16.2.15

finalmente Una storia di ordinaria buona sanità in ospedali e struttuire saitarie sempere più allo sfascio

Prima di  iniziare  questo post  , vorrei chiedere scusa   per le  generalizzazioni dei post precedenti  , a  tutti  quelli  che nele strutture  ospedaliere  e di pronto soccorso  coraggiosamente   lottano  contro  tagli assurdi , malaburocrazia  , per  salvare   vite  e garantirci la minor sofferenza possibile  .

Finalmente  dopo   news mala sanità  cattiva sanità e    dopo 

" Tre Angeli volati in cielo", pietoso eufemismo per un dolore troppo grande da sopportare, perchè non si può accettare che tre bimbi muoiano, uno dietro l'altro, Catania, Trapani, Napoli, accomunati "dall'inefficienza" delle strutture sanitarie pubbliche, che avrebbero dovuto curarli e salvarli! Ma quando la sanità funziona, a ben guardare, è soprattutto grazie all'impegno, alla professionalità e allo spirito di sacrificio di tanti operatori sanitari, oltre le carenze anche gravi del settore, a tutti i livelli! E' giusto darne atto!
da Carmìna Conte


capita    che  

  da   http://www.sardiniapost.it/cronaca/

 un signore ultrasettantenne arrivi al Pronto Soccorso del SS.Trinità di Cagliari, il più vicino a casa, un mercoledì mattina, alle 11,10: ha problemi di memoria, non ricorda cosa ha fatto nelle due ore precedenti, ma non accusa altri disturbi, cammina con le sue gambe, non ha né mal di testa né capogiri. Nella saletta di attesa una ventina di persone, giovani, anziani, donne, uomini. Il signore suona alla guardiola per prendere il codice: chissà quale gli attribuiranno.




 “Verde, rosso, bianco…chissà a che ora la finisco!”, pensa, mentre la moglie va a parcheggiare la macchina. Giornata fortunata, parcheggio trovato quasi subito, la moglie torna dopo pochi minuti, ma il marito non c’è: gli astanti la rassicurano, è già entrato. La moglie si tranquillizza, si aspetta di vederlo ricomparire con il codice. Dalla porta entrano ed escono persone, già visitate o con il codice e con la specifica di visita. Sul piazzale antistante c’è un via vai di ambulanze, e gente che arriva con i mezzi propri. La saletta si riempie, come sempre. Passano i minuti e non succede niente, il marito ancora non torna con il codice. La moglie comincia a preoccuparsi, suona alla guardiola, si affaccia un’infermiere, gli chiede del marito: la rassicurano, lo stanno già visitando, la chiameranno a breve. “Che strano – pensa la moglie – e il codice? Mah, speriamo bene”. Non resta che attendere. Dopo tre quarti d’ora la chiama una gentilissima e giovane infermiera. La rassicura, il marito è già stato preso in carico: pressione cardiaca a 240/124, a rischio di ictus, è già sottoterapia e gli stanno completando gli esami del caso, a breve farà anche la tac al cranio. “Può stare con lui, in attesa della TAC”.
Alle 14, il signore ha completato tutti gli esami, di routine e specialistici, compresa la TAC, lo convoca il medico di turno, una dottoressa. Con gentilezza gli comunica che ha già predisposto il ricovero, indispensabile per monitorare l’attività cardiaca e l’andamento della pressione arteriosa, che nonostante la terapia continua ad essere alta. La buona notizia è che al momento non appaiono lesioni cerebrali da ischemia o altro, ma che occorrerà ripetere la tac. Dopo il primo momento di panico (“un ricovero? E chi se l’aspettava!”), ci si rassegna e pensa che forse è meglio così. “Piuttosto, per il letto dovrà aspettare, dovrebbe liberarsene uno verso le 15/16, c’è già un paziente in dimissione e sta aspettando che lo vengano a prendere”. Va bè, non c’è problema, aspettiamo.
Si fanno le 17, ma il signore è ancora al Pronto Soccorso, nel frattempo gli continuano la terapia: tutto sotto controllo, per fortuna il pericolo è stato sventato. Riacciuffato per i capelli, è il caso di dirlo dalla sollecitudine, professionalità e impegno del personale medico e infermieristico. La “signora con la falce” dovrà aspettare ancora, speriamo per un bel po’. Ma il letto? “Guardi, ormai è questione di minuti, il suo letto si sta liberando”, lo rassicura un altro medico del Pronto Soccorso: “Sa, noi qui vediamo un sacco di gente, ci arriva di tutto, siamo praticamente sempre in emergenza, e riusciamo anche a fare i miracoli, qualche volta, nonostante la carenza di personale e tanti disservizi. Ma poi tutto si inceppa nell’imbuto della carenza di posti letto: non sappiamo dove far ricoverare la gente che ne ha necessità. È così, tutti i giorni”. Finalmente il signore viene accompagnato in reparto, il letto è libero. Si sono fatte le 18,30: un sospiro di sollievo, il reparto è confortevole, totalmente ristrutturato, dotato di servizi in camera. Sembra quasi una clinica privata! Il massimo per un ospedale pubblico. Al Pronto Soccorso, c’è ancora la gente che aspetta il letto. E già, taglia di qua e taglia di là, nella migliore delle ipotesi la gente viene salvata al Pronto Soccorso, ma poi non si sa dove ricoverarla… Già, il SS.Trinità, altrimenti noto come Ospedale di Is Mirrionis, con 343 posti letto e 37 in day hospital, ha un tasso di occupazione dei posti letto di oltre il 90% con 15.600 ricoveri nel 2014.
Si capisce: è un ospedale generale, l’unico ormai in centro città, in un quartiere popolare e popoloso, dove ci si può recare a piedi anche per fare la dialisi, visto che c’è la struttura compessa di Urologia; e poi c’è l’Ortopedia-traumatologia, la Chirurgia generale, la Gastroenterologia, la cardiologia, la ginecologia-ostetricia, l’otorinolaringoiatria-maxillo facciale e ben due reparti di psichiatria, gli unici della città, che “sopportano” il peso di patologie legate alla sfera psico-comportamentale in aumento esponenziale, purtroppo, come quelle da dipendenza, e non solo da “sostanze”, e come la cronaca, purtroppo, riporta quasi quotidianamente. Eppure qui ci sono reparti che hanno livelli di eccellenza come l’Otorinolaringoiatria, “centro di riferimento nazionale per il trattamento dei tumori del cavo orale, certificato IEO”, come recita il sito istituzionale della ASL 8; e la Maxillo-facciale, dove, oltre alle infinite traumatologie, si fanno anche gli interventi sui bambini affetti da labbro leporini; o come la Dermatologia, uno dei quattro Centri di riferimento nazionale per il Morbo di Hansen, l’unico in Sardegna; o il servizio di Cardiologia, dove è stato effettuato uno dei primi interventi di ablazione transcatetere, mediante radiofrequenza per una grave aritmia cardiaca, senza l’ausilio di raggi X, in una giovane donna alla 27° settimana di gravidanza… e adesso è “capofila” nella campagna regionale “Questioni di cuore”, per le malattie cardiovascolari. E non dimentichiamoci di Geriatria, con il Centro di coordinamento regionale delle Unità Valutative Alzheimer per il progetto Cronos. Si potrebbe continuare, ma si sa, le buone notizie non fanno “notizia”, non più di tanto.
Così come non fa notizia il fatto che medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari, lavorino spesso in condizioni estreme: il personale infermieristico, nello specifico, è “al limite”… sempre per la storia dei tagli, pare che da anni quelli che vanno in pensione non vengano “rimpiazzati”, e si fatica anche semplicemente a fare i turni, con conseguenze facilmente immaginabili: sovraccarico di lavoro, limiti nell’assistenza…per fermarci qui. Eppure in questo ospedale ci sono delle ottime équipe di medici e chirurghi: se ci fosse un numero adeguato di anestesisti e infermieri, si potrebbe fare un numero decisamente più elevato di interventi e al massimo livello. E poi, la questione cruciale della sicurezza: il SS. Trinità è un ospedale “aperto”, in tutti i sensi, con molteplici ingressi, alla struttura, ai padiglioni, ai reparti, e il Pronto Soccorso, aperto, ovviamente 24h su 24h. Difficile garantire il controllo, in condizioni normali, doppiamente difficile, se anche i servizi di guardiania sono stati ridotti, già da tempo, sempre per la questione dei tagli. Adesso, alla luce dei fatti incresciosi degli ultimi giorni, Prefettura e Direzione sanitaria annunciano interventi appropriati, per garantire la sicurezza: ma non si poteva intervenire prima, visto che la storia si ripete da tempo? Sempre per la cronaca, il signore ultrasettantenne, e se la cosa interessa, sta bene, dopo tre giorni di ricovero è tornato a casa, grato ai medici del pronto soccorso e di Medicina. “Miracolato” per la seconda volta: 5 anni fa gli hanno salvato la vita, asportandogli un micidiale carcinoma dal collo, con un intervento di alta chirurgia nel reparto di otorinoaringoiatria, ad opera del dr. Giorgio Tore, il responsabile della struttura, senza dover andare “in pellegrinaggio” in altre strutture ospedaliere del “continente” più titolate, come purtroppo spesso capita a molti “isolani”.
Ma si sa, le buone notizie non fanno notizia  o  hanno  vita breve rispetto ad altre magari  meno importanti  e\o significative 
 

