6.9.21

rosicate , incrocio fra culture occidentale e islamica , virologi da salotto

 Ricapitolando.

Nei giorni scorsi Paola Egonu ha trascinato le azzurre alla vittoria degli Europei mettendo giù 29 punti e una prestazione mostruosa, proprio nel momento più importante.E, alla fine, è stata premiata come MVP, migliore giocatrice dell’intero torneo.Ora è più chiaro perché la chiamano la pallavolista più forte al mondo? Alla faccia di chi diceva che non era degna di portare la bandiera olimpica. Alla
faccia delle critiche ingiuste, dei mestatori d’odio, di chi parla senza sapere, delle tante, troppe, cattiverie.
Adinolfi all’alba dei giochi olimpici si era espresso in maniera molto dura sulla decisione di scegliere come porta bandiera della delegazione azzurra Paola Egonu. Per lui era una questione sportiva, a molti era parsa una polemica legata al colore della pelle. E così all’indomani del successo europeo delle azzurre Adinolfi  dic e la  siua  .....  e gloi risponde  asfandandolo  un grandissimo  giocatore   della nazionale  ( e non   
 solo  ) maschile    di  pallavolo  il Russi  naturalizzato italiano  ivan Zaytsev  




Unione  sarda  06 settembre 2021 alle 15:37 aggiornato il 06 settembre 2021 alle 15:42

La cultura sarda e musulmana unite in un abito presentato all’Evening Dresses Show

La mise reinterpreta il velo islamico con quello delle vedove di Orgosolo


l'abito (foto Ufficio stampa)



Anche un’azienda sarda alla terza edizione di Evening Dresses Show, l’evento di moda per abiti da sera che si è tenuto dal primo al 3 settembre a Salerno nella stazione marittima “Zaha Hadid”.Novità di quest’anno è stata la modest fashion, ossia una linea interamente dedicata alle donne musulmane. Una scelta apprezzata sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori, con 32 delle aziende di abbigliamento che hanno realizzato almeno un outfit in linea con la modest fashion.
Dalla Sardegna Anna Mattarocci, stilista cagliaritana, ha presentato una mise che unisce Isola e Islam: un abito dedicato alle donne musulmane, con il velo islamico interpretato con la foggia delle vedove di Orgosolo. Due culture unite sotto il segno dell’eleganza.
"Abbiamo lanciato un ponte per unire la nostra cultura a quella araba, in un periodo molto particolare per entrambe. Creare nuovi sbocchi commerciali, affacciarsi su mercati internazionali come quello del mondo arabo, ma non solo, può essere veramente la svolta per le tantissime aziende di qualità che si trovano nel sud Italia. Noi vogliamo essere al loro fianco”, ha tenuto a precisare Michela Zio, direttrice artistica di EDS.
L’Italian Muslim Wear è stata apprezzatissima anche dalla tiktoker e influencer Tasnim Ali, giovane musulmana nata e cresciuta in Italia ma di origini egiziane, ospite dell’evento: “Penso sia l’inizio di un grande processo di integrazione e inclusione, anche per la moda italiana. Sono certa che ci saranno anche clamorosi effetti dal punto di vista commerciale visto che le donne arabe e musulmane non aspettavano altro che indossare un abito Made in Italy”, ha dichiarato.
Tutto l’evento è stato studiato e organizzato dall’associazione IFTA con il sostegno di ICE, l’Agenzia governativa per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane nell’ambito del Piano Export Sud (PES 2) e della Regione Campania.
“Un’edizione sofferta ma bellissima – spiega Roberto Jannelli, presidente di IFTA -. Siamo riusciti a far diventare Salerno un punto di riferimento internazionale per tutto il settore moda ma soprattutto siamo riusciti a creare un ponte tra le aziende sartoriali del sud Italia e i buyer internazionali. Siamo molto orgogliosi del lavoro fatto ma già nei prossimi giorni lavoreremo alla prossima edizione”.
Sono state ben 61 le aziende provenienti non solo da Sardegna ma anche da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia, arrivate in questi giorni a Salerno per partecipare alla vetrina internazionale di EDShow 2021 con collezioni per la primavera-estate 2022, riassunte dal claim “Come back to life”.
Coinvolti oltre 100 tra compratori e distributori italiani, ma soprattutto 40 operatori stranieri, invitati da Ice-Agenzia, provenienti da Austria, Azerbaigian, Bulgaria, Egitto, Germania, Iran, Slovenia, Spagna, Svizzera, Regno Unito, Romania, Russia, Stati Uniti, Thailandia e Ungheria. A questi, arrivati fisicamente a Salerno, si sono aggiunti quelli connessi in rete grazie alla diretta streaming realizzata sulla piattaforma digitale Fiera Smart 365, collegata con le 78 sedi ICE nel mondo.
Burioni come il prezzemolo
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone, persone in piedi e calzature


