2.7.21

Contro i femminicidi l'inno in sardo di una generazione in un videoclip dalla scuole medie di ozieri ,CHENA TIMIRE adattamento in Sardo del brano Cancion sin miedo della cantautrice messicana Vivir Quintana

E’ una piaga sociale quella dei femmicidi difficile da estirpare per le sue radici profonde nella violenza a sua volta ben radicata nella cultura maschilista di cui è ancora permeata la nostra società.I giovani sono la speranza del cambiamento. E il cambiamento può 

3^ F G. Deledda di Ozieri

arrivare solo cominciando dal basso, cioè dalla scuola. Un mondo migliore è possibile; costruire una società dove le donne possano vivere libere, è necessario .  E  norizia     dei giorni  scorsi  (  trovate  a lato  prese  dalla loro  pagina fb   trovate  sotto  l'url     gli articoli della  nuova  e  dell'unione    sarda    )    di  una   terza media  di Ozieri     che    ha       creato  Il brano Chena Timire  






una  versione sarda dell'originale     Canciòn sin miedo”   della cantautrice messicana Vivir Quintana.

 
 

La canzone di Vivir Quintana parla della violenza che subiscono le donne, è diventata un inno nelle proteste femministe non solo  in Messico  . Essa 
 

da  https://es.wikipedia.org/wiki/Canci%C3%B3n_sin_miedo  tradotto in automatico  con google  

 è stata presentata per la prima volta al concerto del Festival Tiempo de Mujeres 2020 eseguita da Mon Laferte, Vivir Quintana e il Coro Palomar . , più di 70 cantanti e musiciste.La canzone è stata eseguita in diverse parti del mondo, come: Argentina, Cile, Colombia, Ecuador, Spagna, Honduras, Perù, Francia, tra gli altri, per sradicare la violenza di genere.  A marzo 2021, il video sul canale del compositore aveva 8 milioni di visualizzazioni. Nel 2021 esce la versione mariachi eseguita con gli studenti della Ollin Yoliztli Mariachi School. Così come un adattamento al contesto dello Yucatan, con una traduzione e frammenti in Maya.  La canzone descrive la realtà messicana della violenza contro le donne che include sparizioni e femminicidi e parla anche della lotta che le donne danno contro la violenza "Oggi le donne ci tolgono la calma, hanno seminato paura, hanno messo le ali":

Ogni minuto, ogni settimana
Rubano i nostri amici, ci uccidono sorelle
Distruggono i loro corpi, li fanno sparire
Non dimenticare i loro nomi, per favore, signor Presidente
Cantiamo senza paura, chiediamo giustizia
Gridiamo per ogni scomparso
Lascia che risuoni ad alta voce "ci vogliamo vivi!"
Lascia che il femminicidio cada forte

—Estratto dalla canzone


La canzone descrive la realtà messicana  (  ed  ora    non solo  )    della violenza contro le donne che include sparizioni e femminicidi e parla anche della lotta che le donne danno contro la violenza "Oggi le donne ci tolgono la calma, hanno seminato paura, hanno messo le ali"
È un oggetto di studio su come il dolore ci unisca davvero tanto, ci leghi molto alle donne non solo del Messico, ma dell'America Latina e del mondo. È come un ossimoro di dolce gioia ma anche di dolcezza amara. 


Tale  lavoro   ha come obiettivo di contribuire al dibattito sull’argomento e per ricordare alcune delle donne vittime di femminicidio in Sardegna. Che cosa possiamo fare contro la violenza sulle donne, per combattere ogni forma di discriminazione e sensibilizzare l’opinione pubblica? È probabilmente questa la domanda che si sono posti i 18 “Caddhos Rujos”, il collettivo scolastico composto dalle ragazze e i ragazzi della III F della scuola media G. Deledda di Ozieri. I quali hanno ideato un videoclip dal titolo Chena Timire, traducendo in lingua sarda la canzone “Canciòn sin miedo” della cantautrice messicana Vivir Quintana, diventata un inno internazionale contro la piaga dei femminicidi. Il brano, riadattato alla nostra realtà, si rivolge alle donne e agli uomini della Sardegna per contribuire al dibattito sull’argomento e per ricordare alcune delle donne vittime di femminicidio nell’Isola.
Il progetto, ideato nel contesto della materia Arte e Immagine, è stato coordinato dai professori Alessandro Carta e Maria Paola Maieli. «Per buona parte del secondo quadrimestre si è lavorato a questo progetto – spiegano i docenti – sia dal punto di vista artistico-comunicativo, studiando un logo, traducendo il brano di Quintana, realizzando la sceneggiatura, l’arrangiamento musicale e un ufficio stampa per proiettarne la comunicazione all’esterno. Ma anche da quello storico sociale, ricostruendo i casi di femminicidio e di violenza di genere che hanno coinvolto il territorio sardo. Analizzando inoltre la condizione femminile in Italia dal Ventennio fascista fino ai giorni nostri».


«Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati – spiegano gli studenti   a  https://www.logudorolive.it/ da  cui  ho tratto  le foto  – in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perché ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, abbiamo osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne».Il testo grida i nomi di Romina Meloni (49 anni di Ozieri), Zdenka Krejcikova (41 anni uccisa a Sorso), Speranza
Ponti
 (50 anni di Uri), Susanna Mallus (55 anni di Quartu Sant’Elena), Michela Fiori (40 anni di Alghero), e ricorda anche i movimenti di lotta femminile che hanno combattuto   ed  ancora  combattono  in Sardegna per la libertà, per i propri diritti e per la salute dei loro cari. Il messaggio centrale, cantato e urlato chiaramente dalle ragazze, è «vogliamo giustizia, che le istituzioni e le strade devono tremare perché non abbiamo più paura e perché le donne le vogliamo vive».

Gli interpreti del videoclip: Irene Monni (voce), Alessandro Carta (chitarra), Angelo Sotgiu (fisarmonica), Giuseppe Bulla (guitalele e charango), Simona Gioia, Miriam Lutzu, Clara Mura, Anna Puddu, Laura Saba, Melania Soro, Alessia Tanda e Francesca Tanda (Coro).  Un grazie di cuore alle ragazze, ai ragazzi ed ai professori che







hanno pensato e lavorato al progetto, prezioso per 
aumentare la sensibilizzazione ed accrescere la consapevolezza della popolazione su questo grave problema sociale. Ci auguriamo, questa volta con forza, che questo video diventi ancora  più“virale” e ci piace unirci al coro delle ragazze: “Manc’una de Mancu”  ma    soprattutto   con  Nos ponent tramentu, nos creschent sas alas  ! (  Più ci mettono paura, più ci crescono le ali  !  ) 

  dall  'introduzuone     del loro  video  
 
Questo il senso del brano che inneggia al coraggio e alla sorellanza femminile nella lotta al femminicidio e alla violenza di genere. Nel contesto della materia Arte e Immagine si è costituito un informale collettivo scolastico, 18 CADDHOS RUJOS, che fa capo alla classe III F della scuola media G.Deledda di Ozieri, coordinata dai professori Alessandro Carta e Maria Paola Maieli. Per buona parte del secondo quadrimestre si è lavorato a questo progetto sia dal punto di vista artistico-comunicativo, costituendo una sorta di troupe con lo studio di un logo, costruendo una traduzione in Sardo, una sceneggiatura condivisa, un arrangiamento musicale e un ufficio stampa per proiettarne la comunicazione all'esterno; sia dal punto di vista storico sociale, ricostruendo i casi di femminicidio e di violenza di genere che hanno coinvolto il territorio sardo e analizzando la condizione femminile in Italia dal ventennio fascista fino ai giorni nostri. Osservando l’evoluzione dei diritti delle donne ci siamo domandati in quale modo questi debbano essere tutelati e difesi, e perchè ancora oggi molte altre fondamentali conquiste civili non siano state ancora raggiunte. Partendo dal tema del femminicidio in Sardegna, si è osservato come questo fenomeno sia diffuso a macchia d’olio in tutte le culture moderne. In Messico la cantautrice Vivir Quintana ha realizzato una canzone contro la violenza che opprime le donne del suo paese. Questo brano, “Canciòn sin miedo”, è diventato un inno contro la piaga dei femminicidi e viene cantato in tutto il mondo durante le manifestazioni di protesta e di sensibilizzazione. Abbiamo tradotto in Sardo la canzone di Vivir Quintana e l’abbiamo riadattata alla realtà sarda realizzando il videoclip di CHENA TIMIRE, canzone in limba che si rivolge alle donne e agli uomini della Sardegna per contribuire al dibattito sull’argomento e per ricordare alcune delle donne vittime di femminicidio in Sardegna. Il testo grida i nomi di Romina Meloni (nostra compianta compaesana), Zdenka Krejcikova, Speranza Ponti, Susanna Mallus, Michela Fiori, e ricorda anche i movimenti di lotta femminile che hanno combattuto in Sardegna per la libertà, per i propri diritti e per la salute dei loro cari. Questo lavoro non è stato concepito per rimanere all’interno di un’aula scolastica, bensì per proiettare il suo messaggio sul territorio e per denunciare le continue e infami violenze che ci circondano e che non hanno fine. Con la forza della nostra giovinezza, e con Vivir Quintana, cantiamo e urliamo chiaramente che vogliamo giustizia, che le istituzioni e le strade devono tremare perché non abbiamo più paura e perché le donne le vogliamo vive.


  che altro aggiungere a questa bellissima   iniziativa    se   non i  loro colleggamenti  








1.7.21

"L'idiota del giorno" Marco dondolini (FDI): "Le ragazzine in shorts istigano le risse tra ragazzi"

 Un'altra perla di saggezza, dopo Tuiach consigliere comunale di Trieste ex lega ed oggi forza nuova ( cambia poco) , Marino consigliere comunale di Mazara del Vallo di CDX , ora quest'altro scienziato non c'è fine al peggio.Ciò dimostra che Orwell è attuale come non mai: "Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima, è complice", questo è.