15.2.15

Stefano Cusin, insegnare calcio a Hebron: “Qui il lato umano non è un dettaglio”

Ogni   tanto  il calcio sa' essere quedllo che  è realmente  sport  e non solo 




Infatti 
E' il primo allenatore italiano in Palestina dopo una vita da globetrotter del pallone. Prima della Cisgiordania era il secondo di Zenga a Dubai: "Un giorno il presidente mi ha detto: mister prima lavoravi per gli sceicchi, ora lo sceicco sei tu"
di | 14 febbraio 2015
 

Stefano Cusin, insegnare calcio a Hebron: “Qui il lato umano non è un dettaglio”

Stefano Cusin, insegnare calcio a Hebron: “Qui il lato umano non è un dettaglio”

E' il primo allenatore italiano in Palestina dopo una vita da globetrotter del pallone. Prima della Cisgiordania era il secondo di Zenga a Dubai: "Un giorno il presidente mi ha detto: mister prima lavoravi per gli sceicchi, ora lo sceicco sei tu"
Stefano Cusin non è un mafioso e sbuffa ogni volta che in tavola arriva la pizza. L’ultima tappa di una vita contro gli stereotipi è Hebron, Cisgiordania. La firma sul contratto con l’Ahli Al Khalil ha fatto di lui il primo allenatore italiano in Palestina. “Hebron è una città stupenda – racconta – Popoli e architetture diverse convivono tra loro, un mix che mi ricorda Tripoli qualche anno fa. Sono città complesse, di certo non basta la tv per capire simili posti: qua non sono tutti terroristi”.
Cusin è nato in Canada 47 anni fa, ha giocato tra la Svizzera e la Guadalupa, ha allenato ovunque. Il Camerun dopo Montevarchi e poi Congo, Bulgaria, Libia e tanto Medio Oriente. Le esperienze più significative della sua carriera da globetrotter sono state al fianco di Walter Zenga a Dubai e Abu Dhabi. Ora è tornato in proprio e, nonostante tre lingue fluenti e un curriculum ormai in grado di dare garanzie, ha di nuovo dato retta alla sua curiosità. “Mi trovo bene qua, la gente è generosa: la differenza tra gli Emirati e la Palestina è il lato umano” spiega. Rispetto ai grattacieli e alla “vita al top” Cusin ha scelto “un paese di contenuti”, nonostante uno stipendio di gran lunga inferiore.
“Io vivo per le soddisfazioni. Amo conoscere cose nuove e insegnare il pallone, ogni allenamento è un momento di scambio e confronto. I soldi spariscono, i semi che pianti in simili terreni a distanza di anni danno frutti: le esperienze africane mi hanno insegnato questo”. Stefano Cusin si gode il trattamento riservato dai khalili, gli abitanti di Hebron. Ogni pomeriggio uno o più inviti per bere il the, al campo la sua parola è legge. “Un giorno il presidente mi ha detto: mister prima lavoravi per gli sceicchi, ora lo sceicco sei tu. Altrove l’allenatore è diventato un comprimario, non qui”.
Una stima destinata a crescere in fretta: l’ex vice coach dell’Al Jazira è a Hebron da metà gennaio e ha già messo un trofeo in bacheca. É accaduto negli scorsi giorni, quando l’Ahli Al Khalil ha vinto la coppa di Lega. Nei 42 anni di storia della società è il primo successo. Prossimo obiettivo la West Bank League, il campionato a 12 squadre della Cisgiordania, dove il club è quinto. Gaza è a 50 chilometri di distanza, irraggiungibile. “I territori che fanno parte dello stato palestinese ospitano due tornei distinti, il nostro è più attrezzato e competitivo. La Striscia è isolata, mentre noi abbiamo tutto sommato libertà di movimento. A Hebron mi sposto tranquillamente, fuori capita di essere fermati e controllati ai posti di blocco israeliani”.
La quotidianità procede, ma il ricordo di guerra e bombardamenti è vivo come la paura che possa accadere di nuovo. Fuori dallo stadio Hussein Bin Ali di Hebron, dove i ragazzi di Cusin giocano le loro partite, uno striscione ricorda il sacrificio di Jawhar, 19 anni, e Adam, 17 anni, la cui carriera è stata interrotta a colpi di fucile in un check point in Cisgiordania. Vicende drammatiche, come quella di Mahmoud Sarsak, che dalla nazionale palestinese finì nelle carceri di Israele senza alcun processo. Il pallone può fare molto per questa terra, pensa Cusin. “In squadra ho tre ragazzi che provengono dal campionato israeliano, non tutti sono musulmani – racconta – Sei giocatori sono laureati, quasi tutti parlano inglese, viaggiano, vanno su internet: sono avanti. Dovremmo tentare di trovare nella vita di tutti i giorni l’integrazione che si realizza sul campo da calcio”.
Intanto ci si deve accontentare delle immagini di un paese unito e festoso per la storica prima volta alla Coppa d’Asia. Non è andata bene alla Palestina, tre sconfitte in altrettante sfide, ma poco conta. “Alla terza partita, nonostante l’eliminazione già certa tutti erano ancora davanti alla tv. La partecipazione alla massima manifestazione continentale è di per sé un successo, ma a Gerusalemme come a Gaza City sono consapevoli che in futuro servirà una nuova organizzazione e mezzi maggiori per andare avanti”. L’esperienza e le conoscenze tattiche di mister Stefano Cusin potranno favorire questo processo. Per quanto riguarda la prossima stagione “del doman non c’è certezza”. “Non valuto mai il passo successivo, vivo la vita con intensità giorno per giorno – conclude – Sono felice così: se pensi troppo al futuro rischi di non goderti il presente”.

