10.8.09

Senza titolo 1601

  QUESTO E' UN VECCHIO INTERRUTTORE DELLA LUCE IN PORCELLANA !  VE LO RICORDATE ?  :-)


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l'eco bianco delle stelle



L'ECO BIANCO DELLE STELLE


E' notte,


un rincorrersi buio di sogni


sotto l'eco bianco delle stelle.


Cerco il rumore chiaro della luce


tra le gonne di una luna in equilibrio.


Aquiloni neri confondono


le gerarchie del cielo.


Vorrei capire,


capire e sentire il passo veloce


delle distanze,


aggrappandomi alle labbra


di un silenzio quasi perfetto.


Al contatto con i miei occhi


le allegrie di una cometa


annusano le lenzuola del confine.


E fuggo con la pelle


a godere


il naufragare lento di un nettare


d'estate.


 


Senza titolo 1600

  VE LO RICORDATE IL FILM LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO ?  :-)


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9.8.09

Senza titolo 1599

  L'AVETE LETTO IL LIBRO UNA BARCA NEL BOSCO ?  :-)


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Altri giovani quelli che lottano contro la noia di vivere


(...) Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. (....)



                                                  Fabrizio  de Andrè  una  storia  sbnagliata 



Questa nota  \ post   d'oggi è la risposta a chi come D.P nel commentare la precedente nota  su facebook   ( ne  ho parlato anche qui da noi   http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2009/07/persone-coraggiose-e-non-defilipilizzate.html  )  hanno commentato : << (....  ) forse da fuori sembriamo più ricchi, o lo dicono per lavarsi la coscienza, ma nel cuore abbiamo un oscuro velo di solitudine. (.... ) >> e che mitizzo ( cosa lontana da me , perchè l'accusa sui basa sul fatto che provo cercare parlandone e raccontando storie o facendone raccontare nel mio blog o qui se qualcuno\a vorrà dell' handicap una risorsa , una vitalità nascosta ai più ed elogiata , quelo si che è mitizzata , solo quando si fanno cose importanti ).Questa vuole anche palare , meglio raccontare ( purtroppo non ho testimonianze dirette e quindi devo farlo attraverso un articoo quotidiano ) storie di chi ha scelto di vivere ( coerentemente o o meno ) come un "vegetale" come il caso di Salvatore Crisafulli (   http://www.salvatorecrisafulli.it/ ) o di chi da amlato lotta per la dignita e non subire accanimento come il caso di paolo-ravasin ( vedere qui http://www.youtube.com/watch?v=ZkBtLcbypxU metto l'url  del vidoe  sia perchè l'avevo messo tempo  sia  perchè   il blog  , molti amici\che  di facebbok utenti  di questo blog  si lamentano che il  blog   è troppo pesante  d'aprire   e quindi cerco di metterne  il meno possibile   )

o come una della " mia famiglia " di facebook evito il nome per problemi con la privacy , ha fatto dela suia malattia la sla una risorsa ed è piena di vitalità interiore e etteraria . Ma soprattutto è dedicata a tuti\e queimragazzi che al buttano via nell'alcol ( vedere le ultime news di ragazzi minorenni finiti in coma etilico ) o nell'uso di droghe . Gesti di ribellione   \ trasgressione   (  anche se   ormai  è solo conformismo  )   come   quello che si faceva  un tempo  imitando un famoso film  di cui trovate sotto il  video (  grazie  a http://www.youtube.com/user/123Jolly )






Ma ora bado alle ciancie ed ecco l'articolo di Umberto Galimberti su d dell'8\8\2009 ( inserto settimanale di repubblica ) più precisamentre il n 658 lo trovate anche  nell'archivio online  del settimanale  D  cercando  ovviamente   fra  gli arretrati

