17.2.09

Cuore e mente questo la mia sega mentale d'oggi







Di solito sono io a chiedere sia nelle interviste che pubblico su questo blog sia a quelle che faccio a gli scrittori durante gli incontri letterari e poetici o nelle scelta degli utenti \ compagni di viaggio - strada . Ma questa volta sono io , nella mia ora di libertà ( vedi canzone di de Andrè ) \ di riflessione quotidiana cadendo e rialzandomi , come  l'omonima  canzone  di Battere  e levare  di De  Gregori ) perdendo , Sic , utenti e acquistandone altri\e , a chiedermi quali dei due usare nella creazione della mia opera d'arte e nella condivisione  ( parziale  o totale  dipende  dai momenti  ) con voi , dei miei pensieri e delle mie esperienze .M Questo è il mio viaggio  perchè  come diceva  Martin Luter  king  : <<  ogni uommo deve  scegliere   se camminerà nella luce   dell'altruismo creativo o nel buio dell'egoismo distruttivo  . Questa  è la decisione  (...)  >> .                                                                                       Ma fortunatamente , arriva l'alba a togliermi da questo incubo anzi  \ sogno cervellotico  . Quinbdi la s.... ehm... elucubrazione   mentale è evitata e la domanda è volata nel vento come l'omonima canzone di Bob Dylan blowind in the wind




qui la versione live di Dylan  registrata   al The Concert for Bangladesh Madison Square Garden - 1971)












qui la versione italiana di tenco -mogol






 






e qui una versione laica  nell'uso di foto   e  del video   di questa bellissima  canzone  ww.youtube.com/watch?v=0UbC3JYpluc


 





Ora  , dopo queste divagazioni   letterarie  \  culturali   , ritornando  all'argomentoi del post  d'oggi   , la  sensazione    del fatto che venga  as  tormentarmi  ripetutamente la domanda \ elucubrazione vuol dire che sono sulla retta via usandoli entrambi ( anche se non sempre ci riesco , ma nessuno di noi e di voi e perfetto , la perfezione assoluta non esiste o è un utopia , e se esiste creare solo automi \ morti viventi  come  quelli   contro cui  lotta  dylan dog  , magico  vento, Napoleone  , julia  , Nathan Never     ) .






                      approfondimenti\percorsi 





Senza titolo 1276

Prato - I medici pratesi si incontreranno per discutere dell'emergenza clandestini. Giovedì 19 Febbraio presso la  sede dell'Ordine dei Medici  di Prato in Via del Porcellatico 27,  alle ore 2,1 ci sarà un incontro con il Presiente dell'Ordine , Dott. Luigi Biancalani per un confronto sulle disposizioni inerenti la denuncia dei clandestini che accedono alle strutture sanitarie,disposizioni incluse nel recente pacchetto sicurezza.

Senza titolo 1275

Prato - "Pulcinella in musica" è il titolo dello spettacolo di burattini organizzato dall'associazione musicale "Asso - Fabrizio" grazie alla regia di Rossella Ascolese. Lo spettacolo avrà luogo il 25 del corrente mese alle ore 21,30 presso il centro sociale Offcina Giovani di Prato. La scena si apre con le voci del vicolo napoletano, con la tamorra che chiama la sua maschera. In "Pulcinella in musica" ai ritmi scoppiettanti della guarattelle si intrecceranno quelli melodiosi delle villanelle antiche della tradizione campana, dei canti popolari di rivolta contro i dominatori e di celbri canzoni napoletane.

Senza titolo 1274

Da http://ilblogdilame duck.blogspot. com/



 www.etnarossa.splinder.com



Al giusto riconoscimento alle vittime delle foibe si attende riconoscimento alle vittime delle foibe si attende da sessant’anni che si affianchi quello per le vittime dell’aggressione italiana alla Jugoslavia. Non per fare il solito sporco gioco del bilancino bipartisan che vuole soppesare le vittime e schierarle da una parte e dall’altra, ma semplicemente per ricordare che se vi furono vittime dimenticate, altre continuano ad esserlo e giustizia vorrebbe che fossero ricordate tutte.