.Chi lo dice che le autogestioni delle scuole siano solo vandalismi ignora il cadso di Torino, studenti in autogestione ristrutturano la scuola: “Qui cascano i muri”


 


Stiamo restaurando la nostra scuola, giusto per starci qualche altro mese e non ritrovarci sotto le macerie”. Gli studenti dell’istituto per geometri Alvar Aalto di Torino hanno iniziato lunedì un’autogestione molto particolare: fra un’assemblea e un’altra hanno iniziato a fare manutenzione “Le istituzioni non sono presenti, i muri ci cadono addosso – racconta Stefano, uno dei rappresentati degli studenti – Quest’anno ci siamo voluti mettere in campo per dare una mano alla scuola”. Ovviamente i fondi non bastano nemmeno per comprare i materiale “Quindi- spiega il prof. Eugenio Chiambretto – studenti e docenti si sono autotassati per comprare i materiali” 

                                        di Cosimo Caridi

14.2.15

Londra piange "lady Chiswick" La pianista diventata barbona


Aveva abbandonato di colpo ogni convenzione, rinunciando a tutto... solo la determinazione che discende da una lucida follia e dall'improvvisa impavidità che viene generata da una nuova condizione interiore a cui si approda può consentire di farlo. Il contrario di quello che accade oggi a tutti noi: disposti a tutto pur di mantenere le nostre comodità. Una Grande .  La  sua  storia  e  la sua  morte   d  sfatano il mit  di san valentino come  gionata   dell'amore   appiccicoso  e caramelloso     . L'amore  può  anche     fare  male  Smiley
Infatti   Pierluigi Catellani ha   riprtato     questo post  


Festa degli innamorati, se siete innamorati tornate in voi stessi, innamorarsi vuol dire disconnettere il cervello, abbiamo bisogno di amare non di innamorarci, per amare ci vuole presenza della mente. Io voglio amare consapevolmente non perdere la testa

 potrebbero interessare    per  conoscere la storia    sotto     riortata     i seguenti link 


questo il breve  flash  dell'unione sarda


E' morta Anne Naysmith, la famosa pianista che si era ridotta a vivere per strada.
Una volta era una famosa pianista, poi aveva abbandonato la carriera in seguito a una grande delusione d'amore. Anne Naysmith, che tutti a Londra Chiswick conoscevano come la "lady della macchina", perché una Ford era diventata la sua casa, è morta la notte scorsa, travolta da un camion.
Aveva studiato alla Royal Academy of Music e poi suonato i concerti di Beethoven, Debussy e Bach accanto al celebre direttore d'orchestra sir Adrian Boult. Arrivata a Chiswick, insegnava musica nelle scuole. Negli anni Settanta, però, il baratro: una storia con un corista finisce male, e lei non riesce a farsene una ragione. Non vuole più insegnare, resta senza soldi e cade in depressione. Non può più pagare l'affitto di casa e non le resta che andare a dormire nella sua macchina, rovistando nei cestini della spazzatura per trovare qualcosa da mangiare. Nel 2002, però, l'auto viene rimossa dal Comune dopo le proteste di un residente. Anne quindi resta anche senza quel giaciglio e cerca riparo nelle stazioni o negli androni dei palazzi. La notte scorsa è avvenuto l'incidente: un camion l'ha presa in pieno, uccidendola sul colpo. A darne notizia è stato un tweet della Royal Academy.


invece cercando news  in rete  per  sapere  che tipo di musica  aveva fatto  o saperne di  più sul perchè di questa  dura scelta   ecco  , oltre i sitoi inglesi  e tedeschi  che  riporto  sopra  cosa dicono  gli unici in italiani che  ho trovato

il  primo
http://donna.fanpage.it/distrutta-da-una-delusione-d-amore-vive-in-strada-per-dimenticare/


Distrutta da una delusione d’amore, vive in strada per dimenticare
Anne Naysmith era una musicista di successo, ma a causa di una delusione amorosa e di problemi finanziari è stata sfrattata ed ha abbandonato la sua passione. Ha vissuto in un relitto di una vecchia auto fino a qualche giorno fa, quando è morta sul colpo, investita da un camion.











Anne Naysmith aveva 77 anni ed è stata una delle più grandi pianiste della sua generazione. Ha studiato alla Royal Academy of Music, ha insegnato al Trinity College of Music di Londra ed è stata celebre per le sue riproduzioni di Beethoven, Bach e Debussy. Nel 1977, però, la sua vita è cambiata. Dopo aver avuto dei problemi finanziari e dopo essere stata lasciata da un uomo che le ha spezzato il cuore, è stata sfrattata dal suo appartamento e da allora non ha più avuto una casa.
Per 26 anni ha vissuto nel relitto di una vecchia ord Consul, tanto che tutti hanno cominciato a chiamarla la “car lady di Chiswick”. La delusione amorosa le ha fatto abbandonare la musica e l’ha fatta cadere in depressione. Pochi giorni fa, Anne è morta sul colpo, investita da un camion sulla High Road. Amici e vicini sono rimasti scossi alla notizia della sua scomparsa, finanzieranno il suo funerale ed hanno acceso delle candele nel posto in cui ha vissuto per molti anni. Ai negozi e alle case di Chiswick è stato chiesto di esporre sulle finestre delle rose rosse in suo onore. Nonostante l’esistenza poco convenzionale di Anne, chi la conosceva ha detto che ha mantenuto la sua dignità fino alla fine.
David Smith, un ragazzo di 31 anni di Chiswick, ha raccontato: “Era un personaggio meraviglioso. Tutti la conoscevano. Aveva l’abitudine di camminare in mezzo alla strada. Ricordo due occasioni in cui ho girato l’angolo e lei era in mezzo alla strada, sono stato costretto a fermarmi ed aspettare che attraversasse”. Anne non accettava nessun tipo di aiuto economico dai suoi amici, la sua scelta di vita era voluta e consapevole, camminava per intere giornate, come se in quel modo potesse allontanarsi dalla tristezza che la pervadeva e che non l’ha mai abbandonata dopo che quell’uomo le aveva spezzato il cuore.