Era estate. L’estate del 2000. L’estate che ricorderò per tutta la mia vita.Avevo tredici anni e la scuola stava finendo. Tutti i miei compagni si stavano preparando per l’esame di terza media. Per me come per i miei amici era un esame importante. Il primo vero esame. Mi stavo impegnando. Ero felice di prepararlo non rendendomi conto che c’era un esame tutt’altro che scolastico ma ben più impegnativo ad attendermi.Vedevo e sentivo che c’era qualcosa che non andava. Quelle forti emicranie al mattino appena sveglia, la spossatezza continua e poi quella mano, i cui piccoli gesti non riuscivo bene a controllare. Mi cadevano di mano gli oggetti, la mia scrittura non era più la stessa e a danza ogni piroetta finiva con un giramento di testa. Perdevo l’equilibrio. Mi dovevo fermare. Non capivo. Eppure dentro di me sapevo che c’era qualcosa di strano.
La risposta è arrivata un pomeriggio di maggio nel corridoio dell’ospedale adiacente alle sale della TAC. Mi ricordo che io e i miei genitori stavamo aspettando seduti su quelle sedioline asettiche dell’ospedale. Per me l’attesa era snervante, c’era puzza di disinfettante e quel posto nonmi piaceva.
Solo dopo la risonanza magnetica capii tutto fino in fondo. C’era una noce annidatasi nel mio cervelletto anzi, “una lenticchia”, proprio così mi venne spiegato.
In seguito, questa lenticchia venne tolta. Quello che successe in quell’estate non fu molto piacevole.Chemioterapia e radioterapia non sono facili da sopportare.Eppure ora, a ventun anni, posso dire di essere cresciuta in un’estate,
durante quell’estate. In quei mesi scoprii quanto ero fortunata. In fondo avevo  una leucemia fulminante e non ero in attesa di un donatore che chissà quando sarebbe
arrivato. Ero fortunata.
Nell’estate del 2000 ho imparato tante cose. Ho imparato ad amare la vita e ciò che fino ad allora mi sembrava scontato, un mio diritto.
Ho scoperto un dovere: quello di ringraziare per tutte le meraviglie della vita. Ho imparato a sorridere con il cuore davanti a uno sguardo divertito, davanti a un mazzo di fiori, davanti a una giornata di sole e anche davanti a una di pioggia.
Ogni sera prima di addormentarmi penso alle cose che ho fatto durante la giornata e mi sento privilegiata. Anche se la radioterapia ha portato via i miei bellissimi boccoli biondi, ho imparato che non è quello che mi farà essere migliore.
Sono fiera di ciò che sono diventata.Adesso guardo a ciò che è successo  come una grande esperienza che ha contribuito a forgiare il mio carattere. Mi ha dato la possibilità di vivere  qualcosa che prima conoscevo solo come lunghe e complicate parolone  pronunciate dai più grandi, come qualcosa di lontano da me. Certo  sbatterci contro ha fatto male, ha lasciato la cicatrice. Una cicatrice che è sempre lì per non farmi dimenticare quanto sono fortunata.
A volte, sento addosso l’opprimente  sguardo di qualcuno che, trovandosi davanti a me per la prima volta, non può fare a meno di volgere inconsciamente lo sguardo ai miei capelli. Ormai ci sono abituata. Ma una  cosa bellissima è notare come l’interesse gradualmente si sposti verso qualcos’altro, come le involontarie occhiate furtive vengano sostituite dall’interesse per ciò che esprimo con le parole e che lascio trasparire dai miei occhi.
Mi piace comparare la mia storia alla scelta fatta da un atleta per coronare il sogno di vincere le Olimpiadi.Una lunga strada fatta di duri allenamenti lo attende per raggiungere la forma perfetta. Io non ho mai sceltodi gareggiare alle Olimpiadi, ma
qualcuno ha deciso che dovevo fare l’atleta.
Chiara

----------------

Mi ha inviato questa lettera un oncologopediatra del Centro di Riferimento Onco-
logico di Aviano, dott. Maurizio Mascarin ( mascarin@cro.it )che ha raccolto gli scritti, gli sms, le mail degli adolescenti che aveva e ha in cura, decidendo con loro di pubblicarli, nel settembre 2008, in un libro intitolato Non chiedermi come sto, ma dimmi cosa c’è fuori, una frase che un giorno le rivolse una ragazza  ammalata. Lo scopo? Far vedere quanta vita palpita in chi non sa se e fin quando potrà viverla. Non conosco l’editore, altrimenti lo segnalerei a tutti quei giovani demotivati che non sanno cosa farsene della loro vita. E però, quando la noia li assale e, con quel suo spessore opaco e buio, li opprime fino a indurli all’ultimo gesto, perché non scrivere a questo medico oncologo, farsi indicare dove reperire il libro e leggerne qualche pagina, dove forse la vita cede il suo segreto, la sua bellezza inosservata e spesso trascurata, prima di spegnerla perché non se ne è reperito il senso, che forse non è in un altrove lontano e segreto, ma in quel giorno dopo giorno che non a tutti purtroppo è concesso.

umbertogalimberti@repubblica.it

  oltre  ala canzone  che  apre  il post   sono   collegate  per le tematiche  che essoe esprimmono  anche  queste tre  canzoni  sia nela versione originale  di Faber     sia   nlle versioni che  ne fanno  il gruppo  faberiano i faber  noster  ( http://www.viadelcampo.com/html/fabernoster.html  ora  anche su facebook ( qui  il  gruppo )

çymma
via del campo
il ritorno di  giuseppe


Senza titolo 1598

  VI PIACEVA IL DISCO IO MI FERMO QUI DEI DIK DIK ?  :-)


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8.8.09

la storia delle cose

Produci consuma crepa produci consuma crepa produci consuma crepa
Sbattiti fatti crepa sbattiti fatti crepa sbattiti fatti crepa
Cotonati i capelli riempiti di borchie rompiti le palle rasati i capelli
Crepa crepa crepa


da  "Affinità-divergenze tra il compagno Togliatti e noi (Del conseguimento della maggiore età)" ( Ccp)  qui il  resto del testo e  il contesto della canzone 

 