Meno male che ogni tanto i loro grandi cervelloni vegono fuori! Questo è proprio da Prize Award ! 🤣🤣🤣 Dovrebbe secondo alcuni essere contento: istigherebbero novelli balilla squadristi di cui il futuro governo avrà bisogno per mantenere ciò che intende per "ordine e sicurezza".

30.6.21

Dylan Dog & Vasco rossi - Sally nonostantre il mARKENTIG E LA MARCHETTA ALLO SHOWBIZ è una buona storia

in sottofondo
Sally - Fiorella Mannoia 
Sally - Vasco Rossi  

 Nella parter  finale  del   post  precedente : << "Straordinario Esclusivo Abusivo… appena dipinto !!! Dylan Dog incontra... Le canzoni di Vasco Rossi": il rocker di Zocca posta sul suo Instagram un misterioso messaggio. Che cosa succederà? >>   mi  chiedevo 


 [...] Ora da lettore di fumetti mi chiedo chi sa cosa ne verrà fuori . #DylanDog sta diventando come #topolino ( o quasi ci manca che disegnino i vip all'interno della storia e ci siamo ) è costretta a fare marchette ai vip dello showbiz\ show business almeno lo facesse in maniera meno esplicita . Comunque rimaniamo fiduciosi il " cast" scelto mi fa ben sperare.  concludendo in attesa di leggere tale trilogia , dico solo che : non ho nulla contro le contaminazioni fra le arti perché sarebbe anacronistico , vista l'evoluzione del concetto artistico \letterario , negare che le arti si possano mescolare fra loro . l'importante è che sia sentito e non fatto solo per curarci e fare € . comunque staremo vedere come andrà se tale iniziativa rientrerà nel primo o nel secondo caso .

Cio'  ha  trovato conferma nel comprarlo in edicola  . Infatti  tale numero  ha  due   copertine ( era meglio  fare  una  versione   variant  a  parte  )  quella  principale  con  Dylan Dog  con Vasco   quella secondaria      con il  solo  Dylan . Altre  ad esserci all'interno   News  sull'origine della canzone  ,  vasco si raccontra  a  liuca  crovi  ,  intervista      a corrado  roi  ,  editoriali Michele Masiero , davide  bonelli, tiziano sclavi  , paola  barbato  . Ci manca  come   Topolino  ,   fortunatamente  ancora  non ci siamo ( ma non si  sa  mai  visto  che  la  collaborazione  con vasco andrà avanti per   altre due storie  e  secondo alcune news  anche
 

nelle  storie  di Luglio e  di Agosto 
 avrà una duplice copertina : una regolare da un lato e, sull altro lato, una speciale cover da collezione che vedrà l' atteso incontro tra Vasco Rossi e Dylan Dog.  occasione, ogni albo avrà una foliazione speciale e sarà arricchito da 16 pagine extra che conterranno una speciale intervista di Luca Crovi a Vasco, i testi delle canzoni cui si ispira l episodio, l' editoriale di Michele Masiero  ) arrivati ,anche    che    Lo stesso vasco sia disegnato  all'interno della    storia  .
Polemiche  a  parte  : i  
 disegni  di questo numero sono bellissimi  ,  malinconici ed onirici tipici di Roi . Ottima l'accopiata Roi-Barbato , un ulteriore siuccesso , dopo Ut . Finalmente  sembra  essere rkitrovata  ed  ricompaire   in primo piano qujella  sensibilità , quei sentimenti  ,  quei   smarrimenti    che  compongono  (  almeno dovrebbero )  compongomo   l'inneferrrabile    mondo interiore  dell'indagatore dell'indagatore  degli incubi  Ancora una  volta  si è dimostrato  un disegnatore  di  grande spessore nel tocco e  nella delicatezza  nel raffigurare  le  figure  femminili ,  specie  quelle  complesse    e meno    scontate    come  la tormentata  e   complicata  Sally appunto .




una  buona  storia d amore nn  canonica  e melensa   , un ossessione, in bilico tra emozioni, memoria, morte e follia, come nella miglior tradizione dell Indagatore dell Incubo, firmata da Paola Barbato e dal Maestro delle Ombre Corrado Roi.  Proprio come  la  Canzone  omonima  Sally   di  Dylan Dog  è una storia triste , malinconica, profonda, tipica era un bel po' che non ne vedo cosi ( almeno nella serie regolare ) , nonostante un genere, quello degli zombi l'ipersfruttato e ormai in fase di stanca .
Nonostante,la prudenza dovrebbe consigliare  d'aspettare  a dare  il giudizio finale perché  , visto che  come si vede nella terza di copertina ( se legge  al  diritto., seconda  se si legge  al rovescio )  , la  collaborazione con Vasco    è  una trilogia ,  non riesco    a chiudere    qui  con  il mio giudizo Finalmente  una storia   distinta  e  quasi eccleente    del nuovo corso. Aspetterò con curiosità  il seguito  perche  come credo  dopo verla letta  sarà  collegata  alle successive.  Ecco  'anticipazione ufficiale  al prossimo numero  



