30.11.14

21 NOVEMBRE 1864 ORA I BAMBINI DORMONO SUL FONDO DEL SAND CREEK

dall' amico   \  compagno di  viaggio 

 http://leonardopisani.blogspot.it/2014/11/21-novembre-1864-ora-i-bambini-dormono.html 

Si sono presi i nostri cuori sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio di un temporale

ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek
 
 
 
Così cantava il grande Fabrizio De Andrè nella stupenda e commovente Fiume Sand Creek scritta con Massimo Bubola ricordando uno dei più ignobili massacri perpetrati dalle giacche blu dell’esercito degli Stati Uniti di America, successo all’alba del 29 novembre 1864. Un massacro inutile ordinato dal Il colonnello John Chivington. Ad una soldataglia reclutata pochi mesi prima con l’intento di uccidere quanti più indiani possibili.
 

Capo Cheyenne
 Le cifre del massacro furono subito ridimensionate, parlando di poche decine di morti, quasi tutti guerrieri; in realtà non si conoscono ma sono centinaia e per la maggior parte donne, anziani e bambini. All’accampamento del Sand Creek vi erano tribù che volevano la pace con “i Lunghi Coltelli”  ovvero  Cheyenne  Pentola Nera, Antilope Bianca e Copricapo di Guerra  e gli Arapaho di Mano Sinistra. Nessuna sentinella nel campo, una bandiera americana innalzata in segno di pace. Ma all’alba del 29 novembre 1864 “la colonna dei soldati giunse al campo Cheyenne e Arapaho sul Sand Creek, ottenendo una completa sorpresa: a parte i guardiani del recinto dei cavalli, i nativi non avevano messo nessuna sentinella a protezione del campo, tanto erano fiduciosi sul fatto di non avere nulla da temere  L'accampamento era situato in un'ansa a ferro di cavallo del Sand Creek, a nord di un piccolo torrente in quel momento in secca: la tribù di Pentola Nera era accampata al centro, con a ovest i Cheyenne dei capi Antilope Bianca e Copricapo di Guerra e a est, un poco più discosti, gli Arapaho di Mano Sinistra. La maggior parte dei maschi adulti era lontano più a est, a caccia delle mandrie di bisonti nella zona dello Smoky Hill, e circa i due terzi dei 600 nativi presenti nel campo erano donne o bambini; Robert Bent stimò che i guerrieri fossero circa 35, cui sommare un'altra trentina di uomini anziani ativi furono svegliati dal rumore dei cavalli della massa dei soldati che galoppava verso il campo; la confusione si sparse rapidamente per l'accampamento mentre donne e bambini uscivano urlando dalle tende e i pochi guerrieri disponibili correvano a prendere le armi. Edmund Guerrier fu svegliato dalle urla delle donne: uscì dalla tenda e si diresse verso l'alloggio del mercante John Smith, anche lui accampato con i Cheyenne insieme a sua moglie nativa, a suo figlio meticcio Jack e al soldato David Louderback. Quest'ultimo propose di andare incontro ai soldati avanzanti, ma non appena il piccolo gruppo uscì dalla tenda di Smith i cavalleggeri aprirono il fuoco con carabine e pistole: il gruppo fece dietro front e corse a riparasi dietro la tenda, dove furono raggiunti anche da Charlie Bent.
pentola nera
Pentola Nera aveva fatto innalzare accanto al suo tipi un alto palo di legno a cui aveva fissato una grossa bandiera degli Stati Uniti d'America, un dono di quando aveva firmato il trattato di Fort Wise: non appena i soldati si avvicinarono al campo, il vecchio capo urlò alla sua gente di radunarsi sotto alla bandiera e in poco tempo svariate centinaia di donne e bambini si ammassarono intorno al palo,mentre tutt'intorno i soldati facevano fuoco indiscriminatamente
disegno del massacro fatto da un sopravvissuto
Ai primi spari il capo Antilope Bianca, un vecchio di 75 anni, si mosse a passo svelto verso i soldati; James Beckwourth, che cavalcava a fianco di Chivington, testimoniò che il capo, disarmato e con le mani in alto, si avvicinò urlando «Fermi! Fermi!» in inglese perfettamente udibile, finché non fu abbattuto a colpi di fucile da parte dei soldati. Il corpo rimase abbandonato sul letto asciutto del torrente: come riferì poi Robert Bent, alcuni soldati vi si avvicinarono e lo mutilarono con i loro coltelli, tagliandogli il naso, le orecchie e i testicoli per farne dei trofei Risalendo il letto asciutto del torrente, anche gli Arapaho del campo vicino corsero a rifugiarsi sotto la bandiera di Pentola Nera; il capo Mano Sinistra si fermò di fronte ai soldati con le braccia incrociate, dicendo che non avrebbe combattuto contro di loro perché erano amici: fu colpito da una pallottola di fucile, ma riuscì poi a mettersi in salvo. 
il Colonnello Chivington
Robert Bent descrisse lo scontro come «una carneficina indiscriminata di uomini, donne e bambini»Bent vide un gruppo di trenta o quaranta donne rifugiarsi in un anfratto: una bambina di circa sei anni fu mandata fuori con una bandiera bianca, ma questa fu subito colpita e uccisa dal fuoco dei soldati; tutte le donne ammassate nell'anfratto furono poi passate per le armi senza che potessero opporre resistenza . Tutti i corpi dei nativi uccisi che Robert Bent vide erano stati scalpati e molti mutilati dai soldati una circostanza confermata anche dalla testimonianza del tenente James Connor: i soldati tagliarono le dita delle mani dei morti per impossessarsi di anelli e altri gioielli, oppure asportarono nasi, orecchie e organi sessuali di uomini e donne per farne dei trofei da esporre sui cappelli o sulle selle dei cavalli; nei giorni successivi al massacro molti soldati furono poi visti mettere in mostra questi loro trofei nei saloon della zona di Denver.
Non venne dato nessun quartiere ai nativi feriti, né ai bambini. Robert Bent vide un soldato avvicinarsi a una donna stesa a terra, colpita a una gamba, e spezzarle entrambe le braccia a colpi di spada, lasciandola poi lì a morire dissanguata; sempre Bent riferì di una bambina di cinque anni che, nascosta in un banco di sabbia, fu scoperta da due soldati: questi le spararono a distanza ravvicinata con le loro pistole e poi ne trascinarono il corpo fuori dalla sabbia prendendolo per un bracci. Sia Bent che il capitano Soule videro il corpo di una donna incinta, lasciato sventrato e con il feto abbandonato accanto; Bent riferì di aver visto i corpi di numerosi neonati uccisi con le loro madri, mentre il tenente Connor seppe di un bambino di pochi mesi gettato nella cassetta del fieno di un carro e poi abbandonato a morire sulla strada durante il rientro della colonna al forte.
L'attacco non fu molto coordinato poiché molti soldati erano scarsamente disciplinati e ubriachi dopo le bevute fatte durante la marcia di avvicinamento; parecchi nativi riuscirono quindi a fuggire dal luogo del massacro: quando divenne chiaro che la bandiera alzata da Pentola Nera non era un rifugio sicuro, vari gruppi di nativi fuggirono attraverso il basso corso del Sand Creek cercando rifugio sulla sponda opposta, dirigendo poi a est verso i campi degli Cheyenne andati a caccia sullo Smoky Hill; diversi di loro furono uccisi dal fuoco degli obici da montagna dei soldati che sparavano dalla riva sud del fiume Pentola Nera si salvò nascondendosi in un burrone, anche se sua moglie fu gravemente ferita; numerosi nativi si nascosero scavando buche e trincee nella riva sabbiosa del torrente in secca, resistendo poi fino a notte: tra questi vi fu George Bent, rimasto separato dal fratello Charlie fin dalle prime fasi dello scontro e ferito al fianco da una pallottola di fucile.
Conclusasi la sparatoria la colonna di Chivington fece rapidamente rientro a Fort Lyon; prima di lasciare l'area i soldati presero i cavalli dei nativi e incendiarono le tende del campo. I soldati portarono con sé sette prigionieri: la moglie Cheyenne del commerciante John Smith, la moglie nativa di un colono che risiedeva a Fort Lyon con i suoi tre bambini e i due meticci Jack Smith e Charlie Bent. Beckwourth riuscì a salvare la vita a Charlie nascondendolo su un carro insieme a un ufficiale rimasto ferito e facendolo poi rilasciare, ma Jack fu ucciso da un soldato che infilò la canna della sua pistola in un buco della tenda dove il prigioniero era detenuto.
guerrieri Arapaho
Il numero esatto delle vittime del massacro di Sand Creek non è chiaro. Nel suo rapporto reso alla commissione d'inchiesta dopo i fatti, il colonnello Chivington indicò la cifra di 500 o 600 nativi morti, sostenendo che la quasi totalità delle vittime erano guerrieri e che il numero di donne e bambini rimasti uccisi era molto basso . Le cifre date da Chivington furono largamente sottodimensionate da altri testimoni oculari degli eventi: il commerciante John Smith parlò di 70 od 80 morti tra gli indiani, di cui solo 20 o 30 erano guerrieri; George Bent, in una lettera al giornalista e attivista per i diritti dei nativi dell'America del Nord Samuel F. Tappan del 15 marzo 1889, parlò di un totale di 137 vittime, di cui 28 uomini e 109 donne e bambini il maggiore Scott Anthony parlò di «non più di» 125 vittime tra i nativi, mentre il tenente Joseph Cramer stimò tra le 125 e le 175 vittime totali. Diversi autori riportano per i nativi la cifra di 133 morti: 28 uomini e 105 tra donne e bambini.
La tribù di Pentola Nera, i Wutapai, soffrì le perdite più pesanti; perì quasi metà della tribù degli Hevhaitaniu, compresi i suoi capi Lupo Giallo e Grande Uomo, e cifre simili riportarono gli Oivimana del capo Copricapo di Guerra (rimasto ucciso) e gli Hisiometanio di Antilope Bianca. Tra le vittime vi era anche il capo Occhio Solo, perito insieme a gran parte della sua tribù, mentre i clan degli Heviqxnipahis e dei Suhtai ebbero pochi morti; delle dieci tende del campo Arapaho di Mano Sinistra (circa 50 o 60 persone), solo una manciata sfuggì indenne all'attacco dei soldati. Nessun membro dei Soldati Cane Cheyenne era presente al campo sul Sand Creek.
l'anglo-cheyenne Edmond Guerrier, testimone oculare del massacro 
La reazione dei seppur pochi guerrieri presenti nel campo provocò vittime anche tra i soldati attaccanti: John Smith parlò di 10 soldati uccisi e altri 38 feriti, mentre il rapporto ufficiale di Chivington indicò 9 morti e 38 feriti. Le stime sul numero dei caduti tra i soldati arrivarono poi a un totale di 24 morti e 52 feriti: il 1st Colorado Cavalry ebbe 4 morti e 21 feriti, il 3rd Colorado Cavalry 20 tra morti in azione e per le ferite riportate e 31 altri feriti. Alcune fonti attribuiscono molte delle vittime tra i soldati al fuoco amico, a causa della scarsa disciplina dei loro compagni e della caotica conduzione dell'assalto, circostanza però non confermata da altri autori. (fonte wiki) 
donna Arapaho
Il massacro fu oggetto di due diverse indagini,  nel gennaio 1865 gli eventi di Sand Creek arrivarono quindi all'attenzione dello United States Congress Joint Committee on the Conduct of the War, un comitato investigativo del Congresso degli Stati Uniti d'America  che diede questo giudizio:
« Per quanto riguarda il Colonnello Chivington, questo comitato può difficilmente trovare dei termini adeguati che descrivano la sua condotta. Indossando l'uniforme degli Stati Uniti, che dovrebbe rappresentare un emblema di giustizia e di umanità; occupando l'importante posizione di comandante di un distretto militare, che gli ha concesso l'onore di governare tutto ciò che rientra nei suoi poteri, ha deliberatamente organizzato ed eseguito un folle e vile massacro in cui numerose sono state le vittime della sua crudeltà. Egli conoscendo chiaramente la cordialità del loro carattere, avendo egli stesso in un certo senso tentato di porre le vittime in una condizione di fittizia sicurezza, ha sfruttato l'assenza di alcun tipo di difesa e la loro convinzione di sentirsi sicuri per potere gratificare la peggiore passione che abbia mai attraversato il cuore di un uomo.