 


questa è l'era del consumismo; tutto diventa un prodotto; e noi dei consumatori; propongo la visione di questo filmato diviso in 3 parti che riguarda il consumismo in generale; ma ritengo che sia collegato al consumismo del corpo delle donne: oggetti tecnologici sempre più nuovi perchè altri percepiti come già vecchi = corpo femminile continuamente ritoccato = oggetto da usare e consumare. ecco la prima delle tre parti:









Mentre  mi  s'avvicina  la  fine di questo post   dallo stereo  escono  le  note di  questa  canzoine suadente   che  poi alleggiano nell'aria   posandosi  soavemente  nel mio spirito e mi riportano indientro nel tempo  , le  note    di questa    canzone  in cui ikl ritornello   fa  : << Non e' tempo per noi che non ci svegliamo mai \ Abbiam sogni pero' troppo grandi e belli sai \Belli o brutti abbiam facce che pero' non cambian mai\Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai >> Non E' Tempo Per Noi  di  .....   è troppo famoso  a voi indovinare  di chi si tratta  qui la soluzione con  il resto  del testo

N.b

Le frasi fra virgolette  fra  virgolette  sono estratti  \  deliberamente  tratti dalla poesia  , precedentemente citata  integralemente  nel mio post precedente  ( non ricordo  l'url   cercatelo nell'archivo  )  il jazz  spiegato  a  ..... ,  Jazz  di Angela Meloni 


Senza titolo 1597

  L'AVETE LETTA LA FIABA VARDIELLO ?  :-)


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Il mio tramonto

tramonto sul pcImmagine di franca autoscatto "Il mio tramonto"


Il mio tramonto


E' difficile comprendere
come si arriva in un certo punto.
Spesso sento vicino a ne
delle presenze mi guardo intorno
e non vedo nessuno.
Eppure un foglio e volato via
una porta piano piano si apre
non serve cercare la spiegazione
queste cose succedono e basta!
Spesso con la mia mente
in silenzio comunico
con i miei cari.
Sono sempre vicino a me.
Il mio angelo delle volte mi rimprovera
quando vede che passo troppe ore
a scrivere senza mai fermarmi.
Ieri Nithael mi ha detto:
"Smettila di scrivere, vedi anche
il quadro del mare di fronte a te
il sole sta per tramontare".
Alzo lo sguardo e gli  rispondo:
"E' bello il tramonto del mio quadro
piace anche a te?
Tranquillo! adesso aspetto l'alba
e poi vado a riposare".
Nithael si  siede sulla poltrona
sotto la finestra
prende un libro  lo apre
e silenzioso legge...
sorride e mi lascia stare.


franca bassi


Senza titolo 1596

  VI PIACE LA CANTANTE GIUSY FERRERI ?  :-)


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Senza titolo 1595

  L'AVETE SENTITI QUESTI DUE PROVERBI ?  :-)


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7.8.09

perchè le donne che cambiano ragazzo \ partner dopo tanto tempo sono definite p.... ?



non capisco e mi da fastidio anche se ci sono passato anch'io in quanto  tale definizione  non viene usata   solo dagli uomini ma  anche  da  altre donne  .
Proprio non lo capisco . Infatti quello   che mi da fastidio ( anch'io ero cosi poi , l'ho scoperto tardi , dopo aver eltto cento colpi di spazzola di Melissa P , chi è senza peccato scagli la prima pietra   ) che le donne non di spettacolo ( principalmente ) se cambiamo gia' due uomini  sono  considerate p......... e queste dello spettacolo nooooooo pure le copertine .......... ma perche' la loro e a forma orizontale ( metaforicamente  parlando  ) ? e che è sempre più vera la battuta di Elekappa : << Mamma, ma cosa fanno i maniaci sessuali?". "Ultimamente le copertine dell'Espresso, dell'Europeo e di Panorama" >>quello che mi da fastidio ( anch'io ero cosi poi , l'ho scoperto tardi , dopo aver eltto cento colpi di spazzola di Melissa P ) che le donne non di spettacolo ( principalmente ) se cambiamo gia' due uomini siamo considerate p......... e queste dello spettacolo nooooooo pure le copertine .......... ma perche' la loro e a forma orizontale? e che è sempre più vera la battuta di Elekappa : << Mamma, ma cosa fanno i maniaci sessuali?". "Ultimamente le copertine dell'Espresso, dell'Europeo e di Panorama" >>

i protestanti italiani dimenticano Paul Schneider pastore a Buchenwald

Non sapevo  , disinformazione  o informazione   culturale dominata   dalla  chiesa  ( intendendo come  grippo  di potere    non come   entita religiosa  )  caattolica   che  sotto  il regiime nazista   ci fosero dele  opposizioni  protestanti  . Grazie   al gruppo  (   con  cui  , anche se  le mie  vdute   non sempre  coincidono , ma  d'altronde  la democrazia  la vera  democrazia  è  cosi  ,  trovo  ottimi spunti   di riflessione interiore  e culturale  )  ho appreso la  storia   Paul Schneider pastore a Buchenwald   (  foto a destra    tratta da    questo sito Spagnolo http://www.escriturayverdad.cl/ l'articolo qui  da  cui  ho tratto al foto   )Fu tra i primi martiri della Chiesa evangelica confessante in Germania, assassinato nel luglio 193
Le news  in questione  che  q sono tratte dal gruppo  di facebook ecumenici  diretto da  Maurizio Benazzi


