12.5.07

Senza titolo 1820

Un archivio di disperazione



scritto da topoandrea il venerdì, 11 maggio 2007,22:46


Saad EskanderSaad Eskander lavora per proteggere la Biblioteca [Nazionale] dell’Iraq dalle bombe e dalla muffa. Saad Eskander è seduto alla sua scrivania color cioccolato, un'altra giornata in un posto promettente ma abbandonato.Dalla finestra rotta del bagno situato al piano superiore della Biblioteca e Archivio Nazionale dell'Iraq, di cui è direttore, la luce del sole penetra attraverso i fori causati dai proiettili. Al piano inferiore, le interruzioni di corrente hanno danneggiato i libri. La mattina del 5 marzo scorso, il direttore ha dovuto dire addio a un impiegato che, in seguito dell’uccisione del fratello, aveva deciso di lasciare la città.Alla destra del direttore, alcune vetrinette custodiscono i libri e i manoscritti più preziosi dell’edificio. Alla sua sinistra, delle grandi vetrate si affacciano sul mondo esterno. Alle 11.40 del mattino i vetri tremano. “Succede tutti i giorni”, spiega Eskander con voce dura. Si alza con calma e guarda dalla finestra la nebbia di fumo nero e carta bianca che si alza verso il cielo, a circa mezzo miglio di distanza. “Ce ne sono state di più ravvicinate. Ormai ho perso il conto delle bombe”.Dopo l’invasione del 2003 guidata dagli Stati Uniti, gli sciacalli hanno saccheggiato e bruciato la biblioteca. Oggi, alla vigilia del quarto anniversario della caduta di Saddam Hussein e dopo il lancio di nuove misure di sicurezza, Eskander e il suo staff stanno lottando per conservare i frammenti dell’antico patrimonio dell'Iraq, in un luogo che definisce“la memoria storica del Paese”.“Ciò che fa sì che un kurdo, o un sunnita, o uno sciita abbiano qualcosa in comune è una biblioteca nazionale", dice. "E' dove inizia l’identità di una nazione”.Oggi la biblioteca pullula di giovani dipendenti. Religione e politica vengono lasciate fuori. Ma i progressi della biblioteca stanno venendo rallentati dalle stesse forze che stanno facendo a pezzi l’Iraq: violenza, burocrazia, settarismo confessionale, rivalità politiche, e una mancanza di servizi di base.Eskander si allontana dalla sua scrivania, in cui conserva come ricordo alcune schegge di proiettili di mortaio, e controlla le vetrinette. "Stai lontano dalle finestre", raccomanda.Guarda di nuovo il fumo che si espande in lontananza. “Penso che venga da Mutanabbi Street”, dice.Mutanabbi Street era il cuore intellettuale di Baghdad, brulicante di librai e amanti della lettura. Eskander ci andava spesso per arricchire la collezione della biblioteca. Poco dopo apprende che l’autobomba che ha appena sentito fuori ha ucciso almeno 26 persone, tra cui un libraio che conosceva.Quindi, per tutelare il suo staff, ordina alle sue guardie di non far uscire nessuno dall'edificio. Dalle finestre, guarda le ambulanze che passano. Nei giorni seguenti, scriverà i suoi pensieri in un diario online.

 
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Senza titolo 1819

ho perso un
figlio tra gli
sguardi
distratti
eppure erano
strette le
manette
dell'anima
gli specchi ormai
si son fatti
sabbia ed i
ricordi neve lasciate
che li spazzi
con le mie lacrime
con i miei nervi
ho perso l'ultimo
grammo d'innocenza
prima che si
potesse spendere
eppure con le
mani nelle tasche
cerco ancora il
suo sorriso
l'ultimo vuoto raggio
di paradiso che
mi donava sonno e
conduceva al sogno
ho perso un figlio
ormai vivo e muoio
lasciatemi calpestare
dalle ombre

11.5.07

Senza titolo 1818


PADOVA


Le prostitute di Padova risarciranno i clienti multati per via di un'ordinanza del sindacato con una prestazione gratuita. La disponibilità al risarcimento verrà comunicata ai clienti attraverso il bollino rosa,anche detto bollino dell'amore,che verrà indossato sopra i vestiti e segnato sul marciapiede. E' la contromisura decisa dalle prostitute che operano nella città veneta dopo che il sindaco Flavio Zanonato ha rispolverato un'ordinanza di nove anni fa grazie alla quale si possono multare per intralcio alla circolazione automobilistica i clienti delle prostitute.Tale  news  è  confermata  anche  da tale flash dell'agenzia ANSA del  2007-05-11 11:10 di cui riporto sotto l'articolo 


PADOVA
Prestazione gratis ai clienti padovani se dovessero essere multati dai vigili. E' il ''bollino rosa dell'amore' istituito dalle prostitute.Cosi' la categoria ha risposto all'ordinanza antilucciole del sindaco di Padova Flavio Zanonato.
Come spiegano oggi i giornali locali,che all'iniziativa ha aderito oltre l'80% delle ragazze che lavorano in strada.
IL bollino rosa dell'amore sara' indossato sopra i vestiti cosi' il cliente sapra' che se multato sara' risarcito con una prestazione gratis .

Una bella   protesta simbolica  con cui sono d'accordo perchè come  affermano  i ricercatori di Transcrime la politica del non intervento favorisce la tratta e lo sfruttamento delle ragazze . Il vuoto legislativo lascia mano libera ai sindaci : dalle telecamere di Veltroni ai progetti di quartieri per adulti .