Qualunque peso tutto questo abbia avuto sul Colonnello Chivington, la verità è che ha sorpreso e assassinato, a sangue freddo, inaspettatamente uomini, donne e bambini, i quali avevano tutte le ragioni per credere di essere sotto la protezione delle autorità statunitensi, e poi ritornando a Denver si è vantato dell'azione coraggiosa che lui e gli uomini sotto il suo comando hanno eseguito.
accampamento Arapaho
In conclusione questo comitato è dell'opinione che al fine di vendicare la causa di giustizia e mantenere l'onore della nazione, pronte e rigorose misure debbano essere adottate per rimuovere chiunque avesse così vilipeso il governo presso cui sono impiegati, e di punire, adeguatamente al crimine commesso, coloro che sono colpevoli di questi atti brutali e codardi. » Ma non vi furono conseguenze, tutti colpevoli, tutti innocenti….

Si sono presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio di un temporale

c'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno
mio nonno disse sì

a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio e nell'altro il paradiso
le lacrime più piccole
le lacrime più grosse
quando l'albero della neve
fiorì di stelle rosse

ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek

Quando il sole alzò la testa oltre le spalle della notte
c'eran solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare

la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek

Si sono presi i nostri cuori sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni
figlio di un temporale

ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek

29.11.14

Staccata la spina alla giovane-coraggio Era in coma per aver difeso 2 ragazzine


di  Rosanna Pugliese (Ansa)

Staccata la spina alla giovane-coraggio
Era in coma per aver difeso 2 ragazzine

Staccata la spina alla giovane-coraggio Era in coma per aver difeso 2 ragazzine                                          Un'immagine di Tugce esposta durante una fiaccolata
I genitori venerdì hanno deciso di staccare la spina a Tugce, 23enne di origine turca. Era finita in coma per un pugno sferratole dopo aver tentato di salvare dalle molestie due ragazzine.
Un pugno in pieno volto, per aver difeso due ragazzine dalle molestie di un branco di bulli, l'ha ridotta in fin di vita. Tugce, nel giorno in cui i genitori hanno scelto per staccare la spina alla ragazza, è diventata un'icona del coraggio civile. La Germania, commossa, la piange. Mentre migliaia di persone sul web chiedono che le sia conferita la croce al merito. Ventitré anni compiuti lo stesso giorno in cui muore: il padre e la madre hanno confermato la drammatica scelta di spegnere i macchinari che hanno tenuto artificialmente in vita la figlia - dichiarata cerebralmente morta due giorni fa - a una fiaccolata organizzata davanti all'ospedale in cui giaceva in coma da due settimane. Tugce paga per il suo coraggio e la sua generosità. Quindici giorni fa, la studentessa ha assistito nei bagni di un Mc Donald's ai tentativi di molestie di un gruppo di balordi su due ragazzine. Diversamente da come avrebbero fatto tanti altri, si è intromessa ed è riuscita salvare le due malcapitate. Uscita dal locale si è trovata però di fronte un diciottenne, Sanel M., al momento in stato di fermo e reticente agli interrogatori, che le ha sferrato un pugno, stendendola al suolo. La dinamica - riportata dalla Bild - non è ancora confermata dalla polizia, che ha bisogno di altre testimonianze. Ma intanto le due ragazzine che Tugce ha difeso sono scomparse. E a loro un padre addolorato ha rivolto il suo appello: "Mia figlia vi ha salvato. Ha fatto di tutto perché non vi accadesse nulla. Forse si è addirittura sacrificata per voi. Per questo, vi prego, andate dalla polizia e rilasciate la vostra testimonianza. Tugce non tornerà più, ma voi glielo dovete: testimoniate!". A rendere ancor più amara la vicenda, l'indifferenza in cui si sono consumati quei momenti di violenza: i dipendenti del fastfood, oggi difesi dalla ditta, non sono intervenuti. E la polizia ha esortato a un comportamento diverso: "Bisogna intervenire, si può aiutare in casi del genere", è il messaggio. Tugce è stata uccisa anche dall'indifferenza. Ma non è passato inosservato il suo gesto: sono decine di migliaia i messaggi su Facebook e su Twitter per lei. Cinquantamila chiedono che le sia conferita la più alta onorificenza del Bund tedesco, 89mila sostengono un gruppo a suo nome. Per moltissimi è già "un angelo", "un'eroina", un "modello di coraggio civile".