Ora io non ho niente che lui vada a Godersi la vita e vada nei salotti è affar suo . Ma non è dignitoso e coerente con la siua professione andare a fare salotti Sgarbi docet . Un conto è andarci per lavoro e per controbattere la disinformazione in ambito medico\scientifico ma come giustamente dice Fabrizio Peronaci
Burioni a Venezia poteva risparmiarsela... Del Red carpet dei virologi avremmo fatto volentieri a meno... l’importanza (o la scarsa efficacia) delle vaccinazioni si può spiegare in altra sede, il papillon non è necessario...




5.9.21

chi lo ha detto che la pubblicità sui social ed in internet sia solo invasiva ? ecco come ho appreso della storia di Mariasilvia Spolato la prima donna in italia a fare coming out in tempi non sospetti

 spirito nel  buio  -  zucchero
in viaggio  -fiorela  mannoia 

Leggi   anche  una  storia    simile  

 Quando  scrivo ( in realtà la maggior  parte  delle    voltew  copio e  incollo  roba  altrui ed  rielaboro  con parole miej   o   aggiungo  miei  giudizi \  commenti  ) post per  il nostro blog  , ascolto musica  in rete   .  In  questo caso  spotify free  (  ovvero l'ozione  con pubblicità  )   da  cui    è  tratto la  colonna  sonora  del  post  d'oggi     ed   grazie    ad uno  spot    per  una trasmissione su tale  canale   che    ho  appreso ( anzi riappreso  l'avevo dimenticata  ) la  storia di Mariasilvias Spolato   che  riporto  sotto  

Mariasilvia Spolato

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jump to navigationJump to search
Mariasilvia Spolato fotografata da Lorenzo Zambello

Mariasilvia Spolato (Padova26 giugno 1935 – Bolzano31 ottobre 2018) è stata un'attivista per i diritti LGBT italiana. È stata una delle pioniere del movimento per i diritti delle persone omosessuali e la prima donna in Italia a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità.[1] Per questa ragione venne discriminata e perseguitata.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Padova il 26 giugno 1935 e nella stessa città nel 1961 conseguì la laurea con 85/110 in scienze matematiche. Per un periodo lavorò e visse a Milano. Trasferitasi a Roma, nel 1971 fondò il Fronte di Liberazione Omosessuale (FLO),[3] movimento poi confluito nel Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano (F.U.O.R.I.) e insieme ad Angelo Pezzana fondò la rivista Fuori! nel 1971[4][5] alla cui redazione collaborò firmando molti articoli. Nel 1972 partecipò alla manifestazione dell'8 marzo a Roma portando - per la prima volta in Italia - un cartello del Movimento di Liberazione Omosessuale. Le fotografie della sua partecipazione alla manifestazione vennero pubblicate dal settimanale Panorama[2] e questo le creò dei problemi.[6]

Partecipò a quella che è stata chiamata “la Stonewall italiana”, ovvero la manifestazione di protesta per il primo Congresso internazionale di Sessuologia del CIS (Centro Italiano di Sessuologia) che come tema aveva i “Comportamenti devianti della sessualità umana” e che si svolse al Casinò di Sanremo dal 5 all’8 aprile 1972; in quell'occasione fu intervistata, dando il proprio nome e cognome, dal Corriere della Sera.

