Pestato per aver difeso un’amica da molestie: muore in ospedale
I fatti risalgono a due settimane fa presso Canosa di Puglia, provincia di Barletta Andria Trani, Cosimo Damiano Bologna si trovava nel centro città e davanti ad un bar insieme ad un’amica quando un 58enne avrebbe iniziato a molestare la donna, infastidendola e insultandola.
Cosimo sarebbe intervenuto in sua difesa e a quel punto il 58enne avrebbe reagito iniziando a pestarlo utilizzando, pare, una mazza per poi lasciare la vittima a terra, sanguinante e privo di sensi.
Cosimo Damiano Bologna è stato poi trasportato d’urgenza ed rimasto ricoverato in gravi condizioni disperate presso l’ospedale Bonomo di Andria.
Il sindaco di Canosa proclama lutto cittadino
A dare l’annuncio della morte di Cosimo Damiano Bologna è stato il sindaco di Canosa Roberto Morra, che su Facebook ha scritto: “
un ottimo sindaco
Un irriducibile di Cosa nostra recluso al 41 bis ha chiesto al presidente del tribunale per i minorenni Di Bella di allontanare il primogenito
CATANIA - Quando si è ritrovato davanti al giudice, collegato in videoconferenza, il capomafia al 41 bis ha sussurrato: «Dottore, la prego, tenga lontano mio figlio da quel maledetto quartiere». Il figlio quattordicenne, il primogenito, che si era già candidato a prendere il posto del padre nell’organizzazione. Adesso, è lontano da Catania, con il progetto “Liberi di scegliere”. E il padre gli ha mandato una lettera qualche giorno fa: «Ha scritto: “Rispetta tutte le indicazioni che ti danno in comunità — racconta
Roberto Di Bella, il presidente del tribunale per i minorenni di Catania — E, soprattutto, non mi considerare un mito, ma un fallimento».
Non era mai accaduto dentro Cosa nostra. Un padrino irriducibile, che si è sempre rifiutato di collaborare, chiede aiuto alla giustizia per provare a riscrivere il destino già segnato del figlio.nte il colloquio, mi ha parlato della sua sofferenza — dice il presidente Di Bella, che in Calabria ha sottratto ottanta figli di ‘ndrangheta al contesto di appartenenza — mi ha raccontato del dolore che prova nel non potere abbracciare i suoi figli, può incontrarli esclusivamente dietro al vetro blindato del 41 bis». Il giudice ha rilanciato: «Gli ho proposto un patto educativo. Nel corso del corso del colloquio ho detto:
“Mi aiuti ad evitare a suo figlio la sofferenza che sta provando lei”».
Dal settembre 2020, da quando è tornato nella sua città, Roberto Di Bella ha già adottato un ventina di provvedimenti che prevedono la decadenza della responsabilità genitoriale per mafiosi e trafficanti di droga. Ora, i ragazzi sono in strutture di accoglienza. A Palermo, la procura per i minorenni vuole intraprendere lo stesso percorso per i figli degli spacciatori del quartiere Sperone.
«A Catania, si sono fatte avanti anche due madri — spiega il giudice — erano rimaste coinvolte in inchieste giudiziarie e per questo erano destinatarie di misure cautelari. Hanno chiesto di essere aiutate a lasciare con i figli i contesti di origine. E così è scattato il protocollo “Liberi di scegliere”, che prevede un percorso di accompagnamento e sostegno da parte dell’associazione Libera, per un nuovo inserimento, anche lavorativo». C’è un gran fermento attorno alle famiglie criminali catanesi. Un tam tam si sta diffondendo anche nelle carceri, la prospettiva di salvare i figli con un percorso concreto sta aprendo crepe importanti nel mondo criminale. «Ci ha scritto un detenuto per traffico di droga — racconta ancora il giudice Di Bella — ha detto che appena finirà di scontare la condanna vuole andare via da Catania, con la moglie e i figli».
Si aprono spiragli importanti nelle zone franche in mano ai clan. «Per questo è importante fare un lavoro costante sul territorio — dice il presidente del tribunale per i minorenni — un lavoro che deve vedere presenti insieme istituzioni e società civile». Roberto Di Bella auspica il tempo prolungato nelle scuole: «Aperto alle associazioni, per animare il quartiere». E anche un impegno maggiore dei oratori: «La Conferenza episcopale italiana è peraltro partner del progetto “Liberi di scegliere”». Primo obiettivo: «Abbattere la dispersione scolastica, che a Catania ha livelli preoccupanti — spiega il magistrato — in alcuni quartieri raggiunge il 22 per cento dei minori fra i 6 e i 16 anni. Per questa ragione è stato istituito un osservatorio metropolitano sulla questione minorile, che ha sede in prefettura, ha fatto già diversi incontri nei quartieri».
La parola chiave resta una sola: «Rete». Per coordinare tutti i soggetti che operano in campo. Da Catania sta partendo anche un’iniziativa: chi non manda i figli a scuola perderà il reddito di cittadinanza. Il tribunale ha già fatto le prime segnalazioni all’Inps.
"Io, Babbo Natale dei bambini meno fortunati"
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