Zanetti ( inter ) e Maldini ( Milan ) contro il bullismo: "Rispettiamoci dentro e fuori dal campo"

Zanetti e Maldini contro il bullismo: "Rispettiamoci dentro e fuori dal campo"
Due fra le più importanti bandiere del calcio italiano, Javier Zanetti e Paolo Maldini, rispettivamente ex capitano dell'Inter (e oggi vicepresidente) ed ex capitano del Milan, hanno incontrato i ragazzi delle scuole superiori milanesi per parlare di rispetto, stile e leadership e per dire no al bullismo dentro e fuori i campi da gioco. "Anche noi da giovani abbiamo commesso tanti errori - hanno detto i due ex calciatori - ma da lì siamo tornati indietro e abbiamo imparato. Scegliere la strada giusta significa rispettare sempre gli altri"

video di Alberto Marzocchi

Milano Proietta in classe video choc sull'aborto Professore di religione sospeso dall'insegnamento

Leggendo    tale  storia   

da unionesarda  online  Venerdì 28 novembre 2014 10:08

E' accaduto a Milano, all'istituto superiore Cardano.
Sospensione dall'insegnamento e via alla procedura di revoca dell'idoneità per un professore di religione che in classe ha mostrato un documentario su un aborto chirurgico.
l'istituto in questione 
Succede a Milano, all'istituto superiore Cardano: G.N., 50 anni, da 8 insegnante di religione cattolica nella scuola, ha proiettato "L'urlo silenzioso", girato dal ginecologo americano Bernard Nathanson nel 1984: nelle immagini, presentate con la frase: "Per la prima volta guarderemo un bambino mentre viene dilaniato, smembrato, disarticolato, stritolato e distrutto dai gelidi strumenti d’acciaio dell'aborzionista", si vedono in dettaglio le procedure per l'eliminazione di un feto. L'intento sarebbe stato quello di convincere le ragazze a non praticare l'aborto. Gli studenti, sconvolti, hanno raccontato ai genitori quanto accaduto e questi hanno contattato la direzione della scuola. Il prof per il momento è stato sospeso e attende la decisione della Curia.
 
La  sospensione  dall'insegnamento   mi sembra  esagerata  . Capisco  che  ai ragazzi al di sotto dei  14  anni  sono sconsigliate  tali immagini    ma  
 

Quindi  mi chiedo con tutte le schifezze che guardano in rete e\o in tv o al cinema perché i genitori non se li controllano come dovrebbero, non credo che un video su cosa sia un aborto sia così terribile o peggiore   di molta  violenza  gratuita   .Ed  è vero   che  ormai   A 11 anni fanno già di tutto  , voisto l'uso sempre  più diffusio dei cellulari con internet  e  la presenza  sempre  più massiccia  ( basta truccare  il form in cui si compilano i dati  )   di minori sui  social  . Ma  poi però i genitori sono i primi a fare tanto i puritani e non vedono (o fanno finta di non vedere) cosa fanno i loro figli. O peggio li difendono  . ?
  Meno ipocrisia e più responsabilità. Quindi è giusto parlarne , proiettare tali video se utili e funzionli alla tua causa . Ma dev'essere fatto però a 360° cioè con un contraddittorio altrimenti è solo propaganda e  speculazione  ideologica 

anche con l'ironia si può combattere la pedofilia video di Marco valerio cervellini

  cazzeggiajdo  sulle  bacheche dei miei contatti   ho trovato  questo  filmato  interessante    ed  ironico  su una campagna    non violenta   ed  ironica   contro la pedofilia      online 
  
infatti l'autore https://www.facebook.com/pages/Marcovalerio-Cervellini/489060001148908 che  ha messo  il video  un  contatto dei  mio contatto  dice  nell'intestazione   
 
 
un filmato dal finale sconvolgente per scoraggiare questo fenomeno.La pedofilia è una vera e propria piaga dei nostri tempi, che purtroppo è sempre più diffusa nonostante le tantissime campagne di sensibilizzazione in merito e i continui controlli.Amici di famiglia, genitori, familiari o perfetti sconosciuti. Il pericolo per i più piccoli purtroppo arriva non soltanto dai più insospettabili, da coloro che invece dovrebbero proteggerli, ma anche da persone che non si ha mai avuto occasione di conoscere e che in breve tempo li catapultano in un vero e proprio incubo.Tutto questo succede nella vita di tutti i giorni, purtroppo sotto i nostri stessi occhi senza che spesso ce ne accorgiamo. Gli strumenti, infatti, ai quali hanno accesso anche i più giovani sono talmente tanti che controllare la loro vita e tutti i pericoli a cui possono essere esposti davvero non è affatto facile.Purtroppo, molti dei casi di pedofilia iniziano online. Proprio lì, coperti dall’anonimato e da uno schermo che li rende invisibili, molte persone, spesso insospettabili, padri di famiglia o persone molto rispettate per i propri valori, cambiano volto e finiscono per interagire con i più giovani in maniera sbagliata.Proprio per questo sono tante le modalità suggerite per controllare l’accesso alla rete dei più piccoli, limitando la loro navigazione o l’accesso a determinati siti. Nonostante questo però il pericolo è sempre dietro l’angolo e non smette mai di trovarci impreparati.Le immagini di questo video ci mostrano uno spot che vuole scoraggiare il fenomeno della pedofilia online, un male oscuro che potrebbe abbattersi su chiunque, anche sui nostri figli. È proprio su questo punto che fa leva lo spot e che ha un finale a dir poco sconvolgente e che deve fare molto riflettere.Una ragazza, infatti, appena 16enne, inizia una conversazione online con una persona, che lei crede essere appena 19enne. Questo almeno è quello che l’uomo, invece, sposato e ben più grande di quanto dichiarato, sostiene. I due si scambiano qualche battuta e poi pronta arriva la richiesta dell’uomo. Una foto di lei. Un piccolo regalo per un compleanno che avrebbe celebrato pochi giorni prima.Inizialmente restia la ragazza decide di assecondare quel ragazzo appena conosciuto e gli invia la foto. Per l’uomo tutto diventerà più chiaro. La ragazza con cui stava parlando era la figlia. Una scoperta che lo lascia senza parole e che lo convince a fare un passo indietro.Un finale davvero sconvolgente ma che costituisce la chiave per comprendere lo spot. Dietro a quel pc, infatti, potrebbe esserci chiunque, ma soprattutto dietro ad una conoscenza dei nostri figli ci potrebbe essere qualcuno come noi, con intenzioni oscure, che costituisce una minaccia per i più piccoli.
Un video davvero molto bello da diffondere per convincere quante più persone che la pedofilia online è qualcosa