Infatti : << (...) Rendere illegale la prostituzione, punendo la domanda produce una serie  d'effetti positivi  e negativi   spiega  Andrea di nicola  coordinatore di transcrimine  di Trento .
Priimo fra tutti  toglie le luccioe dala strade   e  li  porta  verso gli appartamenti  , dove  è più difficile venire beccati  . La tratta  continua 
-- di Nicola -- si fa  meno visibile  e   nel caso della Svezia, sembra si sia pure ridotta. Anche se essendo un fenomeno clandestino è  difficile avere stime esatte.Spesso le prostitute, poi, si spostano nei Paesi limitrofi, dove la legislazione è più morbida » (...) .
Quindi  una politica  restrittiva (  proibizionista )  va   dunque  a vantaggio  di chi  (  nella maggior parte dei casi , parlo  per esperienza personale  visto che  ad Olbia  a casa  di amici  e conoscenti   certi quartieri sono invibibili per questo problema ,   ipocritamente  )  non vuole le prostitute  sulle strade ed il  mercato ( perchè  di tale fenomeno si tratta  )  del sesso  a  cielo aperto  .                           
Ma  lo stato mettendo fuorilegge e reprimendo   tale fenomeno da'  una  chiara indicazione  che esso sia male  . Una convenzione, certo  giusta ,  ma limitandosi   solo a proibirla   non risolve  certamente tale fenomeno .
Infatti  nel lungo periodo oltre a creare  una'opposizione culturale al  fenomeno  , si creano efettivi   negativi  .
 Per  esempio si è indotti a credere  che la tratta e lo sfruttamento  della prostituzione  ( soprattuttto quella minorile )  da  parte delle  mafie  non esista e  che  gente senza  scrupoli   trascini  con l'inganno o  con la minaccia  le donne  in strada   o pegio,se tale politica repressiva continuasse  nelle case  e negli appartamenti affittati  o subaffittati   .
Allora : << (...)   lasciare le prostitute in strada  ? ---  continua l'articolo intervista  ad Andrea di nicola  --- direi di no  .
Una una politica sulla prostituzione  deve  ridurre i danni dello sfruttamento  delle ragazze,senso d'insicurezza  dei cittadini, contaggio da malattie infettive, ecc.  Non so  se il modello  svedese   possa essere  una  soluzione . Una cosa  è certa  la politica dello struzzo e  del lasciar fare  addottata  in tale ambito  dal nostro paese non paga  . Anzi accuisce  i danni  sociali.Un intervento  dello stato  è  neccessario .Ma  trovare  un  metodo  giusto spetta ai politici non ai  ricercatori >> .
Quindi  a mio  avviso  sarebbe  giusto, anche se per alcuni\e non  eticamente  giusto , ma è il male  minore ,  che  ritornino i  postriboli \ case  chiuse  gestite  dallo  stato  visto  che  fin'ora   non si riusciti a gestire  tale fenomeno  .
Il quale poteva essere risolto  con una politica  familiare  e sociale meno ipocrita  e confessionale   come dice l'utente  vogliopartire 



Senza titolo 1817

Evidentemente il punto


di arrivo delle


nostre incomprensioni


è un'oblio che


mi scava dalla


pelle fino all'ossa


che mi cucio addosso


senza sosta


tra demoni fango e


lacrime a colmare


il dissidio parole smorzate


monosillabi infiniti


che esprimono il


nostro stato di


frustrante agonia


prigioniera perchè


non dormo perchè ti


penso perchè da


te non riesco a


staccarmi anche se tu hai


rimosso ogni senso


oppure vuoi ascoltare il


tuo decoro tra pagine


incomprese e scrittori


inquieti mi stipo


altrove dove non puoi


vedermi ma mi lasci


in croce a badare alle


ragnatele ed alla polvere


sei felice ne son lieto


ma perfavore non


negarmi la tua voce solo


per paura di perderti


in quell'oblio che ci


conduce a braccia


conserte in te vedo


la luce che mi perde e


tu speri che il vento


possa spegnerti come


una candela ne sei


sicura?

Senza titolo 1816

Quanta ipocrisia c'è nel Family Day...tanta ipocrisia...


Rutelli dice: se non fossi vicepremier andrei anch'io al Family Day ...


La famiglia abbandonata  per anni e anni ( non tutte le famiglie, c'è sempre la famija dei privilegiati) ...


La famiglia protetta dall'Art. 18...


La famiglia dei dipendenti  di piccole aziende al di sotto dei 15 dipendenti ( completamente abbandonata da anni e anni)


La famiglia super protetta del dipendente pubblico...


50 anni di politica democristiana  socialista e comunista  ci ha fatto stare sempre agli ultimi posti per il WELFARE, e pensare che abbiamo pure la Citta'de Vaticano in casa nostra...


Ricordate quando Rutelli voleva dare un milione ai giovani disoccupati? era l'anno 2000 ...sfidava il Cavaliere ...adesso il Cavaliere ha assunto la moglie...e del milione ai disoccupati Rutelli se ne è dimenticato.


Oppure ricordate quando si voleva dare una patente al disoccupato? era l'anno 2000, si diceva chi rifiuta il lavoro la perde.  Oppure si diceva Disoccupati addio, alle liste di collocamento, per gli iscritti un numero verde  800.81.82.82 e una banca dati, una scheda per le ambizioni...il nuovo collocamento, dal 21 maggio 2000 sara' obbligatorio prendere un appuntamento, pena la cancellazione dall'elenco dei senza lavoro, sei mesi per completare la mappa.  Oppure l'avviso di chiamata, presto vi inviteremo a compiere un passo avanti verso l'occupazione. Tutte buffonate...il lavoro DECENTE si trova sempre nella stessa maniera italiana:


SE SEI FIGLIO DI...


SE TI RACCOMANDA IL PARTITO...


LO SCAMBIO DI VOTO...


IL RESTO FINISCE NEI CALL CENTER...vi immaginate la figlia di un politico, di un sindacalista, di un giornalista  a lavorare in un call center?


E' NATURALE PASSARSI IL POSTO DI PADRE IN FIGLIO, NEGLI ENTI PUBBLICI, VEDI LA RAI SONO SEMPRE GLI STESSI, MALATI DI FAMILISMO E NEPOTISMO, SICURAMENTE LI VEDRETE TUTTI AL FAMILY DEY


C'è stata un altra campagna  da parte sempre del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ...i Centri di orientamento...una chiave per entrare nel mondo del lavoro:


FORMAZIONE LAVORO - APPRENDISTATO - TIROCINIO - PART-TIME - LAVORO INTERINALE - PIP - FARE IMPRESA - COOPERATIVE    - LAVORO ALL'ESTERO...


la pubblicita' diceva:


sali con noi sulla JOBLINE del FORMA LAVORO troverai l'opportunita' giusta per te...


TUTTE BUFFONATE...


In italia i figli  non si potevano fare...a meno che non ti affidavi alla PROVVIDENZA come ho fatto io che ne ho voluti quattro...lavorando nella  maggior parte degli anni  in nero come segretaria...con rari periodi di legalita', magari piombava nella piccola azienda un ispettore, e allora il datore di lavoro  era costretto a metterti in regola...licenziandoti poi poco dopo passata la buriana...ricominciando in nero...cosi sono andate le cose in Italia per 50 anni.


IL LAVORO E' SEMPRE STATO COLLEGATO NO AI MERITI O ALLE NECESSITA' DELLA SINGOLA PERSONA, MA ALLO SCAMBIO DI VOTO...QUESTO E' IL VERO TESORETTO  DEI NOSTRI POLITICI, IL TESORETTO CHE LI  FA' CONTARE.


E ALLORA NON CI FACCIAMO PRENDERE PER IL CULO DAL FAMILY DEY...odalisca_bruna


PER ME, DOVUNQUE C'E' UN BAMBINO C'E' FAMIGLIA...


E VA AIUTATA SE IN DIFFICOLTA'...PUNTO!


NOI NON SIAMO MAI STATI UN PAESE CIVILE E NON LO SIAMO ANCORA!


MA FRA NON MOLTO SAREMO UN POPOLO DI VECCHI...GRAZIE ALLA MIOPIA E ALL'EGOISMO .