Daily Mail
Media/notizie/editoria · Piace a 2.469.259 persone ·12 febbraio alle ore 16.30 ·


She lived for decades in the wreck of a 1950s Ford Consul after a man 'broke her heart'
Visualizza traduzione


Celebrated concert pianist known as Car Lady of Chiswick killed by a lorry
Anne Naysmith, 77, became known as the 'car lady of Chiswick' after being evicted from her flat in 1977 and lived in the streets around the home she missed so badly for the rest of her...
DAILYM.AI

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http://www.londonita.com/londrablog/2015/02/13/anne-naysmith-lady-chiswick/

Anne Naysmith, Lady Chiswick

Anne Naysmith by Colin Davey
Anne Naysmith by Colin Davey
I’ve had so many hardships in my life, so many disappointments and failures. You wouldn’t call me one of life’s successes. But life goes on. You do what you can.” ( “La vita deve andare avanti, nonostante tutto: Fai quello che puoi.”  )  Vorrei dedicare San Valentino a questo affascinante personaggio londinese dei nostri tempi. Anne Naysmith, meglio conosciuta come    “lady Chiswick“, o la Lady della macchina o degli stracci.I sopranomi si sprecavano per indicare una donna che per amore ha abbandonato tutto, la sua stessa esistenza, creandosi una vita “altra” lontano da tutto e da tutti,  sotto lo sguardo di chiunque ogni giorno poteva vederla immersa nella sua immensa povertà.Vivrà per tanti anni girovagando nel suo quartiere Chiswick, a sud ovest di Londra, come una vera barbona. Come casa utilizza la sua vecchia ford prima di venire “sfrattata” con suo grande dolore.Aveva studiato alla Royal Academy of Music, una delle scuole di musica più importanti al Mondo, e poi suonato i concerti di Beethoven, Debussy e Bachaccanto al celebre direttore d’orchestra sir Adrian Boult. Teneva concerti e insegnava musica e la sua vita era perfetta.Incontra poi, quello che per il suo cuore era l’ amore della sua vita, la sua stessa ragione di esistere. Si tratta però di uno dei tanti amori non corrisposti che lasciano solo ferite non sempre rimarginabili.Anne non se ne fa una ragione e ricolma di quell’ amore malato abbandona quella vita che tanto l’ aveva delusa.Allora aveva solo 39 anni e quindi tutto un mondo davanti. Però non era più la ragione a guidare le sue scelte: non trovava più un senso nella vita di tutti i giorni così come la intendiamo noi e decide di lasciare tutto ciò che era
apparentemente normale per vivere un’ altra esistenza, la sua , particolare, probabilmente densa di incertezze e paure ma ugualmente  dignitosa e nel suo piccolo elegante, come sempre lei era stata.Un brutto colpo in questo mondo che non capiva più . Ma la nostra Lady è un po’ come la più famosa “Lady di ferro”: quando prende una decisione non c’è niente e nessuno che può farle cambiare idea.Cambia ” abitazione” ritagliandosi dei posti che in quel momento ritiene degni di essere casa sua. Si costruisce delle specie di capanne fatte di frasche, giornali e qualsiasi cosa possa essere utile per ripararsi dal freddo delle giornate invernali.E’ ricoperta di vecchi abiti e lunghe coperte che addosso a lei assumono quasi una eleganza di altri tempi. Le scarpe sono anch’ esse fatte di stracci, giornali e  buste dell’ immondezza ma ai suoi piedi sembrano qualcosa di più di semplici ciabatte.Riesce ogni giorno a lavarsi nei bagni pubblici perchè Anne tiene alla pulizia; i vestiti e le coperte, ogni volta che può le lava in una vicina stazione di benzina.Qualche volta si ripara sotto i ponti o nelle stazioni. Mangia quello che trova tra i rifiuti e la spazzatura, insieme ai suoi amici piccioni. Non si lamenta mai perchè la provvidenza l’ ha sempre aiutata e perchè la sua è stata una scelta di vita Vive la sua vita come può ma sempre con la testa alta. Ha preso la via degli “invisibili” abbandonando il mondo così come noi lo intendiamo, per abbracciarne uno diverso ma per lei probabilmente migliore.I suoi vecchi amici giurano che da qualche parte ha parecchi soldi. Ogni tanto la vedono tra i banconi di libri e di spartiti musicali del Barbican. Solo questo spiraglio di passato, come un filo sottile, la lega al suo mondo fatto di note , di concerti, di pubblico plaudente, di bella vita mondana. Solo questo. Del vecchio mondo Lei non vuole parlare; ancora fa male quella ferita d’ Amore. Non passa mai.Ha sempre rifiutato ogni tipo di aiuto, da parte di privati o da parte dello stato che certamente non fa mancare sussidi ai bisognosi..
anneNaysmith-Londra
Avrebbe potuto avere tutto dalla vita: soldi e fama, forse anche uomini e una famiglia.
Però aveva perso quello che lei considerava la cosa più importante del mondo senza la quale la vita, quella vita, non aveva più senso di essere vissuta.
Chissà quanti San Valentino aveva immaginato e in quanti sogni rosa aveva vagato lasciandosi trasportare dalla fantasia che solo gli innamorati riescono a raggiungere.
Mi chiedo se, nonostante tutto, nella nuova vita che aveva scelto di vivere ci sia mai stato spazio per l’ amore, quello immaginato e tante volte sognato.
Mi piace credere che Anne si sia legata a un Amore più grande, fatto di Altro, un Amore per sempre che va oltre la morte per diventare qualcosa di eterno.
E’ di questi giorni la notizia che Anne Naysmith, all’ età di 78 anni, è morta, investita da un auto mentre percorreva le strade del suo meraviglioso mondo.

San Valentino, la festa degli innamorati,  lo dedico a Lei e a tutte le persone che hanno vissuto o vivono un amore non corrisposto e un Amore Diverso.Vi Lascio con queste due bellissime poesie di Percy Bysshe Shelley, uno dei poeti romantici inglesi per eccellenza, idealista, anticonformista, spesso denigrato dai suoi stessi contemporanei per la sua visione di un Amore Universale.