27.11.14

BENVENUTA AL MONDO GIORGIA ALIAS MILLIMETROEMEZZO.BLOGSPOT.IT

http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2014/10/intervista-valentina-loche-che-ha.html
http://millimetroemezzo.blogspot.it/

DA LA  NUOVA  SARDEGNA 
Nuoro

È nata “millimetroemezzo” il suo nome è GiorgiaGravidanza emozionale raccontata sul blog: Valentina ha dato alla luce una bella bimba       

 
NUORO. Era millimetroemezzo. Ora è 49 centimetri di amore e felicità. È una femminuccia, ma questo mamma Valentina e papà Gianni già lo sapevano, e pesa 3 chili 310 grammi. Ieri mattina all’alba, nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro è nata Giorgia, ex millimetroemezzo per il mondo web, che l’ha conosciuta mentre cresceva, giorno dopo giorno, nel pancione della mamma attraverso il blog da lei stesso creato nel quale per nove mesi ha raccontato la sua gravidanza emozionale.
Il momento tanto atteso è arrivato alle 4.50 di martedì 25 novembre: Giorgia si è affacciata alla vita, tra l’immensa felicità ed emozione di Valentina Loche e Gianni Putzu, 36 anni, educatrice professionale, di Orani, lei, 41 anni, tecnico informatico di Nuoro, lui. Una gioia infinita.
La dolcissima Giorgia ancora non lo sa. Ma lei è già una piccola star. E non perché mamma Valentina è una brava attrice della compagnia teatrale “I Barbariciridicoli” e neppure perché il papà è un altrettanto bravo tenore del Complesso vocale di Nuoro. Ma perché è la protagonista di un racconto d’amore speciale. Come speciale può essere solo l’amore tra una madre e suo figlio. A quel millimetroemezzo, Valentina ha voluto dedicare un blog non appena lei e suo marito hanno scoperto di aspettare un bebè, condividendo con il web l’esperienza della gravidanza in una sorta di diario dove per nove mesi ha scritto direttamente al bambino che portava in grembo. Un dialogo tra lei e quella creaturina alla quale ha raccontato tutto ciò che accadeva intorno a loro, per prepararla a ciò che l’aspettava una volta venuta al mondo.
Sul blog, curato anche dalla madrina web Eleonora Casula, ora che Giorgia ha fatto sentire forte il suo primo vagito, fioccano gli auguri del mondo web.


questa mia assurda nostalgia

a volte   rimpensando a storie  come  queste  d'oggi  , venutemi in mente    per  assocciazine   con   questra  canzone  : <<  [...] lei ritornerà con le MS per suo padre steso davanti a qualche canale \ e lui mediterà al bar dietro a una birra che la vita può far male...  [...]   >>  
 



  Unione  sarda  Giovedì 27 novembre 2014 13:05             

Morirà per troppo altruismo
Tudge, angelo del McDonald's

Morirà per troppo altruismo Tudge, angelo del McDonald's                                 Tudge, la giovane tedesca in coma

Tudge, 23enne tedesca, è in coma per aver difeso due adolescenti dalle molestie di un giovane in un fast food di Offenbach, in Germania: domani staccheranno la spina
L’hanno chiamata l’angelo del McDonald’s. Ma lei era solo una ragazza capace di grande altruismo che le costerà la vita. Tudge, questo il nome della giovane tedesca che dieci giorni fa ha difeso due ragazzine di 13 e 16 anni, molestate pesantemente da alcuni giovani capeggiati da un 18enne serbo in un McDonald’s di Offenbach, in Assia, è ora in coma vegetativo.
Lei è nel fast food con amici quando sente le urla delle due adolescenti che cercano di resistere e ribellarsi al molestatore. Nessuno alza un dito, neppure il personale del locale. Tudge decide di farsi avanti, li affronta e riesce a metterli in fuga. Dopo un'ora esce dal locale e al parcheggio trova ad aspettarla il 18enne che le va incontro e le sferra un pugno sulla tempia. Lei cade, sbatte la testa e va in coma. Uno degli amici, vedendola sanguinare dalla testa, va a chiedere un bicchiere d’acqua, la commessa del McDonald’s si rifiuta di darglielo gratis e lui lo paga. Torna e nonostante i soccorsi la ragazza arriva in ospedale in condizioni disperate. Coma vegetativo.
Domani compirà domani 23 anni, ma non avrà altri compleanni. Il padre staccherà la spina alle macchine che la tengono in vita.

 

Prima nell'Anonima sequestri
ora clochard in un parco a Gorizia

                                                                                                                                                                    

Elsa Sotgia, sassarese, vive a Gorizia su una panchina del parco delle Rimembranze, che ora un consigliere comunale vorrebbe sgomberare.
Prima nell'Anonima sequestri ora clochard in un parco a Gorizia
 Elsa Sotgia
Lei dalla sua panchina non se ne va. Elsa Sotgia, origini a Sassari, vive al parco delle Rimembranze a Gorizia e nonostante l'appello del consigliere comunale Fabio Gentile rivolto al sindaco per fare sgomberare l'area dai senzatetto non intende spostarsi. La donna, nota alle cronache giudiziarie per essere stata coinvolta nell'Anonima sequestri - anche se si è sempre dichiarata innocente - e aver partecipato al rapimento dell'imprenditore sassarese Pupo Troffa, vive per strada da alcuni anni, dopo aver compiuto un "viaggio spirituale", come lei stessa lo definisce, in Slovenia alla ricerca della "verità" (in merito a cosa non è stato chiarito), e ha scelto di stare per strada. Qualche tempo fa il Comune le aveva trovato un tetto, grazie alla disponibilità di una comunità, e lì Elsa è rimasta per un paio d'anni, ora però questo posto non esiste più e la donna da un mese "soggiorna" al parco nel centro di Gorizia. Di giorno sta seduta o fa qualche passeggiata, come racconta il quotidiano Il Piccolo, e di notte dorme sotto alcune coperte, e un ombrello se piove. Non chiede soldi, solo qualche sigaretta. E non le interessa la battaglia politica del consigliere di Forza Italia che insiste col sindaco per far allontanare i senzatetto dall'area. L'assessore al Welfare Silvana Romano ha ribadito la sua offerta di pagare alla clochard il biglietto del treno per raggiungere Genova e poi la Sardegna, ma al momento sembra che Elsa non intenda accettare.

 
  mi chiedo a  che serve  vivere se la  vita  ci fa  male  ?  .
Ma  poi  , riesco a ricacciare  questa  sega mentale  ,leggendo storie  come questa


Accorgendomi che la vita  è     dualismo in eliminabile  (   tra  bene  e  male  , bello e  brutto  ) e 
che   devo  trasformare   in una cosa  unica  ,  come  questa mia  linea  guida  . 
Scusate se mi ripeto  ,  ma  capita  che   cadi  o ti distrai   dalla lotta per  liberarti    di tali cose .


26.11.14

Quest’uomo, fotografando la moglie malata e morta di tumore a l seno , ha saputo mostrare il lato più vero dell’amore.