25 luglio 2009 - (ve/epd) Il 18 luglio 1939 la voce del “predicatore di Buchenwald” fu messa a tacere per sempre. Paul Schneider, pastore della chiesa evangelica confessante (quella parte della chiesa protestante tedesca decisa a resistere, fin dalla metà degli anni Trenta, alle pressioni del regime nazista), fu ucciso mediante un’iniezione letale. Il quarantunenne pastore fu tra i primi membri della chiesa confessante a cadere sotto la violenza hitleriana. Morì al termine di un calvario durato 15 mesi, trascorso in isolamento nel famigerato “Bunker” del campo di concentramento di Buchenwald nei pressi di Weimar. I compagni di prigionia raccontarono che dalla sua cella Schneider non cessò mai di testimoniare ad alta voce la sua fede e di denunciare le torture e gli omicidi commessi dai nazisti.

Profeta, martire o fanatico?
Settant’anni dopo la sua morte, Paul Schneider è ammirato e celebrato, ma c’è anche chi lo ricorda con una certa perplessità. Quel pastore della cittadina di Dickenschied, nella Renania, è stato un martire, come ha sostenuto ad esempio Dietrich Bonhoeffer, o era invece un fanatico? È stato un combattente antifascista, un eroe della fede o era invece un cristiano fondamentalista? Perché ha deciso di opporsi apertamente ai nazisti, invece di limitarsi a disapprovare in privato le scelte del regime?

Rifiuto di ogni compromesso
Paul Schneider, figlio di un pastore, è nato il 29 agosto 1897 a Pferdsfeld, nei pressi di Bad Kreuznach. La sua fede, forte e non disposta a scendere a compromessi, lo ha inevitabilmente spinto a entrare in conflitto con lo stato nazista, ma anche con la sua chiesa di appartenenza, quella del Land della Renania. Entrato a far parte della “chiesa confessante”, è stato arrestato una prima volta nel 1934. Altri arresti si sono succeduti, ad esempio per non avere rispettato il divieto di annunciare dal pulpito della sua chiesa i proclami della chiesa confessante.
Nel novembre del 1937, Schneider viene trasferito dal carcere della Gestapo di Koblenz nel campo di concentramento di Buchenwald. Dopo alcuni mesi di lavori forzati nelle cave di pietra, è rinchiuso nel “Bunker”. Il motivo della condanna alla cella di rigore: Schneider si è rifiutato di salutare la bandiera uncinata nel giorno del compleanno del Führer.

Predicatore di Buchenwald
Il pastore Paul Schneider si è costantemente opposto, con irremovibile coerenza, alle pressioni e agli ordini delle autorità naziste, fuori e dentro il carcere e il campo di concentramento. I compagni di prigionia sopravvissuti hanno ribadito a più riprese la forte impressione provocata su di loro dalla sua fermezza e dal suo coraggio. Le testimonianze raccolte hanno portato a definire Schneider il “predicatore di Buchenwald”: dalla finestra della sua cella, il pastore gridava dei versetti biblici ai prigionieri radunati per l’appello sul piazzale del campo di concentramento.
Il ricordo
La chiesa evangelica tedesca ha ricordato, sabato 18 luglio, il pastore Paul Schneider. A Buchenwald, dove oggi sorge la “KZ-Gedenkstätte Buchenwald”, la sua memoria è stata onorata nel corso di un culto ecumenico.

Bibliografia:
Margarete Dieterich Schneider, Il predicatore di Buchenwald. Il martirio del pastore Paul Schneider (1897-1939), Claudiana, Torino 1996

Paul Schneider, articolo da Bautz Biographisch-Bibliographis

ches Lexikon http://www.facebook.com/l/;www.bbkl.de/s/s1/schneider_pa.shtml

Senza titolo 1594

  QUESTA E' UNA VECCHIA DERASPARATRICE E PIGIATRICE PER UVA !  VE LA RICORDATE ?  :-)


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6.8.09

Senza titolo 1593

  VE LO RICORDATE IL FILM ROMANZO DI UN GIOVANE POVERO ?  :-)


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oggi mi piace viaggiare con l'oriente Anouar Brahem Trio