 Ora  speriamo che non sia come credo la premessa per la fusione  tra il ciclo della meteora  (tempesta meteorite )   e  pianeta dei morti viventi e  quindi  un  dylan   solo cacciatore  zombi. altrimenti  è  proprio la sua fine   facendolo diventare  
 un americanata ed il lavoro fatto in tutti questi anni  prima  con Sclavi per tentare  di mantenere  unn minimo   d'autonomia   dal modello  americano   e  poi quella  fatta  da Recchioni   per ripulirlo dai rituali che lo appessantivano  sarà  stato inutile e solo uno sfoggio  di cultura  in un binario morto 

L'ultimo traghetto di Domenico Villar recensione di Daniela Bionda

 Potrebbe essere un'immagine raffigurante una o più persone, attività all'aperto e il seguente testo "DOMINGO VILLAR L'ULTIMO TRAGHETTO romanzo «Villar appartiene alla stirpe di Vázquez Montalbán e Andrea Camilleri». El Cultural PONTE ALLE GRAZIE"


Un Buon giallo, a tratti un po' lento, ha come sfondo la Galizia, in Spagna, dove lo scrittore è nato. Il giallo racconta della scomparsa di una insegnante di ceramica, Monica Andrade. L'ispettore incaricato, Leo Caldas, per risolvere il caso, si dovrà addentrare nelle atmosfere della scuola di Arti e Mestieri di Vigo, dove la donna insegna ed il piccolo villaggio di Tiran dove la donna conduce una vita piuttosto ritirata. L' unico modo degli abitanti di Tiran per raggiungere la città di Vigo, sulla terra ferma è quella di prendere un traghetto, il quale, diventerà uno dei filoni di indagine da seguire, per Leo Caldas ed i suoi collaboratori che cercheranno di capire se la donna, la mattina della sua scomparsa, ha preso o no, il traghetto. L' altro filone dell' indagine è dato dalla vita nella città di Vigo ed all' interno della scuola di Arti e Mestieri dell' insegnante scomparsa, ma come in ogni buon giallo le cose non sono mai quel che sembrano.
All' interno del giallo esistono poi dei personaggi caratteristici che lo scrittore inserisce sapientemente nel racconto, quali il padre della donna scomparsa, un famoso cardiochirurgo a cui sembra tutto il paese debba dei favori, un giovane ragazzo autistico ed un barbone, in una altra vita insegnante di latino, che dispensa all' ispettore perle di saggezza, facendole pagare una moneta per ogni frase in latino citata.

29.6.21

la vita oltre . le storie di rinascista di Lino Cianciotto che con un arto artificiale esplora la sardegna e quella di Il dramma dell'Ironman sardo , che ha perso per congelamento gambe ed un braccio durante una gara di sopravvivenza estrema a -60 gradi

La  canzone   di sally   soprattutto    questo pezzo  

[....] 

Perché la vita è un brivido che vola via
È tutto un equilibrio sopra la follia
Sopra la follia
Senti che fuori piove
Senti che bel rumore
Ma forse Sally è proprio questo il senso, il senso
Del tuo vagare
Forse davvero ci si deve sentire
Alla fine un po' male
Forse alla fine di questa triste storia
Qualcuno troverà il coraggio
Per affrontare i sensi di colpa
E cancellarli da questo viaggio
Per vivere davvero ogni momento
Con ogni suo turbamento
E come se fosse l'ultimo


applicata  all  lettera   soprattutto      nel  primo caso 


Nel 2013 una frana gli schiaccia la gamba destra, un grave incidente che ha dimenticato in 6 mesi. Da allora fa tutto con la gamba sinistra: trekker, fotografo, guida ambientale. Perché Lino Cianciotto (58 anni, nato a Muravera ma residente da tutta la vita a Fluminimaggiore) non ha mai smesso di sfidare se stesso, anche quando è diventato un uomo "diversamente disabile", come lui stesso ama definirsi. Il tempo di capire come muoversi con la protesi, poi ha ricominciato a camminare, arrampicare, in lungo e in largo attraverso i sentieri della sua Sardegna sud occidentale. O in mare, seguendo la rotta dei tonni in kayak, dal nord al sud dell'Isola. L'ultima sfida in solitaria: 100 km nella Costa delle miniere del sud ovest sardo. Cinquanta chilometri li ha percorsi a piedi, gli altri cinquanta in kayak. Perché le sue passioni sono anche la sua ragione di vita.

la seconda storia è    Il dramma dell'Ironman sardo ,  che     ha  perso   per  congelamento gambe  ed  un braccio 