Non sapendo  se  è fra i post persi  nel trasdferimento  del blog  da  spinder  a  blogger  oppure  fra  quelli salvati  ,  la ripropongo  . Mi scuso se nel caso  fosse presente  fra i  post  salvati   con voi  lettori\trici 

  da   http://www.incredibilia.it/

Un altra  cosa  simile  è stata  fatta   da  donne  http://www.incredibilia.it/tutto-per-amore-vere-amiche/



Quando abbiamo visto queste foto che Angelo Merendino ha scattato alla moglie, Jennifer, mentre lottava contro il tumore al seno, abbiamo avvertito un tonfo al cuore, è stato come entrare nell’intimità delle loro vite private e vivere la loro battaglia. Questi scatti sembrano dare un volto umano al cancro e catturano le difficoltà, la paura e la sofferenza di quanti hanno vissuto una delle esperienze più devastati della vita stessa.
Angelo commenta: “Queste foto non ci definiscono, queste foto siamo noi.”




















































Siamo soliti pubblicare notizie e cose curiose che alimentano pensieri positivi e strappano un sorriso, ma siamo anche convinti che condividere esperienze così intese, seppure tristi, sia un modo per esprimere la nostra vicinanza a tutti coloro che lottano questa battaglia e un’esortazione ad apprezzare e rispettare di più le nostre vite.

Puoi saperne di più su Angelo e la sua storia attraverso il suo sito “La battaglia che non abbiamo scelto – La lotta di mia moglie contro il tumore al seno” (in inglese), QUI o sulla sua pagina Facebook o seguirlo su Twitter

24.11.14

lo spot di Dario Cicchero contro la violenza sulle donne

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https://www.youtube.com/watch?v=X9-JzCPbSUE



  dall'autore  
Questo è il mio piccolo contributo alla lotta contro la violenza sulle donne. Lo lascio di libero utilizzo in modo che se piace e colpisce possa raggiungere . Lo lascio di libero utilizzo in modo che se piace e colpisce possa raggiungere più posti possibili, chiedo solo il favore di citarmi (Dario Cicchero) come regista e ideatore dello SPOT e di citare gli interpreti:VALENTINA MARINO e DARIO CICCHERO (cioè io)Ringrazio il mio amore Valentina per la partecipazione a questo progetto.in caso possa servire una versione "FILE" la mando volentieri basta scrivermi alla mail:
inusfilm@yahoo.it esiste anche una versione "CORTOMETRAGGIO" che trovate sempre su questo canale youtube  https://www.youtube.com/watch?v=-AZqDa1rG9M

qualunque giorno è buono per ricordare la Shoah e gli stermini dei Lager Nazi-Fascisti


 Il 27 gennaio del 2015 si celebrerà il 70esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz – Birkenau. Oggi  Alle 18,30  a Trieste, la comunità ebrica della città e l'editore  di  La compagnia del libro porteranno al teatro Miela - con il sostegno del Comune e della provincia - dei testimoni della Shoah che racconteranno la loro storia.
Un'occasione per ascoltare le storie di alcuni  , degli ultimi  ,  sopravvissuti ad Auschwitz: Piero Terracina, Sami Modiano, Goti Bauer, Tatiana Bucci.
Nel corso dell'evento sarà presentato il libro La ragazza che sognava il cioccolato di Roberto Olla, conduttore, regista e scrittore che da anni raccoglie le testimonianze dei deportati. Il romanzo racconta la storia di Ida Marcheria, rapita a 14 anni dalla sua casa triestina e deportata ad Auschwitz il 7 dicembre del 1943. Sopravvisuta, decise di trasferirsi a Roma, dove aprì una cioccolateria, simbolo di rinascita e luogo di ritrovo per i deportati scampati alla Shoah.
Sempre nel capoluogo giuliano, domani alle 11 nella sala Tripcovich gli ex deportati incontreranno gli studenti delle Scuole secondarie.

   da  http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/

Arriva la balistica digitale: una nuova tecnica per scoprire gli autori di foto e video incriminati

 

da  republica  online del 24 novembre 2014

Arriva la balistica digitale: una nuova tecnica per scoprire gli autori di foto e video incriminati

Programma realizzato dal team italiano di ricercatori e poliziotti. "Ogni immagine identificata dall'impulso dell'apparecchio"
L'ultimo diaframma del forensics, la scienza applicata alla ricerca della prova nel processo penale, è caduto. Anche le foto e i video digitali hanno un'impronta, che li rende riconoscibili e unici da ogni altro fotogramma. E quell'impronta può essere ora associata, "oltre ogni ragionevole dubbio", alla macchina fotografica o allo camera dello smartphone che quell'immagine ha scattato o ripreso.
Una foto o un footage e una macchina. Una traccia che li lega indissolubilmente. Unica al mondo tra gli "n" apparecchi prodotti e le "n" immagini che catturano (solo nel 2013, è stato venduto 1 miliardo e 100 milioni di macchine fotografiche e sono state caricate 250 miliardi di foto su Facebook). Esattamente come un proiettile esploso da un'arma. Come la traccia lasciata su una superficie da un polpastrello. Come un frammento di Dna nella traccia biologica. Roba da stropicciarsi gli occhi. Che  -  per dire della ricaduta immediata e più significativa  -  cambierà per sempre la caccia a un crimine globale come la pedo-pornografia, dove la fotografia, i video, sono corpi del reato.
Ma che ha potenzialità altrettanto facilmente immaginabili nell'intelligence e nelle attività anti-terrorismo, dove, tirare il filo di che cosa è stato scattato o filmato consentirà di arrivare a chi ha pigiato l'otturatore. Ci lavoravano da oltre un lustro i laboratori della National Security Agency statunitense, a partire dall'intuizione e dal lavoro di ricerca un professore del Politecnico di New York, l'egiziano Nasir Memon e della professoressa americana J. Fridrick. Ne è venuto a capo un team italiano di ricerca che, "a costo zero" (tolte qualche decina di migliaia di euro per acquistare set di macchine fotografiche reflex e compatte) ha messo insieme le teste e le intuizioni del Dipartimento di Informatica dell'Università di Salerno, dell'Università di Roma e della Seconda Divisione della Polizia postale. E bisogna dunque vederli ora, "sbirri" e ingegneri, uomini e donne, seduti intorno a un tavolo circolare della scuola superiore di Pubblica sicurezza, sorridere di tutto il legittimo orgoglio "meridionale" di chi potrà dire che dalla Piana del Sele non arrivano solo le "mozzarelle di bufala più buone del mondo".
È un "meridionale" anche Carlo Solimene, direttore della seconda divisione della Polizia Postale e ricorda l'incipit di questa avventura visionaria con la semplicità di chi, sei anni fa, quando tutto è cominciato, decise di partire da una serie di domande impossibili: "Ci riusciamo a fare della "balistica digitale"? Insomma, se ho una foto, riusciamo a sapere con certezza quale macchina l'ha scattata? O, almeno, se ho 100 foto, riesco a sapere quante di quelle foto sono state scattate dalla stessa macchina?".
Giuseppe Cattaneo, professore del Dipartimento di informatica dell'Università di Salerno, la racconta così: "Bisogna partire da una premessa. L'americana Fridrick era riuscita a stabilire che il sensore ottico di ogni macchina fotografica digitale produce il suo "rumore". Unico e caratteristico, anche tra macchine di identico modello e marca. Il "rumore" è un impulso prodotto dal sensore a causa della disomogeneità dei wafer di silicio utilizzati al momento della costruzione del chip. E a causa di questa disomogeneità, i pixel investiti dalla stessa luce producono segnali elettrici leggermente diversi. Due foto di un identico soggetto scattate da due macchine fotografiche nello stesso istante e dunque nelle stesse condizioni anche di prospettiva che pure all'occhio umano appaiono identiche, in realtà sono diverse. Perché le imperfezioni dei pixel avranno reagito in modo diverso alla luce. Bene. Noi siamo partiti da qui. Avevamo bisogno di un filtro che portasse in evidenza nell'immagine le imperfezioni dei pixel e di un algoritmo e di un software che consentisse di trasformare tutto questo in una tecnica da applicare a grandi numeri di immagini e dunque di dare risposta alla domanda chiave. Date "n" foto e "n" macchine fotografiche come associare le une alle altre?".
Già, "l'algoritmo"... Cattaneo indica Gianluca Roscigno, 27 anni, phd di informatica all'Università di Salerno e una faccia da Henry Potter. E con lui, il professor Alfredo De Santis e il ricercatore Aniello Castiglione, gli altri maverick del progetto. È un fatto che, nell'estate del 2009, la ricerca parta con il nome di battesimo di "CHI" ( Camera Hardware Identification ). Nei laboratori della polizia postale vedono la luce tra diverse versioni del software e altrettanti test di laboratorio. 45 fotocamere, talvolta di identica marca e modello, fissano in contesti asettici, stagni rispetto alla presenza dell'uomo o di ogni altro possibile agente di disturbo, 4.584 immagini. Con un risultato: circa 3 immagini su 4 vengono correttamente associate alla specifica fotocamera che le ha scattate. Il 72,6% del campione. Dove lo scarto è dato soltanto da eventuali importanti manipolazioni della foto rispetto all'originale. Perché queste consentono di rendere difficile estrarre l'impronta.
Il progetto è stato presentato in questi giorni dal nostro Paese all'Unione europea con la richiesta di un finanziamento di 700 mila euro che ne consenta l'implementazione e la diffusione oggi in Italia e da domani su una scala "che  -  chiosa Solimene  -  può diventare decisiva quanto più non sarà soltanto di un singolo Paese, ma metterà insieme database fotografici e database delle macchine fotografiche sequestrate in uno spazio geografico importante dalle diverse polizie europee o addirittura di altri continenti. Esattamente come avviene oggi per i database con la raccolta delle impronte digitali dei pregiudicati o nella balistica del piombo, anche in quella digitale più saranno le foto e le macchine da associare, più l'arma che ora abbiamo diventerà cruciale".
  

