Un archivio di disperazione
scritto da topoandrea il
Segue su blogfriends
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
ho perso un
figlio tra gli
sguardi
distratti
eppure erano
strette le
manette
dell'anima
gli specchi ormai
si son fatti
sabbia ed i
ricordi neve lasciate
che li spazzi
con le mie lacrime
con i miei nervi
ho perso l'ultimo
grammo d'innocenza
prima che si
potesse spendere
eppure con le
mani nelle tasche
cerco ancora il
suo sorriso
l'ultimo vuoto raggio
di paradiso che
mi donava sonno e
conduceva al sogno
ho perso un figlio
ormai vivo e muoio
lasciatemi calpestare
dalle ombre
Le prostitute di Padova risarciranno i clienti multati per via di un'ordinanza del sindacato con una prestazione gratuita. La disponibilità al risarcimento verrà comunicata ai clienti attraverso il bollino rosa,anche detto bollino dell'amore,che verrà indossato sopra i vestiti e segnato sul marciapiede. E' la contromisura decisa dalle prostitute che operano nella città veneta dopo che il sindaco Flavio Zanonato ha rispolverato un'ordinanza di nove anni fa grazie alla quale si possono multare per intralcio alla circolazione automobilistica i clienti delle prostitute.Tale news è confermata anche da tale flash dell'agenzia ANSA del 2007-05-11 11:10 di cui riporto sotto l'articolo
Evidentemente il punto
di arrivo delle
nostre incomprensioni
è un'oblio che
mi scava dalla
pelle fino all'ossa
che mi cucio addosso
senza sosta
tra demoni fango e
lacrime a colmare
il dissidio parole smorzate
monosillabi infiniti
che esprimono il
nostro stato di
frustrante agonia
prigioniera perchè
non dormo perchè ti
penso perchè da
te non riesco a
staccarmi anche se tu hai
rimosso ogni senso
oppure vuoi ascoltare il
tuo decoro tra pagine
incomprese e scrittori
inquieti mi stipo
altrove dove non puoi
vedermi ma mi lasci
in croce a badare alle
ragnatele ed alla polvere
sei felice ne son lieto
ma perfavore non
negarmi la tua voce solo
per paura di perderti
in quell'oblio che ci
conduce a braccia
conserte in te vedo
la luce che mi perde e
tu speri che il vento
possa spegnerti come
una candela ne sei
sicura?
Quanta ipocrisia c'è nel Family Day...tanta ipocrisia...
Rutelli dice: se non fossi vicepremier andrei anch'io al Family Day ...
La famiglia abbandonata per anni e anni ( non tutte le famiglie, c'è sempre la famija dei privilegiati) ...
La famiglia protetta dall'Art. 18...
La famiglia dei dipendenti di piccole aziende al di sotto dei 15 dipendenti ( completamente abbandonata da anni e anni)
La famiglia super protetta del dipendente pubblico...
50 anni di politica democristiana socialista e comunista ci ha fatto stare sempre agli ultimi posti per il WELFARE, e pensare che abbiamo pure la Citta'de Vaticano in casa nostra...
Ricordate quando Rutelli voleva dare un milione ai giovani disoccupati? era l'anno 2000 ...sfidava il Cavaliere ...adesso il Cavaliere ha assunto la moglie...e del milione ai disoccupati Rutelli se ne è dimenticato.
Oppure ricordate quando si voleva dare una patente al disoccupato? era l'anno 2000, si diceva chi rifiuta il lavoro la perde. Oppure si diceva Disoccupati addio, alle liste di collocamento, per gli iscritti un numero verde 800.81.82.82 e una banca dati, una scheda per le ambizioni...il nuovo collocamento, dal 21 maggio 2000 sara' obbligatorio prendere un appuntamento, pena la cancellazione dall'elenco dei senza lavoro, sei mesi per completare la mappa. Oppure l'avviso di chiamata, presto vi inviteremo a compiere un passo avanti verso l'occupazione. Tutte buffonate...il lavoro DECENTE si trova sempre nella stessa maniera italiana:
SE SEI FIGLIO DI...
SE TI RACCOMANDA IL PARTITO...
LO SCAMBIO DI VOTO...
IL RESTO FINISCE NEI CALL CENTER...vi immaginate la figlia di un politico, di un sindacalista, di un giornalista a lavorare in un call center?