Oggi mi vsa di viaggiare con l'oriente , mal visto agli ideologici alla fallaci e alla pera che ne vedono una minaccia . Invece se ascoltate questi suoni ci vedrete una richezza . mi viene in mente la loro unica data italiana tenuta ieri al Taphros jazz. Festival di musica contemporanea. 2009 Teatro all’aperto Fortezza dei Colmi. ne trovvate le foto qui sul mio album di facebook http://www.facebook.com/album.php?aid=2026749&id=1531382630&l=655b6b3c5d e qui sotto  un video da me  girato





sono i migliori quelli che se ne vanno quello si che era vero calcio



Quando  , io che   dopo  calciopoli e  la sua  vicenda  giudiziaria   appena  scoperchiata e parzialmente  insabbiata  (  vedere mani  sporche  di Barbacetto Gianni; Gomez Peter; Travaglio Marco  . coipertina  a destra    )   e non approfondita   come sarebbe  stato opportuno sarebbe  stato opportuno e doverso moralmente ,ho smesso d'interessarmi   di calcio  ,  mi  sono messo a piangere  (   perchè  mi ha  riportato alla memoria  i  ricordi diretti ed indiretti della mia infanzia e  adolescenza      da ex  tifoso  cagliari e  juventus  o di tifare accanitamente quelle due squadre , e di vedere trasmissioni come  contro campo o processo , ecc o festeggiare se una squadra perdeva o in europa fare il tifo per la squadra contro ad es liverpool milan tifavo milan ) quando  ho appreso  prima dall'Ansa  : <<  CAGLIARI, 5 AGO - E' morto Mario Tiddia, difensore del Cagliari con cui conquisto' la prima promozione in A nel 1964. Aveva 73 anni. Chiusa la carriera di giocatore (gioco' 203 partite col Cagliari, di cui 58 in A), Tiddia intraprese quella di allenatore: fu chiamato dal Cagliari per la prima volta nel campionato 1975-76 poi nel '77-78 e nel 1987-88. Rimase per 3 anni consecutivi sulla panchina rossoblu', dal 1978 al 1981, disputando le ultime due stagioni in serie A.  >>
E poi  dalla lettura del   giornali  in particolare    dala prima  pagina 
dell'unione  sarda   di oggi   questo triste  evento  di cui riporto sotto    gli  artiicoli  del  giornale   in quanto preso  dale emozioni   non riesco a trovare le  parole adatte 




 Si è spento a  Sarroch (  Cagliari  )  dopo 10  dieci anni di malattia  Addio Mario Tiddia, il ct di Sardegna







uilla, alla mano, con la quale si poteva scherzare senza problemi. Ci lasciava liberi di gestirci, non amava mettere pressioni addosso ai suoi giocatori. Un aneddoto? Ce ne sarebbero tanti. Il primo che mi viene in mente è l'urlo “Forza Paris”, prima di entrare in campo, per caricarci».

Francesco Casagrande è stato il mediano del Cagliari che ritornò in A nel '79: «Ho di Tiddia un ricordo bellissimo. Una persona umile, di poche parole, ma che sapeva infonderti serenità. A livello tecnico mi ha insegnato tanto: in modo particolare, uno stop d'interno che ancora oggi insegno ai ragazzi della Sampdoria».


Con lui in panchina il Cagliari arrivò sesto in A senza stranieri dall 'unione sarda del 6\8\2009 (  da  cui  sono  tratte anche  le  foto invi riportate  )

Amava la terra e il calcio alla stessa maniera e i giocatori che ha allenato si sentono ancora suoi figli
Vedi le foto Vedi le altre fotoVedi le altre foto M ario Tiddia era un uomo genuino, che amava la terra, che amava coltivare con lo stesso affetto con il quale faceva l'allenatore. «Quest'anno avremo un bel raccolto», ti rispondeva quando gli chiedevi conto di una sconfitta, quasi a volerti ricordare che le radici contano più delle foglie, che una stretta di mano vale più di una firma, che uno sguardo più di tante parole. Mario Tiddia è stato uno dei grandi del Cagliari: a memoria, e con gli occhi lucidi, è difficile ricordare un altro rossoblù bravo sia come giocatore che come allenatore.