Staffetta Romana per Kobane

Il 25 novembre sarà la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Questo appello parte dal villaggio di mehser, a pochi passi da kobane. Martedi le donne Kurde manifesteranno sulla linea del confine per sostenere la resistenza contro l isis. La voce arriverà forte alle partigiane dello ypg e dello ypj che combattono per i diritti delle donne del mondo e per l'umanità contro ogni forma di fascismo.

23.11.14

Si possono conciliare valori e profitto? Ce lo svela l’imprenditore che produce Fernet-Branca

Rispondo alle  domande     che   sorgeranno da  chi  : 1) si basa  solo  sul titolo ., 2)  legge  l'articolo se  gli interessa il tiutolo riprendo l'argomento  tratto  nel precedente  post  ( è la  terza  storia ) .  
 Ecco   che una delle risposte potrebbe  venire  da   questo articolo  pubblicato  dal portale   BuoneNotizie.it  il  21 novembre 2014   
                    
Se avessi affrontato alla vecchia maniera le sfide che il mondo mi ha proposto, sono sicuro che non ce l’avrei fatta”. Lo afferma Niccolò Branca, imprenditore illuminato, presidente e amministratore delegato delle distillerie Branca (produttrice del noto Fernet-Branca), che durante un lungo viaggio in Indonesia ha trovato nella meditazione la sua teoria, quella “dell’economia della consapevolezza”. La soluzione alla crisi è possibile infatti anche percorrendo strade inconsuete. Lo spiega nel suo libro “Per fare un manager ci vuole un fiore” dove l’autore sfida il dogma occidentale del profitto infinito, senza sostituirlo con altri obiettivi utopici di tipo spirituale. In una società complessa come la nostra la sfida sta proprio nel riuscire ad applicare la consapevolezza, sviluppata grazie alla meditazione, per creare sì un profitto, ma che abbia come suo fondamento e corollario la felicità e il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone coinvolte nel processo produttivo.
Niccolò Branca è alla presidenza dell’azienda dal 1999 ed è stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui quello di Professore Onorario alla Universidad del Salvador di Buenos Aires, dove tiene lezioni di Economia. Pratica meditazione da 24 anni, dopo aver seguito maestri internazionali.

2 300x158 Si possono conciliare valori e profitto? Ce lo svela l’imprenditore che produce Fernet Branca

Lo stile unico della sua leadership hanno portato l’azienda ad un ventennio di successi, fatti di valori che oggi l’imprenditore ha voluto racchiudere nel nuovo spot dell’amaro più famoso del mondo. L’amore, l’amicizia, l’impegno e la libertà sono i valori profondi raccontati nella nuova campagna di Fernet-Branca con quattro suggestive storie che ripercorrono le tappe importanti della vita: brevi frammenti che fanno parte dell’esistenza di ognuno, sensazioni che, almeno una volta, tutti abbiamo provato.

O ne ricordiamo   i  famosi spot



Inoltre sempre   buonenotizie  it   La storica azienda (è nata nel 1845 a Milano), ancora tutta italiana dopo oltre un secolo e mezzo, è leader nel settore degli spirits ed è presente in oltre 160 mercati con prodotti famosissimi come BrancaMenta, Punt E Mes, Caffè Borghetti e altri.
Vi invitiamo a visitare il sito di Fernet-Branca e le pagine social di Youtube, Facebook e Instagram.

un prof che insegna ai ragazi la fiducia in se stessi

se la  notizia  \post  riportato di  tale  sito  presa  da   un post   condiviso con  un mio contatto   sul mio facebook  proveniente da  https://www.facebook.com/scuolazoo.official.page/photos/dovesse  risultare vera  sarebbe un buon metodo per  insegnare    filosofia  ai ragazzi o  educare  i ragazzi

 





Un professore mostra un biglietto da 20 € e chieda ai suoi studenti: "Chi vuole questo biglietto? " Tutte le mani si alzano.
Allora comincia a sgualcire il bigl...ietto e poi chiede di nuovo: "Lo volete ancora?" Le mani si alzano di nuovo.
Getta per terra il biglietto sgualcito, lo pesta con i piedi e chiede: "Lo volete sempre?" tutte le mani si rialzano.
Quindi dice: "Avete appena avuto una dimostrazione pratica! Importa poco ciò che faccio con questo biglietto, lo volete sempre, perché il suo valore non è cambiato. Vale sempre 20 €”.
Molte volte nella vostra vita, sarete sgualciti, rigettati dalle persone e dagli avvenimenti. Avrete l'impressione di non valere più niente, ma il vostro valore non sarà cambiato agli occhi delle persone che vi amano davvero. Anche nei giorni in cui sentiamo di valere meno di un centesimo il nostro vero valore è rimasto lo stesso


22.11.14

Usa: la centenaria che vede per la prima volta il mare

 
 
 
Questa  storia  mi ha  colpito  perchè  : << Perché perché perché perché perché... Ho l'impressione che sulla terra sprechiate troppo tempo a chiedervi troppi perché. D'inverno non vedete l'ora che arrivi l'estate. D'estate avete paura che torni l'inverno. Per questo non vi stancate mai di rincorrere il posto dove non siete: dove è sempre estate. >>  (  dal  film la  legenda del pianista   sull'ìoceano  )   frase  presa  da  aforismi .meglio.it  più  precisamente  da  qui 
Ruby Holt, anziana nonnina del Tennessee, sta per compiere 100 anni. E, come regalo, ha chiesto di fare quello che non ha mai potuto fare in un secolo di vita: andare in spiaggia e vedere il mare. E così amici e parenti l'hanno accontentata, portandola a Orange Beach, in Alabama, località affacciata sul Golfo del Messico.