Le dedico a Anne, al mio amore Francesca e a tutti gli Innamorati di qualcuno, di qualcosa, della Vita, del Creato …..
Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l’Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde.
Perché non io con te?
Vedi che le montagne baciano l’alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe più ritroso
verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della Luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi?
non sono  più      che altro dire     se  non buon san valentino a tutti\e 

  

18 magistrati impegnati per il piccione ucciso Già sei gradi di giudizio per la vicenda del volatile colpito col fucile ad aria compressa da un lega

Se oltre a lamentarci di quella  che ormai è diventata  una ciampanella\e   della  giustizia  italiana  , eviteremo di fare   come la storia  che riporto  li sotto ,  cause  per  questioni di lana  caprina o   quanto meno  di cercare  cavilli o azzeccagarbugli  anziché pur  di non  accettare regole e  pene  , forse la  giustizia    inizierà a migliorare 

da  oknews  che  riporta  un articolo del corriere del sera  del 13\2\2015 


di Giuseppe Guastella 
Il                                      Tribunale di Milano(Fotogramma)

Per quasi 5 anni 18 magistrati si sono occupati della morte di un piccione in un andirivieni di processi che è la dimostrazione lampante di come la giustizia italiana possa riuscire a perdere tempo pestando acqua in assurdi bizantinismi. E non è ancora finita. Tutto comincia il 6 giugno 2010 quando un avvocato di 50 anni si affaccia ad una finestra della sua villetta nella zona est di Milano e con un colpo di fucile ad aria compressa centra un piccione che cade morto nel cortile del palazzo a fianco. I vicini, secondo i quali da due anni l’avvocato sparava agli uccelli, chiamano i Carabinieri. 
Ai militari che bussano alla villetta si presenta un uomo «in palese stato di ebbrezza alcolica», scrivono nel verbale firmato in quattro, che dice di avere sparato perché anni prima suo figlio si era ammalato ed era «entrato in coma a causa di uno di questi volatili». Per rimuovere la carcassa dell’animale deve intervenire un mezzo speciale del Comune. Uccisione di animali con crudeltà e «getto pericoloso di cose» (il proiettile) in luogo privato di uso altrui, recita l’accusa formulata dal pm della Procura al gip Bruno Giordano, che quattro mesi e mezzo dopo il fatto emette un decreto penale condannando il reo confesso a ottomila euro di multa. L’imputato non ci sta, si oppone e chiede di essere giudicato con il rito abbreviato. Per quei reati la prescrizione è di cinque anni. I primi due vanno via ancor prima che il fascicolo arrivi sul tavolo del giudice Andrea Ghinetti che il 6 marzo 2012, su richiesta di un secondo pm, condanna l’avvocato a un mese e 20 giorni di arresto con la condizionale. 
La cosa potrebbe finire qui, ma anche stavolta lo sparatore non si ferma e, avvalendosi di ogni suo diritto, fa appello perché, sostengono i suoi due difensori, le prove erano insufficienti, nessuno ha
visto sparare, i Carabinieri non hanno «redatto un verbale per constatare lo stato del piccione» e, poi, chi l’ha detto che l’uccello è stato ucciso dal proiettile? Non potrebbe essere che si è fatto male da solo andando a sbattere contro un ramo? E «se fosse davvero morto per cause naturali?». E la confessione? «Inutilizzabile» perché resa senza la presenza di un avvocato. 
Il processo d’appello (tre giudici e un sostituto procuratore generale per l’accusa) l’ 8 ottobre 2012 conferma la condanna dopo aver analizzato il caso da capo a piedi. Neppure questo basta a far desistere gli avvocati che spostano la battaglia in Cassazione. La prescrizione continua a correre. 
Bisognerà aspettare 16 mesi prima di sapere cosa 5 giudici della terza sezione penale rispondono al pm che, manco a dirlo, chiede la conferma della condanna. Gli ermellini approfondiscono anche loro il caso, quasi ci si appassionano. Vergano tre pagine di motivazioni che confermano come al solito la condanna. Ma attenzione, solo per l’uccisione dell’animale rimandando indietro la questione del «getto pericoloso» perché non era stata sufficientemente motivata dall’Appello. Si torna a Milano il 30 gennaio 2015, Corte d’appello, sezione quarta. Il ricordo del piccione continua a vivere solo nelle aule di giustizia. Tre giudici e il sostituto pg Gaetano Amato Santamaria, che con tutti gli altri che li hanno preceduti fanno la bellezza di 18 magistrati con i quali hanno lavorato qualche decina di cancellieri e impiegati, per l’ennesima volta analizzano la sorte dell’animale finendo perfino a disquisire se il «getto» potesse riguardare la caduta «del corpo stesso del piccione ferito e agonizzante precipitato tra le persone» e non il pallino che lo ha trapassato ad un’ala. Sentenza confermata di nuovo anche per il secondo reato. Ci vorrebbero 30 giorni per le motivazioni, ma il presidente Francesca Marcelli le deposita il 10 febbraio. 
Il gong finale della prescrizione suonerà a giugno 2015, ma c’è ancora la possibilità di un ricorso in Cassazione: altri sei magistrati. Resta la condanna definitiva per il primo reato, ammesso che ci sia un magistrato dell’esecuzione che tra i fascicoli che gli sommergono l’ufficio abbia anche lui tempo da dedicare al povero piccione e al suo uccisore.


Ti mettono i bastoni tra le ruota pure se vuoi fare del bene al prossimo specie se non sei di quelle filo governative


Ti mettono i bastoni tra le ruota pure se vuoi fare del bene al prossimo

da Redazione di Romaeasy sezione  Salute

Se oggi vi raccontassimo che 2 persone hanno ideato una grande iniziativa di solidarietà che vuole dare un tetto a chi non ce l’ha, senza gravare di un solo centesimo né sulle Istituzioni, né sulla collettività, voi come reagireste? No, non si tratta di una burla, ma di qualcosa di reale, pronto in realtà già da un anno, ma che per le lungaggini burocratiche del nostro Paese ancora non ha potuto vedere la luce.
Strano Paese il nostro, dove le truffe e le illegalità trovano vita facile, mentre la burocrazia “s’impegna” al 100% a rallentare involontariamente progetti benefici come quello messo in piedi da Fernando Barone e Fernando Ragazzoni, e che porta il nome di Associazione Pro Tetto. Attraverso il recupero di locali e palazzine in disuso appartenenti a enti pubblici o a normali privati, l’Associazione Pro Tetto s’impegna a ristrutturale tali spazi, e ad offrirli gratuitamente ai poveri, alle famiglie a reddito 0, ai clochard, ed a tutti i senza tetto del nostro Paese, partendo da quelli di Milano, città di nascita dei due fondatori del progetto, che vorrebbero sfruttare l’Expo 2015 per far ricordare per una volta l’Italia come protagonista di qualcosa di positivo, in concomitanza con un evento di tale importanza.
Non solo, allo Stato, agli enti locali ed ai soggetti privati proprietari di questi siti, verrebbe corrisposto, sempre dall’associazione, un regolare affitto. E cosa stiamo aspettando ancora? I tempi della burocrazia italiana, nonostante l’iniziativa sia sostenuta dal Comune di Milano, Amsa, Caritas, Curia (nelle persone del Cardinale Scola e del Monsignor Bressan), associazioni varie, aziende e privati.
Un’iniziativa del genere creerebbe poi solo a Milano 250 nuovi posti di lavoro, con l’auspicio di aumentarne il numero via via che questo progetto si espanderà nel resto dello Stivale.
AIUTIAMOLI nel farli partire! Non chiedono soldi, ma solo la possibilità di iniziare ad aiutare gli altri! E’ questo il secondo inverno che molti senza tetto avrebbero potuto passare al caldo, senza la lentezza della nostra macchina burocratica.
http://www.comunicareilsociale.it/author/pro-tetto/