10.5.07

Senza titolo 1815

In una società in cui il  90 % della gente  è come   queste  terzine  Dantesche   del III canto del purgatorio  trovate qui il testo integrale  

( ... ) 
Come le pecorelle escon del chiuso
a una, a due, a tre, e l'altre stanno
timidette atterrando l'occhio e 'l muso;
e ciò che fa la prima, e l'altre fanno,
addossandosi a lei, s'ella s'arresta,
semplici e quete, e lo 'mperché non sanno;
e ciò che fa la prima, e l'altre fanno,
addossandosi a lei, s'ella s'arresta,
semplici e quete, e lo 'mperché non sanno;
 Come color dinanzi vider rotta
la luce in terra dal mio destro canto,
sì che l'ombra era da me a la grotta,    
restaro, e trasser sé in dietro alquanto,
e tutti li altri che venieno appresso,
non sappiendo 'l perché, fenno altrettanto.

(...)


ci si  è concentrati per celebrare i 29 anni  dall'assasinio di  Aldo Moro  , uomo importante  senza dubbio ,  sul caso Moro  e si  è scardati  di Peppino impastato morto  nello stesso giorno .
Lo voglio celebrare  cosi  con questa  citazione  : << È nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio, | negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia che lo portò a lottare, | aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato, | si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un ideale ti porterà dolore. ( da i cento passi dei Modena City Ramblers) e con questo video dell'esibizione di Crmen Consoli ed i Lauri ( ? ) al concerto del primmo maggio 2007 dei brano Ciuri di Campu, tratto da una poesia di Peppino  






di cui trovate sotto il testo Testo di Ciuri di Campo Da una poesia di Peppino Impastato

Ciuri di Campo



Ciuri di campo chi nasci
biati l'occho di cu lu pasci
ciuri di campo chi crisci
e la lapuzzainchi li vischi
ciuri di campo che mori
chianci la terra chianci lu cori


Rit. ciuri chi nasci
ciuri chi crisci
ciuri chi mori
chianci la terra chialci lu cori


come ciuri di campu nascisti
e la terra ti fici di matri
comu ciuri di campo criscisti
e la lotta ti fici li patri
come ciuri di campo muristi
na sira i maju chi stiddi tristi




Per chi volesse saperne di più

Peppino impastato




Aldo Moro


Senza titolo 1814

Vota la Sinistra della Liberazione, vota Fatanuda

Perché dico NO al Family Day

Il mio no a questa manifestazione deriva dal fatto che non si manifesta per ma si manifesta contro.
Contro un gruppo di persone che viene discriminato per quello che sente di essere e per come ha deciso di amare.
Vorrei vivere in un paese laico, non laicista, dove per dar senso alla parola democrazia ciò che di più conta siano i diritti alle minoranze piuttosto che i diritti delle maggioranze.
Spiace, e lo dico dal profondo del cuore, che chi ha il verbo dell'amore universale manifesterà contro un'altra tipologia d'amore e che tenda ad affermare che esita un modo giusto di amare e uno sbagliato.
L'unico scopo da perseguire sarebbe quello di difendere l'amore...non nella forma ma nella sostanza.
Lo scopo della religione dovrebbe essere quella di unire i popoli e non di dividerli in preconcetti e categorie.
E non capisco perchè concedere diritti voglia dire che devono essere tolti ad altri.
Perchè per sentirsi uniti bisogna addossare croci ad altri...proprio non lo capisco.
Costringere delle persone ad amarsi in clandestinità, nel buio della mia indifferenza e del mio credo, continuamente guardati da occhi sospettosi pieni di giudizi e di normalità decisa a tavolino...non è il mio mondo, la mia umanità.
Morire perchè ci si sente diverso....non lo concepisco. Così come vivere uguale a te....e non a me.
Preferire di vivere contronatura se la natura che mi si prospetta è questa.
Preferisco vivere sapendo di essere un animale piuttosto di appartenere alla razza "intelligente" che domina e impera con lo sprezzo nel decidere chi è giusto e chi no.
La natura, quella vera, manifesta sempre più fantasia degli uomini....e, com'è giusto che sia, purtroppo, l'uomo le impartisce lezioni.
Non comprendo come si possa usare la paura dell'altro come causa dei motivi di crisi del legame matrimoniale, invece che non comprendere come il pericolo dipenda dagli stessi contraenti che gli si avvicinano con superficialità.
Ilare, poi, che chi lo difende risulti divorziato e con a carico più di una famiglia....i buon cattolici ipocriti (passatemela).
Chi perde in questi confronti non siamo noi o loro....è l'amore.
La storia non insegna nulla.... Un tempo chi non  era desiderato si eliminava, ora, semplicemente si emargina con mezzi sottili e parole fini....chi ha studiato da buon imbonitore e da cornacchia da sventura contro chi vive se stesso.
Diritto naturale, scienza, dio...parole atte a spaventare e a creare separazione....
Natura, Uomo, Vita, Dio...parole che devono unire.
Solidarietà al tuo vicino, che non ha scelto di essere quello che è, ma chiede semplicemente di poter amare.. guardalo negli occhi, ti accorgerai che non è molto diverso da te.
L'amore, in qualunque forma, non ci rende diversi ma uguali e forti.
Oggi processiamo l'amore e il suo modo di porsi nella vita, condanniamo persone a dover subire l'indifferenza o il disgusto delle masse...e domani con chi ce la prenderemo??
Una vita assieme ha senso solo se ci sono certe condizioni? Che tristezza...l'amore dovrebbe sempre avere senso.
Il mio personalissimo pensiero è che non si possa rinchiudere l'amore in recinti, definire chi si possa amare e chi no...ma che ogni rapporto, se è sano e genuino, sia ben accetto e vero. Che la vita è così breve per viverla chiuso in un armadio pieno di preconcetti e di pregiudizi....immagino quanto sarebbe bella viverla al sole, sotto la pioggia....con il mio personale amore, uomo o donna che sia.
Sarà un utopia....ma avrei voluto che si manifestasse tutti insieme per chiedere politiche e aiuti alla famiglia.....qualunque famiglia, e vedere omosessuali ed eterosessuali, Uomini, vicini e con le mani le une nelle altre per chiedere solo una cosa:
...il diritto all'AMORE, il diritto ad una FAMIGLIA, e il diritto a vivere ognuno con la propria DIGNITA'.

By Lapò

9.5.07

Primo post

questo è il mio primo post qui, grazie dell'invito!


…And still we sing


 


“Ma come si fa ad essere giovani nel 2007 e leggere Platone?”


 


Davanti all’esaltazione suscitata in me da una particolarmente accurata edizione in greco de La Repubblica platonica, un distinto uomo, sul cui volto capeggiavano i segni di un tempo che nemmeno per metà ho visto scorrere, mi porge questa domanda con sguardo sconcerto e in qualche modo turbato.


Come se ad un tratto il peso immateriale delle pagine che stringevo, si fosse fatto fisico e percepibile dal corpo, ogni sillaba, nata per liberare lo spirito dalle costrizioni, sembrava ora afflitta dal peso di quelle stesse catene ed anche le mie braccia parevano a stento riuscire a reggere saldamente il volume.