Il suo attivismo LGBT e la pubblicazione di libri sullo stesso tema portarono il Ministero dell'Istruzione a licenziarla con la motivazione di essere «indegna» all'insegnamento. Per via del suo orientamento sessuale venne allontanata dalla sua famiglia e senza fissa dimora vagò per varie città italiane. In seguito a una grave infezione a una gamba venne ricoverata in un ospedale di Bolzano e successivamente accolta nella casa di riposo Villa Armonia, dove visse gli ultimi anni di vita.[2][7]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariasilvia Spolato, I movimenti omosessuali di liberazione, Milano, Asterisco Edizioni[8][9], 2019. (Introduzione di Elena Biagini, contributo di Dacia Maraini)
  • Mariasilvia Spolato, I movimenti omosessuali di liberazione, Roma, La nuova Sinistra, 1972. (prefazione di Dacia Maraini)[10]
  • Mariasilvia Spolato, Gli insiemi e la matematica: Con 120 esercizi 1969/1972, Bologna, Zanichelli, 1970.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Addio a Mariasilvia Spolato, la prima a dire  «io amo una donna», in Alto Adige, 7 novembre 2018. URL consultato l'11 novembre 2018.
  2. ^ 
    Salta a:
    a b c È morta Mariasilvia Spolato prima italiana a dichiararsi omosessuale, su repubblica.it, 8 novembre 2018. URL consultato l'11 novembre 2018.
  3. ^ Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, 1999, p. 48, ISBN-10: 8807815591 ISBN 978-8807815591.
  4. ^ Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia : 1971-1981, Roma, Teti, 2017, pp. 42 e ss., ISBN 978-88-99918-05-7.
  5. ^ (ENItaly's first 'publicly gay' woman Mariasilvia Spolato dies at 83 - PinkNews · PinkNews, su www.pinknews.co.ukURL consultato il 13 novembre 2018.
  6. ^ È morta Mariasilvia Spolato, la prima italiana a fare coming out, in Rolling Stone Italia, 8 novembre 2018. URL consultato l'11 novembre 2018.
  7. ^ Mai più sotto i ponti, su stpauls.itURL consultato il novembre 2018.
  8. ^ Asterisco Edizioni, su asteriscoedizioni.com.
  9. ^ Asterisco Edizioni, su www.facebook.comURL consultato il 21 luglio 2019.
  10. ^ dettaglio documento, su opac.bncf.firenze.sbn.itURL consultato il 13 novembre 2018(archiviato dall'url originale il 14 novembre 2018).
  11. ^ dettaglio documento, su opac.bncf.firenze.sbn.itURL consultato il 13 novembre 2018(archiviato dall'url originale il 13 novembre 2018).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariasilvia Spolato,I movimenti omosessuali di liberazione, 2019, Asterisco Edizioni, ISBN 978-88-944371-0-2.
  • Gianni Rossi Barilli, Il movimento gay in Italia, 1999, Feltrinelli, ISBN-10: 8807815591 ISBN 978-8807815591.
  • Myriam Cristallo, Uscir fuori: dieci anni di lotte omosessuali in Italia : 1971-1981, Roma, Teti, 2017, ISBN 978-88-99918-05-7.
  • Andrea Pini, Quando eravamo froci: gli omosessuali nell'Italia di una volta, Milano, Il Saggiatore, 2011, ISBN 978-88-428-1654-6.
  • Massimo Consoli, Independence gay: alle origini del Gay pride, Bolsena, Massari, 2000, ISBN 88-457-0158-1.
  • Elena Biagini, L'emersione imprevista. Il movimento delle lesbiche in Italia negli anni '70 e '80, Pisa, Edizioni Ets, 2018, ISBN 978-88-467-5300-7

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  • Fuori!