COSE DA VEDERE IN SARDEGNA: REBECCU, IL PAESE FANTASMA

da http://sardegnaremix.com



Rebeccu_(1)

Rebeccu è una frazione del comune di Bonorva, in provincia di Sassari da cui dista circa sei chilometri. Il centro abitato è situato a metà del costone del monte Cuccuru de Pischinas, a circa 408 metri di altezza, quasi a dominare dall’alto la piana di Santa Lucia

RebeccuIn passato, durante l’epoca giudicale,Rebeccu fu un centro importante del Meilogu, poi pestilenze e carestie ne causarono la decadenza. Oggi fa parte di quei suggestivi luoghi abbandonati della Sardegna ma ricchi di fascino: antico, misterioso, disabitato … e con una maledizione che lo condanna in eterno.Rebeccu è un paese che si può definire fantasma. O quasi, visto che un abitante c’è ancora. Uno solo, però Un paese che venne maledetto, secondo una leggenda, quella delle trenta case, lanciata dalla principessa Donoria, figlia del Re Beccu, che viveva nel castello, cacciata dal paese perché ritenuta una strega. Dopo aver lanciato la maledizione secondo cui il paese non avrebbe mai più superato le 30 case, sul centro abitato arrivò il flagello della malaria e la fuga dei suoi abitanti. La maggioranza fondò Bonorva, i pochi rimasti riedificarono Rebeccu sul ripiano del monte, senza osare costruire mai più di 30 abitazioni, temendo che in caso contrario crollasse tutto il paese. Sono diverse le leggende che riguardano Rebeccu. Una narra che proprio qui ci fosse il castello dove si sposò Eleonora d’Arborea con Brancaleone Doria.Oggi Rebeccu è un piccolissimo borgo, affascinante e suggestivo, che merita una visita . Le stradine sono state restaurate e c’è persino un ristorante tipico che quasi sembra prendere vita di notte e si riempie di clienti. Oggi è sede di alcune manifestazioni, tra cui il Rebeccu Film Festival. Per il resto del tempo è proprio un paesino abbandonato, dove si respira però l’odore affascinante del mistero. A solo 300 metri metri dal borgo si può anche visitare la fonte sacra prenuragica di Su Lumarzu, ben conservata, e i ruderi del cimitero sconsacrato.Insomma, se vi piacciono i luoghi abbandonati, misteriosi ma allo stesso tempo decisamente suggestivi e ricchi di fascino, Rebeccu è un paesino che dovete assolutamente andare a vedere.


San Valentino: 10 modi per dichiarare il vostro amore "a costo zero" e perchè non sia solo la festa di ogni cretino

couple-romance-at-the-time-of-merrage-on-teres-wide-screen-wallpaper 2A breve sarà San Valentino e come ogni anno, inizio a sentire un fastidio crescente alla vista ( in rete , sui giornali  ed  in tv  )  di cuori gonfiabili nelle vetrine, cuscini felpati con dediche da diabete e allestimenti kitsch a tema , ed  altre   stuchevolezze varie .
Come  mi  accade con qualsiasi cosa che mi dia profondamente fastidio, vuoi per un senso di sfida, vuoi per psicologia inversa o chiamatela come vi pare, mi ritrovo a soffermarmi su qualsiasi notizia riguardi proprio l’amore! Infatti  proprio come  suggerisce  il blog  di Lolla   in questo  articolo   qui   da  cui  ho   deliberatamente tratto    questo articolo

Riporto     da  http://www.greenme.it/vivere/costume-e-societa/15640-san-valentino-idee-grati


Scritto da Marta Albè
 06 Febbraio 2015 
Fonte foto copertina: myredglasses.com
san valentino regali cena

San Valentino si avvicina. Con il tempo questa giornata si è trasformata in una mera occasione commerciale. Non siete obbligati ad acquistare rose un po'anonime o regali costosi per dichiarare il vostro amore.
Potreste considerare San Valentino semplicemente come una giornata in cui dedicare davvero la vostra attenzione alla persona a cui volete bene. Esistono diversi modi per stupire che amate, tra gesti romantici e regali non solo materiali. Se volete festeggiare San Valentino senza spendere una fortuna, scegliete le alternative che preferite.

1) Pensare a un regalo fai-da-te

Se amate fare regali, ma quest'anno volete pensare a qualcosa di speciale che non abbia valore tanto per il suo prezzo, quanto per il suo significato, potreste provare a realizzare un regalo fai-da-te che vada incontro ai gusti della persona a cui lo donerete. Qui abbiamo raccolto dieci idee per i regali di San Valentino fai-da-te a cui potrete ispirarvi.
Leggi anche: Regali di San Valentino fai-da-te per lui e per lei

regali san valentino 

 

2) Pianificare una caccia al tesoro

Avete scelto San Valentino per la vostra dichiarazione d'amore? Allora magari potreste pensare di organizzare una caccia al tesoro, ricca di biglietti romantici e di piccole sorprese inaspettate. Il vostro gesto sarà molto apprezzato e vi potrete divertire insieme in modo un po' diverso dal solito.

caccia al tesoro san valentino

3) Scrivere una lettera d'amore

Da quanto tempo non scrivete una lettera d'amore? Prendete carta e penna, scegliete una bella busta, e cercate di dare spazio ai vostri sentimenti e alle parole che magari non riuscireste a comunicare a voce scrivendo una lettera tutta dedicata alla persona a cui volete bene. Un gesto d'altri tempi che non potrà passare inosservato.

lettera amore san valentino

4) Registrare un messaggio audio su musicassetta

Una chicca per i nostalgici. Se avete ancora a disposizione uno stereo con microfono che vi permetta di registrare un messaggio su musicassetta, avete trovate un modo davvero insolito e originale per augurare buon San Valentino ad una persona speciale. In alternativa, le nuove tecnologie potranno di certo venirvi in aiuto.