Le anticipano il vaccino, sposa lascia il pranzo di nozze per avere la seconda dose



si vede che la paura del covid ha fatto effetto se una neospèosa ha fattoi tale gesto

    repubblica   28 GIUGNO 2021  

E' successo a Frosinone, Floriana Mancini che nel giorno del suo matrimonio, dopo aver ricevuto la telefonata della Asl di Frosinone che le spostava l'appuntamento, ha deciso di andare per la somministrazione insieme al neo-marito Ivan Marotta e si è recata all'hub Stellantis di Piedimonte San Germano. Lasciando gli invitati a festeggiare


Floriana Mancini col marito Ivan




Una chiamata dall'Asl per anticipare la seconda dose di vaccino e la sposa decide di assentarsi dal pranzo di matrimonio per farla. "Faccio i miei più sinceri auguri e ringrazio moltissimo Floriana Mancini che nel giorno del suo matrimonio, dopo aver ricevuto la telefonata della Asl di Frosinone per anticipare il vaccino, ha deciso di andare per la somministrazione. Insieme al marito Ivan Marotta si è recata all'hub Stellantis di Piedimonte San Germano per ricevere la seconda dose lasciando gli invitati ai tavoli dei festeggiamenti.
"Mi ha molto colpito il gesto della neo sposa che ha mostrato un senso civico encomiabile e nel bel mezzo del pranzo di nozze è andata al centro vaccinale", sottolinea, in una nota, l'assessore alla Sanità e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D'Amato.
"Un'esperienza che mi accompagnerà per tutta la vità, questo commento di Floriana mi ha particolarmente e piacevolmente sorpreso. I cittadini del Lazio stanno avendo un comportamento eccezionale - ha ricordato D'Amato - rispettando regole e aderendo in massa alla campagna vaccinale, è anche grazie a loro se oggi siamo la prima regione d'Italia per numero di somministrazioni, uniti arriveremo al traguardo del 70% di popolazione immunizzata entro l'8 agosto".

Luciana satta tempiesi manni e minori





28.6.21

genova 2001-2021 brucia ancora . intervista a Paolo e Daniele valeri autori della pagina facebook back to the G8  

 in sottofondo  

La legge giusta - Modena City Ramblers





Nel tentativo di analizzare quei giorni,  diu cui  fra  un meno di mese  saranno  20 anni ,  per  una serie    d'articoli  trovate   qui  e  qui  i primi due    su   ho   intervistato  Paolo e Davide  Valeri (   ne  avevo   giùà  accenato   nel mio post  : <<    )   che da 4 mesi esplorano, a vent’anni di distanza, gli eventi del G8 di Genova del 2001 con un canale video, un podcast audio e un libro pronto per essere pubblicato.  Paolo e Davide, sono   

  Due ragazzi, da oramai quattro mesi stanno ripercorrendo, nella loro pagina   facebook  https://www.facebook.com/backtotheG8/  con una maturità e responsabilità storica che fa loro onore, quegli eventi.
 Un libro pronto per essere pubblicato, un  canale video, un podcast audio, chiacchierate e interviste di facile fruizione per  chi non c'era  (  soprattutto  le nuove  generazioni   nate fra   acavolo  fra  il vecchio  e  il nuovo millenio   )   ma   chi    c'erà  ed   ha  volutamente   meno dimenticato ( ecco  un  mio  riferimento   all'ultima  domanda   a loro rivolta  : << nebbia o stato  ? >>  . La mia curiosità era tanta, soprattutto  perr  capire  come le  nuove  generazioni    vedono tali eventi  ,  le domande erano molte, e poi alla fine ahi   deciso di fare un intervista        sintetica   \  quasi informale  .  Vifaccio uno  spoiler  😁  sono  due  bravi ragazzi   fra  quie  ochoi  che  non hanno mandato il cervello all'ammasso  .  

 Buona lettura!


( IO )
Secondo voi com'è possibile che persone che ora hanno 6\10 anni o peggio sono nate nello stesso anno dei fatti della Diaz e di Bolzaneto (solo per citare gli episodi più gravi e vergognosi del g8 di Genova 2001) sanno tutto sul'11 settembre e niente su quella che può essere considerata la più grande violazione dei diritti umani a livello europeo?

( Davide e Paolo )
Per prima cosa l’11 settembre è stato un evento che ha molte meno sfumature, soprattutto per gli americani. Si è impresso nella loro memoria con forza, probabilmente anche per la tragicità con cui è stato vissuto all’interno della società americana (non solo per i morti, ovviamente, ma anche per la sensazione di essere stati violati, di essere stati attaccati su suolo nazionale).

E questo ricordo, in definitiva divenuto un tratto identitario, è arrivato fino a noi con molta forza, molta linearità.