Ma le catene di cui parlo, non sono certo strumenti di sofferenza, al contrario, sono la strada più sicura per la felicità, se con felicità indichiamo quel comune tendere ad un senso di benessere e certezza, o meglio, di benessere nella certezza.


Abbandonare il conforto e la sicurezza delle proprie convinzioni, significa cedere al dubbio, all’incertezza della sfumatura, significa spezzare uno per volta, gli anelli della catena che ci tiene relegati nell’oscurità del calore delle sicurezze sin dalla nascita.


Ebbene, leggere Platone è scegliere la luce invece che il buio, ma di certo non so dire se questa sia la scelta migliore.


Auguriamo ai nostri figli la più grande delle felicità, e ci prodighiamo affinché la ottengono, costruendo con zelo attorno al loro un microcosmo dall’aspetto di mondo, conformato solo da specchi, da opposti, da bianchi e da neri.


Platone è la scheggia sottile che riga ogni specchio, provoca un’immagine distorta capace di insinuare nella mente la folle e assurda idea che forse la verità restituita dagli occhi non è la reale verità, se non addirittura insinuare che esista una verità altra, separata e diversa da quella che conosciamo.


Leggere Platone rappresenta un terribile atto di auto-inflizione del dolore: significa andare in contro alla scheggia e lasciarsi rompere volontariamente, pur sapendo che ciò che si sta perdendo non potrà mai essere rimesso assieme, e che a nostra volta diverremo schegge.


Con il nostro inchiostro, con il nostro pensiero, siamo simili ad armi scariche o con la sicura ancora inserita, solo chi volontariamente porge lo sguardo verso di noi e tende l’orecchio ai nostri sussurri, viene ferito.


Per il resto, rimaniamo inermi, nel solo ruolo di testimoni, non certo per nostra volontà, ma come conseguenza del nostro ardire, la separazione, siamo così costretti ad essere solo testimoni, perché chi ancora vive relegato nel buio, non sente le nostre voci, o meglio le percepisce come fossero canti, ché le catene impediscono loro di percepire le urla che dietro di essi si celano, Kierkegaardianamente parlando.


Ed allora qual è il vantaggio che un giovane trae dalla lettura di Platone? E ci può essere un vantaggio nello scegliere la sofferenza, implicata in ogni riga che sfregia lo specchio, invece che il benessere della certezza? Io ho scelto la prima, e dal troppo cantare, quasi ho perso la voce, senza che nessuno abbia mai teso le orecchie oltre quelle semplici note. Ed allora a che scopo continuare a cantare?


 


(“And still we sing” fa riferimento alla canzone Magpie di Marienne Faithfull/Patrick Wolf dall’ultimo album The Magic Position)

Senza titolo 1813

Per uno Stato Laico, libero dalle continue ingerenze vaticane ; dove poter contare sui politici che difendono i diritti di TUTTI,senza le arroganti pretese clericali che vorrebbero imporre ai legislatori italiani "le loro leggi, la  loro morale cattolica"DICIAMO BASTA ! DIFFONDETE !
Inserite nei Vostri Blog, Portali, il banner

AAA Cercasi politico italiano. NO Vaticano!

Preleva il codice che trovi nella parte superiore destra del blog.


 iniziativa  di papaboysajo.splinder.com/

Senza titolo 1812


Qualche giorno fa ho letto questo post del compagno di strada  ops amico ( come chiede d'essere chiamato dopo l'annunciata formazione del partito democratico )  Mario pischedda che invitava a sbarazzarci di tutto ed essere inutili sono entrato ( abituato come sono a vivere un opera d'arte in continuo word progress ed in continua messa in discussione e senza certezze fisse ) ed ho iniziato a riflettere sul mio percorso o meglio  sulla parte  dell'opera  d'arte fin qui  ho creata .
Si è avviata in me un' analisi a ritroso nei meadri  nel " mio archivio mentale" fatta scavando e riaprendo momentaneamente vecchie ferite e cicatrici,disseppellendo cose \ fatti ormai sepolti dalla polvere del tempo e ormai prossimi all'oblio,è aumentata quando ho trovato, cercando per l'esame di letteratura italiana II dei riassunti delle opere teatrali di Giovanni Verga, su questo sito molto ben fatto  questa frase : << Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell'oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d'immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell'oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi.  ( Il Fu Mattia Pascal . Capitolo 9 ) >>.

Prima di mettere  le  foto delle passeggiata,  metto questa canzone di Francesco Sullo  ( autore  già sentito  sul   blog  di contessina Laura ) adatta  a  questo mio marasma interiore 





Il lampo nel temporale




Oggi
ho dato il mio vestito
l'ho scambiato in fondo ad una via
confuso nella nebbia
di bassa primavera
c'era una donna bruna
forse lo indosserà
e adesso
che tutta questa nebbia va via
la strada si ravviva
si riempie la città
il vento
mi ha messo nelle mani
foglie secche e carta di giornale
e dopo mi ha parlato
di gente così sola
che vive nella nebbia
anche se non ce n'è
e adesso
che cielo e sole filtrano quaggiù
ripenso a quando accanto a me
ovunque c'eri tu
e poi sorrido al fiume
che sa che anche domani sarò
qua, tutti qua,
a dirsi del tempo
e che sole e che tramonti
e che viste sotto i ponti
di città
sopra il traffico lento
sotto a dirsi delle donne
che c'è sempre una donna
che verrà, lei verrà
via col vento arriverà
e che curve e che talento
che superbo portamento
che avrà, lei sarà
come nelle pubblicità
un sorriso a tutti quanti
ma è già tardi e siamo stanchi
Noi siamo il lampo nel temporale
siamo la lava rossa che discende dal vulcano
siamo il terriccio e la fanghiglia che ti insozza ai piedi
il marcio che non vedi
Siamo la guerra in fondo ad ogni pace
siamo le scorie della storia, l'anima rapace
siamo il bastone che si abbatte urlando sulla schiena
il sangue nell'arena
Oggi
ho dato il mio vestito
l'ho scambiato in fondo ad una via
confuso nella nebbia
di bassa primavera
c'era una donna bruna
forse lo indosserà
Noi siamo il lampo nel temporale
...





 di cui riporto soto il file audio ( scaricabile dal suo sito )  con il permesso  ecco l'email dell'autore stesso per evitare  problemi con  i diritti d'autore   ed evitare con problemi i responsabili di splinder che hanno portato  a  : << a causa di violazioni di copyright o di non rispetto delle condizioni di utilizzo di Splinder (TOS) e' stato rimosso il file caricato il 11/04/2007 - 11:58, dal titolo: dricciu_infanteyes.