La campagna italiana (fascista) in Jugoslavia fu condotta con pugno di ferro da generali come Roatta e Robotti, volonterosi alleati di Hitler nel progetto di “germanizzazione” dei Balcani. Proprio a Robotti si deve la frase che ho messo nel titolo: Si ammazza troppo poco!, a commento di un fonogramma inviatogli dal Capo di Stato Maggiore Galli nel 1942 con il resoconto di un rastrellamento in zona Travna Gora.All’Italia, come premio per l’impegno a fianco del Terzo Reich, furono assegnati i territori della provincia di Lubiana in Slovenia, il controllo del Regno di Croazia e il protettorato del Montenegro.Alleati dei fascisti italiani nella repressione tra gli altri di serbi, rom, ebrei ed oppositori erano i feroci Ustascia croati il cui capo, il collezionista di occhi nemici Ante Pavelic secondo Curzio Malaparte, fuggì in Argentina impunito grazie alla rete della Via dei Topi gestita con la complicità del Vaticano, della quale ho parlato in un post precedente.Durante l’occupazione italiana, la popolazione slovena fu sottoposta a deportazione in campi di concentramento in Jugoslavia (come il famigerato Arbe al quale si riferisce la foto) e anche in Italia per far posto alla colonizzazione fascista. Qui trovate un articolo sul campo di concentramento di Alatri e le foto (questo sito contiene altre testimonianza delle atrocità alle quale parteciparono gli italiani, con immagini estremamente crude).Sui crimini di guerra italiani, di cui la Jugoslavia fu soltanto uno dei teatri oltre l’Africa Orientale e la Libia, permane una congiura del silenzio che può essere spiegata solo con i sordidi interessi della guerra fredda.Invano il governo jugoslavo chiese per molti anni che i criminali di guerra italiani fossero estradati per essere giudicati. Per loro non vi fu mai alcuna Norimberga, perchè godettero sempre di protezioni politiche e diplomatiche. Non vi fu mai una discussione sui crimini di guerra italiani semplicemente perché si decise di farli scomparire e di inventare al loro posto la leggenda degli “italiani brava gente”.Molti anni fa, ormai venti, la BBC realizzò un documentario, Fascist Legacy, avvalendosi della collaborazione di storici come Michael Palumbo, autore anche di un volume sui crimini di guerra italiani che mai passò le maglie della censura e rimase inedito.Questo documentario diviso in due parti, una dedicata al teatro jugoslavo e l’altro a quello africano, è una visione illuminante per coloro che sono cresciuti con l’idea che l’italiano in guerra non ha mai fatto male ad una mosca. Vi si parla di orrori, di esecuzioni sommarie, di campi di concentramento come Arbe in Croazia, dove i vivi venivano lasciati morire di fame in condizioni igieniche spaventose e i morti venivano seppelliti a tre per ogni fossa.E’ una visione che fa star male, perché ci si sente traditi, ci si vergogna non solo di ciò che è stato fatto da nostri connazionali, ma anche per l’impunità della quale hanno in seguito goduto.Un’impunità che era probabilmente voluta un po’ da tutti. Se delle foibe non si è parlato per decenni nulla mi vieta di pensare che fosse dovuto anche a questo patto bipartisan del silenzio.Tornando al documentario di Ken Kirby, fu acquistato e doppiato dalla RAI ma mai messo in onda. E’ stato presentato a mezzanotte da La7 un paio di anni fa o più, alla chetichella, e riproposto in seguito da History Channel nel pacchetto Sky. Avrei voluto proporvelo ma non l’ho trovato in rete.In compenso in Internet si trovano molti documenti e materiali su quelle pagine oscure della nostra storia. Qui troverete un esauriente catalogo di articoli sulla campagna italiana nei Balcani, le foibe e il cover-up dei crimini italiani.In questa strana memoria settoriale della storia dove, a seconda delle simpatie, le vittime possono essere ricordate o meno, spero che un giorno, oltre alle vittime delle foibe (tutte, non solo quelle italiane), si ricordino anche le altre.I deportati sloveni, gli internati di uno dei campi di sterminio più terribili come Jasenovac, tomba di ebrei, musulmani, serbi e rom, gestito dai nostri alleati di allora, lo chiedono invano da sessantadue anni 


 


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Senza titolo 1273


Dalla Dott.a Claudia Mariani  klaudiamar@tiscali.it (foto allegata)




 





Siamo vari Professionisti.
 
Nata e vivo a MI, laureata (filosofia/psicologia), exmodella, divorziata.
 
Sono diventata un caso famoso (ahimè) di malagiustizia: "Caso Mariani". 
 
Innumerevoli casi collegati: es "Caso Crosignani".
 
Enorme valore SOCIALE e ECONOMICO (milioni euro).
 
Documentazione
vastissima inequivocabile e testimonianze anche eminenti. Tutte le prove.
 
Interessatissimi media e trasmissioni. Pensano anche a serial-fiction.
 
Essenzialmente si tratta di come le INTERDIZIONI vengano usate con disinvoltura per:




- eliminare soggetti "scomodi" (es: perchè hanno denunciato megailleciti che devono restare insabbiati).
- derubare, appropriarsi di patrimoni
 
Questo è collegato a molti filoni:
 
pignoramenti, aste truccate
violenze
sui deboli ( denuncianti, donne, ecc): minacce, lesioni, ecc fino a omicidi
illeciti mondo automobili, assicurazioni ecc (denunce anche da Associazioni Consumatori ecc)
manipolazione e scomparsa documenti nei tribunali ecc
abusi psichiatrici incredibili, compreso l' internamento (peggio dell'omicidio, ma sancito adirittura dalla "Legge")
persecuzione ! da parte delle Istituzioni preposte a salvaguardia di Legge e Diritti
violazione tutti i Principi CEDU
(Convenzione Europea Diritti ell'Uomo)
 
Per es al Corriere Sera mi avevano detto che, se si comincia con questa vicenda, si va avanti anni...
Altra considerazione di base: c'è un fiume sommerso di denaro nero: prostituzione, armi, droga, terrorismo, organi, lavoro nero, ecc.
Di questo se ne parla (un po'...); ma non si parla mai dell' enorme sommerso da capitali sottratti con le interdizioni e morti (molte sospette).
Perchè? Perchè le interdizioni sono stabilite da Giudici... e la "Magistratura" è intoccabile (tranne quella onesta...).