E' NATURALE PASSARSI IL POSTO DI PADRE IN FIGLIO, NEGLI ENTI PUBBLICI, VEDI LA RAI SONO SEMPRE GLI STESSI, MALATI DI FAMILISMO E NEPOTISMO, SICURAMENTE LI VEDRETE TUTTI AL FAMILY DEY
C'è stata un altra campagna da parte sempre del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ...i Centri di orientamento...una chiave per entrare nel mondo del lavoro:
FORMAZIONE LAVORO - APPRENDISTATO - TIROCINIO - PART-TIME - LAVORO INTERINALE - PIP - FARE IMPRESA - COOPERATIVE - LAVORO ALL'ESTERO...
la pubblicita' diceva:
sali con noi sulla JOBLINE del FORMA LAVORO troverai l'opportunita' giusta per te...
TUTTE BUFFONATE...
In italia i figli non si potevano fare...a meno che non ti affidavi alla PROVVIDENZA come ho fatto io che ne ho voluti quattro...lavorando nella maggior parte degli anni in nero come segretaria...con rari periodi di legalita', magari piombava nella piccola azienda un ispettore, e allora il datore di lavoro era costretto a metterti in regola...licenziandoti poi poco dopo passata la buriana...ricominciando in nero...cosi sono andate le cose in Italia per 50 anni.
IL LAVORO E' SEMPRE STATO COLLEGATO NO AI MERITI O ALLE NECESSITA' DELLA SINGOLA PERSONA, MA ALLO SCAMBIO DI VOTO...QUESTO E' IL VERO TESORETTO DEI NOSTRI POLITICI, IL TESORETTO CHE LI FA' CONTARE.
E ALLORA NON CI FACCIAMO PRENDERE PER IL CULO DAL FAMILY DEY...
PER ME, DOVUNQUE C'E' UN BAMBINO C'E' FAMIGLIA...
E VA AIUTATA SE IN DIFFICOLTA'...PUNTO!
NOI NON SIAMO MAI STATI UN PAESE CIVILE E NON LO SIAMO ANCORA!
MA FRA NON MOLTO SAREMO UN POPOLO DI VECCHI...GRAZIE ALLA MIOPIA E ALL'EGOISMO .
Ciuri di campo chi nasci
biati l'occho di cu lu pasci
ciuri di campo chi crisci
e la lapuzzainchi li vischi
ciuri di campo che mori
chianci la terra chianci lu cori
Rit. ciuri chi nasci
ciuri chi crisci
ciuri chi mori
chianci la terra chialci lu cori
come ciuri di campu nascisti
e la terra ti fici di matri
comu ciuri di campo criscisti
e la lotta ti fici li patri
come ciuri di campo muristi
na sira i maju chi stiddi tristi
…And still we sing
“Ma come si fa ad essere giovani nel 2007 e leggere Platone?”
Davanti all’esaltazione suscitata in me da una particolarmente accurata edizione in greco de
Come se ad un tratto il peso immateriale delle pagine che stringevo, si fosse fatto fisico e percepibile dal corpo, ogni sillaba, nata per liberare lo spirito dalle costrizioni, sembrava ora afflitta dal peso di quelle stesse catene ed anche le mie braccia parevano a stento riuscire a reggere saldamente il volume.
Ma le catene di cui parlo, non sono certo strumenti di sofferenza, al contrario, sono la strada più sicura per la felicità, se con felicità indichiamo quel comune tendere ad un senso di benessere e certezza, o meglio, di benessere nella certezza.
Abbandonare il conforto e la sicurezza delle proprie convinzioni, significa cedere al dubbio, all’incertezza della sfumatura, significa spezzare uno per volta, gli anelli della catena che ci tiene relegati nell’oscurità del calore delle sicurezze sin dalla nascita.
Ebbene, leggere Platone è scegliere la luce invece che il buio, ma di certo non so dire se questa sia la scelta migliore.
Auguriamo ai nostri figli la più grande delle felicità, e ci prodighiamo affinché la ottengono, costruendo con zelo attorno al loro un microcosmo dall’aspetto di mondo, conformato solo da specchi, da opposti, da bianchi e da neri.
Platone è la scheggia sottile che riga ogni specchio, provoca un’immagine distorta capace di insinuare nella mente la folle e assurda idea che forse la verità restituita dagli occhi non è la reale verità, se non addirittura insinuare che esista una verità altra, separata e diversa da quella che conosciamo.