Al contrario un certo modo di raccontare Genova, quel modo semplicistico che mira ad assegnare torti e ragioni ancora prima di capire le dinamiche, ha di fatto annacquato quei fatti nella memoria collettiva. Se è vero che per chi li ha vissuti sulla pelle e per chi si è preso la briga di capire quei giorni c’è la necessita di ricordare, di far sopravvivere quella memoria come un monito; per la maggioranza ancora oggi non è chiaro cosa sia successo. Genericamente si sa che la polizia ha “un po’ esagerato”, che qualcuno di troppo è stato menato e che è morto un ragazzo che voleva aggredire dei carabinieri con un estintore. La memoria collettiva è ancora troppo vaga e imprecisa perché diventi identità e produca una presa di coscienza: per questo ci siamo messi a raccontare il G8 di Genova, Perché pensiamo che sia necessario che le giovani generazioni facciano propria quella memoria come è stato per i grandi momenti civili della nostra storia, dal Risorgimento alla Resistenza.


(I ) Come è potuta bastare una generazione per perdere (salvo casi isolati come il vostro) la memoria di un evento così grande e farlo diventare nebbia e stato?

( D e P ) Perché la memoria è una cosa labile e viva. Labile perché il tempo la sbiadisce e ne cambia i contorni, ci sono un sacco di studi che testimoniano come i nostri ricordi vengano ricostruiti a posteriori e non sempre riescano a collimare coi fatti reali. Viva perché se non la si condivide, se non si fa della memoria un tratto comune, diventa solo un ricordo personale. Magari bello, significativo per chi l’ha vissuto ma privo di valore per la collettività. 

Quando uno si sposa si fa le foto proprio perché quando le riguarda ritrova un suo momento importante ma vissuto assieme alle persone che per lui erano significative, e questo su più larga scala succede anche con gli eventi storici. Eppure proprio per queste sue caratteristiche la memoria, e la memoria condivisa ancora di più, ha la necessità del confronto, dello scambio, del racconto. E’ evidente che qualcosa non ha funzionato: non credo per colpa di chi ha raccontato le proprie esperienze, anche contraddittorie, ma probabilmente a seguito di quella narrazione, portata avanti un po’ da tutti i media, che ha sempre presentato i fatti di quel luglio del 2001 attraverso la lente deformante degli opposti estremismi. Per questo oggi, a vent’anni di distanza, ci sembra necessario storicizzare in maniera diversa quella memoria e ci piace pensare di dare il nostro piccolo contributo in quella direzione in mezzo ai tanti che ci provano. Perché in definitiva basta che una generazione abdichi al dovere di raccontare ciò che ha vissuto e quella successiva si ritroverà orfana di quella storia.
  

( I ) Dal libro di Giovanni mari, da voi intervistato sembra che dal g8 di Genova non siano usciti né vincitori né vinti. Secondo voi invece?

( D e P ) Giovanni Mari parla di fallimento e lo fa in maniera puntuale, passa in rassegna gli attori di quei giorni e spiega chiaramente perché ritiene i loro comportamenti fallimentari: non è una questione di secondo noi o secondo altri, è così. Sono dati di fatto, non opinioni. Tuttavia se dobbiamo dirti dove non riusciamo ad essere concordi con lui è nel principio, ci sembra che il difetto stia nel manico. 

Cioè, perché bisogna decretare vincitori e vinti? Genova non è una guerra. 

E’ stata guerriglia di strada, questo è certo. 

E’ stata conflitto sociale, ovviamente: tra le idee del movimento e le istanze di poteri sovranazionali. 

Ma Genova è stato un attacco, una risposta ad un tentativo di coesione sociale attorno a principi e valori giusti. 

E di nuovo i giudizi non c’entrano niente: sono i fatti che parlano. Dopo vent’anni i punti dell’agenda che aveva il movimento sono diventate le emergenze condivise, a volte in parte o per convenienza, da quello stesso potere che ne esigeva la repressione. 

Insomma il problema non è chi ha vinto o chi ha perso vent’anni fa, il problema è trovare una memoria condivisa delle azioni e delle reazioni che erano all’opera allora e lo sono ancora oggi, perché siamo noi oggi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere. 

( I ) Mario Placanica: assassino o capro espiatorio? 

( D e P ) Assassino non lo sappiamo, di sicuro non per la giustizia italiana che ha ritenuto l’azione a lui imputata come legittima difesa. 

Eppure ancora troppi sono i dubbi sulla dinamica. Non quella di piazza Alimonda, che ormai ci è chiara, ma quella all’interno del defender: non sappiamo con certezza chi c’era, chi ha sparato, perché quella camionetta stava lì. 

Haidi Giuliani ce lo ha detto chiaramente, lei non crede che sia stato Placanica a sparare, e al di là di condividere o meno la sua opinione i dubbi comunque rimangono e sono oggettivi. La mancanza di un indagine seria sulla morte di Carlo Giuliani è uno dei motivi per cui la memoria sui fatti genovesi è diventata così debole alla prova del tempo. 

Capro espiatorio senz’altro, con che grado di connivenza non ci è dato sapere ma sicuramente in certa misura Placanica è stato consapevole del meccanismo in cui era entrato. Un meccanismo che lo ha stritolato facendolo scivolare nelle maglie dell’istituzione psichiatrica e, senz’altro, gli ha rovinato la vita. 