APPELLO IMPORTANTISSIMO! GRAVISSIMO!
 
Segnalateci casi INTERDIZIONE sospetti
e reati connessi. 
 
Aprite un link in homepage per raccogliere testimonianze/petizione.
 
Ripeteremo quotidianamente questo appello perchè tali VIOLAZIONI, anche delle norme CEDU (Convenzione Europea Diritti Umani) possono riguardare TUTTI e improvvisamente
tanto + che in questo blog scrivono persone che criticano spesso il "sistema".
 
Siamo numerosi Professionisti venuti a conoscenza di moltissimi casi di INTERDIZIONE manipolata, al fine di impossessarsi di BENI e/o eliminare soggetti a conoscenza di ILLECITI che devono rimanere insabbiati.
 
DOCUMENTAZIONE enorme, agghiacciante, supportata da PROVE ferree, TESTIMONIANZE e APPELLI eminenti.
 
L'INTERDIZIONE viene usata in modo intimidatorio,
fino alla DISTRUZIONE psicofisica del soggetto "scomodo" e di interi nuclei famigliari,
fino alla MORTE o all' INTERNAMENTO in manicomio
, dove questi soggetti vengono resi INVALIDI cerebralmente e fisicamente.
Non hanno possibilità di difesa!
 
C'è un fiume di DENARO NERO che deriva da queste pratiche sommerse, molto comuni e rese possibili da individui che agiscono in ASSOCIAZIONE, frequentemente Soggetti Istituzionali, pagati per garantire Legge e tutelare.
 
Rivolto a tutte le VITTIME
a chi è a conoscenza (magistrati, operatori sociali, medici, notai, avvocati ecc)
Operatori dell'informazione (giornalisti, scrittori, registi, produttori ecc).
 
Esperti dicono sia l'argomento + grave e da trattare immediatamente



Commento di Giuliano (Caso Caimmi):


 



Ho già discusso con Claudia e vi assicuro che c’è molto da apprendere. Questo aumenta in me il sospetto sulla alta corruzione che ci potrebbe essere dietro LE COMUNITA’ ALLOGGIO PER I MINORI gestite da ENTI RELIGIOSI e AMMINISTRATORI LOCALI, intorno ad un traffico di “minori da scaffale” ottenuto dalla forzatura del conflitto dei genitori da parte dei SERVIZI SOCIALI, che è GENERALE e non circoscritto soltanto a favorire la figura genitoriale femminile.  Più casi si convogliano verso queste strutture più pratiche vanno a rimpinguare le casse del sistema instauratosi.


 


In questo do ragione a Nicola De Martino quando disse in una sua email che c’è di mezzo il Governo stesso in questa strumentalizzazione del NON rispetto del condiviso. Aggiungo che il CLERO potrebbe dirigere gran parte dell’andamento dei processi di questo tipo, dettando, molto probabilmente, legge da rispettare ai rispettivi enti, servizi sociali per primi.


 


I MOTIVI? Non di certo “Dio è madre” oppure “la famiglia va difesa” ma SOLO E UNICAMENTE UN GIRO DI AFFARI DI CENTINAIA DI MILIONI DI EURO, che si moltiplica all’infinito man mano che aumenta il numero di bambini coinvolti in separazioni “difficili”, mentre dall’altra parte si attivano altri milioni di euro a sostegno della gestione da parte delle amministrazioni locali di questo MERCATO. Sono tutti collusi, dalle Regioni agli Enti Locali, ai Tribunali dei Minori e Civili.


 


Domanda : quanti di voi potrebbero documentare, con la propria storia, di una vera e propria PERSECUZIONE o INTERDIZIONE che dir si voglia?


 


E’ IL LORO METODO. DIFENDERSI A VITA E’ UNA TATTICA INATTACCABILE DEL SISTEMA CHE INTANTO INCASSA DENARO PUBBLICO A VOLONTA’ DALLE CAUSE, DAGLI ORDINI, DAI FONDI REGIONALI, DA OGNI PARTE. Non l’ho detto io ma Marco Travaglio.


 


Dulcis in fundo: tutto questo è un disegno più ampio per DISTRUGGERE LA PROPRIETA’ PRIVATA, FAR CADERE LA DEMOCRAZIA E ISTAURARE UN NUOVO MEDIOEVO! Ho esagerato vero? Vedremo…


 


E noi che facciamo?