La sexy barista di Nuoro Valentina Loddo contro l'anoressia

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Leggendo   questa  storia   secondo me la verità sta nel mezzo  .
Ma ultimamente è moda tirare in ballo le malattie più disparate per appagare il desiderio di notorietà? Prima quell'idiozia delle secchiate d'acqua contro la SLA, poi quelli che si fotografavano con un calzino sul pene contro il cancro ai testicoli, l'altra settimana i selfie con i baffi contro il cancro alla prostata, ora questa che si denuda contro l'anoressia....qualcuno mi spiega che c'entra l'anoressia con queste foto da calendario sexy per camionisti  , meccanici e  calzolai  ? Sinceramente non capisco.
 Inizialmente   ho pensato come un commento al post  della pagina fb dela  nuova  sardegna  : << 
Beh se voleva farsi notare ok..ma farsi pubblicita con una malattia come l' anoressia..>> Mai   poi  ho  sentito Maria Grazia Loddo   che  ha raccontato al Tg di Videolina la sua nuova iniziativa per aiutare le donne con problemi di anoressia.E mi e  sembrata  sincera  ed  emancipata  , provocatoria

Sempre a come si dice  in tali commenti  Sarà una brava persona...ma queste foto tendono o  sono molto  vicine  i   al porno... non vedo cosa possano centrare    le tette in bella vista con completi succinti ..mutande stile vedo non vedo, pizzi e balle varie con l'anoressia. Foto un po'   troppo spinte . Poi che sia una brava persona non ci metto becco perché non la conosco personalmente .
 Essa   -- sempre  secondo  l'unione sarda  -- I moralisti, le donne invidiose, gli ipocriti: li mette a tacere subito.
Maria Grazia Loddo, barista, curvy model, ovvero fotomodella non certo pelle e ossa. Riconosciuta a furor di popolo dai social network dispensa messaggi di incoraggiamento rivolti all'universo
E ora, la familiarità con la macchina fotografica vuole metterla, però, al servizio di chi allo specchio non riesce a guardarsi.
Dopo l'alluvione ha anche realizzato un calendario per la raccolta fondi. Oggi deve comunque combattere ancora tanto con i pregiudizi.
Troppe donne soffrono di disturbi alimentari e allora Maria grazia ha iniziato e portare avanti la sua personalissima battaglia contro anoressia e bulimia.
femminile.
 Mi chiedo a  che situazione  siamo arrivati    se  per  una giusta  causa  bisogna  usare il proprio corpo  ( vedere  l'url  citato  all'inizio del post ) .

come si resiste alla crisi e alle prepotenze dello stato ed i suoi apparati come equitalia che pretendono anche un centersimo d'arrettratto

La storia   che  ha  ispirato il post  è questa  : << Equitalia pretende un centesimo dal Comune di Orune >>>
da   Cronaca - la Nuova Sardegna
21 novembre 2014 
 
Il sindaco risponde con ironia: «Provvederemo subito al rimborso, non vorrei che il mio ente acquisisca fama di cattivo pagatore»
 
ORUNE. Leggendo la comunicazione di Equitalia, Michele Deserra, sindaco di Orune, [  foto sotto al centro  ] per un istante avrà pensato a qualche errore di calcolo. Invece no, nessun errore. Peraltro l’importo era riportato sia nella lettera che nel prospetto di pagamento; un centesimo, a «restituzione delle somme anticipate ai sensi dell’art. 26, comma 1 del D.Lgs. 112/99».
 
 
Deserra ha provato, per tutta la mattinata di ieri, a contattare l’agenzia, ma senza successo. «Provvederemo subito al rimborso, anche perché il centesimo ci è stato chiesto con cortese sollecitudine – ha dichiarato con sottile ironia il primo cittadino – e non vorrei che il Comune di Orune acquisisca fama di cattivo pagatore e di ente moroso. Quello che mi lascia stupefatto sono due cose. La prima – ha detto – è che non solo si deve provvedere a saldare il debito celermente, con relativo ordinativo di pagamento; cosa che da sola ha un costo di gran lunga superiore al centesimo. Ma dovremo comunicare per iscritto a Equitalia l’avvenuto adempimento».
«Ho il massimo rispetto per i servizi di riscossione – ha proseguito – ammiro la precisione e la puntualità, e per quanto posso, mi adopero affinchè anche il Comune lo sia nei confronti dei cittadini e delle istituzioni. Sono però una persona pratica e vorrei capire – si chiede Deserra – perché Equitalia non ha trattenuto il centesimo dalle entrate che riscuote a nostro titolo e che provvede a versarci».
In effetti, come ha fatto notare mostrando l’ingiunzione di pagamento, l’incongruenza poteva essere regolarizzata con una semplice compensazione, come prospettato dagli stessi funzionari dell’agenzia. «Avremmo evitato perdite di tempo e iter burocratici che alla fin fine – ha detto – si traducono in costi ben superiori. Anche l’invio di una semplice lettera è sessanta volte l’importo richiestoci». 
Ci sarebbe    da  ridire  in quanto  è una storia   anche se  a  ruoli invertiti   alla peppone  \ don camillo che  facevano ridere   i mie nonni e bisnonni  e  me  da  bambino .  Ma  invece   in tempi come  questi   c'è  da paingere , anzi  peggio da  indignarsi  , ma  preferisco autocensurarmi per  non scadere  nel b ecero  qualunquismo e  volgarità gratuita  abbassandomi al  loro  livello  e  poi  ho come il video sotto 
 
 
 
Ma  fortunatamente mi rasseno  con  queste  altre due storie   .
La prima  sempre    dalla  Nuova  Sardegna 

Emigrare? Meglio allevare lumache

La scommessa di due giovani nuoresi: un terreno a Baddemanna, le prime 10mila chiocciole, e tanta buona volontà

NUORO. «I nostri parenti? All’inizio soprattutto ci hanno detto che eravamo strani, ma noi abbiamo spiegato a tutti che lo stiamo facendo per crearci un posto di lavoro senza chiedere niente a nessuno. E perché non vogliamo essere costretti a emigrare come tanti nostri coetanei. Per questo abbiamo deciso di tornare alla campagna, per noi è il vero futuro».
 Felpa sportiva, mani infilate nelle tasche per liberarsi dall’umido penetrante delle campagne di Baddemanna, Giampiero Salis e Gianni Barroccu, raccontano la loro avventura imprenditoriale con la naturalezza che deriva dalla passione unita a un pizzico di sana incoscienza.

Entrambi sui 36 anni, entrambi nuoresi, entrambi con la voglia di scrollarsi di dosso l’idea di un futuro senza lavoro, o con una occupazione stressante e priva di prospettive, qualche mese fa, i due amici hanno deciso di tentare il tutto per tutto e lanciarsi in un nuovo businness: quello della lumaca.
«È nato tutto per caso – spiegano, mentre sistemano alcune reti nel loro terreno a Baddemanna, a pochi chilometri da Nuoro uscendo dalla zona di Mughina – è nato perché volevamo fare un’attività tutta nostra, senza dover niente a nessuno, e senza lo stress che spesso nasce da un lavoro dipendente, o peggio dalla mancanza di un lavoro. Né volevamo fare come alcuni nostri amici che sono dovuti emigrare per trovare un posto».
E così, un bel giorno di diversi mesi fa, Giampiero Salis, di professione barista, e Gianni Barroccu, ex guardia giurata, dopo aver fatto le dovute ricerche di mercato su internet, capiscono che il business della chiocciola potrebbe fare al caso loro. Giampiero, del resto, ha un terreno di famiglia a Baddemanna, e il pallino di trasformarlo prima o poi in qualcosa di utile. E poi vuoi mettere la campagna con lo stress che nasce dallo stare tutti i giorni dietro il bancone di un bar? Così, i due amici nuoresi, si lanciano a capofitto nella nuova scommessa. Ma lo fanno per bene: seguono corsi di elicicoltura in alta Italia, cominciano a tessere rapporti con chi conosce il settore più di loro, imparano tutto quel che c’è da sapere su lumache, allevamento e dintorni. E partono alla grande. Siamo allo scorso febbraio e ai due amici tocca arare il terreno che hanno scelto per impiantare il loro allevamento di simpatiche chiocciole.