(I ) Dopo 20 anni i fatti del g8 di Genova sono nebbia o stato?

(D e P ) cosa intendi nell'ultima domanda con l'espressione "nebbia o stato" ?  Ci sembra di capire che tu ci stia chiedendo se per noi quei fatti rimangono in qualche modo inconoscibili (nebbia) oppure è possibile assegnare delle responsabilità alla catena di comando (stato): è corretto ?

  ( I )  si proprio cosi . è una mia parafrasi della canzone Dalla foce al porto (Ciò che non siamo) Vito Rorro e Mayda Guerzoni contenuta nel cd "Piazza Carlo Giuliani .  

 ( D  e P  ) 

Nebbia fitta: nonostante tutto, persino di fronte all’accertamento dei fatti sfuggono le responsabilità politiche, sia nazionali che sovranazionali. Nemmeno oggi, a posteriori, è possibile dire qualcosa di critico in modo fattuale sulle responsabilità di chi generò quegli eventi. 

Nebbia di Stato, si potrebbe dire. Quella nebbia tipica che si genera quando i meccanismi del potere si autotutelano, una dinamica che in questo paese è tristemente comune e reiterata fin dalla nascita dello stato unitario.

Però, per chiarezza, non vorremmo dare la lettura di uno Stato forte che imbriglia e imbroglia le masse. In realtà i fatti di Genova si sono prodotti proprio perché il potere si trovava in una posizione di debolezza estrema. 

Era debole il consenso a quelle istituzioni sovranazionali a cui il movimento opponeva la sua critica, quello stesso consenso (ricordiamolo, a livello planetario) indeboliva la capacità di sfruttamento economica e delle elité ad esso connesse. Era debole il nostro neonato governo Berlusconi, che necessitava di accreditarsi sulla scena internazionale avendo un background non proprio da grande statista. Erano deboli le forze dell’ordine, coi vertici nominati dal precedente governo di centrosinistra ma desiderosi di vedersi confermati dal centrodestra in ascesa.

In definitiva, forse, più che nebbia di Stato è stata la presenza di uno Stato talmente debole da diventare lui stesso evanescente, come fatto di nebbia: la nebbia di quei gas lacrimogeni che hanno impregnato di nuvole tossiche la città e i polmoni di chi in quel momento aveva il potere dalla sua. La forza delle idee giuste e della condivisione con tanti altri, alla fine la forza stessa del futuro. 




l'altro lato dell'estate - i disabili e i deboli

grazie alla carissima amica facebookiana https://www.facebook.com/ines.protti ho trovato qiuesta storia triste , una delle tante . coi rispondo a chi si meraviglia del perchè mi sono identificato con la canzone "Estate" (originariamente "Odio l'estate") il brano musicale del 1960 cantato da Bruno Martino e da lui stesso composto, con testo di Bruno Brighetti precedentemente citata


Luana, mamma di Diletta scrive:
"Adesso che la scuola è finita, visto che non abbiamo un tenore di vita da poterci permettere una vacanza da inizio giugno a fine agosto, dobbiamo cercare un centro estivo...
Ah che belli i centri estivi...
Ne ho viste tante di locandine...
Se a Diletta piace la piscina potrei scegliere quello che organizza lo stadio del nuoto, se le piacciono i cavalli potremmo provare quello che organizza il centro ippico, oppure aspetta, c'è
anche quello organizzato dalle associazioni sportive...
Mamma mia quante proposte...Eppure...
Eppure un semplice centro estivo che garantisca un educatore individuale per un bambino con disabilità per più di 4 ore al giorno per più di 7 settimane non l'ho trovo...
E mi dicono pure che in altre regioni neanche queste 4 ore hanno in garanzia...
Mannaggia questi comuni che hanno la coperta corta quando devono dare ore educative per un bambino con disabilità e poi però la coperta possono stenderla se devono usarla per eventi turistici che sono fonte di guadagno...
Perciò la mia scelta prioritaria non è dove iscrivere Diletta , ma decidere se mantenere un iscrizione sapendo che non ha copertura educativa per più di un mese e mezzo estivo...
Questo comporta che non posso dare a mia figlia una stabilità e una presenza per le ore e il periodo di cui ho necessità perché lavoro (e si parla solo di una frequenza mattiniera senza pasto).
Comporta che se decido di mandarla al centro estivo senza educatore assegnato, sarà l' educatore del gruppo a rimetterci dovendo fare lavoro doppio...
Succede che se decido di tenerla a casa trovando un alternativa le confermo automaticamente che lei non ha gli stessi diritti degli altri solo perché ha più bisogno degli altri...
Poi penso a quei genitori che hanno figli con disabilità differenti che neanche possono pensare di scegliere l'opzione "A".
Genitori che hanno bisogno che il proprio figlio frequenti fino al pomeriggio...
Mamme che lavorano e sono senza marito o compagno, o papà che lavorano e non hanno moglie o compagna...
Mi rendo sempre più conto di quanto poco considerati siamo e sono i nostri figli...
Sono secondi alle gare ciclistiche e agli eventi estivi...
Sono secondi nella società che ci beffeggia parlando di inclusione...
Neanche lo sanno cosa voglia dire inclusione!!!
Ma infondo forse sono solo apprensiva...
La mia assistente sociale si occuperà di questa gestione estiva....Ah no, dopo averla contatta con richiesta di sollecito ho scoperto che la sua figura è solo un tramite...
Praticamente lei chiama il comune e mi riferisce quante ore spettano a mia figlia e poi tocca a me fare il resto o meglio "tutto il resto"...
I veri limiti dei nostri figli non sono quelli che hanno dalla nascita, ma quelli che in maniera gratuita la società gli dà...
E voi quale centro estivo scegliete?
Quello con la piscina o quei nei boschi?
Mia Diletta tu crei Gelati con le palline da spiaggia,
Non badare chi non ha cura delle aspettative altrui.
Loro non sanno creare...sanno solo "stare"
Noi invece ci spostiamo sempre e creiamo le nostre possibilità❤"
In foto Diletta in spiaggia mentre crea gelati di sabbia