Leggere Platone rappresenta un terribile atto di auto-inflizione del dolore: significa andare in contro alla scheggia e lasciarsi rompere volontariamente, pur sapendo che ciò che si sta perdendo non potrà mai essere rimesso assieme, e che a nostra volta diverremo schegge.
Con il nostro inchiostro, con il nostro pensiero, siamo simili ad armi scariche o con la sicura ancora inserita, solo chi volontariamente porge lo sguardo verso di noi e tende l’orecchio ai nostri sussurri, viene ferito.
Per il resto, rimaniamo inermi, nel solo ruolo di testimoni, non certo per nostra volontà, ma come conseguenza del nostro ardire, la separazione, siamo così costretti ad essere solo testimoni, perché chi ancora vive relegato nel buio, non sente le nostre voci, o meglio le percepisce come fossero canti, ché le catene impediscono loro di percepire le urla che dietro di essi si celano, Kierkegaardianamente parlando.
Ed allora qual è il vantaggio che un giovane trae dalla lettura di Platone? E ci può essere un vantaggio nello scegliere la sofferenza, implicata in ogni riga che sfregia lo specchio, invece che il benessere della certezza? Io ho scelto la prima, e dal troppo cantare, quasi ho perso la voce, senza che nessuno abbia mai teso le orecchie oltre quelle semplici note. Ed allora a che scopo continuare a cantare?
Prima di mettere le foto delle passeggiata, metto questa canzone di Francesco Sullo ( autore già sentito sul blog di contessina Laura ) adatta a questo mio marasma interiore
Il lampo nel temporale Oggi
ho dato il mio vestito
l'ho scambiato in fondo ad una via
confuso nella nebbia
di bassa primavera
c'era una donna bruna
forse lo indosserà
e adesso
che tutta questa nebbia va via
la strada si ravviva
si riempie la città
il vento
mi ha messo nelle mani
foglie secche e carta di giornale
e dopo mi ha parlato
di gente così sola
che vive nella nebbia
anche se non ce n'è
e adesso
che cielo e sole filtrano quaggiù
ripenso a quando accanto a me
ovunque c'eri tu
e poi sorrido al fiume
che sa che anche domani sarò
qua, tutti qua,
a dirsi del tempo
e che sole e che tramonti
e che viste sotto i ponti
di città
sopra il traffico lento
sotto a dirsi delle donne
che c'è sempre una donna
che verrà, lei verrà
via col vento arriverà
e che curve e che talento
che superbo portamento
che avrà, lei sarà
come nelle pubblicità
un sorriso a tutti quanti
ma è già tardi e siamo stanchi
Noi siamo il lampo nel temporale
siamo la lava rossa che discende dal vulcano
siamo il terriccio e la fanghiglia che ti insozza ai piedi
il marcio che non vedi
Siamo la guerra in fondo ad ogni pace
siamo le scorie della storia, l'anima rapace
siamo il bastone che si abbatte urlando sulla schiena
il sangue nell'arena
Oggi
ho dato il mio vestito
l'ho scambiato in fondo ad una via
confuso nella nebbia
di bassa primavera
c'era una donna bruna
forse lo indosserà
Noi siamo il lampo nel temporale
...
di cui riporto soto il file audio ( scaricabile dal suo sito ) con il permesso ecco l'email dell'autore stesso per evitare problemi con i diritti d'autore ed evitare con problemi i responsabili di splinder che hanno portato a : << a causa di violazioni di copyright o di non rispetto delle condizioni di utilizzo di Splinder (TOS) e' stato rimosso il file caricato il 11/04/2007 - 11:58, dal titolo: dricciu_infanteyes.
In futuro, per evitare la cancellazione del tuo account, ti consigliamo di leggere attentamente i TOS di Splinder, prima di caricare altri file. la Redazione di Blog Hosting by Splinder >>
Ciao.
Ti autorizzo a usare sul tuo sito ogni mia canzone liberamente scaricabile dal mio sito www.mooffa.com.
Pertanto nello specifico ti autorizzo a mettere Un balordo dove credi sul tuo blog.