 


giucomposer@fastwebnet.it


 






Callaròste de lusso

CASTAGNE          Immagine di franca bassi "Callaròste de Burgari"


Le castagne raccolte vanno fatte asciugare per qualche giorno. Poi vanno "castrate", ovvero va fatta una piccola incisione longitudinale sul lato convesso di ogni castagna...


...sennò fanno er botto!


Callaròste de lusso!


Ieri co' Romoletto
semo annati a spasso
pe' le strade de Roma.
Che belli li vicoletti
stretti...stretti
pieni de vetrine  colorate
carzoni... giacchetti
borze  firmate!
Er profumo de le callaròste
aleggiava pe' l'aria...
A Romolè t'aricordi
quanno da regazzini
se trasportaveno
li sacchi de castagne
su la groppa der ciùccio?
M' aricordo...m' aricordo
e come quella pora bestia
stracca come rajava.
Romolè me compri
du' callaròste?
A Nina  'ste callaròste
so belle bone e profumate
sembreno diamanti
pe' noi poveracci
le potemo solo che odorà.



franca bassi

LE LACRIME DEI BAMBINI CONTRO I LORO ORCHI!!!

a volte una canzone , un video dicono più di mille e mille bla bla . me ppoi chi già mi segue sull'altro blog di splinder sa il mio pensiero sulla pedofilia .
ora basta coi perchè due parole sono troppo e una è troppa e io ho già detto la mia

Senza titolo 1272

  L'AVETE MAI VISTO IL FUMETTO LE AVVENTURE DEL FBI ?  :-)


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Senza titolo 1271

  VI PIACEVA LA CANTANTE MARTIKA ?  :-)


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Stalking: stalker, tecno stalker e articolo 612-bis

Il 29 gennaio sono state approvate a Montecitorio alcune norme che prevedono aggravanti di pena per chi commette lo stalking.Questo termine che tradotto dall’inglese significa perseguitare, è diventato in tutti gli effetti un termine di gran uso in Italia.
Negli ultimi anni, il fenomeno si è intensificato grazie al sempre e continuo sviluppo delle comunicazioni che hanno permesso un duplicarsi dei contatti con il mondo esterno.
Gli Stalker, infatti, non sono solo persone che ben conosciamo (ex, amici, famigliari, conoscenti, vicini di casa…) ma, con il largo uso della rete telematica, i molestatori, sono soprattutto coloro che aggiungiamo nella nostra lista di amici e contatti nel social network in cui, la maggior parte dei giovani si registrano per allargare le proprie conoscenze.


 


Continua a leggere l'articolo di Stefania su http://www.quinonehollywood.org/home/?p=1095


 Per commentare l’articolo http://forum.quinonehollywood.org/index.php?topic=1673.0

Ecco il testo della canzone di Povia!!! Luca era gay!!!!

Su Sorrisi e Canzoni persino un avvocato ha detto che questo testo è antistorico e discriminatorio.

INTRO:
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo

1° STROFA:
Luca dice: prima di raccontare il mio cambiamento sessuale volevo chiarire che se credo in Dio non mi riconosco nel pensiero dell’uomo che su questo argomento è diviso
non sono andato da psicologi psichiatri preti o scienziati sono andato nel mio passato ho scavato e ho capito tante cose di me
mia madre mi ha voluto troppo bene un bene diventato ossessione piena delle sue convinzioni ed io non respiravo per le sue attenzioni
mio padre non prendeva decisioni ed io non ci riuscivo mai a parlare stava fuori tutto il giorno per lavoro io avevo l’impressione che non fosse troppo vero
mamma infatti chiese la separazione avevo 12 anni non capivo bene mio padre disse è la giusta soluzione e dopo poco tempo cominciò a bere
mamma mi parlava sempre male di papà mi diceva non sposarti mai per carità delle mie amiche era gelosa morbosa e la mia identità era sempre più confusa

RITORNELLO:
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo

2° STROFA:
sono un altro uomo ma in quel momento cercavo risposte mi vergognavo e le cercavo di nascosto c’era chi mi diceva “è naturale” io studiavo Freud non la pensava uguale
poi arrivò la maturità ma non sapevo che cos’era la felicità un uomo grande mi fece tremare il cuore ed è li che ho scoperto di essere omosessuale
con lui nessuna inibizione il corteggiamento c’era e io credevo fosse amore sì con lui riuscivo ad essere me stesso poi sembrava una gara a chi faceva meglio il sesso
e mi sentivo un colpevole prima o poi lo prendono ma se spariscono le prove poi lo assolvono cercavo negli uomini chi era mio padre andavo con gli uomini per non tradire mia madre