In futuro, per evitare la cancellazione del tuo account, ti consigliamo di leggere attentamente i TOS di Splinder, prima di caricare altri file. la Redazione di Blog Hosting by Splinder >>




Ciao.
Ti autorizzo a usare sul tuo sito ogni mia canzone liberamente scaricabile dal mio sito www.mooffa.com.
Pertanto nello specifico ti autorizzo a mettere Un balordo dove credi sul tuo blog.
Francesco Sullo

Roma, 10 maggio 2007








8.5.07

Senza titolo 1811

 Nel sito  I - www.mobbing-sisu.com -  della  nostra  utente  Giovanna  Nigris e  in questa intervista   da me rilasciatail 30 maggio 2006  potete leggere tutta la storia e il calvario di Giovanna Nigris,vittima del mobbing,del silenzio, e del menefreghismo delle nostre istituzioni.

Diamo voce a Giovanna Nigris

Cos’è il mobbing? Etimologicamente il termine fu inventato agli inizi degli anni settanta dallo studioso Konrad Lorenz, che analizzava il comportamento degli animali; l’etologo Konrad, coniò questo vocabolo per descrivere una particolare condotta di alcuni tipi animali; nei sui studi notò che alcune specie circondavano un proprio simile assalendolo in gruppo al fine di allontanarlo dal branco. Finché si parla di animali, alcuni comportamenti sono plausibili. La cosa cambia quan-do questo modo di agire bestiale è prerogativa dell’uomo cosiddetto “sapiens” ma che di sapiente a poco e niente. Di casi come quello che analizziamo oggi chissà quan-te decine di migliaia ne esistono in Italia. Cerchiamo di dare voce a chi voce non ha. Il mobbing sa bene cos’è Giovanna Nigris, nata ad Auronzo di Cadore (BL) il 16/07/1950, residente a Milano.
La Nigris quotidianamente combatte con il suo male, esattamente dal lontano 1994. “Tutto è iniziato tantissimi anni fa – racconta Giovanna – e oggi sono ridotta in condizioni gravissime a causa di una malattia che ho contratto in servizio: la tubercolosi. Sono stata vittima di lesioni colpose gravissime, omissione di atti d’ufficio, falso ideologico, violenza privata da mobbing, però non ho mai avuto giustizia in tribunale”. La bestialità dell’uomo si evidenzia già in queste poche parole. La storia della Nigris inizia agli albori di tangentopoli. “Il mio calvario è iniziato con il periodo di Mani Pulite. Lavoravo come assistente amministrativo presso il reparto oftalmico del Fatebenefratelli di Milano; un giorno, il mio capo ufficio, fu arrestato ed io trasferita senza preavviso. Da allora ho lavorato alla accettazione dei referti clinici, a contatto con campioni da analizzare, presso lo stesso ospedale. E’ una mia supposizione, ma credo fortemente che l’azione di mobbing nei miei confronti iniziò proprio con l’arresto del mio capo; pensavano sapessi qualcosa di importante e compromettente o che avessi assistito a dei fatti a cui non avrei dovuto assistere”. Trasferita per punizione in un reparto ad alto rischio, ma soprattutto senza alcun dispositivo di protezione individuale - previsto invece ai sensi del Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 TITOLO IV - chiesti più volte dalla Nigris, ma mai consegnati; anzi, derisa e insultata perché, a loro dire, polemica e paranoica. Costretta in un ufficio stretto davanti allo sportello per l’accettazione senza alcun vetro di protezione. La discriminazione inizia così: la lenta e inesorabile bestialità umana parte da quell’ospedale, che in quanto tale dovrebbe garantire la salute pubblica e dei propri dipendenti. Ma il calvario della Nigris è soltanto all’inizio: si ammala di tubercolosi, il progredire della malattia complica sempre più la sua condizione fisica: “Le mie difese immunitarie sono scarse a causa del-le cure antitubercolari – dichiara Giovanna - effettuo una ossigenoterapia quotidiana e ho problemi neurologici alle gambe che, unitamente alla frattura dei menischi non operabili a causa della pregressa Tbc, mi hanno creato difficoltà di deambulazione. Spesso mi ritrovo degli stati febbrili che devo curare con antibiotici che debilitano ancora di più il mio già cagionevole stato di salute”. E lo Stato che fa? E’ latitante come sempre in questi casi. Varie denunce alla Magistratura tutte cadute nel vuoto... Ma non fanno certo di meglio i media: Rai e Mediaset, con i loro cavalli di battaglia, “Maurizio Costanzo Show”, “Le Iene”, “[i]Mi manda Rai 3[/]”, quei programmi che si occupano di dare spazio a casi come questo, da costoro, nemmeno una risposta; e non va meglio con la carta stampata.

Prosegue l'opera di

"La Civiltà Cattolica" rompe il silenzio. Su Romano Amerio
 
Era il più autorevole e colto rappresentante della critica alla Chiesa in nome della Tradizione, eppure per decenni fu come vietato discutere il suo pensiero. La rivista dei gesuiti di Roma ha rotto il tabù. Autorizzata dall'alto

di Sandro Magister


dal sito http://chiesa.espresso.repubblica.it





ROMA, 23 aprile 2007 – Su "La Civiltà Cattolica", la rivista dei gesuiti di Roma stampata col previo controllo e l'autorizzazione della segreteria di stato vaticana, è uscita una recensione che segna la fine di un tabù.

Il tabù è quello che ha cancellato dalla pubblica discussione, per decenni, il pensiero del più autorevole e colto rappresentante della critica alla Chiesa del XX secolo in nome della grande Tradizione: il filologo e filosofo svizzero Romano Amerio (nella foto), morto a Lugano nel 1997 a 92 anni di età.

Amerio, che pure fu sempre fedelissimo alla Chiesa, condensò le sue critiche in due volumi: “Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel XX secolo”, cominciato nel 1935 e ultimato e pubblicato nel 1985, e “Stat Veritas. Séguito a Iota unum”, uscito postumo nel 1997, entrambi per i tipi dell’editore Riccardo Ricciardi, di Napoli.

Le parole latine nel titolo del primo volume, "Iota unum", sono quelle di Gesù nel discorso della montagna: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto" (Matteo 5, 17-18). Lo iota è la più piccola lettera dell'alfabeto greco.

"Iota unum", di 658 pagine, fu ristampato tre volte in Italia per complessive settemila copie e poi tradotto in francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, olandese. Raggiunse quindi molte decine di migliaia di lettori in tutto il mondo.

Ma nonostante ciò scese su Amerio un quasi totale censura, nella Chiesa, sia quando era in vita sia dopo.

La recensione della "Civiltà Cattolica" segna quindi una svolta. Sia per dove e come è stata pubblicata, con l'autorizzazione della Santa Sede, sia per le cose che dice.

Propriamente, la recensione riguarda un libro su Amerio pubblicato nel 2005 dal suo discepolo Enrico Maria Radaelli. Ma al centro dei giudizi del recensore c'è indiscutibilmente il grande pensatore svizzero.

E i giudizi sono largamente positivi: sia su "la statura intellettuale e morale di Amerio", sia su "l’importanza della sua visione filosofico-teologica per la Chiesa contemporanea".

Il recensore, Giuseppe Esposito, è psicologo e fine conoscitore di teologia. Pur non concordando in tutto con Amerio, sostiene che il suo pensiero "merita una discussione più approfondita" e "senza pregiudizi".

