E' morto Rossini, il gatto turista
di Stella CervasioEra un grande amore ma anche una relazione intellettuale. Il gatto Rossini, che Sergio Valentino, uno dei più valenti componenti del coro del San Carlo, portava ovunque con sè, in bicicletta, conosceva Napoli meglio degli umani e sapeva accompagnare il suo proprietario senza alcuna difficoltà.
Rossini venne così chiamato nel momento del suo ritrovamento, piccolissimo, 8 anni fa: uno di quegli indiavolati micetti che hanno fatto nascere una categoria speciale di soccorritori degli animali, i
"motoristi" capaci come nessuno di far uscire i gatti dagli chassis dove si nascondono per paura quando si perdono o vengono abbandonati da qualche dissennato. Rossini si era infilato nel "motore" (che poi motore non è mai, ma ci siamo capiti) di un'auto, in onore del creatore del "Barbiere", anche perché di Figaro ce n'è uno famoso, quello del Pinocchio Disney.
E da allora Valentino e quel piccolo tigratino dal pelo un po' più lungo del normale non si erano mai più separati. Il musicista ha con sè e assiste altri gatti, ma con quello aveva un rapporto particolare, di grande amicizia e condivisione, grazie alla sua intelligenza decisamente superiore. Valentino lo ringrazia per questo: "Per le passeggiate, i viaggi, la vita in due - scrive sul suo profilo Facebook al gattino che una trombosi ha portato via in un'età non avanzata - i giochi, la pazienza e anche le monellerie. Grazie per il sodalizio e le emozioni condivise con me e per aver saputo esprimere sempre i tuoi sentimenti e non aver mai finto".
I suoi amici, quando hanno letto il dolore del corista, hanno scritto messaggi empatici e belli per confortarlo, ma un Rossini che va via non è cosa semplice per coloro che lascia. Mancherà anche alle strade e alle piazze di Napoli e a tutti quelli che avvicinavano Sergio per raccomandarsi, col solito eccesso di zelo dei "tutori" di gatti e cani: "Non lo porti così, è pericoloso!", e lui con pazienza e con il suo garbo rispondeva sempre che Rossini era un gatto con la valigia, che aveva imparato in poche mosse a fare il viaggiatore, sapeva aggrapparsi e stava comodo nel cestino della bicicletta, che non aveva mai voglia di scappare, non temeva nulla e anzi, muoversi per la città e oltre gli piaceva decisamente: perché privarlo di quella bella attività che gratificava entrambi?
Daniel D'Aniello, ex alunno della università, era stato tra i volontari durante l'alluvione del 1966
Nel 1966 fu un angelo del fango. Studiava alla Syracuse University ed era già innamorato di Firenze. Ha fatto una folgorante carriera imprenditoriale e oggi è uno dei 700 uomini più ricchi del pianeta. E ora ha deciso di restituire alla città in cui si è formato una parte del suo successo. Donando la bellezza di 10 milioni di euro alla "sua" Syracuse.
Che storia, quella di Daniel D'Aniello. Famiglia italo americana, self made man, nel 1987 è stato tra i fondatori del Carlyle Group, un fondo d'investimento che oggi vanta un patrimonio complessivo di circa 203 miliardi di dollari.
È stato un veterano del Vietnam, la sua "Wolf Trap Foundation", che si occupa di arte, è presieduta dalla first lady Jill Biden.
Legatissimo a Firenze, dov'è già tornato tante volte, ora D'Aniello e sua moglie Gayle hanno deciso di donare una somma cospicua alla Syracuse. Obiettivo: sostenere il programma fiorentino dell'istituto dove studi negli anni '60, finanziando gli aggiornamenti necessari alle sue strutture di piazza Savonarola, rafforzando il curriculum e il gruppo docente e aumentando l'accesso alle esperienze internazionali per più studenti.
La sede in piazza Savonarola a Firenze della Syracuse University (cge)
Lo hanno annunciato ieri il sindaco Dario Nardella e l'assessora all'Università e ricerca Titta Meucci accanto alla console generale degli Stati Uniti a Firenze Ragini Gupta e al presidente dell'associazione degli atenei Usa Aacupi, Fabrizio Ricciardelli.
"Una storia molto bella di amore per Firenze ma anche una conferma del valore delle migliaia di studenti che sono presenti nelle oltre 40 università americane in città: una presenza preziosa in grado di costruire legami che poi rimangono nel tempo. Dobbiamo essere capaci di valorizzare questo legame, facendo vivere questa comunità di studenti come parte della città e ampliando il panorama delle università da portare in città. Si parla tanto di fuga dei cervelli dall'Italia, Firenze vuole essere invece la prima città ad attrarre cervelli invece di farli scappare. Per ringraziare Daniel D'Aniello, abbiamo deciso che gli consegneremo le Chiavi della città non appena verrà a Firenze nel 2023" spiega il sindaco.
La donazione - spiegano dalla Syracuse University Florence - amplierà notevolmente il finanziamento delle borse di studio agli studenti per i quali i programmi di studio all'estero sono stati fuori portata, inclusi studenti a basso reddito, studenti post-tradizionali e studenti veterani.