2° RITORNELLO:
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo

SPECIAL:
Luca dice per 4 anni sono stato con un uomo tra amore e inganni spesso ci tradivamo io cercavo ancora la mia verità quell’amore grande per l’eternità
poi ad una festa fra tanta gente ho conosciuto lei che non c’entrava niente lei mi ascoltava lei mi spogliava lei mi capiva ricordo solo che il giorno dopo mi mancava
questa è la mia storia solo la mia storia nessuna malattia nessuna guarigione
caro papà ti ho perdonato anche se qua non sei più tornato
mamma ti penso spesso ti voglio bene e a volte ho ancora il tuo riflesso ma adesso sono padre e sono innamorato dell’unica donna che io abbia mai amato

RITORNELLO FINALE:
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo



commenta anche tu questo testo su l forum http://forum.quinonehollywood.org/index.php?topic=1305.msg26758#new

Non solo Teena Brandon: omofobia tutta italiana

 


Qualche giorno fa ho visto, per la seconda volta, il film Boys don’ t cry (Kimberly Pierce, 1999), interpretato magistralmente dal Golden Globe Hilary Swank. La vicenda narrata avrebbe potuto tradursi in una commedia grottesca o in un apologo alla Almodovar, ma è scaturita in un film talmente drammatico da togliere il fiato. La pellicola sfugge ad ogni categorizzazione ed attanaglia l’attenzione dello spettatore mostrandogli un risvolto della natura umana - gli inconfessabili e incoercibili bisogni dell’identità sessuale - troppo spesso trattato con condiscendente distacco e con esplicito disprezzo. Si soffre dunque, assaporando tali immagini ed ascoltando una delle più emozionanti colonne sonore di tutti i tempi. Ma lo si fa in nome di una buona causa.


Questa importante perla della cinematografia internazionale narra una vicenda realmente accaduta, quella del transessuale Teena Brandon, o Brandon Teena. La differenza fra questi due nomi non è sottile come si potrebbe pensare perché pone l’accento su due identità differenti rinchiuse a forza dentro la medesima persona.



Continua a leggere l'articolo di Chiara su http://www.quinonehollywood.org/home/?p=1147



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16.2.09

Senza titolo 1270

  VI PIACEVA LA CANZONE DEGLI HOMO SAPIENS BELLA DENTRO ?  :-)


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Il leone di Hamadan: ciò che resta dell'amore e del dolore di un re

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Hamadan, ovvero l’antica Ecbatana
Hamadan è una città dell’Iran, capitale dell’omonima provincia e situata all’incirca a 360 km a sud-ovest di Teheran e a 1850 mt. sul livello del mare.



La provincia di Hamadan



Si tratta di una città molto antica, fondata intorno al 1100 a. C., anche se alcuni storici ritengono che possa risalire addirittura al 3000 a. C.  Il suo antico nome era Ecbatana, che significa “luogo di assemblea”.
Oltre ad essere famosa per la produzione di pregiati tappeti persiani, Hamadan è anche meta di moltissimi turisti. Nella città infatti, si trovano luoghi e monumenti famosi, come la tomba dello scienziato Avicenna, la tomba dello scrittore Baba Taher, il mausoleo di Esther e Mordecai, la Torre Ghorban, numerose moschee ed infine, in un parco pubblico, si trova il Sang-e Shir, un grosso leone di pietra…



Il Leone di Hamadan (Sang-e Shir)



A dire la verità, a causa del tempo e delle intemperie, la somiglianza con un leone non si nota molto… Il blocco di pietra è lungo 2,5 mt, largo 1,50 e alto 1,20. Nel 931 d. C. Mardaviz ibn Ziyar (re della dinastia degli ziyaridi), conquistò la città e tentò di trasportare il Leone a Rey (vicino l’odierna Teheran). Non vi riuscì e nell’operazione una delle zampe si ruppe. Il Leone così giacque su un fianco fino al 1949, quando venne posto su un piedistallo in granito e trasportato all’interno del parco.


Per molto tempo si è creduto che fosse opera dei Parti: in quel periodo, infatti, si trovava vicino la porta della città, che per questo motivo veniva chiamata Porta del Leone.
Tuttavia, oggi  numerosi storici (e anche l’Organizzazione per la Cultura Iraniana) ritengono che la statua risalga ad un secolo prima dell’impero dei Parti e più precisamente all’epoca in cui Alessandro Magno conquistò la Persia. I macedoni, infatti, usavano costruire statue di forma leonina come monumenti funebri, per onorare personalità importanti.
Ma quale importante macedone morì nell’antica Ecbatana?


 


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I cantattori

Il termine “cantattore” è un neologismo nato per indicare quegli artisti che si dedicano sia alla carriera di cantante che a quella di attore.
Dunque, per essere definiti cantattori, non basta essere attore e aver pubblicato un album, né basta essere cantante e girare un film una volta ogni tanto: occorre dedicarsi ad entrambe le cose con una certa costanza.