  • Incuriosito da vari siti ho scoperto che fu una persona che pur Non avendo cercato i riflettori Mariasialvia, ma non voleva tacere, non voleva nascondere. A una manifestazione femminista, nel 1972, aveva dichiarato pubblicamente la sua omosessualità, l’aveva scritta su dei cartelli. A Milano aveva partecipato al 1968 e nel 1971 aveva fondato il FLO, Fronte di Liberazione Omossesuale, e la
    rivista Fuori. Firmava con il suo vero nome, rarità all’epoca, gli slogan: «Lesbiche uniamoci», «Donne, impariamo ad amarci tra noi», «Usciamo fuori». Ed ecco che le pene dell'inferno che ha dovuto passare ( vedere sopra la agina di wipedia riportata ) la consapevolezza di averla collettivamente dimenticata . Infatti la notizia della sua morte non sarebbe forse neppure divenuta pubblica se il fotografo Lorenzo Zambello e il quotidiano Alto Adige non le avessero dedicato la giusta attenzione e che ha avuto "il grande onore poterla fotografare" prima che morisse contribuendo così a mantenere viva la memoria di una persona che ha messo la lotta per i propri ideali e un mondo meno crudele al di sopra di tutto. E così la sua morte le ha in qualche modo restituito un riconoscimento pubblico, come pioniera del movimento per i diritti delle persone omosessuali; dall’anonimato in cui aveva vissuto la seconda parte della sua vita è tornata a far parlare di sé: numerosi articoli di giornale hanno ricordato la sua storia, il suo gesto coraggioso che ha pagato così duramente. potrebbe aiutarci a rimettere al centro da una parte la memoria,
    dall’altra la relazione e la cura e solidarietà reciproche necessarie alle politiche di movimento: andare e tornare tutti insieme. Ma ricordare Mariasilvia oggi, nell’epoca della consacrazione della normalizzazione, è anche una spinta a rimettere in discussione la marginalizzazione e la cancellazione di tutte le espressioni di radicalità dei nostri movimenti senza le quali, come la storia di Mariasilvia Spolato dimostra, il cambiamento non avrebbe avuto luogo e probabilmente non avrà luogo in futuro.




Che  altro aggiungere    se  non  queste due testimonianze  





siti   consultati

le meraviglie di queste paraolimpiadi ( tokyo2020\1 ) corpo e mente, Platone dalla tripletta di Le tre medaglie di Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto nei 100 metri a Rita Cuccuru e Zheng Tao nuotatore leggendario

 premetto  che   Savino  mipiace  poco  e  nulla  lo vedo come  un dottorino   ed  un prezzemolino  .  Ma   a volte  ,  ed  è   questo  uno dei casi ,  ha  perfettamente  ragione  .  Il   discorso  che  fa  ,  vedi articolo sotto  ,   sul corriere  della sera   del 4\9\2001 ,   lo si  può  riferire  anche ad  altre     storie  delle ,    trascuratissime  dai media ufficiali     e di stato  ed  relegate     ad  mero evento  sportivo  secondario  , paraolimpiadi  .  Infatti oltre  all'articolo in questione    riporto altre  storie    che mi  hanno  colpito di queste  paraolimpiadi 

La tripletta dell’Italia alle Paralimpiadi: corpo e mente, Platone corre con le velociste azzurre


di Roberto Saviano

Le tre medaglie di Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto nei 100 metri raccontano l’essenza vera, classica, dello sport