Francesco Sullo
Roma, 10 maggio 2007
n.4 - Aprile-Maggio 2007
Liberoreporter
una nuova rivista mensile di attualità,
costume cultura e politica anche in edicola
che va oltre le solite notizie scontate,
per dare una mano a dar voce a chi,
come me, ha bisogno di uscire
dall'invisibilità. Se lo gradite leggete
l' articolo qui
Chi lo desiderna può fare copia e
divulgare l'articolo in formato pdf
Il presidente aveva convocato lo stato maggiore senza preavviso. Le cose andavano male. La concorrenza aveva guadagnato altri dodici punti. Osservò i consiglieri che entravano con un’attenzione famelica. Poi chiamò la segretaria e le ordinò di non passare più telefonate Inoltre, nessuno doveva entrare in sala riunioni fino a nuovo ordine. Questo dette il segnale di pericolo. Non era il solito brief settimanale. I colpevoli sprofondarono nelle loro poltrone, cercando di diventare trasparenti.
“Lei, Vincenzi. Ieri mi diceva che ci sono ottime possibilità di guadagno in Sud America. Ma come?” L’interpellato cercò di guadagnare tempo. Il giorno prima, invece di lavorare, era andato a fare shopping: “Veramente…devo ancora verificare.” Non ebbe risposta. Il capo si mise letteralmente a ruggire, allargando la bocca a dismisura, fino a mostrare affilati denti da squalo. Saltò sul tavolo, e con un rapido movimento lo raggiunse e lo addentò, staccandogli un braccio di netto. Gli erano anche cresciute unghie mastodontiche, che usò per lacerare il viso della sua preda. Poi sembrò calmarsi, si girò su se stesso e balzò dal responsabile della produzione, al quale chiese conto di alcuni ritardi nelle consegne. L’uomo non fece in tempo a giustificarsi. Il presidente lo azzannò sul collo subito dopo. Nella sala regnava ormai il panico, ma fuori nessuno sentì nulla. Era insonorizzata e chiusa ermeticamente.
Fu una carneficina. Alla fine, c’erano corpi smembrati ovunque. Schizzi di sangue avevano raggiunto il ritratto del fondatore, trasformandolo in una mostruosa caricatura. Rimaneva solo l’amministratore delegato. Il presidente lo squadrò in attesa del momento migliore per colpire. Trascorse qualche istante carico di tensione. Il cacciatore fissava la preda negli occhi. Atterrò giusto davanti al viso della vittima che, invece di scansarsi, spalancò a sua volta la bocca. Morse con decisione, lasciando la presa solo quando il presidente spirò. Il capo dei capi aveva dimenticato un detto fondamentale, in voga tra gli uomini marketing: - Cane mangia cane. – Amen
Here's to you Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph!
Vanzetti, per soprappiù, fu anche accusato di un tentativo di rapina a Bridgewater (Massachusetts). Processato, fu riconosciuto colpevole. Venne così tramutato, da pescivendolo, in notorio criminale, prima che Sacco e lui fossero processati per duplice omicidio.
Era colpevole, Vanzetti, di quel reato di rapina? Forse sì, ma non importava molto. Chi lo disse, che non importava molto? Il giudice che diresse il processo disse che non importava molto. Costui era Webster Thayer, rampollo di ottima famiglia del New England. E disse alla giuria: "Quest'uomo, benché potrebbe non aver effettivamente commesso il reato contestatogli, è tuttavia moralmente colpevole, poiché è un nemico giurato delle nostre vigenti Istituzioni”.
Parola d'onore: questa frase fu pronunciata da un giudice nell'aula di un tribunale americano. Traggo la citazione da un libro che ho sottomano: Labor's Untold Story (Storia inedita del sindacalismo) di Richard O. Boyer e Herbert M. Morais (ed. United Front, San Francisco 1955).
E toccò poi a quello stesso giudice Thayer processare per omicidio Sacco e il noto criminale Vanzetti. Furono dichiarati colpevoli dopo un anno circa dal loro arresto; era il luglio del Millenovecentoventuno, e io avevo otto anni.
Quando alla fine salirono sulla sedia elettrica, io ne avevo quindici. Se udii qualcuno a Cleveland parlarne, l'ho dimenticato.
L'altro giorno in ascensore ho attaccato discorso con un fattorino della RAMJAC. Uno della mia età. Gli ho chiesto se ricordava niente di quell'esecuzione, avvenuta quando lui era ragazzo. Sì, mi rispose, aveva udito suo padre dire ch'era stufo marcio di sentire parlare di Sacco e Vanzetti, e che era contento che fosse finita.
Gli chiesi che cosa facesse suo padre, di mestiere.
"Era direttore di banca a Montpellier, nel Vermont" mi rispose. Il vecchio fattorino indossava un pastrano militare, residuato di guerra.