Il suo Cagliari era fertile come la terra, non solo quella della sua Sarroch dov'era nato nel 1936: sesto in serie A, senza stranieri, al fianco di Mariano Delogu (presidente) e di Gigi Riva (direttore sportivo). Nonostante la malattia che lo aveva colpito privandolo di una buona fetta della memoria, ricordava alla perfezione quel gruppo di giovanotti che con lui hanno scritto la storia del Cagliari. Una storia che sembra un romanzo. Mario Tiddia aveva preso la squadra sull'orlo della serie B ma non era riuscito a salvarla: aveva pianto come una fontana il giorno della retrocessione accucciato sulla panchina del Sant'Elia, ma aveva goduto come non mai quando due anni dopo l'aveva riportata in serie A arrivando fino al sesto posto, uno dei traguardi più prestigiosi ottenuti dal Cagliari, dopo lo scudetto di Manlio Scopigno e la Uefa di Carlo Mazzone. Eravamo a cavallo del 1980 e quel Cagliari aveva proprio la faccia contadina di Mario Tiddia, troppo frettolosamente classificato (ma è successo anche a Giovanni Trapattoni) come un audace difensivista, amante dei pareggi. Il suo Cagliari, costruito con pochi mezzi e tanta fantasia, innervato dall'esperienza di un intramontabile Brugnera, da giovani di talento come Bellini e Quagliozzi, da qualche scarto di grandi club come Marchetti e Longobucco, qualche altro sottovalutato altrove come Corti, Casagrande e Gattelli, e poi quei due irripetibili gemelli sardi del gol, Luigi Piras e Pietro Paolo Virdis, che il “barricadero” Tiddia non aveva esitato a schierare insieme con Franco Selvaggi, creando uno dei più fertili tridenti della storia del calcio italiano. Negli occhi dei tifosi rossoblù c'è ancora il ricordo di quel fantastico 3-0 alla Sampdoria al Sant'Elia, nel giorno in cui la Sardegna ritrovava la serie A per la seconda volta e Mario Tiddia c'era stato anche nella prima, da giocatore. Nessun altro ha fatto altrettanto. Uomo leale e sincero: spesso ti lasciava carta bianca. «Scrivi quello che vuoi, tanto sai come la penso» e sapeva anche che tu non lo avresti mai tradito. Era leale e sincero soprattutto con i suoi calciatori. Che lo amavano. Mai una polemica. E quando con gli anni andavano diffondendosi notizie sempre meno rassicuranti sul suo stato di salute il dispiacere di ragazzi come Quagliozzi, Bellini e Piras (che andavano spesso a trovarlo) non era quello di semplici ex giocatori. La mente, in quelle serate, andava inevitabilmente, ma senza retorica, a quel Cagliari. Splendido, anche perché era un'epoca in cui i giornalisti entravano negli spogliatoi, sapevano custodire un segreto e il rispetto era reciproco.

«Mario Tiddia era soprattutto un uomo semplice», è il ricordo di Gigi Riva che proprio in quei giorni al suo fianco aveva compiuto i primi passi da team manager, ruolo che da vent'anni ricopre con successo in Nazionale. L'uomo di Sarroch non è mai arrivato fin lassù: il grande calcio lo ha sempre tenuto, anzi, ai margini. Ma è stato proprio lui, insieme con Gustavo Giagnoni, il commissario tecnico di una Sardegna che adesso lo piange. Dopo avergli voluto bene. Con un pizzico di invidia: perché Mario era uno dei tanti che andavano allo stadio, ma i tifosi pagavano il biglietto e andavano in tribuna, lui si era invece conquistato il privilegio di sedersi su quella panchina.


                          NANDO MURA


sempre nell'unione mnel secpndo articolo scritto  IVAN MURGANA   si legge che   << aveva combattuto la malattia con lo stesso spirito con cui da gioc

atore affrontava un avversario difficile da marcare . >> . Ma  c.....  non possono dire  che aveva il cacro  o un tumore  invece  di usare    il solito   gioro di   parole   e d  tabu  inutili   .
Esso  , sempre  secondo il giornale     << Con grinta e coraggio si è battuto contro quel male incurabile, che solo dopo dieci anni è riuscito ad avere la meglio su di lui. Mario Tiddia è morto ieri mattina alle 10,30 nella sua casa di via Cagliari, dove viveva con la moglie Mari a Concetta. Parenti, amici, tifosi, sono tante le persone che ieri hanno voluto rendere omaggio al protagonista di tante battaglie sportive del Cagliari: in campo come in panchina. «Il calcio era il suo mondo - racconta la moglie - era incredibile come da allenatore non riuscisse a godersi le vittorie, perché la partita più importante era quella che doveva arrivare». Poi il ricordo di Mauro, il figlio che per alcuni anni ha seguito le orme del padre. «Per me e mia sorella il momento più bello era la domenica sera, quando lui tornava a casa: per tutti era l'allenatore del Cagliari, per noi era semplicemente il nostro papà ».
L'intero paese oggi alle 17 si stringerà attorno ai familiari per l'ultimo saluto a una delle ultime bandiere del Cagliari.>
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Ecco un  ricordo di alcuni protagonisti dell'epoca  che hanno avuto a che fare   con  la  squadra del  Cagliari 
Delogu: «Competente e umano, mi mancherà». Casagrande: «Mi insegnò uno stop che ancora adesso mostro ai miei giocatori»
«Urlavamo Forza Paris e poi in campo»
Fu il primo a teorizzare una squadra per reparti, ordinata, precisa, corale». Il ricordo di Mariano Delogu per Mario Tiddia va dritto alla fine degli anni Settanta, quando Tiddia, che allora guidava la Primavera del Cagliari, rilevò Toneatto, portando quella squadra in serie A. «Era un uomo per bene, ed è stato uno dei pochi tecnici sardi a Cagliari. Mi dispiace», sottolinea l'ex presidente rossoblù, «sapevo dal figlio che stava poco bene, conservo dell'uomo e del tecnico un grande ricordo: la promozione in serie A alla fine della stagione 1978-1979, quando ero l'uomo di fiducia di Rovelli nella Sir, e accettai la presidenza della società». Grintoso da giocatore, attaccato a quei colori, serafico ma duro da allenatore: Mario Tiddia è una delle bandiere del Cagliari. In campo nella prima storica promozione in serie A, faceva parte di una difesa granitica. Da tecnico, invece, si rivelò nelle giovanili del Cagliari, da cui pescò a piene mani per la prima squadra: «Per me è stato come un secondo padre», ammette Gigi Piras , allora centravanti di un Cagliari che faceva grandi cose all'inizio degli anni Ottanta. «Mi allenò nella Primavera ed ebbe il merito di lanciare tanti ragazzi, da me a Leschio, passando per Copparoni e Lamagni. Era un uomo di poche parole, ma è stato un grande allenatore. Con me aveva un ottimo rapporto, oserei dire privilegiato: quando il Cagliari riprese Virdis dalla Juve, la mia preoccupazione fu immediatamente spazzata via da una sua frase: “Gigi gioca, gli altri non so”. Una frase che mi diede una grande spinta».
Calcio ma anche umanità e passione: «Un tecnico molto diverso da quelli attuali», precisa Franco Selvaggi , altro grande attaccante di quel Cagliari, «molto semplice e diretto, con pochi fronzoli. Come il suo calcio, del resto. Adesso non andrebbe di moda. Anche per questo motivo penso non sia riuscito, da tecnico, ad andare oltre il Cagliari, ritornando subito in Sardegna dopo quella sua esperienza a Pescara. Come allenatore era l'ideale: ti dava serenità e personalmente mi ha aiutato a giocare con più semplicità». Selvaggi si commuove quando parla di quello che è stato uno dei suoi maestri: «Giocavamo un calcio eccezionale, uno dei migliori in serie A. Senza stranieri e con un gruppo di giovani arrivammo a ridosso delle prime e quei risultati mi aiutarono a conquistare la