desc img

Le tre medaglie delle azzurre nei 100 metri alle Paralimpiadi di Tokyo ci raccontano l’essenza classica e vera dello sport.
Che siano state tre atlete italiane a «narrarcela» rende entusiasmante— per noi che da sempre sosteniamo le Paralimpiadi — questa impresa così meravigliosamente potente.
Quando parlo di essenza classica dello sport intendo riferirmi proprio al significato originario delle Olimpiadi. Queste non sono una sottocategoria per donne e uomini sfortunati. Sono sfida, disciplina, slancio, consapevolezza del limite e sforzo nel creare nuove possibilità di sé. Esattamente ciò che chiede lo sport. Non una disciplina minore, vissuta come intrattenimento per persone menomate.
Le Paralimpiadi sono, ancor più delle Olimpiadi, l’emblema di quello che fu lo spirito greco della sfida sportiva.
Lo spirito classico raccontava l’agonismo come la lotta che si ingaggiava con il proprio corpo tra il sé che volevi provare ad essere ed il te che eri già. Ma non era una lotta che portava al disprezzo del proprio corpo o alla tortura del proprio limite che non sapevi accettare. Tutt’altro, la lotta non aveva che un vincitore: sé stessi. Perché avveniva il mescolamento, proprio così come lo definiva Protagora, tra il te sognato e il te che sei. Aspirare a conoscere i propri limiti significa descrivere i propri confini non come luogo dove tutto ha termine ma come luogo dove comincia te stesso.
Le nostre atlete hanno saputo mescolare proprio questo: il sogno del risultato e le difficoltà del vivere, hanno mescolato il sogno e la possibilità di agguantarlo. Ogni tentativo di realizzarsi, ogni tentativo di procedere ha come risultato il mischiarsi, il contaminarsi. Se non provi a mescolarti con il sogno, rimani ancorato all’immanente quotidianità.
Le Paralimpiadi furono create, nel 1960, dal neurologo Ludwig Guttmann che dopo la guerra non voleva più vedere corpi abbandonati alla disperazione: per riattivare quelle vite ancora piene di energia decise di sottoporle alla sfida, ossia alla conoscenza di sé. Non voleva più vedere medici lasciare corpi svilire solo perché considerati dalla società mancanti di qualcosa, voleva che quell’assenza diventasse lo spazio per il rinascere, un colmare vita.
E non è questo lo sport? Riattivare la vita? Non è forse questa la ricerca del conoscere, cioè il riempire vuoti, correggere il rotto, riassestare in nuova forma l’esistenza? È così che insieme al medico italiano Antonio Maglio nasce l’idea di organizzate le Paralimpiadi, come racconta il bel libro su Guttmann Un cuore da campione di Roberto Riccardi (La Giuntina).
Martina Caironi medaglia d’argento e Ambra Sabatini medaglia d’oro hanno perso la gamba per un incidente, Monica Contrafatto ha perso la gamba colpita dalle schegge di un ordigno in Afghanistan.
Quando accade una cosa del genere non hai molte opzioni, dinanzi a te hai due strade: o permettere che la tua vita sia «amputata» o provare a imparare a camminare esattamente come quando avevi 12 mesi. Riniziare, rinascere, ricostruirsi avendo come opportunità il non doverlo fare per la prima volta. Ma per la seconda e poi una terza e quarta volta.
Per Platone per allenare la mente, e quindi renderla capace di raggiungere il difficile cammino verso la conoscenza delle idee, era un esercizio necessario: da un lato alleni il corpo, dall’altro la mente, partendo dal calcolo geometrico. Isocrate aveva un’altra visione, per lui non c’era possibilità di distinzione tra corpo e mente (sugkeisthai): quindi mentre eserciti il corpo stai già permettendo alla mente di allenarsi e viceversa. Quando affronti il calcolo e la retorica stai equilibrando la postura e la fibra dei tuoi muscoli. Quando ti educhi al pensiero stai trasformando il tuo corpo, quando lo alleni stai permettendo alla mente di accedere a nuove strade.
Sabatino, Caironi e Contrafatto in pista hanno messo in pratica questo principio filosofico: hanno tenuto la fibra della loro mente. Riconosciamo in loro lo sforzo, il riscatto e la resistenza perché questa è l’essenza dello sport che ci piace ed esalta: la possibilità di resistere, di permettere alla mente di avere il controllo, di sfidare— qualunque sia il risultato — sé stessi e ciò che ci capita nell’avventura della vita.
Le Paralimpiadi sono così incredibilmente romantiche perché ci immedesimiamo tutti (anche se non siamo capaci di imprese stratosferiche come le nostre atlete) nello sforzo di resistere al destino che ci avrebbe voluto domi. E che siano state tre nostre atlete a riuscirci, a indicarci la strada, beh è splendido.




L’ATLETA È TORNATA DA TOKYO
Paralimpiadi, Rita Cuccuru festeggiata dalla
sua Maranello "I Giochi? Esperienza unica"