Molti pensano che questa figura sia nata di recente, ed in genere sia il pubblico che la critica la guardano con sospetto e sufficienza, ritenendo che sia impossibile fare bene entrambe le cose e che di conseguenza l’artista in questione farebbe meglio a dedicarsi ad una carriera sola.
Tuttavia, ciò che molti critici dimenticano (o forse non sanno) è che esistono molti esempi illustri di cantattori che sono riusciti ad eccellere in entrambe le arti. Per alcuni di essi forse la definizione di cantattore è un po’ limitativa, mentre per altri è probabilmente fin troppo lusinghiera…


 


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Il mito del vampiro

La nascita del mito del vampiro
Cercare l’origine del mito del vampiro è un’impresa pressoché impossibile, in quanto esso è universalmente conosciuto, seppure con nomi e caratteristiche diverse.
Anche chiarire l’etimologia della parola ‘vampiro’ non è facile. L’ipotesi più probabile è che derivi dal magiaro ‘vàmpir’, una parola di origine slava che si ritrova nella stessa forma in russo, polacco, ceco, serbo e bulgaro. Nella sua forma ‘vampir’ (russo meridionale ‘upuir’, forma arcaica ‘upir’) è stato confrontato con il lituano ‘wempti’ = bere. Sono anche state rilevate affinità con la radice indoariana ‘ud’ o ‘wod’, da cui derivano il greco ‘udor’ e il serbocroato ‘voda’, cioè acqua. Le parole ‘delfino’ e ‘utero’ hanno lo stesso etimo.  In Grecia, il termine attualmente in uso per indicare il vampiro è ‘brukòlakas’, che può essere traslitterato come ‘vrykolakas’, di origine slava. La parola slovena ‘volkodlak’ sarebbe infatti l’equivalente dell’inglese werewolf. L’unica lingua in cui questa parola viene associata al vampiro è il serbo, in quanto il popolo slavo (e soprattutto i serbi) crede che un uomo che è stato in vita un lupo mannaro può dopo morto diventare un vampiro.


 


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Senza titolo 1269

io


PACE

 

A piccoli passi

tratteggio il destino

in un disegno

che la vita

monta su cartelloni

pubblicitari.

Nella foto colorato

è il sorriso che

volge lo sguardo

al cielo...

Quello sono io

a passeggio nel tempo

incurante della condizione terrena,

proteso al domani,

e vivo quanto basta

per comprendere

lo stato di grazia che mi pervade.

Quello sono io

mentre mi fermo

a contemplare

la bellezza di un attimo.

poesie orali

A un pastore poeta il premio per i più bei versi in limba


dala nuova ardegna del 16`02`2009

Bonorva istituisce una sezione speciale del «Mossa» per ricordare Peppe Sozu, il vincitore è Salvatore Murgia che ha imparato l’arte ascoltando il padre nell’ovile