Nazionale». Selvaggi, poi, vinse, anche se da riserva, il Mondiale in Spagna e al momento della partenza, lo stesso Tiddia lo incoraggiò nel modo più semplice e giusto: «Dopo avermi fatto i com plimenti e gli auguri mi disse: “Se dovessi giocare, fai quello che sai fare. Non sbaglierai”. Fu un grande consiglio, che tenni a mente anche successivamente».
Lontano dal campo era un uomo innamorato della sua Sarroch, un paese in trasformazione, mare e campagna cedevano spazio alla raffineria, ma Tiddia dopo una partita, dopo un allenamento, non smetteva mai di passeggiare nei suoi campi, nei suoi orti: «Ci regalava sempre cassette di arance squisite», ricorda Gigi Riva , che lo volle in prima squadra nel Cagliari, «era un uomo d'altri tempi, di una semplicità e di una correttezza straordinarie. Mi mancherà».
Anche il Cagliari ha ricordato Tiddia nella home page del sito ufficiale, dove sono riportati i ricordi di




grandi ex, come Roberto Quagliozzi , altro suo allievo: «Era una persona tranquilla, alla mano, con la quale si poteva scherzare senza problemi. Ci lasciava liberi di gestirci, non amava mettere pressioni addosso ai suoi giocatori. Un aneddoto? Ce ne sarebbero tanti. Il primo che mi viene in mente è l'urlo “Forza Paris”, prima di entrare in campo, per caricarci».
Francesco Casagrande è stato il mediano del Cagliari che ritornò in A nel '79: «Ho di Tiddia un ricordo bellissimo. Una persona umile, di poche parole, ma che sapeva infonderti serenità. A livello tecnico mi ha insegnato tanto: in modo particolare, uno stop d'interno che ancora oggi insegno ai ragazzi della Sampdoria ».


    con questo  è tutto  a presto gente 


Partenza al tramonto

PartenzaImmagine di franca bassi "Partenza al tramonto!"


Sei troppo lontano...


Sono passati molti anni
quando al tramonto
l'aereo ti portò lontano da me.
Ho passato  tante albe felici
vicino a te.
Sulla cima del Piccolo Tibet.
Sotto il sole in riva al mare Adriatico
e quando la piccola  barca a vela
sospinta dalle onde e dal vento
ci portava  lontano.
Ricordo la sera stanchi abbracciati
nella piccola casa
nel borgo antico di Assergi.
Quante parole d'amore
mi hai sussurrato di notte
sotto il cielo pieno di stelle!
Sai... anche la piccola camera
con il soffitto a volta
con le stelle di carta  luminose
si è  spenta; ormai il terremoto
ha cancellato i nostri ricordi.
Guardo la tua immagine
sotto il vetro della mia scrivania
il tuo viso è sbiadito
anche il ricordo della tua voce è fioco.
Sei troppo lontano!


Franca Bassi



LA FORZA DELL'AMORE DI UNA MAMMA

 





L'amore puro, vero, unico, 



dona speranza, credo, fede




e non solo religiosa ... 




forza per andare avanti,


coraggio


per non arrendersi


spingendosi dove mai si pensava




di poter arrivare prima.