Non ha raggiunto il podio ma va bene così, anche perché la sua testimonianza di coraggio e determinazione vale comunque una medaglia. L’esperienza olimpica di Rita Cuccuru, ottava nel triathlon alle Paralimpiadi di Tokyo, "è stata – parole sue – qualcosa di unico", ed unica, a suo modo, è stata anche l’accoglienza che le ha voluto riservare l’amministrazione di Maranello, che ha organizzato un happening che ha visto la giunta – c’erano il sindaco Luigi Zironi e l’assessore allo Sport Mariaelena Mililli – complimentarsi con Cuccuru, consegnandole una targa ricordo: detto che, a maggior ragione quando si parla di Olimpiadi, vale sempre il motto decoubertiniano ("l’importante è partecipare"),
Cuccuru ha comunque portato a Tokyo il nome di Maranello, e la circostanza è stata sottolineata dall’amministrazione in occasione della ‘cerimonia’ andata in scena ieri sulla piazzetta antistante la biblioteca Mabic, nel corso della quale la Cuccuru ha annunciato di voler partecipare alle qualificazioni per le prossime Paralimpiadi, a Parigi nel 2024.
Nonostante tutto non si è abbattuta e non abbatte facilmente . Infatti, oltre il suo passato pre paraolimpico era una promessa del calcio femminile ad alto livello ( serie A ) come testimonia la sua "biografia" , il suo motto è : << Che la mia tensione diventi coraggio, e la paura diventi la mia forza.>>( dallla siua pagina fb )








Zheng Tao in numeri: la storia del nuotatore cinese leggenda alle Paralimpiadi

Si chiama Zheng Tao ed è il nuotatore paralimpico dei record. Ecco alcuni numeri per capire come mai se ne parla e perché il suo nome ha segnato anche le Paralimpiadi di Tokyo 2020.




Il 2012 è l’anno in cui Zheng Tao ha vinto la sua prima medaglia d'oro. Si è trattato dei 100 metri in stile dorso. I Giochi erano quelli di Londra.
Il 2016 è l’anno del miracolo: a Rio de Janeiro, Zheng Tao ha vinto la medaglia d'oro ai 100 metri dorso maschili nonostante un infortunio alla parte bassa della schiena. Non solo, ha anche stabilito il record mondiale di 1:10.84.



Alle Paralimpiadi estive 2020 di Tokyo, ha vinto la medaglia d'oro all'evento Butterfly maschile con un record mondiale di 30.62.Sempre alle Paralimpiadi estive 2020 di Tokyo ha conquistato il primo posto sul
podio all'evento dorso maschile e la medaglia d'oro ai 50 metri in stile libero.


 Ha anche vinto la medaglia d'oro alla staffetta mista 4x50 metri in stile libero.



proprio  mentre     finvo  di scrivere  questa news  mi arriva la  notifica  dall'ansa    di questa news    che  chiude  la mia serie  di post     su tale   bellissimo evento  ,  una  sorpresa per  me  , perchè non immaginavo  che    ( per  esperienza personale  con  amici\che disabili  )  da  tali situazioni    si potesse  rinascere   e trovare la  forza  per andare  avanti     e rincominciare  .  




Paralimpiadi: a cerimonia chiusura portabandiera più giovane
Matteo Parenzan alfiere azzurro. Pancalli,'E' presente e futuro'


(ANSA) - ROMA, 04 SET - Sarà Matteo Parenzan a portare la bandiera italiana alla cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi di Tokyo 2020 in programma domani allo stadio Olimpico di Tokyo.
A renderlo noto è il Comitato italiano paralimpico, indicando l'atleta triestino, appartenente alla squadra azzurra di tennistavolo e più giovane componente della nazionale italiana paralimpica con i suoi 18 anni compiuti proprio il 23 giugno, giorno della consegna da parte del Presidente della Repubblica SergioMattarella della bandiera alle spedizioni olimpica e paralimpica .
"Matteo rappresenta l'Italia paralimpica che guarda al futuro - ha sottolineato il presidente del Cip Luca Pancalli - In questa Paralimpiade abbiamo ottenuto un risultato storico con un team costituito da tanti
esordienti ma anche da numerosi veterani. Da domani lavoreremo per costruire un nuovo ciclo che possa garantire al nostro Paese di rimanere nel gruppo delle nazioni più forti del mondo. Matteo è l'anello di congiunzione fra un presente luminoso e un futuro che ci auguriamo possa essere sempre più radioso".
Entusiasta l'atleta azzurro: "Sono davvero felicissimo ed emozionato - ha confessato Parenzan - me lo avevano detto un paio di giorni fa e oggi che è ufficiale posso dire di essere orgoglioso per il ruolo che ho ottenuto per domani sera. Un ruolo davvero prestigioso, quello di poter portare in alto il Tricolore italiano alla cerimonia di chiusura, i colori di una nazionale e di un Comitato paralimpico intero. Ho coronato un altro grande sogno, dopo aver potuto partecipare a un'esperienza davvero unica: dovrò essere bravo a metterla in pratica già dai prossimi tornei". (ANSA).