Al Capone, il famoso gangster di Chicago, trovava giusto che Sacco e Vanzetti venissero giustiziati. Anche lui era convinto che fossero nemici del modo di pensare americano sull' America. L'indignava che fossero così ingrati verso l'America, quegli immigrati italiani.
Stando a Labor's Untold Story, Capone disse: "Il bolscevismo bussa alla nostra porta... Dobbiamo tener i lavoratori lontani dall'ideologia rossa e dalle astuzie rosse".
Il che mi ricorda una novella di Robert Fender, il mio amico galeotto. Vi si narra di un pianeta sul quale il crimine peggiore è l'ingratitudine. La gente viene condannata a morte, se ingrata. La condanna a morte viene eseguita, come in Cecoslovacchia, mediante defenestrazione. I condannati vengono buttati da un'alta finestra.
Il protagonista del racconto viene alla fine scaraventato giù da una finestra per ingratitudine. Le sue ultime parole, mentre precipita dal trentesimo piano, sono: "Grazie miiiiiiiiilllllllleeeeee!".
Prima che Sacco e Vanzetti venissero giustiziati per ingratitudine nello stile del Massachusetts, però, grandi proteste si levarono in tutto il mondo. Il pescivendolo e il calzolaio erano divenuti celebrità planetarie.
"Mai ci saremmo aspettati, in vita nostra," disse Vanzetti, "di poter compiere un tale lavoro in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione reciproca fra gli uomini, come ora vuole il caso che compiamo."
Se da ciò si ricavasse una Passione teatrale moderna, gli attori chiamati a interpretare le autorità, i Ponzi Pilati, dovrebbero esprimere sdegno per le opinioni della massa. Ma sarebbero più in favore che contro la pena di morte, in questo caso.
E non si laverebbero le mani.
In effetti erano tanto fieri del loro operato che incaricarono un comitato - composto da tre fra i più saggi, rispettati, equanimi e imparziali individui del momento - di dire al mondo intero se giustizia sarebbe stata fatta.
Fu soltanto questa parte della storia di Sacco e Vanzetti che Kenneth Whistler volle raccontare, quella sera di tanto tempo fa, mentre Mary Kathleen e io l'ascoltavamo tenendoci per mano.
Si dilungò con molto sarcasmo sulle risonanti credenziali dei tre saggi.
Uno era Robert Grant, giudice in pensione, che conosceva le leggi a menadito e sapeva in che modo farle funzionare. Presidente del comitato era il rettore di Harvard, e sarebbe stato ancora rettore quando m'iscrissi io. Figurarsi. Si chiamava A. Lawrence Lowell. Il terzo che, secondo Kenneth Whistler, "s'intendeva molto di elettricità, se non di altro", era Samuel W. Stratton, rettore del Politecnico del Massachusetts (MIT).
Mentre eran dietro a deliberare, ricevettero migliaia di telegrammi: alcuni in favore dell'esecuzione ma la maggior parte contro. Fra i mittenti c'erano Romain Rolland, George Bernard Shaw, Albert Einstein, John Galsworthy, Sinclair Lewis e H.G. Wells.
Il triunvirato dichiarò alla fine che, se Sacco e Vanzetti fossero stati messi a morte, giustizia sarebbe stata fatta.
Questo dice la saggezza degli uomini più saggi del momento. E sono indotto a chiedermi se la saggezza sia mai esistita e possa mai esistere. E se la saggezza fosse tanto impossibile in questo particolare universo quanto il moto perpetuo?
Chi è l'uomo più saggio della Bibbia, ancor più saggio, si suppone, del rettore di Harvard? Re Salomone, naturalmente. Due donne che si contendevano un bambino comparvero davanti a Salomone, chiedendo che applicasse la sua leggendaria saggezza al loro caso. Lui suggerì allora di tagliare in due il bambino.
E gli uomini più saggi del Massachusetts dissero che Sacco e Vanzetti dovevano morire.
Quando il loro parere fu reso noto, il mio eroe Kenneth Whistler guidava una manifestazione di protesta davanti al palazzo del governo di Boston. Pioveva.
"La natura si mostrava partecipe" disse, guardando proprio Mary Kathleen e me, seduti in prima fila. E rise.
Mary Kathleen e io non ridemmo con lui. Né rise alcun altro fra il pubblico. La sua risata risuonò agghiacciante. La natura se ne frega di quello che provano gli esseri umani e di quello che loro succede.