BONORVA. Un secolo e mezzo fa il canonico Giovanni Spano la definì “la Siena sarda” per la dolcezza della sua parlata logudorese immune dai suoni aspri di qualche area del nord Sardegna. Una bellissima nomea, quella di Bonorva: invidiata, perfino. Ancora viva, per di più, anzi via via sostanziata nel tempo dai contributi culturali successivi alla morte del benemerito studioso di Ploaghe che fra gli altri titoli ebbe anche quello di senatore del Regno di Sardegna. Ci riferiamo al poeta di meditazione Paolo (“Paulicu”) Mossa, un nome ormai mitico nella storia della letteratura in lingua sarda, al linguista Antonio Sanna, ai poeti orali Barore Testone (1865-1945) e Peppe Sozu (1914-2008), più qualche estemporaneo di minor fortuna (Pedru Biosa, Bachis Testone, Nanneddu Solinas, Pedru Murone, altri ancora). E ci si riferisce, infine, all’amatissimo Angelo Dettori, poeta dalla sensibilità raffinata e autorevole direttore storico della rivista bilingue “S’Ischiglia”.
Puntuale come sempre nel ricordo dei suoi cittadini più illustri e meritevoli, la comunità di Bonorva si appresta a onorare Peppe Sozu nel primo anniversario della sua scomparsa. Lo fa con una dedica senza limiti cronologici: una nuova sezione del premio letterario intitolato a Paolo Mossa d’ora in avanti avrà il nome dell’estemporaneo che per oltre cinquant’anni è stato un beniamino del pubblico delle gare poetiche di piazza, segnando con la sua presenza una delle tappe fondamentali dell’intera storia di questo singolare genere letterario.
L’idea è di un amministratore comunale: Francesco Falchi, giovane vicesindaco, oltre che assessore alla cultura. “Mi sembrava il minimo che potessimo fare, per ora”, racconta lui. “Bonorva, del resto, ha sempre manifestato grande stima e affetto nei confronti di tiu Peppe. Nel 1990 gli ha dedicato una grande festa pubblica per il mezzo secolo di carriera sui palchi delle sagre paesane”. Ma già un anno prima di diventare vicesindaco Francesco Falchi, anno 2005, ha riportato in vita il concorso letterario che aveva avuto una lunga pausa dopo la morte prematura del suo fondatore, l’insegnante Tore Tedde. Come amministratore municipale, l’assessore Falchi ha poi trovato un’ottima sponda nel suo sindaco Mimmino Deriu, altro fervente estimatore dei poeti bonorvesi di oggi e di ieri e non solo.
“Quattro anni fa abbiamo costituito un’associazione intitolata a Paolo Mossa e bandito nuovamente il concorso”, ricorda Francesco Falchi. “Per noi era già allora una grande soddisfazione, oggi è diventato un impegno non piccolo. Personalmente mi sento sempre più onorato di rappresentare il mio paese in questo ambito”. Nei giorni scorsi la giuria del premio letterario bonorvese - presieduta da Nicola Tanda, professore emerito dell’ateneo sassarese - ha esaminato le centinaia di poesie e prose in concorso, stabilendo anche le graduatorie delle varie sezioni. La festa della premiazione è prevista nella prima settimana di marzo (a parte forniamo i risultati del “certamen”, sezione per sezione).
Su questa ricchezza specifica nel campo della poesia orale l’assessore Francesco Falchi ha in mente di approfondire il discorso soprattutto per quanto riguarda la figura di Peppe Sozu, non soltanto con trascrizioni di testi poetici dell’estemporaneo illustre ma anche attraverso la raccolta di documenti fonici di dispute verbali con Peppe Sozu come protagonista insieme con altri suoi compagni di sfida in piazza: Remundu Piras, Antoni Piredda e Mario Màsala in particolare, nell’arco di un trentennio abbondante. Intanto è già pronta una copiosa raccolta di “modas”, i canti lunghi conclusivi delle gare poetiche fino al 1976, curata da un nipote del poeta scomparso, suo omonimo.
A proposito di “modas” e della notevole sapienza tecnica che richiedono a chi si cimenta in questa impresa divenuta ormai insolita, il vincitore della speciale sezione del concorso di Bonorva fa un ragionamento assai articolato e pieno di rimandi spirituali. “Intanto questo riconoscimento mi regala una felicità difficile da esprimere”, premette Salvatore Murgia. “Ho conosciuto bene Peppe Sozu, posso dire di essergli stato amico. Ricevere una gratificazione che porta il suo nome è un onore che non si misura con strumenti materiali”. Ma il poeta-pastore va oltre la dimensione personale. “Mi piace che gli ideatori del premio di Bonorva abbiano pensato a valorizzare un sapere di grande spessore come quello di comporre versi che girano su sé stessi senza mai zoppicare né perdere gli accenti tonici. Questa è un’eredità trasmessa a noi lungo i secoli: ne deriva il dovere preciso di tutelarla in ogni modo, anche se a coltivarla siamo rimasti in pochi”.
Ma come si impara ad architettare funambolismi verbali del genere, spesso simili a un rompicapo? “Non conosco una regola certa, posso solo sintetizzare la mia esperienza.”, risponde Salvatore Murgia. “Io ho imparato da ragazzino, ascoltando mio padre che nelle partenze e nei ritorni sulla tragitto casa-ovile e viceversa sul suo cavallo cantava sempre le ‘modas’ dei grandi Pitanu Morete di Tresnuraghes e Pedru Caria di Macomer, i cosiddetti cantori maledetti. Assimilare il ritmo del canto è fondamentale perché ti fa entrare nella musicalità caratteristica della poesia orale. Senza questa base indispensabile diventa impossibile comporre ‘modas’. Voglio dire che ci riesce soltanto chi ha il dono di improvvisare il verso, oltre che di comporlo agevolmente a tavolino. Le eccezioni sono davvero pochissime. Nel tempo ho dedicato almeno uno di questi componimenti a quasi tutti i miei amici più cari ma debbo dire che non tutti sono riusciti a rispondermi”.
Davanti a difficoltà obiettive di rilievo, come si comporta il poeta? “La difficoltà, in fondo, per me è soltanto un ostacolo apparente”, osserva Murgia. “Direi anzi che il disagio teorico diventa subito uno stimolo pratico: chi compone si ritrova in perfetta solitudine e si mette in gioco con un sapere ereditato, quasi succhiato con il latte materno: Ogni volta è sempre una prima volta: si cimenta con la sua sensibilità più nascosta e alla fine prova la gioia di chi ha superato una prova difficile”: Ma nessuno può cullarsi sugli allori, anzi deve tendere sempre al meglio. “In questo cammino le letture aiutano sicuramente molto. Io posso dire di essermi giovato delle composizioni di Remundu Piras e Peppe Sozu, creatori di ‘modas’ destinate a vincere il trascorrere del tempo: molti di questi gioielli sono conosciuti a memoria dagli appassionati”.
Nelle giornate lunghe e aspre di questo inverno tenacemente rigido sulla sua montagna di Pubusone, dove la neve cade spesso fitta e cullata dal vento, la notizia del premio di Bonorva è diventata per Salvatore Murgia un annuncio di primavera abbondante.
“Sono in campagna da oltre sessant’anni”, confida. “Ma non avevo mai visto niente di simile dal punto di vista della durata delle piogge. Mi consolo pensando a una verità tramandata dai nostri progenitori: anche quando rischia di diventare troppo insistente, l’acqua piovana è sempre una benedizione per il pastore”.