In particolare, scrive, "appare riduttivo archiviare la sua riflessione – e quella di Radaelli – nell’ambito del tradizionalismo nostalgico, come una posizione ormai superata, incapace di comprendere le novità dello Spirito".

Al contrario, sostiene il recensore, il pensiero di Amerio "conferisce una forma e un contenuto filosofico a quella componente ecclesiale che, sulla scia della Tradizione, è protesa a salvaguardare la specificità-identità cristiana".

Forma e contenuto filosofico che si identificano per Amerio nel "primato della verità sull’amore".

Il nesso tra verità e amore, come si sa, è al centro dell'insegnamento di Benedetto XVI.

Ecco dunque riprodotta qui sotto la recensione apparsa su "La Civiltà Cattolica" del 17 marzo 2007, n. 3762, alle pagine 622-623.

Il libro recensito, il primo organicamente dedicato alla vita e al pensiero di Romano Amerio, è il seguente:

Enrico Maria Radaelli, "Romano Amerio. Della verità e dell’amore", Marco Editore, Lungro di Cosenza, 2005, pp. XXXV-340, euro 25,00.

Senza titolo 1810

n.4 - Aprile-Maggio 2007
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nigris

Senza titolo 1809

forse i chiodi
non son arrivati
al petto,ma il
peso di ­questo
universo è
lo stesso,inutile
continuare a
legarsi ­alla croce,
il tormento sfinisce
la voce,tutto si
fa ­cielo riflesso nei
cori angelici,per
il volto di mia ­
madre che non ho
saputo sfamare,
per il padre che
stupra ­i legni,per i
fratelli e tutti i
miei discepoli,ma
solo ­il tuo sorriso
è diverso,a te
che ho affidato il
mio ­Milagro eterno,
Maddalena infinita
luna,salmastra
sorte che ­solo io
ho saputo capire,se
non ti dico t'amo
e perchè non ­ti voglio
sposa nel lutto

7.5.07

La rabbia del presidente

 




Il presidente aveva convocato lo stato maggiore senza preavviso. Le cose andavano male. La concorrenza aveva guadagnato altri dodici punti. Osservò i consiglieri che entravano con un’attenzione famelica. Poi chiamò la segretaria e le ordinò di non passare più telefonate Inoltre, nessuno doveva entrare in sala riunioni fino a nuovo ordine. Questo dette il segnale di pericolo. Non era il solito brief settimanale. I colpevoli sprofondarono nelle loro poltrone, cercando di diventare trasparenti.


“Lei, Vincenzi. Ieri mi diceva che ci sono ottime possibilità di guadagno in Sud America. Ma come?” L’interpellato cercò di guadagnare tempo. Il giorno prima, invece di lavorare, era andato a fare shopping: “Veramente…devo ancora verificare.” Non ebbe risposta. Il capo si mise letteralmente a ruggire, allargando la bocca a dismisura, fino a mostrare affilati denti da squalo. Saltò sul tavolo, e con un rapido movimento lo raggiunse e lo addentò, staccandogli un braccio di netto. Gli erano anche cresciute unghie mastodontiche, che usò per lacerare il viso della sua preda. Poi sembrò calmarsi, si girò su se stesso e balzò dal responsabile della produzione, al quale chiese conto di alcuni ritardi nelle consegne. L’uomo non fece in tempo a giustificarsi. Il presidente lo azzannò sul collo subito dopo. Nella sala regnava ormai il panico, ma fuori nessuno sentì nulla. Era insonorizzata e chiusa ermeticamente.


Fu una carneficina. Alla fine, c’erano corpi smembrati ovunque. Schizzi di sangue avevano raggiunto il ritratto del fondatore, trasformandolo in una mostruosa caricatura. Rimaneva solo l’amministratore delegato. Il presidente lo squadrò in attesa del momento migliore per colpire. Trascorse qualche istante carico di tensione. Il cacciatore fissava la preda negli occhi. Atterrò giusto davanti al viso della vittima che, invece di scansarsi, spalancò a sua volta la bocca. Morse con decisione, lasciando la presa solo quando il presidente spirò. Il capo dei capi aveva dimenticato un detto fondamentale, in voga tra gli uomini marketing: - Cane mangia cane. – Amen

Nick And Bart

Here's to you Nicola and Bart

Rest forever here in our hearts

The last and final moment is yours

That agony is your triumph!