4.9.21

Borja Valero, dalla serie A ai dilettanti: "Scelta di testa e cuore". E ad allenarsi arriva in Vespa

  da https://www.unionesarda.it/  e  repubblica  


L’ex Real Madrid, Fiorentina e Inter firma per la società di Firenze, il Centro Storico Lebowski, sposando il progetto sportivo e sociale

Borja Valero con la sua nuova maglia (dalla pagina Facebook\u00A0Centro Storico Lebowski)
Borja Valero con la sua nuova maglia (dalla pagina Facebook Centro Storico Lebowski)



Nell’estate dei Paperon de’ Paperoni del calcio, su tutti Leo Messi e la sua firma da 35 milioni di euro più bonus a stagione, o degli addii, come quello di Cr7 alla Juve, c’è la storia di Borja Valero. Sembra uscita da un romanzo calcistico. Il centrocampista spagnolo, 36 anni, ex Real Madrid, Maiorca, West Bromwich Albion, Villarreal, Fiorentina e Inter, con alle spalle 268 presenze nella serie A italiana, 137 in Liga, 30 in Premier League, 13 in Champions League e 52 in Europa League, ha firmato un nuovo contratto. I soldi e la fama questa volta non c’entrano nulla. Il calciatore vestirà la maglia del Centro Storico Lebowski, società di Firenze che disputa le proprie partite nel vicino comune di Impruneta. Categoria? Promozione. Dilettantismo puro. Niente professionismo, stadi, riflettori delle tv che hanno acquistato i diritti, doppie sedute di allenamento. Nulla di tutto questo. Borja Valero, per tutti “il sindaco” ha sposato un progetto sociale: «Non ho scelto il Lebowski perché volevo continuare a 
La firma (Facebook-Centro Storico Lebowski)
giocare», ha spiegato in una recente intervista al Corriere dello Sport. «L’ho fatto perché credo di poter aiutare la squadra ad avere un po’ di visibilità. Quando ho accettato ho pensato a quando da ragazzino giocavo in un campetto polveroso, in un quartiere periferico di Madrid, alimentando i miei sogni. Io mi rivedo in loro».
Dopo aver annunciato l’addio al calcio, forse anche deluso dalla Fiorentina e dalla speranza – vana – di poter continuare a dare un contributo alla società viola, il sindaco ci ha ripensato. Continuerà a indossare le scarpette e a calpestare un campo erboso. Ma lo farà ben distante dai palcoscenici della serie A e del professionismo. Proprio come il gruppo che ha deciso, undici anni fa, di fondare il Centro Storico Lebowski: ragazzi che, stanchi del calcio milionario gestito da televisioni, procuratori e giochi di potere, si sono ritrovati attorno a un progetto basato sui veri valori dello sport. Dunque autofinanziamento, sostegno degli appassionati, spirito sportivo e crescita dei giovani. I risultati non sono mancati: dalla Terza categoria alla Promozione in undici anni. Niente male per una squadra che, nel nome, contiene l’omaggio a Firenze (progetto e società sono nate nel cuore della città, in piazza D’Azeglio, dunque nel centro storico) e al film dei fratelli Cohen, Il Grande Lebowski (così il volto del protagonista, Drugo, appare sulla divisa della squadra).
con la presidente  e la  vice 