La manifestazione davanti al palazzo del governo di Boston durò ininterrotta per altri dieci giorni, fino alla sera dell'esecuzione. Quella sera lui guidò i dimostranti per le strade tortuose e oltre il fiume, fino a Charlestown, dov'era la prigione. Fra i dimostranti c'erano Edna Saint Vincent Millay e John Dos Passos e Heywood Broun.
C'erano polizia e Guardia nazionale ad attenderli. C'erano mitragliatrici, in cima alle mura del carcere, puntate contro la popolazione che chiedeva clemenza a Ponzio Pilato.
Kenneth Whistler aveva con sé un pacco pesante. Era un enorme striscione, arrotolato. Lo aveva fatto preparare quel mattino.
Le luci del carcere cominciarono ad abbassarsi.
Quando si furono abbassate nove volte, Whistler e un amico si precipitarono alla camera ardente dove i corpi di Sacco e Vanzetti sarebbero stati esposti. Lo stato non sapeva più che farsene, delle salme. Venivano restituite a parenti e amici.
Whistler disse che due catafalchi eran stati eretti nella camera ardente, in attesa delle bare. Allora Whistler e il suo amico dispiegarono lo striscione e l'appesero alla parete, sopra i catafalchi.
Su quello striscione erano dipinte le parole che l'uomo che aveva condannato Sacco e Vanzetti a morte, il giudice Webster Thayer, aveva detto a un amico poco dopo aver emesso la sentenza:
Hai visto che cosa gli ho fatto a quei due bastardi anarchici, l’altro giorno?
Estratto da "Un pezzo di Galera" di Kurt Vonnegut
Per tutti i Sacco e Vanzetti che abbiamo ora in Italia.
Per chi viene giudicato perchè straniero e magari pure islamico.
Contro l'ingiusta giustizia.
Father, yes, I am a prisoner
Fear not to relay my crime
The crime is loving the forsaken
Only silence is shame
And now I'll tell you what's against us
An art that's lived for centuries
Go through the years and you will find
What's blackened all of history
Against us is the law
With its immensity of strength and power
Against us is the law!
Police know how to make a man
A guilty or an innocent
Against us is the power of police!
The shameless lies that men have told
Will ever more be paid in gold
Against us is the power of the gold!
Against us is racial hatred
And the simple fact that we are poor
My father dear, I am a prisoner
Don't be ashamed to tell my crime
The crime of love and brotherhood
And only silence is shame
With me I have my love, my innocence,
The workers, and the poor
For all of this I'm safe and strong
And hope is mine
Rebellion, revolution don't need dollars
They need this instead
Imagination, suffering, light and love
And care for every human being
You never steal, you never kill
You are a part of hope and life
The revolution goes from man to man
And heart to heart
And I sense when I look at the stars
That we are children of life
Death is small
Sarko ha vinto perchè ha una proposta e un modo nuovo di fare politica. Segolene ha impostato tutto sulla comunicazione, sul fatto di essere donna, sulla quella sorta di titanic usato che è l'ulivismo mondiale, vecchio e vincente nella sua figura più alta: Clinton.
Il crak delle banche
S'affondano le mani nelle casse -- crak!
si trovano sacchetti pieni d'oro -- crak!
e per governare, come fare?
Rubar, rubar, rubar, sempre rubare!
I nostri governator son tutti malfattor,
ci rubano tutto quanto per farci da tutor.
Noi siam tre celebri ladron
che per aver rubato ci han fatto senator.
Mazzini, Garibaldi e Masaniello -- crak!
erano tutti quanti malfattori; -- crak!
gli onesti sono loro: i Cuciniello,
Pelboux, Giolitti, Crispi e Lazzaroni.
I nostri governator...
Noi siam tre, ladri tutti e tre,
che per aver rubato ci han fatto cugini del re.
Se rubi una pagnotta a un cascherino -- crak!
te ne vai dritto iii cella senza onore; -- crak!
se rubi invece qualche milioncìno
ti senti nominar comnìendator
I nostri governator...
Noi sìam tre celebri ladron
che per aver rubato ci han fatto senator.
dall'archio www.ildeposito.org
Dice: «Gli zingari». Dove hai preso la pistola? «Dagli zingari». E sarà pure vero. E se è vero, certo non lo ha scoperto guardando Gomorra, ...