Vanzetti, per soprappiù, fu anche accusato di un tentativo di rapina a Bridgewater (Massachusetts). Processato, fu riconosciuto colpevole. Venne così tramutato, da pescivendolo, in notorio criminale, prima che Sacco e lui fossero processati per duplice omicidio.
Era colpevole, Vanzetti, di quel reato di rapina? Forse sì, ma non importava molto. Chi lo disse, che non importava molto? Il giudice che diresse il processo disse che non importava molto. Costui era Webster Thayer, rampollo di ottima famiglia del New England. E disse alla giuria: "Quest'uomo, benché potrebbe non aver effettivamente commesso il reato contestatogli, è tuttavia moralmente colpevole, poiché è un nemico giurato delle nostre vigenti Istituzioni”.
Parola d'onore: questa frase fu pronunciata da un giudice nell'aula di un tribunale americano. Traggo la citazione da un libro che ho sottomano: Labor's Untold Story (Storia inedita del sindacalismo) di Richard O. Boyer e Herbert M. Morais (ed. United Front, San Francisco 1955).
E toccò poi a quello stesso giudice Thayer processare per omicidio Sacco e il noto criminale Vanzetti. Furono dichiarati colpevoli dopo un anno circa dal loro arresto; era il luglio del Millenovecentoventuno, e io avevo otto anni.
Quando alla fine salirono sulla sedia elettrica, io ne avevo quindici. Se udii qualcuno a Cleveland parlarne, l'ho dimenticato.
L'altro giorno in ascensore ho attaccato discorso con un fattorino della RAMJAC. Uno della mia età. Gli ho chiesto se ricordava niente di quell'esecuzione, avvenuta quando lui era ragazzo. Sì, mi rispose, aveva udito suo padre dire ch'era stufo marcio di sentire parlare di Sacco e Vanzetti, e che era contento che fosse finita.
Gli chiesi che cosa facesse suo padre, di mestiere.
"Era direttore di banca a Montpellier, nel Vermont" mi rispose. Il vecchio fattorino indossava un pastrano militare, residuato di guerra.
Al Capone, il famoso gangster di Chicago, trovava giusto che Sacco e Vanzetti venissero giustiziati. Anche lui era convinto che fossero nemici del modo di pensare americano sull' America. L'indignava che fossero così ingrati verso l'America, quegli immigrati italiani.
Stando a Labor's Untold Story, Capone disse: "Il bolscevismo bussa alla nostra porta... Dobbiamo tener i lavoratori lontani dall'ideologia rossa e dalle astuzie rosse".
Il che mi ricorda una novella di Robert Fender, il mio amico galeotto. Vi si narra di un pianeta sul quale il crimine peggiore è l'ingratitudine. La gente viene condannata a morte, se ingrata. La condanna a morte viene eseguita, come in Cecoslovacchia, mediante defenestrazione. I condannati vengono buttati da un'alta finestra.
Il protagonista del racconto viene alla fine scaraventato giù da una finestra per ingratitudine. Le sue ultime parole, mentre precipita dal trentesimo piano, sono: "Grazie miiiiiiiiilllllllleeeeee!".
Prima che Sacco e Vanzetti venissero giustiziati per ingratitudine nello stile del Massachusetts, però, grandi proteste si levarono in tutto il mondo. Il pescivendolo e il calzolaio erano divenuti celebrità planetarie.
"Mai ci saremmo aspettati, in vita nostra," disse Vanzetti, "di poter compiere un tale lavoro in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione reciproca fra gli uomini, come ora vuole il caso che compiamo."
Se da ciò si ricavasse una Passione teatrale moderna, gli attori chiamati a interpretare le autorità, i Ponzi Pilati, dovrebbero esprimere sdegno per le opinioni della massa. Ma sarebbero più in favore che contro la pena di morte, in questo caso.
E non si laverebbero le mani.
In effetti erano tanto fieri del loro operato che incaricarono un comitato - composto da tre fra i più saggi, rispettati, equanimi e imparziali individui del momento - di dire al mondo intero se giustizia sarebbe stata fatta.
Fu soltanto questa parte della storia di Sacco e Vanzetti che Kenneth Whistler volle raccontare, quella sera di tanto tempo fa, mentre Mary Kathleen e io l'ascoltavamo tenendoci per mano.
Si dilungò con molto sarcasmo sulle risonanti credenziali dei tre saggi.
Uno era Robert Grant, giudice in pensione, che conosceva le leggi a menadito e sapeva in che modo farle funzionare. Presidente del comitato era il rettore di Harvard, e sarebbe stato ancora rettore quando m'iscrissi io. Figurarsi. Si chiamava A. Lawrence Lowell. Il terzo che, secondo Kenneth Whistler, "s'intendeva molto di elettricità, se non di altro", era Samuel W. Stratton, rettore del Politecnico del Massachusetts (MIT).
Mentre eran dietro a deliberare, ricevettero migliaia di telegrammi: alcuni in favore dell'esecuzione ma la maggior parte contro. Fra i mittenti c'erano Romain Rolland, George Bernard Shaw, Albert Einstein, John Galsworthy, Sinclair Lewis e H.G. Wells.
Il triunvirato dichiarò alla fine che, se Sacco e Vanzetti fossero stati messi a morte, giustizia sarebbe stata fatta.
Questo dice la saggezza degli uomini più saggi del momento. E sono indotto a chiedermi se la saggezza sia mai esistita e possa mai esistere. E se la saggezza fosse tanto impossibile in questo particolare universo quanto il moto perpetuo?
Chi è l'uomo più saggio della Bibbia, ancor più saggio, si suppone, del rettore di Harvard? Re Salomone, naturalmente. Due donne che si contendevano un bambino comparvero davanti a Salomone, chiedendo che applicasse la sua leggendaria saggezza al loro caso. Lui suggerì allora di tagliare in due il bambino.
E gli uomini più saggi del Massachusetts dissero che Sacco e Vanzetti dovevano morire.
Quando il loro parere fu reso noto, il mio eroe Kenneth Whistler guidava una manifestazione di protesta davanti al palazzo del governo di Boston. Pioveva.
"La natura si mostrava partecipe" disse, guardando proprio Mary Kathleen e me, seduti in prima fila. E rise.
Mary Kathleen e io non ridemmo con lui. Né rise alcun altro fra il pubblico. La sua risata risuonò agghiacciante. La natura se ne frega di quello che provano gli esseri umani e di quello che loro succede.
La manifestazione davanti al palazzo del governo di Boston durò ininterrotta per altri dieci giorni, fino alla sera dell'esecuzione. Quella sera lui guidò i dimostranti per le strade tortuose e oltre il fiume, fino a Charlestown, dov'era la prigione. Fra i dimostranti c'erano Edna Saint Vincent Millay e John Dos Passos e Heywood Broun.
C'erano polizia e Guardia nazionale ad attenderli. C'erano mitragliatrici, in cima alle mura del carcere, puntate contro la popolazione che chiedeva clemenza a Ponzio Pilato.
Kenneth Whistler aveva con sé un pacco pesante. Era un enorme striscione, arrotolato. Lo aveva fatto preparare quel mattino.
Le luci del carcere cominciarono ad abbassarsi.
Quando si furono abbassate nove volte, Whistler e un amico si precipitarono alla camera ardente dove i corpi di Sacco e Vanzetti sarebbero stati esposti. Lo stato non sapeva più che farsene, delle salme. Venivano restituite a parenti e amici.
Whistler disse che due catafalchi eran stati eretti nella camera ardente, in attesa delle bare. Allora Whistler e il suo amico dispiegarono lo striscione e l'appesero alla parete, sopra i catafalchi.
Su quello striscione erano dipinte le parole che l'uomo che aveva condannato Sacco e Vanzetti a morte, il giudice Webster Thayer, aveva detto a un amico poco dopo aver emesso la sentenza:


Hai visto che cosa gli ho fatto a quei due bastardi anarchici, l’altro giorno?


Estratto da "Un pezzo di Galera" di Kurt Vonnegut


Per tutti i Sacco e Vanzetti che abbiamo ora in Italia.


Per chi viene giudicato perchè straniero e magari pure islamico.


Contro l'ingiusta giustizia.


Father, yes, I am a prisoner
Fear not to relay my crime
The crime is loving the forsaken
Only silence is shame


And now I'll tell you what's against us
An art that's lived for centuries
Go through the years and you will find
What's blackened all of history
Against us is the law
With its immensity of strength and power
Against us is the law!
Police know how to make a man
A guilty or an innocent
Against us is the power of police!
The shameless lies that men have told
Will ever more be paid in gold
Against us is the power of the gold!
Against us is racial hatred
And the simple fact that we are poor


My father dear, I am a prisoner
Don't be ashamed to tell my crime
The crime of love and brotherhood
And only silence is shame


With me I have my love, my innocence,
The workers, and the poor
For all of this I'm safe and strong
And hope is mine
Rebellion, revolution don't need dollars
They need this instead
Imagination, suffering, light and love
And care for every human being
You never steal, you never kill
You are a part of hope and life
The revolution goes from man to man
And heart to heart
And I sense when I look at the stars
That we are children of life
Death is small


sarko


Sarko ha vinto perchè ha una proposta e un modo nuovo di fare politica. Segolene ha impostato tutto sulla comunicazione, sul fatto di essere donna, sulla quella sorta di titanic usato che è l'ulivismo mondiale, vecchio e vincente nella sua figura più alta: Clinton.