27.6.21

Vercelli, tariffario per punire il "revenge porn": 1500 euro per minacciare l'ex, diecimila per ucciderlo. ma poi la situazione gli sfugge di mano e viene ricattata dal tipo che aveva pagato

 ecco cosa succede quando la giustizia è lenta , scarsa ed farranginosa

Vercelli, tariffario per punire il "revenge porn": 1500 euro per minacciare l'ex, diecimila per ucciderlo. Una donna si rivolge a un pregiudicato per avere vendetta. Ma la situazione le sfugge di mano perchjè viene allo stesso tempo ricattata dal tipo che doveva eseguire la vendetta


 repubblica  del  22 GIUGNO 2021

Pubblicano le sue foto intime in rete, così organizza una spedizione punitiva contro l'ex e contatta un pregiudicato che le propone un ricco tariffario, fino all'omicidio, con possibilità di assistere. Ma quando si pente, viene minacciata a sua volta, e le viene estorto del denaro. La vicenda, avvenuta nel Vercellese, si è conclusa nei giorni scorsi con l'arresto in flagranza per estorsione di un uomo e una donna, gli autori delle minacce, ma tutto inizia almeno un anno fa. Gli agenti della squadra mobile di Vercelli, con un'indagine lampo coordinata dalla Procura, hanno infatti ricostruito

quanto accaduto, grazie alla testimonianza della donna vittima di minacce che, impaurita, ha deciso di denunciare tutto. È stata lei, circa un anno fa, a scoprire sui social che erano stato pubblicate diverse sue foto intime. Da allora aveva ricevuto anche diverse telefonate chiedendole prestazioni sessuali a pagamento.  La situazione le ha causato "uno stato di forte depressione", spiegano gli investigatori, al punto da cercare di trovare una soluzione. Credendo che l'autore fosse il suo ex, con cui la relazione era terminata in modo burrascoso poco prima della pubblicazione delle foto, si sarebbe rivolta a un suo conoscente, che lei chiama "Fabio", 35enne di origini slave, noto pregiudicato della zona. Ha chiesto di intimidire l'ex con minacce. Fabio avrebbe accettato in cambio di denaro "variato in virtù della tipologia del gesto criminale da attuare - spiegano gli investigatori -. In generale l'elenco delle possibilità andava dalla minaccia verbale sino all'uccisione con conseguente occultamento del cadavere". L'omicidio le sarebbe costato almeno 10mila euro e a cui avrebbe potuto assistere per avere certezza, sia dal vivo che in videochiamata. La donna però avrebbe rifiutato e scelto la "tariffa base", quindi intimidazioni verbali, che le sarebbero costate 1.500 euro con un acconto versato subito di 250.Quando ha raccontato della sua intenzione al suo compagno attuale, lui l'ha convinta a desistere. Insieme hanno contattato Fabio chiedendo di lasciar stare ma questi di tutta risposta ha chiesto comunque la somma altrimenti avrebbe chiamato le forze dell'ordine. Impauriti dalla denuncia, la coppia ha deciso di pagare. Quando però lui è ricomparso chiedendo altro denaro, pari a 1.700 euro, ricattandoli con una registrazione, i due sono andati a denunciare dalla polizia, dicendo che l'appuntamento per la consegna era fissato per il giorno dopo (mercoledì scorso) davanti all'ospedale di Vercelli. Così si sono presentati anche gli agenti travestiti da medici per non farsi notare. Dopo la consegna del denaro, quando le vittime erano al sicuro, gli agenti hanno fermato Fabio e la sua fidanzata, 48 anni, italiana che l'accompagnava, ed è scattato l'arresto. 

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata IX SE NON POTETE SCAPPARE USATE I GOMITI E LE GINOCCHIA

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