«Lo abbiamo arato – spiegano – e poi ci abbiamo piantato cavoli, bietola e trifoglio. Le lumache ne sono ghiotte. Quando le piantine arrivano ai circa 15 centimetri di altezza, allora sullo stesso terreno mettiamo le lumache-fattrici, quelle che poi figlieranno. Siamo partiti con un quintale di fattrici, corrispondono a circa diecimila lumache, laprima raccolta l’abbiamo fatta ad agosto scorso, poi abbiamo venduto le fattrici a Sassari. Poi abbiamo continuato ad allevare le chiocciole piccole e le abbiamo raccolte qualche settimana fa, a ottobre».
Sono giornate piene, insomma, quelle dei neo-allevatori di lumache. Piene, a volte un po’ faticose, ma per fortuna ricche anche di altrettante soddisfazioni. «Che dire? Gli affari, dopo un inizio “a passo di lumaca” stanno cominciando a ingranare. Le lumache ce le chiedono dalla Francia, qui in Sardegna ovviamente dal Sassarese dove ne consumano tante, e da noi ce le chiedono per tantissime sagre, cortes apertas, spuntini di caccia. La nostra grande soddisfazione è che siamo riusciti a fare tutto da soli, senza dover chiedere favori a nessuno. Certo, avremmo sperato in qualche contributo per i nuovi agricoltori ma in futuro contiamo di avere qualcosa. L’altra grande soddisfazione è stata quella di essere riusciti a “convincere” le lumache ad adattarsi anche a vivere in un terreno in collina come il nostro e in mezzo agli alberi. E per il futuro abbiamo tanti progetti».
  
Scelta  coraggiosa   questta   di        Gianni Barroccu e Giampiero Salis che hanno preferito  resistere   e  non emigrare   cioè  hanno preferito fare  come la  tavola ,  riporta  qui  a  sinistra  ,  di  Sergio Staino tratta  da  Bobo  Novecento  capitolo  sul fasismo 
 
La seconda invece  è  presa  da   http://www.ijobs.it/13487/brunello-cucinelli.htmlun imprenditore  non  neccessariamewnte  capitalista  o  capitalista  democratico   decide  di 

Imprenditore divide con i propri dipendenti 5 milioni di utili dell’azienda

Brunello Cucinelli ha deciso di dividere il proprio utile societario con tutti i dipendenti. Ogni stipendiato riceverà così un bonus da 6 mila euro sulla propria busta paga.
 
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Brunello Cucinelli è il titolare dell’omonima azienda italiana, eccellenza nazionale nel mondo del cachemire. La notizia di oggi, tuttavia, non è legata alla straordinaria qualità dei suoi prodotti, quanto il fatto che il manager abbia deciso di ripartire il proprio utile aziendale con tutti i suoi dipendenti.
Questo vuole essere un dono di famiglia” – ha precisato Cucinelli a chi gli domandava le ragioni di questo gesto di forte significato, in un contesto di enorme criticità quale quello attuale – “qualcosa che va al di là dell’azienda che è quotata in Borsa, abbiamo voluto dare un premio a chi è cresciuto insieme a noi e l’abbiamo comunicato ai dipendenti
Ma quale sarà il “premio” che ogni dipendente riceverà in busta paga? Il bonus si aggira intorno ai 6 mila euro a testa, per una cifra che farà sicuramente piacere a tutti i 783 stipendiati della società.
I meglio informati ricorderanno che questa non è la prima notizia meritevole per la quale Brunello Cucinelli sale alla ribalta delle cronache. Tra gli anni ’80 e gli anni ’90, la società era stata protagonista dei lavori di restauro e di riqualificazione del Borgo medioevale di Solomeo (città nella quale ha sede la società), mentre tra il 2002 e il 2008 l’azienda è parte integrante delle attività di supporto alla realizzazione del complesso “Foro delle Arti”, con un teatro, un anfiteatro e un giardino pensile, oltre al finanziamento del restauro della casa dell’Accademia, sede della Biblioteca Neoumanistica. Più recentemente, nel 2011, la società ha finanziato i lavori di restauro dell’Arco Etrusco di Perugia.
Nel 2012, la società ha fondato la Fondazione Brunello Cucinelli, finalizzata ad iniziative culturali pertinenti all’ideale etico ed umanistico, con pubblicazione di saggi e studi specialistici, istituzione di borse di studio, corsi di aggiornamento e di formazione culturale.

Uno schiaffo in faccia a quelli che hanno svuotato le aziende, le hanno messe in concordato è lasciato alla fame tantissimi lavoratori !

21.11.14

Grande Guerra. Pinotti: commissione per far luce su fucilazioni grande guerra

era ora   un passo verso una memoria  condivisa  e  una  chiusura  delle ferite  ancora  aperte  ?
  scopro  solo  ora    parlando  di   fucilazioni  e  decimazione  su  i vari  gruppi  di fb    dedicati al  centenario della primna guerra mondiale   questo articolo  e  questa  iniziativa  da  parte dei nostri governanti 
 
 
 grazie   della segnalazione  di Fortunato Galtieri   appartenente  al gruppo di discussione su  facebook  https://www.facebook.com/groups/centenarioprimaguerramondiale

da  http://archivio.internazionale.it/news/grande-guerra/

Grande Guerra. Pinotti: commissione per far luce su fucilazioni grande guerra  31 luglio 2014  10.20



Roma, 31 lug. (TMNews) – “I tempi sono maturi per un’accurata e scrupolosa operazione di giustizia storica e morale, lontana da preconcetti” sulla vicenda dei mille più soldati italiani fucilati durante la Grande Guerra. Lo ha affermato ad “Avvenire” la ministro della Difesa Roberta Pinotti, proponendo di “istituire un gruppo di lavoro per fare luce sui soldati italiani fucilati nel corso della Grande Guerra, vittime di singole esecuzioni o di decimazioni sommarie effettuate “sul posto senza processo”.
L’intervento del ministro della Difesa fa seguito a una inchiesta in due puntate del quotidiano cattolico sulle esecuzioni sommarie, le decimazioni e il rigore spietato della giustizia militare italiana durante la Guerra 15-18. “Avvenire” ricorda che in Francia e in Gran Bretagna già da tempo ci sono state iniziative pubbliche e legislative per «restituire l’onore» ai soldati fucilati “per dare l’esempio”.
L’iniziativa della commissione trova il consenso bipartisan del presidente della Commissione Difesa della Camera Elio Vito (Fi) e di quello del Senato Nicola Latorre (Pd).
Roberta Pinotti, nel suo intervento al quotidiano dei vescovi, ha ricordato che i soldati “vittime di tali esecuzioni sono spesso stati uccisi semplicemente per mantenere l’ordine tra le truppe stremate dalla fatica o ancor più banalmente per dare l’esempio ai commilitoni e oggi non figurano nemmeno nell’elenco dei caduti”.
Favorevoli a approfondire questa pagina buia della storia italiana si sono detti gli storici Nicola Labanca, Irene Guerrini, Marco Pluviano, Alberto Monticone, Roberto Morozzo della Rocca e Mimmo Franzinelli; l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi e il generale di corpo d’armata dell’esercito Fabio Mini

diario di bordo 86 anno II «Il bodybuilding mi ha salvata: avevo 47 anni, ero depressa e in sovrappeso» ., La campionessa di kickboxing derubata a Termini recupera la borsa da sola: «Mi sento Batman, dalle forze dell’ordine nessun aiuto» .,

  «Credi in te stesso e impegnati per diventare la tua versione migliore», scrive  Claudia  sui suoi profili social. La donna racconta di co...