6.5.07

Senza titolo 1808

Il crak delle banche

S'affondano le mani nelle casse -- crak!
si trovano sacchetti pieni d'oro -- crak!
e per governare, come fare?
Rubar, rubar, rubar, sempre rubare!
I nostri governator son tutti malfattor,
ci rubano tutto quanto per farci da tutor.
Noi siam tre celebri ladron
che per aver rubato ci han fatto senator.
Mazzini, Garibaldi e Masaniello -- crak!
erano tutti quanti malfattori; -- crak!
gli onesti sono loro: i Cuciniello,
Pelboux, Giolitti, Crispi e Lazzaroni.
I nostri governator...
Noi siam tre, ladri tutti e tre,
che per aver rubato ci han fatto cugini del re.
Se rubi una pagnotta a un cascherino -- crak!
te ne vai dritto iii cella senza onore; -- crak!
se rubi invece qualche milioncìno
ti senti nominar comnìendator
I nostri governator...
Noi sìam tre celebri ladron
che per aver rubato ci han fatto senator.



dall'archio www.ildeposito.org


5 Maggio 2007
Dal Blog di Beppe Grillo:





Speravo che Bertinotti tra una comparsata da Fiorello e un viaggio sul monte Athos trovasse il tempo. O che i nostri dipendenti presi da un attacco di vomito lo cacciassero. Invece Previti, condannato per corruzione di magistrati, è ancora lì. Un cesso è un cesso, non si può cambiare la sua destinazione. Ma ogni tanto va pulito, disinfettato. Altrimenti, chi lo frequenta rischia di prendersi una brutta malattia infettiva: la tangentite, la corruttite, la previtite, la mastellite.
Iprevitil Parlamento può sicuramente sopportare la presenza di Previti. E’ uno di loro. Ma io non posso. Non è un fatto personale. Previti è un signore di una certa età che ha passato la vita a proteggere lo psiconano nei tribunali. Un’attività a tempo pieno, di responsabilità. Di preoccupazioni. Ma il suo stipendio da parlamentare non lo voglio più pagare. Il sigaro se lo paghi da solo, non con le mie tasse.
Previti è un simbolo. Il simbolo dell’impunità. Della legge uguale per i ricchi e diversa per tutti gli altri. Se Previti rimane lì, ogni altro parlamentare ne è responsabile. E dimostra che è peggio di lui. Si nascondono dietro le procedure, le priorità, gli accordi in commissione, la solidarietà di partito. Previti fa sicuramente una figura migliore con la sua spocchia, ostentata senza vergogna, di tutto il resto del Parlamento. Tutti insieme appassionatamente. Chi tocca Previti tocca ognuno di loro. Una proposta per il Presidente della Camera. Apra le sedute con un segno di pace e con una preghiera.



" Previti nostro, che sei in Parlamento,
sia santificato il tuo cognome,
venga il tuo regno,
sia fatta la volontà del tuo mandante
come alla Camera così in Senato.
Dacci oggi
la legge ad personam quotidiana,
rimetti le nostre corruzioni
come noi le rimettiamo ai nostri corruttori,
e se ci induci in tentazione,
salvaci con la prescrizione.
Amen."


chiedo scusa  ai credenti ,  ma  è  troppo forte  e serve a dimostrare  che  Previti è il  simbolo   del malcostume  ,  visto che  è anche la sinistra parlamentare  è biuona solo a parlare  e   non ad  incazzarsi   veramente.  E che la corruzione   è  un male endemico del nostro paese   comedimostra  la canzone anarchica   di fine '800  dello scandalo più  noto e più importante  dell'età liberale  pre fascista  , quello della banca  romana  nel 1892   ex Banca dello Stato Pontificio qui maggiori news 

Senza titolo 1807

Vagando in rete prima  di pranzo  ( cosa che faccio spesso  per evitare diche spilluccando qua e la  mangi  troppo e metta su  dei kg  di troppo )  più precisamente sul  bellissimo  blog tiberi.blog.tiscali.it/jw3272607 della  come lei  si definisce  nel suo blog << poliedrica, sfaccettata come un caleidoscopio e curiosa della vita >>  come potete notare  anche da  questo  suo profilo niente male  http://www.myspace.com/lauratiberi in cui trovate delle  sue vignette  molto ironiche  e salaci ) la signorina\a Laura Tiberi , il cuii  link l'ho trovato   cazzeggiando  nei commenti  di un  post  del  blog  --- lo trovate nell'elenco dei preferiti --- del mio  compagnoi di strada il poliedrico artista mario Pischedda  ho trovato  questo  post  emozionante  e  profondo





VERBO ESSERE
PRESENTE INDICATIVO

IME IO SONO
ISE TU SEI
INE EGLI è
IMASTE NOI SIAMO
ISTE VOI SIETE
INE ESSI SONO

VERBO AVERE

EKO HO
EKIS HAI
EKI HA
EKUME ABBIAMO
EKETE AVETE
EKUN HANNO




QUESTE LEZIONI SONO PER LA MIA AMICA MONICA CHE VIENE IN GRECIA CON ME, MA ANCHE PER TUTTI QUELLI CHE HANNO INTENZIONE UN GIORNO DI ANDARCI: è UN POSTO MERAVIGLIOSO E I GRECI SONO LE PERSONE PIù CORDIALI CHE ABBIA MAI INCONTRATO.
VALE LA PENA PARLARE LA LORO LINGUA.




Finalmente qualcuno\a che si libera  che  non è prigioniero di uno dei caratteri dell'italiano medio e non solo  il viaggiare passivo ( standardizzata  e omologante  )  cioè : 1) andare solo ed esclusivamente  nei locali  ; 2) cercare  solo la cucina italiana o peggio quella  globalizzata  dei Mc donald  e  non sperimentare \ provare la cucina del  paese in cui si và  ., 3) non sforzarsi magari  per pigrizia e paura  --- ma questo  è comune  a tutti\e  anche in quei viaggiatori non conformisti e attivi


d'imparare qualche parola  d'usodella lingua  del paese  scelto   ed usare solo ed esclusivamente l'inglese,spesso improvvisando o magari neanche quello ed esprimendosi a gesti ., 4) non adeguarsi  alle usanze  ed al galateo del paese ospitante  o   giudicarlo strampalato usando il nostro  metodo di giudizio  occidentale ., 5)  accontentarsi di quel che passa il convento   e non uscire  dalle rotte - mete  tradizionali  \  comuni  , ovvero quelli che  sono sul 90% delle guide turistiche  non vedendo  come è capitato  a me   a venezia  un posto ( adesso non ricordo quale  )  stupendo  non  riportato nè da tv  nè  da guide turistiche  .

non so chi è peggio tra trap e neomelodici ( ovviamente senza generalizzare ) "Frat'mio", "Lione", "Amo'": i post che esaltano gli omicidi, a Napoli, e le armi «facili» nelle mani dei ragazzi

Dice: «Gli zingari». Dove hai preso la pistola? «Dagli zingari». E sarà pure vero. E se è vero, certo non lo ha scoperto guardando Gomorra, ...