Non sempre questo basta per ottenere un risultato,




magari fosse così,




ma credere e perseverare,




continuando a cercare e provare per non rassegnarsi nemmeno




di fronte all'evidenza ...




è un grande atto d'amore.




Come quello di una mamma per la sua creatura.




Una storia a lieto fine, una volta tanto.




Da ricordare


prima di lamentarsi, per le nostre piccole




tragedie di vita quotidiana ... 


Pensiamoci.


Un grande bacio alla piccola.






Buona visione e felice serata a tutti


dalla sempre vostra


Rossella. 







5.8.09

Gli ecologisti su facebook :la politica non vuole una legge sulla trasparenza per tenere sotto controllo i cittadini!

Nessuno ci potrà convincere del contrario ,ovvero che qualsiasi potere politico che governa senza trasparenza non ha alcuna legittimazione , né sovranità , e non potrà mai garantire né giustizia , né democrazia reale, ma solo asservimento delle folle ai suoi voleri. Questa in realtà è la sfida , di questo nuovo secolo , questo è il vero obiettivo , dare alle persone gli strumenti per essere esse stesse soggetti di diritto e non di “dritti”. Per questo riteniamo che la trasparenza amministrativa sul modello svedese ed una riforma elettorale su criteri quantitativi , sia una opportunità per tutti , perché permetterà a chiunque interessato alla gestione della cosa pubblica ed al bene comune , un controllo effettivo . Una democrazia ,per essere tale, deve essere condivisa . Non è un caso che nelle antiche democrazie delle città greche , i cittadini , a turno, partecipavano alla vita della “Polis” e tutti erano soggetti alla stessa legge, e tutti venivano coinvolti a partecipare alla vita pubblica attraverso la rotazione e il sorteggio nella partecipazione alle cariche politiche . Questo stava ad indicare che tutti godevano della medesima “arete”, ovvero di quella virtù che è in ogni uomo di eccellere in qualsiasi attività , trovando così ognuno il senso e la giusta dimensione nella partecipazione alla comunità. Oggi diversamente , sembra evidente il contrario , ovvero ,che la legge , sia terreno di conquista per assicurare l’impunità!
Nella pieghe di uno stato senza trasparenza si garantisce e si permette il diffondersi di mafie, si premia coloro che non meritano , si assicurano gare ed appalti agli amici , si permette al vicino di casa di costruire balconi e verande solo perchè collusi con le amministrazioni.....si assicura solo ingiustizia e tensioni sociali....si permette ad una classe politica senza curricula di rappresentarci senza averne merito!!!!
La trasparenza amministrativa è la nostra unica arma per scardinare un sistema marcio e diventare finalmente soggetti a pieno titolo e non usati solo per bieche operazioni elettorali. Questi sono i motivi per i quali i nostri politici si interessano a noi ogni cinque anni , solo in vista del voto....una volta incassata una delega in bianco possono rubare incontrastati. La trasparenza permetterà ad ogni cittadino di accedere agli atti dei comuni , ai bandi, alle gare, ai bilanci e tenere sotto controllo le casse che vengono beffardemente svuotate a nostre spese!!!


QUESTO E' IL MOTIVO PER IL QUALE IL NOSTRO PARLAMENTO NON VUOLE APPROVARE UNA LEGGE SULLA TRASPARENZA IMPRONTATA SUL MODELLO SVEDESE, MA QUAL'E' LA DIFFERENZA TRA LA SVEZIA E L'ITALIA!!!    Molto semplice , in Svezia , i cittadini possono ad esempio verificare se i criteri adottati dalla pubblica amministrazione per una determinata fornitura ed appalto sono congrui, verificare tutte le spese dei parlamentari, dei consiglieri regionali, praticamente il cittadino viene considerato di diritto come un cittadino di serie A. Nel nostro paese diversamente possiamo accedere solo a quegli atti che interessano direttamente il singolo cittadino. Ad esempio non si può accedere e verificare appalti e spese , ed è questo il vero nodo!!! Per questo la TRASPARENZA AMMINISTRATIVA sul modello svedese è uno strumento reale nelle mani del cittadino che potrà finalmente controllare i propri eletti ed evitare di essere continuamente ZIMBELLO dei partiti!!!!


Vi invito pertanto ad iscrivervi numerosi ed invitare i vostri amici , formando una catena numerosissima che ci permetta di condizionare il parlamento al fine di approvare una legge sulla trasparenza  sul modello svedese aderendo alla nostra raccolta firme su facebook al seguente link http://www.facebook.com/board.php?uid=113198880867#/group.php?gid=113198880867

"Io, Babbo Natale dei bambini meno fortunati"

da  Quotidiano.Net  tramite  msn.it  Guido Pacelli è un Babbo Natale davvero speciale. Conosciuto come l’aggiustagiocattoli, lavora tutto l’...