Riconoscimenti anche per prosatori e saggisti, in questa sezione vince una sassarese
E sul podio sono saliti in trenta
Un appuntamento importante non solo per chi ama la rima




BONORVA. Sono trenta - fra poeti, prosatori e saggisti - gli autori di componimenti in lingua sarda ad aver ricevuto riconoscimenti nel premio letterario bonorvese intitolato al grande Paolo Mossa, poeta di meditazione fra i più celebrati, morto nel 1892 e collocato nella prigione dorata del mito della memoria orale con l’appellativo affettuoso di Paulicu.
Alle quattro sezioni tradizionali se n’è aggiunta quest’anno una nuova di zecca, dedicata a Peppe Sozu, il famoso estemporaneo bonorvese scomparso poco meno di un anno fa, il 27 marzo del 2008.
Il vincitore di questa sezione riservata a composizioni dalla struttura metrica complicata, come le “modas” dei poeti estemporanei nelle sue articolazioni di modulo (trintases semplice, trintases retrogadu fioridu e tentu a maglia e molti altri ancora), e proprio per questo intitolata alla memoria di Peppe Sozu, è Salvatorangelo Murgia Niola di Macomer (Batòrdighi torradu). Al secondo posto Pinuccio Giudice Marras di Bono (Pro tiu Peppe Sozu), al terzo Angelo Porcheddu di Bànari (Atunzu). Siamo di fronte a tre personaggi di indubbio valore e di fama consolidata.
La sezione dedicata alla memoria di Angelo Dettori, l’intellettuale e poeta bonorvese noto anche per aver diretto a lungo la rivista bilingue “S’Ischiglia”, è divisa in due sottosezioni: quella riservata alla poesia in versi sciolti è stata vinta da Antonello Bazzu di Sassari (Comente a sa fine de su film), al secondo posto Giuseppe Tirotto di Castelsardo (Sereniddai), al terzo Vincenzo Mura di Pattada (Alas de mariposa). Quattro le menzioni d’onore: a Maria Sale di Chiaramonti, Mario Lucio Marras di Sassari, Rosanna Podda di Sorgono e Benito Saba di Sassari.
Nella poesia rimata il primo premio è andato a Giangavino Vasco di Bortigali (Unu manzanu de istiu), il secondo a Franco Piga di Romana (Benénnida die), il terzo a Domenico Mela di Castelsardo (Una ampulla di veddru). Tre le menzioni d’onore: a Salvatorangelo Murgia di Macomer, Giovanni Soggiu di Bonnanaro e Giovanni Arca di Castelsardo.
Nella sezione della saggistica, intitolata al compianto glottologo bonorvese Antonio Sanna - a lungo docente di linguistica sarda all’Università di Cagliari - il primo premio è stato vinto da Elena Casu di Sassari, il secondo da Cristiano Becciu di Ozieri, il terzo da Pier Giuseppe Branca di Sassari.
Nella prosa, sezione dedicata al fondatore e per anni animatore principale del premio “Mossa” - l’insegnante Tore Tedde, anch’egli bonorvese - il vincitore è Albino Pau di Bitti (Mortos de papiru), secondo Vincenzo Mura di Pattada (Giuanna e sas samunadoras), terzo Pietro Peigottu di Sassari (Sos tuvones).
Quattro infine le menzioni d’onore: a Maria Antonia Fara di Semestene, Francesco Dedola di Sorso, Giuseppe Delogu di Orune e Luigi Tatti di Arbus.

La credenza dell'origine delle voglie sulla pelle

La credenza sull’origine delle voglie sulla pelle è tuttora viva nella nostra società. Qualche anno fa la madre (sui cinquant’anni) di una mia amica mi disse “Io quando ero incinta di Doriana non mi sono mai toccata se avevo voglia di qualcosa, ecco perché lei non ha neanche una macchia sulla pelle”.
Come mai esiste ancora questa credenza?

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La vita dei bambini nella società contadina

Nelle società contadine i bambini vivevano in un modo molto diverso da come vivono i bambini oggi. La società attuale infatti è caratterizzata da un certo distacco tra mondo degli adulti e mondo dei bambini, ognuno ha un suo spazio. Inoltre alcune cose vengono tenute nascoste ai bambini, ad esempio la morte viene considerata un tabù, un evento inaccettabile.

Nelle società contadine tutto questo non esisteva. Bambini ed adulti pur vivendo in un sistema gerarchico condividevano il medesimo spazio.

La morte non veniva tenuta nascosta al fanciullo, anzi gli veniva presentata come una cosa del tutto naturale, tant’è che i bambini assistevano anche all’uccisione del maiale (cosa inconcepibile per la società odierna) e quel giorno veniva da loro vissuto come un giorno di festivo.


 


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Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata IX SE NON POTETE SCAPPARE USATE I GOMITI E LE GINOCCHIA

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