musicassetta san valentino

5) Preparare una cenetta a lume di candela

Magari di solito non siete voi a cucinare, oppure siete dei veri e propri maestri ai fornelli. Non importa. Considerata San Valentino come un'occasione in più per stupire la persona amata e preparate una cena a lume di candela, magari con menù a sorpresa. Sarà un bellissimo modo per festeggiare e non avrete bisogno di spendere una fortuna al ristorante.
Leggi anche: San Valentino: il menù vegan per la cena più romantica dell'anno

cena lume candela

6) Guardare un film romantico

Se per San Valentino vorreste trascorrere semplicemente una serata tranquilla in casa, magari dopo una cenetta cucinata da voi, preparate un bel film romantico adatto all'occasione. O, in alternativa, organizzatevi per rivedere le puntate delle vostre serie Tv preferite, magari con una bella "maratona" cinematografica.
Leggi anche: I film che potrebbero cambiarvi la vita (forse)

 

7) Imporre una regola: nessuna tecnologia

A San Valentino imponete una regola: nessuna tecnologia. Questa regola può riguardare il tipo di regali che vorreste scambiarvi e/o il modo in cui vorreste trascorrere la giornata o la serata. Potreste scoprire che non è una sfida impossibile abbandonare per tutto il giorno, o almeno per una sera, in un angolo il tablet, il pc e lo smarphone, per dedicarvi soltanto a voi due.
Leggi anche: I rischi del cellulare: 8 cose da tenere presente

nessuna tecnologia parco

8) Conservare un messaggio in bottiglia

Scrivete un messaggio romantico da conservare per il futuro, che dovrà essere letto magari dopo un anno di distanza. Oppure preparate una bottiglia decorata o una scatola dei ricordi in cui conservare anno dopo anno la frase più originale o il ricordo più bello delle vostre giornate insieme e dei festeggiamenti per San Valentino. Creerete dei fantastici ricordi per gli anni a venire.

9) Andare a un concerto gratuito

Vorreste festeggiare San Valentino in modo u po' diverso dal solito e senza spendere perché il portafogli piange? Di sicuro con una piccola ricerca troverete un concerto gratuito a cui assistere in uno dei pub della vostra zona o un piccolo spettacolo teatrale, o in alternativa una mostra. Se amate la musica, l'arte o la cultura, è il momento di trascorrere un bel pomeriggio o una serata insieme senza dover necessariamente spendere molto.
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san valentino concerto gratis

10) Impastare pane e pizza insieme

Di solito cucinate insieme? Se non lo fate mai è il momento di provare a collaborare per preparare qualcosa di buono a due per la cena o per l'aperitivo di San Valentino. E' il momenti di mettervi alla prova e di provare ad impastare insieme il pane e la pizza. Non importa se non siete cuochi provetti o se si tratta del vostro primo impasto. Vi divertirete un mondo!
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pane cuore san valentino

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13.2.15

Dorgali, distruggono i lampioni del parco Le mamme li accompagnano dal sindaco che li ha nominati amministratori della località turistica di Cala Gonone., Sanluri, invia all'amica una foto osé Lei: "Pagami o la pubblico su Facebook"

  fonte degli articoli  unione sarda   del 13\2\2015  

La prima   come da   titolo è  successa a  Dorgali . Ed  è importante  perchè dimostra  che  in una società  sempre  più allo sbando o meglio  : << (....)  In questa terra senza più fiumi\In questa terra con molti fumi\Tra questa gente senza più cuore \ E questi soldi che non hanno odore \E queste strade senza più legge\E queste stalle senza più gregge\Senza più padri da ricordare\E senza figli da rispettare.(...)  >>



 

Hanno distrutto i lampioni del parco Palmasera a Cala Gonone, località turistica sulla costa orientale della Sardegna, e le mamme di sette ragazzini, tutti al di sotto dei 14 anni,
Cala Gonone
responsabili dell'azione, hanno portato i loro figli dal sindaco di Dorgali, Angelo Carta, per autodenunciarsi. Ed il primo cittadino - che è anche consigliere regionale del Psd'Az - per "punizione" li ha nominati amministratori di Cala Gonone. A raccontare il fatto è lo stesso Carta, nella sua pagina Facebook, affinché "questo sia di esempio per tutti". "Quel giorno le sette mamme arrivarono nel mio ufficio con i ragazzi - racconta Angelo Carta - erano già consapevoli della fesseria compiuta e desiderosi di poter in qualche modo riparare". Dopo la discussione il sindaco decide per loro una "punizione": "I ragazzi vengono nominati amministratori di Calagonone, con la responsabilità di individuare le cose che non vanno e quelle che devono essere fatte per migliorarlo. Ogni settimana hanno un calendario di interventi che mi devono inviare: per esempio pulire il giardino della scuola, pulire la pineta, la spiaggia, raccogliere rifiuti abbandonati; io approvo o modifico il programma di lavoro per la settimana successiva e aspetto il nuovo programma per il venerdì seguente. Mi hanno chiesto quando finirà - prosegue il sindaco - io a mia volta ho chiesto perché avevano fatto il danno al parco. Mi hanno risposto: boh, anch'io ho risposto loro boh". "Ringrazio queste mamme - conclude Carta - che hanno dimostrato di tenere a cuore l'educazione dei figli. Il loro comportamento mi auguro sia di esempio per tutti noi e un augurio di buon lavoro ai nuovi amministratori di Gonone".
nobilissimo esempio di civismo, da parte dei genitori (   cosa rara  , visto che adesso i genitori  arrivano   a  denunciare    quando   va  bene  visto che  ain alcuni casi si  è  anche arrivati a picchiare    l'insegnante  che rimprovera  il figlio  o danno ragione    ai  figli quando hanno torto marcio )  e del Sindaco, tranne che ai vandali in erba che nonnsnno neppure  spiegare  il loro gesto almeno prima   , ai mie tempi ,  anche se  con dele motivazioni ridicole   lo si spiegava  .Brave mamme e bravo Sindaco.Ecco quello che si chiama buon esempio di educazione e senso civico.Queste sette mamme hanno fatto la scelta migliore ottenendo in cambio un'ottima risposta da parte del Sindaco. 


La  seconda  invece  ,   se pur  sintetizzata  a differenza  dea prima    sempre dala versione free  dell'unione sarda  

La vicenda ha coinvolto i compagni di classe, i professori, il dirigente scolastico e i genitori.
Protagonisti della vicenda due 14enni, un ragazzo e una ragazza studenti di Sanluri. Questa volta è stato lui ad inviare alla compagna una foto sul cellulare che lo ritraeva nudo. Poi il ricatto dell'amica "Se non vuoi che faccia vedere la foto, mi devi dare tremila euro". Per la vittima inizia il calvario.