Ma la storia del matrimonio tra Borja Valero e Centro Storico Lebowski ha anche un altro lato particolare, che la distingue ulteriormente dal mondo del calcio. Quando il calciatore ha firmato il contratto, lo ha fatto insieme ai vertici della società: due donne, la presidente Ilaria Orlando e la vicepresidente Matilde Emiliani.
«È questa la prima volta che pubblicamente siamo uscite come la presidente e la vicepresidente della società. Per vari motivi non l’avevamo ancora fatto, ma sono comunque circa 19 mesi che lo siamo», hanno spiegato le due dirigenti. «Non abbiamo mai voluto diventasse una bandiera il fatto che fossero due donne a ricoprire questi due ruoli. Uno dei due motivi è che nel Lebowski davvero non conta nulla, abbiamo deciso di diventare cooperativa proprio perché i ruoli non fossero verticali, ma il più orizzontali possibile. L’altro motivo è che per noi ragazze, donne, ultras, socie, le conquiste sono state altre. Abbiamo partecipato a un torneino della curva, abbiamo iniziato a cantare in curva partendo dalle ultime file per arrivare ai primi gradoni, abbiamo iniziato a frequentare le assemblee, dove poi abbiamo preso parola».
Un campione in una squadra di Promozione e due donne alla guida di una società di calcio. Roba da pazzi, potrebbero pensare in molti. «È sbagliato stupirsi della presenza delle donne nel mondo del calcio, ma è ancora più maschilista focalizzarsi in prima battuta sull’aspetto fisico», ribadiscono Ilaria Orlando e Matilde Emiliani. «Al Lebowski le donne sono in curva a cantare, in campo a giocare, in cucina a coordinare i volontari per far funzionare la sagra, ad allenare le bambine e i bambini della scuola calcio, nei gruppi operativi per far sì che le cose funzionino e il sogno prosegua, accanto a Borja Valero per dargli il benvenuto nel mondo grigionero». Poi ricordano l’articolo 3 dello statuto della società: «Il Centro Storico Lebowski aspira a diffondere valori quali la solidarietà, l’aggregazione, l’autorganizzazione, la cooperazione, l’antifascismo, l’antirazzismo, l’antisessismo, il protagonismo contrapposto alla delega, all’isolamento, all’egoismo e all’individualismo». Con un obiettivo: «Ciò che quotidianamente facciamo al Lebowski è provare a sovvertire gli ingiusti rapporti tra i generi. La strada è lunga, ma la forza tanta». Ora, per questa nuova partita, potranno contare anche sul contributo di un campione come il Sindaco, Borja Valero.

È arrivato in Vespa Borja Valero, puntualissimo, al primo allenamento con il c.s. Lebowski, società cooperativa sportiva dilettantistica fiorentina che milita in promozione. Una storia "di cuore e testa", come ricorda lo stesso ex giocatore di Fiorentina e Inter: "Loro portano avanti iniziative molto affini a ciò che penso, al mio stile di vita", dice.
  A 36 anni Borja Valero (Real Madrid e Villarreal in Spagna, West Bromwich in Premier League e tanti anni in serie A con Fiorentina e Inter), pur potendo ancora giocare ad alti livelli ha scelto il club di Firenze nato nel 2010 dalla colletta di un gruppo di studenti. Il Centro Sportivo Lebowski rappresenta un esempio di azionariato popolare che ha ottenuto finora buoni risultati sportivi (dagli inizi in Terza Categoria alla Promozione) ma soprattutto promuove impegno sociale e volontariato. di Giulio Schoen

La 'danza' della balena sotto la tavola da paddle: le immagini dal drone

 <iframe class="rep-video-embed" src="https://video.repubblica.it/embed/green-and-blue/biodiversita/la-danza-della-balena-sotto-la-tavola-da-paddle-le-immagini-dal-drone/395151/395860&width=640&height=360" width="640" height="360" frameborder="0" scrolling="no"></iframe>

Le incredibili immagini catturate da un drone in Argentina: Analia Giorgetti durante un giro in mare con la sua tavola da paddle si è imbattuta in una maestosa balena che le ha girato intorno, incuriosita, in quella che può sembrare una danza elegante. "E' stato un momento magico e un privilegio per me", ha affermato la donna, che nello stesso giorno festeggiava il suo compleanno. Le immagini sono state realizzate dal fotografo naturalista Maxi Jonas

Meloni e company facessero leggi più serie anzichè Vietare le parole «handicappato» e «diversamente abile» nei documenti ufficiali. un linguaggio più inclusivo non si fa per via legislativa

  se invece  di  fare  una legge  per una   cosa di poco conto   visto che  la  sostanza  non cambia   facessero leggi  o  almeno modificase...