I dettagli della notizia oggi in edicola con L'Unione Sarda nell'articolo di Santina Ravì.
dimostra come  glo   adolescenti  avrebbero sicuramente bisogno di maggiori attenzioni da parte dei genitori anche verso le loro amicizie e il tempo che trascorrono con il PC e sui cellulari 

12.2.15

occhio ai bufalisti che le loro bufale razziste posso diventare reato . partono le prime segnalazioni del'Unar ( ufficio nazionale anti discriminazioni )

Finalmente  era  ora    che  anche  l'ufficio  nazionale antidiscriminazioni (  http://www.unar.it/ ) se ne accorgesse  , non se  ne poteva più  . Capisco   una bufala  in cui possiamo incorrere  tutti  , sottoscritto compreso  , ma   non  le menzogne     cioè quelle  usate  come  esempio   questa   a  scopo  politico \ ideologico . eccone  un esempio preso  tramite  oknews   dal sito http://www.butac.it/  -  https://www.facebook.com/BufaleUnTantoAlChilo
 
Matteo Salvini: una ne fa, cento ne pensa. Anche a questo giro ci ha regalato una piccola nota disinformativa sul profilo Facebook e Twitter.
 elpaissalvini

La notizia di El Pais la trovate qui, ma la parola kamikaze non viene mai usata: l’articolo parla solo di come tra gli immigrati possano anche nascondersi elementi che viaggiano con documenti falsi forniti dai jihadisti. Documenti direttamente prodotti dall’ISIS.
El Pais oltretutto identifica tre percorsi con i quali questa gente sembra arrivare in Europa, ma nessuno dei tre vede l’Italia protagonista.
  • Ruta terrestre desde África.
  • Con escala brasileña
  • Desde Asia oriental
La mayor parte de las personas procedentes de esos países en conflicto salen por tres vías. Una africana, que es fundamentalmente terrestre y que culmina en el Centro de Estancia Temporal de Inmigrantes (CETI) de Melilla. Otra sudamericana, que hace escala en Turquía o Grecia, pasa por Sudamérica y aterriza en España para despegar hacia otros países del norte de Europa. Y una tercera europea, que culmina en Reino Unido, pero que hace escala en otros países europeos.
La maggior parte delle persone provenienti da questi paesi in conflitto arriva in tre modi. Un africano, che è principalmente terrestre e finisce presso il Centro di permanenza temporanea di immigrati (CETI) a Melilla. Un altro sudamericano, che si ferma in Turchia e Grecia, passando per il Sud America e da li in Spagna per poi traslocare in altri paesi del nord Europa. E un terzo europeo, che si conclude con la Gran Bretagna, ma si ferma anche in altri paesi europei.
Insomma l’Italia non viene nominata da El Pais, i kamikaze neppure, sebbene si accenni alla possibilità di una presenza di veterani.
Ma allora, che cosa dice Salvini?
Matteo, tu sei un europarlamentare. Sulla tua bacheca vorrei leggere più spesso come vadano le riunioni dell’Europarlamento. Vorrei sapere se avete discusso di quote latte, se avete elaborato nuovi piani per il futuro del nostro paese. Questi vomiti di odio religioso e xenofobo 24 ore su 24, sinceramente, stancano. Sei pagato da noi per partecipare a quelle riunioni – profumatamente, aggiungo. Smettila di fare l’attivista politico senza direzione né causa.
Ogni mese dovresti stare almeno una settimana a Strasburgo per le riunioni del parlamento. Lo fai? Dovresti far sentire la voce italiana, dare la tua opinione da politico e non da urlatore. Lo fai? La politica non è un gioco da social network: si fa lavorando, non urlando. Io non ce l’ho con la Lega o con qualcuno in particolare, ma quando vedo scene così mi viene seriamente il latte alle ginocchia.

 
lo so che  da libertartio mi secca  che lo stato   intervenga    a fare  lui una cosa  delg enere  che dovrebbe  essere  fatta   dai noi cittadini  . Ma  amali estremi mali rimedi   . Se noi cittadini , non importa  che ragruppamento politico  sia   non  sappiamo regolarci  da soli e   giusto chje sia  qualcuno d'esterno  che lo faccia per  noi  . Come  sta  facendo  L'unar 







Perchè  stiamo rischiando una brutta  deriva che  va  ben al di la  dela semplice  difesa    delal propria identità contro una  globalizzazione neo liberista ( relativismo culturale  )   che  distrugge   o anzi peggio omologa

Viene stuprata e dà la bimba in adozione Madre e figlia si incontrano dopo 35 anni

Questa  è l'ultima storia  per  oggi . Lo so che molti  (  soprattutto le  ragazze  ) mi dicono ma non è  che stai diventando    romantico  come noi  ?  . No sto diventando vecchio . E poiessendo cresciuto  con le nonne   e prozie    che  leggevano  e guardavano le telenovele .certe cose   mi appassionano  , se ben raccontante  .

Ma  qui  non si tratta  solo  dis torie  da  romanzo rosa  , ma  storie  di sofferenza  e  magari sìdi sensi di colpa  .




Viene stuprata e dà la bimba in adozione
Madre e figlia si incontrano dopo 35 anni

                              le  due protagoniste  


La storia di Kathy Anderson commuove gli Stati Uniti.
Quando aveva solo 15 anni era stata stuprata da un amico di famiglia. Una violenza in seguito alla quale era rimasta incinta. Non volendo abortire, decise dunque di dare in adozione la bimba che portava in grembo. Dopo 35 anni, ha potuto riabbracciarla. Commuove gli Stati Uniti la storia di Kathy Anderson, che oggi ha 50 anni e si è rifatta una vita in Texas, sposandosi e mettendo al mondo altre due figlie. "Per anni mi sono domandata che fine avesse fatto quella bimba, che avevo deciso di chiamare come me e che avevo dato alla luce in segreto, anche all'insaputa dei miei genitori, cui non ero riuscita a confessare la violenza che avevo subito". E piano piano la curiosità si è trasformata in una sorta di bisogno, di rincontrare quella piccola creatura da cui era stata costretta a separarsi. Finché un giorno, Kathy si è imbattuta in un sito web, specializzato proprio nel riunire amici e congiunti che la vita ha allontanato. E dopo alcune ricerche i "cacciatori di parenti" sono riusciti a risalire a Kathy junior, residente in Arizona e anch'essa desiderosa da sempre di conoscere chi l'avesse messa al mondo. Mamma e figlia hanno così potuto ritrovarsi. "Abbiamo legato immediatamente – hanno raccontato dopo l'incontro - ed è come se non ci fossimo mai separate. Adesso viviamo assieme e vedo le mie sorelle spesso. È bellissimo. Stiamo cercando di costruire ricordi, di recuperare il tempo perduto".

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata IX SE NON POTETE SCAPPARE USATE I GOMITI E LE GINOCCHIA

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